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martedì 7 gennaio 2020

Come affrontare un attacco di panico, secondo BoJack Horseman



In una delle ultime puntate della celebre serie TV animata di Netflix si affronta uno dei problemi più diffusi in tema di salute mentale.

Alcune serie TV, anche tra quelle animate, sono scritte così bene che poi, indagandone alcune scene, si può imparare qualcosa. È il caso di BoJack Horseman, la serie "comedy-drama" di grande successo creata da Raphael Bob-Waksberg e distribuita su Netflix a partire dal 2014. Pensata per un pubblico adulto, BoJack secondo molti critici affronta in modo particolarmente realistico temi come la depressione, l'ansia, lo stress e altri problemi molto diffusi, e attuali. Anche grazie a questa capacità di rappresentare fedelmente temi così delicati la serie ha attratto fan e ottime critiche. Oggi, di questa capacità se ne riparla per come ha rappresentato un attacco di panico.

Il protagonista della serie, BoJack, è un attore che vive le conseguenze del declino della sua notorietà, finendo per affrontare in prima persona alcolismo e depressione. In uno degli ultimi episodi della sesta stagione (che sarà anche quella finale) Hollyhock, che si crede sia una figlia illegittima di BoJack anche se le cose stanno diversamente (niente spoiler), ha un attacco di panico. Hollyhock, il cui vero nome è Hollyhock Manheim-Mannheim-Guerrero-Robinson-Zilberschlag-Hsung-Fonzarelli-McQuack, che sono i cognomi dei suoi otto padri impegnati in un poliamore omosessuale, arriva a una festa e l'attacco di panico comincia a dare i suoi primi sintomi. 

Ciò che vale la pena notare nella scena è che il metodo per liberarsi dall'attacco d'ansia, consigliato a Hollyhock da Peter, un ragazzo lì presente, è un vero metodo consigliato da psicoterapeuti e psicologi. Peter le dice: "guardati intorno e dimmi cosa vedi". A questo punto Hollyhock gli dà retta e comincia a elencare nomi di oggetti, prima di tutto le cose che le provocavano ansia, poi via via oggetti meno attinenti con il suo stato d'animo. "È un trucchetto che mi ha insegnato il mio psichiatra", aggiunge Peter qualche momento dopo. E la cosa interessante è che, effettivamente, quello di riprendere un contatto visivo, e poi verbale, con il contesto che circonda chi sta avendo un attacco di panico è davvero un modo per razionalizzare, calmarsi e impedire che il malessere si protragga.

Ora, non che BoJack Horseman, o altre serie TV scritte particolarmente bene, possano sostituirsi ai consigli di uno psicoterapeuta, eppure, proprio perché sono scritte con accortezza e diffondono informazioni realistiche, possono certamente considerarsi utili a riflettere e ampliare le nostre conoscenze su questi temi. Oltre, ovviamente, a confermare di meritare gli elogi della critica.

Dal sito: esquire.com

giovedì 5 aprile 2018

FILM CONSIGLIATI


Si offrono alcuni suggerimenti cinematografici utili per una riflessione personale, o per percorsi di formazione e psicoeducativi.  

QUALCOSA E’ CAMBIATO, commedia, regia di James L. Brooks, con Jack Nicholson, Hellen Hunt, durata 138 min Usa 1997.   Commedia ispirata alla vita di uno scrittore di scrittore di romanzi sentimentali newyorkese che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo e si diverte a insultare, offendere e aggredire gli altri che reagiscono con durezza. Interessante sono gli stili comunicativi dei  personaggi alcuni aggressivi, passivi ed altri assertivi che compongono la trama della narrazione e mostrano le diverse modalità comunicative.  L’incontro con Carol sarà decisivo nel processo di cambiamento del protagonista e nella risoluzione dei sintomi ossessivi.

A BEAUTIFUL MINDS, drammatico, regia di Ron Howard, con Russell Crowe, durata 140 min Gran Bretagna, 2001.

Una mente stupenda e insieme dissociata, dissolta. Un dramma ispirato a fatti reali che racconta quarantasette anni della vita di John Forbes Nash jr., matematico, genio indiscusso che vinse il Nobel nel 1994. L’azione ha inizio all’Università di Princeton, nel 1947, dove Nash si distingue come studente introverso ma intellettualmente brillante. Sposato con una bella e intelligente studentessa, Alicia, lo scienziato cade progressivamente in uno stato mentale che verrà diagnosticato come schizofrenia paranoide. Il film è il racconto di un uomo che passa da una normalità un po’ chiusa in se stessa ai gesti che rivelano il disturbo psichico ma non cancellano l’intelligenza, fino alla consapevolezza della propria malattia e all’accettazione dei sintomi.

