Visualizzazione post con etichetta assertività. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta assertività. Mostra tutti i post

giovedì 19 novembre 2020

IMPARARE L’ASSERTIVITÀ PER STARE BENE




Spesso si sente parlare di assertività quale abilità chiave delle persone di successo, ma cosa significa davvero essere assertivi?


Significa riuscire ad affermare i propri diritti, desideri, bisogni ed opinioni rispettando al contempo quelli degli altri. Significa essere quel che si dice un “guerriero gentile”, in grado di combattere per le proprie idee, senza dimenticare il riguardo per l’altro.

Molti sono i vantaggi di una comunicazione assertiva:

  • Ci permette di agire per il nostro bene, come ad esempio dire di no senza sentirci in colpa, fare una richiesta con efficacia per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno, fare una critica costruttiva quando non ci piace qualcosa.
  • Migliora le nostre relazioni rendendole più equilibrate e soddisfacenti.
  • Migliora l’autostima e la fiducia nelle nostre capacità.
  • Migliora il nostro stato d’animo, maggiore sarà il senso di auto-efficacia e migliore sarà il nostro umore.
  • Riduce l’ansia, in particolare quella sociale. Più ci esponiamo a situazioni in cui riusciamo ad affermare con efficacia i nostri diritti e ad esprimere ciò di cui abbiamo bisogno, più le nostre paure si ridurranno. Questo, inoltre, ci consente spesso di scoprire che la risposta dell’altro è più positiva di quella prevista e/o temuta.

Tra la passività e l’aggressività

L’assertività può essere vista come al centro di un continuum che va da un estremo all’altro, ovvero dalla passività all’aggressività.

Quando non si riesce ad essere assertivi, infatti, è probabile che si adotti uno stile comunicativo dell’uno o dell’altro versante. Vediamo meglio cosa significa.

Lo stile passivo si traduce in un atteggiamento inibito, arrendevole di fronte al volere altrui. Una persona che adotta tale stile non si sente capace di farsi rispettare, di esprimere liberamente le sue opinioni, ed anzi reprime i propri bisogni per soddisfare quelli degli altri. Tale comportamento è sicuramente inadeguato poiché genera frustrazione, insicurezza, ansia ed inibizione.

All’opposto, lo stile aggressivo, ricalca un atteggiamento di prevaricazione, arroganza, critica distruttiva, svalutazione e disprezzo dell’altro. Il comportamento aggressivo è una risposta esplosiva ed inadeguata in quanto molto spesso si traduce in sensi di colpa, ostilità o rancore. Genera, inoltre, posizioni di difesa in quanto viola il mondo degli altri e produce incomprensione, isolamento e solitudine.

Il giusto equilibrio è caratterizzato appunto dall’assertività, risposta che permette di mitigare insicurezza, disagio ed ansia. Consente di esprime e realizzare i propri obiettivi senza prevaricazioni, alimentando autostima e fiducia in sé e negli altri.

Allora come mai non tutti prediligono questo stile comunicativo?

Le persone sviluppano diverse modalità di comunicazione in base alle loro esperienze di vita. Se, però, il tuo modo di relazionarti non ti piace e vuoi cambiare, puoi farlo!

L’assertività, infatti, può essere appresa!

Tuttavia, prima di intraprendere un vero e proprio training specifico può essere utile conoscere alcune delle errate opinioni alla base di molti comportamenti “anassertivi”.

Alcuni miti diffusi

Il mito della modestia

Il mito della “modestia” ci spinge a credere che quest’ultima sia una virtù necessaria della quale non si dovrebbe mai fare a meno. Di conseguenza, si diventa incapaci di accettare con equilibrio il riconoscimento dei propri meriti e dei propri pregi. Ci ritroviamo a negare ogni lode e al contrario ad essere i primi critici di noi stessi. Essere concentrati sui nostri aspetti peggiori può diventare una vera e propria abitudine disfunzionale che alimenta un meccanismo di disistima di sé e (nei casi più gravi) di ansia e depressione.

