mercoledì 23 novembre 2016

Attacchi di panico: per lo psicologo Pietro Scurti è solo paura di vivere

Il respiro si ferma, le mani tremano, lo stomaco si stringe, un sudore freddo percorre il corpo. La morte si para davanti agli occhi come unico possibile esito di questa infinita sofferenza. La corsa in ospedale, sintomi che assomigliano ad un infarto, il paziente impotente e imbambolato racconta confuso che si sente morire. “No! Non è il cuore che si sta fermando, afferma lo psicoterapeuta della Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale, Pietro Scurti, piuttosto è la propria esistenza che non decolla”. 

 Dr Pietro Scurti -Psicologo-Pisicoterapeuta -Socio ordinario Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale







In Italia ne soffrono oltre 10 milioni di persone. Uno stato d’ansia violento che vede soffrirne uomini e donne quasi in egual modo. Alcuni pazienti raccontano che non escono di casa da anni, o che hanno percorsi stabiliti entro ai quali “si sentono più o meno al sicuro”, altri non guidano più da soli o hanno parcheggiato l’auto e si muovono solo a piedi. Altri ancora, prosegue lo psicoterapeuta, sono giovani ragazzi che attendono la crisi come un terremoto che dovrà verificarsi, vivendo l’attesa in maniera spasmodica e coinvolgendo l’intero sistema familiare.

Quali possono essere i fattori scatenanti di questi stati d’angoscia?  
Quello che comunemente definiamo attacco di panico è uno stato d’allerta ed in quanto tale viene a segnalarci qualcosa che nella nostra vita non va o si è bloccato. Qualcosa a cui nell’arco del tempo non abbiamo dato la giusta attenzione, scelte non fatte, emozioni non espresse, relazioni non soddisfacenti. Situazioni insomma da tempo evitate e represse attraverso una overdose di silenzi, azioni o comunicazioni di copertura, funzionali allo spostamento del focus, dal disagio interiormente vissuto alla facciata mostrata al mondo.
E’ come se allora questi attacchi di panico venissero ad “aiutarci” a trovare il coraggio di cambiare? Esattamente. Se non scatta un allarme poderoso e destabilizzante come questo, il soggetto non prenderebbe mai in considerazione la possibilità che non sia più sufficientemente innamorato della propria vita.

Che significa?  
Significa che vivere questi stati limite lo costringono a centrare l’attenzione su di sé, a chiedere aiuto. I primi riferimenti rimangono nell’area medica, organica, si cercano specialisti di tutti i tipi, perché l’accettazione più complessa da fare è sempre quella che ci implica come individui, mentre è paradossalmente più rassicurante ricevere una diagnosi che ci dica che c’è un tumore, un polmone che fa le bizze, il fegato o il cuore che non funzionano. Ma la mente, le relazioni familiari, la personalità restano l’ultima spiaggia. E così dallo psicoterapeuta si arriva sconfitti e sfiduciati, è come se dicessero: “possibile è un fatto mentale allora?”
 

Che ruolo svolge l’ansia in tutto questo disagio?  
La prima cosa da dire è che l’ansia è una risposta funzionale della nostra mente e del nostro corpo. Ci rende attenti, vigili, ci fa pescare dentro energie insospettate, ci permette di affrontare e superare esami, prove, ostacoli. I problemi nascono quando l’ansia supera i livelli di funzionalità ed invade il soggetto, per dirla in breve, nella mente, e conseguentemente nella vita dei pazienti, irrompe “e se?”, il futuro, ricco di incognite insopportabili e foriero di temute disgrazie. I soggetti cominciano ad avere difficoltà a riconoscere e viversi il presente e sempre più cercano di controllare e prevedere il futuro. Va da sé che l’operazione, impossibile in partenza, crei forti disagi.
All’inizio di questa intervista ha citato la famiglia, può specificare che implicazioni abbia “l’attacco di panico” con gli altri componenti familiari?
Come psicoterapeuti sistemico-relazionali siamo quasi obbligati a rileggere i sintomi in una chiave sempre più ampia. Un sintomo è sempre una comunicazione ed una comunicazione, qualsiasi essa sia, per quanto bizzarra, ha senso in correlazione al contesto in cui avviene. L’attacco di panico spesso sollecita nuove ricalibrature delle distanze affettive, ma anche spaziali, all’interno della famiglia. Una madre eccessivamente invasiva ed insicura, un marito impegnato totalmente nel lavoro, un giovane che sta per spiccare il volo fuori dall’orbita familiare, per un corso di studi, la carriera militare, un fidanzamento, un lavoro. Ecco che a tenere tutto omeostaticamente fermo, arriva la “paura di morire”. Il padre viene richiamato alla presenza, la mamma può assumere il comando delle iniziative per la cura, il figlio smette di tentare l’autonomia dicendo “vorrei…ma non dipende da me”. Il disagio garantisce l’immobilità, ma al tempo stesso, ne denuncia l’insopportabilità.


