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martedì 5 gennaio 2021

Il dramma di Laura Chiatti: "gli attacchi di panico sono tornati"





La bellissima attrice umbra Laura Chiatti, moglie di Marco Bocci e madre di due splendidi bambini, torna a parlare di un problema che la affligge da anni.

Laura Chiatti, volto tra i più apprezzati nella rosa delle attrici italiane, è tornata a parlare di un problema con cui deve fare i conti da anni: gli attacchi di panico. La Chiatti aveva superato la malattia dopo essere stata in cura da uno specialista ma dopo un anno difficile, in cui sia suo marito Marco Bocci, sia sua madre, sono stati male, l’attrice è ripiombata in questo terribile male, da troppi sottovalutato.

Credeva di essersi liberata per sempre da questo peso, e invece, dopo un anno pesantissimo, gli attacchi di panico sono tornati più prepotenti che mai nella vita di Laura Chiatti: “L’anno scorso sia Marco sia mia madre sono stati molto male. Adesso è tutto risolto, ma qualcosa si è comunque rotto: l’utopia per cui le cose brutte non accadono mai a te”.

Un problema ancora troppo sottovalutato e colpisce moltissime persone. Non c’è una vera e propria soluzione, o meglio c’è ma bisogna cercarla all’interno di se stessi con la guida di uno specialista. “Mi curo con la bioenergetica e con la psicoterapia. E’ sbagliato pensare di potercela fare sempre senza farsi aiutare, un errore in cui noi donne cadiamo spesso. Lavoriamo, ci occupiamo della casa, della famiglia: un sovraccarico di responsabilità che può schiantarti fisicamente” ha dichiarato l’attrice.

Nonostante suo marito Marco Bocci la aiuti e la sostenga nelle faccende quotidiane e con la crescita dei due figli della coppia, Enea e Pablo, l’attrice umbra dichiara: “Quando metti al mondo un figlio capisci per la prima volta che cos’è l’amore. Pensi: ah, ma allora è questo che aspettavo da sempre. Passiamo anni a cercare l’uomo o la donna della vita, non sapendo che solo un figlio ti porterà quell’amore che ti stacca la pelle. Ma il prezzo, ed è questo che tolgono, è che tu passi totalmente in secondo piano. Tu, i tuoi bisogni, il tuo lavoro“.


ck12.it

mercoledì 1 luglio 2020

Paola Perego: «Racconto i miei 30 anni di attacchi di panico per aiutare chi ne soffre»





Lei lo chiama il Mostro. Paola Perego cominciò a soffrire di attacchi di panico a 16 anni, quando ancora non si conoscevano e il massimo che un medico diceva era «ha l’esaurimento nervoso». L’hanno tormentata per 30 anni fino a quando, soprattutto grazie alla psicoterapia cognitivo comportamentale, ha smesso di «avere paura della paura». 
Martedì 30 giugno alle 18.30 presenterà sul canale Instagram del Circolo dei Lettori il suo libro Dietro le quinte delle mie paure, la storia della sua vita intrecciata agli attacchi di panico. Al termine del romanzo ci sono anche le testimonianze di Fedez, Elena Sofia Ricci, Michelle Hunziker, Federica Pellegrini.

Ha sconfitto il mostro? 
«Ci ho messo 30 anni, ma da una decina si. La psicoterapia è stata fondamentale, alla terza ho vinto la battaglia. Il mostro era parte di me, lo è per tutti. Con la terapia svisceri i tuoi difetti, emozioni, bisogni e, quando li conosci davvero, non fa più paura. La causa è sempre molto meno spaventosa degli attacchi di panico che genera. Per anni, per vivere, ho dovuto prendere dei farmaci». 

«Io potevo non guidare, non uscire, non mangiare, non vedere i miei amici. Ma mai stare senza lavorare. Perché ne avevo bisogno per vivere e perché mio padre mi ha trasmesso un senso del dovere fortissimo». 

Perché la decisione di scrivere un libro? 
«Era da un po’ che mi frullava in testa. È molto difficile parlarne anche se, come nel mio caso, non ne soffri più. Un pomeriggio, raccontai la mia storia a Verissimo. Qualche giorno dopo andai a fare spese con mia figlia e venni avvicinata da una ragazza che mi abbracciò e mi raccontò di soffrire di crisi di panico. Disse che, dopo avermi vista in tv, dopo una settimana che non metteva il naso fuori casa per la paura, si era infilata il suo vestito più bello ed era finalmente uscita. Piangemmo insieme. Ho scritto per testimoniare: se ce l’ho fatta io, ce la potete fare tutti. Mi ha aiutata la mia amica Serena».


E il libro è dedicato ai suoi figli.
«Ho passato una vita a nascondermi, a non far sapere loro come stavo. Ero la mamma che non li accompagnava da nessuna parte, che non riusciva a stare da sola con loro. Ho voluto dirgli tutto mettendolo nero su bianco. Spiegare perché sono stata così». 


Anche suo figlio ne ha sofferto. Gli è stata d’aiuto?
«Ero agitatissima. Nel libro c’è un suo disegno che descrive un attacco. È stato bravissimo, voleva venirne fuori presto. Gli dicevo: ti vengo a prendere? E lui tornava in macchina da solo. È stato molto forte. Ha fatto terapia e in un anno ne è uscito». 


