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venerdì 25 ottobre 2019

Robbie Williams: “Non sono uscito di casa per tre anni per colpa dell’ansia”


Robbie Williams racconta dell’ansia che l’ha paralizzato per anni

Per tre lunghissimi anni non è uscito di casa a causa dell’ansia: Robbie Williams si confessa in una lunga intervista e racconta i momenti più bui della sua vita. La sua era una forma di fobia sociale estrema che le impediva di mettere piedi fuori dalla porta di casa.

Ma non solo: la fobia andava oltre questo, perché Robbie Williams non era sono incapace di uscire, ma anche di intrattenere una semplice e banale conversazione. Sembra assurdo pensare a un artista del calibro di Robbie Williams in preda a una difficoltà del genere, eppure è lui stesso a raccontarlo in un’intervista per il programma Wellness That Works.

“Sapevo che se non fossi intervenuto per tempo, sarei morto”, ha detto l’artista ai microfoni del programma. Non è stato facile, ha raccontato ancora il cantante britannico, ma alla fine ce l’ha fatta a curarsi e a guarire: “Puoi cadere da cavallo così tante volte, ogni giorno, ogni secondo, ogni minuto, ma devi riuscire a rimetterti in sella. Solo allora la percentuale di quello che sei, di dove sei e di come avverti te stesso e la tua vita potrà salire e migliorare. Ma è un percorso difficile”.

L’ansia di cui soffriva il cantante era una forma particolare di fobia sociale. “Non capivo che stavo semplicemente riempiendo i miei vuoti, non mi sentivo abbastanza. Non mi sentivo abbastanza magro, abbastanza carino, abbastanza carismatico, abbastanza divertente”, ha raccontato ancora Williams.

Per un periodo l'artista pensò di poter riempire quel vuoto con altro e così fece ricorso all’alcool. “Ho scoperto che l’alcool riusciva in qualche modo a riempire i miei vuoti. Poi è diventato il mio sostegno e ne sono diventato dipendente e questo ha cambiato del tutto la mia vita”.

Lì per lì, il cantante non riusciva a capire che cosa stesse accadendo, “perché quando ci sei dentro non lo capisci mai, lo capisci soltanto dopo. Ci è voluto molto tempo per rimettere mano a tutto quel casino”.

A un certo punto, però, è successo qualcosa e l’artista è riuscito a tirarsi fuori da “quel casino”: parlare dei suoi sentimenti. Robbie Williams si dice convinto che oggi sia molto più semplice affrontare tematiche come quella delicata della sanità mentale. Parlarne serve a uscirne, secondo l’artista. “Oggi posso dire che la mia ‘età dell’oro’ è questa, anche se ne ho avute diverse insieme a mia moglie. Ho iniziato a sentirmi a mio agio con quello che sono e ho 45 anni, ci ho impiegato così tanto. È come se i secondi vent’anni della tua vita dovessero essere spesi a sistemare i primi venti”.

Oggi Robbie Williams ha ripreso in mano la sua vita ed è più forte e consapevole di prima.

Dal Sito: tpi.it

giovedì 24 ottobre 2019

Becoming Joker: l importanza di un intervento precoce nella psicopatologia


Joker è Uscito il 3 ottobre 2019 Ispirandosi all’introspettivo fumetto e con protagonista un sorprendente Joaquin Phoenix. Todd Phillips, il regista di “Una Notte da Leoni” prova a narrare, attraverso il grande schermo, la nascita di Joker e contemporaneamente la morte dell’uomo Arthur Fleck, solo, abusato e malato.

Attenzione! L’articolo contiene spoiler

 

“Basta una brutta giornata per ridurre alla follia l’uomo più assennato del pianeta. Ecco tutta la distanza che passa fra me e il mondo. Una brutta giornata”. Erano gli anni 80 e Alan Moore descriveva attraverso questa frase nel suo fumetto “The Killin Joke” quello che un uomo, dopo una lunga serie di tragedie e delusioni, poteva diventare assecondando la scintilla della follia.

Uscito il 3 ottobre 2019 Ispirandosi all’introspettivo fumetto e con protagonista un sorprendente Joaquin Phoenixe, Todd Phillips, il regista di “Una Notte da Leoni” prova a narrare, attraverso il grande schermo, la nascita di Joker e contemporaneamente la morte dell’uomo Arthur Fleck, solo, abusato e malato.

