sabato 9 settembre 2017

CON IL CAMBIO DI STAGIONE ARRIVA L’AUTUNNO E CON ESSO LA METEOROPATIA


Fine estate, inizio autunno, cambiamento del clima e per molti, conseguentemente, cambiamento dell’umore. 
In questo caso possiamo parlare di meteoropatia.

Evidenti e fastidiosi sintomi, sia fisici che psichici, caratterizzano questo disturbo: emicranie, malumore, sbalzi di pressione, insonnia, ansia e ipereccitabilità, palpitazioni, dolori alle ossa, mal di stomaco, irritazione alle vie respiratorie, affaticabilità, difficoltà di concentrazione e di memorizzazione, fino ad arrivare a problemi ben più seri come infarto, angina pectoris o ictus.

L’elemento scatenante è costituito da bruschi cambiamenti climatici, variazioni nella pressione atmosferica, improvvisi mutamenti della temperatura o del tasso di umidità. Possono bastare anche un cielo nuvoloso, un temporale improvviso o un vento particolarmente impetuoso.

Possiamo parlare di meteoropatia primaria (derivante dalla sfera psicosomatica), secondaria (se influisce a peggiorare malattie fisiche già esistenti), e di Seasonal affective disorder (Sad), una vera e propria sindrome legata al numero di ore di luce, detta anche “depressione invernale”.

Le categorie che risultano maggiormente sensibili alle mutazioni atmosferiche sono i bambini, gli adolescenti, gli anziani, i soggetti portatori di patologie specifiche e quelli definiti neurolabili. I più a rischio sono coloro che hanno subito traumi a carico dell'apparato muscolo-scheletrico oppure i depressi e gli ansiosi. Particolarmente meteoropatici possono essere inoltre gli alcolisti, i farmaco-dipendenti, le persone sottoposte a stress intenso e forte stanchezza.

Il metereopatico è particolarmente predisposto, per situazioni di intenso stress, ad un cambiamento d'umore e/o di condizioni fisiche a seguito di intense variazioni climatiche. Normalmente i sintomi, quali irritabilità, generico nervosismo, insonnia, vengono accusati già prima che si verifichino mutamenti delle condizioni climatiche; segue poi la fase acuta corrispondente alla variazione del clima ed una rapida attenuazione con scomparsa dei sintomi coincidente con la fine della situazione climatica. Attualmente la meteoropatia è molto diffusa anche a causa di fattori negativi che possono pesare nella vita quotidiana: stress, lutto, divorzio, difficoltà a trovare lavoro o problematiche legate al pensionamento, inquinamento e traffico, competitività a livello professionale.

La meteoropatia è legata al funzionamento dell'ipofisi. Più specificatamente, il lobo anteriore dell'ipofisi, produce gli ACTH, l’ 'Ormone dello Stress', in maggiore quantità la mattina e in minore quantità la sera. In occasione di eventi climatici caratterizzati specialmente da una diminuzione della temperatura esterna, viene aumentata la produzione di ACTH provocando nei meteoropatici irritabilità e nervosismo.

L’ormone dello stress causa l’aumento dell’ansia e diminuisce la produzione di endorfine: veri e propri antidolorifici, che abbassano nell’organismo la soglia del dolore. Diminuendone la loro produzione aumenta così la percentuale del dolore a livello scheletrico, muscolare e tendineo, con conseguenti dolori alle ossa cefalee e nevralgie.

Nella meteoropatia sono coinvolti altri ormoni: viene prodotta maggiormente la melatonina che ha effetti rilassanti ma anche depressivi, che si attiva con il buio e, al contempo, diminuita la produzione di serotonina, ormone fonte di benessere.

Per combattere la meteoropatia è importante imparare a contenere lo stress, può essere utile anche compiere regolari passeggiate all’aria aperta per attivare la produzione di serotonina ed endorfine e, abituare l’organismo, ormai solito a vivere in ambienti climatizzati, alla variazione della temperatura.

La meteoropatia ad oggi, viene curata con terapie tradizionali, con quelle complementari come la medicina termale, la fitoterapia, l’omeopatia e le tecniche di rilassamento.

Per quanto riguarda la psicoterapia, questa potrebbe essere utile ai fini del raggiungimento del benessere psichico, nonché di quello fisico, se psicosomatico.

di Caterina Steri - Psicoterapeuta

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