Come le è stato vicino suo marito Lucio Presta? 
«Mi ha compresa. Non bisogna mai dire: non è niente, oppure basta la forza di volontà. Non mi ha mai giudicata, fatta sentire inferiore, debole. Mi stava vicino e mi distraeva. Lucio è un uomo molto solido: qualunque cosa possa accadere, lui chiama un elicottero e ti mette in salvo».


Dal Sito: torino.corriere.it

sabato 11 aprile 2020

Selena Gomez e il disturbo bipolare: cos’è la malattia che manda in tilt l’umore



L'attrice e cantautrice americana Selena Gomez ha scoperto di essere bipolare e lo ha annunciato su Instagram. Tutto quello che c'è da sapere su questodisturbo dell'umore che alterna euforia e stati di depressione, irritabilità e totale apatia.

Disturbo bipolare: cosa sapere.

Selena Gomez lo ha scoperto, si è informata e ora ha capito che cosa sta succedendo al suo umore: ha un disturbo bipolare. L’attrice americana ne ha parlato con Miley Cyrus nella chat quotidiana che la cantante sta tenendo sul suo profilo Instagram, aggiungendo che così spera di essere d’aiuto ad altre persone che ne soffrono. Ma che cos’è il disturbo bipolare, quali sono i sintomi e come si curano? Ne abbiamo parlato con gli esperti.

L’umore in altalena

È come se l’umore fosse su un’altalena: va su e giù, sballottando, chi soffre di disturbi bipolari, da stati di euforia a stati di depressione, irritabilità e totale apatia. E questi sbalzi d’umoreinevitabilmente lasciano il segno, impattando sul sonno, sulla concentrazione e, in generale, sulla qualità della vita.

«Si tratta di un serio disturbo dell’umore, ricorrente o cronico» sottolinea Liliana Dell’Osso, professoressa di psichiatria all’Università di Pisa.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, questo disturbo colpisce circa 45 milioni di persone in tutto il mondo. Persone che alternano periodi di umore “normale” a episodi maniacali (iperattività, insolita loquacità, riduzione del bisogno di dormire…) e depressivi.
Compare da giovani

«Secondo le stime più recenti, in Italia oltre un milione di persone è affetto da questa malattia» precisa Dell’Osso. Sebbene possa irrompere a qualsiasi età, in genere «compare quasi sempre da giovani: il picco va dall’adolescenza alla prima giovinezza, età media 21 anni». E proprio a causa della sua insorgenza precoce e della sua cronicità, è una malattia invalidante (che, in media, colpisce più le donne che presentano più spesso episodi depressivi, mentre gli uomini hanno più episodi maniacali).

C’è lo zampino della genetica

Come per altri disturbi psichiatrici, l’origine è multifattoriale: diversi fattori – inclusa la componente genetica – cioè concorrono a innescare il disturbo. La familiarità, per esempio, ci mette lo zampino e così chi ha familiari affetti dal disturbo bipolare corre un rischio maggiore di soffrirne a sua volta. E soffrire di disturbo bipolare va ben oltre i normali “alti e bassi” dell’umore che tutte, chi più chi meno, sperimentiamo.

«Ancora oggi le cause alla base del disturbo bipolare non sono del tutto conosciute» precisa Dell’Osso che, in merito alla predisposizione familiare chiarisce: «essere predisposti, però, non significa ammalarsi: la malattia si manifesta solo se subentrano anche fattori ambientali» stressanti che accendono la miccia.

Un periodo critico è il post- partum

«Un periodo critico è il post-partum. Ecco perché le donne che hanno una storia familiare di disturbo bipolare, è bene che vengano monitorate dopo il parto. Inoltre – puntualizza la presidente del Collegio dei professori ordinari di Psichiatria italiani – è più vulnerabile chi soffre anche di altre malattie psicologiche: circa la metà delle persone con disturbo bipolare, infatti, soffre anche di attacchi di panico oppure di ansia sociale».

Quali sono i sintomi

I sintomi possono variare da persona a persona e nel tempo. Tipicamente le persone con disturbo bipolare sperimentano emozioni insolitamente intense, tali da determinare frequenti assenze dal lavoro o da scuola e conseguente cattivo rendimento. «Il disturbo è di una gravità tale da compromettere le capacità di relazione sociale» ribadisce Dell’Osso. Che aggiunge: «Se non curati, gli episodi maniacali possono durare a lungo e ripetersi negli anni».

Indicativamente, nella fase maniacale i sintomi possono comprendere:

euforia estrema

autostima esagerata tanto da fare piani da megalomane

eccessivo coinvolgimento in attività e comportamenti rischiosi, rapiti dalla convinzione di poter fare qualunque cosa e di non avere limiti

mancanza di concentrazione e facile distraibilità

maggiore loquacità: in questa fase chi ne soffre parla in maniera confusa e velocissima, per la difficoltà di inseguire il caos delle idee

ridotto bisogno di dormire

possibili allucinazioni e deliri

Nella fase depressiva, invece, i sintomi e i segni possono essere:

senso infinito di tristezza inconsolabile e non alleviabile

perdita di interesse per qualunque attività o persona

l’idea di non farcela

pensieri di suicidio (o tentativi di suicidio)

senso di colpa

disturbi di concentrazione

disturbi del sonno, risvegli precoci o ipersonnia

disturbi dell’appetito (che aumenta in modo esagerato o scompare)

completa mancanza di energia

Come gestire il disturbo bipolare

I sintomi sono spesso simili a quelli di altri disturbi psichici, come la depressione o la schizofrenia. «Non deve stupire, quindi, se le diagnosi tardive o errate sono molto comuni: prima della diagnosi e dell’inizio della cura trascorrono in media circa otto anni» spiega Dell’Osso.

