Beh, in realtà il coraggio può essere un grande inizio, ma la verità è che non tutto il resto viene dopo. C’è sempre qualcosa che viene prima. Questo qualcosa è la paura. Perché sono pochi i coraggiosi senza paura, senza miglioramento, senza presumere indirettamente una sconfitta. Possiamo dire, dunque, che la paura è la forgiatura dei coraggiosi in una notte fredda in cui si è assaliti dai dubbi.
“Le difficoltà non impediscono di osare, è il non osare che genera le difficoltà.”
-Arthur Schopenhauer-
La paura e il coraggio scorrono negli eroi di tutti i giorni
Una paura che appare quando dobbiamo dire a un amico che gli abbiamo mentito, che siamo stati noi che una volta abbiamo parlato male di lui. Che siamo stati noi che abbiamo emesso giudizi affrettati, che lo abbiamo scoraggiato quando ci raccontava quel sogno che lo eccitava così tanto. La verità è che ci costava molto immaginarlo senza i soliti scherzi, spogliarlo dei suoi difetti più comuni e pensare che avrebbe potuto lavorarci su affinché non costituissero un ostacolo insormontabile. Aveva fallito così tante volte che avevamo smesso di dargli un’opportunità.
Una paura che appare quando qualcuno cambia la frequenza con cui batte il nostro cuore. Farfalle illuminate che soffocano le parole che non riescono a uscire dalla nostra bocca. Nella nostra dichiarazione, senza volere, mettiamo sempre parte del nostro orgoglio, e cerchiamo di mettere il meglio di noi. Immaginiamo mille volte la situazione e non vogliamo per niente al mondo che ciò che nasce dalle nostre viscere cada a terra. E non v’è nessun altro luogo, diverso da una dichiarazione d’amore, nel quale si uniscano in questo modo la speranza, la preghiera e la richiesta.
Un sospetto che viene quando tradiamo noi stessi. Qualcuno che camminava accanto a noi scompare e porta con sé un sacco di liste che avevamo stilato insieme e anche quelle che avevano stilato noi… Per conto nostro e a nostro rischio. Se le porta via e in parte ci lascia nudi, perché qualsiasi foglio su cui scriviamo a partire da adesso sembra diventare opaco nel credere in ciò che scriviamo. E diciamo no, mille volte no, arrabbiati perché non vogliamo risalire per poi cadere all’improvviso. Forse in fondo regnano la noia e l’apatia, ma almeno mascherano il dolore meglio di un sorso di gin alle due del mattino.
Trema la donna che dice alla sua amica che ha raggiunto una posizione che non avrebbe mai immaginato. Che quello che era iniziato come una minaccia accompagnata da un sorriso sinistro, ora è un insieme di colpi che formano un buco, nero, dal quale i raggi solari si tengono sempre più a distanza.
Ora è come quella donna di cui parla il telegiornale con il volto truccato per le percosse, quella da cui ha sempre preso le distanze perché non accettava che un giorno avrebbe potuto trovarsi nella medesima situazione. Sente di aver tradito tutte le persone che le stavano attorno, una per una, perché non scoprissero il motivo della sua insonnia. Il tutto per un amore che, diventato pantano, aveva già inghiottito il suo corpo e stava per strangolare la sua anima.
Parla poco, guarda in basso, perché riesce a malapena a verbalizzare situazioni più grandi di lei. Non sa cosa ha fatto perché i suoi compagni le facciano lo sgambetto quando passa, diano calci al suo zaino o riempiano il su panino di sabbia. Non conosce parole per dire alle persone a cui vuole più bene che il figlio di cui tanto si vantano è un bambino triste che vive tra minaccetroppo grandi per lui.
Piange la donna che deve tornare a casa e dire alla sua famiglia che l’hanno appena licenziata. Piange anche il suo amico d’infanzia che da due anni è in cerca di lavoro e sulla sua strada ha trovato solo persone interessate ad approfittarsi della sua sventura, che è rimasto con quei risparmi ora amministrati con la paura che un giorno molto vicino finiscano. Un giorno che, se continua così, arriverà presto. Domani sia lei che lui usciranno, curriculum in mano, e poco o nulla varrà la loro esperienza, perché serve solo ai giovani che non ce l’hanno, ma forse avranno fortuna, o meglio, giustizia.
Coraggio: intelligenza, prima che audacia
La verità è che siamo circondati da coraggiosi, silenziosi, gentili, integrati. Siamo anche circondati da persone che possono esserlo se per un momento offriamo loro le nostre risorse. Il nostro tempo, i nostri desideri, le nostre speranze, la nostra voce e le nostre parole. Se diciamo che crediamo in loro e non smettiamo di dar loro opportunità di riscatto.
Prima del coraggio c’è la paura, e tra i due, tra lo stimolo e l’atteggiamento, c’è l’intelligenza. Poiché la maggior parte dei coraggiosi, almeno quelli che sopravvivono, hanno una certa dose di audacia, ma hanno una quantità ancora maggiore di intelligenza. Un’intelligenza che non ha nulla a che fare con il chiudere gli occhi e saltare nel vuoto, ma con l’aprirli per portare consapevolezza nei momenti più critici. Il coraggio consente la creatività, la liberazione dell’intuito e la riflessione di quei messaggi che nascono dai nostri istinti.
Dal coraggio intelligente nasce l’orgoglio e uno sguardo distinto verso la paura, verso la quale non si perde il rispetto, ma che viene vista in un altro modo. Smette di essere il nemico per diventare un alleato, un segnale di avvertimento che indica i punti su cui forse dovremmo mettere un punto di prudenza. Questo non significa che essi ci fermino, ma che facciamo una breve sosta per rivalutare la situazione.
Coraggiosi intelligenti popolano il mondo, parlando, sostenendo e alimentando la loro fede al di sopra quello che gli altri possano pensare… E lo fanno semplicemente perché pensano che quello che vogliono vale più la pena rispetto alla paura che gli può infondere l’ostacolo che li aspetta.
“Dobbiamo conoscere il nemico”
-Sun Tzu-
Dal Sito: lamentemeravigliosa.it
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