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giovedì 5 marzo 2015

Ansia, un nemico che può essere sconfitto

Nella quotidianità si può provare ansia, per esempio in vista di un esame o di un compito importante che richiede attenzione e concentrazione. Questa forma d’ansia può essere di tipo adattivo, cioè svolgere la funzione di mettere in guardia l’individuo rispetto a una situazione pericolosa, attivandolo a reagire in modo da evitare il pericolo.
Se l’ansia è eccessiva, difficile da gestire e costante nel tempo, la normale preoccupazione dell’individuo può diventare disturbo.
In questo caso l’ansia causa uno stress significativo che interferisce con le attività lavorative e sociali. La qualità della vita delle persone con il disturbo d’ansia è compromessa dalla costante preoccupazione rispetto al futuro, per le circostanze della vita o per la possibilità che succeda qualcosa di male a propri cari e per vari altri aspetti della vita.
L’ansia, come la maggior parte dei sintomi psichici, è determinata da varie tematiche e spesso può essere collegata dalla persona a una paura specifica cosciente, più tollerabile della paura inconscia. Altre persone invece, possono non avere idea di ciò che li rende ansiosi.
Episodi di ansia acuta possono scaturire attacchi di panico che generalmente durano solo alcuni minuti, ma causano una profonda angoscia nell’individuo.
La sensazione di soffocamento, le vertigini, la sudorazione, il tremore e la tachicardia che compaiono all’improvviso, sono i sintomi fisiologici dell’attacco di panico e le persone che ne soffrono spesso hanno la sensazione di morire.
La possibile perdita di controllo delle proprie idee e delle proprie azioni può lasciare nella persona una paura di fondo che se non risolta causa seri problemi nella vita quotidiana.
Data la ricorrenza degli episodi di panico, la persona può sviluppare una forma di ansia anticipatoria, inizialmente a livello inconscio in risposta a una situazione temuta, poi gradualmente a livello consapevole e riconosciuta nella preoccupazione costante di quando avverrà l’attacco successivo.
L’individuo inizialmente può evitare per esempio di andare al supermercato, prendere l’ascensore o guidare, in seguito le limitazioni possono diffondersi in molti altri contesti.
Molte persone vivono la paura di essere in una situazione in cui la fuga può essere difficile.
Questo timore può instaurare nell’individuo dei comportamenti di evitamento di tutte quellesituazioni che potrebbero essere fonti di disagio, diventando un forte limite nella sfera sociale, affettiva e dell’autonomia.
Il senso di demoralizzazione può essere centrale nell’individuo che non vede via d’uscita dal disturbo e la paura di dover affrontare da solo un altro attacco di panico può ridurre drasticamente l’autonomia della persona che tenderà a ricercare costantemente la presenza di parenti e amici che lo aiutino a sentirsi più sicuro.
L’ansia è segnale di pericolo proveniente dall’inconscio e originato da un conflitto interno, per questo una maggiore conoscenza e padronanza di se stessi può permettere di affrontare certe preoccupazioni in modo più solido.Tale obiettivo è raggiungibile attraverso la psicoterapia che in alcuni casi può essere associata a una terapia farmacologica.
Elisabetta Zamparini
elisabetta.zamparini@gmail.com

Viterbo News24

venerdì 6 febbraio 2015

Agorafobia: come liberarsene

Il solo pensiero di ritrovarvi bloccati in ascensore o in una fila d’attesa vi angoscia? Che sia accompagnata o meno da attacchi di panico, l’agorafobia si può curare grazie alla psicoterapia.


Spesso l’agorafobia è considerata come una forte paura della folla e degli spazi aperti. In realtà, si tratta di un disturbo ansioso caratterizzato dal fatto di evitare luoghi o situazioni da cui potrebbe essere difficile (o imbarazzante) scappare e/o in cui non sarebbe possibile essere soccorsi in caso di attacco di panico. Le paure agorafobiche comprendono un insieme di situazioni che includono il fatto di ritrovarsi soli fuori casa, l’essere “chiusi” in una folla compatta o in una fila d’attesa, che sia a piedi, in macchina o in treno.

Agorafobia e attacchi di panico

Gli agorafobici evitano tutte le situazioni che considerano a rischio oppure le subiscono volente o nolente, con enorme sofferenza. Alcuni ad esempio non possono entrare nei luoghi muniti di porte automatiche, nei luoghi sotterranei oppure negli spazi deserti.
A seconda dei casi, l’agorafobia può essere accompagnata da attacchi di panico. L’una e gli altri possono esistere indipendentemente ma spesso sono legati.
Gli attacchi di panico sono imprevedibili e, nel caso dell’agorafobia, possono prodursi in previsione di una situazione a rischio oppure durante la situazione stessa. Sono momenti di intenso terrore durante i quali la persona perde il controllo di sé. La crisi può durare dai 10 ai 20 minuti, che sembrano un’eternità, e raggiunge il suo apice in pochi minuti.

Accettare l’ansia

Che si tratti di un’agorafobia isolata oppure associata ad attacchi di panico, le strategie per riprendere il controllo di sé sono le stesse.  In un primo momento è necessario discuterne con il proprio medico curante per porre le basi della diagnosi. Il medico potrà indirizzarvi verso uno psicologo per affinare la diagnosi da un lato e per proporre soluzioni adeguate dall’altro.

Prima di tutto, occorre poter prendere coscienza dei vostri sintomi e distinguerli in modo preciso. Imparate a riconoscerli quando arrivano. Al contrario, è inutile obbligarsi ad affrontare le situazioni che creano angoscia fin da subito. Controllare le  proprie emozioni non è una cosa facile. Ma almeno riuscirete a superare l’ansia, senza tuttavia farla scomparire. Ad esempio, accetterete più serenamente le sensazioni fisiche e le situazioni angoscianti se imparerete a controllare le vostre angosce. A tale scopo gli esercizi di respirazione e di rilassamento possono risultare utili. Per le persone soggette ad attacchi di panico è necessario mettere in atto una vera e propria terapia per evitare che il problema si cronicizzi.

La psicoterapia

Per le forme meno gravi di agorafobia, il trattamento comprende di solito un percorso di psicoterapia, talvolta associata a medicinali. Il terapeuta aiuta il paziente a riconoscere le modalità di pensiero che lo inducono a interpretare in modo sbagliato le reazioni del proprio corpo, a diventare meno sensibile alle manifestazioni fisiche del terrore e ad affrontare le situazioni a rischio. 

Per le forme più gravi, la psicoterapia può essere accompagnata dalla somministrazione di antidepressivi allo scopo di prevenire attacchi di panico. A chi soffre di questo disturbo possono essere prescritti anche degli ansiolitici. Non esistono regole fisse: ecco perché è fondamentale rivolgersi a un medico per risolvere il problema.

Elena Bianchi
27/01/2015
Magazine Delle Donne 

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