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martedì 17 novembre 2020

L'importante è rimanere sé stessi: stai alla larga da chi vuole cambiarti





Nel corso della vita ti capiterà molto spesso trascorrere del tempo in compagnia di altre persone: potrebbero essere la famiglia, gli amici oppure un partner. La maggior parte degli individui che incontrerai ti apprezzerà per come sei fatto, ma non è detto che sia sempre così. Infatti, capita piuttosto spesso di avere rapporti con persone che inconsciamente cercano di cambiare quello che siamo. Magari qualche piccolo dettaglio del tuo carattere non è esattamente ottimale per chi hai davanti, ma ciò non vuol dire che il tuo modo d’essere sia per forza sbagliato. Eppure, certe persone sembrano non riuscire ad apprezzare alcuni tratti che ti distinguono, inconsciamente cercheranno di smussare quello che è il tuo carattere. Ovviamente, non è per forza una cosa negativa, infatti potrebbe capitare che frequentare individui diversi ti porti a eliminare qualche difetto caratteriale che non piaceva nemmeno a te. Eppure devi prestare attenzione quando qualcuno che non sia tu stesso prova a cambiare ciò che sei: davvero sei disposto a cambiare per questa persona? 

Le persone tossiche

Purtroppo, nella maggior parte dei casi queste persone cercheranno di allontanarti anche dai tuoi sogni e dai tuoi desideri, facendoti credere che siano impossibili da raggiungere o che non ne valga la pena. Magari hai proprio incontrato una persona tossica: non è detto che sia cattiva in sé, però tenderà sempre ad assorbire quella che è la tua essenza sfibrandoti lentamente. Con il tempo finirà per assorbire ogni tua energia e ti spingerà a considerare superflui quelli che prima erano gli obiettivi di tutta la tua vita. A primo impatto queste persone sono sempre molto premurose nei nostri confronti,tanto è vero che molto spesso ce ne innamoriamo.

Con il passare del tempo però, finiscono quasi sempre per mostrare il loro vero carattere. Inizierà semplicemente a sostituire i suoi sogni ai tuoi. Ti accorgerai di aver incontrato una persona tossica quando noterai tutti i suoi atteggiamenti possessivi e manipolatori. Infatti questa tipologia di individui tende ad abusare emotivamente di chi le circonda, mistificando le situazioni al fine di apparire sempre come una vittima. Con il tempo ti sembrerà naturale rinunciare ai tuoi sogni per lasciare spazio ai loro, ma è proprio a questo punto che devi fermarti un attimo e riflettere sulla situazione. 

Cos’è più importante? I tuoi sogni o i loro? 

Cerca di notare le manipolazioni e i ricatti: ripensa ad alcune situazioni che vi hanno riguardato, eri davvero dalla parte del torto? Molto probabilmente avranno agito per eclissare completamente i tuoi desideri, posizionando i loro al centro delle tue attenzioni. Quando sarai consapevole delle dinamiche che stanno caratterizzando il rapporto tra te e la persona tossica, quest’ultima si allontanerà da sola, lasciandoti finalmente respirare. Infatti le persone possessive, quando le situazioni che vivono non riescono più a soddisfare il loro ego, se ne vanno. Devi riuscire a stabilire le tue priorità e agire di conseguenza: quando si accorgeranno che non sei più manipolabile, cercheranno una nuova vittima per appagare il loro egocentrismo. 

Se imparerai a distinguere chi hai davanti, potrai assicurarti un’esistenza piena e soddisfacente. Ecco perché devi essere consapevole che sei tu, insieme al tuo modo di essere, il centro dell’universo. Quando riuscirai a essere sufficientemente forte, potrai anche lasciare andare le persone tossiche senza nessun timore: saprai già che ti renderà felice allontanartene. I veri amici e le persone realmente importanti per la tua vita non ti daranno motivi di dubitare di loro: si prodigheranno in gesti gentili e disinteressati, saranno sempre pronti ad aiutarti e riusciranno a renderti felice senza fatica. Circondati di queste persone ed evita chi vuole cambiarti per appagare il suo egocentrismo.


