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martedì 9 febbraio 2021

'Gola', la canzone-medicina di Chiara Crystal dopo gli attacchi di panico

Una 'canzone-medicina' dopo gli attacchi di panico. E' 'Gola' di Chiara Crystal, brano prodotto dal noto maestro Adriano Pennino che lavora da anni con molti big della musica italiana come Giorgia, Renato Zero, Ornella Vanoni e tanti altri. Venticinque anni, cantante, pianista, autrice e compositrice, con un diploma in danza moderna e un percorso di studi in Psicologia, Chiara Crystal riprende in mano la propria vita e si butta alle spalle un periodo difficile.

"Il brano ha un titolo diretto, perché fa riferimento alla mia esperienza personale, appunto: parla di attacchi di panico e della ricerca di luce, anche nell’ombra dei nostri fantasmi", dice l'artista. Ed è proprio su questa linea che è stato composto: "Una notte, in un periodo di difficoltà, risuonava nella mia mente questa melodia, con la voglia di buttare fuori ciò che sentivo e, allo stesso tempo, la voglia di superarlo a tutti i costi. 'Gola' la considero -racconta Chiara - una sorta di canzone/medicina che può essere 'ingerita' o meglio ascoltata quasi come una 'dose di coraggio' per trovare l’alba, la luce dopo aver guardato in faccia le proprie difficoltà e, di conseguenza, noi stessi".

"Il mio messaggio, infatti, è quello di vivere le difficoltà come segnale che deve spingerci a ricercare ciò che siamo, ad avere coraggio e forza di volontà per riuscire a sentire ciò che di bello c’è nelle nostre vite, senza aspettare che 'la paura finisca prima che sorge il sole' - dice Chiara - Nel brano e nel video è presente un elemento, lo specchio: guardarsi allo specchio e imparare ad accettarsi ed amarsi per tutto ciò che siamo, cela anche un messaggio diretto a chiunque ascolterà il brano, 'io sono come te, ci somigliamo' ed ancora 'se sono riuscita io a specchiarmi ed amare le mie difficoltà, puoi farlo anche tu'".


Dal Sito: adnkronos.com

giovedì 26 novembre 2020

C’è sempre una canzone (d’amore): En e Xanax





Se dovessimo contare il numero esatto delle paure che noi esseri umani possiamo provare, sarebbe impossibile. Nella lista di quelle più diffuse, che gli esperti chiamano per l’esattezza, fobie, troviamo la fobia dei ragni, quella dei serpenti, la fobia di volare. Poi c’è chi ha paura del buio o dei cani o ancora di parlare in pubblico. Io, ad esempio, ho paura dell’altezza. Da piccola quando dovevo tuffarmi dagli scogli, non ci riuscivo e non ci riesco nemmeno ora che di anni ne ho ventisette: arrivo lì e mi blocco, quindi scendo tranquilla e rientro in acqua. Ed esistono mille altre fobie o paure con le quali conviviamo ogni giorno, che sono quelle più grandi e che si piazzano come ombre nelle nostre vite: la paura di restare soli, di rimanere feriti o la paura di amare, ad esempio.

Cosa c’entrano le paure in una rubrica sulle canzoni d’amore? C’entrano perché vorrei parlarvi oggi di una canzone atipica, che ha utilizzato l’ansia e la paura come terreno sul quale gettare le basi di una storia d’amore senza eguali.

“En e Xanax” nasce dalla penna di Samuele Bersani e viene pubblicata nel 2013 nell’album “Nuvola numero nove”, si ispira ad una conversazione realmente avvenuta tra l’artista bolognese e una ragazza, del quale poi si è innamorato. Viene ripresa successivamente da Comete, che, a parer mio, ha realizzato una delle cover più riuscite, sia all’interno di XFactor che fuori. È una canzone di un’intensità disarmante e cruda, che ti spara in faccia tutta la verità e parla di una storia così reale che i due protagonisti, En e Xanax più che due ansiolitici, sembrano essere i nostri vicini di casa. “En e Xanax non si conoscevano prima di un comune attacco di panico e subito filarono all’unisono.”

Esiste la paura di restare soli, la paura di essere soli. En e Xanax la provavano prima di trovarsi l’uno con l’altro, entrambi soffrivano di attacchi di panico. Non si conoscevano perché arrivano da due mondi completamente diversi, così lontani da non poter nemmeno immaginare la loro esistenza. Ma si sono trovati e si sono incastrati perché l’universo ha deciso che sarebbe dovuta andare così. E si tranquillizzano baciandosi e mescolando le loro lingue che sanno di medicina e di chiodi di garofano, perché adesso non sono più soli.