Quale possibile trattamento?  
Molto spesso la terapia familiare risulta l’approccio vincente. La decodifica che il sintomo svolge nella famiglia, la possibilità che il confronto profondo all’interno della stessa coppia genitoriale, e tra questa e i figli, genera uno sblocco delle emozioni, una redistribuzione delle responsabilità più funzionale alla crescita di tutti i suoi membri. Insomma oscillare tra una sana appartenenza ed una sana separazione. In fondo è questo il destino di ogni essere umano.

prevenzione-salute.it 

lunedì 7 novembre 2016

Perché gli attacchi di panico sono in aumento

Le testimonianze di chi ha sconfitto i disturbi di ansia e 7 consigli per prevenirli. 

«Ero a un concerto con amici, quando ho sentito un senso di oppressione al petto e un formicolio alle mani e ai piedi. Mi sembrava di impazzire. Sono stata sopraffatta da un improvviso bisogno di scappare e, senza dirlo a nessuno, sono corsa fuori», spiega Amanda Freed, una donna di 36 anni che si occupa di comunicazione presso Aylesbury, descrivendo il suo primo attacco di panico. Ha dato subito la colpa alla stanchezza, poi poche settimane dopo è successo di nuovo, mentre stava facendo la spesa. Ha studiato i sintomi online, ma non ha cercato aiuto. «Qualche mese dopo evitavo di andare nei negozi o nei luoghi affollati per paura di avere altri attacchi. Se mi allontanavo troppo da casa o dal lavoro, temevo che sarebbero tornati».

