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sabato 19 dicembre 2020

Natale ai tempi del Covid: ecco come evitare spaesamento, tristezza e solitudine



Anche l’anno del Covid-19 e dei lockdown avrà il suo Natale. E se per alcuni questo periodo è occasione di gioia e benessere, per altri porta tristezza e solitudine. Ma sentirsi spaesati e giù di morale non è anomalo, tutt’altro. “Il Natale, come l’estate, rappresenta una pausa dalle responsabilità e dal rigore lavorativo. Ci si concedono momenti di riposo, sgarri alle diete, si posticipano gli orari delle sveglie e si sta in compagnia il più possibile. Gran parte di questi momenti spensierati quest’anno non potranno essere vissuti con la stessa serenità e questo potrebbe generare un senso di smarrimento, lasciando meno spazio a sensazioni positive”, spiega a Gazzetta Active la professoressa Valentina Di Mattei, associata di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e psicologa clinica presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

E’ normale, allora, sentirsi spaesati?
“Sì, è normale di fronte a circostanze e condizioni nuove: sarà un Natale del tutto inedito, in cui dovremo mettere da parte le tradizioni e lasciar posto a comportamenti responsabili. Tuttavia è bene enfatizzare l’effetto positivo da un punto di vista mentale di questi comportamenti solidali. Si tratta digesti individuali che vanno a beneficio di tutti, soprattutto delle persone più fragili: in questo senso riportano agli aspetti più essenziali del Natale. Inoltre, pensare a chi è stato colpito duramente da questa epidemia, con lutti o perdita del lavoro, agli operatori sanitari da mesi a rischio e sotto pressione, può aiutare a ridimensionare le proprie difficoltà”.


Come si possono superare queste difficoltà? 
“Può essere d’aiuto creare occasioni nuove di scambio e condivisione e pensare a soluzioni alternative e creative per stare insieme anche se distanti. Per esempio, fare videochiamate di gruppo per vivere insieme cene e pranzi di Natale o scartare insieme i regali ricevuti per posta può allentare la tensione e creare una nuova tradizione. La tecnologia in questo momento può essere utilizzata come strumento a nostro favore per superare la lontananza fisica. Nel rispetto delle distanze sociali e con i dispositivi di protezione, anche fare delle passeggiate all’aperto potrà aiutare a trascorrere del tempo di qualità in compagnia delle persone care”.

Perché le festività natalizie influiscono negativamente sull’umore? 
“Dicembre è un mese di bilanci emotivi relativi all’intero anno. Alcune persone riferiscono di vivere in concomitanza delle feste la “sindrome della promessa rotta”, un sentimento di delusione e fallimento legato ad aspettative disattese e traguardi non raggiunti. In aggiunta, pranzi e cene di Natale sono (in tempi normali) occasioni di convivialità in cui si rivedono parenti ed amici con i quali trascorrere insieme momenti piacevoli, sebbene in alcuni casi possano verificarsi situazioni che generano stress e tensione”.

Quali consigli dà a chi passerà le feste da solo? 
“Diverse persone, per via di questa situazione particolare, potranno ritrovarsi da sole a passare le festività, sentendosi anticipatamente demoralizzate. Nei giorni di festa, per chi si troverà costretto a passare il Natale da solo, un consiglio potrebbe essere quello di organizzare al meglio questo tempo per pensare ai propri obiettivi futuri, riorganizzando le attività per le settimane successive, prendendosi questi giorni per riflettere. Questa fase di crisi ha anche prodotto molte iniziative di solidarietà a favore delle persone più fragili. Riscoprire l’effetto benefico dell’altruismo è stato evidenziato da molti studi come chiave di successo per attraversare l’epidemia”.

Dal Sito: salute.gazzetta.it

sabato 16 novembre 2019

A Natale impariamo a essere più buoni... con noi stessi!



A Natale siamo tutti più buoni, così si suol dire.

Essere più buoni però non significa permettere a chi ci circonda di invadere il nostro spazio (fisico ed emotivo); le festività pertanto rappresentano una grossa sfida per chi fa fatica a contenere le richieste e le aspettative dei propri cari e ne teme il giudizio.
Per questo è importante imparare a mettere dei confini a protezione del proprio Sè, mantenendo comunque il rispetto per l'Altro.

Mettere un confine non significa essere egoisti.

"Confine" è una parola a cui siamo abituati a dare un'accezione negativa: ci evoca subito scenari di guerra, imposizioni, dittature... in questo contesto intendiamo il confine come una protezione della propria integrità emotiva, con aperture modulate a nostra scelta in base al momento, alla persona e al tipo di richiesta. Le personalità che tendono a dipendere molto dall'altrui giudizio non hanno il controllo di questi "cancelli", delegandolo a ciò che gli altri pensano di lui/lei.

Essere sempre e comunque disponibili può contribuire a dare una buon impressione di sé ma alla lunga è una strategia logorante: ci si fa plasmare dalle aspettative e dal pregiudizio.

