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lunedì 10 giugno 2019

EMDR: metodo innovativo in psicoterapia per traumi, ansia, depressione e stress

In questi ultimi anni le tecniche psicoterapeutiche per aiutare le persone che hanno subito dei traumi e psicopatologie come la depressione, ansia, fobie, dipendenze, ansia e panico  si sono evolute e specializzate. La tecnica d’elezione, riconosciuta e comprovata da numerosi studi sulle neuroscienze è l’ EMDR: traducibile come Eyes Movement Desensitization and Reprocessing, traducibile con “desensibilizzazione e ristrutturazione attraverso il movimento degli occhi”. E’ una tecnica psicoterapeutica innovativa, che serve a far rielaborare eventi più o meno traumatici, ma anche altri eventi negativi.


Le persone che hanno subito un trauma, e che quindi poi sviluppano sintomi come ansia, depressione fobie , etc, purtroppo sperimentano che qualcosa nella loro vita è cambiato e che il ricordo di tali esperienze traumatiche influenza il loro benessere. Tale esperienze poi nel presente spesso si trasformano in fobie, ossessioni, o attacchi di panico o altri disturbi psicologici che invalidano e limitano pesantemente la persona nella loro vita e nelle relazioni.
L’EMDR è una tecnica usata fondamentalmente per accedere, neutralizzare e portare a una risoluzione adattiva i ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla base di disturbi psicologici attuali del paziente. Queste esperienze traumatiche possono consistere in:
•    Piccoli/grandi traumi subiti nell’età dello sviluppo
•    Eventi stressanti nell’ambito delle esperienze comuni (lutto, malattia cronica, perdite finanziarie, conflitti coniugali, cambiamenti)
•    Eventi stressanti al di fuori dell’esperienza umana consueta quali disastri naturali
•    (terremoti, inondazioni) o disastri provocati dall’uomo (incidenti gravi, torture, violenza)

Come avviene una seduta EMDR?
Dopo aver individuato il problema specifico, si usa un protocollo definito attraverso il quale il terapeuta guida il paziente nella descrizione dell’evento e gli fa scegliere gli elementi disturbanti. 
In seguito si fa richiesta al paziente circa i suoi pensieri e le sue convinzioni nel momento in cui richiama alla mente il ricordo più spiacevole. È in questo momento che il terapeuta aiuta l’elaborazione attraverso la stimolazione sensoriale bilaterali degli emisferi cerebrali. È un processo neurofisiologico naturale, legato all’elaborazione dell’informazione.
Durante questi movimenti il paziente rivive i diversi elementi del ricordo iniziale e il terapeuta, ad intervalli regolari, interrompe i movimenti al fine di accertarsi che il paziente elabori adeguatamente i ricordi. Tutto ciò serve per far elaborare in maniera rapida le informazioni riguardanti l’esperienza negativa fino ad arrivare alla risoluzione adattiva.
L’efficacia di tale tecnica è sostenuta da numerosi rigorosi studi ed è stata inserita dal 2013 come linea guida dall’ OMS   nell’ “assesment e la gestione dei disturbi specifici legati allo stress”.

Dott. Francesco Fisichella 
Psicologo Psicoterapeuta

Dal sito: legnanonews.com

venerdì 27 ottobre 2017

Tipi di stress: sono 7. Meglio conoscerli per evitarli



E’ la patologia del nostro tempo, ma non ne esiste solo una forma

Irrigidimento muscolare, problemi cardiaci, sbalzi di pressione, aumento di peso, insonnia (e tutto ciò che ne consegue), problemi digestivi. Sono solo alcune delle conseguenze fisiche dello stress. Alle quali vanno aggiunte tutte quelle di natura psicologica ed emotiva. E’ la patologia del nostro tempo, ma non ne esiste solo una forma: sono distinguibili infatti 7 tipi di stress, riporta il Reader’s Digest. 7 tipologie di questo male che si distinguono per contesti e origini, e che vale la pena saper distinguere per imparare a gestirle, curarle e magari evitarle.
Quanti tipi di stress conosci?

Ansia ambientale. Tutte le brutte notizie, che vengano da un telegiornale o dalle chiacchiere con qualcuno, mandano in panico perché le si immagina come proprie, o pronte a colpire chi si ama. Non si tratta di empatia, ma di una forma di stress provocata dal non avere sviluppato delle ‘barriere’ psicologiche o emotive adeguate.

Lavoro. Tra i tipi di stress, forse è quello più diffuso. Lo stress per eccellenza viene dall’ambiente di lavoro. Da chi svolge mestieri pericolosi o logoranti. A chi non si sente apprezzato nella sua posizione. A chi lavora in un contesto che non lo soddisfa.

Stress genitoriale. Essere genitori può provocare stati d’ansia notevoli. Dall’insicurezza e la paura di sbagliare, al timore che i figli prendano strade sbagliate, soffrano, non siano felici. Attenzione, perché questo tipo di stress viene portato in famiglia e si può ripercuotere su tutte le dinamiche relazionali.

