Visualizzazione post con etichetta parole. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta parole. Mostra tutti i post

sabato 8 agosto 2020

Pattinare sul ghiaccio sottile: Considerare qualsiasi cosa accada come il nostro sentiero



Appesa a una parete della mia stanza c’è la foto di una ragazza che pattina sul ghiaccio. Avanza scivolando con le braccia alzate e la teste buttata all’indietro. Apparentemente priva di preoccupazioni, è ignara della presenza di un cartello: ATTENZIONE, GHIACCIO SOTTILE. Vi ricorda qualcosa?

Attraversiamo quasi tutti la vita a velocità di crociera

Attraversiamo quasi tutti la vita a velocità di crociera col pilota automatico inserito. Forse le cose vanne bene, o per lo meno la vita e attualmente priva di sventure. Magari abbiamo un lavoro decente, dei rapporti che ci offrono sostegno, siamo in buona salute, eppure, mentre avanziamo scivolando, abbiamo la vaga sensazione che il ghiaccio sotto di noi sia sottile. Avvertiamo il fremito ansioso che vibra di una vaga insoddisfazione, aree di dolore non sanato o di paure mai affrontate. Eppure, per lo più, scegliamo di non guardare sotto la superficie.

Quando la vita prende una brutta piega

Quando la vita prende una brutta piega, quando iniziamo a incontrare crepe nel ghiaccio, che facciamo? Cerchiamo di ripulire la superficie, compiendo gli sforzi abituali per respingere o superare le difficoltà. Oppure cerchiamo di pattinare intorno alle crepe ignorando o reprimendo le nostre reazioni agli episodi spiacevoli.

Tentando di non cadere nelle crepe formatesi nel ghiaccio, scegliamo la nostra strategia, o sforzandoci maggiormente di mantenere il controllo sulla nostra vita, o compiendo tentativi mal diretti di sfuggire alle difficoltà con lo svago, i piaceri, l’attività. Raramente mettiamo in discussione le nostre strategie che sono sempre radicate nella paura. Riteniamo che siano verità indiscutibili. Eppure, comportandoci così, tracciamo i nostri confini, i nostri limiti. Di conseguenza, la nostra vita si riduce a una sensazione di vaga insoddisfazione. A quali strategie ricorriamo per costruirci un terreno apparentemente solido in modo da non affrontare le paure? Esse sono diversificate quanto le personalità.

Strategie

Alcune sono strategie di controllo, tentativi di mantenere un ordine per scongiurare la sensazione del caos incombente. Altre sono strategie di successo che comportano la spinta a far carriera, a trovarsi ai vertici, innestate allo scopo di ignorare il tormentoso imperativo interiore di dimostrare il proprio valore. Ci sono strategie di acquiescenza che cercano l’immaginaria consolazione dell’inserimento, e strategie di cura con cui si spera di trovare sicurezza nell’essere richiesti e apprezzati. Ci sono anche strategie di bisogno in cui assumiamo l’identità della debolezza e tentiamo disperatamente di essere salvati da una persona, da un gruppo o da un’istituzione; e strategie di svago con cui cerchiamo un piacere dopo l’altro per colmare i vuoti dello struggimento e della solitudine. La lista è lunga.

Precipitare nell’acqua ghiacciata

A volte ci tocca precipitare nell’acqua ghiacciata, incapaci di muoverci e di respirare, sopraffatti e in procinto di annegare, prima di essere costretti a occuparci del condizionamento inveterato che manda avanti la nostra vita: le mine della rabbia, paura e confusione. Può essere necessaria una malattia, un rovescio finanziario, il fallimento di un rapporto o la morte di una persona cara per risvegliarci e costringerci a essere semplicemente in quell’acqua ghiacciata. Quando sprofondiamo in queste situazioni indesiderate non possiamo più ricorrere a strategie per non fronteggiare il dolore. È lì, proprio davanti a noi! La perdita della sicurezza finanziaria, della salute o di un rapporto, per esempio, farà affiorare la paura e probabilmente proveremo rabbia, autocommiserazione, depressione e confusione . Il nostro modo di elaborare questi sentimenti ci darà la misura di quanto abbiamo compreso il vero significato della vita.