“Se non ti spaventerai con le mie paure, un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle”. Il numero uno che sommato ad un altro uno, diventa due. L’amore che fa crollare i muri delle insicurezze e che apre i nostri cuori. Guardare negli occhi l’altra persona e dire “Sono così, questa sono io, ecco che ho svuotato il sacco delle mie paure, adesso puoi dirmi anche le tue”. Non avere il timore di essere troppo brutta, di non essere abbastanza magra, di non portare vestiti alla moda, di fare vedere le cicatrici o semplicemente la paura di non essere all’altezza: questo è ciò che per me significa trovare l’amore. E perché no, non avere nemmeno paura di piangere o di farsi vedere deboli perché noi siamo un insieme di mille colori e non bisogna nascondere di avere dentro di sé anche un po’ di nero.


“In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore e su di me puoi contare per una rivoluzione”. Il dolore che abbiamo vissuto e le cicatrici che ci sono rimaste sulla pelle e nel cuore, fanno di noi un ammasso di domande, dubbi, timori ed incertezze. Ma quando guardiamo il nostro “Xanax” (o la nostra “En”) ci dimentichiamo di tutto. Noi siamo qui e siamo pronti per fare di due paure, una certezza. Dicono che spesso sono proprio le paure che ci rendono soli e allora se non possiamo liberarcene, possiamo condividerle con la persona che amiamo. L’amore ci salva, sia in senso metaforico che nel senso più vero e nudo del termine. Come En trova il suo Xanax anche noi possiamo trovare una persona che ci insegni come trasformare le nostre debolezze e le nostre ansie in terreno fertile per far crescere qualcosa di così forte e magico. Questa volta nulla ci farà più paura perché abbiamo accanto qualcuno che ammiriamo e che riusciamo a leggere come un libro aperto: “Tu hai l’anima che io vorrei avere”.

Samuele Bersani ci ha accompagnati in questa storia come se fossimo dentro ad un film, ci insegna che anche noi possiamo trovare la nostra “ansia gemella”. E se mentre pensiamo a quella persona, alla nostra persona, ci viene un nodo alla gola o un buco nello stomaco, allora non ci resta che chiudere gli occhi e lasciarci andare, perché l’anima che vorremmo avere potrebbe essere esattamente dall’altra parte del cellulare.


venerdì 23 ottobre 2020

Stella d'Oriente



 

Stella d’oriente è stata scritta una notte d’estate su una spiaggia ed è un flusso di coscienza, un intimo abbandono alle proprie paure spogliandosi e mostrando le proprie fragilità in un mondo che non è quello che vorremmo. 
E’ anche un invito a credere nei propri sogni, a cercare quella stella quando la luce non c’è.
Daniele Feliciotti



 

sabato 21 dicembre 2019

“Vince Chi Molla”, La Meravigliosa Canzone Di Niccolò Fabi Che Insegna A Vincere


Nella vita ci hanno sempre insegnato a non mollare mai, ma nessuno ci ha mai detto perché non si dovrebbe mollare… Arrendersi è considerato da “perdenti”, nelle partite, negli incontri di boxe, nella vita chi molla… perde.

Ci hanno sempre insegnato di stringere i denti, andare avanti, combattere per un ideale, anche se il più delle volte non è il nostro ma quello imposto da qualcun altro, un genitore, il capo, la società.

Puntare sempre più in alto, sovrastare chiunque per arrivare alla meta, spingere, sgomitare, scalciare anche imbrogliare pur di vincere.

Dimostrare il proprio coraggio, la propria ambizione, il proprio valore con la forza e la determinazione.

Ma poi?

Tutta questa fatica, tutto questo sgomitare per dimostrare a noi stessi (o forse più agli altri) di essere i migliori i più forti porta davvero alla vittoria?

Fermiamoci un attimo a riflettere su questo.

Ascoltiamo questa canzone di Niccolò Fabi: Vince chi molla, tratto dall’album “Una somma di piccole cose” del 2016.

“Lascio andare la mano
che mi stringe la gola
Lascio andare la fune
Che mi unisce alla riva
Il moschettone nella parete
L’orgoglio e la sete”

Cosa vogliono dire le prime strofe? Esprimono semplicemente il voler lasciare andare gli stereotipi che ci soffocano e ci legano, quelle cose che non ci permettono di essere noi stessi, che intrappolano la nostra vita nell’idea che dobbiamo per forza essere diversi da quello che siamo per essere forti e accettati. In questo caso anche lasciar andare la paura di noi stessi, dei muri che alziamo e di quello che vorremmo essere ma che non siamo… del nostro giudizio. Già perché non esiste un giudice più severo di noi stessi, ci reputiamo sempre “troppo poco” senza renderci conto di quanto invece valiamo se accettiamo chi siamo. Decidiamo di mollare la paura di noi stessi.

