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mercoledì 31 luglio 2013

Le nostre ricadute.

Quando dopo un periodo di benessere, in cui ti sembra di essere fuori dal tunnel hai una ricaduta, il mondo ti cade addosso e la sicurezza conquistata  se ne va ... E' importante sapere, ed essere certi che non si torna indietro ma, il cammino fatto con fatica ci ha rinforzato; solo che non abbiamo compreso del tutto le cause delle nostre reazioni, non abbiamo ancora imparato a volerci bene sul serio....Quando capita dobbiamo prendere per mano noi stessi e amare la fragilità che viviamo...

Con affetto ...Tiziana




martedì 30 luglio 2013

Sensibilità...

La sensibilità ci può rendere impressionabili, non cerchiamo su internet la spiegazione di sintomi che l'ansia ci fa vivere... la nostra compagna di viaggio ha molta fantasia e in certi momenti siamo talmente fragili che immaginiamo tutte le malattie del mondo.... ogni essere umano è unico come lo sono il suo vissuto e gli stati d'animo che vive... un percorso terapeutico deve tenere conto anche di questo...INSIEME ONLUS è gestita da persone che non sono medici, ma che vivono, o hanno vissuto il disagio sulla propria pelle, non facciamo paragoni con farmaci , ma confrontiamoci tra noi con fiducia e senza pensare di essere sbagliati..




INSIEME... TUTTO E' POSSIBILE!





giovedì 18 luglio 2013

Che cos'è il disturbo di panico.


Il disturbo di panico è un disturbo d’ansia, caratterizzato da frequenti ed inaspettati attacchi di panico.
L’ansia e la paura sono emozioni normali, che provano tutti. Hanno la funzione di segnalare situazioni pericolose o spiacevoli, mediante le modificazioni fisiologiche prodotte dall'adrenalina che entra in circolo nel sangue. Entro certi livelli, dunque, l’ansia e la paura sono necessarie a ciascuno di noi in quanto ci consentono di affrontare le situazioni temute ricorrendo alle risorse mentali e fisiche più adeguate (es. se attraversiamo la strada e una macchina suona il clacson per avvertirci che potrebbe investirci, possiamo spaventarci e, in preda alla paura, metterci in salvo).

Si ha un attacco di panico quando l’ansia o la paura provate sono così intense da produrre alcuni dei seguenti sintomi mentali e fisici:


  • palpitazioni o tachicardia;
  • sensazione di asfissia o di soffocamento;
  • dolore o fastidio al petto (es. senso di oppressione toracica);
  • sensazioni di sbandamento o di svenimento (es. debolezza alle gambe,   vertigini, visione annebbiata);
  • disturbi addominali o nausea;
  • sensazioni di torpore o di formicolio;
  • brividi di freddo o vampate di calore;
  • tremori o scosse;
  • bocca secca o nodo alla gola;
  • sudorazione accentuata;
  • sensazione di irrealtà (derealizzazione) o sensazione di essere staccati  da se stessi (depersonalizzazione);
  • confusione mentale;
  • paura di perdere il controllo o di impazzire;
  • paura di morire.


L’attacco di panico, dunque, è la forma più acuta e intensa dell’ansia ed ha le caratteristiche di una crisi che si consuma in circa dieci minuti.
Nel corso della vita, in periodi di stress emotivo, può accadere di avere qualche sporadico attacco di panico, ma ciò non significa che si soffre di disturbo di panico.
Il soggetto affetto da disturbo di panico, infatti, ha attacchi di panico inaspettati e ripetuti. Inoltre, nel periodo di tempo successivo ad essi (almeno un mese), si preoccupa sia dell’eventuale ripresentarsi di questi, che delle loro implicazioni (es. gravi malattie come cardiopatia ed epilessia, totale perdita di controllo della propria vita, totale perdita di controllo della propria mente o pazzia).
Il disturbo di panico è una patologia piuttosto diffusa, ingravescente e fortemente invalidante. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne soffre tra l’1,5% e il 3,5% della popolazione mondiale, soprattutto donne.
Solitamente il decorso del disturbo è cronico, ma mentre alcune persone ne soffrono in modo continuativo, altre presentano intervalli di anni senza attacchi di panico. 

