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martedì 15 ottobre 2019

Giovani e donne le principali vittime di ansia e depressione




In occasione della Giornata mondiale sulla Salute Mentale, il portale Guidapsicologi.it ha tratto una fotografia dei pazienti.

Millennials e donne sono il principale pazienti degli psicologi. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, che si celebra il 10 ottobre, Guidapsicologi.it traccia una fotografia delle necessità di sostegno psicologico riportare dai professionisti collegati al portale.

DONNE
La maggior parte degli psicologi intervistati afferma che la maggioranza dei propri pazienti è formata da donne (78%). Le donne dedicano infatti sempre più spazio alla comprensione di se stesse e alla risoluzione dei problemi in profondità, non necessariamente per curare un disagio, ma anche per migliorare la propria qualità di vita e il proprio stare. Una parte importante di esse si rivolge infatti a un professionista per risolvere problemi legati all’affettività e predilige percorsi terapeutici rapidi e mirati, finalizzati ad acquisire gli strumenti necessari per risolvere situazioni specifiche e gestire al meglio circostanze, lavorative o relazionali, in cui spesso ci si sente sopraffare.
Solo nel 22% dei casi gli uomini rappresentano la maggioranza dei pazienti, e si dividono equamente tra coloro che hanno come obiettivo risolvere disturbi dell’ansia e chi invece problemi legati invece alla sfera affettiva.

MILLENIALS: PREVALE L’ANSIA
I numeri dei millennials meritano un paragrafo a parte. Lo studio realizzato conferma ancora una volta quanto la generazione che va dai 25 ai 35 anni sia sempre più in balia della pressione sociale e delle difficoltà derivate dall’impossibilità di raggiungere gli obiettivi a cui si aspira. Da una parte il posto fisso che prima di una certa età è ormai un miraggio, la voglia di avere una famiglia, una casa di proprietà e delle relazioni stabili, e dall’altra un mondo altamente precario e dove i giovani non si sentono sicuri, tormentati da un modello genitoriale rispetto al quale sono irrimediabilmente indietro e che, per quanto anacronistico, è sempre presente.
Altro dato interessante riguarda il genere: 2 millennials su 3 sono donne, la maggioranza è femminile, ma con una presenza maschile più forte rispetto alle altre fasce di età.
Riguardo invece alle patologie maggiormente riscontrate tra i millennials dagli psicologi, troviamo al primo posto l’ansia, con il 57,6%, seguita dai problemi legati alla sfera affettiva (18%) e dalla depressione(9,8%).
Interessanti anche i dati relativi alla durata del percorso terapeutico: il 46% prevede una durata inferiore ai due anni, mentre il 42% riesce a risolvere il proprio problema in meno di un anno.

Quanto dura un percorso terapeutico?
La maggior parte dei percorsi terapeutici ha una durata media inferiore a un anno, e diminuisce all’aumentare dell’età dei pazienti. Se nel caso dei millennials il 42% risolve i propri problemi in meno di un anno, il dato aumenta con la generazione X 58,6% e raggiunge infine il 71,4% con la boom generation.
Anche la cadenza media con la quale si realizzano la maggior parte dei percorsi terapeutici segue la stessa tendenza: l’83% dei millennials predilige un appuntamento settimanale, percentuale che si riduce con la generazione X, 62%, fino a raggiungere il 43% della boom generation.
In conclusione, all’aumentare dell’età del paziente, diminuiscono sia la durata del percorso terapeutico che la cadenza degli incontri con lo psicologo.

Supporto di terapia farmacologica. La maggior parte non ne ha bisogno
I professionisti intervistati affermano che tra i propri pazienti la terapia farmacologica non è così diffusa. Sono infatti meno della metà coloro che necessitano accompagnare con medicinali il supporto dello psicologo.
Quest’ultimo dato conferma la teoria per cui chi si affida a uno psicologo, nella maggior parte dei casi desidera intraprendere un percorso terapeutico volto a risolvere i problemi del quotidiano, di gestione dello stress, dell’ansia e della sfera affettiva, con l’obiettivo di vivere meglio e non rimanere continuamente vittima delle stesse situazioni, raggiungendo un livello sempre più alto di conoscenza del sé.

Dal Sito: varesenews.it

mercoledì 20 marzo 2019

Le donne più forti sono quelle ansiose

Le donne più forti sono quelle che vivono ogni giorno con l’ansia. Le donne con l’ansia combattono ogni giorno contro questa condizione e continuano a farlo con coraggio. Non sono vittime di lotte mentali perché loro sanno che i loro demoni interiori vivono nella loro mente, le donne con l’ansia sono quelle più forti.

Riescono ad essere forti anche quando tutto intorno a loro va in frantumi, nella loro vita non esiste la debolezza. Riesce a vivere in un mondo caotico e riesce a sopravvivere a lungo in una situazione stressante anche se sta vivendo male.