Negli ultimi cinque anni, nel Regno Unito si è verificato un aumento del 10% delle telefonate ai centri di aiuto specializzati, una su dieci riguarda un attacco di panico e, di queste, due terzi sono fatte da donne. Le visite ambulatoriali per i disturbi d'ansia, di cui gli attacchi di panico sono la forma più comune, sono aumentati di cinque volte dal 2007, e i ricoveri ospedalieri sono aumentati di 1/3. Le prescrizioni di tranquillanti come lo Xanax e il Valium sono aumentate del 13% negli ultimi quattro anni, e di antidepressivi, spesso usati per trattare gli attacchi di panico, del 38%.
Quando l’organismo produce una reazione di panico risponde ad uno stimolo psichico inconscio secernendo ormoni tra i quali adrenalina e noradrenalina, necessari a predisporre l’organismo alla reazione di fuga. Quando la minaccia è emotiva, l'adrenalina non viene utilizzata, e l'effetto sul corpo è una combinazione di vampate di calore, vertigini, tensione muscolare, formicolii e palpitazioni. In alcuni casi si prova una sensazione di soffocamento o sbalzi del battito cardiaco.
Questo disturbo può colpire chiunque e a qualunque età. La makeup artist Jemma Kidd ha ammesso di avere sofferto per 20 anni di attacchi di panico che le davano la «sensazione di essere in una zona di guerra». La presentatrice Anna Williamson ha recentemente ammesso di avere sofferto di forti attacchi di panico al culmine della propria carriera, di averlo tenuto nascosto per mesi fino a quando ebbe un vero e proprio tracollo.
«L'aumento gli attacchi di panico negli ultimi cinque anni si è riscontrato principalmente nelle donne di successo con lavori ad alta pressione, la cui vita è un gioco di equilibri tra casa, carriera, pagare le bollette e, a volte, anche figli. La crisi economica, la conseguente incertezza del lavoro e la mancanza di controllo su tutto può scatenare attacchi di panico», spiega Nicky Lidbetter, CEO di Anxiety UK ed ex "malata.
Con uno sguardo più attento, però, e si scopre che, mentre il lavoro crea ansia, l'attacco di panico può essere legato a un evento accaduto in passato. «Spesso capita che una donna che gestisce tranquillamente famiglia, vita sociale e lavoro, improvvisamente abbia attacchi di panico apparentemente senza motivo» dice Lidbetter. «In realtà c'è una causa esterna, di solito un evento che non si può controllare, come per esempio un lutto o un divorzio. In pratica problemi del passato che non sono stati risolti e tornano a galla. La vita, piena di cosa da fare, spesso ci impedisce di non affrontare problemi emotivi irrisolti. Con un attacco di panico il corpo ti costringe a guardare in faccia la tua vita emotiva».
«Il perfezionismo e una forte paura di fallire può predisporre ad attacchi di panico», afferma la dottoressa Vijaya Manicavasagar, psicologa clinica e autrice di Overcoming Panic and Agoraphobia (Constable & Robinson). «La paura di sbagliare per esempio una presentazione e per questo motivo di perdere poi il lavoro si trasforma in un circolo vizioso e in un attacco di panico a ogni presentazione. La terapia cognitivo-comportamentale può aiutare in quanto ci insegna a cambiare il nostro modo di pensare. Nel corso del tempo, questa persona può imparare che sbagliare sul lavoro è solo un errore sul lavoro e aiuta ad alleviare ansia e panico».
L'altra lezione da imparare è che gli attacchi di panico non sono dannosi per la nostra salute. Amanda spiega: «Avere la consapevolezza che gli attacchi di panico non sono pericolosi mi ha fatto capire che tutti i "se" che avevo inventato nella mia testa non erano reali». Charles Linden, ex malato di ansia, fondatore del Linden Method e autore di Stress Free in 30 Days (Hay House), afferma che gli attacchi di panico possono colpire le persone particolarmente creative che non riescono a canalizzare le loro idee e di conseguenza sviluppano una sorta di nevrosi.
La chiave del suo metodo è, banalmente, non pensarci. La dimostrazione è Lisa Dawson, una ragazza di 30 anni che ha sofferto di attacchi di panico per due anni. «Sono arrivata al punto che non andavo nemmeno al supermercato, perché, pensavo avrei avuto un attacco. Dopo aver letto il libro di Charles tutto di un fiato un sabato, la domenica sono andata in un negozio, ho comprato qualche ingrediente, sono tornata a casa e ho fatto una torta. Ero totalmente concentrata nelle cose che stavo facendo, la ricerca della ricetta, la spesa, la preparazione, le ore passavano e non ho mai pensato alla mia ansia una sola volta. Mi sono sforzata di mettere a fuoco le cose mentre le stavo facendo e gli attacchi di panico sono spariti».
Un altro rimedio efficace è l'attività fisica. Amanda è stata aiutata dalla corsa: «Lavorare sulla resistenza mi ha permesso di avere un controllo maggiore sul mio corpo. Ora corro tre volte a settimana e faccio yoga, che mi ha insegnato a controllare il respiro. Lo scorso ottobre, ho iniziato un nuovo lavoro e ho avuto un altro attacco di panico. Ho smesso di fare quello che stavo facendo, mi sono ripetuta nella mente che quello che stavo provando era solo un sintomo fisico del mio stress dovuto al nuovo lavoro. Non stavo morendo! Ho fatto dei lunghi respiri ed è passato».
Ecco come prevenire o gestire gli attacchi di panico in 7 mosse
1. L'esercizio fisico regolare riduce l'ansia e panico del 30% in quanto utilizza l'eccesso di adrenalina prodotta dallo stress.
2. La terapia cognitivo-comportamentale da ottimi risultati contro questo disturbo.
3. La meditazione e il mindfulness riducono lo stress meditazione e gli attacchi di panico. Parlatene con il vostro medico.
4. La fitoterapia: la Rhodiola Rosea, per esempio, contrasta i sintomi e ha proprietà antistress.
5. I farmaci: le benzodiazepine vanno usate come ultima risorsa. Parlatene con il vostro medico.
6. Cosa fare se si ha un attacco di panico? Respirare per 10 volte in un sacchetto di carta. In questo modo si produce biossido di carbonio che va a compensare l'ossigeno che aumenta durante l'iperventilazione.
7. La respirazione controllata: respirare lentamente con lunghe espirazioni è una valida tecnica contro l'ansia.

