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domenica 14 aprile 2019

CI SENTIAMO VUOTI PERCHE’ NON ASCOLTIAMO LA NOSTRA ANIMA

“Ma io la tv non la guardo, la tengo solo accesa perché mi fa compagnia”.

 Pensare.ascoltare.tenere costantemente il cervello impegnato, è diventato il solo modo per evitare di sentire. Chi si butta sul lavoro creandone un motivo di vita. Chi si concentra totalmente sullo studio. Chi si getta sui figli o sugli animali d’affezione. Chi sulla politica, sullo sport, creando reazioni ossessivo-compulsive.

Lo scopo è sempre quello di riempire un vuoto per non ascoltare la nostra anima.

Ascoltare, udire, non significa necessariamente capire, consapevolizzare. Sentire, percepire, è ciò che inconsciamente invece temiamo.

A volte, ascoltare percependo realmente i vari stimoli, interni od esterni, può essere più difficile di quanto si creda. Disabituati fin dall’infanzia, ormai, è una pratica talmente poco diffusa quella del sapersi ascoltare che, chi lo fa e ne trae degli spunti di consapevolezza, viene considerato una persona fuori dalla norma e spesso viene preso ad esempio diventando perfino una guida spirituale per chi sta, in un qualche modo, cercando di intraprendere un percorso di consapevolezza.

Noi nasciamo tutti con un dono,

una scatola vuota.

La scatola delle percezioni.

Questa scatola funziona ad una sola condizione, dev’essere vuota il più possibile. Più noi la riempiamo di convinzioni, dogmi, teorie, obblighi, falsi impegni, divertimenti fittizi, intrattenimenti cerebrali, più questa scatola smette, poco a poco, di esercitare la sua funzione. Il risultato è quello che siamo.

Esseri spesso incapaci di cogliere le sfumature della vita, le espressioni di gioia o di tristezza del nostro animo o delle persone che ci stanno intorno. Occupiamo, affannati, lo spazio a nostra disposizione perchè, quello che sentiremmo lasciando la scatola vuota, sarebbe la vera percezione della realtà. Un eco che ci descrive quello che siamo e quello che abbiamo intorno.

E quando la realtà risulta scomoda da accettare, più facile è dunque sommergerla sotto a decine di rumori ed impegni che non ci fanno ascoltare quella vocina che rimbomba dentro la scatola, raccontandoci quello che siamo e quello che potremmo essere.

Potremmo essere degli essere splendidi, dotati di sensibilità, di gioia e di amore da dispensare. Potremmo essere in grado di curare le nostre malattie, di comprenderne la reale causa e di risolvere i problemi che ci affliggono, siano essi spirituali, mentali o fisici. Potremmo diventare persone nuove, creature che non infliggono sofferenze ad altri esseri viventi.

Potremmo renderci capaci di amore puro, di donare senza pretendere nulla in cambio. Di godere del sole e della pioggia allo stesso modo. Di vivere la spiccata gioia e l’intensa tristezza, dandone il giusto peso e il giusto spazio. Senza lasciare che nessuna di queste due emozioni ci rapisca e ci renda illusoriamente schiavi.Lasciando la scatola vuota, possiamo percepire liberi da condizionamenti.


Cessare l’atteggiamento indotto da decine di fattori esterni ed essere, finalmente, persone vere…

Daniele Reale

Titolo originale dell’articolo  : Potremmo essere pura consapevolezza, ma invece preferiamo essere persone finte 

Fonte : http://ilnuovomondodanielereale.blogspot.it/2017/01/potremmo-essere-pura-consapevolezza-ma.html