“Lascio andare le valigie
I mobili antichi
Le sentinelle armate in garitta
Ogni mia cosa trafitta
Lascio andare il destino
Tutti i miei attaccamenti
I diplomi appesi in salotto
Il coltello tra i denti”

Lasciare andare significa anche liberarsi delle vecchie cose che ci legano al passato, dei ricordi che ci hanno segnato, delle cose superflue e anche lasciare perdere rancori e odio che avvelenano il nostro animo.

Togliendo dalla vita queste cose è come diventare di colpo più leggeri, ci si arrende alla vita lasciando che scorra a modo suo, senza costrizioni, legami, muri, argini.

“Lascio andare mio padre e mia madre
E le loro paure
Quella casa nella foresta
Un umore che duri davvero
Per ogni tipo di viaggio
Meglio avere un bagaglio leggero
Distendo le vene
E apro piano le mani
Cerco di non trattenere più nulla
Lascio tutto fluire
L’aria dal naso arriva ai polmoni
Le palpitazioni tornano battiti
La testa torna al suo peso normale
La salvezza non si controlla
Vince chi molla
Vince chi molla”

Vince chi molla insegna anche a staccarsi da quello che è il volere o l’aspettativa dei propri parenti o della società, da chi vi vuole diversi da quello che siete in realtà, cercando di vivere con “un bagaglio leggero”, lasciando fluire la vita, salvandosi.

Abbandonare un attaccamento insano al passato libera e risveglia l’anima, fa si che il destino ricominci a seguire il suo corso senza deviazioni costrittive, senza ostacoli, attraversando il vuoto facilmente permettendo di vincere.

E’ quindi inutile avere il controllo su ogni cosa, lasciarsi andare e trascinare dalla corrente spesso può rivelarsi la soluzione migliore per affrontare la vita in maniera più leggera, più sana; accogliendo quello che viene senza ostacolarlo o deviarlo è sicuramente più semplice e più appagante.

“Vince chi molla” è quindi un’esortazione, un invito a non perseverare, a non resistere al continuo mutare delle cose, una presa di coscienza dei nostri limiti

Niccolò Fabi commenta così la sua stessa canzone:

“Questa è una canzone sulla paura. Sulla paura delle trasformazioni, quella delle grandi partenze, la paura delle separazioni. E sulla regina di tutte le paure, quella di morire, anzi più precisamente di stare per morire, che è ancora più perniciosa e chi l’ha provata sa esattamente di cosa parlo.
Viene spesso consigliato in quei casi di non opporre resistenza, di non combattere con le onde ma di lasciarsi andare che la corrente prima o poi ci riporterà a riva.
Chiudendo gli occhi e respirando a fondo aiuta molto anche visualizzare una immagine di quiete. La mia preferita è una collina battuta dal vento. A ripensarci bene questa forse non è una canzone.”

Questa canzona può rifarsi addirittura ad un passo biblico (1Re 3,16-28), quello dove Salomone deve scegliere a chi dare un bambino reclamato da due donne, e decide infine di dividerlo in due (letteralmente) per accontentarle entrambe. In questo caso la vera madre “molla” e decide di salvare la vita del figlio rinunciandone al possesso… E in questo caso la vera madre vince.

Non abbiate paura di mollare la presa quando le dita non reggono più, in fondo ci vuole coraggio per lasciare andare e mollare. Ci vuole coraggio per essere vincitori.

Dal Sito: eticamente.net 

domenica 3 novembre 2019

La ‘canzone-medicina’ di Samuele Bersani che aiuta ad affrontare gli attacchi di panico


En e Xanax è una canzone d’amore atipica, per certi versi spiazzante. Un brano diverso, dove “diverso” sta per inusuale, perché racconta la storia di due persone che si incontrano in un terreno comune; anzi, per l’esattezza, nel punto esatto in cui la terra sotto i piedi viene a mancare e il respiro si fa corto e ansimante: è il terreno dell’ansia, quella invalidante, che soffoca e annienta, che scontorna le vie d’uscita e mette bene in evidenza il panico, il senso di disagio che ne deriva, la paura.

Le origini del brano

En e Xanax è una canzone di Samuele Bersani, datata 2013. Il pezzo fa parte dell’album Nuvola numero nove, che è la traduzione letterale dell’espressione “cloud nine”, che in inglese corrisponde alla nostra locuzione “essere al settimo cielo”. Un titolo non a caso, dunque, che spiega come la felicità sia il leit motiv dell’intero progetto: una felicità adulta, consapevole, ragionata. Una felicità non improvvisa o improvvisata, ma frutto di una conoscenza profonda della propria interiorità e delle proprie zone d’ombra.

