Questa ragazza, che soffre di
attacchi d'ansia, ha sconfitto le sue paure ed è salita sul palco di
America’s Got Talent lasciando tutti senza parole
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Non tutti sanno cosa vuol dire soffrire di attacchi di ansia e di panico, disturbi che hanno effetti incredibilmente limitanti per chi vuole condurre una vita normale. E’ questo il caso di Anna Clendening,
una ragazza britannica di 20 anni che, a causa di una forte depressione
e di continui attacchi di panico, è stata costretta a letto per mesi,
incapace di fare progetti o anche solo di uscire di casa.
Fortunatamente però ha continuato a coltivare la sua passione per la musica,
che l’ha aiutata a sopportare l’angoscia e ad aumentare la sua stima
personale. Con l’aiuto dei suoi genitori poi, è riuscita a prendere
coraggio e a lanciarsi sul palco di America’s Got Talent per mostrare a tutti il proprio talento.
Nel video che vi proponiamo, la vediamo esibirsi in una bellissima versione di Halleluja di Leonard Cohen,
davanti ad un pubblico numeroso che già dopo pochi secondi la applaude
calorosamente. Alla fine della sua performance uno dei giudici si alza
per abbracciarla e, quando le chiede dove ha trovato il coraggio per
esibirsi davanti a centinaia di persone, lei risponde che se si trova
là, il merito è dei suoi genitori che le sono stati vicino e l’hanno
sempre supportata.
È facile fare il santone in India o in cima a un monte.
Qui a Milano li voglio vedere.
Portate quel santone indiano, quello che stanno studiando da anni per capire come possa sopravvivere senza mangiare né bere,
con quell'espressione di pace e serenità stampate in faccia... Ecco,
quello lì... Se lo portaste a vivere qui lo troverebbero dopo 10 giorni a
un semaforo con una rosa in una mano, un Big Mac nell'altra mentre tira
calci alle portiere isterico...
Qualcosa non va e il nostro corpo ce lo fa notare: tremori, mancanza di fiato, nausea, ogni pensiero si trasforma in tragedia.
Il dottore sorride: "Si tratta di attacchi di panico".
"Oh mio Dio dottore è grave???".
"Ma no basta prendere 20 gocce quando arrivano e via".
"Ah beh ma allora...".
Per un po' bastano le sue parole, basta sapere che esista una soluzione.
È tutto perfetto: non vi ha visto nessuno a parte chi vi vuole bene
(sarà facile convincerla/o che sia stata una congestione, una reazione
caldo-freddo).
Ahhhh perfetto, pronti a ripartire. Eccolo... Eccolo, lo sapevo, sta tornando.
Sta tornando, torna, è arrivato.
Boccetta, 20 gocce, buio. Vi svegliate dopo un'ora e siete incredibilmente convinti di aver trovato la soluzione.
Poi succedono due cose: la prima è che dopo due o tre mesi andate a
vedere la partita con i soliti amici e a 10 minuti da fine primo tempo
realizzate di aver lasciato a casa la boccetta. Da questo momento vi
rendete conto, in meno di 5 minuti, di essere più dipendenti dalle gocce
di quanto lo siete stati da vostra madre nei primi 3 mesi di vita.
Una volta "franati" in casa (sudati, occhi a palla etc.) maturate la
convinzione - prima di "bere a canna" le gocce - di aver capito che
qualcosa non va e che quindi cercherete altre soluzioni.
Una volta calmi vi giustificate dicendovi che si tratti solo di un momento. In realtà si tratta di un modo per prendere tempo. Arrivati
al sesto mese vi rendete conto che probabilmente prendere 20 gocce e
svenire non è La Soluzione. E questa sensazione diventa ancora più forte
dopo aver sentito casualmente il pezzo di Giusy Ferreri
-Piccoli dettagli - nel passaggio in cui dice "perché un momento può
durare un momento oppure non passerà" (lì ha un altro senso ovviamente
ma voi pensate che il testo l'abbiano scritto per voi, proprio per voi). Ecco a questo punto siete pronti per svegliarvi!
Un'amica di un'amica della sorella di vostra cugina viene a sapere che
soffrite di attacchi di panico. Lascia passare un po' di tempo e poi vi
fa arrivare voce che anche lei ci è passata. E vi racconta che anche lei
non usciva più di casa finché non ha iniziato un percorso diverso...
Non avete capito bene ma dev'essere qualcosa che ha a che fare con la
meditazione. Meditazione?
Meditazione = Wanna Marchi.
"Guarda grazie mille, non per giudicare, ognuno può fare quello che
vuole, ma a me di sciogliere il sale nell'acqua mentre batto le mani a
tempo e ripeto sale grosso via il rimorso... Io guarda con la
meditazione proprio... Grazie mille è... Ciao, ciao!"
