giovedì 15 giugno 2017

Ansia e depressione: 5 cose da sapere per stare meglio in estate


Caldo, umidità e quantità di luce giocano un ruolo importante sull'andamento di questi disturbi. Ma non bastano. Determinante è anche il contesto ambientale che, cambiando, ci influenza. Parola di esperto

In questi giorni Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna, ha presentato a Milano i risultati di un’indagine sulla depressione, in generale e in relazione a malattie importanti, come tumori, malattie reumatiche e diabete. «La depressione, quando legata o conseguenza di altre malattie, è per lo più sottovalutata sia da chi ne soffre, sia dai medici, quasi considerata un effetto collaterale scontato», afferma Francesca Merzagora, Presidente di Onda.

Di scontato, però, c’è molto poco. «La depressione continua a crescere: in 10 anni è aumentata di quasi il 20%», sottolinea Claudio Mencacci, Direttore Dipartimento Salute mentale e Neuroscienze ASST Fatebenefratelli Sacco, tra i relatori che hanno presentato l’indagine Onda. «Un campanello d’allarme per tutti… Fondamentale risulta investire in ricerca e innovazione per migliorare ulteriormente l’efficacia delle cure e comprendere più a fondo le interazioni con i diversi contesti ambientali».
Con lui abbiamo parlato proprio di come ansia e depressione siano influenzate dal contesto ambientale e, in particolare dall’estate, che ormai è alle porte.

Prima, però, occorre distinguere tra quel che è fisiologico e quel che non lo è. «A fare la differenza, sono l’intensità e la durata nell’arco della giornata. Provare un’ansia transitoria di fronte a situazioni di prestazione o adattamento, è normale, anzi migliora le funzioni cognitive. Ma se supera l’evento, si entra in un ambito patologico. Esistono forme acute, come i disturbi di tipo panico, e quelle con andamento continuativo, legate a fobie specifiche. L’ansia patologica riguarda il 14% della popolazione», precisa Claudio Mencacci.

Lo stesso per i disturbi depressivi: demoralizzazione o tristezza sono fisiologiche. Diverso è quando le modificazioni del tono dell’umore sono costanti e in crescita, per intensità e durata. Perdita di interesse, disturbi fisici, del sonno, dell’appetito, affaticabilità, difficoltà cognitive come indecisione e incapacità di concentrarsi… tutte manifestazioni tipiche della depressione (non bipolare), un disturbo che riguarda il 5/6% della popolazione.

Ed ora, ecco 5 cose da sapere su come i fattori ambientali possono influire in modo importante sull’andamento di questi disturbi.

1. Nel periodo estivo si ha la tendenza a consumare maggiori quantità di sostanze alcoliche, stimolanti, che aumentano le possibilità di nuovi incontri e contatti in un clima che si fa inevitabilmente più disinibito. Questo comporta variazioni dello stile di vita, del comportamento e delle relazioni sociali: un effetto legato al cambiamento ambientale che diventa, però, un comportamento sociale. Vantaggioso, magari, per chi ha disturbi del tono dell’umore, decisamente difficoltoso per gli ansiosi…

2. Diversi studi dimostrano che temperatura, umidità e quantità di luce producono effetti anche sul metabolismo, rallentandolo. La consueta dose di farmaci antidepressivi, quindi, può risultare eccessiva: meglio stabilire con il proprio medico come e quanto ridurla. Severamente vietato il fai-da-te perché potrebbe peggiorare i sintomi.

3. L’aumento del fotoperiodo (la quantità e la durata dell’illuminazione durante il giorno) stimola maggiormente alcuni neurotrasmettitori (tra cui la serotonina), migliorando il tono dell’umore in chi soffre di depressione. Non sempre, però. Ne esiste una forma, seppur rara, che si chiama Summer Affectiv Desorder ed è causata proprio dall’aumento della luce in estate. L’eccesso di luce può peggiorare anche la situazione degli ansiosi: aumentano le energie a disposizione e, se non vengono ben canalizzate, danno un senso di irrequietezza e, quindi, di ansietà.

4. Temperatura, umidità, quantità di luce, aumento dei rumori e degli stimoli possono disturbare in maniera significativa il sonno, che è il marker indicatore del nostro stato mentale. I disturbi del sonno possono fungere da promotori di disturbi d’ansia o anche depressione, innescando situazioni che erano in fase iniziale oppure originandone di nuove.

5. La scelta del luogo, invece, è principalmente questione di buon senso. Bisogna andare là dove si sente di poter portare, seppur transitoriamente, i propri bisogni: se servono uno stacco, un riposo di qualità, vada per lago o montagna. Se servono interazione, movimento, vita sociale, meglio il mare. Non sono le persone che fanno i viaggi, ma i viaggi che fanno le persone: piccolo, medio o grande che sia, il viaggio espone a una serie diversa di adattamenti. Questa è l’essenza del viaggio, quello che veramente ci dà. Spetta poi a noi stabilire quanto siamo disponibili ad adattarci.

Le vacanze non sono una gioia per tutti. Cambiare le proprie abitudini, i propri ritmi, allontanarsi dalle relazioni consolidate o da un amore, magari segreto… per molti il momento di partire è vissuto come uno stress e può gettare in una condizione emotiva di sconforto che, non solo porta a vivere male le vacanze, ma può aggravare sia i disturbi d’ansia sia quelli depressivi. Ognuno di noi si muove (e parte) con quello che si porta dentro.


di GIADA SALONIA

Dal sito : www.iodonna.it

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