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mercoledì 1 febbraio 2017

Quando il corpo va in ansia: i sintomi fisici dei Disturbi d’Ansia.


I Disturbi d'Ansia possono davvero provocare malesseri fisici privi di cause mediche: riconoscere la vera natura di questi sintomi aiuta ad intervenire prontamente per risolvere il problema.




“Può l’ansia provocare tutto questo?” è una domanda ricorre nella mente di chi, soffrendo di disturbi legati all’ansia, è colpito anche da sintomi fisici che fatica a ricondurre a cause psicologiche, anche quando gli accertamenti medici eseguiti lo suggeriscono.

I principali Disturbi d’Ansia (Disturbo da Attacchi di Panico con o senza Agorafobia, Fobia Semplice e Fobia Sociale, Disturbo Ossessivo - Compulsivo, Disturbo Post Traumatico da Stress e Disturbo Acuto da Stress, Disturbo d’Ansia Generalizzato) non coinvolgono solamente gli aspetti mentali, ma anche il funzionamento del corpo e portano al conseguente sviluppo di disturbi somatici che fanno parte del quadro ansioso anche quando appaiono intensi e persistenti.

Specialmente in questi casi chi ne soffre fatica a credere che tali disturbi possano realmente dipendere dalla propria psiche e non da qualche patologia organica, e può reagire in diverse maniere. Alcuni concentrano l’attenzione sui sintomi fisici dell’ansia finchè le preoccupazioni ipocondriache divengono il “focus” del disturbo, altri continuano ad essere colpiti da sintomi sia corporei sia psichici senza che i disturbi fisici siano l’ostacolo maggiore al recupero del benessere (rappresentando tuttavia un importante elemento di disturbo della serenità del soggetto), mentre in altri casi ancora il Disturbo d’Ansia si esprime da subito o in un secondo momento unicamente sul piano somatico, ad es. con attacchi di panico che coinvolgono contemporaneamente diversi distretti corporei.

In molti di questi casi il sintomo somatico provocato dall’ansia non è riconosciuto subito come tale e si osserva il ricorso frequente (ed eccessivo) a farmaci palliativi e/o una ricerca spasmodica di immaginarie cause organiche, che si concretizza in lunghe trafile di visite ed esami medici anche ripetuti più volte nel tempo.

E’ indubbiamente necessaria una valutazione medica dei singoli casi per evitare di scambiare per sintomo d’ansia un disturbo corporeo di altro tipo, ma quando il responso medico è negativo, e indica che la causa del disturbo è psicologica, alcune persone si sottopongono ugualmente ad ulteriori accertamenti che portano a perdere tempo prezioso e allontanano il momento in cui inizieranno il trattamento psicologico dell’ansia.


IL MALESSERE FISICO DELL’ANSIOSO

Vediamo quali sono i sintomi somatici dei Disturbi d’Ansia, presenti con intensità e frequenza differente da caso a caso:
Sintomi cardiovascolari: tachicardia, palpitazioni, extrasistolia, aritmia, dolore o fastidio al petto, ipertensione o cali di pressione, svenimento
Sintomi respiratori: dispnea, sensazione di soffocamento, sensazione di nodo alla gola, asma (peggiora se già presente)
Sintomi gastrointestinali: nausea, gastrite, reflusso gastroesofageo, diarrea, sindrome del colon irritabile
Sintomi neuromuscolari: sensazione di sbandamento (gambe traballanti), tremore, rigidità, parestesie (sensazione di torpore e formicolio), contratture, tensione muscolare, debolezza e affaticabilità
Sintomi neurologici: vertigini, sensazione di “testa vuota” o leggera, sensazione di sbandamento, tremore,) e vampate di calore
Sintomi dermatologici: orticaria, rossore o pallore del volto, iperidrosi (eccessiva sudorazione)
Sintomi urinari: impulso improvviso ad urinare, aumento della frequenza dell’orinazione (pollachiuria).