Come si manifesta il disturbo di panico

Si ha un attacco di panico quando una persona è molto spaventata da situazioni (es. stare in un autobus a porte chiuse) o da stimoli interni (es. l’accelerazione del battito cardiaco) innocui che percepisce come minacciosi. In quei momenti il soggetto di solito non riesce bene a capire che cosa gli stia accadendo; nel tentativo di darsi una spiegazione può

 iniziare a pensare che la causa sia dentro di sé e ad avere pensieri del tipo: “Sto per svenire!”, “Sto per avere un infarto!”, “Perderò il controllo di me!”, “Impazzirò!”, “Oddio, sto per morire!”. Queste interpretazioni ovviamente spaventano ancora di più la persona: chi non si impaurirebbe all'idea di avere un infarto? Nell'arco di pochi minuti, l’ansia raggiunge il picco più alto di intensità e inizia gradualmente a decrescere, fino a quando il soggetto sperimenta uno stato di sfinimento fisico e mentale.


Le sensazioni provate durante il primo attacco di panico sono così spiacevoli da indurre nel soggetto il timore di riprovarle, per cui si sviluppa una “paura della paura” (ansia anticipatoria). La persona può cercare, quindi, di mettere in atto dei comportamenti volti a prevenire il verificarsi di altri attacchi di panico: tenderà ad evitare le situazioni che teme possano provocarli (comportamenti di evitamento) o le affronterà soltanto dopo aver preso delle precauzioni (comportamenti protettivi).

Tra i comportamenti di evitamento più diffusi si riscontrano:


  • non utilizzare automobile, autobus, metropolitana, treno o aereo;
  • non frequentare luoghi chiusi (es. cinema);
  • non allontanarsi da zone considerate sicure (es. casa);
  • non compiere sforzi fisici.


I comportamenti protettivi più diffusi risultano essere:


  • portare con sé farmaci per l’ansia;
  • muoversi solo in zone in cui sono presenti strutture mediche;
  • allontanarsi da casa solo se accompagnati da persone di fiducia;
  • tenere sempre sotto controllo le uscite di sicurezza.


Non tutti i soggetti, tuttavia, sviluppano dei comportamenti di evitamento. Il disturbo di panico, infatti, può essere con o senza agorafobia (dal greco agorà, che significa “piazza del mercato”, e fobia, che significa “paura”), che è l’ansia che si prova quando, in determinati luoghi o situazioni (es. spazi aperti, spazi chiusi, luoghi affollati, mezzi di trasporto), si ritiene difficile o imbarazzante allontanarsi o ricevere aiuto in caso di attacco di panico. 

Come sapere se si soffre di disturbo di panico


Come accennato, avere qualche sporadico attacco di panico nel corso della vita non significa soffrire di disturbo di panico.
Gli attacchi di panico, infatti, sono presenti in una varietà di disturbi. Ciò che li rende caratteristici del disturbo di panico è la loro manifestazione, che il più delle volte non è associata a stimoli o situazioni specifiche, ossia è inaspettata, “a ciel sereno”.
Gli attacchi di panico che si sperimentano solo venendo a contatto con oggetti o situazioni specifiche, invece, sono manifestazioni di altri disturbi d’ansia, in particolare della fobia sociale, della fobia specifica e del disturbo post-traumatico da stress.

Nella fobia sociale, gli attacchi di panico sono provocati da situazioni sociali, nelle quali il soggetto teme di essere umiliato o di sentirsi imbarazzato.
Gli attacchi di panico che si manifestano, invece, quando si viene a contatto con oggetti o situazioni specifiche temute (es. toccare animali, prendere l’ascensore, attraversare ponti, vedere il sangue) sono manifestazioni della fobia specifica.
Nel disturbo post-traumatico da stress, infine, il panico può essere indotto da stimoli che riportano alla memoria l’evento traumatico all’'origine del disturbo stesso.

Gli attacchi di panico possono anche essere una conseguenza fisiologica di determinate condizioni mediche (es. ipertiroidismo, disfunzioni vestibolari, disturbi convulsivi e condizioni cardiache) o dell’uso di sostanze stupefacenti (es. caffeina, cannabis, cocaina).

Cause del disturbo di panico

L’età in cui tale disturbo si manifesta per la prima volta varia notevolmente da soggetto a soggetto, ma tipicamente si colloca tra la tarda adolescenza e i 35 anni.