Non è per caso, quindi, che En e Xanax faccia parte proprio di questo disco, perché è una canzone intensa, cruda, sebbene vestita di romanticismo, capace di trascinare l’ascoltatore in un abisso e poi accompagnarlo a mettersi in salvo. È, di fatto, la canzone di un amore salvifico, ma non in senso strettamente romantico: sono i suoi protagonisti a salvarsi, nel momento in cui imparano a mettersi a nudo, a riconoscersi, a diventare l’uno l’ansia gemella dell’altra.

Chi sono En e Xanax

En e Xanax sono due noti ansioliticie Samuele Bersani ha scelto di personificarli (la donna è En e l’uomo è Xanax) e, attraverso questa metafora, raccontare il loro incontro, il modo in cui si sono conosciuti e riconosciuti. Ex e Xanax sembrano avere ben poco in comune, ma qualcosa li lega: entrambi soffrono di attacchi di panico, manifestazioni d’ansia improvvise e molto intense, tali da indurre la persona che ne è colpita a pensare di essere sul punto di avere un infarto, di morire o d’impazzire.

En e Xanax non è un invito all’utilizzo degli psicofarmaci, come qualcuno ha distrattamente pensato, ma la storia di due persone che imparano a trasformare il loro malessere in un terreno fertile dove lasciar crescere – senza remore – un sentimento, un posto in cui non sentirsi più a disagio, ma compresi fino in fondo. Ex e Xanax sono due persone qualunque, che hanno imparato a fidarsi reciprocamente e a tenere a bada l’uno l’ansia dell’altra.

Ma, soprattutto, sono due persone diverse: lei è “la figlia di un’americana trapiantata a Roma” e lui “un figlio di puttana”, questo a voler spiegare che l’ansia, con i suoi sintomi e le sue conseguenze, è una malattia e, in quanto tale, può colpire chiunque: non ha un destinatario predefinito e non risparmia nessuno, a nessuna età. Si tratta di una malattia senza contorni, spesso intangibile, per questo sottovalutata, che può portare all’isolamento della persona che ne soffre. Ma En e Xanax non sono più soli: il loro incontro ha permesso loro di sentirsi capiti, non più spaiati, ma pezzi complementari di un mondo che li ha fatti sentire in difetto e che, il più delle volte, ha avuto la meglio su di loro.

Testo

Il testo di En e Xanax riassume al meglio lo stile cantautorale di Samuele Bersani: è suggestivo e concreto, tagliente e accogliente. La storia dei due protagonisti si snoda davanti agli occhi dell’ascoltatore come fosse la pellicola di un film: è un testo fatto di immagini nitide e semplici, rese potenti da un incedere incalzante e da un finale aperto, arioso e toccante.

En e Xanax rappresenta uno spartiacque nella storia della canzone italiana, perché racconta l’amore, il tema più inflazionato nella musica e nell’arte in generale, ma lo fa in un modo inedito, efficace, estremamente intelligente, non macchinoso e per niente legnoso. È una canzone necessaria, perché è estremamente attuale, per via del tema che tratta; ma, allo stesso modo, è senza tempo, perché il racconto è poetico e avvolgente, tant’è che è stata accostata ad Anna e Marco di Lucio Dalla.

Il testo:

En e Xanax non si conoscevano prima di un comune attacco di panico e subito
Filarono all’unisono
Lei la figlia di una americana trapiantata a Roma e lui
Un figlio di puttana
Ormai disoccupata
En e Xanax si tranquillizzavano
Con le loro lingue al gusto di
Medicina amara e chiodi di garofano
Lei per strada e lui rubava I libri della biblioteca
E poi glieli leggeva
Seduto sopra un cofano
Se non ti spaventerai con le mie paure
Un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle
In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore
E su di me puoi contare per una rivoluzione
Tu hai l’anima che io vorrei avere
En e Xanax quando litigavano avrebbero potuto fermare anche il traffico di New York
Uccidersi al telefono
Lei si calmava e lui la ritrovava nuda sulla sedia
E poi sovrapponevano il battito cardiaco
Se non ti spaventerai con le mie paure
Un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle
In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore
E su di me puoi contare per una rivoluzione
Tu hai l’anima che io vorrei avere
En e Xanax si anestetizzavano con le loro lingue al gusto di menta e marijuana
E poi si addormentavano
E poi si addormentavano
E poi si addormentavano
E poi si addormentavano
E poi si addormentavano
E poi si addormentavano
E poi si addormentavano

Dal Sito: greenme.it