[Per completezza ricordo che sintomi psichici dell’ansia comprendono: sensazione di minaccia e pericolo, pensieri ossessivi, irrequietezza, irritabilità, iperattività, disturbi dell’attenzione e della concentrazione, insonnia con difficoltà ad addormentarsi e/o a mantenere il sonno senza svegliarsi.]

Questo elenco non è esaustivo perché in realtà la manifestazione corporea dell’ansia è multiforme e varia da individuo a individuo e uno stato di ansia costante espone al rischio di insorgenza o peggioramento di molte patologie psicosomatiche (come l’asma e l’ulcera duodenale).

Alcuni sintomi fra quelli sopra elencati sono tipici dell’Attacco di Panico (es: tachicardia, dispnea, capogiri, iperidrosi, nausea), mentre altri possono essere presenti per lungo tempo anche nei momenti in cui la persona non si sente “agitata” (fase acuta). Quando l’ansia è una condizione costante e pervasiva l’organismo vive uno stress intenso che provoca modificazioni alla sua fisiologia, ad es. con l’aumento dell’attività del sistema nervoso autonomo (simpatico) e della secrezione di ormoni come il cortisolo e l’adrenalina che influiscono fra l’altro sul battito cardiaco (frequenza e gittata), sulla pressione sanguigna e sul funzionamento del sistema immunitario.

Come detto sopra, questi sintomi compaiono in differenti combinazioni nei singoli casi, ma ciò che accomuna i sintomi somatici è spesso la loro persistenza e anche intensità, che motiva la persona che ne soffre a dubitare che si possa trattare “solo” di ansia. A volte infatti si sottovaluta l’importanza e anche la drammaticità dei disturbi psicologici più comuni, e si tende di conseguenza a pensare che non possano arrecare danni o fastidi non sopportabili o non superabili con la semplice “forza di volontà”.

Questo pensiero tuttavia non corrisponde alla realtà, dal momento che corpo e mente sono profondamente interconnessi e il disagio che una persona vive si può esprimere intensamente su entrambi piani.


COSA FARE SE LE ANALISI MEDICHE SONO NEGATIVE?

Il consiglio alle persone che si chiedono “può la sola ansia farmi stare così male?” non può che essere questo: fidatevi del vostro medico e degli eventuali accertamenti effettuati.

Evitate un utilizzo improprio ed eccessivo di farmaci che attenuano solamente i sintomi e soprattutto di psicofarmaci ansiolitici che non vi siano stati prescritti da un medico, e in questo caso rispettate le sue indicazioni per evitare fenomeni di dipendenza e di tolleranza.

Se il responso medico non indica alcuna patologia organica che sia causa dei vostri sintomi non lasciate passare troppo tempo, perché rischiereste solo di veder cronicizzare o peggiorare i vostri disturbi: affidatevi ad uno psicologo per chiedere una valutazione della vostra situazione e parlate con lui di quale tipo di trattamento può essere indicato nel vostro singolo caso.

L’ansia si può combattere e vincere, ma questo è possibile solo se si sa (e si vuole) riconoscerla e se non si lascia che trascorra troppo tempo prima di cercare un soluzione adeguata ed efficace al problema.


BIBLIOGRAFIA

AAVV: "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders IV-TR" (American Psychiatric Association)
F. Giberti, R. Rossi: "Manuale di Psichiatria" (Piccin)
R. Pettorossi, S. Astori, A. Baffigi: "Psichiatria. Manuale di apprendimento" (Centro Scientifico Editore)
G. O. Gabbard: "Psichiatria Psicodinamica" (Raffaello Cortina)
F. Deutsch: "Il misterioso salto dalla mente al corpo. Uno studio sulla teoria di conversione" (Martinelli)
F. Alexander: "Medicina Psicosomatica" (Editrice Universitaria Firenze)


Dr.ssa Flavia Massaro

Dal Sito: www.medicitalia.it

Aiutare i famigliari dei pazienti con un Disturbo d'Ansia: suggerimenti e strategie.



