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giovedì 28 maggio 2020

Disturbo Affettivo Stagionale e Disturbo Disforico Premestruale un continuum psicopatologico: il ruolo della serotonina



Il disturbo disforico premestrualee affettivo stagionale hanno in comune la periodicità nel manifestarsi, ma condividerebero anche aspetti eziopatogenetici

Gli studi di cronobiologia in ambito psichiatrico hanno evidenziano numerosi aspetti che accomunano il disturbo affettivo stagionale ed il disturbo disforico premestruale. Oggi esiste l’ipotesi che questi due disturbi potrebbero essere manifestazioni di una stessa patologia.

Fin dall’antichità è stato osservato che le variazioni climatiche influenzano lo stato di salute e l’umore. Ippocrate nel 400 a. C. descriveva una depressione legata alle stagioni. I suoi scritti e quelli di Plinio e di Aristotele nel periodo classico, testimoniano che erano anche noti una serie di sintomi che affliggevano le donne nel periodo premestruale. Attualmente la cronobiologia studia i fenomeni periodici negli organismi viventi e descrive i meccanismi molecolari legati ai cicli buio-luce, all’alternarsi delle stagioni e delle fasi lunari. E’ ormai dimostrato che la produzione di numerosi ormoni e di vari neurotrasmettitori è influenzata da questi fatti. Negli ultimi venti anni sono stati effettuati numerosi studi psichiatrici ad impronta cronobiologica.

Vi sono due disturbi dell’umore, il disturbo affettivo stagionale ed il disturbo disforico premestruale, che oltre ad avere in comune la periodicità nel manifestarsi, sembrano condividere alcuni aspetti eziopatogenetici.

Disturbo affettivo stagionale (SAD)

Il Disturbo Affettivo Stagionale è un disturbo depressivo cronico atipico i cui sintomi possono manifestarsi con una periodicità invernale, con esordio nella stagione autunnale, o estiva con esordio primaverile. Dal punto di vista clinico l’atipicità del disturbo è legata al fatto che l’umore è depresso ma reattivo. Questo vuol dire che i soggetti che ne soffrono hanno una flessione del tono dell’umore, ma sono in grado di gioire di fronte ad eventi positivi. Altri sintomi sono l’iperfagia, con la preferenza per l’ingestione di carboidrati, l’astenia, l’ipersonnia e l’aumento ponderale. Esistono diverse ipotesi eziopatogenetiche per il SAD, tutte hanno un comune denominatore rappresentato dalla durata dell’esposizione alla luce solare. La quantità di luce influisce sulla produzione endogena di melatonina e serotonina. La melatonina, detta anche ormone del sonno, potrebbe essere prodotta in eccesso in mancanza di luce solare. I livelli troppo elevati generano ipersonnia e potrebbero predisporre alla depressione. Secondo i risultati di uno studio dei ricercatori dell’Università di Copenhagen, presentati alla XII International Conference on Neuropsychopharmacology di Londra (2014), le persone che sviluppano il SAD hanno alterati livelli SERT, che è la molecola trasportatrice della serotonina.

Il disturbo disforico premestruale (PMS)

E’ un disturbo dell’umore che si manifesta tra i sintomi della sindrome premestruale. E’ caratterizzato, oltre che da umore depresso, da irritabilità e labilità emotiva. L’intensità di questi sintomi può essere tale da influenzare significativamente l’attività lavorativa e le interazioni sociali. Sono diversi i fattori eziologici chiamati in causa per spiegare l’origine di questo disturbo. Rojanski et al. (1991) in uno studio hanno registrato una riduzione complessiva dei livelli plasmatici di serotonina nella fase luteinica del ciclo ovarico in donne con PMS. Il convolgimento della serotonina è inoltre dimostrato dal il criterio ex-juvantibus, infatti nel 60% delle donne con PMS, i sintomi regrediscono con la somministrazione di antidepressivi serotoninergici (Steiner M. et al. 1995, Freeman Ew.2005).

Nel 2006, sul Giornale Italiano di Psicopatologia, sono stati pubblicati i risultati di una ricerca che si proponeva di valutare la prevalenza del SAD e della PMS in una popolazione di donne non affette da disturbi psichiatrici e di determinare la prevalenza di PMS in donne che presentavano una diagnosi di SAD. I risultati dello studio permettono di affermare che SAD e PMS presentano un profilo epidemiologico sovrapponibile e una sintomatologia analoga. Per entrambi i disturbi è riconosciuta l’efficacia terapeutica degli antidepressivi serotoninergici. Nella popolazione femminile italiana SAD e PMS si presentano frequentemente in associazione. Tutti questi dati portano a supporre una base neurobiologica comune, i due disturbi potrebbero essere manifestazioni di una stessa patologia.

Dal Sito: stateofmind.it 

venerdì 6 settembre 2019

Ecco i 7 segnali che possono rivelare una carenza di serotonina e cosa fare.


La serotonina è uno dei neurotrasmettitori più importanti. Il suo compito è trasmettere messaggi da una parte all’altra del cervello.

Se la serotonina è prodotta in maniera sufficiente e se funziona in modo efficace, meccanismi fondamentali come il sonno, la libido, l’umore e la fame funzionano in maniera corretta, altrimenti sorgono disturbi.

Questi disturbi determinati da una produzione insufficiente o da un funzionamento alterato della serotonina possono comprendere ansia, panico, rabbia, depressione, stanchezza, difficoltà di apprendimento.

Vediamoli più nel dettaglio.

L’insonnia. La serotonina ha a che fare con la produzione di melatonina e quindi col meccanismo che regola il ciclo sonno-veglia. Se i suoi livelli sono insufficienti, la persona può avere difficoltà a prendere sonno e in genere la sua qualità del sonno ne risulta peggiorata.

Ansia. Livelli bassi di serotonina possono provocare anche ansia generalizzata, disturbo ossessivo-compulsivo e panico. Questi sintomi si osservano nelle persone che per genetica o per malattie presentano livelli non sufficienti di serotonina.

Problemi di digestione. Di recente si è scoperto che la quantità più grande di serotonina non è quella prodotta dal cervello, ma quella secreta dall’intestino.
In entrambi i sistemi essa svolge un ruolo chiave. A riprova, pare che ci sia una stretta correlazione, ad esempio, tra la sindrome dell’intestino irritabile e i livelli di serotonina, anche se ancora non sono chiari i meccanismi di questa interazione.

Stanchezza e fatica cronici. Bassi livelli di serotonina possono anche dare luogo a una sensazione di spossatezza cronica. Ristabilire livelli corretti può dare una salutare frustata all’organismo.

Problemi cognitivi. La serotonina è essenziale per lo sviluppo del pensiero logico e razionale e in particolare ha un ruolo fondamentale nella fissazione dei ricordi.

Fame di dolci e carboidrati. Se la serotonina è bassa, l’organismo può rispondere generando fame di dolci o carboidrati. Assumere questi cibi genera un picco di serotonina, ma di solito questa torna molto presto ai livelli precedenti.

Rimedi. Prima di ricorrere alle medicine, è consigliabile provare a fare più esercizio fisico, fare vita all’aria aperta, mangiare correttamente.
È consigliabile anche eliminare o ridurre caffeina, grassi saturi e zuccheri semplici. Fanno bene invece frutta, verdura e integratori vitaminici.