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domenica 26 aprile 2020

Ansia e Insicurezza | Perché le provi? È davvero solo colpa tua?





Ansia e insicurezza sono due nemici contro cui ogni giorno combattono moltissime persone. Anche quando non si manifestano attraverso veri e propri attacchi di panico, ansia e insicurezza possono abbassare moltissimo la qualità della vita, ma perché le proviamo? È sempre e solo una questione di carattere?

Cos’è l’ansia? E cos’è l’insicurezza? Quali sono le strategie migliori per tenerle sotto controllo e impedire a questi stati d’animo negativi di influenzare negativamente il nostro rapporto con noi stessi e il nostro rapporto con gli altri?

Purtroppo nella maggior parte dei casi, le persone insicure o le persone che soffrono d’ansia si sentono colpevoli dei propri sentimenti e credono che questi stati d’animo si originino soltanto dalla loro inadeguatezza. I pensieri più frequenti nelle persone ansiose o insicure sono infatti: “Non sono capace, non sono abbastanza”.

Purtroppo a questo punto si origina un circolo vizioso: abbassando continuamente la propria autostima, le persone insicure diventano sempre più insicure e sempre più ansiose.

Lo psicologo Abraham Maslow (1908 – 1970) teorizzò però che l’ansia e l’insicurezza dipendono effettivamente da fattori caratteriali (che sono innegabili) ma dipendono anche da situazioni esterne che non dipendono dal soggetto ansioso e che spesso non possono essere cambiate dal soggetto ansioso.

Per spiegare la sua teoria, Maslow costruì la sua famosissima piramide dei bisogni: le necessità dell’uomo venivano organizzare in maniera gerarchica e si spiegava qual è il collegamento tra l’insoddisfazione dei bisogni primari e il benessere psicologico.

Quella piramide ancora oggi è uno strumento utilissimo per capire da dove arrivano ansia e insicurezza e come possiamo combatterlecon azioni concrete.

Ansia e insicurezza sono legate ai bisogni primari

La piramide di Maslow elenca una serie di bisogni dell’uomo e determina quali sono quelli primari e quali sono quelli “di rango più elevato”. La soddisfazione di tutti questi bisogni (o almeno di una gran parte di essi) assicura una vita felice.

Bisogni di base (biologici e psicologici)

In questa categoria fondamentale rientrano i bisogni primari di ogni essere vivente: aria, cibo, acqua, rifugio, calore, sonno, sesso eccetera.

Si tratta, in genere, di bisogni che nella società occidentale (e italiana, naturalmente) vengono dati quasi per scontati, dal momento che il benessere economico della nostra società assicura alla stragrande maggioranza dei cittadini casa, cibo, calore.

Si intuisce facilmente che per soddisfare questi bisogni c’è bisogno di una rendita economica costante, quindi di un lavoro o di una fonte di reddito sicura.

Naturalmente se non si riescono a soddisfare questi bisogni il benessere psicologico diminuisce in maniera consistente, per il semplice motivo che si vive in una costante situazione di allarme perché semplicemente non si sa se e come si arriverà al giorno successivo.

Bisogni di sicurezza

Protezione, ordine e sicurezza, legge, ordine, stabilità eccetera.

Chi ha soddisfatto i bisogni della categoria precedente deve avere anche la sicurezza che i suoi beni non vengano rubati, che il suo rifugio (cioè la sua casa) non venga violata, che la sua vita non sia in pericolo se semplicemente esce di casa, che il sistema politico e sociale sia stabile abbastanza da evitare carestie, guerre e altre situazioni di incertezza.

Questi bisogni vengono soddisfatti dall’esistenza di uno Stato che faccia rispettare delle leggi condivise dai cittadini (o dai sudditi, nel caso di una monarchia costituzionale).

Bisogni legati all’affetto e all’appartenenza

Famiglia, affetto, relazioni personali e sociali, lavoro di gruppo

Per quanto a prima vista possa sembrare strano, per Marlow i legami d’affetto risultano meno necessari della sicurezza e del rispetto delle leggi. Essi costituiscono comunque un aspetto fondamentale per la felicità di un individuo.

