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mercoledì 2 settembre 2020

Che cosa è l'effetto "freezing"? Come può colpire in silenzio...




L’effetto freezing si attiva nel nostro cervello di fronte ad una minaccia improvvisa. È una forma di difesa psicologica e fisiologica che ci blocca e non ci consente di ragionare

L’effetto freezing è una reazione emotiva inaspettata.

Ci fa sentire incapaci di reagire di fronte ad un evento traumatico o a una minaccia improvvisa.

Ci paralizza letteralmente. Come suggerisce il termine inglese utilizzato per definire questo stato emotivo, sono le nostre emozioni che si congelano di fronte ad una minaccia.


“Esistono situazioni in cui la paralisi risulta essere la scelta migliore, se non addirittura l’unica possibile”: sostiene la Dott.ssa Pamela Busonero, esperta in Psicologia e Psicoterapia e specializzata in disturbi psicosomatici e attacchi di panico. “Che la paura sia in grado di paralizzare una persona è infatti un dato risaputo e riconosciuto da diversi studi scientifici e non è raro che in situazioni di imminente pericolo ci si blocchi completamente, anche quando sarebbe più opportuno avere una reazione diversa”.

Secondo lo psicologo John Leach, docente dell’Università di Portsmouth, circa il 75% delle persone dinanzi a una situazione di emergenza improvvisa si blocca e smette di ragionare invece di elaborare un piano di fuga. Sempre secondo Leach, del restante 25% solamente il 15% è in grado di rimanere sufficientemente razionale di fronte a situazioni improvvise di pericolo e di prendere decisioni che non mettano a rischio la propria vita. Il 10% perde completamente la capacità di ragionare, entrando nel panico e causando danni a se stessi e agli altri.

A livello fisiologico dinanzi ad una minaccia improvvisa, la sostanza grigia periacqueduttale (situata nel mesencefalo, una delle parti meno evolute del cervello) attiva una parte del cervelletto chiamata “piramide". Essa tende ad immobilizzare il corpo. Infatti, quando viviamo un evento improvviso e sfavorevole, come un’aggressione o una violenza, subiamo un forte stress emotivo.

Come risposta ad esso il cervello libera le endorfine che sono in grado di ridurre la forte agitazione e dare origine al cosiddetto effetto “freezing”. Esse sono gli stessi ormoni che l’ipofisi secerne quando proviamo gioia o amore. Quando è sotto stress il sistema nervoso simpatico mette in circolo anche un altro ormone, l’adrenalina. Quest’ultima è grado di potenziare la muscolatura ed aumentare le pulsazioni cardiache. La reazione di fuga, tipica dell’effetto freezing, avviene quando la minaccia appare fin da subito irrisolvibile.


“L’effetto freezing si può definire una reazione fisica ma determinata dalla mente. Si innesca quando bloccarsi sembra essere l’unica opzione possibile, quando si è di fronte ad una situazione in cui non si riesce ad affrontare la minaccia né a fuggire da essa. Allo stesso modo, può verificarsi quando l’evento si evolve così rapidamente da non essere in grado di riflettere ed adeguarsi, oppure come meccanismo di negazione che rende l’evento meno penoso” - precisa l’esperta. Il freezing sembra una risposta normale di una persona normale ad un evento anormale. Serve per difenderci da un trauma emotivo che sarebbe troppo forte da superare. La paralisi e le sostanze rilasciate ci impediscono di renderci conto di cosa stia succedendo e di recepire il trauma con una minore intensità. In caso di aggressione, potrebbe anche scoraggiare l’aggressore a proseguire.

A volte può succedere che il corpo, a seguito di un evento traumatico con una reazione di freezing, apprenda questo meccanismo e lo applichi involontariamente a molteplici situazioni della vita. Anche se il reale pericolo è ormai superato il rischio è che il soggetto continui a provare stati di allerta ingiustificati per gran parte della giornata. Ciò non gli consente di condurre una vita serena. In questi casi, è necessario riuscire ad elaborare l’evento traumatico.

La Dott. Busonero suggerisce trattamenti particolarmente indicati, chiamati “trattamenti psicoterapeutici evidence-based”. La terapia Emdr è un metodo psicoterapeutico ideato nel 1987 da Francine Shapiro, attualmente validato per questa problematica. Il terapeuta Emdr chiederà alla persona di focalizzare la propria attenzione su diversi aspetti che costituiscono il trauma. Questo tipo di terapia ha un’elevata percentuale di successo e permette la remissione parziale o totale dei sintomi. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita del paziente.