Quando siamo feriti da uno degli inevitabili colpi della vita

Quando siamo feriti da uno degli inevitabili colpi della vita, la fortuna di avere una pratica spirituale intensa e autentica ci dà la possibilità di fare qualcos’altro che non sia cercare consolazione e fuga. Nei primi anni Settanta comprai una casa con un piccolo appezza mento di terreno nella California del nord. Per undici anni mia moglie ed io coltivammo un grande orto biologico. Avevamo in mente di vivere dei frutti della terra, il che voleva dire allevare capre per il latte, polli e pecore per la carne. Era una vita piacevole ed eravamo soddisfatti di poter crescere i nostri figli nel modo secondo noi più sano. Quando però ci ammalammo entrambi di una grave malattia del sistema immunitario, nel nostro sangue furono rilevati alti livelli di residui di DDT. Il DDT era stato sepolto nella proprietà prima che la acquistassimo e i veleni si erano introdotti nel nostro corpo tramite le verdure e la carne che avevamo coltivato e allevato con tanta cura. L’esposizione prolungata aveva indebolito il sistema immunitario.

Il tentativo di vivere secondo uno stile di vita salutare

Paradossalmente il tentativo di vivere secondo uno stile di vita salutare ed ecologico aveva contribuito all’insorgenza di una malattia debilitante cronica. Non c’era nessuno da incolpare. Seppellire i rifiuti era esattamente ciò che la gente faceva a quei tempi per smaltire i pesticidi. La strategia che avevamo adottato per rendere sicuro e protetto il nostro mondo era fallita. Avevamo pattinato sul ghiaccio sottile. Qualsiasi cosa facciamo, per quanto siano buone le nostre intenzioni, niente ci può dare la certezza di non precipitare nelle acque gelide. Per quanto proviamo, non possiamo mettere in atto strategie e controllare il nostro mondo in modo da evitare ogni difficoltà.

Imparare dal senso di impotenza

L’essenziale è se impariamo o no dal senso di impotenza che scaturisce dal fallimento delle strategie. Quando, ai primi sintomi della malattia del sistema immunitario, la mia vita andò in pezzi, mi ci vollero molti anni per comprendere realmente il grande insegnamento che mi aveva impartito il senso di impotenza dato dalla perdita del controllo. Tuttavia, anche quando impariamo la lezione che ci danno gli sconvolgimenti di questa portata, non appena ci rimettiamo, spesso torniamo a scivolare sul ghiaccio sottile. Magari sappiamo qualcosa della spaccatura nella quale siamo caduti, ma che ne sappiamo delle altre crepe nel ghiaccio? Siamo in grado di riconoscere le nostre delusioni dalle piccole incrinature (i turbamenti, gli sbalzi d’umore, gli sforzi per proteggerci, difenderci, respingere)?

Ciò di cui abbiamo bisogno è vedere con chiarezza che insistiamo a pattinare sul ghiaccio sottile

Ciò di cui abbiamo bisogno è vedere con chiarezza che insistiamo a pattinare sul ghiaccio sottile, che utilizziamo identità, strategie e immagini mentali per mantenerci in moto. Abbiamo bisogno di vedere la nostra energica determinazione a far funzionare le strategie. Allora, quando nella vita si presenteranno situazioni che non ci soddisfano, che mettono in discussione la nostra identità e il nostro senso del benessere, potremo aprirci alla possibilità di imparare queste due lezioni fondamentali.

Prima lezione

In primo luogo potremo imparare a riconoscere che la difficoltà è il sentiero, invece che cercare di sfuggirle. E’ un cambiamento di prospettiva radicale, ma necessario. Quando capita qualcosa di sgradevole, vogliamo raramente averci a che fare. Forse reagiamo con la convinzione “non dovrebbe andare cosi”, o “la vita non dovrebbe essere così ingarbugliata”. Chi l’ha detto? Chi ha mai detto che la vita non debba essere un caos? Di solito, quando la vita non corrisponde alle nostre aspettative, cerchiamo di cambiarla in modo che vi si adattiL’essenza della pratica tuttavia non consiste nel cercare d cambiare la vita, quanto il nostro rapporto con le aspettative: imparare a considerare qualsiasi cosa accada come il nostro sentiero. Le difficoltà non sono ostacoli sul sentiero, sono il sentiero stesso. Sono occasioni di risveglio.