Porre un confine e fare delle scelte non significa essere egoisti perché è solo amando se stessi che si impara ad amare in maniera "sana" e matura l'Altro. Si è amabili e degni di amore anche se a volte si dice un "no", si chiede aiuto o si delega.

Il perfezionismo delle feste.

Chi insegue il giudizio altrui ha anche una certa tendenza al perfezionismo: vuole essere sempre inappuntabile in modo da prevenire eventuali critiche (anche su aspetti che nessuno noterebbe mai). Durante le festività questa tendenza è esacerbata: i "devo" sulla lista delle cose da fare aumentano e sono categorici. Che si tratti di regali, pietanze da cucinare, persone da contattare o parti della casa da sistemare e addobbare, l'importante è essere sempre perfetti e fare ciò che "tutti si aspettano". Questo è uno dei motivi perché molte persone, trascorse le festività, si sentono più stanche di prima.

In questo caso i confini sono autosabotati dalla propria tendenza all'autocriticismo ed è come se non ci fossero.

Qual è il prezzo da pagare per essere sempre perfetti? Si è amabili e degni di amore anche se la casa non è pulita alla perfezione, non si sono fatti regali costosi a tutta la famiglia, non si cucina un pranzo da dieci portate o se si brucia una teglia di biscotti.

A Natale dobbiamo essere per forza felici?

Non per tutti le festività sono un momento di gioia. C'è chi ha perso un proprio caro, chi è alle prese con un momento difficile e chi semplicemente non ama questo periodo a prescindere. Le emozioni negative esistono e hanno la loro dignità; si tende a reprimerle per non essere considerati dei guastafeste.

Ha senso fingere gioia? La risposta è personale. C'è chi si fa forza per i figli, per il partner e la famiglia. Anche qui bisogna abbandonare il perfezionismo: fare ciò che si sente, nella misura in cui si riesce. Si è amabili e degni di amore anche se si sta attraversando un brutto momento, non si vuole festeggiare e non si sente lo spirito natalizio.

Il regalo migliore che possiamo farci a Natale è (ri)scoprire l'Amore per noi stessi, quella sana autostima che ci permette di avere fiducia nelle nostre scelte e ci fa sentire liberi dai pregiudizi propri e altrui.


Dal Sito: psicologionline.net

mercoledì 19 dicembre 2018

Il Natale o si ama o si odia: ecco perché


Da cosa dipendono questi sentimenti così contrastanti nei confronti delle feste natalizie?

Da sempre il Natale suscita reazioni diverse nelle persone: c’è chi non vede l’ora che arrivi dicembre per addobbare l’albero e decorare la casa e chi invece non sopporta neanche il pensiero delle festività. Il Natale, insomma, o lo si ama o lo si odia, è difficile che ci siano vie di mezzo. Ma da cosa dipendono questi sentimenti così contrastanti nei confronti delle feste natalizie?

Per tutto questo c’è una spiegazione scientifica: una recente ricerca pubblicata sul British Medical Journal, infatti, rivela che lo spirito del Natale è localizzato in aree specifiche del cervello. Nelle persone che amano le festività perché le associano in maniera positiva a ricordi piacevoli risalenti all’infanzia, tali aree sarebbero più attive rispetto a quelle di chi, invece, non ha alle spalle esperienze felici. Il Natale, anche grazie al significato religioso della natività, è da sempre la festa della famiglia per eccellenza: ecco dunque che bisogna rintracciare nelle situazioni familiari vissute da bambini le ragioni per le quali si ama o si odia l’ultimo periodo dell’anno.

Il sentimento nei confronti delle festività dipende quindi dai ricordi e dalle sensazioni associate in passato a questa festa: le persone che dicono di odiarlo, in realtà, non sono consapevoli del perché, sentono semplicemente di non viverlo con serenità ma non sanno dare una spiegazione a questo loro stato d’animo. Di solito se durante l’infanzia una persona ha vissuto dei Natali felici con la propria famiglia e se i genitori sono riusciti a creare in queste occasioni una situazione gioiosa e piacevole, allora quella persona sarà ben disposta nei confronti delle festività; al contrario, chi ha vissuto esperienze tristi, ad esempio per situazioni familiari non positivedurante l’infanzia, allora tenderà a trascorrere il periodo natalizio con ansia e tensione. Questo può accadere anche a chi ha bei ricordi del Natale ma viene colto dalla nostalgia proprio perché le dinamiche familiari nel tempo potrebbero essere cambiate e dunque le feste potrebbero non essere più felici come un tempo.

In questi casi negativi, capita spesso che alcuni soggetti inizino a provare uno stato d’ansia non appena arriva dicembre e non è raro che questa tensione porti con sé anche disturbi psicosomatici, come insonnia, mal di testa e disturbi gastrointestinali. Questo insieme di tristezza e nostalgia viene chiamato Christmas Blue e definito proprio come l’incapacità di provare piacere dalle celebrazioni natalizie. Esiste una soluzione? Difficile a dirsi, in quanto si tratta di situazioni soggettive: tutto ciò che si può fare per cercare di stare meglio è concentrarsi sul presente e circondarsi dei propri affetti, per cercare di non pensare al passato.