Come sottolinea il National Institute of Mental Health, una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato possono aiutare a condurre una vita sana e attiva. Sono disponibili infatti trattamenti efficaci per gestire la fase acuta del disturbo bipolare e prevenire le ricadute: sia farmacologici, con medicinali che aiutano a stabilizzare l’umore, sia psicosociali, che aiutano a controllare i sintomi e a ridurre la sofferenza e il disagio.

Dal Sito: iodonna.it

mercoledì 14 agosto 2019

Paola Perego: Ho sofferto di attacchi di panico, ma ho imparato a conoscermi



La conduttrice rivela di aver attraversato un lungo percorso di accettazione di sé stessa: "Non capivo quali fossero i miei bisogni"

In occasione della fine del suo Non disturbare su Rai 1, Paola Perego ha deciso di confessarsi sulle colonne del quotidiano romano Il Tempo, tra progetti futuri e vita famigliare. Nonostante sia uno dei volti più popolari della televisione italiana, poco si sa del privato della conduttrice lombarda, con una carriera più che trentennale. Compagna del noto agente delle star Lucio Presta, Paola Perego ha però reso noto che sta vivendo un periodo piuttosto complesso a causa delle precarie condizioni di salute del padre Pietro: 

In questo momento sono molto presa da mio padre che si è rotto il femore ed è sulla sedia a rotelle. Ha 89 anni ma è sempre stato un uomo molto attivo. Con mia sorella siamo molto unite e collaboriamo per accudirlo nel migliore dei modi. Il nostro sogno è quello di rimetterlo in piedi il prima possibile.

L'impegno nella cura del padre non impedisce a Paola Perego di ritagliarsi dei momenti di serenità tutti per lei, in compagnia di chi ama o recuperando quell'intimo rapporto primordiale con la natura. Prima di riuscire a stare bene con e tra gli altri, la conduttrice ha però dovuto affrontare un lungo percorso di accettazione di sé, di ricerca dell'essenziale nella quotidianità delle relazioni, che oggi l'ha resa donna forte e sicura delle proprie scelte: 

In passato sono stata un animo molto inquieto. Non capivo quali fossero i miei bisogni e non conoscevo le mie emozioni. Ho sofferto perfino di attacchi di panico e in quei momenti l'unica cosa che riuscivo a fare era buttarmi a capofitto nel lavoro. Ho imparato a conoscermi che è la cosa più bella. Oggi sono in una fase completamente diversa rispetto al passato. Finalmente sono consapevole di ciò che mi fa stare bene. Sto continuando il mio percorso ma adesso è molto più facile vivere con me.


Dal sito: gossipblog.it 

venerdì 28 giugno 2019

Paola Perego e la lotta contro un male oscuro: ‘Ho preso psicofarmaci per combattere questo mostro’





Paola Perego e la lotta contro un male oscuro: ‘Ho preso psicofarmaci per combattere questo mostro’, ecco le parole della conduttrice 
monzese nella sua ultima intervista

La conduttrice monzese, Paola Perego, si è raccontata a cuore aperto in una lunga intervista rilasciata a Il Giornale.

Paola Perego: il periodo buio

In una recente intervista rilasciata a Il Giornale, la conduttrice lombarda ha raccontato un periodo particolarmente difficile della sua vita.Paola Perego  ha parlato del suo esordio nel mondo della moda e successivamente in televisione. Nel dettaglio, la conduttrice ha affermato che per anni ha sofferto di attacchi di panico e che ricorda perfettamente il primo giorno: era in una Renault 4 rossa e non riusciva a respirare bene. Per molti anni, Paola Peregonon è riuscita ad accompagnate i suoi figli in macchina per timore che comparisse ‘il mostro‘, come lo chiama lei.

La conduttrice ha poi aggiunto che, a causa di tali attacchi di panico, ha dovuto affrontare tre periodi di analisi terapeutica e ha preso psicofarmaci:

‘HO SOFFERTO PER ANNI DI ATTACCHI DI PANICO. NON PORTAVO I MIEI FIGLI IN MACCHINA PER TIMORE CHE COMPARISSE IL MOSTRO, COME LO CHIAMO IO. HO AFFRONTATO TRE PERIODI DI ANALISI TERAPEUTICA, HO PRESO PSICOFARMACI’

Oggi è in grado di parlare perché crede che sia necessario condividere per aiutare gli altri a non tenersi tutto dentro.

La conduttrice torna in TV

La conduttrice lombarda torna in tv con una nuova edizione di Non disturbare. Il programma, in onda in seconda serata su Rai Uno, prevede una serie di intervisti con alcuni personaggi del mondo dello spettacolo.

Tra gli Ospiti della prima puntata, Elena Santarelli e Paola Barale. Poi, Cristiano Malgioglio, Totò Schillaci, Pierluigi Diaco, Sabrina Salerno, Giancarlo Magalli, Marco Masini, Marisela Federici, Guillermo Mariotto, Rita Dalla Chiesa, Serena Grandi.

