giovedì 27 aprile 2017

SENSI DI COLPA? HO SMESSO


Sensi di colpa? Ho smesso. Avete fatto qualcosa di sbagliato e vi sentite malissimo. Ora questo stato d’animo non passa e può arrivare a farvi sentire “cattivi”. Nessuno ci insegna come gestire una tale malessere. Di certo non abbiamo ricevuto lezioni del genere a scuola. Ma c’è un esperto che può aiutarci a trovare delle risposte.

David Burns è un professore di psichiatria presso la Stanford University Medical School e autore del libro Feeling Good: The New Mood Therapy (Sentirsi bene: la nuova terapia dell’umore). Già dal titolo, il libro sembra essere un manuale di auto-aiuto. La cosa interessante è che il dottor Burns, ha condotto uno studio per verificarne l’efficacia. I risultati dello studio indicano che “Sentirsi bene:la nuova terapia dell’umore” ha un notevole effetto antidepressivo. Al termine di 4 settimane di biblioterapia, il 70% dei soggetti appartenenti al gruppo, non rispondeva più alla diagnosi di Episodio Depressivo Maggiore secondo DSM (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali). In effetti i risultati furono così buoni che la maggior parte dei pazienti non si sono sottoposti a ulteriori forma di trattamento presso l’istituto.

Wow, allora questo lavoro può essere utile. Ora, cerchiamo di capire come mai ci sentiamo in colpa, come funziona e come superarlo per riuscire a vivere più serenamente.

PERCHE’ CI SENTIAMO IN COLPA?

Come sapete, sentirsi intrappolati nei sensi di colpa è disarmante. Come mai ci sentiamo così? La cosa più strana è che le neuroscienze ci hanno mostrato che il cervello ci premia quando ci sentiamo in colpa. A dispetto delle differenze, orgoglio, vergogna e colpa attivano tutte gli stessi circuiti neuronali, coinvolgendo la corteccia prefrontale dorsomediale, l’amigdala, l’insula e il nucleo accumbens. L’orgoglio è la più potente nello stimolare l’attività di queste regioni – a eccezione del nucleo accumbens dove la colpa e la vergogna hanno la meglio. Da un certo punto di vista questo spiega come mai possa essere così “invitante” accumulare colpa e vergogna dentro di noi – attivano il circuito “premiante” del cervello. Il senso di colpa ha una funzione sociale potente in termini di controllo del nostro comportamento.

Le ricerche pubblicate sulla Harvard Business Review mostrano che le persone propense al senso di colpa lavorano più duro e vengono viste come buoni leader. Le persone portate al senso di colpa tendono a lavorare più duramente e meglio rispetto a quelle che non lo sono, e vengono percepite come leader capaci. Infatti chi si sente spesso in colpa risulta essere amico, amante e impiegato migliore:

…le persone propense al senso di colpa tendono a essere più comprensive, a mettersi nei panni degli altri, a pensare alle conseguenza del proprio comportamento prima di agire e a rispettare i propri principi morali. Sono quindi meno portate a mentire, spettegolare o ad agire in modo immorale quando fanno affari o hanno l’opportunità di fare soldi. Tendono anche ad essere lavoratori migliori mentre chi si preoccupa meno delle conseguenze future delle proprie azioni, è più probabile che arrivi in ritardo, imbrogli e che sia poco educato con i clienti.

Quindi, ci sono buone ragioni per provare sensi di colpa. Ma è proprio il modo migliore di sentirsi quando facciamo qualcosa di sbagliato? In realtà no.. Gli effetti collaterali del senso di colpa superano di gran lunga i benefici..

GLI EFFETTI COLLATERALI DEL SENSO DI COLPA

Parte del problema sta nel fatto che pensiamo che dovremmo sentirci male se facciamo qualcosa di sbagliato. È un gesto nobile, ma le ricerche dimostrano che non è un buon modo per motivarci ad agire meglio o a sentirci bene nel futuro. Moltissimi studi hanno mostrato che l’auto-critica è fortemente associata con una motivazione minore e un autocontrollo peggiore. È anche uno dei predittori maggiori di depressione che “esaurisce” sia il senso di potere personale, che la volontà e la fiducia in se stessi. Ora, è facile immaginare a cosa stiate pensando: “Senza sensi di colpa.. non continuerei forse a compiere azioni negative al pari di uno psicopatico o un assassino?” Negativo. È il perdono verso se stessi, non il senso di colpa ad accrescere il senso di responsabilità personale.