Dal Sito: aprilamente.info 

domenica 26 aprile 2020

La forza del cambiamento è dentro di voi



Alle volte il sentiero della vita che stiamo percorrendo non è fra i più positivi. Ci sentiamo frustrati, sfiduciati, niente va bene e non sappiamo come far cambiare le cose.

Quando ci si sente così persi, quando la depressione o problemi anche maggiori ci soffocano, rivolgersi a uno psicologo è un’opzione. Ma chi ci dà la garanzia che risolverà il nostro problema?

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“Nessuno può mettervi in una prigione psicologica, ci siete già.”

-Jiddu Krishnamurti-

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Andare dallo psicologo diventa una via di fuga, a volte anzi ci andiamo perché crediamo di essere incapaci di trovare una soluzione per noi stessi. Ma ne siete proprio sicuri?

Oggi scoprirete che spesso si va dallo psicologo per mera comodità. In realtà, la soluzione è dentro di noi. Scopritela! Imparate a conoscere lo psicologo che giace dentro di voi.

Voi vi conoscete meglio di chiunque altro

Quando andiamo dallo psicologo, questi cercherà innanzitutto di conoscervi. A meno che non sia un vostro conoscente o qualcuno della vostra stessa famiglia, lo psicologo non sa assolutamente nulla di voi.

A prescindere da quanto poco piacevole possa essere il dover raccontare tutto di se stessi ad uno sconosciuto seduto di fronte a noi, spesso questa situazione ha effetti terapeutici.

Parlare di noi stessi ci farà riflettere sulla nostra vita e ricordare momenti che credevamo di aver dimenticato.

Tutto questo sarà importante per risolvere i problemi che ci troviamo ad affrontare in quel momento. Nonostante tutto, però, lo psicologo non arriverà mai ad avere una conoscenza di voi uguale a quella che avete di voi stessi.

Anzi, forse avete intenzionalmente impedito che accada. Sono davvero poche le persone che possono dire di sapere tutto di noi, ed è anche facile che qualche informazione ci scappi.

Sentimenti, pensieri, sogni… sono tutte cose che viviamo da soli e che non possono essere condivise con nessuno. Se state passando un brutto momento, siete voi gli unici a sapere come reagirete e per quali motivi.

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“Solo chi si conosce è padrone di se stesso”

-Pierre de Ronsard-

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Ci sono cose che non vogliamo far sapere a nessuno. Forse il problema che ci affligge in questo momento è legato ad un sentimento di colpevolezza che ci imbarazza, magari proprio qualcosa che non vi sentireste di raccontare al vostro psicologo. Questo aspetto è molto importante ai fini della buona riuscita della terapia.

Essere totalmente sinceri è fondamentale, ma non c’è sincerità più grande di quella che professiamo a noi stessi.

Positività, cambiamento e sforzo

Chi ha detto che sarebbe stato facile? Tutto ciò per cui vale la pena lottare ha prezzo! Per prima cosa pensate sempre positivo.

Siamo di fronte ad una situazione negativa che ci sta rendendo la vita difficile e complicata. Qualcosa di inatteso, che ci sta sfuggendo di mano. Cosa fare di fronte a queste situazioni?

La nostra vita è cambiata, adesso bisogna cercare di superare e cambiare con positività anche la situazione di disagio che stiamo vivendo. Per questo è fondamentale essere pienamente coscienti di ciò che sta accandendo.

Lo psicologo può essere d’aiuto, ma siamo noi a dover credere nel problema e desiderare di superarlo.Altrimenti, lo psicologo non potrà fare nulla per noi.

Immaginiamoci questa situazione: un ragazzo o una ragazza che soffrono di anoressia. Questo disturbo spesso scaturisce da problemi più profondi; non mangiare non implica che lei o lui si vedano grassi, si tratta più che altro di un meccanismo di “autolesionismo” contro qualcosa che fa male.

La persona sa di essere magra, eppure cerca di diventarlo ancora di più. Si sta “distruggendo”, sta soffrendo per qualcosa di più complicato.

Questa persona può andare dallo psicologo, anzi potrebbe addirittura chiedere aiuto di sua spontanea volontà. Sa di avere un problema ed è intenzionata a superarlo. Ma si può lasciare l’intero problema nelle mani dello psicologo? No.

