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sabato 26 settembre 2020

Come influisce l'ansia e la preoccupazione genitoriale sui ragazzi





Per nessuno è facile affrontare un cambiamento tantomeno per i bambini. Lo stesso vale per ragazzi e adulti. Cambia la concezione che si ha di sé e degli altri ma la situazione. Come si affronta una fase di passaggio della vita?

Ragazzi andrete a scuola a giorni alterni, la vostra classe sarà divisa in due gruppi. Ogni giorno un gruppo segue da scuola e l’altro gruppo da casa. Sarà così finché la indicazioni ministeriali non ci rassicureranno in base all’evolversi del virus”. Sono le parole di una professoressa del liceo scientifico di Nola (NA).

Annachiara piange, tra pochi giorni comincerà il primo anno del liceo scientifico,. Un nuovo percorso, un nuovo tratto di vita. Eppure mille dubbi e mille paure attanagliano la sua mente. “Come sarà? Come farò a fare amicizia con i miei nuovi compagni di classe? Ma questo incubo quando finisce?”.

Il rientro a scuola al tempo del COVID ha comportato molte novità per bambini, ragazzi, genitori e insegnanti. Cambiano le modalità di relazione (limiti al contatto fisico e alla condivisione di materiale). L’organizzazione degli spazi (aule, banchi singoli, percorsi, mensa in classe) e il modo di comunicare (uso della mascherina). Queste novità possono generare confusione e destabilizzazione nei bambiniperché distanti da ciò a cui si è abituati?

Interris.it ne ha parlato con la dottoressa Pamela Pace, psicologa e psicoterapeuta.

Tutto ciò che è accaduto dal mese di marzo ha creato uno scombussolamento generale. Ha comportato destabilizzazioni in vari ambiti e registri della quotidianità e, potrei dire della vita di ognuno. Tale rivoluzione è stata trasversale all’età, al genere e anche, in quanto pandemia, al luogo di residenza! Dai più piccoli ai più grandi, anche i giovani si sono trovati a fare i conti con tale imprevista e virulenta contingenza“.

Cosa rappresenta il cambiamento per i ragazzi? Quanto pesa?

“I bambini sono tendenzialmente dei grandi abitudinari. Più il loro ambiente, sia familiare sia esterno, è ordinato, a misura delle esigenze e delle risorse del loro specifico momento evolutivo, più anche il loro mondo interno, psichico/mentale, è disteso. Ciò li aiuta ad affrontare al meglio le difficoltà e a proseguire fiduciosi il loro delicato compito di costruzione della propria identità e della relazione con gli altri e il mondo. Il ripetersi delle varie attività quotidiane, con i peculiari arredi, il ritrovare ogni giorno luoghi e presenze familiari, è senz’altro rassicurante e anche contenitivo”.

Ciò che più incide sui ragazzi

“E’ quindi possibile che gli effetti di interruzione, disancoramento, sospensione dovuti al Corona virus, al lock down, abbiano pesato sui giovani, ovviamente nei diversi modi soggettivi. Ritengo che ciò che più incide in un figlio sia il discorso familiare sottostante, cioè la lettura e il senso che padre e madre danno a quanto accade. Come i genitori hanno affrontato la pandemia e stanno facendo conti con le tante difficoltà attuali, influenza i figli”.

La figura degli adulti che conta nella fase di crescita

“Anche la ripresa della scuola mette i bambini di fronte a vari cambiamenti che dovranno essere affrontati e a determinate regole che ognuno dovrà fare proprie. Ogni giovane ha le sue risorse, le fragilità e i suoi tempi di elaborazione. Quindi è importante che tali peculiarità soggettive vengano rispettate dagli adulti di riferimento. Maestre, insegnanti e anche i genitori possono essere un valido sostegno, soprattutto se disposti a fare da interprete e traduttore, ad ogni bambino, rispetto a ciò che di diverso e/o di faticoso, deve affrontare”.

I genitori sono la principale categoria soggetta a forti crisi di panico e paura, come fare per non trasmettere questi stati d’animo ai propri figli?

“Non ritengo si possa definire i genitori, né la genitorialità il paradigma delle crisi di panico e di paura. Viceversa penso che tali vissuti emotivi siano costitutivi della natura umana: che si sia padre e madre oppure no. E’ senz’altro possibile che la nascita di un figlio e la conseguente responsabilità di crescerlo ed educarlo, possano generare ansie e timori”.

“Tuttavia esistono soggetti più ansiosi e apprensivi e altri meno e, innanzitutto, padre e madre sono due individui unici e diversi, così come il loro bambino. Certo non è un compito facile e spensierato crescere dei figli: ogni età, ogni conquista verso l’autonomia, implicano, per i genitori, il dover fare i conti con l’ignoto, con ciò che non si conosce. Padre e madre si assumono la responsabilità di aprire il proprio figlio alla vita, educarlo a diventare coraggioso e fiducioso e ad amare gli altri e il mondo. Tale impegno può in itinere generare ansie e timori. É comunque necessario e produttivo che queste ultime non siano così invadenti da fare del figlio il ricettacolo di un eccesso emotivo, per il piccolo sempre difficile da gestire”.