La malattia di un famigliare può modificare gli equilibri di tutto il sistema, inevitabilmente è l'intera famiglia ad esserne in qualche modo colpita.

Nel momento in cui, il famigliare si ammala, i membri della famiglia possono tentare in diversi modi di aiutare il loro caro nell'affrontare il disturbo. Ma molto spesso, i famigliari del paziente, possono vedere frustrati i loro tentativi di aiuto, fino a sentirsi impotenti e isolati oltre che caricati da ulteriori responsabilità.

Quello che spesso, i membri di una famiglia arrivano a dirsi è: “abbiamo provato di tutto: il sostegno, il distacco, le arrabbiature, la determinazione; dopo tutto questo cosa possiamo ancora fare?”

Può emergere così il bisogno, anche per i familiari, di trovare un supporto e delle informazioni utili nella gestione della situazione.

Nella fase iniziale della malattia di un proprio famigliare, spesso il vissuto degli altri membri è di disorientamento e incomprensione, invece nel lungo termine la situazione viene vissuta come immodificabile ed accettata come un dato di fatto, cui bisogna solo adeguarsi.

Del resto, per un paziente il sostegno e l'aiuto dei suoi familiari possono essere molto importanti ma per essere efficaci richiedono un orientamento. Per aiutare il vostro famigliare possono essere utili alcuni suggerimenti e strategie che potrebbero integrarsi con l'eventuale percorso terapeutico del suo famigliare.


IL PRIMO PASSO: INFORMARSI

Un primo suggerimento è quello di cercare di non sentirsi intrappolati in un ruolo di cura eccessivo, ovvero non è necessario pensare di dover diventare “psicoterapeuti” del familiare con un Disturbo D’Ansia.

Il primo consiglio è quello di informarsi; per agire nel modo più adeguato, sarebbe opportuno:

sapere che è importante chiedere aiuto ad uno specialista psicoterapeuta

capire che un Disturbo d’Ansia è una malattia, e come tale, se curata, può guarire

E’ importante anche utilizzare le informazioni per tentare di sfatare tutti i pregiudizi o le convenzioni errate intorno alla figura dello psicologo/psicoterapeuta.

Non è il “medico dei pazzi” ed i parenti dovrebbero convincersene per primi e cercare di essere solidali con il paziente, sostenendo, o quanto meno non denigrando, la sua scelta di rivolgersi ad uno psicoterapeuta.

Sono questi gli obiettivi principali che si vogliono ottenere nel suggerire la lettura di questo articolo informativo. Importante non è dunque solo sapere cosa fare, ma anche cosa non fare.


COSA FARE

Cosa è possibile dunque fare quando un vostro familiare soffre di un disturbo d’Ansia?

Concedetegli lo spazio e il tempo per uscire dal suo problema

Ripetere di avere pazienza, che la terapia può avere tempi lunghi prima di fare effetto

credete ai sintomi che il vostro famigliare accusa

Anche se il paziente non fa passi avanti, cercate comunque di avere un atteggiamento di sostegno “non colpevolizzante”.

Trovate qualcosa di positivo in ogni esperienza. Se il vostro familiare riesce anche solo in parte a raggiungere un obiettivo consideratelo come una conquista piuttosto che un fallimento.

Sostenetelo nella sua autostima, non forzatelo nell'affrontare situazioni che potrebbero spaventarlo

Siate accettanti, ma non rassegnati, pensando che la persona colpita non potrà mai uscire dal proprio disturbo

Ricordate che la vostra ansia è giustificata: è normale essere preoccupati e persino a volte spaventati, quando una persona cara soffre di un disturbo d’Ansia.
Riservatevi degli spazi di svago per condividere momenti di gioia


COSA PUÒ ESSERE OPPORTUNO DIRE

Dimmi di cosa hai bisogno in questo momento

Puoi farcela, non importa come ti senti

Respira lentamente

Non la situazione o il luogo che ti creano disagio, ma il pensiero di non farcela in questo momento

Lo so che ciò che stai provando ora è doloroso, ma non è pericoloso

Tu sei coraggioso/a


COSA NON FARE

Cercate di non fare interpretazioni circa le sue necessità: chiedete direttamente quali sono i suoi bisogni e se richiesto, offrite il vostro aiuto

Non favorite l’evitamento: negoziate la possibilità di fare anche un piccolo passo in avanti, piuttosto che evitare completamente una situazione temuta.