COME L’ACQUA PER IL CIOCCOLATO drammatico, regia di A. Arau, con L. Cavazos, M. Leonardi, durata, Messico, 1992.

Tita, utlima di tre figlie è destinata a non maritarsi per accudire la dispotica madre. Così pur di starle vicino, l’amato Pedro si rassegna ad esserle cognato, sposando la sorella maggiore Rosaura. Per Tita, abile e prodigiosa cuoca, il cibo diventa così veicolo e rimedio di emozioni negate. Il film, a tratti surreale, offre spunti di riflessione in merito alla tematica dei disturbi alimentari.

SYBIL, drammatico, regia di Daniel Petrie jr., con Sally Field, Charles Lane, Brad Davis, Joanne Woodward, durata 132 min. USA 1976.

Tratto dal libro di Flora Rheta Schreiber, il film racconta la storia vera di Shirley Ardell Mason, a cui fu diagnosticato per la prima volta nella storia della psicoanalisi un “disturbo da personalità multiple”. Nella New York del 1954, una giovane psicanalista prende in cura una ragazza con diagnosi di isteria; durante le sedute emergeranno diverse personalità che variano in età e tratti psicologici, che vivono in lei di vita propria. Attraverso una terapia durata undici anni, la dottoressa scopre le gravissime torture psicologiche, fisiche e gli abusi sessuali subiti dalla madre, sofferente di schizofrenia catatonica, e porta la ragazza ad affrontarle e a guarire, nonostante le denunce dei colleghi che accuseranno la dottoressa di aver attribuito lei stessa alla paziente le 17 identità.

QUEL CHE RESTA DEL GIORNO, drammatico, regia di James Ivory, con J. Fox, E. Thomson, A. Hopkins, C. Reeve, P. Vaughan, durata134 min, USA, Gran Bretagna, 1993.

Nell’Inghilterra del 1958, Mr Stevens, esemplare perfetto di maggiordomo inglese, si rende conto che la sua ammirata fedeltà per il padrone, era mal riposta e che nella totale identificazione nel proprio ruolo ha fallito la sua vita. Nel protagonista del film è possibile intravedere alcuni dei tratti di un disturbo ossessivo compulsivo di personalità: rigida organizzazione della vita quotidiana, dedizione eccessiva al lavoro, perfezionismo, notevole difficoltà a manifestare le proprie emozioni, testardaggine, preoccupazione per l’ordine e per le regole, difficoltà a delegare e cooperare.

IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE, commedia, regia di Jean-Pierre Jeunet, con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Dominique Pinon, Rufus, Jamel Debbouze, durata 120 min, Francia, 2001

Il simpatico personaggio di Amélie descrive all’ennesima potenza, le difficoltà al rapporto e al sentirsi all’altezza delle situazioni sociali che tutti prima poi proviamo. Amelie vive in una provincia francese, con un padre medico fin troppo originale, che visita ogni mese la figlia, credendola malata di cuore. Da grande la ragazza va a Parigi, dove fa la cameriera e incontra tanta gente…una vera “galleria” di personaggi descritti attraverso le fantasie di Amelie: un pesce che cerca continuamente di suicidarsi, un impiegato dei treni in pensione che oblitera le foglie delle piante di sua moglie, un pittore che falsifica una volta l’anno un dipinto di Renoir, un cieco che Amélie accompagna, descrivendogli ciò che vede. Il film è la descrizione di una ragazza introversa, sensibile e attenta agli atri ma incapace di comunicare per imbarazzo e facilità alla vergogna, che tende a fantasticare e a rimanere sola, limitando i rapporti con gli altri allo stretto necessario….ma non per molto!

BASTA CHE FUNZIONI, commedia, regia di Woody Allen, con Ed Begley, P. Clarkson, L. David, C. Hill, M. McKean, durata 92 min., USA, Francia, 2009.
Dopo aver fallito professionalmente e come marito, e dopo un tentativo di suicidio, Boris trascorre le giornate irritando gli amici che ancora gli restano con le sue lunghissime tiritere sull’inutilità del tutto. Finché non arriva Melody. Un film che invita ad abbandonare idee preconcette e schemi rigidi, dando ascolto a quel che “si sente dentro” per un rapporto di coppia che… basta che funzioni!