Dal Sito: ilgiornale.it

venerdì 22 aprile 2011

Sorrido perchè son guarita

Tutto iniziò 14 anni fa! Tranquilli non impallidete!!! Non racconterò tutta la mia guerra punica! ;-) Avevo 20 anni e frequentavo il secondo anno di psicologia ed ero serena, felice, entusiasta della mia nuova vita universitaria e della mia prima indipendenza lontana da casa! Un giorno, mentre stavo guidando, iniziai ad avere degli strani sintomi: mancanza d'ria(fame d'aria, tachicardia e più me preoccupavo più i battiti aumentavano, tremore alle gambe, la vista che si abbassava e senso di svenimento).
Mi fermai e subito chiamai mia madre in preda al PANICO!! Scattò così la seconda fase, giro per tutti i medici: cuore ok, pressione ok, vista ok! Ma allora, cosa stava succedendo???? In quei giorni iniziai ad avere uno stato d'ansia perpetuo generalizzato e mi ricordai di alcuni libri di testo per un esame che avrei dovuto preparare dopo poco. P.s= all'epoca i medici per ogni sintomo non ben definito non davano automaticamente come diagnosi: " lei signorina forse è un pò ansiosa"- Quindi iniziai a sfogliare quel libro fino ad imbattermi sulla parte inerente agli stati d'ansia generalizzati e agli attacchi di panico! Fu lì che per la prima volta sono stata in grado di dare un nome a quello che stavo vivendo: ero semplicemente DIVENTATA una "appanicata".
Alla lettura di tutti quei sintomi possibili, iniziai a sbiancare e iniziai a pensare:" Oddiooo e se adesso mi vengono anche questi??? e questo??? e quest'altro???"- Tuttavia però, nella mia adolescenza prolungata avevo ancora quella buona quantità di spensieratezza che mi permetteva di sorridere alla vita e di continuare ad essere Daniela, quella che sorride, ride, scherza, esce, fa, prendere la macchina, rientra, riparte. Ma poi eccolo di nuovo, dal nulla, nel momento più sereno, con gente a me cara, eccolo che con tutta la sua forza si ripresenta e per la prima volta chiesi di essere riportata subito a casa. Sapevo oramai chi era ma non sapevo come dovevo affrontarlo. Ok, ora mi direte, stavi studiando psicologia, quindi sarai andata da uno psicologo!- E invece no!!!!!!! Mi dissi che non avrei mai raccontato i cavolii miei ad uno sconosciuto, e che in fondo nulla di eclatante era mai successo nella mia vita, se non nell'essere  figlia unica con padre ansiogeno e una persona tremendamente empatica e sensibile con un primo amore che l'aveva abbandonata? Ma quanti figli unici ci sono al mondo? Quanti padri iperprotettivi esistono? Quanti amori svaniscono??
L'ansia oramai stava diventando mia compagna, ma era una compagnia che mi toglieva il respiro e che più avanzava e più mi stava rubando la cosa a me più cara: la mia indipendenza!
Per farvela breve: iniziai a pensare che una come me non avrebbe mai potuto fare la psicologa e così cambiai facoltà e mi iscrissi a Lingue e letterature straniere. Fu una scelta difficile che non fece altro che farmi sentire una fallita! Mi ero resa però conto che non credevo nella psicologia, la reputavo cmq troppo ancora legata alla filosofia e convinta cmq sempre del fatto che mente e corpo non possono essere divisi, alla fine mi resi conto di aver fatto bene ad interrompere perchè cmq non avrebbe avuto senso studiare un qualche cosa nel quale non si crede. Passarono anni, avevo mesi interi in cui stavo divinamente e magari qualche giorno con un pò di ansia, e poi nuovamente in formissima! Fino a quando, iniziai a stare davvero male, ad avere attacchi di panico continui e per tutti i giorni e così iniziai anche ad evitare ristoranti, locali, il semplice supermercato, il cinema..solo in casa mi sentivo protetta! Inizia anche a sentirmi profondamente depressa e iniziai a prendere i fiori di Bach, tisane rilassanti, andai da un medico che diceva di fare dei massaggi che permettevano di rilassare il corpo e quindi di attenuare l'ansia, ma niente di niente!!!! Presa dallo sconforto più totale e sempre convinta del fatto che la psicologia da sola non avrebbe potuto aiutarmi, andai da uno psichiatra. Feci della terapia cognitivo-comportamentale e delle lunghe chiacchierate che avrei potuto fare cmq anche con un amico, e in più mi diede un antidepressivo. Lasciai quelle gocce sul mio comodino per un mese. E come prenderle? Per interi due anni avevo frequentato persone e docenti contro farmaci di questo tipo! poi alla fine decisi di iniziare a prenderle. Il primo mese stetti malissimo ma poi piano piano quell'ansia continua inizio a sparire e le mie piccole battaglie quotidiane avevano sempre pi successo. Ogni giorno prendevo la macchina per qualche minuto in più, vedevo che non succedeva niente e mi sentivo fiera di me stessa e sempre più forte, e il giorno dopo riuscivo anche ad affrontare altre situazioni che da troppo tempo evitavo! Per troppo, troppo tempo avevo dimenticato il piacere della vita, la bellezza della vita e ora che la stavo riassaporando mi sentivo rinascere e ogni giorno sempre più in alto! Da 2 anni finalmente sono io, con i miei timori, la mia sensibilità e la mia indipendenza...e tra qualche giorno prenderò un aereo per volare al caldo!!!! Questa storia per dirvi solamente, che dal dap si guarisce e che si può tornare a sorridere!!!!!!!
Daniela