Siamo capaci di imparare cosa significa accogliere una situazione indesiderata, col senso di fragilità che tra smette, come un invito al risveglio? Siamo capaci di considerarla il segnale di una lezione da imparare? Siamo in grado di lasciarla entrare nel cuore? Imparando ad agire cosi, compiamo il primo passo che ci porta a imparare cosa significa aprirsi alla vita cosi com’è. Impariamo che cosa significa essere disposti ad accogliere qualsiasi cosa la vita offra. Anche quando una situazione non ci piace, capiamo che la difficoltà presente è la nostra pratica, il nostro sentiero, la nostra vita.

Seconda lezione

In secondo luogo quando siamo colpiti dalla durezza della vita, possiamo imparare a non puntare il dito accusatore (contro qualcun altro, contro noi stessi, contro un’istituzione o addirittura contro la vita stessa) e a volgere invece l’attenzione all’interno. Spesso, quando siamo afflitti, è una delle cose più difficili da fare, perché proviamo un desiderio intenso di difenderci. Vogliamo con tutte le forze aver ragione. Ma è molto più utile capire con cosa abbiamo contribuito alla situazione: convinzioni, aspettative, esigenze e smanie.

Allora potremo a poco a poco arrivare a comprendere che ogni reazione emotiva è il segnale della presenza di un sistema di convinzioni che non abbiamo ancora esaminato accuratamente. Con la pratica, tale comprensione diventa gradualmente il nostro orientamento di base.

Guardare in noi stessi

Forse intellettualmente ci rendiamo conto della necessita di guardare in noi stessi, ma è come se non lo sapessimo. Ci sono persone di cui ci facciamo beffe perché non sanno vedere di sé le cose più ovvie. Ebbene, quelle persone siamo noi! Dobbiamo ammettere che spesso ci rifiutiamo di vedere quegli aspetti di noi stessi che ci fanno soffrire. Sostanzialmente, vogliamo che la vita ci accontenti; desideriamo sentirci a nostro agio e protetti. L’ultima cosa che vorremmo è mettere in mostra i nostri sostegni traballanti, le convinzioni inconsistenti che si frappongono tra noi e il territorio sconosciuto. Perché? Perché esaminare noi stessi a questo livello non è necessariamente piacevole. Ma fintanto che non diventeremo consapevoli di tutti i sistemi con cui ci manteniamo nell’ignoranza di ciò che si nasconde sotto il ghiaccio, continueremo ad avanzare scivolando privi di direzione.

Quello che ci serve è un cambiamento, graduale

Quello che ci serve è un cambiamento, graduale ma sostanziale, di orientamento verso la vita; un cambiamento che comporti la disponibilità a vedere, a imparare,a essere semplicemente con tutto ciò che incontriamo. Forse non c’è nulla di più basilare e sostanziale del la disponibilità a essere. Essere semplicemente con la nostra esperienza, fosse pure la pesantezza e l’oscurità che circondano la sofferenza, suscita una sensazione di leggerezza e compassione. La chiave è la disponibilità a imparare da delusioni e disinganni. Dolori che ritenevamo di non essere mai in grado di sopportare diventano accessibili. Coltivando la disponibilità a essere semplicemente scopriremo di poter lavorare con qualsiasi cosaFintanto che non arriveremo a comprenderlo, ci escluderemo dall’apertura, dal senso di connessione e riconoscenza, che sono doti naturali dell’essere umano.


Dal Sito: interattivamente.org 

venerdì 24 luglio 2020

Cosa succede al tuo cervello quando ti lamenti




È risaputo che lamentarsi non è mai qualcosa di positivo, ma sapevi che può avere anche effetti molto negativi sul cervello?

Infatti quando ti lamenti non fai altro che preparare il tuo cervello a fallire, senza che tu nemmeno lo sappia.