IO NON HO PAURA, drammatico, regia di Gabriele Salvatores, con Diego Abatantuono, Dino Abbrescia, Aitana Sánchez-Gijón, Giuseppe Cristiano, Mattia Di Pierro, durata 95 min, Italia 2003.

Il film tratto dal romanzo di Niccolò Ammaniti racconta della solidarietà tra due bambini. Michele, ha dieci anni e vive in un paesino della Basilicata, con la sorella più piccola e altri amici scorrazza in bicicletta nelle stradine in mezzo al grano, incuriosito da una porta di lamiera vicino a una casa diroccata, la apre e vede un buco, in fondo un piede che esce da una coperta. Nonostante lo spavento iniziale la sua curiosità gli farà scoprire un bambino come lui, biondo e delicato, quasi cieco per il buio, ridotto a una larva. Nelle successive visite gli porta da mangiare, gli parla, lo porta alla luce del sole, gli ridà una speranza. Per salvare il suo amico, Michele corre nella notte, mormora a se stesso una favola e un sortilegio per non avere paura; un film per gli adulti sul coraggio dei bambini.

PERSEPOLIS, animazione, regia di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, con C. Mastroianni, C. Deneuve, D. Darrieux, S. Abkarian, G. Lopes, durata 95 min, Francia, USA, 2007.


E’ un fumetto storico/autobiografico che narra la vita dell’autrice, dall’infanzia trascorsa in Iran fino all’età adulta. Non c’è solo la storia di un paese ma anche e soprattutto i problemi di un’adolescente, e in seguito di una donna, in una società che non riesce a sentire sua e a cui non riesce a conformarsi. E’ un cammino verso la libertà, di presa di coscienza e affermazione di sé.

LEZIONI DI PIANO, drammatico, regia di Jane Campion, con Holly Hunter, Harvey Keitel, Sam Neill, durata 121 min, Australia, Francia, Nuova Zelanda, 1993.

A metà dell’Ottocento, arriva nella Nuova Zelanda selvaggia, per raggiungere il marito sposato per procura, una giovane donna scozzese rimasta muta per un trauma infantile; la accompagnano la figlia bambina e il pianoforte che è il suo mezzo di comunicazione e d’espressione, la sua passione. Il marito Sam Neill rifiuta il pianoforte troppo faticoso da trasportare e lo vende in cambio d’un pezzo di terra al vicino Harvey Keitel; il vicino, che ha preteso alcune lezioni per imparare a suonare il pianoforte acquisito, propone alla donna di rivenderle pezzo per pezzo l’amato strumento, in cambio di gesti d’intimità amorosa. Dopo momenti tempestosi la storia sembra concludersi con la formazione di una famiglia felice: ma nella nuova serenità (lei sta pure reimparando a parlare) torna a insinuarsi, insidioso e con orrore il passato della donna. Il film, misterioso, violento e squisito nello stesso tempo, sa unire estremismo romantico, ardente sensualità e altissimo stile.

DENTI, grottesco, regia di Gabriele Salvatores, con S. Rubini, P. Villaggio, F. Bentivoglio, T. Novembre, A. Goodwin, durata, 98 min., Italia, 2000.

Antonio si porta dietro una profonda infelicità che lo spinge a non accettarsi e a dubitare sempre di essere amato. Durante una lite la sua fidanzata, in uno scatto d’ira, gli rompe i denti con un cristallo, e da lì Antonio scopre che poggiando la lingua sugli alveoli gli tornano in mente emozioni e immagini della sua infanzia, ricordi attivati da una memoria somatica. In un viaggio surreale e doloroso dentro se stesso, Antonio si muove verso un autentico sé che ancora non era riuscito a raggiungere.

WILL HUNTING, GENIO RIBELLE, regia di Gus Van Sant, con Robin Williams, Matt Damon, Minnie Driver, Ben Affleck, durata 126 min, USA 1997.

Ragazzo di un quartiere povero di Boston, con molti piccoli crimini alle spalle, Will Hunting fa le pulizie al MIT (Massachusetts Institute of Tecnology) ed è un genio matematico allo stadio brado. Se lo contendono due adulti colti, ex compagni di scuola: l’uno vuol prendersi cura del suo cervello (e del futuro del proprio portafoglio), l’altro del suo cuore, con l’aiuto di una ragazza innamorata, vince il secondo. E’ un film complesso nella sua apparente semplicità che tocca molti temi: l’isolamento; la ricerca di un padre (e di un figlio) tra due persone simili; la relazione terapeutica; il diritto-dovere di liberarsi di un’infanzia infelice; la difficoltà di vivere di un genio o, comunque, di un “diverso” , che non vuole farsi assorbire o stritolare dal sistema.