Le ricerche dimostrano che un punto di vista auto-compassionevole nei confronti del proprio fallimento, aiuta le persone a prendere in maggior considerazione le responsabilità personali rispetto a quando viene assunto un punto di vita auto-critico. È anche più probabile che ricevano feedback e suggerimenti dagli altri, e che apprendano dalla propria esperienza. Ciò che è davvero pericoloso sul senso di colpa è che spesso lo proviamo dopo attività piacevoli (come “gli strappi alla regola” alimentare), per cui con il tempo possiamo facilmente associare la colpa al piacere. Quindi, le cose che ci fanno sentire in colpa vengono alla fine percepite come ancor più premianti. In definitiva, siamo più attratti verso i comportamenti che potrebbero farci sentire in colpa.

Non è perciò il metodo migliore per rimediare ai nostri errori. Per cui, cosa dovremmo fare? La scienza ci fornisce delle risposte.

NON “ENFATIZZARE”

Avete “sgarrato” la dieta. Avete insultato un amico. Male. Nessuno lo mette in discussione. Ma è necessario sentirvi in colpa per settimane o mesi? Un approccio razionale all’infrazione delle regole, ci permette di porre dei limiti. Non finiremo in prigione 30 anni per aver preso una multa. Talvolta ci condanniamo per mesi o anni per molto meno. Quale condanna avete scelto di infliggervi? Pensate che smetterete di soffrire quando avrete espiato la pena? Sarebbe in effetti un metodo responsabile qualora fosse limitato nel tempo. Ma il senso di colpa ci rende spesso irrazionali. Come possiamo sapere se ci stiamo comportando in modo razionale? Come possiamo distinguere il senso di colpa eccessivo dal più salutare rimorso o pentimento? Valutate l’intensità, la durata e le conseguenze delle emozioni negative che provate. Vi sembrano appropriate? Probabilmente no. Forse state esagerando le cose. E più le esagerate, più le cose peggiorano.

Il senso di colpa può impedirvi di porre rimedio alla situazione e farvi sentire talmente male da non riuscire a fare quanto vorreste, portandovi magari a peggiorare la situazione. Siamo in grado di rimediare ai nostri errori nella misura in cui riusciamo a riconoscere di aver sbagliato ma senza compromettere il nostro senso di valore. Questo ci permette di muoverci e trovare una soluzione o una strategia per risolvere il problema. Molto spesso, credere di essere “cattivi” porta a comportarci da “cattivi”.

Cosa fare allora?

PENSARE DI ESSERE PERSONE CATTIVE PUO’ PORTARCI A COMPORTARCI MALE

Quando il senso di colpa ci assale, ci si può sentire corrotti o macchiati indelebilmente. E questa sensazione rende più probabile un cattivo comportamento futuro. Come il professor Dan Ariely spiega, credere di essere persone cattive ci porta sulla cattiva strada. Perché resistere alla tentazione di fare del male quando si crede sia nella nostra natura?

Quello che gli esperimenti ci dicono è che quando ci sentiamo “macchiati”, non c’è motivazione ad agire meglio, e la discesa verso il baratro ha inizio. Se avete interrotto la dieta o ceduto a una tentazione, potreste dirvi “non ho autocontrollo”. È un’affermazione che può spingerci a comporatrci meglio? Beh, no. Il maggiore ostacolo che si presenta quando state cercando di cambiare una cattiva abitudine come quella di mangiare, fumare o bere troppo è credere di non avere autocontrollo. Il problema è che le emozioni come la colpa sono tanto potenti da interferire con la capacità di ragionare efficacemente. Vi sentite cattivi e dunque pensate di esserlo.