Film d’autore camuffato da cinecomic, la storia è un crescendo di emozioni, commuove e svuota l’anima.

In questo film, le uniche carte che compaiono informano le persone della disabilità di Arthur, queste carte si scusano per questa incontrollabile risata completamente disallineata e in controtempo sulla vita, un tic che arreca dolore al protagonista che si perde nella sua fantasia schizofrenica, depresso e in terapia. La società ad un certo punto però lo colpirà in pieno volto, tra soprusi, problemi a lavoro e la perdita dell’assistenza sanitaria perdendo dottoressa, farmaci e tutta la sua routine, la sottile linea che separa il morale e il giusto dall’immorale e lo sbagliato è visibile e nel momento in cui prende coscienza di essere completamente solo, viene varcata timidamente e verso l’inevitabile…nasce cosi Joker, suo malgrado…sì perché Arthur per tutta la prima parte del film cerca aiuto, è una vittima non un carnefice ma semplicemente non lo trova e spogliato di ogni difesa si abbandona a se stesso, Becoming Joker.

“Il lato peggiore della malattia mentale è che la gente vorrebbe che tu ti comportassi come se non la avessi” la lacrima non può non scendere. Colpisce in pieno. Quanto è difficile comprendere la mente, il limite e le patologie ad essa legate, quanto sforzo cercare di immedesimarsi senza riuscire a comprendere realmente.

Perché non accettiamo l’esistenza delle malattie mentali? Perchè è cosi difficile comprendere la sofferenza invisibile? Perché non ce ne curiamo e lasciamo che si ingigantiscano prendendo le forme più svariate e temibili?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il termine Salute connota “Uno stato di benessere completo, sia sul piano fisico, che mentale e sociale”.

“Salute fisica” e “salute mentale” non possono essere considerate come separate l’una dall’altra eppure ancora oggi la malattia mentale è estremamente sottovalutata, estremizzata e soprattutto ghettizzata in un turbinio di pregiudizi.

Ho notato inoltre che quando si parla di malattia mentale, questa, in automatico, si associa, spessissimo direttamente a persone adulte, ma l’origine di una disabilità mentale o emotiva che sia, non risiede come tutto se vogliamo, nell’infanzia?

Ogni malattia psichiatrica si manifesta per l’interazione di fattori biologici predisponenti e fattori ambientali favorenti. Ci sono persone che nascono geneticamente programmate per sviluppare la malattia mentale.

Quanto si parla quindi di neuropsichiatria infantile?

In Italia si stimano un milione e cinquecentomila minori che soffrono di una patologia mentale. Ma solo al 20 per cento di loro è stata diagnosticata una malattia. Le ricerche scientifiche raccontano un rosario di patologie: schizofrenia, disturbi bipolari, depressione, epilessia, autismo per poi continuare l’elenco che arriva fino alle psicosi precocissime, diagnosticate anche sotto i 12 anni.

 Il principale problema è che l’accesso gratuito alle cure – quelle scientificamente sperimentate e adatte ai bambini e agli adolescenti – nel nostro Paese è possibile solo in pochissimi centri. Il più delle volte la malattia psichiatrica nei bambini e negli adolescenti non viene neppure diagnosticata. Nessuno si accorge che hanno bisogno di cure. Troppo spesso i bambini crescono tenendosi queste patologie e la via della guarigione, una volta adulti, è più difficile da perseguire.

La Neuropsichiatria Infantile è rivolta a bambini, adolescenti e genitori con lo scopo di effettuare una diagnosi tempestiva, clinica e funzionale secondo la classificazione ICD 10, e impostare e attuare l’intervento riabilitativo. Le principali aree di intervento riguardano:

disturbi del comportamento in età evolutiva;

disturbi dell’umore nell’infanzia e nell’adolescenza;

disturbi d’ansia in età evolutiva

quindi si affrontano disturbi come:

autismo

disturbi d’ansia e depressione in età evolutiva;

enuresi ed encopresi;

disturbi della nutrizione;

disturbi neuromotori;

disturbi del comportamento;

deficit d’attenzione e iperattività ADHD;

cefalea infantile;

disturbi generalizzati dello sviluppo;

disfonia;

deglutizione atipica.