LONTANO DA LEI, drammatico, regia di Julie Christie, con M. Murphy, G. Pinsent, O. Dukakis, K. Thomson, W. Crewson, A. Watson, T. Hauff, durata 110 min., Canada, 2006.

Fiona e Grant sono sposati da quarant’anni ma, quando a Fiona viene diagnosticato l’Alzheimer, i due sono costretti a separarsi per lungo tempo per la prima volta. Un film utile per chi si chiedesse cos’è l’amore.

THE MILLIONAIRE, commedia, regia di Danny Boyle, con Dev Patel, Anil Kapoor, Freida Pinto, Madhur Mittal, Irfan Khan, durata 120 min. – Gran Bretagna, USA 2008.

Una domanda e venti milioni di rupie separano Jamal Malik da Latika, amore infantile e mai dimenticato. Dopo averla incontrata, persa, ritrovata e perduta di nuovo Jamal, un diciottenne cresciuto negli slum di Mumbai, partecipa all’edizione indiana di “Chi vuol essere Milionario” per rivelarsi alla fanciulla e riscattarla (con la vincita) dalla “protezione” di un pericoloso criminale. Attraverso le risposte alle domande ripercorre la sua straordinaria vita, devota a Latika e votata all’amore. Il film racconta di un ragazzo comune che decide di agire alla propria condizione di impotenza spalleggiato dal fratello maggiore Salim, un delinquente di buon cuore che ha scelto la strada del crimine per reagire ai soprusi della metropoli. Nella Mumbai della loro infanzia i “due moschettieri” sviluppano personalità opposte che determineranno destini profondamente diversi. Latika, tra loro, a unirli e a separarli.

I GIORNI DELL’ABBANDONO, drammatico, regia di R. Faenza, con M. Buy, L. Zingaretti, G. Bregovic, A. Goria, F.M. Sciarappa, durata 96 min, Italia, 2005.

Olga è una donna felicemente sposata e madre di due figli. L’abbandono improvviso e incomprensibile del marito, si configura come un evento traumatico che sprofonda la protagonista nella disperazione, facendola entrare nella dolorosa spirale della perdita del sé.

INTO THE WILD, drammatico, regia di Sean Penn, con Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Brian Dierker., durata 148 min. USA 2007.

Il film affronta il tema della fuga ma soprattutto quello dell’inseguimento di un qualcosa che faciliti la conoscenza di sé. La pellicola racconta la vera storia di Christopher McCandless, un giovane benestante che rinuncia a tutte le sue sicurezze materiali per immergersi all’interno della natura selvaggia. Il film, attraverso il fascino dell’ambiente selvaggio, descrive le difficoltà dei legami di sangue, l’individualismo contro il bisogno di amore e le contraddizioni dell’idealismo nelle sue spinte critiche ma anche arroganti. Tutte le persone che Chris incontrerà lungo il suo peregrinare oltre a colmare un vuoto familiare, fonte di profonde sofferenze, amplificano l’idea di un percorso a stadi, funzionale a liberarsi da qualsiasi dipendenza da ogni tipo di comfort e privilegio. L’acquisizione della saggezza avviene quasi per osmosi attraverso la spontaneità e la profondità degli incontri fatti, ma la consapevolezza dell’importanza delle relazioni e della condivisione con l’altro arriva, per il giovane Chris, troppo tardi.

MARIANNA UCRIA, drammatico, regia di Roberto Faenza, con E. Laborit., P. Noiret, L. Betti, B. Giraudeau, L. Morante, durata 108 min, Italia, Francia, Portogallo, 1997.

Dinanzi ad accadimenti che minacciano la sopravvivenza fisica e/o psicologica, sfuggendo a qualsiasi comprensione e generando una carica emotiva ingestibile, la mente si fa scudo e relega nel dimenticatoio dell’incoscio il ricordo di quanto accaduto. E’ quello che succede a Marianna Ucrìa che in quanto sordomuta a dodici anni viene indotta dalla famiglia a sposare lo zio Pietro di molto più vecchio di lei. Quando il marito morirà, Marianna, ormai donna matura e consapevole, è in grado di capire il terribile segreto che le è stato nascosto. Il film mette bene in luce quali possano essere gli effetti devastanti degli eventi traumatici, definiti anche dall’impossibilità di poter condividere con qualcuno tutto il dolore e la confusione che ne derivano.