Riesce a far funzionare le cose anche quando gli altri non riescono a trovare una soluzione. Va sempre avanti con determinazione, sa quanto sia importante non arrendersi mai perché sa che ha molto da dare ancora e non può lasciare che le sue condizioni dettino la sua vita. È una sognatrice e come tutti gli altri, ha i suoi obbiettivi. Quello che desidera è essere se stessa nel bene e nel male.

La sua ansia a volte le fa vivere brutti scherzi, a volte vince e altre volte perde ma riesce sempre a trovare la forza di cui ha bisogno per superare un ostacolo. Lei lotta tutti i giorni contro l’ansia ed è per questo motivo che non si arrende mai. Per lei sono più difficili da superare i giorni NO ma in cuor suo sa che ce la farà.

Le donne con l’ansia sono le più forti perché anche quando hanno completamente la mente oscurata dai pensieri negativi, quando le loro mani sudano, si aggrappano alla speranza, respirano profondamente e aspettano che ritorni la luce che le riporti fuori dall’oscurità.

 Le donne con l’ansia sono forti, intelligenti e coraggiose. Anche quando sentono di non riuscire a gestire ciò che la loro ansia provoca, loro hanno sempre quella speranza e quella forza in più per reagire.


Il loro obiettivo non è quello di vivere in maniera facile, non è quello di scegliere la strada più semplice ma è quello di riuscire ad andare avanti nonostante l’ansia. Sono donne che si rifiutano di dare potere all’ansia, ci vuole molta forza interiore e resistenza per vivere la vita in questo modo. Queste donne sanno che non possono arrendersi perché il loro coraggio è più forte dell’ansia.


Dal Sito: bigodino.it 

venerdì 8 marzo 2019

Come liberarsi dall’ansia di dover far tutto



A stressare noi donne è la costante lista di impegni da ricordare e da organizzare. Gli esperti lo chiamano “carico mentale”. E la coach che ha appena scritto un bestseller ci aiuta ad affrontarlo

Secondo l’Ocse, in Italia, ogni giorno una donna dedica 306 minuti, pari a 5 ore della propria giornata, a lavori non pagati. Più del doppio degli uomini (2 ore). Non solo: il 65 per cento delle intervistate vive l’intera giornata pensando a quando poter cominciare il compito successivo.

«Proprio in questo consiste il carico mentale. Non corrisponde al fare tutto, ma al pensare a tutto: mansioni domestiche, familiari ed educative, dal cambio degli armadi alle prenotazioni per le vacanze, passando per la spesa e gli appuntamenti col dottore» spiega Marie-Laure Monneret, coach e autrice del libro appena uscito Devo dirti sempre tutto (DeAgostini) «Una specie di vigilanza costante e pervasiva, un lavoro di gestione, di pianificazione e di anticipazione che spesso le donne si trovano a fare completamente da sole».
Eppure i dati dicono che dal 2009 l’impegno degli uomini a casa è aumentato di quasi 30 minuti al giorno...

«Attenzione a cantare vittoria: è vero che gli uomini hanno iniziato a collaborare di più, ma sono ancora selettivi sulle mansioni. Per esempio, si occupano maggiormente della cura dei figli, ma non dei lavori domestici. E poi quante volte diciamo: “Mio marito mi aiuta molto”? Se lui aiuta è proprio perché la responsabilità la sentiamo nostra».

Significa che siamo noi ad assumerci il carico mentale?

«Significa che di solito lo consideriamo normale e non ce ne accorgiamo. Agli uomini viene richiesta devozione totale sul lavoro, ma dalle donne si pretende devozione a tutte le cause. Quindi una donna dice a se stessa: posso impegnarmi nella carriera se porto a termine anche tutti gli impegni familiari. Colpa del retaggio culturale e degli stereotipi che perpetrano la convinzione che siamo biologicamente destinate all’accudimento».
Come “diagnosticare” allora un carico mentale eccessivo?

«Esamina i tuoi comportamenti. Tutte le notti fai delle liste a mente? Sei sempre tu che scappi dall’ufficio ogni volta che c’è un’emergenza familiare? Quando il tuo partner si occupa di qualcosa in casa o per la famiglia tu controlli che abbia fatto tutto bene? Sono questi i campanelli d’allarme».
Quali sono le conseguenze?

«A differenza dello stress da lavoro, quello da carico mentale non si interrompe mai, né nei weekend né durante le vacanze. Si porta via tutte le energie e riduce la capacità di concentrazione, ostacolando la riusci- ta professionale e causando anche una perdita di fiducia in se stesse perché non ci si sente capaci di soddisfare tutte le esigenze. Senza contare che pesa come un macigno sulla coppia: si rimprove- ra il partner di non assumersi le sue responsabi- lità e non ci si sente capite».
Come si fa a “guarire”?