Alcuni studi hanno dimostrato che, in media, le persone si lamentano una volta al minuto durante una conversazione. E la ripetizione così frequente induce il cervello a sviluppare percorsi neurali specificamente dedicati alla lamentela.

Proprio come un musicista svilupperà percorsi neurali dedicati ai movimenti e ai pensieri specifici associati al suonare il loro strumento, le persone che si lamentano faranno lo stesso per l’atto di lamentarsi.

Le lamentele frequenti, quindi, programmano il cervello per rendere ancora più facile e naturale lamentarsi aumentando, di conseguenza, l’energia negativa nella nostra mente e nella nostra vita quotidiana.

Sfortunatamente, questo non è l’unico effetto negativo del lamentarsi.

Quando ti lamenti, il tuo corpo rilascia l’ormone dello stress, il cortisolo. Questo ormone è utile per le situazioni in cui è effettivamente necessario entrare in una modalità di lotta o fuga, ma non è qualcosa che si desidera rilasciare nel proprio corpo su base regolare.

Il cortisolo può causare ipertensione, colesterolo alto, diabete, obesità, malattie cardiache e può persino aumentare le possibilità di avere un ictus.

Se ti ritrovi a lamentarti spesso, può essere un’abitudine difficile da eliminare. In una certa misura, la maggior parte di noi ha già percorsi neurali per lamentarsi, e quei percorsi non andranno via da soli.

La buona notizia è che ci sono cose che puoi fare per riprogrammare il tuo cervello in modo positivo.

Eccone alcune:

1. Pratica la Gratitudine

La gratitudine è l’opposto diretto del lamentarsi, ed è molto più facile evitare di lamentarsi quando sei sinceramente grato per tutte le benedizioni della vita.

Non importa chi sei o dove ti trovi, ci sono molte cose di cui essere grati. Queste cose possono essere semplici come l’aria fresca che stai respirando e il battito del cuore nel tuo petto.

Ogni volta che senti che stai iniziando a lamentarti, fai una pausa e guardati intorno per cercare cose di cui essere grati.

2. Circondati di persone positive

Gli esseri umani tendono a imitare i pensieri e i comportamenti delle persone che li circondano.

Potresti aver notato che se una persona in un gruppo inizia a lamentarsi, non passerà molto tempo prima che tutti nel gruppo comunichino le proprie lamentele.

Lo stesso vale anche per i pensieri positivi.

Se ti circondi di persone positive, sarai incoraggiato ad assumere un atteggiamento più positivo sia quando sei con loro sia quando sei da solo.

3. Fai l’esercizio dei 2 euro

Questo è un esercizio molto efficace.
Tutto quello che devi fare è prendere un barattolo o un salvadanaio e mettere dentro 2 euro ogni volta che ti lamenti di qualcosa.

Il denaro che metti in quel barattolo ti ricorda che lamentarti ha un costo.
Alla fine di ogni mese, dona il denaro accumulato ad un’organizzazione benefica che vorresti sostenere.


Dal Sito: aprilamente.info

sabato 18 luglio 2020

Cerca di parlare meno: ogni parola ha un peso per la tua mente


Ti propongo un semplice esperimento, quando nella tua vita succede o sta succedendo qualcosa di bello o brutto, non dirlo a nessuno. Tutti noi siamo portati, quando qualcosa si sta muovendo nella nostra vita, a volerlo raccontare a tutti i nostri amici. Eppure forse raccontandolo sprechiamo un briciolo di energia che invece sarebbe meglio trattenere per portare in fondo quel progetto.

La stessa cosa ti propongo di fare quando qualcuno ti coinvolge nei suoi racconti: capita spesso che ascoltando la storia dell’amico tu ti immedesimi nelle sue emozioni e questo comporta un dispendio energetico che sottrae potenzialità alla tua vita. Cerca di conservare la calma e controllare le tue emozioni, non permettere che siano le parole degli altri a farlo.

Questo atteggiamento ti donerà un’aura di tranquillità e di mistero che le altre persone noteranno. Inoltre non sprecare energia nei racconti fini a se stessi ti permetterà di averne di più per realizzare i tuoi desideri. In realtà non stai facendo nulla di strano, stai solo conservando te stesso e i tuoi pensieri.