Dal Sito: 105.net

venerdì 14 dicembre 2018

Il Natale ti fa cadere in depressione? Non è colpa delle feste, fai attenzione ad ansia e stress

Il Natale è alle porte: più tempo libero per amici, famiglia e persone care, regali da offrire e ricevere, leccornie in quantità. L’atmosfera è di buona volontà e allegria. E allora cosa c’è che non va? 

Le vacanze dovrebbero essere un momento di gioia e celebrazione, ma per alcune persone sono tutt’altro. Nonostante l’idea che le festività natalizie siano piene di gioia, gli psichiatri sostengono che possa trattarsi di un periodo denso di stress, aspettative insoddisfatte, depressione e senso di solitudine.

STRESS E ANSIA ALL’ORIGINE DELLA DEPRESSIONE 
«La depressione può verificarsi in qualsiasi momento dell’anno, ma lo stress e l’ansia durante i mesi invernali possono colpire anche coloro che di solito riescono a convivere con il senso di mancata realizzazione e con la solitudine. 
«Tutti possiamo avere un calo di umore che sfocia in quella che si chiama depressione sotto soglia», commenta Bernardo Carpiniello presidente della Società Italiana di Psichiatria. Il punto è che d’inverno l’acme della patologia depressiva coincide proprio con le feste. 

IL MALESSERE AMPLIFICATO DALL’ARIA DI FESTA 
«Il Natale non scatena, ma amplifica ciò che già c’è. Le luci e i regali possono avere un effetto devastante su una persona depressa che non riesce a condividere il piacere che è scontato per altri. La depressione sotto soglia, causata da aspettative non realizzate, nella maggior parte dei casi è fortunatamente transitoria e non interferisce con il funzionamento psicobiologico di un individuo, a lungo termine».

«In questo periodo dell’anno io tengo il cellulare sempre acceso, perchè ricevo più telefonate dai miei pazienti con l’avvicinnarsi del Natale. E a coloro, per cui il Natale rappresenta una festa di gioia e condivisione, consiglio sempre di trovare il tempo di fare cinque telefonate a quelle persone che potrebbero essere più in difficoltà durante il blues natalizio - consiglia Renzo Rozzini primario di Geriatria, della Fondazione Poliambulanza - Istituto Ospedaliero di Brescia - poiché le persone con un disagio spesso evitano le interazioni sociali, ma in parallelo questo allontanamento peggiora le sensazioni di solitudine e i sintomi di depressione».

«Bisogna cercare di ricostruire nuovi rapporti, riattivare la vita sociale, ma allo stesso tempo cercare di far capire agli altri il proprio malessere» spiega Rozzini.

NON È VERO CHE I SUICIDI AUMENTANO NEL PERIODO NATALIZIO 
Nonostante il pensiero comune, nel corso degli anni gli studiosi hanno esaminato i tassi di suicidio e le visite al pronto soccorso psichiatrico, sfatando un mito perpetuato a lungo, ovvero che i suicidi raggiungano il culmine nel periodo natalizio.

Uno degli studi più completi mai svolti fino ad ora, pubblicato negli Archives of General Psychiatry negli anni Ottanta, già aveva rilevato che le visite psichiatriche tendevano a calare nelle settimane prima di Natale per poi risalire.

MOLTO PEGGIO IN PRIMAVERA 
Per quanto riguarda i suicidi, la maggior parte degli studi, incluso uno della Mayo Clinic che ha esaminato un periodo di trentacinque anni, ha rilevato che non c’è praticamente alcuna relazione tra le vacanze e i suicidi. In realtà, il tasso di suicidi culmina in primavera, e non in inverno. Questo probabilmente perché la rinascita che segna la primavera accentua i sentimenti di disperazione in coloro che già ne soffrono.

Al contrario, nel periodo natalizio la maggior parte delle persone con pensieri suicidi gode di un certo grado di protezione per la vicinanza, se pur percepita come subita, dei parenti. Quello che invece si verifica, secondo i dati del Center for Disease Control and Prevention, è un rialzo a gennaio: dal 1999 al 2013, la media giornaliera dei suicidi scende dal 90,2 per cento a novembre al 85,5 a dicembre, per poi risalire al 91,9 per cento a gennaio.

Questo trend è stato confermato anche da un recente studio svedese pubblicato all’inizio di questo anno, in cui ricercatori del Karolinska Institute di Stoccolma hanno analizzato dati dal 2006 al 2015.

Forse la depressione non aumenta prima di Natale perché le persone sfruttano le loro migliori strategie per affrontare le vacanze. E forse c’è una piccola magia natalizia, dopotutto.

Dal Sito: lastampa.it