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sabato 16 marzo 2019

Ecco perché pensare ogni tanto a se stessi non significa essere egoisti

Molto spesso, quando diciamo di pensare a noi stessi, le persone che ci circondano potrebbero accusarci di essere egoisti. Ma cosa significa essere egoisti? Forse questo aggettivo viene usato in maniera erronea e, soprattutto, ingiusta.


Riflettiamo un momento su questa parola, sulle sue implicazioni e su come dedicare del tempo a se stessi senza sentirsi in colpa.

Essere egoisti vuol dire pensare a se stessi il 100% delle volte senza curarsi degli altri

Proviamo a fare riferimento alle definizioni di egoismo date dai dizionari. Sembrerebbe che l’egoismo sia l’atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di se stesso e dei propri interessi, senza preoccuparsi degli altri.

Ognuno di noi ha i suoi schemi (valori e principi più o meno radicati che ci servono ad interpretare il mondo e a farci un’idea di come funziona) e da questi partono i nostri pensieri. Non è raro, dunque, che ognuno applichi la parola “egoismo” in base alle proprie esperienze e al proprio modo di intendere lo stesso e le sue implicazioni. In altre parole, ognuno di noi ha un concetto diverso di egoismo.

Per alcune persone, essere egoista può significare non fare nulla per gli altri o, nei casi più estremi, non ricambiare un favore a qualcuno per mancanza di tempo quando invece quella persona c’è sempre stata. Nel primo caso potremmo accettare questa definizione per il termine “egoismo”, ma nel secondo?

Come ci sentiamo quando una persona ci chiama egoisti senza tener conto di tutto ciò che abbiamo fatto per lei? Ovviamente male, siamo confusi e arrabbiati anche se sappiamo che quel termine che ci hanno rivolto è ingiusto. Prima di proseguire, chiariamo una cosa: se ci è capitato di non fare qualcosa per qualcuno quando ce l’ha chiesto, non significa che siamo egoisti.

Non c’è vera felicità nell’egoismo.
George Sand

Non possiamo cambiare gli schemi altrui

C’è una situazione che si ripete con una certa frequenza: una persona ci chiede un favore, ma non possiamo farlo nel momento esatto in cui ce lo chiede. Questa persona ci chiama “egoisti” o insinua che lo siamo e questo ci fa stare male, non solo per il giudizio negativo sulla nostra persona, ma anche perché ci siamo ritrovati in un bivio davanti al quale abbiamo dato la priorità ai nostri interessi.

Chi sta agendo da egoista, dunque? Chi sta pensando a se stesso senza tener conto dei diritti che abbiamo come persone?

La realtà è chiara: non abbiamo le risorse necessarie per provare (solo provare!) a cambiare gli schemi altrui. Vale a dire, se una persona ritiene che stiamo agendo da egoisti e non fa uno sforzo per cercare di capire le nostre circostanze, possiamo farci due domande:

  • Siamo empatici con il suo problema?
  • Non potendo aiutarla nel momento in cui ce l’ha chiesto, abbiamo proposto un’alternativa?

Se entrambe le risposte sono affermative, ricordiamoci di una libertà fondamentale: abbiamo il diritto di rifiutare qualcosa senza per questo sentirci in colpa.

Inoltre, è bene tenere conto che commettiamo un errore se estendiamo alla personalità un giudizio soggettivo su un comportamento. Ad esempio, una persona può agire in maniera meschina e non essere meschina oppure può scivolare, ma non per questo essere goffa.

Per capire meglio questo concetto, immaginate la seguente situazione: tutte le mattine vi svegliate alla stessa ora. Fate tutto ciò che dovete fare e alla fine della giornata avete portato a termine tutti i vostri doveri. Ora immaginate di svegliarvi 15 minuti dopo del solito. Per qualche motivo, alla fine della giornata non siete riusciti a fare tutto quello che avevate in programma.