Letto su : http://www.fisicaquantistica.it

via Cammina nel Sole

Dal Sito: aprilamente.info 

sabato 13 aprile 2019

Le ferite dell’anima

Nella vita esistono gli imprevisti. Nessuno rimane tutto intero. E quando ci “aggiustiamo” creiamo cicatrici che restano per sempre.
Anche se, le cicatrici sono il segno del cambiamento, solo se impareremo ad amarle, queste ci renderanno persone migliori. Più forti.
Ci renderanno persone nuove.
Gli imprevisti ci fanno ritrovare fermi, immobili. Quasi come impantanati nel dolore. Ci fanno sentire non all’altezza, spaventati. Vulnerabili a tal punto che nel sentire il dolore che ci assale, le cicatrici ricominciano a sanguinare.
Basta un semplice pretesto.
Questo accade perché la situazione che stiamo affrontando ci riporta ad un antico trauma.
Ad una ferita emotiva. Una ferita invisibile che ha bloccato i processi di autoguarigione e di crescita.
Ma che cosa è un trauma? In psicologia per trauma si intende qualsiasi evento che una persona recepisce come stressante.
Eventi dolorosi, traumi relazionali, minacce all’integrità fisica o all’identità psicologica.
Se non superati in modo adeguato, ci accompagnano per il resto della nostra vita.
Le emozioni e le sensazioni corporee si bloccano.
Anche in assenza di condizioni pericolose, può accadere che si vivano le stesse sensazioni o le emozioni sgradevoli provate nel momento del trauma. Per esempio, chi ha avuto un incidente d’auto può continuare a essere a disagio ogni qual volta sale in automobile. O ancora, chi è stato umiliato per uno sbaglio e ha impresso dentro di sé questo evento, avrà paura di essere giudicato. Tutti abbiamo subito traumi.
Essere umiliati, lasciati, bocciati, perdere il lavoro o una persona cara. I traumi psicologici possono riguardare esperienze di trascuratezza o mancanza di rispetto o accudimento. Possono influire sui valori dell’individuo, sulla sua sicurezza, sull’autostima e sul senso di efficacia personale.
Paura intensa, sentimento di impotenza.
Rivivere l’evento con immagini, pensieri o percezioni. Al contrario, evitamento dei pensieri e delle sensazioni, evitamento dei luoghi, di conversazioni o attività che evocano ricordi del trauma.
Riduzione dell’interesse o della partecipazione ad attività significative.
Sentimenti di distacco o estraneità verso gli altri. Affettività ridotta, riduzione di prospettiva futura. Aumento dell’attivazione nervosa, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno. Irritabilità o scoppi di collera. Difficoltà a concentrarsi. Ipervigilanza.
Senza rendercene conto, quasi automaticamente per difenderci dal dolore, tentiamo di non voler vedere le nostre ferite. Tentiamo ti non toccarle per paura che riprendano a sanguinare. Tentiamo di non affrontare le situazioni che le ricordano per la paura di soffrire. Ma il trauma rimane lì. Fermo dentro di noi. Può costituire uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo dei disturbi psicologici. Disturbi di ansia e disturbo post traumatico da stress. Può originare relazioni disfunzionali con sé stessi e con gli altri. Il lavoro terapeutico svolto con un esperto offre la possibilità di prendersi cura delle ferite invisibili che filtrano le emozioni e le sensazioni di paura, di ansia, di angoscia, di tristezza, di rabbia e i sensi di colpa.
Le nostre ferite fanno parte di noi, della nostra storia.
Affrontarle senza nasconderle aiuta a compensarle e trasformarle. Aiuta ad integrarle in noi. Aiuta a reinventare un modo personale per farci stare al mondo e magari osservare che da quelle cicatrici possono nascere parti nuove di noi. Possono nascere parti che ci rendono unici e speciali.

Dal Sito: senzalinea.it 

venerdì 21 aprile 2017

"L'anima"





L'anima è qualcosa d'invisibile, impalpabile, possiamo sceglierle un nome, un colore, un profumo.
Gioia e dolore. 
L'anima quando piange non fa rumore.
L'anima è un abisso, più immensa del mare, del cielo.
Sta a noi amarla, proteggerla, curarla.
La speranza è, che un giorno ci renderemo conto che l'anima lega tutto, mente e corpo.
La nostra anima si nutre in silenzio, luce, speranza, amore, soffre in silenzio e nessuno mai potrà vederla soffrire.
Non restiamo sordi al dolore della nostra anima, solo noi saremo in grado di proteggerla.