  Dal sito: lettoquotidiano.it

sabato 15 giugno 2019

Martina Hamdy: «A un passo dalla laurea ho superato gli attacchi d’ansia»



«Con l’inizio dell’università e della mia carriera in tv il mio equilibrio psicofisico è saltato. Per fortuna ho reagito subito e ora gli impegni non mi spaventano più»

È stato il passaggio dal liceo all’università a dare avvio ad attacchi d’ansia e panico. Senza quasi rendermene conto, è come se fossi passata bruscamente dall’età del divertimento e della spensieratezza a quella adulta. Le scuole superiori erano la mia comfort zone, con gli stessi compagni di classe per cinque anni, i medesimi professori, una routine rassicurante. All’università, con la necessità di gestire la preparazione degli esami, le tante ore di studio e gli orali, l’atmosfera si è fatta più difficile da reggere.
Due cambiamenti mi hanno provata

Qualche anno fa l’ambiente nuovo, le maggiori responsabilità, le tante ore in più di impegno (sia in aula che a casa) e dinamiche diverse, a un certo punto hanno creato uno squilibrio psicofisico. Come se non bastasse, poi, avevo anche cambiato lavoro: da modella, abituata a scatti e posati, ero entrata a far parte del cast delle presentatrici del meteo trasmesso sulle reti Mediaset. Non si trattava più di avere a che fare con la macchina fotografica, ma di dover parlare a un vasto pubblico, con la conseguente emozione della diretta. La combinazione di queste due rilevanti novità ha causato una sorta di corto circuito adrenalinico incredibile. Mi sentivo incapace di gestire il turbine di emozioni che erano entrate, di forza, nel mio quotidiano. Il mio corpo ha cominciato a farsi sentire, con forti campanelli d’allarme causati dall’ansia crescente.

I segnali del corpo

I sintomi erano quelli degli attacchi di panico: un profondo senso di oppressione al petto, quasi come se stessi per soffocare, tachicardia, sudorazione eccessiva (non osavo stringere la mano ad alcuno!), mal di testa improvvisi. Una situazione mai provata prima. Non avendo alcuna intenzione di andare avanti a stare male così, da brava Capricorno ho deciso di reagire e di riottenere quell’equilibrio necessario per vivere in modo corretto le emozioni e, perché no, anche gli ostacoli che mi si ponevano di fronte, giorno dopo giorno. Non era da me farmi condizionare a tal punto da non essere più in grado di gestire le situazioni! Ecco quindi che non ho perso tempo e ho preso subito appuntamento dal mio medico di base, spiegando sintomi, sensazioni, disagi per filo e per segno.

Scarico la tensione con lo sport

La mia dottoressa mi ha tranquillizzata, rassicurandomi del fatto che non era nulla di grave e che, con alcuni semplici accorgimenti, avrei potuto ricominciare a vivere in totale serenità. Diciamo che il primo passo verso la «guarigione» l’ho fatto proprio prendendo coscienza del problema, prima che diventasse un ostacolo insormontabile. Mettendo in pratica i suoi consigli, oggi seguo una dieta equilibrata, evito bevande alcoliche e pasti irregolari e veloci, assumo integratori quando serve e, soprattutto la sera, sorseggio tisane per facilitare il giusto bilanciamento del ritmo sonno-veglia; in più, faccio molta attività sportiva, dalla corsa alla camminata veloce. Proprio lo sport, tra l’altro, mi ha aiutata notevolmente a scaricare la tensione che si accumula durante settimane intense di dirette televisive o in preparazione di esami particolarmente ostici. So che ci sono tanti ragazzi che convivono con problemi come il mio. A loro consiglio di parlarne subito con il proprio medico, così da non lasciare che l’ansia sedimenti troppo fino a diventare insostenibile.

Dal sito: ok-salute.it 

lunedì 10 giugno 2019

Giorgia, la depressione e la salvezza: "Per rinascere devi morire"

La cantautrice romana si racconta e parla dei momenti difficili della sua vita e di come ha fatto a uscirne


"Per rinascere devi morire. Quindi c'è sempre una sofferenza nel cambiamento o nel rialzarsi ma quella sofferenza è preziosa perché ti dà la linfa".

Così la cantautrice romana, in un'intervista rilasciata a Tg2000 in cui ha parlato anche dell'uscita del dvd album Oronero Live.

"Ho avuto momenti in cui volevo lasciarmi andare, in cui non speravo di farcela. Invece poi la vita è magica, la vita e il cielo, sono energie superiori. Ti senti dare quasi dei calci nel sedere e senti una voce che ti dice 'devi vivere', perché sei qua, devi farlo".

cielo, tendi una mano dai

Un post condiviso da GiorgiaOfficial (@giorgiaofficial) in data: Ott 28, 2017 at 4:15 PDT


Non lo cita espressamente ma il riferimento è alla perdita del compagno Alex Baroni, morto nel 2002 in un incidente stradale. Un dolore di cui la musicista ha spesso parlato e che è stato lo spunto anche di canzoni come Per sempre, Gocce di memoria, Marzo.

difficile a volte accettare gli accadimenti convivere con l'ingiustizia la stanchezza la propria faccia che il tempo scava come il vento la roccia, e dentro quel tempo aspettare di trovare uno straccio di risposta.

Un post condiviso da GiorgiaOfficial (@giorgiaofficial) in data: Nov 12, 2017 at 6:22 PST

"Ognuno ha i suoi pusher di energia che può essere un lavoro, può essere un amore - ha detto - Nel mio caso io in realtà da quando sono diventata mamma ho ripreso tutta una serie di emozioni, entusiasmo, voglia, che nel mio lavoro cominciavo a sentire poco rispetto a quando avevo vent'anni. Ogni mamma è una macchina. Io direi proprio che ogni donna è una macchina".