L’appartenenza è un concetto chiave in questo caso: ogni individuo è più felice se sa di far parte di un gruppo con cui condivide valori e obiettivi. Per questo motivo si è sempre detto che l’uomo è un animale sociale.

Bisogni legati all’autostima e al riconoscimento sociale

Raggiungimento di obiettivi, reputazione, status, responsabilità.

La felicità è legata anche al raggiungimento di obiettivi che sono importanti per l’individuo. Se un individuo vede migliorare la sua reputazione e il suo status all’interno della società o del gruppo di cui fa parte, riuscendo anche ad assolvere incarichi di responsabilità all’interno di essi, è un individuo felice e più sicuro, in grado di mettere a frutto i propri talenti.

Bisogni di autorealizzazione

Crescita personale e realizzazione.

Al vertice della Piramide di Marlow ci sono i bisogni di autorealizzazione. Quando a una bambina diciamo che può diventare tutto quello che vuole, a patto di impegnarsi, le si dice proprio che può realizzare le sue aspirazioni.

Soddisfacendo anche quest’ultima categoria di bisogni, secondo Marlow, si può diventare un individuo soddisfatto e pienamente realizzato.

Ansia e insicurezza sono solo colpa tua?

Dopo aver analizzato i bisogni di un essere umano bisogna chiedersi se e quali non sono soddisfatti, poiché proprio da quell’insoddisfazione potrebbe dipendere l’ansiae l’insicurezza di un individuo.

Per fare un esempio, la mancata soddisfazione dei bisogni di appartenenza e di affetto, cioè non avere vicine persone con cui si possano condividere tempo, ideali e attività, può generare moltissima insicurezza.

Allo stesso tempo, se si ha un tetto sulla testa e del cibo sulla tavola ma si dipende totalmente da qualcuno per ottenerli, l’insicurezza si alza in maniera vertiginosa, poiché se il rapporto con quella persone dovesse interrompersi, ci si ritroverebbe senza mezzi di sostentamento. Per questo motivo gli adolescenti ad un certo punto cominciano a fare lavoretti part time pur di non chiedere soldi ai propri genitori: per sentirsi indipendenti.

Se si vive e si lavora in un ambiente che non permette il miglioramento delle nostre competenze (pensiamo ai praticanti avvocato “condannati” per settimane e settimane a fare solo fotocopie e servire caffè) la frustrazione e l’ansia aumenteranno.

Il modo migliore per agire sull’ansia e sull’insicurezza, quindi, è capire cosa manca alla realizzazione dei nostri bisogni, e quali sono più importanti per noi. Per qualcuno la realizzazione sul posto di lavoro potrebbe essere molto meno importante della creazione di una cerchia di amici fidati, mentre per qualcun altro, caratterialmente più solitario, il successo sul lavoro è molto (ma molto) più importante delle relazioni sociali.

In realtà non importa l’ordine in cui i bisogni della piramide di Marlow vengono soddisfatti, e nemmeno se vengono soddisfatti del tutto o in parte: essi servono solo come guida e ispirazione per costruire una felicità su misura.

Dal Sito: chedonna.it 

venerdì 21 febbraio 2020

Insicurezza


L’insicurezza è una condizione emotiva di cui tutte le persone normalmente fanno esperienza.

Si manifesta, prevalentemente, con una sensazione di smarrimento che fa dubitare di quello che si pensa e fa temere di prendere decisioni sbagliate.

Questa sensazione di insicurezza, spesso, è legata a circostanze temporanee e definite; cioè, si manifesta in concomitanza ad eventi importanti della vita (la perdita di una persona cara, il cambio di lavoro o di città, la fine di una relazione sentimentale, ecc.) che, più di altri, mettono la persona in discussione.

L’insicurezza, di per sé non è dannosa; anzi, in alcuni casi, può essere utile a farci compiere la scelta più giusta ed è, quindi, funzionale alla persona.

