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venerdì 31 agosto 2018

Kevin Love: 'Problemi come la depressione e gli attacchi d'ansia non dovrebbero essere un taboo'




In una intervista con ESPN Love ha parlato delle sue difficoltà

Kevin Love, stella dei Cleveland Cavaliers, è stato uno dei primi giocatori NBA ad aprirsi e parlare delle sue difficoltà. Il giocatore, infatti, soffre di attacchi d'ansia e da diversi mesi vede un terapeuta che lo aiuta a gestire questo problema. Negli ultimi tempi il tema della salute mentale in NBA sta diventando sempre più centrale, con diversi giocatori che hanno deciso di uscire 'allo scoperto' e hanno parlato apertamente delle loro difficoltà legate a depressione e altri disturbi mentali.

"Questi problemi non dovrebbero essere un taboo," ha dichiarato Love in un'intervista ad ESPN. "Ma purtroppo nel nostro mondo lo sono ancora. Penso a mio padre (ex giocatore, ndr), nella sua generazione nessuno parlava di quelle difficoltà."

Love è tornato sull'attacco di panico che lo ha colpito durante la gara contro gli Atlanta Hawks della scorsa stagione. Una situazione che, inizialmente, aveva creato confusione anche tra i suoi compagni di squadra, che pensavano che Love avesse 'finto' un infortunio e abbandonato la squadra nel momento del bisogno: "Era come se il cuore cercasse di uscirmi dal petto, non riuscivo a respirare e i miei polmoni sembravano non riuscire a trovare aria da nessuna parte. E' stato un momento terrificante, ho avuto paura che mi stesse venendo un infarto. Ho avuto moltissima paura, pensavo di morire."

Dopo essersi aggirato negli spogliatoi in preda al panico, Love, alla fine, cadde sul pavimento e venne ritrovato dal trainer della squadra, che lo stava cercando dappertutto: "Lui cercava di calmarmi ma non riusciva a capire che cosa avessi che non andava, mi diceva 'come posso aiutarti?'

John Lucas, assistant coach dei Rockets ed ex giocatore NBA, adesso gestisce un programma dell'associazione giocatori NBA per aiutare i giocatori che soffrono di questo tipo di disturbi. In passato Lucas ha avuto problemi relativi all'abuso di alcool e le sue parole ad ESPN fanno riflettere: "Più del 40% dei giocatori NBA soffrono di disturbi legati alla salute mentale ma solo il 5% di loro cerca un aiuto terapeutico a questi problemi. All'interno della nostra lega c'è un'epidemia, parlo di problemi che vanno da disturbi dell'attenzione alla sindrome bipolare, dall'ansia alla depressione"

Un coach di una squadra di Eastern Conference ha dichiarato ad ESPN: 'Nella mia squadra ci sono tre giocatori con questo tipo di problemi, due di loro stanno ricevendo un aiuto terapeutico. Alcuni giorni stanno bene, in altri decisamente no. Io cerco di essere molto comprensivo con loro, ma non sono un dottore o uno psicologo e in alcuni momenti mi viene richiesto di esserlo"
Fonte ESPN

Dal Sito: 

sportando.basketball.it

mercoledì 7 marzo 2018

La dolorosa confessione di Kevin Love: Soffro di attacchi di panico, pensavo di morire

Il lungo dei Cleveland Cavaliers trova il coraggio di confessare un problema che lo affligge da novembre, perché sia d'aiuto alle altre persone che ne soffrono e che si vergognano all'idea di curarsi.

Kevin Love non è forse il giocatore di basket più famoso del mondo: chi segue poco cpnosce sicuramente di più LeBron James o Stephen Curry, ma chi ha dimestichezza con la NBA sa che stiamo parlando di un campione affermato, che può vantare un anello vinto con i Cleveland Cavaliers, la sua attuale squadra, nel 2016, e l'oro olimpico con il Dream Team a Londra 2012. Rampollo di una famiglia famosa (il padre Stan fu a sua volta giocatore NBA e lo zio Mike è uno dei cofondatori dei Beach Boys insieme ai fratelli Wilson, che sono loro cugini), Love potrebbe sembrare l'emblema della persona cui non manca nulla. Eppure, come lui ha detto al Players' Tribune in una toccante intervista di cui proprio questo è il titolo,

" Ognuno sta vivendo qualcosa che noi non possiamo vedere."