Le parole sono importanti

Devi ricordarti che le nostre parole influenzano la nostra vita: sia le parole che diciamo, sia quelle che leggiamo o scriviamo. Il nostro cervello in realtà ascolta tutto e, quando pronunci una frase, sarà portato ad agire di conseguenza adeguandosi a quello che hai appena detto.

Un esempio classico in sociologia è la profezia che si auto adempie: si tratta della situazione in cui, a furia di sentir ripetere una frase o un giudizio, una persona automaticamente inizia a far avverare quel giudizio.

Quindi pesa bene le parole che dici perché possono avere effetti importanti anche sul tuo essere. A volte non conta nemmeno quello che dici, ad esempio dicendo “son grasso” oppure “sono magro” potresti ottenere gli stessi effetti.

Entrambe le parole rimandano a una sensazione di auto percezione negativa di noi stessi: se stiamo dimagrendo vuol dire che prima ci sentivamo grassi, se stiamo ingrassando non siamo abbastanza magri. Come vedi entrambe le frasi rimandano allo stesso concetto. Cerca di pesare attentamente le tue parole, oppure prova a non dirle per un po’.

L’effetto delle tue parole sugli altri

Proprio come quello che diciamo, ascoltiamo o leggiamo fa effetto sul nostro essere, così quelle stesse parole fanno effetto anche sugli altri. Eppure, qui non vorrei dirti di non provare a fare effetto sulle altre persone, vorrei farti notare come questo tuo sforzo in realtà ti costa energie vitali. Infatti quando ti rivolgi a un’altra persona dicendo parole
cariche di sentimenti, stai impiegando la tua mente in un’azione faticosa.

Non influenzi semplicemente la vita di quella persona, ma influenzi anche la tua. È importante pesare attentamente le parole che scegli di dire: forse è uno sforzo inutile che non ti porterà nessun beneficio, ma che ti sottrarrà solamente energie importanti.

Scegli parole positive

Sei proprio decidi di esprimerti e parlare, scegli di dire parole positive. In questo modo saprai creare intorno a te un’aura di amore e positività che riuscirà a pervadere lo spazio circostante fino a toccare le persone che ti circondano. Cerca sempre di esprimere il meglio di te.

Ovviamente non vuol dire che devi reprimere tutti sentimenti negativi, però valuta attentamente se ha senso sprecare energie per manifestare il tuo odio verso persone o situazioni. Forse è molto meglio conservare quelle forze per realizzare sé stessi, raggiungere i propri desideri e infine essere felici. Sono sicuro che tutto il tuo organismo ne trarrà grande beneficio.

Magari prova iniziando con qualcosa di semplice: evita di scrivere
quel commento scortese sui social network che utilizzi ogni giorno. Vedrai che da questo piccolo passo nascerà una grande rivoluzione.

Dal Sito: aprilamente.info 

martedì 18 giugno 2019

Quando ci ammaliamo per le cose che non diciamo




La malattia può essere un messaggio del corpo; talvolta è prodotta da un blocco emotivo che ci avvisa che stiamo andando nella direzione sbagliata, e si manifesta nel corpo per mezzo dei sintomi. Per vivere una vita piena, è sempre consigliabile imparare ad ascoltare ciò che dicono il nostro corpo e le nostre emozioni.

Tutti danno forma alle loro esperienze per mezzo del filtro dei loro pensieri. È proprio dai pensieri che nascono le emozioni; esse sono tendenzialmente positive quando analizziamo le informazioni in modo corretto e negative quando formuliamo i nostri pensieri in modo erroneo. Le emozioni del secondo tipo creano in noi blocchi emotivi che si trasformano in malessere psico-fisico.

La vera rivoluzione inizia dentro di noi.

Dimmi cosa ti fa male e ti dirò cosa devi esprimere

Il nostro corpo è saggio e parla, per questo bisogna imparare ad ascoltare cosa ci vuole dire, per poi scoprire la circostanza che ci provoca malessere e guarirla. A seconda del punto del corpo in cui si manifesta il segnale, c’è una spiegazione emotiva. Alcuni studi medici hanno confermato che possiamo prevenire o guarire un problema se individuiamo la situazione o i sentimenti che ci bloccano a livello emotivo.