Dall'altra parte una risata, un "ok" e un "quando e se vorrai io sarò qui".
Mettete giù e capite perché quella persona fosse considerata "strana". Va bene, ma adesso?
Proverete senza gocce.
Vi capiterà, magari in un'occasione del tutto diversa dalle altre in cui
vi era venuto, che vi arrivi un altro attacco di panico. Quasi un treno
in faccia.
Un attacco che nella scala "Ansier" (la scala Richter del panico) è molto vicino al primo. Una bomba.
A questo punto avete ancora più paura perché eravate convinti che se
aveste evitato le "situazioni-detonanti" (per esempio tanta gente,
oppure il bere alcol, l'ascensore etc.) l'avreste scampata.
Eravate pronti a barattare tutte le feste, da qui alla vostra morte, pur di non provare più quella paura.
Ma lei vi ha fregato. Va bene, ma adesso??
Adesso siete pronti a provare tutto.
Se Wanna Marchi fosse ancora in televisione partireste da lì.
Fortunatamente però potete saltare quel passaggio quindi richiamerete
l'amica dell'amica della sorella di vostra cugina - quella strana - per
chiederle un incontro. Da qui ragazzi la strada è in discesa. È
tutto più semplice, tutto più chiaro e piano piano sarete pronti non
solo ad accettare gli attacchi di panico ma anche la difficoltà di
accettare voi stessi.
Vedrete tutto da un'altra prospettiva e potrete persino scrivere un post
per sorridere insieme a chi, come voi, non soffre ma gode di attacchi
di panico.
Un post per dire loro che va tutto bene... (E comunque dirlo, scriverlo,
ripeterlo come un mantra, lo fa sembrare un po' più vero!).
Viva tutto! L' Huffington Post Martino Corti
Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace. Io son come loro in perpetuo volo. La vita la sfioro com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo. E come forse anch'essi amo la quiete, la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere balenando in burrasca. (V.Cardarelli)
“La gente non capisce, un po’ come se quello che succede nell'anima
fosse sempre meno importante di ciò che accade nel corpo”. Il problema è
che il corpo non è fatto a compartimenti stagni. Giovanni ne è la
prova. E' stato in balìa delle somatizzazioni per tanti anni della sua
vita. “Quando racconto questa storia tutti si aspettano che abbia avuto
chissà quale passato per arrivare a soffrire tanto, ma non è così”.
Giovanni non ha una backstory di chissà quali episodi, si definisce il
risultato particolare di una famiglia normale, di relazioni sociali
normali, di un passato normale. E’ un giorno come un altro quando mentre
cammina per andare all’Università, si blocca improvvisamente: “Non
riuscivo più a proseguire. Ho guardato indietro, non riuscivo neanche
più a tornare indietro”. Descrive una serie di percezioni ovattate, le
voci delle persone, che gli chiedevano come stesse, lontane, volti
sfumati. Il cuore che batte forte, la sensazione dello svenimento.
Questi episodi hanno accompagnato la vita di Giovanni per anni. “Quando
non svenivo, vomitavo, avevo nausea. Stavo proprio male fisicamente. Non
so neanche io quanti esami mi sono stati fatti, ho una cartella clinica
da far invidia a mio nonno”. Un paio di anni di analisi, ricoveri,
visite e il pensiero costante di avere qualcosa di gravissimo che non
veniva capito, la rabbia verso i medici che non sapevano dirgli cosa
avesse perché la frase dopo ogni esame era sempre la stessa “non c'è
nulla”. “Poi un giorno, un medico una diagnosi me l’ha fatta, attacchi
di panico’. Mi ci sono voluti altri due anni per convincermi che aveva
ragione. Avevo sintomi fisici”. E poi c’è un'altra ragione: “Sembra
assurdo, ma le persone certe malattie le capiscono meglio”. Perché nel
sentire comune c’è l’idea che alcune malattie psicologiche, e
psicosomatiche dipendano sempre da una volontà personale.Non è così.
“Non voglio dare agli attacchi di panico tanto potere da dire che hanno
rovinato la mia vita, certo però che ne hanno condizionato buona parte.