marieclaire.it

marieclaire.co.uk 

martedì 25 ottobre 2016

Ansia: conoscerla per viverla meglio

L’ansia è la nostra risposta allo stress. Quando percepiamo il verificarsi di una situazione pericolosa e stressante, rispondiamo anticipando con atteggiamenti  contrastanti; da un lato ci prepariamo ad affrontare il pericolo, dall’altro tentiamo una via di fuga o di semplificazione del problema.
Se non siamo in grado di risolvere il problema oppure se allo stato di preoccupazione non corrisponde una reale difficoltà da affrontare e risolvere, allora l’ansia, si trasforma in una risposta inadeguata, i cui risultati possono diventare distruttivi. L’ansia esasperata all’ennesima potenza può trasformare la vita in un vero incubo.

Perché si utilizza la definizione “disturbi d’ansia”?

Si utilizza la definizione “disturbi d’ansia” perché si tratta di un insieme di sintomi anche molto diversi tra di loro.
Si conoscono, infatti, differenti quadri clinici legati al disturbo ansioso, come:
  • Disturbo di panico
  • Agorafobia
  • Fobia Sociale
  • Fobia Specifica
  • Disturbo Ossessivo-Compulsivo
  • Disturbo Acuto da Stress
  • Disturbo Post-Traumatico da Stress
  • Disturbo d’Ansia Generalizzata
  • Disturbo d’Ansia NAS
  • Disturbo Ansioso-Depressivo Misto
Quali sono i sintomi dei disturbi d’ansia?
I disturbi d’ansia sono caratterizzati da una sintomatologia che comprende sia sintomi di natura sia psichica che somatica, come:
  • Tachicardia
  • Depressione
  • Sudorazione
  • Insonnia
  • Mancanza di respiro
  • Affanno
  • Pensieri negativi
  • Sensazione di avere il cuore in gola

Quali sono le cause dell’ansia?

Gli scienziati ritengono che le due cause alla base dei disturbi d’ansia sono la genetica e lo stress.  Spesso la causa è da ricercare nelle dinamiche e nei rapporti familiari. I disturbi d’ansia possono anche essere il risultato di eventi stressanti o traumatici, come malattie, morte di una persona cara, problemi economici.
I disturbi d’ansia e depressione sono stati associati a bassi livelli di serotonina, un neurotrasmettitore che ricercatori ritengono responsabile del mantenimento dell’equilibrio dello stato d’animo. Tuttavia, un altro studio ha dimostrato che è, invece, lo stato d’ansia che abbassa i livelli di serotonina e non il contrario.

Come viene trattato lo stato d’ansia?

Psicoterapia, tecniche di rilassamento, farmaci antidepressivi e rilassanti sono i trattamenti più utilizzati.
Considerando che si tratta di livelli emozionali, il tipo di trattamento varia a seconda dello specifico disturbo di una persona.

Le conseguenze sociali del disturbo d’ansia

I soggetti con disturbo d’ansia possono essere esclusi e discriminati. È evidente un carente supporto sociale nei diversi contesti e ne deriva una scarsa qualità della vita di chi ne soffre.
L’ansia e la risposta sociale di limitata comprensione e accettazione causano bassa autostima nei soggetti ansiosi.

