Di solito siamo convinti di saper ascoltare l’altro senza la necessità di dover compiere uno sforzo di attenzione.
Tuttavia, la credenza che l’ascolto sia semplice ed automatico si rivela molto spesso erronea.
Fattori di natura cognitiva, emotiva e relazionale diminuiscono la nostra capacità di ascoltare veramente l’altro e comprendere pienamente quello che vuole comunicarci.
L’ascolto vero implica una partecipazione attiva e un interesse reale per colui che parla e per le sue parole.
Ascoltare è dare, non solo ricevere
Ascoltare non è solo udire quello che l’interlocutore dice ma è qualcosa di più.
Il dare autenticamente ascolto all’altro non è quindi né semplice, né automatico.
La difficoltà di ascoltare una persona non è associata, come si potrebbe pensare, ad una indisponibilità verso l’altro, ma scaturisce da atteggiamenti sbagliati nel rapporto comunicativo con lui.
Secondo i risultati di alcuni studi di psicologia della comunicazione, gli atteggiamenti che più impediscono la capacità di ascolto sono quelli valutativo, interpretativo, di consolazione, investigativoe risolutivo.
Atteggiamento valutativo
L’atteggiamento valutativo consiste in una posizione poco flessibile fondata su rigide convinzioni o su rigide norme morali.
Chi assume questo atteggiamento nell’ascolto si limita a filtrare le informazioni provenienti dall’altro sulla base dei propri schemi mentali, delle proprie convinzioni e dei propri principi ideologici.
In maniera prevenuta, non ascolta autenticamente chi parla ma si limita a esprimere giudizi di valore in base alle sue posizioni preconcette.
Atteggiamento interpretativo
L’atteggiamento interpretativo consiste nel focalizzare l’attenzione su ciò che è essenziale per sé stessie dal proprio punto di vista e non per chi parla.
Le cose che l’altro dice e le informazioni che sta comunicando vengono selezionate in base ai propri interessi e non in base al punto di vista del parlante.
Atteggiamento di consolazione
L’atteggiamento di consolazione si esplicita attraverso modalità comunicative tese a incoraggiare, rassicurare e consolare l’altro.
Si cerca di sdrammatizzare la situazione dell’interlocutore con l’obiettivo di rasserenarlo e tranquillizzarlo.
In realtà, con le modalità materne o paternalistiche tipiche di questo atteggiamento, spesso si inducono nell’altro atteggiamenti di dipendenza e di passività .
Atteggiamento investigativo
L’atteggiamento investigativo è caratterizzato da una quasi morbosasmania di indagare su aspetti della vita dell’altro.
Più che ascoltare, con questo atteggiamento si tende a far svelare achi parla le proprie informazioni personali.
La conseguenza è che questi ha la sensazione di subire un interrogatorio e attiva un atteggiamento difensivo e ostile.
Atteggiamento risolutivo
L’atteggiamento risolutivo consiste nel cercare di fornire subito una soluzione semplicistica anche senza avere le informazioni necessarie.
Questo atteggiamento induce in chi parla il convincimento che l’interlocutore più che comprenderlo vuole liberarsi di lui oppure che l’altro è una brava persona ma incapace di fornire aiuto.
L’accettazione dell’altro
Per alcuni aspetti, i risultati delle ricerche sulla comunicazione e l’ascolto sembrano confermare le tipologie di ascoltatore individuate nell’antica Grecia dal filosofo Plutarco:
l’esibizionista che approfitta del minimo pretesto per portare il discorso su sé stesso e su tematiche da lui preferite;
l’arrogante che ascolta accigliato e serioso palesando un forte distacco;
il malizioso che tenta di mettere in difficoltà l’altro con domande contorte e fuori luogo;
l’invidioso pronto a criticare ogni cosa sempre e comunque;
l’ignorante che pur non capendo nulla si nasconde dietro a spiccati sorrisi e ampi cenni di approvazione;
l’adulatore che è sempre pronto a lusingare l’altro;
l’ipocrita che recita continuamente la parte dell’ascoltatore perfetto.
Tutti i suddetti atteggiamenti impediscono l’ascolto attivo e l’atteggiamento di accettazione dell’altro: un modo di rapportarsi agli altri che non sentenzia, non colpevolizza, non approva e non disapprova.
L’atteggiamento di accettazione non si limita alla sospensione del giudizioma richiede il profondo rispetto dell’unicità e diversità dell’altro.
L’ascolto attivo implica un coinvolgimento e una partecipazione sia sul piano verbale sia sul piano non verbale (postura, gesti, sguardo, ecc.) ed è rivolto a comprendere autenticamente il racconto di chi parla.
L’atteggiamento di accettazione e l’ascolto attivo favoriscono un clima di fiducia e una reale comprensione dell’interlocutore.
Gli studi di psicologia della comunicazione hanno mostrato che un autentico interesse verso l’altro e la capacità di decentrarsi cognitivamente sono i due fattori più importanti per assumere un atteggiamento di ascolto attivo, ma che comunque una conoscenza delle tecniche di comunicazione verbale e non verbale (caratteristiche dell’eloquio, gestione delle pause, modalità di porre le domande, il tono della voce, lo sguardo, la postura del corpo, ecc.) può aiutare nel migliorare le proprie capacità di ascolto.
Dal Sito: psicologia24.it
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