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domenica 14 aprile 2019

Manipolazione e senso di colpa: La tecnica preferita dalle persone che si offendono per tutto

Da bambini ci è stato insegnato a scusarci. Ci hanno detto che era un segno di buona educazione, ed è probabile che in più di un’occasione, durante la nostra infanzia, ci siamo scusati senza essere pienamente consapevoli di cosa avevamo fatto di male. Di conseguenza, dentro di noi cominciò a crescere il seme della colpa.


Ma se scopri che spesso ti scusi senza sapere bene perché, semplicemente perché sai che in qualche modo le tue parole, atteggiamenti o azioni hanno infastidito qualcuno, è probabile che questa persona ti stia manipolando emotivamente, facendo leva sul tuo senso di colpa.

Se ti chiedi spesso: cosa avrò fatto di sbagliato? In che modo l’avrò offeso? O ti scusi sempre con la stessa persona usando frasi come: “scusa se qualcosa che ho detto o fatto ti ha offeso”, probabilmente sei vittima di manipolazione.

Ed è anche probabile che dietro questa situazione ci sia una persona molto sensibile, che si offende per tutto ma cerca di incolpare gli altri. Questa persona di solito non sa gestire la differenza di opinioni o le critiche costruttive, quindi reagirà mettendosi sulla difensiva e cercando di minare la tua sicurezza.

I sottili segnali della manipolazione emotiva basata sul senso di colpa

– Punti sensibili. Ci sono persone che si arrabbiano ogni volta che tocchiamo determinati argomenti, punti sensibili che, indipendentemente da come li affrontiamo, generano sempre un’intensa risposta emotiva. Naturalmente, ci sono momenti in cui la cosa più saggia da fare è non toccare questi tasti, ma se le conseguenze ci riguardano direttamente, allora non avremo altra scelta che affrontare il problema o correremo il rischio che si trasformi in un “elefante in una stanza” terminando per generare una situazione di tensione che colpisce tutti. In questi casi, dobbiamo essere consapevoli che non siamo stati noi a provocare l’ira, l’altra persona si è arrabbiata perché non è in grado di affrontare determinate situazioni.

– Farti sentire male. Le strategie per farti sentire male possono essere molto diverse. Ci sono quelli che possono smettere di parlarti come punizione, evitando la tua presenza e/o rispondendo con monosillabi. Altri possono attaccarti direttamente, sostenendo che li hai fatti sentire male con le tue parole o azioni. Non c’è dubbio che tutti siano liberi di esprimere le proprie opinioni e sentimenti. In realtà, non c’è niente di sbagliato nel ricevere un feedback, sempre che l’obiettivo non sia quello di manipolarti per farti scusare facendoti sentire una cattiva persona.

– Rifiutarsi di affrontare il problema. Alcune persone, quando si sentono ferite, rifiutano di affrontare il problema. In alcuni casi è conveniente lasciare loro lo spazio di cui hanno bisogno per elaborare l’accaduto, ma altre volte è semplicemente una strategia per farti sentire in colpa. In pratica, rifiutandosi di parlare del problema diventano la tua vittima. Quando chiudono le vie del dialogo e della soluzione si condannano al ruolo di martire, facendoti assumere il ruolo del boia così che ti senti perennemente colpevole. Queste persone pretendono una “resa totale” e alle loro condizioni, non smetteranno finché non ti assumerai tutte le responsabilità per quello che è successo, anche se non ti appartengono.

– Minare la fiducia in te stesso. A volte, quando una persona si sente sopraffatta, reagisce mettendosi sulla difensiva e attaccando. È una reazione normale. Ma se ti trovi spesso in questa situazione e qualcuno ti attacca per farti sentire colpevole o inferiore, nel fondo quella persona sta cercando di manipolarti per ottenere il controllo facendoti sentire male, minando la tua sicurezza e la tua autostima.

Per offendere qualcuno si deve essere in due

Diamo per scontato che quando qualcuno si sente offeso, la colpa è nostra. L’abbiamo offeso con le nostre parole, atteggiamenti e/o comportamenti. In realtà, è vero solo in parte. Ogni offesa implica l’esistenza di “punti sensibili” nell’altro. Pertanto, ciò che può essere un’offesa per alcune persone, per altri non lo è.

Questo non ci scusa. Non dobbiamo diventare dei kamikaze della verità, dicendo la prima cosa che ci viene in mente pensando che l’altro dovrebbe elaborarla nel migliore dei modi. In ogni conflitto ci sono sempre due parti, quindi non è giusto attribuire la responsabilità solo a una di esse per farla sentire colpevole.