Il dolore al collo rappresenta ciò che non osiamo dire, il dolore alle caviglie la voglia di avanzare o la resistenza che mostriamo quando dobbiamo accettare una realtà. I problemi gastrici parlano della convivenza e dell’abilità nel “digerire” le situazioni.

Un’altra parte del corpo che riceve molte delle nostre emozioni è la schiena. Secondo gli esperti, i disturbi della parte bassa della schiena, di solito, riflettono preoccupazioni economiche o una sensazione di mancanza di supporto. I fastidi alla parte superiore della schiena indicano che siamo carichi di oneri che non ci spettano.

I dolori alle cosce sono relativi a ciò che gli altri si aspettano da noi. Le ginocchia, invece, sono associate all’orgoglio. Se è la fronte ad essere dolorante, vuol dire che c’è qualcosa che non va nel modo in cui affrontiamo il mondo. I problemi al cuore sono legati a problematiche emotive basilari, relative agli affetti primari.

Le parole che non diciamo si trasformano in frustrazione.

Il risentimento e le malattie fisiche

La nostra vita non è altro che il riflesso del nostro stato mentale: se nella nostra mente c’è pace, armonia ed equilibrio, allora anche la nostra vita è armoniosa, pacifica ed equilibrata. Se, invece, sono i pensieri inadeguati, negativi e vendicativi a dominarci, la nostra vita sarà squilibrata, e in questo squilibrio si presenteranno le malattie fisiche.

Il risentimento è un sentimento che, se lasciato ristagnare, si aggrava e può produrre rancore. Queste sensazioni possono causare piccoli fastidi passeggeri, ma anche profondi malesseri che possono ostacolare o impedire le relazioni con la persona che ci ha offesi. Provare risentimento altera fisicamente il nostro sistema immunitario, fatto che ci rende molto più vulnerabili a malattie comuni, come la febbre o l’herpes.

La rabbia o il risentimento cronici sono considerati fattori di rischio di cardiopatia. Carsten Wrosch, dell’Università di Concordia (Canada), si è occupato di analizzare la relazione tra il risentimento e la qualità della vita.

Quando questa emozione permane per troppo tempo, predispone il terreno per modelli di instabilità biologica, un impedimento fisiologico che colpisce il metabolismo, il sistema immunitario e le funzioni degli organi e delle malattie fisiche.

Quando pensiamo a una cosa e ne diciamo un’altra, sentiamo una cosa e ne facciamo un’altra, non siamo coerenti con noi stessi per paura del rifiuto, dell’abbandono, della critica, dei giudizi e, in questo modo, nascono in noi squilibri emotivi che ci fanno ammalare.

Non dire le cose è un difetto su cui non dobbiamo mai smettere di lavorare.

La mente è meravigliosa

Dal sito: 

aprilamente.info 

venerdì 8 marzo 2019

Donna voglio dedicarti queste parole ...




Donna voglio dedicarti queste parole…


A te che sei meravigliosa anche se non te ne accorgi,

a te che sei il raggio di sole che illumina ogni giorno,

a te che dietro all'angolo ti nascondi per far scendere sul tuo bel viso una lacrima amara,

a te che quando sorridi riesci a spazzare via tutti i pensieri tristi,

a te che sei coraggiosa anche quando sembra crollarti tutto addosso,

a te che quando ti chiedono “come stai” rispondi “bene”, nonostante il tuo cuore va in mille pezzi,

a te che prendi del buono in ogni persona,

a te che non ti perdi mai d’animo perché sei una guerriera meravigliosa,

a te che ami con tutto il tuo cuore,

a te che metti immensa passione nei tuoi sogni.

Meravigliosa principessa, amati come solo tu sai fare, ama la gente, ama i loro sorrisi, ama tutto quello che di buono c’è in questa terra, concedi alle tue emozioni di respirare e allora, solo allora, avrai creato una magia, la tua magia.

A te oggi e sempre vanno queste parole per ricordarti che sei piena di coraggio, di amore e di grandezza

Sei un miracolo.

Eli