Un attacco di panico alla base di tutto

Stiamo parlando di salute mentale, un tema molto delicato che però può riguardare da vicino tutti noi. Tutto è nato da un attacco di panico avuto a novembre contro Atlanta, che lo fece finire in ospedale; un altro attacco a gennaio contro Oklahoma City, che lo costrinse a uscire dal campo e che diede ai compagni - in piena crisi di risultati - l'impressione della resa da parte del giocatore piuttosto che di un malessere psicofisico, lo obbligò anche per rispetto nei confronti della squadra a sviscerare il problema.

" E’ difficile da descrivere, ma quella sera contro Atlanta credevo che il cervello stesse cercando di uscirmi dalla testa. Ricordo di aver perso il controllo quando dalla panchina ci hanno comunicato un adeguamento difensivo, ho cercato di pensare e di eseguirlo, e si è spento tutto. «Il panico. E’ arrivato da non so dove. Non avevo mai vissuto una situazione del genere. Da quel momento, il mio atteggiamento sulla salute mentale è cambiato completamente. Era come se il mio corpo mi stesse dicendo ‘Stai per morire’. Sono finito sul pavimento della sala pesi, disteso schiena per terra, cercando di incamerare aria."

L'imbarazzo di fronte a un problema che tocca tutti e la decisione di parlarne

Non è facile affrontare argomenti che riguardano la propria salute, soprattutto quelli che toccano la sfera della psiche. Love era restio ad aprirsi perché la cultura occidentale, per quanto emancipata e progressista, spesso è ancora improntata su stereotipi difficili da abbattere come la necessità di "non fare la femminuccia". Ora ha deciso di curarsi con uno psicologo.

" So per esperienza che crescendo capisci in fretta come deve comportarsi un ragazzo, come bisogna ‘essere uomini’. È come un copione: ‘Sii forte. Non parlare dei tuoi sentimenti. Devi farcela da solo’. Per 29 anni ho vissuto così: questi valori di mascolinità e durezza sono così normali che sono semplicemente ovunque… E invisibili allo stesso tempo. Ci circondano come l’aria o l’acqua. Per certi versi sono come la depressione o l’ansia. Per questo per 29 anni ho pensato che la salute mentale fosse il problema di qualcun altro. Certo, sapevo che alcune persone avevano beneficiato del fatto di aver chiesto aiuto aprendosi agli altri. Ma non ho mai pensato che fosse così anche per me. Ho sempre pensato che fosse una forma di debolezza che poteva far deragliare il mio successo nello sport facendomi sembrare strano o diverso."

L'aiuto dei colleghi

E a proposito di depressione, è stata l'esperienza di DeMar DeRozan a dargli la forza di provare a combattere: lui ha confessato di aver convissuto con il male oscuro e per Love è stato un'ispirazione.

" Le sue parole mi hanno aiutato a capire l’importanza della salute mentale, che è una cosa invisibile ma che ad un certo punto diventa determinante. E come ha detto DeMar: Non sai mai cosa sta sentendo la persona che hai di fronte. Se state leggendo queste parole, e state vivendo un periodo difficile, ricordatevi che non c’è nulla di male, nè di strano, a condividere ciò che avete dentro. Anzi, forse è la cosa più importante. Per me è stato sicuramente così."

E anche il già citato LeBron James, compagno di squadra di Kevin Love, ha voluto dare il suo sostegno, soprattutto dopo l'uscita dell'articolo sul Tribune: "Sei più forte ora di quanto tu non lo sia mai stato! Salute e rispetto, fratello".

Dal sito: 

it.eurosport.com