Tuttavia, l’insicurezza può diventare patologica quando, anziché essere legata ad una specifica situazione, diventa una sensazione che persiste nel tempo, che interessa più ambiti e che si fa sentire anche rispetto a banali decisioni quotidiane. Diventa un tratto di personalità che guida e condiziona quasi tutte le attività.

In questi casi, l’insicurezza porta con sé la mancanza di fiducia nelle proprie capacità, l’abbassamento dell’autostima, un forte senso di fallimento, il timore di non essere in grado di fare le cose nel modo migliore e, addirittura, il timore di non riuscire a farsi volere bene dalle altre persone. Tutto questo si esprime con diversi tipi di comportamento che, a seconda dei casi, possono essere più o meno patologici e che possono invalidare la vita di una persona.

Le persone con ansia sociale, per esempio, a causa dell’insicurezza e della bassa autostima si trattengono dal rivolgersi agli altri in modo sereno, spontaneo e accattivante. Nonostante, quindi, abbiano un forte desiderio di allacciare nuovi rapporti, si ritrovano ad avere pochissime relazioni sociali, cosa che aumenta il loro senso di insicurezza e di inferiorità e, che può dar vita a stati depressivi.

E’ sempre l’insicurezza che impedisce alla persona ansiosa di parlare in pubblico, di proporsi per un avanzamento di carriera, di proporsi ad un colloquio di lavoro, di presentarsi ad un esame o di fare il primo passo con una ragazza. L’insicurezza può, quindi, limitare e, a volte, impedire tutta una serie di comportamenti facendo sentire la persona frustrata e arrabbiata per non riuscire a perseguire i propri scopi. In altri casi, il dubbio di non riuscire a fare la cosa giusta e la sensazione di non sapersela cavare da soli spinge la persona a chiedere molti consigli agli altri.

Questo tipo di comportamento insicuro comporta il rischio di compiere scelte che non corrispondono esattamente ai desideri della persona e, nei casi più gravi, si arriva a situazioni in cui la persona non riesce a prendere nessun tipo di decisione, neanche organizzare le propria giornata, senza chiedere consigli e senza ricevere il sostegno e l’approvazione degli altri. In questi casi, ci troviamo di fronte a persone che, indipendentemente dall’età, sono totalmente dipendenti dagli altri, che perdono il proprio punto di vista e le proprie priorità (possibile disturbo dipendente di personalità).

Questi sono solo alcuni esempi di come l’insicurezza, in maniera più o meno grave, può limitare la vita di una persona. A volte, affrontare le situazioni che generano insicurezzacon l’aiuto di un professionista, può migliorare molto la qualità di vita e “sbloccare” le situazioni problematiche permettendo alla persona di provare più soddisfazione in quello che fa.

Il percorso terapeutico è ancora più importante, anche se più impegnativo, in quei casi in cui l’insicurezza diventa un tratto di personalità significativo (in particolare nei disturbi di personalità). Il professionista aiuterà la persona a ritrovare il proprio punto di vista, le insegnerà le abilità necessarie per gestirsi da sola e promuoverà la sua individualità e autonomia con l’obiettivo di farle riprendere in mano la propria vita e non dipendere più totalmente dagli altri.

Dal Sito: ipsico.it 

sabato 23 giugno 2018

La forza di volontà è già dentro di te


Nessuno ne è privo, ma bisogna sapere che la vera forza di volontà coincide con le proprie attitudini, non con i modelli né con i progetti della mente razionale.

Giovanni Allevi, il famoso pianista e compositore, in un’intervista di qualche tempo fa ha raccontato: “In ciascuno di noi vive un’immagine originaria, un’identità più pura. Basta portarla alla luce, permetterle di esprimersi. Per me quell’immagine era la musica. Nel momento in cui ho deciso di vivere di musica, la mia esistenza si è trasformata in un’avventura: ogni giorno succede qualcosa”. Tutti hanno la propria giusta dose di forza di volontà, che si esprime nei momenti delle grandi scelte, come per Allevi, ma anche nelle occasioni quotidiane: mangiare o no questo dolce, stare zitto o rispondere a chi mi vuole manipolare. Da dove viene questa forza? E come si fa a ritrovarla? I modelli di successo con cui ci bombardano dall’esterno creano un polverone che ci offusca la vista. Soffiamo via un po’ di questa nebbia: scopriremo che è tutto molto più semplice.