L’ansia può causare attacchi di panico?

L’amplificazione dei sintomi del disturbo d’ansia può portare ad avere attacchi di panico. Si parla di attacchi di panico quando improvvisamente si avverte una paura molto intensa nei confronti di un pericolo non reale. Tra i sintomi  somatici e psicologici sono inclusi:
  • Palpitazioni
  • Sudorazioni
  • Tremori
  • Sensazioni di dispnea o di soffocamento
  • sensazione di asfissia
  • Dolore o oppressione al petto
  • Nausea o disturbi addominali
  • Vertigini o sensazione di testa leggera
  • Depersonalizzazione
  • Paura di perdere il controllo o di “impazzire”
  • Paura di morire
  • Parestesie
  • Brividi o vampate di calore
In questi casi non temete, parlatene al vostro medico per capire insieme qual è la soluzione migliore per il vostro caso!

Pazienti.it 

venerdì 30 settembre 2016

Conoscere meglio l'ansia. Tra normalità e patologia. Ecco come riconoscerla

Secondo l’Istituto Nazionale della salute mentale, ansia, panico e disturbi correlati colpiscono circa 19 milioni di uomini di età superiore ai 18 anni in Europa. Il termine ansia deriva dal latino angere che significa stringere. Il termine stesso comunica la sensazione di disagio di chi sperimenta uno stato ansioso. Ma cosa è l’ansia?



L’ansia è uno stato psichico di un individuo associato ad una condizione di allerta e paura nei confronti di uno stimolo esterno. Tale stato emotivo è spesso  generato da una sottostima delle proprie capacità nella gestione di un evento o da una sovrastima della difficoltà dell’evento stesso.    
Non è corretto attribuire all’ansia un’accezione totalmente negativa. La maggior parte degli individui si ritrovano a sperimentare stati ansiosi che, se giustificati, restano una sensazione transitoria e con effetto positivo; la manifestazione di ansia ci allerta e ci permette di mettere il nostro corpo in una situazione di prontezza di fronte al presunto pericolo.
Al contrario, gli episodi ansiosi che insorgono senza una reale motivazione, sono all'origine di reazioni eccessive caratterizzanti l'ansia patologica o negativa.  L’ansia infatti, può diventare  un problema nel momento in cui la percezione di pericolo è soltanto nella nostra mente piuttosto che proveniente da un reale ed oggettivo pericolo.  

Nella maggior parte dei casi l'ansia patologica è accompagnata da attacchi di panico e crisi acute. Tra i sintomi di ansia possiamo sicuramente elencare: tremori, perdita di appetito, crampi allo stomaco,  insonnia, preoccupazione eccessiva ed immotivata, perdita di fiducia in se stessi, frequente sensazione di paura, facile irritabilità con le persone, difficoltà a mantenere la concentrazione, difficoltà a rilassarsi, paura o sensazione di fastidio in mezzo alla gente, diminuzione o perdita dell’interesse sessuale, predisposizione ad evitare le situazioni ansiogene, senso di paura al pensiero di dover affrontare la quotidinità.  
Come distinguere l’ansia normale da quella patologica?  
La differenza principale tra ansia normale e ansia come problema è nell’origine e nell’intensità dell’esperienza e il fatto che ostacoli le normali funzioni vitali. Se si sospetta di avere un disturbo d’ansia, è importante chiedere aiuto. L’ansia è facilmente controllabile, e le sue complicanze sono facilmente evitabili con il trattamento adeguato.

Castelvetranonews.it 

mercoledì 10 agosto 2016

Gianluca Grignani dopo le crisi: “Mi sto facendo aiutare”

Le ultime immagini di Gianluca Grignani risalgono a maggio, quando in preda al panico chiedeva aiuto in strada ai passanti. Per il cantante è stato necessario il ricovero, e soltanto adesso racconta con lucidità quei momenti: “Sono una persona molto ansiosa e mi capita che quest’ansia prenda il sopravvento sulla mia razionalità – ha spiegato a Diva e Donna – così se non mi aiuto con qualche farmaco ansiolitoco mi vengono gli attacchi di panico”.
 