È la persona stessa che dovrà uscire dal problema. Lo psicologo può orientarla, è una figura che consiglia e consente di aprire gli occhi e di scegliere il cammino migliore.

Solo la persona affetta dal problema dovrà tirar fuori le forze necessarie per uscirne. È la sola e unica a poter prendere l’iniziativa per il cambiamento.

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“Un po’ di persistenza in più, ancora qualche sforzo, e ciò che sembrava un fallimento senza speranza può trasformarsi in un glorioso successo”

-Elbert Hubbard-

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Come avete potuto vedere, voi stessi potete diventare il vostro miglior psicologo. Essi possono orientarci, aprirci gli occhi, aiutarci… Ma non possono fare miracoli. La forza del cambiamento, lo sforzo, ricade solo su di voi.

È però importante tenere a mente che se siamo sopraffatti e disorientati, chiedere aiuto ad uno psicologo è fondamentale.

giovedì 7 novembre 2019

Se Sei Diventato Farfalla, Smetti Di Vivere Da Bruco E Accogli Il Cambiamento


Dentro di noi qualcosa è cambiato irrimediabilmente. Non siamo più gli stessi e nonostante tutto, ci sforziamo di farci andare bene la vita di prima, anche se ci sta stretta. È come se l’esterno non combaciasse più con l’interno: non è più come prima. Ma noi continuiamo a credere che passerà, che il nostro vecchio modo di essere si adatterà col tempo a quello che siamo diventato, o meglio, a come ci siamo forgiati perché sono stati i colpi duri della vita a trasformarci in quel modo.

E se smettessimo di insistere? Forse è tempo di buttare via quella vecchia vita nella quale ci sentiamo così scomodi, estranei, ed aprirci a qualcosa di nuovo che sia più consone a ciò che siamo ora. Potremmo accogliere la nostra metamorfosi e lasciar andare il passato, una volta per tutte. Dopotutto, se siamo rinati come farfalle, perché dovremmo continuare a strisciare a terra se ci siamo guadagnato le ali?

Ogni grande crisi ti cambia per sempre

I momenti drammatici della nostra vita come i lutti, le separazioni, i traumi, ci cambiano profondamente; non siamo più gli stessi dopo averli vissuto. Segnano a tutti gli effetti un prima e un dopo nella nostra vita. Ma se non siamo più gli stessi dopo di loro significa che abbiamo lasciato una parte di noi indietro; come se per uscire da quella crisi avessimo dovuto pagare un pegno. Quel prezzo da pagare era una parte di noi.

“Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
(Lao Tzu)

Per uscire dal dolore, dobbiamo lasciare andare, separarci da una parte di noi, lasciarla morire; finiamo allora per fare il lutto di noi stessi, come il bruco che diventa crisalide e si rinchiude nel buio del suo bozzolo, si isola dal mondo, non ne vuole più sentire parlare. Si tratta del necessario spazio vuoto, né passato né futuro, che permette la metamorfosi. Una parte di noi muore, ma un’altra rinasce.

Per nascere, la farfalla deve dimenticare di essere stata un bruco perché ora è un essere totalmente diverso. Se continuerà a strisciare e nutrirsi delle cose del passato, morirà, e questa volta sarà una morte reale e definitiva e non più il preludio della metamorfosi. Viviamo allo stesso modo: se dopo essere cambiati ci aggrappiamo al passato, sforzandoci di vivere nello stesso modo quando interiormente sappiamo di non essere più gli stessi, ci feriremo a tal punto da spegnere il nostro naturale impulso evolutivo. Andremo contro la nostra natura e perderemo il significato della nostra vita.

Durante la tua metamorfosi sviluppi i tuoi “super-poteri”

“Psiche, anima in greco, significa anche “farfalla”. Nasciamo con un bruco di anima, il nostro lavoro è dargli ali e volo.”
(Alejandro Jodorowsky)

È durante la sua fase intermedia che la creatura, non più bruco e non ancora farfalla, sviluppa il suo “super-potere”: quella capacità/abilità che era presente solo in potenza dentro di lei. È questa fase di chiusura, di morte simbolica, che la spinge a manifestare un’abilità nuova che era in realtà una sfaccettatura della sua personalità che aveva bisogno di essere liberata.