È la tua "vera meta " che ti attira a sé!

Non sei tu che, tra mille sforzi, devi condurre la tua vita verso una meta (magari per far piacere ai genitori, per conformarti a un modello di successo o di bellezza, per orgoglio o per insicurezza). Semmai è la meta a condurre te, ad attirarti come un magnete! La “meta” altro non è se non la tua natura, e all’esterno è rappresentata dal tuo posto nel mondo. La forza di volontà è l’espressione spontanea della tua vitalità, in ogni istante. È l’inclinazione inesorabile a essere ciò che sei, giorno per giorno….

Sai fare grandi cose, ma te lo scordi

Quella del seme di grano fa la spiga; quella della pecora fa la pecora, quella del lupo il lupo. La pecora ha forse meno forza di volontà del lupo? La tua volontà fa “te”. In ogni istante ti fa vivere, crescere, evolvere. È una forza capace di operazioni tanto spontanee quanto incredibili: in nove mesi ha creato tutti i tuoi organi e le tue funzioni vitali. Nessuno gliel’ha insegnato. Ha fatto tutto da sola! Ha saputo plasmare il cervello, il cui funzionamento nessuno scienziato è ancora riuscito a spiegare. Tu possiedi al tuo interno una forza e un sapere in grado di compiere questi miracoli, eppure passi mesi a chiederti come raggiungere uno scopo. Accade perché cerchi la forza all’esterno, invece che affidarti all’interno. Puoi perdere di vista la tua forza di volontà, sentirti debole, inseguire obiettivi sbagliati. Ma in ogni istante, se lo decidi, tutto lo schermo di falsità può svanire. Basta poco, la forza di volontà si ritrova all’istante: non bisogna far altro che abbandonarsi, qui e ora, allo stato interiore in cui le cose vanno come devono andare, senza il tuo parere.

Affidati alla “santa insicurezza”

È uno stato identico al cuore che batte, al respiro che pompa ossigeno nel sangue, al feto che si sviluppa nel buio del ventre materno. Chiede il tuo parere il cuore per battere? Certo che no! E allora perché sarebbe importante per sapere cosa devi fare? Abbandonati a quella che Martin Buber chiamava “santa insicurezza”: accetta di non avere opinioni e pareri troppo saldi, idee definitive, giudizi certi, mete sicure. Ti accorgerai di possedere un sapere innato, che conosce tutto e ti porta dove devi andare.

Dal Sito: riza.it

martedì 27 marzo 2018

Assertività: perché non riusciamo a “dire no”? Perché a volte reagiamo con rabbia ad una richiesta? Perché temiamo di chiedere chiarimenti?

Cosa significa essere assertivi? Riusciamo ad esserlo nello stesso modo in tutti i contesti? Cosa centra l'assertività con l'autostima?

L’assertività è la competenza del “saper dire di no” e del “saper far valere i propri diritti”. Ci facilita la vita al lavoro, in famiglia, nelle relazioni amicali. Perché allora può essere difficile usarla?

Comportarsi in modo assertivo significa posizionarsi a metà su una linea immaginaria: ad un estremo troviamo l’aggressività, al polo opposto la passività (o remissività). Il comportamento assertivo è tipico della persona che rispetta i diritti propri e quelli altrui, non permette agli altri di essere aggressivi, non li subisce, non esige che gli altri modifichino le loro opinioni, non giudica gli altri, decide per se stessa e non si assume responsabilità che non le competono.
Il comportamento aggressivoè tipico di chi per perseguire la propria gratificazione si afferma con violenza, minimizzando, calpestando o disconoscendo il valore altrui. Così facendo non considera i punti di vista diversi dal proprio e pensa di non essere mai nel torto. L’aggressivo attribuisce i  fallimenti alle circostanze o agli altri; svaluta l’altro, si mostra rigido sulle sue posizioni.
Talvolta, una reazione aggressiva e densa di rabbiapuò essere un malriuscito tentativo di non farsi mettere i piedi in testa, se tendiamo a comportarci solitamente da remissivi.