È facile capire come l’adesione a questo mito possa danneggiarci! Abbiamo il diritto di riconoscere noi in primis le nostre qualità, accettare i complimenti e valorizzare noi stessi oltre che gli altri.

Il mito dell’ansia

Le persone soggette a questo mito sono convinte di non dover mai e poi mai mostrare all’altro la propria ansia, in quanto indice di debolezza. Al contrario, si nutre l’obbligo di mostrarsi sempre come “tutti d’un pezzo” pienamente padroni di sé in ogni circostanza.

Peccato non si consideri una cosa, siamo esseri umani! Ognuno di noi è soggetto ad imbarazzi, gaffe o défaillance. D’altro canto, lo sforzo per fuggire all’ansia non fa che aumentare ulteriormente il disagio. Per contro, esprimere a volte agli altri (con disinvoltura, senza vergogna o paura) la nostra emozione, può non solo abbassare il disagio percepito e generare comprensione, ma renderci più sicuri ai nostri occhi e a quelli altrui.

Il mito dell’obbligo

Questo mito può sfociare in diversi modi: nell’incapacità di dire di no, nella difficoltà di dissentire dalle opinioni altrui (a cui si desidera piacere ad ogni costo) e nella convinzione che si debba evitare di chiedere qualcosa agli altri per non arrecare disturbo.

Al contrario di questo mito, rapporti interpersonali sani e soddisfacenti prevedono la libertà di non acconsentire alle richieste altrui qualora non le ritenessimo conciliabili con i nostri impegni, così come di avanzare richieste (ragionevoli) agli amici, in caso di bisogno.

In sostanza, un primo passo verso l’acquisizione di una comunicazione davvero affermativa sarà rimuovere questi ed altri miti, false credenze e pensieri irrazionali che ci spingono verso modalità anassertive.

Spunti Applicativi sull’assertività

A conclusione di questo articolo sull’assertività non potevo non riportare i 10 diritti assertivi, ovvero quel “codice” da tenere a mente e adottare come linea guida del proprio agire.

  • Hai il diritto di esprimere in modo chiaro ed esplicito le tue opinioni, emozioni, desideri e bisogni.
  • Hai il diritto di non dare ragioni o scuse per giustificare il tuo comportamento.
  • Hai il diritto di giudicare se ritieni opportuno o meno trovare soluzioni a problemi di altri.
  • Hai il diritto di cambiare le tue opinioni.
  • Hai il diritto di commettere errori e di essere responsabile di essi.
  • Hai il diritto di dire: “Non lo so”.
  • Hai il diritto di essere libero dal giudizio degli altri prima di entrare in relazione con loro.
  • Hai il diritto di essere anche irrazionale nel prendere decisioni.
  • Hai il diritto di dire: “Non capisco” e di dire: “Non me ne occupo”.
  • Hai il diritto di dire no, senza sentire ansia o disagio.

E tu? Rispetti tutti questi diritti? Prova ad osservarti.

Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto per migliorare la tua modalità comunicativa, contatta pure un professionista.

Assertivi non si nasce, si diventa!


martedì 27 marzo 2018

Assertività: perché non riusciamo a “dire no”? Perché a volte reagiamo con rabbia ad una richiesta? Perché temiamo di chiedere chiarimenti?

Cosa significa essere assertivi? Riusciamo ad esserlo nello stesso modo in tutti i contesti? Cosa centra l'assertività con l'autostima?

L’assertività è la competenza del “saper dire di no” e del “saper far valere i propri diritti”. Ci facilita la vita al lavoro, in famiglia, nelle relazioni amicali. Perché allora può essere difficile usarla?