Siete persone irresponsabili? Siete persone poco serie? No, semplicemente avete avuto una brutta giornata e forse avete agito in modo poco responsabile. Attenzione, però! Aver agito in questo modo non vi rende persone con questa caratteristica. Di fatto, anche se lo faceste da sempre, non vi si potrebbero attribuire queste caratteristiche perché il passato non sempre consente di prevedere il presente e il futuro.

Bisogna fare una distinzione tra agire ed essere. Essere persone ingiuste non è sinonimo di agire in maniera ingiusta. Analizziamo i comportamenti non le persone.

Sfruttate i venti che soffiano a favore, ma non lasciate che sia il vento a governare

Avete la sensazione di non avere tempo per voi? Alle persone del vostro ambiente circostante succede sempre qualcosa per cui richiedono la vostra attenzione allontanandovi dai vostri obiettivi? Vi dedicate troppo agli altri? Sentite di essere come delle vele alla mercé del vento? Bisogna sempre riservare un po’ di tempo per se stessi e in questo senso è necessario imparare un’abilità che è fondamentale per il benessere di una persona: imparare a dire no senza sentirsi in colpa.

Di certo si tratta di un tema complesso e ricco di sfumature. È per questo che non possiamo darvi una regola fissa per come farlo, ma solo sottolineare l’importanza di farlo. Se siete anche voi tra quelli che si sono sempre fatti in quattro per gli altri, dovreste sapere che:

-Il cambiamento è un processo di allenamento. Se siete affezionati a certe abitudini, cambiarle vi richiederà tempo, pazienza e impegno. Di solito le nostre abitudini sono collegate le une alle altre e cambiarne una significa cambiare elementi di tutta la catena. Ad esempio, adottare un atteggiamento più cordiale nei confronti degli altri richiede una certa capacità di conversazione, quando per rimanere in silenzio non c’era bisogno di questa abilità.

-Forse chi vi sta attorno non lo capisce. Se avete abituato gli altri a mostrarvi sempre disponibili nei loro confronti, è probabile che rimarranno sorpresi la prima volta che rifiuterete una loro richiesta. Possono anche rimproverarvi di essere cambiati o di essere egoisti. È bene, quindi, non dimenticare cosa volete per voi. Di fronte al cambiamento troverete sempre degli ostacoli e delle resistenze, soprattutto se significa chiudere con le esigenze altrui.

-Analizzate sempre in maniera oggettiva le situazioni. Se la richiesta non è urgente, non richiede obbligatoriamente la vostra presenza, se avete empatizzato con il problema della persona in questione e avete proposto un aiuto alternativo in un secondo momento che sia compatibile con i vostri impegni e obiettivi, allora non c’è dubbio, non avete motivo di sentirvi in colpa.

In definitiva, pensare a se stessi non significa essere egoisti se si è in grado di mantenere un equilibrio. Se davvero lavorate su questa parte di voi senza fare troppo affidamento al concetto generale e alle definizioni di egoismo, raggiungerete il giusto compromesso tra dedicare tempo ed energia agli altri e coltivare anche le vostre passioni, le vostre attività e i vostri sogni.

Non permettere che facciano di te una vittima. Non accettare che gli altri definiscano la tua vita. Definisci te stesso.
Harvey Fienstein

Fonte: https://lamenteemeravigliosa.it/pensare-a-se-stessi-non-egoisti/


Dal Sito: aprilamente.info

giovedì 25 maggio 2017

Liberati dal buonismo, ti fa venire l'ansia


Mettersi sempre al servizio degli altri per paura di perderli o per essere “altruista” a tutti i costi conduce all’ansia: rompi lo schema e rinasci

La società contemporanea condanna senza appello l’egoismo: chi è egoista pensa solo a se stesso, si interessa esclusivamente del proprio tornaconto e non avrà mai niente da dare. Fin da piccoli ci insegnano a essere buoni, generosi, ad andare d’accordo con tutti. Il risultato di questo sforzo consiste spesso nell’inculcare il senso di colpa e una certa falsità nei rapporti umani, ma soprattutto apre le porte all'ansia: tutto questo dedicarsi agli altri per senso del dovere puntualmente non porta "risultati" soddisfacenti e questo ci fa sentire inadeguati e in perenne affanno, le condizioni ideali perché l'ansia si manifesti. Ma c’è un modo diverso di concepire l’egoismo. Al di là di quello che possa sembrare, in sé non è un difetto da correggere, o un mero sinonimo di insensibilità: utilizzato nel modo giusto può rappresentare una grande qualità, indispensabile per la nostra autorealizzazione.