"Credere nella luce delle idee", ha proseguito Giorgia è "un credere nella capacità dell'umanità di essere buona, di essere sana e di essere salva. Forse questo è un tempo in cui ci vuole molta forza e molto coraggio per avere fiducia nell'altro, però la fiducia come la fede sono esercizi che si fanno nei momenti difficili. È anche un grande atto di volontà. La fede è anche una scelta, è scegliere di vedere le cose notando che esiste anche una parte sana e salva e su quella bisogna fare leva e forza".

Dal sito: repubblica.it 

Laura Chiatti, il ritorno degli attacchi di panico: “Sbagliato non farsi aiutare”


Laura Chiatti 
è bella, ha una carriera, un marito invidiato da mezza Italia, due figli che ama, un seguito sui social piuttosto importante. Una che dalla vita non avrebbe nulla da chiedere, un’attrice che molti potrebbero definire dalla vita perfetta. Eppure, Laura Chiatti si trova, da tempo,  a fare i conti con un problema che non sembra abbandonarla.

Il ritorno degli attacchi di panico

La Chiatti ha infatti dichiarato di soffrire da tempo di attacchi di panico. Una condizione che accomuna milioni di italiani e che non sempre pone le sue radici su una vita precaria o poco soffisfacente. A Vanity Fair ha dichiarato: “Anni fa ho sofferto di attacchi di panico, ero guarita e adesso sono tornati. È sbagliato pensare di potercela fare sempre senza farsi aiutare, un errore in cui noi donne cadiamo spesso. Lavoriamo, ci occupiamo della casa, della famiglia: un sovraccarico di responsabilità che può schiantarti fisicamente. I bambini danno tanto e tolgono tanto”. D’altronde la Chiatti proviene da un periodo piuttosto impegnativo. Il marito Marco Bocci ricoverato per herpes cerebrale, la madre che è stata male, la perdita avvertita dal marito.“L’anno scorso sia Marco sia mia madre sono stati molto male, adesso è tutto risolto, ma qualcosa si è comunque rotto: l’utopia per cui le cose brutte non accadono mai a te. Crescere, forse, vuol dire questo: non avere più nessuno che ti possa giurare che andrà tutto bene”.

La forza nei figli

Di fronte a momenti così debilitanti, la Chiatti ha trovato la forza nei suoi figli. “Di fronte a loro – ha detto l’attrice –  anche nei momenti più duri, ho sempre mantenuto il sorriso e tenuto a bada l’ansia che mi tiene compagnia ogni giorno”. La maternità ha trasformato l’attrice che ha anche dichiarato di volersi prendere una pausa dal lavoro per poter seguire meglio la loro crescita. “Quando metti al mondo un figlio capisci per la prima volta che cos’è l’amore. Pensi: ah, ma allora è questo che aspettavo da sempre. Passiamo anni a cercare l’uomo o la donna della vita, non sapendo che solo un figlio ti porterà quell’amore che ti stacca la pelle. Ma il prezzo, ed è questo che tolgono, è che tu passi totalmente in secondo piano. Tu, i tuoi bisogni, il tuo lavoro”.

Dal Sito: thesocialpost.it 

giovedì 25 aprile 2019

Da Angelina Jolie a Leonardo Di Caprio, le star che soffrono di malattie mentali

Depressione, disturbo ossessivo compulsivo, disordini alimentari: molti vip hanno avuto a che fare con questi problemi mentali, ecco chi sono. Sono davvero tante le celebrità che hanno dovuto affrontare disturbi quali la depressione, le crisi d’ansia e gli attacchi di panico. Eppure stiamo parlando di star amatissime dal pubblico, che hanno dalla loro parte un grande talento e un successo incredibile. Molti di loro hanno scelto di parlare apertamente della loro malattia mentale, per sensibilizzare gli altri su argomenti che ancora oggi sono spesso dei tabù. 




Le star tra ansia e depressione.

Il fatto che queste non siano malattie “visibili”, non diagnosticabili con esami del sangue o radiografie, non le rende meno reali: ansia, attacchi di panico e depressione sono problemi che affliggono milioni di persone, e tra di loro c’è anche qualche celebrità. Ad esempio Halle Berry, la splendida attrice americana, ha confessato diversi anni fa al magazine Parade di aver sofferto di depressione, tanto da aver tentato il suicidio con il gas. In anni più recenti, l’attore Dwayne Johnson, conosciuto come “The Rock”, ha rivelato all’Express di aver trascorso un periodo difficile proprio per la depressione, quando era ancora un ragazzo. Il tentato suicidio di sua madre, l’incidente che gli ha impedito di proseguire la sua carriera nel football e una delusione amorosa sono stati alcuni dei fattori che lo hanno portato in un vortice di sofferenza. Anche Owen Wilson avrebbe sofferto di depressione: secondo i media, l’attore di Starsky & Hutch avrebbe addirittura tentato il suicidio, dopo la fine della sua relazione con Kate Hudson. Il giovane Zayn Malik, cantante dei One Direction, ha raccontato apertamente al Time i suoi problemi di ansia, dichiarando di voler essere sincero con i suoi fan e di voler far capire che non c’è nulla di cui vergognarsi. 

I vip che soffrono di disturbi mentali.