CASO MAI, commedia, regia D’Alatri, con F. Volo, S. Rocca, scritto con Anna Pavignano. Fotografia: A. Castiglioni, durata 90 min Italia, 2002.

Film sul rapporto di coppia che illustra le successive fasi del rapporto tra due giovani, Stefania e Tommaso, truccatrice e art director in pubblicità: innamoramento, matrimonio, primo figlio, primo aborto, distacco, conflitto, separazione. La storia è raccontata a modo di parabola da un eccentrico parroco di campagna (G. Nunziante) che celebra le nozze e paragona il matrimonio a una coppia di pattinatori in precario equilibrio sulla superficie insidiosa della vita sociale. Non importa quel che viene raccontato che può sembrare scontato nella sua banale quotidianità, ma il modo: l’attenzione acuminata ai condizionamenti sociali e familiari, la vivacità briosa del coro, la naturalezza frantumata dei dialoghi, il brio descrittivo degli ambienti.

IL GRANDE COCOMERO, commedia, regia di Francesca Archibugi, con A. Galiena, S. Castellitto, A. Fugardi, V. Cavallo, durata 96 min., Italia, 1993.

Il titolo del film rimanda a una raccolta di fumetti di Charles Schulz, in cui il protagonista Charlie Brown, prototipo dell’adolescente insicuro e bisognoso d’affetto, attende invano l’arrivo del Grande Cocomero. Ma non verrà delusa l’attesa di Valentina, detta Pippi, una dodicenne che fin da bambina soffre di attacchi epilettici. Il film rappresenta una buona esemplificazione di un disturbo somatoforme, oltre ad essere un giusto tributo per tutti i medici che svolgono con coraggio e passione il proprio lavoro.

IL PAPA’ DI GIOVANNA, drammatico, regia di Pupi Avati, con S. Orlando, F. Neri, E. Greggio, A. Rohrwacher, S. Grandi, durata 104 min, Italia, 2008.

Conflitti di coppia interminabili e spesso latenti possono configurarsi come un’esperienza traumatica per i figli, soprattutto quando questi vengono “messi in mezzo” e usati in vario modo per lenire i dispiaceri e colmare il senso di vuoto creati da una relazione coniugale insoddisfacente. Il papà di Giovanna, pittore fallito e marito infelice, trova rifugio in un rapporto esclusivo con la figlia soffocandone la crescita. La madre, violenta nei suoi silenzi, abdica al proprio ruolo genitoriale e sembra assistere indifferente alla tragedia che si consuma per la figlia.


Dal Sito: nonsoloansia.wordpress.com



lunedì 2 giugno 2014

Inside Out di Flaminia Graziadei


INSIDE OUT, un corto sugli attacchi di panico, di Flaminia Graziadei,  vincitore del London Independent Film Festival 2013,  in competizione al Film Festival sulla salute mentale Lo Spiraglio, SABATO 7 GIUGNO alle 17,30sala grande Nuovo Cinema Aquila, replica in sala piccola alle 20. Da non perdere.


mercoledì 11 settembre 2013

Rappresentazione cinematografica attacchi di panico



Quante volte ci siamo trovati in questa situazione?

- palpitazioni;
- vertigini o giramenti di testa;
- respiro affannoso;
- sensazione di soffocamento;
- sudorazione;
- senso di dolore al torace;
- formicolii alle mani;
- sensazione di svenimento; tremori;
- nausea;
- vista annebbiata;
- vampate di caldo o sensazione di freddo;
- debolezza alle gambe;
- bocca secca;
- tensione muscolare;
- impressione di non riuscire a parlare o a pensare;
- impressione che le cose intorno non siano reali;
- paura di perdere il controllo.

... Il tutto all'ennesima potenza! Ci guardiamo intorno cerchiamo aiuto, ma pensiamo che nessuno ci possa aiutare allora corriamo al pronto soccorso ed è normalissimo! Anche lì quanti casi ne avranno visto come noi ma, noi ci sentiamo gli unici in quel momento e la paura di morire è qualcosa di terribile!

Bruttissime sensazioni, incontrollabili... ma sappiamo benissimo che tutto passa in fretta e soprattutto che di …

PANICO NON SI MUORE!