Siamo responsabili delle nostre parole, ma non di quello che intendono gli altri. Dobbiamo sforzarci di trasmettere il nostro messaggio nel miglior modo possibile, ma non siamo responsabili dei “punti sensibili” degli altri e, soprattutto, non siamo obbligati a tacere quando qualcosa ci riguarda direttamente solo perché l’altra persona è molto suscettibile. Dopo tutto, chi “troppo ingoia alla fine si strozza”.

Certo, il problema si presenta quando chi cerca di manipolarti è qualcuno che ti sta vicino, qualcuno importante di cui ti fidi. È difficile cadere nella rete della manipolazione di uno sconosciuto, ma quando ci sono di mezzo i sentimenti è più facile cedere. Se vedi che le tue parole possono aver ferito una persona che ami, è probabile che il tuo primo impulso sia quello di scusarti, anche se non sai bene perché.

Tuttavia, in questo modo perdi un’opportunità preziosa perché la vostra relazione cresca e, invece, contribuisci alla manipolazione e ai comportamenti infantili che finiscono per logorare qualsiasi tipo di relazione.

Le scuse devono essere un atto consapevole di assunzione della nostra responsabilità, né più né meno

Ci saranno stati dei momenti in cui sicuramente avremo sbagliato e ferito qualcuno, e abbiamo dovuto scusarci assumendo la nostra parte di responsabilità. Ma ci sono anche delle situazioni in cui non dobbiamo assumerci la responsabilità per la suscettibilità degli altri, se siamo sicuri di essere fedeli alla nostra essenza e di esprimerci nel modo più assertivo possibile.

Khalil Gibran disse: “un uomo deve essere abbastanza grande da ammettere i suoi errori, abbastanza intelligente da approfittarne e abbastanza forte da correggerli”. Questo significa che chiedere scusa deve sempre essere un atto consapevole, l’espressione di un processo riflessivo sull’accaduto, non un atto automatico con il quale dare potere all’altro perché ci manipoli emotivamente.

Infatti, si è visto che le scuse non sono poi così efficaci come pensiamo e spesso non servono a riparare una relazione danneggiata. Gli psicologi della Ohio State University hanno isolato i tre ingredienti essenziali perché le scuse siano efficaci:

1. Riconoscimento della responsabilità. Si tratta di riconoscere che abbiamo commesso un errore, per il quale dobbiamo innanzitutto essere consapevoli di cosa abbiamo fatto di sbagliato, non valgono le scuse generiche.

2. Offrirsi di riparare il danno. Significa riconoscere che siamo disposti a fare qualcosa per correggere il nostro errore. In un certo senso, è una dichiarazione di buona volontà ma, ancora una volta, deve essere basata sulla convinzione che abbiamo commesso un errore.

3. Esprimere pentimento. Si tratta di esprimere un pentimento sincero, che permetta all’altra persona di vedere che siamo profondamente dispiaciuti per l’accaduto.

Come affrontare questi tentativi di manipolazione?

1. Non pensarci troppo. 

Ruminare quello che è successo è una delle cose peggiori che puoi fare. Non solo influenzerà il tuo umore, facendoti sentire più irritabile, frustrato e/o arrabbiato, ma è anche più probabile che termini assumendo una colpa che non ti appartiene o sviluppi un atteggiamento negativo nei confronti dell’altro. Pertanto, evita di pensare eccessivamente all’accaduto.

2. Chiedi chiarimenti. È utile chiedere dei chiarimenti su quello che è successo. Puoi dire all’altra persona: “vedo che sei arrabbiato. Puoi spiegarmi perché ti senti così?” Puoi anche scusarti così:“mi dispiace che le mie parole abbiano provocato questa tua reazione, però mi piacerebbe sapere il motivo.”

3. Difendi il tuo diritto di esprimerti. È conveniente che ti assuma la tua parte di responsabilità. Ad esempio, potrebbe essere che il modo di esprimere quella verità non fosse il più appropriato, o che hai generalizzato troppo esprimendo un’idea. Ma per fermare sul nascere qualsiasi tentativo di manipolazione è importante che all’altra persona sia chiaro che hai il diritto di esprimerti per difendere le tue esigenze e/o punti di vista.

Dal Sito: aprilamente.info 

martedì 5 febbraio 2019

Vittimismo cronico: persone che vivono nella "modalità lamentosa"


Questo non è raro, è parte dell'esperienza umana. Tuttavia, quando la vittimizzazione diventa uno stile di vita, le cose diventano più serie!

Alcune persone vivono in modalità "vittimizzazione cronica", cioè si vedono costantemente come vittime di tutto ciò che la vita mette sulla loro strada.

Consciamente o inconsciamente, sono costantemente alla ricerca di sensi di colpa per i loro atteggiamenti negativi, al fine di liberarsi dalle loro responsabilità.

Questo comportamento può superare il "sano" e portare a un disturbo paranoide, quando l'abitudine di incolpare l'altro per tutti i mali diventa uno stile di vita. Questo atteggiamento è dannoso per entrambe le parti.