Angelina Jolie Angelina Jolie ha combattuto con diversi problemi di salute mentale: in un’intervista su WSJ ha rivelato di aver sofferto di depressione e di anoressia, quando era molto giovane. Di disturbi alimentari hanno sofferto anche molte altre star: Elton John, ad esempio, negli anni ’90 ha combattuto con la bulimia. Lady Gaga, invece, ha per anni affrontato sia la bulimia che l’anoressia e ha anche fondato un movimento “Body Revolution” per convincere le donne ad amare se stesse. Alcuni vip fanno invece i conti da tantissimo tempo con il disturbo bipolare, una malattia caratterizzata da frequenti e improvvisi cambiamenti nel tono dell’umore e da tanti altri sintomi che inficiano la vita sociale di chi ne soffre. Mel Gibson, per esempio, ha annunciato di avere un disturbo bipolare di tipo I, più insidioso e difficile da gestire. L’attrice Catherine Zeta-Jones, invece, avrebbe quello di tipo II, più leggero. Leonardo Di Caprio e David Beckham sono accomunati dal disturbo ossessivo compulsivo. Il primo pare ne avrebbe sofferto sin da bambino, e che ancora oggi di tanto in tanto debba affrontarne alcuni sintomi. Il secondo invece lo ha confessato in un’intervista televisiva del 2006, parlando di come senta il bisogno di avere sempre tutto in ordine e in fila. 

Dal Sito: donnaglamour.it

lunedì 30 aprile 2018

Giovanni Allevi, il dramma degli attacchi di panico

Giovanni Allevi racconta a Verissimo il dramma causato dai suoi attacchi di panico.


Giovanni Allevi in pubblico appare sempre sorridente, ma nasconde un dramma causato dagli attacchi di panico che hanno condizionato tutta la sua vita.

Il musicista ha raccontato più volte di soffrire a causa dell’ansia che lo tormenta sin da quando era giovanissimo, ma ha spiegato anche di essere riuscito in qualche modo a “domare” questa energia negativa e ad incanalarla per creare qualcosa di nuovo. La svolta è arrivata soprattutto grazie alla musica, che è stata negli anni un’amica e una medicina per Giovanni Allevi.

La voglia di mostrare il suo talento e di intrattenere gli altri, ha spinto il musicista a vivere il presente e a non preoccuparsi più del passato o del futuro, come accade per ogni persona ansiosa. Il palcoscenico ha consentito ad Allevi di trovarsi faccia a faccia con le sue paure e di sconfiggerle. Nel corso degli anni l’ansia non è scomparsa, ma il pianista ha imparato a conviverci e a controllarla, rendendola una sorta di “compagna di viaggio”.

Aveva 28 anni quando ha deciso per la prima volta di rivolgersi ad un medico e affrontare il problema degli attacchi di panico. Il pianista si è rifiutato di usare medicine, ma ha preferito l’autoanalisi e i libri di filosofia. Leggendo Socrate, Hegel e Stirner, Giovanni Allevi ha cercato di comprendere la radice di quell’ansia e di darle un senso. Le vera svolta però è arrivata quando ha analizzato l’etimologia del terminepanico.

Questa parola infatti deriva da Pan, il dio Tutto. “Conoscere il panico significa vivere l’esperienza della dirompente energia creativa che è dentro ognuno di noi – ha raccontato a OK Magazine tempo fa -. Di conseguenza, più lo combatti, più acquisisce forza”.

Il suo segreto quando l’ansia arriva? Lasciar vagare la mente, pensare alla musica oppure fare una bella corsa, come ha svelato anche a Verissimo. “Pensavo di aver superato questo problema, ma in un viaggio in piena notte da Trieste a Milano ho avuto un nuovo attacco di panico – ha spiegato a Silvia Toffanin -. Il fatto è che il Dio Pan dentro di noi si ribella a questa vita”.

Il pianista ha anche confidato di aver sofferto didepressione a causa delle critiche ricevute dai puristi della musica: “In passato ci sono stato malissimo – ha svelato -, ho fatto quattro anni di analisi per depressione. Ora rispondo così: il mio sogno è sempre stato quello di creare una nuova musica classica contemporanea, nei contenuti e nel ritmo. Nei giovani questa musica viene riconosciuta come vicina alla loro sensibilità”.

Dal Sito: dilei.it 

venerdì 2 marzo 2018

Robbie Williams: ho una malattia nella testa che vuole uccidermi


Robbie Williams è nuovamente tornato a parlare dei suoi problemi di salute , dicendo che è come se stesse combattendo contro un male che si annida nella sua testa che lo vuole ‘uccidere’.

Robbie Williams lotta con una dolorosa battaglia con la salute mentale. E’ quella che, stando alle confessioni shock fatte in un’intervista a The Sun, Robbie Williams, 44 anni,starebbe combattendo da tempo: “Ho una malattia nella testa che vuole uccidermi e quindi devo difendermi continuamente”, ha detto il cantante che ha ammesso di essere stato vicino alla morte“molte volte” .Fortunatamente e sfortunatamente sono incline a sabotare tutto. Ho una malattia nella testa che mi vuole uccidere. A volte mi travolge, a volte è uno strumento del quale ho bisogno per salire sul palco. A volte vivo nella beatitudine ed è meraviglioso.

“Una volta non sapevi cosa ti stava succedendo, sapevi solo che stavacapitando qualcosa nella tua testa ma non capivi cosa fosse , passavi i giorni  ma ti richiudevi sempre di più nel tuo mondo, sperando che passasse. Ti svegliavi il giorno dopo e continuavi a stare sempre peggio,  una malattia come questa non la riesci a tenere per un momento a bada, specie se si parla di una questione psicologica associata ad ansia e brutti pensieri, stai sicuro che tornerà sempre, che lei verrà a cercarti sempre .