Il percorso è ancora lungo, ma Grignani ce la sta mettendo tutta: “Mi sto facendo aiutare per superare queste ansie e debolezze anche per la mia famiglia e i miei figli”. E’ tornato anche ad esibirsi e chi parlava già di un suo ritiro deve ricredersi: “Voglio bene al mio pubblico e mi piace esibirmi dal vivo. 

Ora sto suonando in acustico in giro per l’Italia, a novembre andrò anche in Europa, per poi arrivare a due eventi di dicembre per i miei 20 anni di carriera a Milano e Roma”. 

Infine, qualche parola sui video che per settimane hanno circolato sul web e che lo mostravano delirante in strada: “E’ incredibile pensare che mentre stavo male certa gente si è preoccupata di riprendermi e buttarmi in rete”.

giovedì 21 luglio 2016

Attacchi di panico: ecco cosa succede se non vengono curati

Se gli attacchi di panico non vengono curati nel modo corretto o non vengono curati affatto, si rischia di incorrere in situazioni e peggioramenti che molto spesso risultato invalidanti per chi ne è affetto: ecco quali sono le conseguenze.
Gli attacchi di panico, se non vengono curati, possono concorrere a rendere la nostra vita un incubo. Spesso l’ansia può essere un fattore invalidante ed è bene rendersi subito conto di aver bisogno di un aiuto concreto, invece di chiudersi in se stessi e diventarne succubi. Ecco quali sono le conseguenze più comuni degli attacchi di panico cronici.


Paura di aver paura: entriamo in un circolo vizioso che si nutre di se stesso. Finiamo con il temere l'arrivo dell'attacco e rimaniamo vigili e ansiosi verso ogni cosa. Ci blocchiamo e tutto questo finisce per condizionare pesantemente la nostra vita e quella di chi ci sta intorno.

Insonnia: questo lato riguarda gli attacchi di panico notturni in particolare, ma non solo. Abbiamo paura di svegliarci in preda alla tachicardia, temiamo di morire soffocati per via di quel costante nodo in gola e le nostre notti diventa pesanti e prive di sonno.

Solitudine: è senz'altro una delle conseguenze peggiori. Tra ansia e paura di nuovi attacchi, smettiamo di uscire, di mostrarci, soprattutto se assieme a questi arriva anche l'agorafobia, ovvero la paura degli spazi aperti. Perdiamo non solo gli amici, ma in particolare la nostra capacità di relazionarci con gli altri.

Perdita del lavoro: non è così raro. Se allo stress derivato dalla difficoltà nel prendere sonno tutte le notti, aggiungiamo l'ansia della paura di aver paura e l'isolamento conseguente alla vergogna che proviamo al solo pensiero di avere un attacco in pubblico, forse il lavoro è anche una delle prime cose che rischiamo di perdere nella nostra vita.

Depressione: capita che gli attacchi di panico siano la conseguenza o l'avvisaglia. Il senso di inutilità che cominciamo a percepire quando questo problema diventa invalidante, può farci cadere in uno stato depressivo e anche in questo caso si apre un circolo vizioso dal quale è sempre più difficile uscire se non ci si cura adeguatamente e in tempo.

Queste sono solo alcune delle conseguenze, forse fra le peggiori con cui rischiamo di scontrarci se non adottiamo subito una strategia contro questo mostro che, lentamente, ma inesorabilmente può divorarci. Uno psicologo, uno psichiatra o uno psicoterapeuta possono fare la differenza; ricordiamoci che le cure esistono e sono di due tipi, psicologica e farmacologica. Spesso se adottate assieme possono aiutarci a guarire del tutto.
Photo Credit: Pathdoc/Shutterstock.com

Michele Iacovone 

Urbanpost.it 

giovedì 19 maggio 2016

Eiffel65 - "Panico" ( Rough Mix Demo Version) [Lyrics Video]