Il “super-potere” dell’ex-bruco sono le sue ali, ciò che fa di lui una farfalla; per una persona che è caduta molte volte, potrebbe essere la resilienza, ciò che fa di lei una guerriera; per chi ha perso una persona importante nella sua vita, potrebbe essere la capacità di riconoscere il valore di ogni singolo secondo passato con chi ama, ciò che la rende una persona profondamente saggia. Possono essere molti gli esempi di “super-poteri” che qualcuno può sviluppare in seguito ad una crisi importante.

Ogni persona che giunge alla rinascita è un essere nuovo in possesso di un’abilità particolare che segnerà il resto della sua vita.Tuttavia, occorrerà abbandonare la vecchia vita per poter abbracciare quella nuova.

Aggrapparti al passato crea dolore e sofferenza

Il dolore ci cambia sempre ed è importante accettare il fatto che ciò che è stato rotto non tornerà mai più come prima, e questo non è né  bene né male, è solo naturale. Se rompo un piatto in due, per quanto io mi sforzi di ripararlo, dovrò riconoscere che non tornerà esattamente uguale, anche se sublimo simbolicamente, come nell’arte del Kintsugi, i suoi pezzi rotti.

Accettando il cambiamento, accogliamo la rinascita, ma se ci aggrappiamo al passato, impediamo che questo processo naturale avvenga; forzando la nostra energia ad agire verso il passato, blocchiamo il flusso naturale della vita che vorrebbe portarci avanti e creiamo una sorta di vortice dal quale sarà poi difficile uscire. Lasciar andare il passato ci permette di tornare nel flusso naturale della nostra vita e crescere come persone, o meglio, ci permette di rinascere. Ed è forse questo il più grande insegnamento delle farfalle: la metamorfosi.

“Ma la suggestione delle farfalle non nasce solo dai colori e dalla simmetria: vi concorrono motivi più profondi. Non le definiremmo altrettanto belle se non volassero, o se volassero diritte come le api, o se pungessero, o soprattutto se non attraversassero il mistero conturbante della metamorfosi: quest’ultima assume ai nostri occhi il valore di una messaggio mal decifrato, di un simbolo e di un segno.”
(Primo Levi)

Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in Discipline Bio-Naturali

Dal Sito: eticamente.net

lunedì 18 marzo 2019

Non dimenticate: anche chiudere alcune porte è amarsi

A volte ci ostiniamo a rimanere, anche quando non ci conviene. Ci sono occasioni in cui rimanere vuol dire andare troppo lontani. Per questo motivo, diciamo che anche chiudere alcune porte vuol dire amarsi. Anche andarsene da alcuni posti vuol dire prendersi cura di sé. Anche allontanarsi da alcune persone vuol dire proteggersi.

Non sono frasi fatte, ma realtà che tutti qualche volta affrontiamo e che possono essere dolorose. Aprire le finestre della nostra vita per fare uscire qualcuno che non ci apporta nulla di positivo è benefico e sano per noi.

E un giorno, senza che te lo aspettassi, me ne andai.

Senza addio, senza preavviso né rimproveri.

Perché a volte restare vuol dire andare troppo lontani

Chiudere tappe, chiudere circoli viziosi

Si dice che bisogna evitare di cadere in tre incidenti geometrici: i circoli viziosi, i triangoli amorosi e le menti quadrate. Questa massima può risultare utile al momento di salvaguardare la nostra salute emotiva.

Quando decidiamo di volare, di solito lo facciamo contro i nostri desideri. Faremmo di tutto per avere motivi per tenere aperte le porte e le finestre, ma non ci resta altro rimedio che mettere un punto lì dove prima mettevamo dei puntini di sospensione.

Si tratta di mettere freno ad un dolore che può essere evitabile. Parliamo di una coppia, di un’amicizia o di qualsiasi altro tipo di rapporto, a volte è necessario mettere fine alla disillusione e al disincanto perché non vi è soluzione.