Una condotta passiva invece porta la persona ad arrendersi al volere altrui ed a reprimere i propri desideri, compiendo le proprie scelte comportamentali alla ricerca del compiacimento altrui. La risposta risulta essere inadeguata poiché generata da frustrazione, insicurezza, senso di colpa, ansia.

Tale comportamento può essere mantenuto da un dialogo interno disfunzionale che incide sulla paura di irritare gli altri, sulla paura di essere rifiutati o sul sentirsi responsabili dei sentimenti altrui, fino ad ipotizzarsi responsabili delle sofferenze altrui per aver ferito l’interlocutore con le proprie parole, non aver ricambiato i sentimenti o aver disatteso le sue aspettative, pervenendo difficilmente alle cause della sofferenza nel comportamento altrui.

Assertività: è più facile in coppia, al lavoro o in famiglia?

Ognuno di noi riesce ad essere assertivo in modo diverso nelle diverse aree della sua vita: c’è chi non riesce a rispondere bene alla suocera, c’è chi non riesce a gestire richieste e comunicazioni scomode con i figli. Comportarsi in modo assertivo è una conseguenza ed un indice dello stile di comunicativo, ma anche del tipo di rapporto in cui ci troviamo, compreso quello di coppia: quando uno dei 2 “dice sempre si”, si adegua ai desideri e gusti dell’altro quasi come i suoi non esistessero, forse ci troviamo di fronte ad un rapporto di dipendenza affettiva.

Talvolta essere assertivi significa anche confrontarsi e discutere partendo da opinioni diverse. Alcuni di noi ne hanno paura, come chi in famiglia tende a “colludere” ovvero inganna se stesso e gli altri incarnando delle fantasie che non corrispondono alla realtà e ricoprendo un ruolo fisso, in cui si resta però intrappolati. Non c’è quindi possibilità di esprimere se stessi, nè di cambiare idea; non ci si pone in maniera chiara nei confronti dell’altro: in una parola, ci si comporta in modo anassertivo: non ha e non da fiducia.

Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, alcuni recenti studi mostrano come stili comunicativi rispettosi siano alla base dei rapporti che intratteniamo al lavoro; se gli stili comunicativi sono aggressivi o oltraggiosi, ci sta male anche chi assiste, pur non essendo coinvolto in prima persona e specialmente se donna.

Assertività fa rima con.. autostima!

Abbiamo visto come e dove possiamo esprimerci in modo assertivo, ma da cosa dipende il nostro livello di assertività? Quali componenti la influenzano o vengono influenzate da essa? Il livello di autostimasembra essere direttamente proporzionale al livello di assertività che si riesce a mettere in gioco nei confronti degli attori sociali con i quali ci si relaziona. Essere capaci di dar valore ai propri bisogni ed esprimerli in maniera adeguata senza lasciarsi invadere dalle necessità e dalle opinioni dell’altro o senza il bisogno di imporli a tutti i costi, ci permette di percepirci come persone consapevoli e integre, piene di valore e centratura.

Di seguito, alcuni esempi tratti dal cinema di comportamenti assertivi, passivi e aggressivi.

SINCERITA’, FIDUCIA E ASSERTIVITA’ – WILL SMISTH IN “LA RICERCA DELLA FELICITA'”

INSICUREZZA E PASSIVITA’ – HUGH GRANT IN “4 MATRIMONI E UN FUNERALE”

RABBIA E AGGRESSIVITA’ – LEONARDO DI CAPRIO IN “REVOLUTIONARY ROAD”

Dal Sito: stateofmind