Crescita dei figli e ansia genitoriale

“Un genitore in grado di controllare e regolare il proprio stato emotivo, riuscirà ad evitare appunto un sovraccarico al figlio. Tuttavia l’amore di una madre e di un padre si manifestano anche in una quota di libertà che donano al figlio, anche in un momento incerto, difficile e delicato come quello attuale, accettando di essere confortanti e supportanti per come riescono. Il genitore perfetto non esiste!”.

Dal Sito: interris.it 

giovedì 14 marzo 2019

Stress e ansia: i nuovi malesseri dei ragazzi di oggi

Sono le nuove parole d’ordine, che indicano i nuovi malesseri dei ragazzi di oggi: stress e ansia.

Sono fenomeni che colpiscono anche noi adulti, ma, da qualche anno, sono soprattutto gli adolescenti ed i giovani a soffrirne in modo particolare. Anche se, lo vediamo tutti i giorni, c’è stress e stress: lo stress da non sopportabilità dei limiti, propri, altrui e sociali, e stress come carica e grinta positiva, quella che ci consente di superare gli ostacoli e di imparare dagli errori.

Da una recente indagine Ocse sul livello di ansia degli adolescenti ne è venuta fuori questa constatazione: che i ragazzi italiani sarebbero più in difficoltà rispetto ai coetanei: il 56% si fa prendere dal nervosismo quando si prepara ad una prova (la media Ocse è del 37%), il 70% entrerebbe in forte ansia di fronte a un test, anche se si ritiene preparato (56%). E l’ansia è parente stretta dello stress.

Ma quali sono le cause dello stress di questi ragazzi? Uno potrebbe pensare alla scuola, ma in realtà la causa prima è la famiglia, per le aspettative dei genitori sui figli, rese ancora più complicate da chat delle mamme e dai registri elettronici, che consentono ai genitori di controllare la vita scolastica dei propri figli.

Lo dico sempre ai genitori: il registro c’è come garanzia, ma il modo migliore per sapere come va a scuola deve nascere dal dialogo quotidiano, non dal registro.

Il fatto è che, così, i figli si sentono sempre controllati, incapaci di sviluppare autonome forme di gestione dei propri equilibri. Controllati ed iperprotetti: ecco il vero rischio dei genitori di oggi.

I genitori non devono pretendere di gestire in toto la vita dei figli, pensando, così, di favorirli, perché, in realtà producono in loro timori, paure, cioè ancora stress e ansia.

Poi ci sono i social a dominare la scena pubblica (e privata) della vita dei ragazzi di oggi. I dati sono preoccupanti: sempre secondo i dati Ocse gli adolescenti italiani trascorrono in media 31 ore a settimana davanti a uno schermo, contro le 29 della media Osce. I social, quindi, sono corresponsabili di questo aumento di stress negativo, per il controllo social che continuamente domina la scena, tanto da renderli fragili e insicuri: tutti connessi, e un po’ tutti soli.

Ma vi è, come ci diceva, anche lo stress positivo, quello che dà carica, grinta, pensiero positivo.

La grande fatica dell’essere genitori oggi, e della vita della scuola unica interfaccia delle famiglie, è convertire in positivo l’esperienza dello stress, dell’ansia, che mai devono oltrepassare un certo limite soggettivo per diventare, invece, panico e pensiero negativo.

L’unico antidoto? Non temere i piccoli stress, non avere paura anche dei piccoli fallimenti, di qualche brutto voto, di un giudizio negativo, e puntare al fatto che “nessuno è nato imparato”, come diceva Totò, che tutti, sbagliando, impariamo.

E’ l’allenamento alla vita, alle sue complessità ma, prima di tutto, al rischio della libertà in positivo.

Dal Sito: tecnicadellascuola.it 

mercoledì 19 dicembre 2018

Sei un genitore ansioso? Come non trasferire la tua ansia ai Figli

Qualche pomeriggio fa una giovane mamma, Federica, stava cercando di portare le sue due piccole alla loro lezione di danza. Un piccolo contrattempo gli ha fatto fare tardi e quando Federica era finalmente pronta per uscire si è resa conto che le sue ragazze non avevano ancora i loro abiti da ballo. Cominciò a sentirsi sopraffatta e frustrata, e durante il viaggio in macchina verso la scuola di danza ha iniziato a gridare verso le sue figlie che “erano sempre in ritardo”, che “non si preparavano mai per tempo”. All’improvviso ha pensato, “Cosa sto facendo?”. Ha ricordato piena di ansia. “Non è colpa loro. Sono io la causa.”

Federica ha sempre sofferto di stati d’ ansia che è diventata più acuta dalla nascita della sua seconda figlia, quando ha iniziato a sperimentare la depressione postpartum . Sa che occasionalmente la sua ansia fa scoppiare grida verso le figlie, se la prende con loro per cose di poco conto.

Avere un genitore che soffre di stati d’ansia fa soffrire un bambino. I piccoli guardano ai loro genitori per avere informazioni e modelli su come interpretare situazioni ambigue; se un genitore sembra costantemente ansioso e pauroso, il bambino stabilirà che vari scenari non sono sicuri. E ci sono prove che i figli di genitori ansiosi hanno maggiori probabilità di manifestare ansia, una probabile combinazione di fattori di rischio genetici e comportamenti appresi.