La neuropsichiatria infantile prevede una particolare attenzione al bambino e ai suoi vissuti emotivi, ma anche un’attenzione particolare a tutta la famiglia e ai diversi ambiti che il bambino frequenta. Utile al bambino e non solo, in parallelo dovrebbe essere attuato anche il Parent Training, con lo scopo non solo di sostenere ma di potenziare e valorizzare le capacità educative dei genitori, aiutandoli a comunicare meglio all’interno della coppia e con i figli, sì, perché riuscire a trovare una lingua comune è fondamentale, permette di comprendere meglio ciò che a noi tutti sfugge.

In Joker c’è un’esplicitazione di un disagio vissuto da molti ai nostri giorni, la tragedia di chi si trova ad avere un animo sensibile, ferito, in un mondo spietato.

La bellezza di questo film nasce però soprattutto dalla doppia lettura dettata dalla presenza della sua nemesi. Arthur è portato a scrollarsi di dosso tutto e a reagire assecondando la sua natura, da tutti questi eventi però se per lui la strada prende una certa direzione, contemporaneamente anche quella del suo acerrimo nemico si apre. Nel film il giovane Bruce Wayne vede uccidere nella rivolta i propri genitori, l’ingiustizia è fatta, il dolore si è insinuato anche in questo altro giovane personaggio che lo incanalerà però su tutt’altro percorso. Nasce Joker e lui stesso fa nascere Batman, due facce della stessa medaglia, due modi di rispondere alla vita e al dolore.

Se, come abbiamo detto, qualcuno nasce geneticamente predisposto per sviluppare una malattia mentale, attuando una prevenzione, un percorso di assistenza infantile, si forniranno gli strumenti per eludere la possibilità di trasformarci in Joker.

Dal sito: stateofmind.it 

venerdì 2 marzo 2018

Robbie Williams: ho una malattia nella testa che vuole uccidermi


Robbie Williams è nuovamente tornato a parlare dei suoi problemi di salute , dicendo che è come se stesse combattendo contro un male che si annida nella sua testa che lo vuole ‘uccidere’.

Robbie Williams lotta con una dolorosa battaglia con la salute mentale. E’ quella che, stando alle confessioni shock fatte in un’intervista a The Sun, Robbie Williams, 44 anni,starebbe combattendo da tempo: “Ho una malattia nella testa che vuole uccidermi e quindi devo difendermi continuamente”, ha detto il cantante che ha ammesso di essere stato vicino alla morte“molte volte” .Fortunatamente e sfortunatamente sono incline a sabotare tutto. Ho una malattia nella testa che mi vuole uccidere. A volte mi travolge, a volte è uno strumento del quale ho bisogno per salire sul palco. A volte vivo nella beatitudine ed è meraviglioso.

“Una volta non sapevi cosa ti stava succedendo, sapevi solo che stavacapitando qualcosa nella tua testa ma non capivi cosa fosse , passavi i giorni  ma ti richiudevi sempre di più nel tuo mondo, sperando che passasse. Ti svegliavi il giorno dopo e continuavi a stare sempre peggio,  una malattia come questa non la riesci a tenere per un momento a bada, specie se si parla di una questione psicologica associata ad ansia e brutti pensieri, stai sicuro che tornerà sempre, che lei verrà a cercarti sempre .

Avevi sentito nominare la parola depressione, ma non la identificavi con quello che ti stava accadendo. Non c’era nulla per descrivere quello che stavo passando o come mi sentivo… Questo mi faceva vergognare. Era come se, ‘Beh, sto ancora cercando di venire a patti con questo e mi sento male’. Questo mi ha reso più introverso. Adesso è diverso. Accendo la TV e la gente parla spesso di queste cose, è più accettata.”Attualmente in Australia per il suo tour “The Heavy Entertainment Show”, Robbie ha ammesso di temere spesso per la sua vita, ogni volta che viene lasciato solo. Il cantante ha confessato di essersi reso conto per la prima volta di avere un problema a 19 anni. Da allora è ricaduto diverse volte nella dipendenza da droga ealcool, con problemi di ansia, peso e paura del palcoscenico, è entrato in riabilitazione nel 2007durante il suo 33esimo compleanno, ed è stato a “24 ore dalla morte” nel 2009 a causa di un cocktail micidiale di droghe e pillole. Possiamo solo augurare a Robbie Williams un grande inbocca a lupo e che sia forte in ogni momento per se e la sua famiglia.

Dal Sito: gogomagazine.it