Non so chi tu sia e che ci faccio qui?
mi sembra di aver preso in pieno un tir
è uno shock e crea un effetto wow
un bagliore di luce dopo un blackout
ma tu che ne sai? di cosa provo io..
vorrei vedere te qui al posto mio..
stesso club con la stessa house
e la solita gente ma sai alle volte
in un attimo è..
Panico
e sono in preda ad un attacco di panico
fino ad un minuto fa ero fantastico
ora ho un malessere psicosomatico
carico scarico… è un attimo e..
Panico
lascio passare questo senso di tragico
scende l’adrenalina e il tasso alcolico
ed è un miracolo se ora non vomito
carico scarico… lasciami un attimo
è andata così…meglio andare via
magari faccio un salto a casa tua
se dormo un pò mi perdonerai
non lasciarmi da solo non si sa mai (...)


mercoledì 11 maggio 2016

Attacchi di panico: le 10 cose cretine che dice la gente che non ha idea di cosa stia parlando

Le dieci cose che chiunque soffra di ansia o attacchi di panico si è sentito dire almeno una volta nella vita: frasi figlie di ignoranza davvero insopportabile.
 
Gli attacchi di panico sono una patologia altamente diffusa quanto seria. Purtroppo quando si parla di questo tipo di problematiche le persone che hanno la fortuna di non sperimentarle sulla propria pelle hanno la cattiva tendenza a dare opinioni, o ancor peggio, consigli non richiesti. Il fatto che questa malattia non abbia sintomi evidenti come la febbre o un ginocchio che sanguina non significa che chi la viva non stia tremendamente male. A peggiorare una situazione spesso compromessa ci si mettono proprio i giudizi continui e del tutto basati sul nulla di coloro che si improvvisano terapeuti di amici o parenti in difficoltà.
Sistematicamente, al posto che aiutare, queste sparate non fanno che alimentare il senso di essere “sbagliati” e “deboli” nei soggetti che soffrono di questa patologia. Se non avete una laurea in medicina evitatevi queste frasi e se proprio volete dare una mano accompagnate chi amate e si trova in difficoltà da un professionista, non si tratta di capricci e non basta la tanto millantata buona volontà. Ci vuole aiuto concreto e professionale.  
 
Ecco le frasi che almeno una volta nella vita chi soffre o ha sofferto di attacchi di panico e ansia cronica si è sentito dire. In quel momento ha pensato “Non bastava la sfiga di avere questa roba da gestire? Doveva pure toccarmi di sentire queste idiozie?“.
 
1 Ma di cosa hai paura? Non vedi che non succede niente? 
2 Sei tu che te li fai venire
3 Tieniti impegnato: chi ha tante cose da fare non ha tempo per farsi venire le paturnie
4 C è gente che ha dei problemi veri
5 Lo psicologo non serve a niente
6 I farmaci li prendono i pazzi, danno dipendenza e fanno male: curati con questo infuso di bacche che usava Nube Che Corre ne la signora del West.
7 Dai, calmati
8 Dipende solo dalla tua forza di volontà
9 È una moda
10 Vuoi fare la vittima. È un modo per attirare l’attenzione
 
 

domenica 1 maggio 2016

Attacchi di panico: quando la vergogna supera la realtà

L’attacco di panico è un mostro subdolo, un infiltrato che, lentamente, prende possesso della nostra vita ed entra dentro di noi senza chiederci il permesso. Può essere un giorno qualsiasi, un piovoso pomeriggio settembrino, una serata di calda estate, lui è lì che aspetta, che accumula e, lentamente, come un parassita, filtra nel nostro cervello e cambia il modo in cui percepiamo la realtà.