Non fatevi prendere dal panico quando il vostro familiare non sta bene

Non prendetelo in giro se non riesce a fare qualcosa (es. entrare in un centro commerciale, guidare, andare da solo da qualche parte, intraprendere un viaggio, ecc. )

Non assecondate il familiare quando vorrebbe smettere la psicoterapia

Non sacrificate la vostra vita, accumulando risentimenti per ciò che ritenete di non poter fare, “a causa” del disturbo del familiare.


COSA NON DIRE

Non essere ansioso/a
Calmati
Devi reagire
Cerca di sforzarti
Non essere prigo/a
Vediamo se riesci a farcela (che vuol dire mettere alla prova la persona ansiosa)
Devi sforzarti di combattere contro questa situazione
Non essere ridicolo/a
E’ solo colpa tua
Non essere vigliacco/a


Altri suggerimenti:
MANTENERE LA ROUTINE FAMILIARE PER QUANTO POSSIBILE

In generale comunque è importante (soprattutto all’esordio del disturbo) non modificare eccessivamente la routine famigliare, facendo in modo che ciascun membro continui a fare la propria vita. Questo può essere di aiuto al paziente stesso. Avere intorno a sé un ambiente per quanto possibile normale, può aiutarlo a ricercare quella normalità ed equilibrio che ha momentaneamente perduto.

Una famiglia normale, con una propria vita parallela a quella del membro colpito da un Disturbo d’Ansia, è di maggior aiuto rispetto ad una famiglia tutta concentrata sul problema e frustrata dalla mancanza di tempo dedicato allo svago. Lo stesso paziente può anche aver bisogno di tempo per stare solo, per lavorare sul proprio disturbo, ed elaborare i contenuti che via via emergono durante il trattamento.


SOSTENERE LA TERAPIA

Questo significa appoggiare e dare fiducia agli accorgimenti terapeutici.

Se si sfiducia lo psicoterapeuta o psichiatra risulterà molto più facile che anche il vostro familiare rinunci a seguire quella terapia, con conseguenza che il percorso di cura potrebbe rallentare (se non andare incontro a peggioramenti) oppure i tempi di attesa per i miglioramenti potrebbero allungarsi

Questo tipo di appoggio è importante non solo all’inizio della trattamento ma durante tutto il percorso terapeutico. Sostenere il famigliare diventa fondamentale soprattutto quando ancora non si sono manifestati i miglioramenti ed il vostro caro può mostrare momenti di sconforto.

USARE UN PO’ DI HUMOUR

Un pizzico di ironia, intesa in senso positivo può aiutare a superare le difficoltà che inevitabilmente si presentano.

E’ un suggerimento banale, ma importante, in quanto aiuta a rendere alcuni comportamenti del familiare meno importanti ed a sdrammatizzarli. Naturalmente, è assolutamente vietata la presa in giro degli atteggiamenti del paziente o la minimizzazione del suo malessere.

Infine, si ritiene opportuno sottolineare che questi suggerimenti non hanno la pretesa di essere risolutori dei problemi che incontrate nel quotidiano con il familiare sofferente di un Disturbo d’Ansia. Tali indicazioni hanno l’obiettivo di favorire la riduzione delle tensioni e dei contrasti familiari che spesso ruotano attorno a questi disturbi, in modo da consentire un clima più favorevole per tutti e, in particolare, per permettere al paziente di affrontare al meglio il percorso di cura.