«La prima cosa che mi viene da consigliare è fare un po’ di lavoro su di sé. Molte donne neanche ammettono di essere afflitte dal carico mentale, perché questo ruolo da una parte le fa star male ma dall’altra dà loro una sensazione di potere anzi, di più, di onnipotenza. Ogni giorno dimostrano di saper gestire tutte queste “cose da fare”. Senza mai fermarsi, senza neanche prendere fiato. Ma se l’immagine che si dà agli altri, e prima di tutto al proprio partner, è quella di una donna infallibile come si può poi pretendere che quello stesso partner ci capisca e riconosca le fatiche che il ruolo di manager familiare comporta?».
Quindi lei sta dicendo che bisogna accettare e mostrare i propri limiti?

«Esatto. Fatto questo diventa molto più facile far percepire e riconoscere il carico mentale a chi ci circonda. E diventa anche più semplice comunicare con mariti e fidanzati in modo costruttivo. Le accuse del tipo: “Non ti occupi mai di niente” sono inutili e dannose. Quando parliamo in termini di principi rischiamo di diventare giudicanti, saccenti e aggressive. All’altro arrivano molto più facilmente le richieste pratiche ed esplicite come: “Puoi per favore annotare quello che manca sul promemoria attaccato al frigo?”».

Ma allora cosa si può chiedere in pratica al proprio partner?

«La redistribuzione dei compiti. È fondamentale. Significa dividere la responsabilità di ricordare, eseguire e monitorare le cose da portare a termine ogni giorno. Facendogli capire quanto questa condivisione ci alleggerisca la vita e le giornate. Ma anche dandogli fiducia. Spesso ci limitiamo ad affidare singole mansioni, senza delegare mai del tutto. Senza mollare, insomma».
Una tecnica di pronto soccorso per i periodi più faticosi?

«Puntare sullo stress-balance: fai una lista delle mansioni che ti creano stress e stima il tempo per eseguirle. Poi confrontalo con quello a tua disposizione e, se ce n’è bisogno, pensa a come recuperarlo. Già questa semplice programmazione ci renderà più serene. Ma soprattutto non dimenticarci del “recupero”: spesso l’intero tempo delle donne è diviso tra lavoro e accudimento della famiglia. Se vogliamo migliorare la nostra capacità di concentrazione dobbiamo concederci almeno un momento di relax ogni giorno. Andate a ballare, fate sport, dedicatevi a una passione: sono ottimi farmaci per le menti affaticate».

di Vera Caprese

Dal Sito: donnamoderna.com

martedì 27 novembre 2018

Donne e stress: quando 24 ore non bastano più…




Troppo impegnate tra lavoro, figli e casa, 8 donne su 10 vanno in affanno. E lo stress va alle stelle

Una giornata di 24 ore non è sufficiente a portare a termine tutti gli impegni quotidiani. O, almeno, così sembra essere per l’universo femminile: tra il lavoro fuori e dentro casa, sempre più spesso le donne fanno fatica a ottemperare a tutti i compiti della giornata. E lo stress e l’insoddisfazione aumentano. È quanto emerso da un sondaggio condotto dall’Eurodap, l’Associazione europea disturbi da attacchi di panico, su donne e stress.

Donne sotto attacco

Il sondaggio,condotto su circa 500 donne, ha messo in evidenza che l’80% vive con difficoltà il fatto di dover conciliare i tanti ruoli che si trova a dover ricoprire: il 65% vive l’intera giornata pensando a quando poter cominciare il compito successivo, cercando di ottimizzare i tempi per poter portare a termine anche i lavori domestici, il 60% considera uno svantaggio l’essere donna per la mancanza di tempo per la cura di sé e per il sovraccarico di responsabilità che genera stress, ansia e tensione nell’ambito lavorativo e familiare.
Ansia e insoddisfazione

Come spiega Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente Eurodap, il pensiero comune è che una giornata di 24 ore non sia sufficiente per stare al pari con tutti gli impegni, e la frustrazione che deriva dal sentirsi inadeguate a portare avanti tutti i compiti quotidiani fa sì che si moltiplichino l’insoddisfazione e lo stress.
Il peso della routine

A incidere sulla stanchezza delle donne e sull’aumento dei livelli di stress, continua Vinciguerra, “è il peso della routine della vita quotidiana e degli affanni di quella familiare, l’impegno per la cura dei figli, della casa e infine di se stesse. Così la maggior parte si sveglia già la mattina con una sensazione di affaticamento e stanchezza, che porta a svolgere gli impegni in modo sempre più meccanico”.

In breve

5 CONSIGLI ANTI-STRESS

1) Evitare i comportamenti non salutari;

2) adottare una corretta alimentazione, che aiuta a mantenere l’equilibrio psicofisico;

3) fare ricorso a tecniche di rilassamento, concentrandosi sulla respirazione lenta e diaframmatica;

4) non pretendere troppo da se stesse, perché si rischia di sentirsi oppresse e irascibili;

5) gestire il proprio tempo in modo funzionale, trovando equilibrio tra le diverse sfere, ma ricordando di essere parte di quell’insieme.​

Dal Sito: bimbisaniebelli.it