Il buonismo è nemico del tuo istinto.

Grazie al sano egoismo realizzi te stesso

Se prima di un’azione ci interroghiamo su quanto davvero ci piaccia o ci prema, entriamo in contatto con le nostre esigenze più profonde, andiamo incontro alla nostra natura e al sano bisogno di autoaffermazione. Se invece ci imponiamo costantemente di prendere in considerazione solo le esigenze degli altri finiremo per entrare nel ruolo fasullo del “buono a ogni costo”, che a lungo andare ci starà stretto: cercheremo di continuo l’approvazione altrui, con il rischio di invischiarci in relazioni sbagliate e di essere manipolati, a tutto "vantaggio" dell'ansia. Al contrario un po’ di “sano egoismo” ci induce a contare sulle nostre risorse interne e ci aiuta a esprimere il massimo potenziale creativo. È un atteggiamento che promuove relazioni sane, limpide e senza secondi fini. Quando impariamo ad ascoltarci, mettiamo sullo sfondo i condizionamenti esterni e le cose accadono più spontaneamente: non abbiamo dubbi e titubanze, arriviamo dove vogliamo andare. Qui di seguito vi presentiamo tre piccole storie che spiegano meglio di tante teorie come sia semplice sfuggire alle gabbie dell'altruismo recitato e recuperare una più sana visione di noi stessi.

Il buonista? Fa male a sé e agli altri

Il vero amico non esige nulla

Da quando ho chiarito con Valentina le cose tra noi vanno decisamente meglio e non mi sento più “obbligata” nei suoi confronti e sempre in ansia. lei è l’amica che vorrebbero avere tutti, ti ricopre di mille attenzioni, si mette a disposizione senza riserve, ma l’inghippo c’è: pretende che tu con lei faccia lo stesso e sia sempre pronta e rispondere alle sue esigenze. A lungo andare mi sono sentita in trappola: le sue richieste si erano trasformate in un vero e proprio ricatto.
Così mi sono ribellata alle sue pressioni. Sul momento ho temuto di essere un po’ egoista, ma sorprendentemente il rapporto è migliorato! Lei ha capito e tra di noi ora è tutto più sincero e autentico e la mia ansia è solo un ricordo... 

Amare non vuol dire adattarsi

Quando ho conosciuto Mirko ho pensato subito che fosse la persona giusta per me. Così ho cercato di adattarmi a lui in tutto e per tutto. Mi sono proposta di seguirlo nelle sue frequenti uscite con gli amici. Il risultato? Pessimo. I suoi amici non mi piacciono e odio il calcio, mentre loro vanno sempre allo stadio. Ma quando gli ho parlato é stato un sollievo. Mi ha detto: “Ma dove sta scritto che dobbiamo fare tutto insieme?”. Aveva ragione! Ho ripreso a svagarmi con lo shopping, lasciandolo andare da solo con gli amici. Abbiamo scoperto di avere altre cose in comune e la relazione è molto migliorata! 

Gli altri non dipendono da te!

Da quando ho imparato a spegnere il cellulare prima di uscire di casa sto proprio meglio! Il tempo che dedicavo a me stessa era davvero poco. Adoro mio marito e i miei bambini, ma ero arrivata al punto di non sopportarli. Quando mi capitava di uscire con le mie amiche e lasciavo i bambini con lui, puntualmente mi chiamava per qualsiasi inezia. E io non resistevo al senso di colpa e mi affrettavo a tornare. Stavo esaurendo tutte le mie energie e un giorno esasperata ho provato ad essere irraggiungibile: è stato un toccasana, al ritorno mi sono accorta che erano “sopravvissuti” e io ero carica e di buon umore!

Dal Sito: www.riza.it