Ma questa conclusione deriva da una credenza irrazionale “Per essere una brava persona, devo esserlo sempre”. Ma è anche remotamente possibile? Rifletteteci. Potete predire il futuro con assoluta certezza? Ancora una volta la risposta dovrebbe essere no. Avete due scelte: potete decidere di accettare voi stessi come esseri umani imperfetti, con una conoscenza limitata e la possibilità di compiere sbagli, oppure odiarvi per questo.

Quindi come gestire questa sensazione negativa?

NON SIETE LE VOSTRE AZIONI

Ora, non si intende dire che non siamo responsabili per le nostre azioni. Lo siamo. Ma il nostro valore (e quello altrui) non è definito da una qualsiasi cattiva azione. Quindi.. qual’è la risposta migliore? È l’ auto-accettazione universale, della quale parlò già Albert Ellis. È irrazionale pensare che siamo in grado di valutarci come brave o cattive persone. Non avremo mai informazioni sufficienti. La “cattiva persona” che al lavoro vi tormenta, potrebbe essere un magnifico genitore. Non avremo mai abbastanza informazioni per valutare una persona come completamente “buona o cattiva” Per cui, accetate voi stessi, ma sappiate che alcuni dei vostri comportamenti potranno essere negativi.

Qual’è dunque il punto?

Il senso di colpa non aiuta. E con cosa potremmo sostituirlo? Col rimorso. Il rimorso si avverte quando ci si pente di quello che abbiamo fatto ovvero del nostro comportamento. La colpa arriva quando ci sentiamo male a proposito di noi stessi ovvero del nostro valore personale.

Qual è dunque il modo di fare ammenda per i propri errori e sentirsi meglio?

COME SENTIRSI MEGLIO

Avete dunque compreso di non essere persone cattive. Ma avete compiuto una “cattiva azione”.

Molte persone credono che si sentirebbero meno in colpa se avessero un’autostima migliore. Sbagliato. Non avete bisogno di un’autostima migliore ma di più compassione verso voi stessi. Perdonare voi stessi e mostrare auto-compassione vi aiuterà ad aumentare la vostra autostima senza rendervi narcisisti.

Secondo le scienze, l’autocompassione sembra offrire gli stessi vantaggi dell’elevata autostima. Quindi autostima e autocompassione viaggiano di pari passo. Se siete autocompassionevoli, tenderete ad avere una maggiore autostima. E come l’autostima, l’autocompassione è associata con minore ansia e depressione, come anche a maggiore ottimismo e più emozioni positive. In secondo luogo vorrete scusarvi se avete ferito qualcuno. Chiedere scusa fa la differenza. Che ci creiate o no, le ricerche dimostrano che le persone preferiscono le scuse al denaro. Qual’è la cosa più importante da ricordare quando si chiede scusa? Non chiedete perdono per quello che credete di aver sbagliato, ma per come l’altro si è sentito ferito. E c’è un ultimo passo da fare. Chiedetevi: “Cosa posso imparare da tutto questo?” Sto imparando dai miei errori a sviluppare delle strategie per cambiare, oppure sto ruminando inutilmente o punendomi in modo distruttivo? Il rimorso ha uno scopo. Quello di comunicarci che dobbiamo rimediare a un errore. Per cui facciamolo, e ci sentiremo meglio.

Quindi, riassumendo, ecco i passi per smettere di provare tanti :
NON ENFATIZZARE: chiedetevi se la punizione che vi siete inflitti risolva il problema. Probabilmente no.
NON SIETE LE VOSTRE AZIONI: siete responsabili per le vostre azioni, ma non vi rendono per forza delle cattive persone.
COMPASSIONE VERSO SE STESSI: essere comprensivi verso voi stessi vi aiuterà a fare scelte migliori in futuro. Al contrario il disprezzo porta di solito a peggiorare il proprio comportamento.
CHIEDERE SCUSA: chiedete scusa per ciò di cui le persone si sentono ferite, non per quello che voi credete sia il problema.
“COSA HO IMPARATO DA TUTTO QUESTO?”: torturarvi non vi rende migliori. Solo imparando potrete esserlo.

FONTE: Time.com

Dal Sito: psicofisico.wordpress.com

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