Come in altre occasioni, attingiamo ad un testo meraviglioso; in questo caso si tratta di un passaggio di un romanzo dello scrittore Paulo Coelho che ci aiuta a valorizzare quanto sia importante chiudere certe tappe ed andare avanti.

Bisogna sempre sapere quando una fase giunge alla fine. Concludere un ciclo, chiudere un uscio, terminare un capitolo: non importa come lo si definisca, ciò che conta è lasciare nel passato quei momenti di vita che sono finiti. 

Non possiamo vivere il presente rimpiangendo il passato. Nemmeno chiedendoci perché. Quello che è accaduto è accaduto e bisogna lasciarlo andare, bisogna distaccarsene. Non possiamo essere eterni bambini né adolescenti tardivi, né impiegati di imprese inesistenti, né avere vincoli con chi non vuole essere vincolato a noi. 

I fatti accadono e bisogna lasciarli andare!

Cambiare pelle, dire addio con la mano sul petto

Con puntuale frequenza, i serpenti cambiano pelle. Per disfarsi della propria vecchia pelle, un serpente sceglie di transitare tra due pietre vicine tra loro che ne stringano il corpo, lo raschino e lo aiutino a disfarsi della sua vecchia pelle. Come è naturale, questo passaggio non è piacevole; di fatto, gli fa male, ma questa azione lo aiuta a distaccarsi da quello che è già consunto per dare spazio a una cosa nuova. 

Possiamo esportare questo esempio alla realtà, quando ci tocca dire “addio”. Questo processo finale implica un nuovo inizio e, anche se ci fa sprofondare in una tremenda angoscia, ci offre spazio per rinascere.

Questa presa di coscienza e questo passaggio ci aiuta ad evolvere e a maturare, a saperne di più su come costruire rapporti sani e significativi con le persone che ci circondano. La sofferenza è inevitabile quando si devono chiudere alcune porte, ma farlo è sinonimo di amor proprio.

In fin dei conti si tratta di visualizzare la nostra vita in modo diverso, di essere coraggiosi e di cambiare le serrature. Perché, in realtà, quello che conta è questo, saper evolversi, permettersi la stabilità ed adattare la temperatura della nostra vita alle nostre necessità.

Una volta fatto, non soffermatevi su quello che avete perso, ma su quello che potete guadagnare.

via La Mente Meravigliosa

Dal Sito: aprilamente.info 

sabato 16 marzo 2019

Chiudi i cicli, chiudi le porte, chiudi i capitoli: la vita si vive guardando avanti

Quando capisci che le cose sono inesorabilmente cambiate, chiudi i cicli ormai conclusi, chiudi le porte che devono essere chiuse, chiudi i capitoli di un libro giunto al termine.


Guarda avanti, guarda oltre, è lì che stai andando.

Quando una fase della nostra vita finisce, dobbiamo accettarlo.

Rifiutare l’evidenza delle cose significa privarci della gioia, della possibilità di essere felici, del senso stesso della vita.

Che siano porte, cicli, pagine di vita… l’importante è chiuderli e andare avanti.

Non si può vivere il presente guardando al passato con rimpianto. Non è possibile vivere il nostro tempo chiedendoci continuamente “perché” …

I legami finiscono, i sentimenti cambiano, dobbiamo imparare a lasciar andare.

Diversamente un giorno ci sveglieremo, improvvisamente, con una sensazione di tristezza che ci ricorderà il tempo perso, le ore sprecate a vivere di ricordi e che non recupereremo più.

Il tempo è uno dei nostri beni più preziosi. Il tempo è vita.

Avere dei ricordi, ricordare il passato è normale. È invece sbagliato continuare ad alimentare il dolore delle ferite emotive che restano così aperte.

Esse ci impediscono di camminare, di vivere il presente, di vivere tutto ciò che di bello e buono abbiamo.

Vivere nel passato è come vivere in un profondo abisso, mentre la vita è guardare il cielo.

Restare prigionieri del dolore, reprimerlo nel cuore, nell’anima, nasconderlo in tutto ciò che ci circonda, ci condanna all’infelicità.

È un po’ come chi nasconde la polvere spazzandola sotto il tappeto. Apparentemente la stanza sembra pulita, ma lo sporco c’è.