Le mie relazioni sociali, l’Università , lo sport. Alla fine quando ho
fatto pace con l’idea che non avevo nulla di fisico, mi sono messo a
sedere davanti ad uno psicologo e ho poco a poco ripreso una vita
normale. Vorrei dire che è stato facile, vorrei raccontare che da un
giorno all’altro si è tutto risolto, ma non è stato così”. La paura di
sentirsi male per Giovanni è stata spesso peggio del sentirsi male
stesso. Oggi può dire che ce l'ha fatta: “La psicoterapia mi ha aiutato
non solo a uscire dagli attacchi di panico, ma a capire perché
capitavano e a rivedere le relazioni che avevo col mondo, quali errori
commettevo”. Giovanni oggi ha una compagna, è riuscito a laurearsi con
un po’ di ritardo e ha tanti progetti. Un po’ come una vita che è
ricominciata, come se quella sensazione di intorpidimento della paura lo
avesse fatto vivere per anni in un mondo ovattato, dove tutto era
lontano e sfumato:suoni, voci, colori, come se la vita stesse scorrendo
mentre lui restava immobile. “Oggi la vita scorre anche per me. Come se
dopo essere stato tanti anni in stand by, adesso qualcuno avesse premuto
il tasto pla”." E quel qualcuno è stato proprio lui. Corriere di Arezzo
Il solo pensiero di ritrovarvi bloccati in ascensore o in una
fila d’attesa vi angoscia? Che sia accompagnata o meno da attacchi di
panico, l’agorafobia si può curare grazie alla psicoterapia.
Spesso l’agorafobia è considerata come una forte paura della folla e degli spazi aperti.
In realtà, si tratta di un disturbo ansioso caratterizzato dal fatto di
evitare luoghi o situazioni da cui potrebbe essere difficile (o
imbarazzante) scappare e/o in cui non sarebbe possibile essere soccorsi
in caso di attacco di panico. Le paure agorafobiche comprendono un
insieme di situazioni che includono il fatto di ritrovarsi soli fuori
casa, l’essere “chiusi” in una folla compatta o in una fila d’attesa,
che sia a piedi, in macchina o in treno.
Agorafobia e attacchi di panico
Gli agorafobici evitano tutte le situazioni che considerano a rischio
oppure le subiscono volente o nolente, con enorme sofferenza. Alcuni ad
esempio non possono entrare nei luoghi muniti di porte automatiche, nei
luoghi sotterranei oppure negli spazi deserti. A seconda dei casi, l’agorafobia può essere accompagnata da attacchi di panico. L’una e gli altri possono esistere indipendentemente ma spesso sono legati. Gli attacchi di panico sono imprevedibili e, nel caso
dell’agorafobia, possono prodursi in previsione di una situazione a
rischio oppure durante la situazione stessa. Sono momenti di intenso
terrore durante i quali la persona perde il controllo di sé. La crisi
può durare dai 10 ai 20 minuti, che sembrano un’eternità, e raggiunge il
suo apice in pochi minuti.
Accettare l’ansia
Che si tratti di un’agorafobia isolata oppure associata ad attacchi
di panico, le strategie per riprendere il controllo di sé sono le
stesse. In un primo momento è necessario discuterne con il proprio
medico curante per porre le basi della diagnosi. Il medico potrà
indirizzarvi verso uno psicologo per affinare la diagnosi da un lato e
per proporre soluzioni adeguate dall’altro. Prima di tutto, occorre poter prendere coscienza dei vostri sintomi e
distinguerli in modo preciso. Imparate a riconoscerli quando arrivano.
Al contrario, è inutile obbligarsi ad affrontare le situazioni che
creano angoscia fin da subito. Controllare le proprie emozioni non
è una cosa facile. Ma almeno riuscirete a superare l’ansia, senza
tuttavia farla scomparire. Ad esempio, accetterete più serenamente le
sensazioni fisiche e le situazioni angoscianti se imparerete a
controllare le vostre angosce. A tale scopo gli esercizi di respirazione
e di rilassamento possono risultare utili. Per le persone soggette ad
attacchi di panico è necessario mettere in atto una vera e propria
terapia per evitare che il problema si cronicizzi.
La psicoterapia
Per le forme meno gravi di agorafobia, il trattamento comprende di
solito un percorso di psicoterapia, talvolta associata a medicinali. Il
terapeuta aiuta il paziente a riconoscere le modalità di pensiero che lo
inducono a interpretare in modo sbagliato le reazioni del proprio
corpo, a diventare meno sensibile alle manifestazioni fisiche del
terrore e ad affrontare le situazioni a rischio. Per le forme più gravi, la psicoterapia può essere accompagnata dalla
somministrazione di antidepressivi allo scopo di prevenire attacchi di
panico. A chi soffre di questo disturbo possono essere prescritti anche
degli ansiolitici. Non esistono regole fisse: ecco perché è fondamentale
rivolgersi a un medico per risolvere il problema.