Avevi sentito nominare la parola depressione, ma non la identificavi con quello che ti stava accadendo. Non c’era nulla per descrivere quello che stavo passando o come mi sentivo… Questo mi faceva vergognare. Era come se, ‘Beh, sto ancora cercando di venire a patti con questo e mi sento male’. Questo mi ha reso più introverso. Adesso è diverso. Accendo la TV e la gente parla spesso di queste cose, è più accettata.”Attualmente in Australia per il suo tour “The Heavy Entertainment Show”, Robbie ha ammesso di temere spesso per la sua vita, ogni volta che viene lasciato solo. Il cantante ha confessato di essersi reso conto per la prima volta di avere un problema a 19 anni. Da allora è ricaduto diverse volte nella dipendenza da droga ealcool, con problemi di ansia, peso e paura del palcoscenico, è entrato in riabilitazione nel 2007durante il suo 33esimo compleanno, ed è stato a “24 ore dalla morte” nel 2009 a causa di un cocktail micidiale di droghe e pillole. Possiamo solo augurare a Robbie Williams un grande inbocca a lupo e che sia forte in ogni momento per se e la sua famiglia.

Dal Sito: gogomagazine.it

mercoledì 10 gennaio 2018

Carlo Verdone si racconta: tra ipocondria e disagi psicologici


L’attore comico Carlo Verdone, attualmente reduce delle riprese dell’ultimo film “Benedetta Follia”, non ha mai nascosto di essersi ritrovato a necessitare dell’aiuto di uno psicologo al fine di superare le sue ipocondrie e i suoi disagi psichici.

Carlo Verdone, tra alti e bassi, è riuscito a diventare un’icona del cinema italiano comico velato, come caratterizzato dai suoi film, da una vena nostalgica che non ha mai nascosto, trasformandola in una sorta di firma professionale ad ogni nuova opera.

Per raccontare “Benedetta follia” l’attore si è lasciato intervistare dai programmi “Che tempo che fa” e “Verissimo”, ripercorrendo gli inizi della sua carriera nei primi anni ’80 e le crisi di panico dovute al successo immediato ottenuto dal pubblico, inaspettato e del tutto ingestibile in fase iniziale.

Carlo Verdone non ha mai nascosto di essersi ritrovato alle prese con l’ipocondria e i problemi psicologici che lo hanno portato successivamente a rivolgersi alle cure di un professionista.

“Durante la mia carriera è stato fondamentale l’aiuto di uno psicologo come Piero Bellanova che mi prescrisse una cura shock, diciamo. Ero talmente timido che facevo fatica anche ad uscire di casa e a prendere la macchina per andare a Vitinia, dove abitava Gianna, la mia fidnzata dell’epoca e futura moglie.

Lo psicologo mi disse che non dovevo affatto accorciare il percorso ma, anzi, dovevo allungarlo per affrontare le mie paure con coraggio. Così invece di uscire subito allo svincolo per Vitinia mi disse che dovevo andare fino ad Ostia, fare la rotonda e tornare indietro…” un metodo che, effettivamente, riuscì a dare i suoi frutti secondo il racconto dell’attore.

“Dopo No-stop la gente aveva iniziato a riconoscermi per strada e io reagì con una serie di attacchi di panico tremendi. Quando capitava non sapevo più cosa fare: vedevo tutto nero, andavo in iperventilazione, mi saliva l’ansia a mille. Facevo fatica a fare tutto. In quei momenti pensavo: ‘Ecco, lo vedi? Finalmente è venuta fuori tutta la tua inadeguatezza fisica e psicologica, non sarai mai in grado di fare questo lavoro seriamente” un disagio fortunatamente superato da Carlo Verdone.

Da
 Serena Baldoni
 

Dal Sito: www.esauriente.it

mercoledì 27 maggio 2015

Anche Wonder Woman Soffre di Attacchi di Panico

Se Iron Man può avere gli attacchi di panico e salvare il mondo dai mostri, io potrò ben soffrire d'ansia e sentirmi Wonder Woman. O no?
È tutta una questione di prospettive: dalla mia io sono una personcina piuttosto efficiente, capace di fare 37 cose in una volta. So parlare in pubblico e camminare sui tacchi senza franare giù, so fare i tortelli e il ragù, so scrivere libri anche senza firmarli lasciando ad altri l'onore della gloria, ma vado nel panico ogni volta che devo viaggiare. Ognuno ha i suoi punti deboli: il mio è questo. Posso stare in equilibrio su uno stiletto di 12 centimetri parlando a 3mila persone e posso sentirmi morire su un accidente di autostrada che alterna viadotti e gallerie.

Per anni mi sono vergognata come una ladra di questa cosa che a me l'idea di viaggiare (anche per 100 chilometri e su qualunque mezzo non siano i miei piedini) mandasse nel panico e al resto del mondo non facesse fare un plissé, poi mi sono guardata Iron Man con la tachicardia e la sudarella e mi son detta: "ma sai che c'è? C'è che se lui è un figo anche quando muore di paura, per la proprietà transitiva posso esserlo anche io, quindi basta vergognarsi: IO SOFFRO DI ATTACCHI DI PANICO".
 