Non possiamo cancellare il nostro passato, ma trasformarlo in una lezione.
Non possiamo nascondere le ferite emotive, ma adoperarci affinché guariscano.

E come si guarisce?

Lasciando andare, dare l’addio dentro di noi, a tutto ciò che non tornerà.
Essere pronti a dare il benvenuto a tutto ciò che arriverà…

Tutto ciò che causa dolore, rimpiango, tutto ciò che non porta gioia alla tua vita, devi lasciarlo andare… Liberati!

Se qualcosa non ti rende felice … liberati.

Se non ti aiuta a crescere,
… liberati.

Se non ti offre sicurezza e pace… liberati.

Se non ti arricchisce come essere umano… liberati.

Se non ti sostiene… liberati.

Se ti trattiene per i suoi fini … liberati.

Se non rispetta i tuoi sogni… liberati.

Se ti fa soffrire… lascialo andare.

È meno doloroso lasciare andare che vivere con “ciò che è stato e che oggi non è più.”

Dal Sito: aprilamente.info 

Ecco perché pensare ogni tanto a se stessi non significa essere egoisti

Molto spesso, quando diciamo di pensare a noi stessi, le persone che ci circondano potrebbero accusarci di essere egoisti. Ma cosa significa essere egoisti? Forse questo aggettivo viene usato in maniera erronea e, soprattutto, ingiusta.


Riflettiamo un momento su questa parola, sulle sue implicazioni e su come dedicare del tempo a se stessi senza sentirsi in colpa.

Essere egoisti vuol dire pensare a se stessi il 100% delle volte senza curarsi degli altri

Proviamo a fare riferimento alle definizioni di egoismo date dai dizionari. Sembrerebbe che l’egoismo sia l’atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di se stesso e dei propri interessi, senza preoccuparsi degli altri.

Ognuno di noi ha i suoi schemi (valori e principi più o meno radicati che ci servono ad interpretare il mondo e a farci un’idea di come funziona) e da questi partono i nostri pensieri. Non è raro, dunque, che ognuno applichi la parola “egoismo” in base alle proprie esperienze e al proprio modo di intendere lo stesso e le sue implicazioni. In altre parole, ognuno di noi ha un concetto diverso di egoismo.

Per alcune persone, essere egoista può significare non fare nulla per gli altri o, nei casi più estremi, non ricambiare un favore a qualcuno per mancanza di tempo quando invece quella persona c’è sempre stata. Nel primo caso potremmo accettare questa definizione per il termine “egoismo”, ma nel secondo?

Come ci sentiamo quando una persona ci chiama egoisti senza tener conto di tutto ciò che abbiamo fatto per lei? Ovviamente male, siamo confusi e arrabbiati anche se sappiamo che quel termine che ci hanno rivolto è ingiusto. Prima di proseguire, chiariamo una cosa: se ci è capitato di non fare qualcosa per qualcuno quando ce l’ha chiesto, non significa che siamo egoisti.

Non c’è vera felicità nell’egoismo.
George Sand

Non possiamo cambiare gli schemi altrui

C’è una situazione che si ripete con una certa frequenza: una persona ci chiede un favore, ma non possiamo farlo nel momento esatto in cui ce lo chiede. Questa persona ci chiama “egoisti” o insinua che lo siamo e questo ci fa stare male, non solo per il giudizio negativo sulla nostra persona, ma anche perché ci siamo ritrovati in un bivio davanti al quale abbiamo dato la priorità ai nostri interessi.

Chi sta agendo da egoista, dunque? Chi sta pensando a se stesso senza tener conto dei diritti che abbiamo come persone?

La realtà è chiara: non abbiamo le risorse necessarie per provare (solo provare!) a cambiare gli schemi altrui. Vale a dire, se una persona ritiene che stiamo agendo da egoisti e non fa uno sforzo per cercare di capire le nostre circostanze, possiamo farci due domande:

  • Siamo empatici con il suo problema?
  • Non potendo aiutarla nel momento in cui ce l’ha chiesto, abbiamo proposto un’alternativa?