Un attacco di panico è
solitamente descritto da chi ne soffre come un opprimente ed improvviso
aumento di angoscia e paura. Il cuore batte all’impazzata, si ha
l’impressione di non riuscire a respirare e la paura di essere sul punto
di morire attanaglia. Spesso si ha la sensazione di essere sul punto di
impazzire e tutto ciò che rappresenta l’ambiente circostante diventa un
pericolo. Se non trattati immediatamente, gli attacchi di panico
potrebbero portare a problemi seri di depressione, agorafobia e disturbo
da panico. Ma, quello che spesso si dimentica è che gli attacchi di
panico possono essere curati e, soprattutto, prima si cerca aiuto meglio
è. Con i trattamenti adeguati, è possibile ridurre o eliminare i
sintomi di panico e riprendere in mano il pieno controllo della propria
vita. I segni ed i sintomi di un
attacco di panico si sviluppano improvvisamente e di solito raggiungono
il loro picco entro 10 minuti. La maggior parte di questi episodi
finiscono entro i 20 e i 30 minuti, e raramente durano più di un’ora.
Purtroppo, se non curati immediatamente possono portare al “disturbo da
panico”; la memoria della paura intensa e il terrore che si sentiva
durante gli attacchi può avere un impatto negativo sulla propria
autostima e causare gravi disagi per la vita di tutti i giorni. Alla
fine, questo comporta i seguenti sintomi: ansia anticipatoria – Invece di
sentirsi rilassato in assenza di attacchi di panico, ci si sente ansioso
e teso. Questa ansia deriva da una paura di avere futuri episodi; la
“paura della paura” è presente la maggior parte del tempo, e può essere
estremamente invalidante. “Evitamento” fobico – Si
cominciano a evitare certe situazioni o ambienti basandosi sulla
convinzione che si sta evitando una situazione che precedentemente ha
causato un attacco di panico. Oppure si potrebbe voler evitare i luoghi
dove la fuga sarebbe difficile o l’aiuto non immediatamente disponibile.
Portato agli estremi, l’evitamento fobico diventa agorafobia . Gli attacchi di panico e
disturbo da panico sono condizioni curabili. Essi possono essere
trattati con successo con le strategie di auto-aiuto e con una serie di
sedute di terapia. Dopo aver consultato un medico, aver fatto le
opportune analisi per escludere patologie fisiche che non sto qui ad
elencare, e aver iniziato la terapia medica, consiglio di associare a
tutto questo delle terapie complementari. L’accoppiata vincente tra le
tante opzioni di cura disponibili, che nel corso degli anni mi ha dato
più risultati con i clienti afflitti da attacchi di panico è il Reiki
associato ad EFT (Tecniche di liberazione emozionale) . Il trattamento Reiki dona una
rilassatezza ed una pace interiore ineguagliabile già dal primo
trattamento, riequilibra tutto il flusso energetico del corpo umano
andando a riorganizzare le incongruenze energetiche e guarendo nel corso
dei trattamenti le cause che scatenano i sintomi, piuttosto che i
sintomi stessi, inoltre elimina i blocchi emotivi riducendo la
preoccupazione, lo stress e la sensazione di nervosismo. EFT è una tecnica di
digitopressione utilizzata, soprattutto, per facilitare la guarigione
emotiva. È un metodo meravigliosamente efficace e sicuro per il
bilanciamento dei sistemi energetici del corpo e per l’assistenza nel
rilascio di emozioni indesiderate, tra cui la rabbia, la paura, il
dolore, e il trauma. EFT si basa sugli stessi
meridiani energetici utilizzati in agopuntura tradizionale per il
trattamento di disturbi fisici ed emozionali da oltre 5000 anni, ma
senza l’invasività degli aghi. Anche se è ancora trascurata, la
salute emotiva è fondamentale per la salute fisica e spesso, nonostante
uno stile di vita attento e salutare, le barriere emotive si
frappongono alla guarigione. Solitamente dopo una serie di
sessioni settimanali (il tempo e le sessioni variano da persona a
persona) con un operatore qualificato, chi soffre di stati d’ansia e
attacchi di panico può iniziare ad utilizzare EFT da solo, senza il
supporto dell’operatore, che comunque rimane a disposizione per ogni
emergenza e le sessioni possono iniziare ad essere più sporadiche, da
una a due al mese, fino a non servire più. Nonostante gli attacchi di
panico abbiano sintomi pressoché molto simili in chi ne soffre, le cause
che le producono sono totalmente soggettive. È per questo che è molto
importante, in presenza di questo problema, andare da specialisti
qualificati, che siano medici od operatori di cure naturali, affinché
possano valutare la situazione da un punto di vista personale e non
generalizzato. Se soffri di attacchi di panico chiedi immediatamente aiuto, non aspettare che la paura si impossessi della tua vita. Marianna Liberatore Leggo@Tenerife