La vergogna è un monito che l'attacco di panico non manca di ricordarci. Quando siamo al parco con i nostri figli, quando spingiamo il passeggino lungo la strada di ghiaia accanto al naviglio. I nostri piccoli guardano i pesci, mentre noi speriamo di non vederli mai fare i conti con il mondo fatto di terrore, palpitazioni, tachicardie e visite mediche inutili che ci siamo creati. Perché non esiste umiliazione peggiore del trovarsi faccia a faccia con il panico mentre cerchiamo di passare una bella giornata, la nostra bella giornata, assieme agli amici. Cosa penserebbero di noi se ci vedessero boccheggiare, annaspare con gli occhi sbarrati e la paura di morire?
E allora inghiottiamo ogni cosa, diventiamo il serbatoio di noi stessi. Un barile che, prima o poi, è destinato a scoppiare sotto forma di sudore freddo, attacchi notturni ed elucubrazioni labirintiche senza vie di fuga. Non esiste nulla di più inumano dell'umiliazione ed è il regalo che l'attacco di panico ci lascia quando prende congedo in attesa di tornare. Questa non è una semplice battaglia, ma una guerra e noi dobbiamo alzare la testa e sconfiggere questo parassita a ogni costo. Dobbiamo parlarne, uscire allo scoperto, raccontare le nostre sensazioni e il nostro mondo interiore: la vergogna è il lucchetto con il quale il panico tenta di blindarci per sempre, ma abbiamo la chiave giusta e si chiama linguaggio. Molte persone si bloccano all'idea di provare vergogna per loro stessi, si sentono inadatte, troppo piccole e sole. Comunicare il nostro stato d'animo, invece, è il primo passo con cui si intraprende la via della guarigione. Parlatene con i vostri mariti, le vostre mogli, gli amici, i parenti, gli psicologici, urlate se lo sentite necessario, la salvezza può essere anche negli altri.
Photo Credit: Antonio Guillem/Shutterstock.com

Urbanpost.it 

Michele Iacovone 

lunedì 4 aprile 2016

Attacchi di panico, il corso per prevenirli

Ad aprile il via alla 29esima edizione che non contempla l'uso di farmaci nella cura del disturbo. La struttura delle lezioni, come iscriversi

PONTEDERA — "Tachicardia, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, brividi o vampate di calore, paura di morire o di impazzire, sono solo alcuni dei sintomi che caratterizzano un attacco di panico - hanno spiegato dalla Asl - Chi ha provato questa esperienza la descrive come terribile, spesso improvvisa ed inaspettata. La paura di un nuovo attacco può diventare immediatamente forte e dominante. Il singolo episodio può portare facilmente in un vero e proprio disturbo di panico, più per paura della paura che altro. La persona si trova così invischiata in un circolo vizioso che spesso ha come conseguenza la "agorafobia", ovvero la paura di luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico. L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente: il soggetto si trova schiavo del suo disturbo, dipendente dagli altri (familiari , “accompagnatori”) e può sviluppare una depressione secondaria".
A partire dal 4 aprile 2016, nel poliambulatorio di via Fleming a Pontedera, avrà inizio la 29esima edizione del “Trattamento non farmacologico del disturbo di panico”.
Il corso si articolerà in dieci sedute di gruppo, di due ore ciascuna, che si terranno ogni lunedì. Gli incontri saranno condotti da un medico psichiatra e da un infermiere della psichiatria. I partecipanti avranno la possibilità di avere informazioni sulla natura del disturbo; imparare tecniche utili a controllare i sintomi fisici degli attacchi acuti d’ansia (controllo del respiro e della tensione muscolare); addestrarsi ad affrontare attraverso l’esposizione graduale le situazioni temute o evitate; identificare e modificare le convinzioni errate alla base del disturbo.
La 28esima edizione si è recentemente conclusa con grande soddisfazione dei partecipanti, i quali hanno apprezzato, tra l’altro, la possibilità di parlare apertamente del loro disturbo con gli operatori e gli altri membri del gruppo, senza più considerare l’attacco di panico un “tabù”. L’equipe di lavoro è composta dalla dottoressa Laura Pellegrini e dagli infermieri Federico Giunti e Paola Galardini.
Per l’appuntamento ci si potrà rivolgere agli infermieri Giunti e Galardini dal lunedì al venerdì (8-20) telefonando allo 0587-273341.

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