Se entrambe le risposte sono affermative, ricordiamoci di una libertà fondamentale: abbiamo il diritto di rifiutare qualcosa senza per questo sentirci in colpa.

Inoltre, è bene tenere conto che commettiamo un errore se estendiamo alla personalità un giudizio soggettivo su un comportamento. Ad esempio, una persona può agire in maniera meschina e non essere meschina oppure può scivolare, ma non per questo essere goffa.

Per capire meglio questo concetto, immaginate la seguente situazione: tutte le mattine vi svegliate alla stessa ora. Fate tutto ciò che dovete fare e alla fine della giornata avete portato a termine tutti i vostri doveri. Ora immaginate di svegliarvi 15 minuti dopo del solito. Per qualche motivo, alla fine della giornata non siete riusciti a fare tutto quello che avevate in programma.

Siete persone irresponsabili? Siete persone poco serie? No, semplicemente avete avuto una brutta giornata e forse avete agito in modo poco responsabile. Attenzione, però! Aver agito in questo modo non vi rende persone con questa caratteristica. Di fatto, anche se lo faceste da sempre, non vi si potrebbero attribuire queste caratteristiche perché il passato non sempre consente di prevedere il presente e il futuro.

Bisogna fare una distinzione tra agire ed essere. Essere persone ingiuste non è sinonimo di agire in maniera ingiusta. Analizziamo i comportamenti non le persone.

Sfruttate i venti che soffiano a favore, ma non lasciate che sia il vento a governare

Avete la sensazione di non avere tempo per voi? Alle persone del vostro ambiente circostante succede sempre qualcosa per cui richiedono la vostra attenzione allontanandovi dai vostri obiettivi? Vi dedicate troppo agli altri? Sentite di essere come delle vele alla mercé del vento? Bisogna sempre riservare un po’ di tempo per se stessi e in questo senso è necessario imparare un’abilità che è fondamentale per il benessere di una persona: imparare a dire no senza sentirsi in colpa.

Di certo si tratta di un tema complesso e ricco di sfumature. È per questo che non possiamo darvi una regola fissa per come farlo, ma solo sottolineare l’importanza di farlo. Se siete anche voi tra quelli che si sono sempre fatti in quattro per gli altri, dovreste sapere che:

-Il cambiamento è un processo di allenamento. Se siete affezionati a certe abitudini, cambiarle vi richiederà tempo, pazienza e impegno. Di solito le nostre abitudini sono collegate le une alle altre e cambiarne una significa cambiare elementi di tutta la catena. Ad esempio, adottare un atteggiamento più cordiale nei confronti degli altri richiede una certa capacità di conversazione, quando per rimanere in silenzio non c’era bisogno di questa abilità.

-Forse chi vi sta attorno non lo capisce. Se avete abituato gli altri a mostrarvi sempre disponibili nei loro confronti, è probabile che rimarranno sorpresi la prima volta che rifiuterete una loro richiesta. Possono anche rimproverarvi di essere cambiati o di essere egoisti. È bene, quindi, non dimenticare cosa volete per voi. Di fronte al cambiamento troverete sempre degli ostacoli e delle resistenze, soprattutto se significa chiudere con le esigenze altrui.

-Analizzate sempre in maniera oggettiva le situazioni. Se la richiesta non è urgente, non richiede obbligatoriamente la vostra presenza, se avete empatizzato con il problema della persona in questione e avete proposto un aiuto alternativo in un secondo momento che sia compatibile con i vostri impegni e obiettivi, allora non c’è dubbio, non avete motivo di sentirvi in colpa.

In definitiva, pensare a se stessi non significa essere egoisti se si è in grado di mantenere un equilibrio. Se davvero lavorate su questa parte di voi senza fare troppo affidamento al concetto generale e alle definizioni di egoismo, raggiungerete il giusto compromesso tra dedicare tempo ed energia agli altri e coltivare anche le vostre passioni, le vostre attività e i vostri sogni.

Non permettere che facciano di te una vittima. Non accettare che gli altri definiscano la tua vita. Definisci te stesso.
Harvey Fienstein

Fonte: https://lamenteemeravigliosa.it/pensare-a-se-stessi-non-egoisti/


Dal Sito: aprilamente.info