Stress metropolitano. Vivere in città, specialmente in quelle grandi e caotiche, può indurre stati stressanti notevoli. Litigi nel traffico, mezzi pubblici logoranti, vicini che schiamazzano, assenza di silenzio. La metropoli offre molto, ma richiede anche tanta ‘pace interiore’ per poterla vivere serenamente.

Traumi infantili. Lo stress cronico, l’incapacità di gestire le proprie emozioni, possono derivare da traumi infantili. E’ solo elaborando (attraverso la psicoterapia) che si può ritrovare l’equilibrio. Inutile combattere lo stress tout court quando la sua ragione di esistere è radicata in profondità, e non basta cambiare lavoro o città per alleviarlo.

Questioni economiche. La preoccupazione per i soldi, l’incertezza del riuscire a sostentarsi. Gli anni della crisi ce lo hanno insegnato, anche a caro prezzo: lo stress e la situazione economica di una persona sono strettamente correlati. E tra i tipi di stress questo è certamente uno dei più pericolosi perché può cronicizzarsi e impedire di vedere vie d’uscita.

Cambiamenti. Succede a molte persone: i cambiamenti spaventano, stressano. Un lavoro nuovo, una relazione che finisce, un trasloco, la morte di qualcuno. A volte non ci si rende conto che ci si trascina uno stato di stress da tempo senza riuscire a collegarlo ad un cambiamento ancora non elaborato.


Dal Sito: www.stile.it

lunedì 6 febbraio 2017

Terremoto e stress post trauma: a rischio bambini e anziani.




Il trauma che non si vede, una ferita nell'anima che rischia di non chiudersi mai ma che ora è sempre più conosciuta: è lo stress post traumatico, una precisa patologia con la quale le vittime di una tragedia naturale come un terremoto, ma anche di una violenza, debbono imparare a vivere. Un trauma così profondo che è in grado di scatenare anche altre malattie. Per capire con precisione di cosa si tratta, il Cnr offre una piccola guida in cinque punti elaborata dal Istituto fisiologia clinica Ifc-Cnr di Pisa dalla quale si arriva ad una semplice e forte conclusione: serve agire subito.

1) Quali sono gli effetti e i rischi psicologici provocati dal terremoto?
Lo stress causato da eventi così terribili è in grado di modificare i livelli ormonali (cortisolo e catecolamine, nelle donne anche gli estrogeni), alterare il sonno e, nel lungo termine, ipertensione, tachicardia e talvolta infarto del miocardio. Ma è anche necessario distinguere tra la percezione dello stress degli adulti e dei bambini.

2) Quali emozioni innesca il terremoto nelle popolazioni che lo subiscono?
Ansia, paura e attacchi di panico. L'ansia è generalmente un'emozione a due facce: da un lato può spingere l'individuo a dare il massimo mediante l'adattamento; dall'altro può limitare l'esistenza dell'individuo rendendolo più vulnerabile. Alcuni studi hanno dimostrato come, anche in situazioni drammatiche come sopravvivere ad un terremoto, le vittime possano sperimentare emozioni positive, altrettanto intense e persistenti di quelle negative. Gli studi con la risonanza magnetica sui sopravvissuti in una zona della Cina nel 2008, mostrarono l'alterazione delle funzioni del cervello, predisponendo allo sviluppo della depressione e del Disturbo Post Traumatico da Stress.

3) Che tipo di assistenza psicologica è necessaria?
Serve una prevenzione primaria, in cui si mette l'individuo in condizioni di conoscere le proprie emozioni e saper controllare gli effetti che queste hanno sul comportamento e sulla salute psicologica, attraverso una formazione specifica con l'aiuto di corsi e tecniche da attuarsi ovviamente in periodi precedenti al disastro. Ma deve seguire una prevenzione secondaria, in cui vengono programmati interventi di sostegno psicologico, successivi al sisma.

4) Cosa accade quando una persona soffre del Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS)?
In una ricerca condotta negli individui sopravvissuti all'attacco terroristico alle Torri Gemelle e ai terremoti in Molise nel 2002 e dell'Abruzzo nel 2009 che mostra come circa la metà dei soggetti studiati sviluppavano questa patologia. Generalmente, la persona tende a «rivivere» l'evento traumatico, perdendo improvvisamente il contatto con la realtà. Queste reazioni possono manifestarsi per mesi o anni.

5) Quali sono i consigli per affrontare questo disturbo?
Sicuramente non bisogna far passare troppo tempo, viene utilizzata la terapia cognitivo-comportamentale, che prevede l'inizio della cura nei primi giorni successivi al trauma. L'obiettivo è quello di aiutare ad elaborare la tragedia e a «incanalare» le emozioni, in modo da arrivare lentamente a non viverle più. Di solito viene effettuata direttamente «sul posto» da un'èquipe di psicologici specializzati negli interventi immediati. Le due categorie più a rischio sono soprattutto i bambini e gli anziani. Nel caso dei bambini si continua con la psicoterapia, che viene praticata anche sui genitori e sugli insegnanti, in modo da creare una vera e propria rete attorno al piccolo, per aiutarlo nella guarigione. un lavoro da portare avanti con delicatezza, ma senza perdere tempo.