Comportarsi in modo assertivo significa posizionarsi a metà su una linea immaginaria: ad un estremo troviamo l’aggressività, al polo opposto la passività (o remissività). Il comportamento assertivo è tipico della persona che rispetta i diritti propri e quelli altrui, non permette agli altri di essere aggressivi, non li subisce, non esige che gli altri modifichino le loro opinioni, non giudica gli altri, decide per se stessa e non si assume responsabilità che non le competono.
Il comportamento aggressivoè tipico di chi per perseguire la propria gratificazione si afferma con violenza, minimizzando, calpestando o disconoscendo il valore altrui. Così facendo non considera i punti di vista diversi dal proprio e pensa di non essere mai nel torto. L’aggressivo attribuisce i  fallimenti alle circostanze o agli altri; svaluta l’altro, si mostra rigido sulle sue posizioni.
Talvolta, una reazione aggressiva e densa di rabbiapuò essere un malriuscito tentativo di non farsi mettere i piedi in testa, se tendiamo a comportarci solitamente da remissivi.

Una condotta passiva invece porta la persona ad arrendersi al volere altrui ed a reprimere i propri desideri, compiendo le proprie scelte comportamentali alla ricerca del compiacimento altrui. La risposta risulta essere inadeguata poiché generata da frustrazione, insicurezza, senso di colpa, ansia.

Tale comportamento può essere mantenuto da un dialogo interno disfunzionale che incide sulla paura di irritare gli altri, sulla paura di essere rifiutati o sul sentirsi responsabili dei sentimenti altrui, fino ad ipotizzarsi responsabili delle sofferenze altrui per aver ferito l’interlocutore con le proprie parole, non aver ricambiato i sentimenti o aver disatteso le sue aspettative, pervenendo difficilmente alle cause della sofferenza nel comportamento altrui.

Assertività: è più facile in coppia, al lavoro o in famiglia?

Ognuno di noi riesce ad essere assertivo in modo diverso nelle diverse aree della sua vita: c’è chi non riesce a rispondere bene alla suocera, c’è chi non riesce a gestire richieste e comunicazioni scomode con i figli. Comportarsi in modo assertivo è una conseguenza ed un indice dello stile di comunicativo, ma anche del tipo di rapporto in cui ci troviamo, compreso quello di coppia: quando uno dei 2 “dice sempre si”, si adegua ai desideri e gusti dell’altro quasi come i suoi non esistessero, forse ci troviamo di fronte ad un rapporto di dipendenza affettiva.

Talvolta essere assertivi significa anche confrontarsi e discutere partendo da opinioni diverse. Alcuni di noi ne hanno paura, come chi in famiglia tende a “colludere” ovvero inganna se stesso e gli altri incarnando delle fantasie che non corrispondono alla realtà e ricoprendo un ruolo fisso, in cui si resta però intrappolati. Non c’è quindi possibilità di esprimere se stessi, nè di cambiare idea; non ci si pone in maniera chiara nei confronti dell’altro: in una parola, ci si comporta in modo anassertivo: non ha e non da fiducia.

Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, alcuni recenti studi mostrano come stili comunicativi rispettosi siano alla base dei rapporti che intratteniamo al lavoro; se gli stili comunicativi sono aggressivi o oltraggiosi, ci sta male anche chi assiste, pur non essendo coinvolto in prima persona e specialmente se donna.

Assertività fa rima con.. autostima!

Abbiamo visto come e dove possiamo esprimerci in modo assertivo, ma da cosa dipende il nostro livello di assertività? Quali componenti la influenzano o vengono influenzate da essa? Il livello di autostimasembra essere direttamente proporzionale al livello di assertività che si riesce a mettere in gioco nei confronti degli attori sociali con i quali ci si relaziona. Essere capaci di dar valore ai propri bisogni ed esprimerli in maniera adeguata senza lasciarsi invadere dalle necessità e dalle opinioni dell’altro o senza il bisogno di imporli a tutti i costi, ci permette di percepirci come persone consapevoli e integre, piene di valore e centratura.

Di seguito, alcuni esempi tratti dal cinema di comportamenti assertivi, passivi e aggressivi.

SINCERITA’, FIDUCIA E ASSERTIVITA’ – WILL SMISTH IN “LA RICERCA DELLA FELICITA'”

INSICUREZZA E PASSIVITA’ – HUGH GRANT IN “4 MATRIMONI E UN FUNERALE”

RABBIA E AGGRESSIVITA’ – LEONARDO DI CAPRIO IN “REVOLUTIONARY ROAD”

Dal Sito: stateofmind