Sono un'impacciata a intermittenza: posso stare anni senza avere niente e poi un bel giorno vengo invasa dalle formiche che mi intorpidiscono le mani e mi affannano il respiro per giungere al risultato finale di farmi sentire prossima alla morte come uno che stanno legando alla sedia elettrica. Eppure vivo, faccio tutte le mie cose: lavoro, giro in macchina più o meno tutti i giorni, scrivo un sacco e leggo anche di più, ho una famiglia composta da un fidanzato riottoso al matrimonio e da una carlina grassottella e molto dolce che si sono abituati a me e a tutte le mie mille preoccupazioni. Preoccupazioni che si trasformano in ansia, quando non in un vero e proprio attacco di panico, allo scattare della mia mano sinistra che, con consumata sicurezza, si precipita verso il mio collo per prendere i battiti cardiaci nei momenti meno opportuni (tipo in corsia di sorpasso in autostrada, quando ovviamente a guidare sono io).
Sono fatta così, ormai ho smesso di combattermi come un ninja autolesionista che si massacra pronto all'harakiri ogni volta che non rispetta i suoi altissimi standard. Sono un'impanicata ed è del tutto inutile che io continui ad 'invidiare' chi si macina migliaia di chilometri all'anno da solo, in macchina, treno o aereo.
So che in un modo o nell'altro ce la faccio anche io, solo che il mio modo di farcela è un po' più nevrotico di quello del resto del mondo. Ma insisto: se Iron Man si ritrova il cuore nei calzini e ci salva dai mostri, io posso ben trovamelo nelle autoreggenti e salvare me stessa.
Il vero problema, almeno il mio, in effetti non è quell'attacco bastardo che mi dura 3 minuti e mi fa sentire una morta vivente, il vero problema è che non me lo scordo e passo il resto del mio tempo a cullarmi nella paura che mi torni... Riuscendo nella non invidiabile impresa di farmelo tornare.
Che poi ci sono anche quelli che mi dicono: "vabbè ma non pensarci", e io li picchierei perché vorrei capire come posso non pensare a qualcosa che mi occupa una fetta di cervello larga come la Cina. "Fai finta di niente", sentenzia qualcun altro, che di nuovo picchierei: ma provaci te a far finta di niente quando le tue mani sono invase da un esercito di formiche sul piede di guerra, il tuo respiro è quello di un novantenne asmatico senza un polmone e il tuo cervello ti consiglia di salutare i parenti perché tra due minuti non ci sarai più.
"Vabbè ma poi ti passa, no?", è la lucidissima frase che mi regala qualcun altro, che ancora picchierei per terra, anche se so che ha ragione: perché il fatto che passi non mi rassicura davanti alla prospettiva che arrivi. Ed è nella consapevolezza che prima o poi arriverà che viviamo più o meno sempre noi impacciati a corrente alternata.
"Sono tutte pipe, le tue, se tu avessi dei problemi veri non avresti tempo di farti venire l'ansia e gli attacchi di panico", frase che qualcuno (a rischio della sua stessa sopravvivenza) mi ha sventolato sotto al naso facendomi diventare una jena furiosa. Come se io, e quelli come me, un bel giorno si fossero svegliati e avessero pensato: "Mah, guarda, oggi non so proprio come far passare il tempo... Magari provo a vedere se con una bella crisi di ansia riesco ad arrivare a sera".
Morale della favola: gli attacchi di panico sono un po' come i miei occhi, il mio naso a patata e il mio talento linguistico che mi fa ripetere qualunque parola al oirartnoc (contrario) senza nessuna difficoltà. Sono parte di me (e di Iron Man e di milioni di altre persone al mondo): sono una malattia fastidiosa, anche molto, ma non mortale con la quale mi sono allenata a convivere e, soprattutto, a scherzare. Perché, nonostante il cuore che fa le capriole, le mani occupate da un'armata di formiche, probabilmente rosse, e l'ossigeno che sembra incapace di prendere la strada dei miei polmoni io mi ostino a vivere ridendo. Anche di questa paura della paura che vorrebbe rinchiudermi in casa e farmi perdere la gioia di scoprire il mondo.
Sì, sono fermamente convinta: la mia risata, alla fine, seppellirà anche loro, i miei attacchi di panico automobilistici. E se anche dovessero uscire dalla tomba in cui li ho cacciati e trasformarsi in famelici zombie, mi infilerò nelle orecchie "Thriller" di Michael Jackson, canterò a squarciagola inventandomi le parole e li stordirò di stecche e cialtroneria.
Del resto sono Wonder Woman e la mia arma segreta è l'allegria.

sabato 24 marzo 2012

Anche i vip soffrono di panico: Giovanni Allevi parla per INSIEME ONLUS della sua esperienza


E' uno dei pianisti e compositori di musica più famosi dei nostri tempi. Eppure, anche lui ha sofferto di disturbi da attacchi di panico.

Lo racconta qui, in un'intervista rilasciata alla pagina facebook dell'Associazione Insieme Onlus. E' una testimonianza preziosa, perchè fa luce su qual è l'atteggiamento corretto da tenere al presentarsi dei sintomi e come affrontare il disagio: lasciarlo parlare e guardarsi dentro con umiltà.


Giovanni parla con saggezza: "Non sono più forte del Panico, non posso esserlo, e quando viene a trovarmi, ciò che posso fare è non opporre resistenza e farmi travolgere."  

La migliore testimonianza che si possa avere sul fatto che è possibile imparare a gestire questo disagio e conviverci.