IL RUOLO DEI FAMILIARI DURANTE LE TECNICHE DI ESPOSIZIONE AGLI STIMOLI TEMUTI

Evitare alcuni luoghi o situazioni come ad esempio (i cinema, i centri commerciali, i supermercati, le feste, guidare, ecc) sono l’aspetto caratteristico di alcuni Disturbi d’Ansia - quali ad esempio il Disturbo di Panico con Agorafobia, oppure la Fobia Sociale. Tali comportamenti possono favorire l’instaurarsi di un rapporto di dipendenza dal familiare che assume il ruolo di accompagnatore. Il famigliare, ritenendo di ridurre, attraverso la sua presenza costante e protettiva, il livello di sofferenza del suo caro, in realtà, anche in modo non consapevole, rinforza il disturbo e le condotte di evitamento.

Infatti, in tal modo, non si permette al familiare di sperimentarsi come persona “efficace” nella gestione delle situazioni temute, aumentandone le sue difficoltà verso l’autonomia. E’ necessario, viceversa, apprendere modalità di risposta alternative, coerenti con gli interventi terapeutici, per riuscire a tranquillizzare il familiare/paziente e ridurre al minimo le condotte di evitamento.

Ad esempio una tecnica della psicoterapia cognitivo-comportamentale è quella far esporre gradualmente il paziente alle situazioni temute.

Tale intervento durante le fasi iniziali, prevede il coinvolgimento dei familiari, nel ruolo di accompagnatori durante le prime uscite.

La tecnica infatti prevede che, una volta fissati degli obiettivi finali, questi vengono graduati in sottopassaggi di difficoltà crescente, a partire dalla situazione più facilmente affrontabile.

L’impegno richiesto ai familiari è modesto e si limita ai primi passaggi che possono, tuttavia, richiedere di essere ripetuti per svariate volte. Infatti, la tecnica prevede che per passare al livello di difficoltà successivo, sia necessario ripetere l’esposizione più semplice, finchè il paziente non si sente a suo agio nella situazione, o comunque l’ansia arrivi a livelli accettabili.

In generale, gli accompagnatori dovrebbero comunque attenersi ai suggerimenti indicati nella pagine precedenti, per relazionarsi in modo costruttivo con la persona che soffre di un Disturbo d’Ansia (in particolare vedi il punto cosa fare e cosa non fare).

Soprattutto, non drammatizzare se le prime esperienze dovessero risultare difficoltose, ed il paziente non riuscisse proprio a portare a termine l’obiettivo previsto: l’importante è riprovarci, ed in tal senso l’appoggio solidale dell’accompagnatore (senza forzature eccessive) sarà fondamentale. In tal caso potrebbe essere utile dire:

ho visto che ti sei impegnato/a. Capisco le tue difficoltà. Io sono disponibile per quando vorrai riprovarci. Hai comunque avuto il coraggio di superare le tue paure iniziali ed hai provato ad affrontare la situazione. Questo è già un passo avanti.

Per i familiari partecipare ad alcune fasi del trattamento, può essere l’occasione di entrare attivamente in un processo di cambiamento che comunque li vedrebbe coinvolti.

Tale modalità di aiuto, attuata con la guida di un esperto, può confermare in piccola parte, il ruolo protettivo che hanno svolto fino a quel momento senza escluderli dal progetto di cambiamento del paziente.

D’altra parte, ciò restituisce gradualmente spazi di autonomia, sia per il paziente, sia per i familiari stessi, migliorando l’intesa familiare e la qualità di vita del paziente e dei suoi famigliari.


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Baldini F. Homework un'antologia di prescrizioni terapeutiche. McGraw-Hill, Milano, 2004
Bara B.G. Nuovo Manuale di Psicoterapia Cognitiva. Bollati Boringhieri, Torino, 2005
Rovetto F. Panico: origini, dinamiche, terapie. McGraW-Hill, Milano, 2003