Può essere doloroso pensare che, nonostante le tue migliori intenzioni, potresti trovarti a trasmettere il tuo stress a tuo figlio. Ma se hai a che fare con l’ansia e inizi a notare che tuo figlio mostra comportamenti ansiosi, la prima cosa importante è non impantanarsi per il senso di colpa. “Non c’è bisogno di punire te stesso”, afferma Claudia de Masi psicoterapeuta specialista in terapia breve strategica a Roma.

Ma la trasmissione dell’ansia da genitore a figlio non è inevitabile. La seconda cosa importante da fare è implementare strategie per aiutarti a non passare l’ansia ai tuoi figli. Ciò significa gestire il tuo stress nel modo più efficace possibile e aiutare i tuoi figli a gestire il loro.

Impara le tecniche di gestione dello stress

Può essere molto difficile comunicare un senso di calma a tuo figlio quando stai lottando per far fronte alla tua ansia. Un professionista della salute mentale, uno psicologo, può aiutarti a lavorare con metodi di gestione dello stress adatti alle tue esigenze specifiche. Mentre impari a tollerare lo stress, a turno dovrai insegnare a tuo figlio – che prende spunto dal tuo comportamento – come affrontare situazioni di incertezza o dubbio.

Una grande parte del trattamento dei bambini che soffrono d’ ansia, sta effettivamente nell’insegnare ai genitori la tolleranza allo stress. E’ un processo simultaneo, si lavora sull’ansia del genitore, sia sulla tolleranza allo stress del bambino. ”
Modello di tolleranza allo stress

Potresti ritrovarti ad apprendere strategie terapeutiche che puoi poi insegnare a tuo figlio quando si sente ansioso. Se, ad esempio, stai lavorando su un pensiero razionale durante i periodi di stress, puoi praticare le stesse abilità con il tuo bambino. Digli: “Capisco che tu abbia paura, ma quali sono le probabilità che qualcosa di veramente spaventoso accada?”

Cerca di mantenere un comportamento calmo e neutrale di fronte a tuo figlio, anche se stai lavorando per gestire la tua ansia. Sii consapevole delle tue espressioni facciali, delle parole che scegli e dell’intensità delle emozioni che esprimi, perché i bambini ti stanno leggendo. Sono piccole spugne e raccolgono tutto.

Spiega la tua ansia

Mentre tu non vuoi che tuo figlio sia testimone di ogni momento di ansia che provi, non devi sopprimere costantemente le tue emozioni. Va bene, ed è nche salutare, che i bambini vedano i loro genitori affrontare lo stress di tanto in tanto, ma devi spiegare perché hai reagito nel modo in cui l’hai fatto.

Diciamo, ad esempio, che hai perso la pazienza perché eri preoccupata di portare tuo figlio a scuola in tempo. Più tardi, quando le cose sono calme, digli: “Ti ricordi quando mi sono davvero arrabbiata la mattina? Mi sentivo in ansia perché eri in ritardo per la scuola, e il modo in cui gestivo la mia ansia era urlando. Ma ci sono altri modi in cui puoi gestirla anche tu. Forse riusciremo a trovare un modo migliore di uscire in anticipo di casa ogni mattina “.

Parlare di ansia in questo modo dà ai bambini il permesso di provare stress, spiega la dottoressa Claudia de Masi, e invia il messaggio che lo stress è gestibile. “Se sentiamo che dobbiamo costantemente proteggere i nostri figli dal vederci tristi, arrabbiati o ansiosi, stiamo sottilmente dando a loro il messaggio che non hanno il permesso di provare quei sentimenti, o di esprimerli o di gestirli loro “, aggiunge. “In un certo senso, inoltre, diamo loro l’indicazione che non c’è un modo per gestirli quando accadono”.

Fare un piano

Preparati con strategie anticipatorie per la gestione di situazioni specifiche che scatenano lo stress. Potresti anche coinvolgere tuo figlio. Se, ad esempio, ti senti ansiosa di preparare tuo figlio a letto entro un’ora ragionevole, parlagli di come puoi lavorare insieme a lui per gestire meglio questa transizione stressante in futuro. Forse puoi inventare un piano in cui si guadagnano punti verso un privilegio ogni volta che passa la sua routine serale senza protestare per l’ora di andare a letto.

Queste strategie dovrebbero essere usate con parsimonia: non devi trasferire la responsabilità della tua ansia sul bimbo . Ma vedendo implementare un piano per frenare specifici momenti ansiosi gli fai capire che lo stress può essere tollerato e gestito.

Trova un sistema di supporto

Cercare di essere un genitore mentre stai lottando con la tua stessa salute mentale può essere una sfida, ma non devi farlo da solo. Affidati alle persone della tua vita che entreranno in azione quando ti sentirai sopraffatto, o anche solo a offrire parole di sostegno. Queste persone possono essere terapeuti, compagni, genitori o amici.

Dal Sito: tgyou24.it