Le persone che soffrono di vittimizzazione cronica, spesso attraggono sentimenti negativi nelle loro vite, e il risultato è la negatività che vive dentro di loro. In molti casi, adottano anche abitudini aggressive di vittimizzazione, attaccando e accusando coloro che li circondano, diffondendo intolleranza e mancanza di rispetto ovunque vadano.

Le principali caratteristiche delle vittime croniche:

Alcune caratteristiche e abitudini delle persone che eseguono la vittimizzazione cronica.

1. Distorsione della realtà

Per queste persone, tutto ciò che va storto nelle loro vite è sempre correlato a un'altra persona, e non è mai colpa loro. Vedono la realtà in modo distorto, dove subiscono solo le conseguenze degli atti di coloro che li circondano e delle circostanze esterne. Sono anche costantemente pessimisti e scelgono sempre di concentrarsi sulle cose cattive della loro vita, lasciando da parte tutte le benedizioni che li circondano.

2. I loro lamenti li confortano

Considerandosi vittime, non si sentono responsabili di tutto ciò che accade nella loro vita. Quindi l'unica cosa rimasta per loro è piangere. Tuttavia, vedono i rimpianti come una cosa positiva perché rinforza il loro ruolo di vittime e gli fa guadagnare l'attenzione e la considerazione delle persone che li circondano. Non vogliono risolvere i loro problemi, basta essere sotto i riflettori.

3. Non possono fare autocritiche sincere

Non credono che ci sia qualcosa di sbagliato nel loro comportamento. Al contrario, l'errore è sempre dell'altro. In questo modo, non accettano consigli, critiche e tanto meno prendono tempo per riflettere su se stessi e sui loro atteggiamenti.

Le strategie utilizzate dalle vittime croniche

Queste persone sanno che dal momento che sono le vittime, hanno bisogno di trovare qualcun altro da incolpare. In questo modo, usano alcune strategie per far funzionare i loro piani.

È importante conoscere alcune di queste strategie per proteggere noi stessi.

Conosci alcune di queste sotto:

1. Retorica vittimista

Queste persone usano le nostre parole contro noi stessi e senza rendercene conto, ci fanno assumere la posizione di attaccante, piuttosto che vittima.

Lo fanno assumendo il ruolo di vittima nella discussione, così da essere considerati intolleranti, aggressivi ed egoisti. Invece di discutere con noi, ci mettono semplicemente a tacere perché casuano l'impressione di essere attaccati, il che spesso funziona.

2. Vittimismo in lontananza

I vittimisti usano spesso le parole per schivare le responsabilità. Una delle strategie che usano in questa direzione è cercare di invalidare gli argomenti delle persone che stanno cercando di smascherarli.

Di nuovo si fanno vittime e manipolano i fatti per creare un ambiente di tensione e confusione, giocano con i dadi a loro piacimento e li manipolano a loro piacimento per seminare confusione.

Ad esempio, se una persona risponde alla vittima con un fatto provato, che nega la sua dichiarazione precedente, non riconoscerà mai di aver commesso un errore. Invece, dirà qualcosa come: "Questo fatto non nega quello che ho detto. Per favore non forzare le parole per creare più confusione" oppure "Ora mi stai incolpando? Non posso nemmeno parlarti perché non ascolti la ragione."

3. Manipolazione emotiva

La manipolazione emotiva è una strategia molto efficace e quindi è una delle più utilizzate da queste persone. Conoscono le persone con cui vivono e sono molto bravi nell'identificare le emozioni. Quindi, quando sentono di essere efficaci, non hanno alcun problema ad usare il ricatto emotivo per raggiungere i loro obiettivi.

Lo fanno scoprendo la debolezza dell'altra persona e esplorando l'empatia, la preoccupazione e l'attenzione che esiste nel loro cuore. In questo modo, per loro è più facile farli sentire colpevoli e tornare al loro ruolo di vittime.

Un esempio molto comune può essere trovato nelle nostre case o in relazione con gli amici. Quando una persona non vuole assumersi la responsabilità degli errori che compie, dice cose del tipo: "Guarda quanto faccio per te ed è così che mi ripaghi".

Come affrontare queste persone

La prima cosa che dobbiamo fare è riconoscere che abbiamo a che fare con un carnefice, che dirigerà i nostri atteggiamenti.

Dobbiamo resistere alle loro accuse e provocazioni e liberarci da questo ciclo di negatività. Possiamo dire che non abbiamo tempo per i comportamenti tossici ma che siamo disposti ad aiutarli a migliorare la loro vita in meglio.

Le persone possono farci del male solo quando gli diamo quel potere. Pertanto, prenditi sempre cura di te stesso e proteggi le tue energie da coloro che vogliono farti del male.

Dal Sito: emozionifeed.it