In base agli studi empirici finora realizzati, i fattori di rischio per l’insorgenza del disturbo di panico risultano essere:


  • situazioni stressanti fisiche (es. malattie, mancanza di sonno, iperlavoro, uso di sostanze stupefacenti) e psicologiche (es. stress lavorativo, problemi finanziari, cambi di ruolo, conflitti interpersonali, malattie di familiari, lutti);
  • iperventilazione, che consiste in una respirazione più rapida e profonda rispetto al fabbisogno d’ossigeno dell’organismo in un determinato momento;
  • predisposizione genetica e familiarità, per cui i consanguinei di primo grado si trasmetterebbero la tendenza a rispondere con l’ansia a determinati stimoli;
  • caratteristiche di personalità, consistenti essenzialmente in una sensibilità agli stimoli ansiogeni, che si manifesta in particolare con lo stile di pensiero catastrofico.


Conseguenze del disturbo di panico

Il disturbo di panico può essere particolarmente invalidante in quanto ha ripercussioni sulla vita lavorativa (es. rinuncia ad un lavoro per le difficoltà di spostamento),familiare (es. tensioni interpersonali causate dalle frequenti richieste di essere accompagnati) e sociale (es. riduzione delle relazioni a causa della difficoltà a frequentare luoghi pubblici) della persona che ne soffre.

La riduzione dell’'autonomia, conseguente all’'attuazione dei comportamenti protettivi e di evitamento, danneggia, a breve termine, la qualità della vita di chi ha il disturbo e dei suoi congiunti, e, a lungo termine, il senso di efficacia personale e la stima di sé.
Il decremento dell’efficacia personale e dell’autostima, inoltre, a lungo andare possono produrre una depressione secondaria.
Altra frequente conseguenza del disturbo di panico è l’abuso di sostanze stupefacenti (in particolare l’alcool), a cui la persona può ricorrere come tentativo disperato di gestire il disturbo stesso o la depressione che ad esso può seguire.

Differenti tipi di trattamento

I trattamenti per la cura del disturbo di panico riconosciuti come più efficaci sono la farmacoterapia e la psicoterapia. 
La terapia farmacologica è a base di benzodiazepine ed antidepressivi di nuova generazione.Talvolta questo trattamento risulta risolutivo, ma frequentemente, all'’interruzione della farmacoterapia, la sintomatologia si ripresenta. I farmaci, infatti, in tempi relativamente brevi riducono l’intensità dei sintomi che caratterizzano il disturbo, ma sembra lascino inalterate le sue cause. Curare il disturbo di panico coi soli farmaci potrebbe essere come curare un forte mal di schiena facendo uso esclusivo di antidolorifici: è probabile che, dopo qualche tempo, il dolore si ripresenti, se non si agisce anche su ciò che lo ha provocato.

D’altra parte i farmaci, abbassando i livelli di sofferenza soggettiva e d’ansia di chi ha un disturbo di panico, creano le condizioni favorevoli per un intervento psicoterapeutico efficace.
Per tali motivi spesso si consiglia al paziente di seguire sia un trattamento farmacologico, che uno psicoterapeutico.
Come attestato da diversi studi empirici, attualmente la psicoterapia
più efficace per il disturbo di panico è quella cognitivo-comportamentale, applicata individualmente o in gruppo.


Dal sito : 
Terzocentro di psicoterapia cognitiva, Roma

mercoledì 10 luglio 2013

Biblioterapia




Leggere un libro per conoscersi meglio...

Leggere significa prendersi cura di sé...

È questo uno dei motivi che ha spinto alcuni psicologi a introdurre la biblioterapia. 

"Con il termine biblioterapia si intende la terapia attraverso la  lettura come strumento di promozione e crescita culturale personale e collettiva, come strumento di autoaiuto, di acquisizione di conoscenze e promozione di consapevolezza in situazioni di disagio psicologico e sociale oltre che come tecnica psicoeducativa e cognitiva in ambito psicoterapeutico."
(Dott.ssa Rosa Mininno Psicologa Psicoterapeuta www.biblioterapia.it)

Negli anni Trenta, lo psichiatra americano William Menninger, intuendo le potenzialità della lettura, ricorse ai libri per curare i suoi pazienti, dando il via alla biblioterapia: prescriveva, infatti, i libri come strumento di stimolo alla riflessione, alla conoscenza, all’approfondimento.

Buona lettura a tutti voi!




  “Veronika decide di morire” P. Coelho

Parla di una ragazza che decide di farla finita ed ingoia delle pillole, viene ricoverata in una clinica, dove i medici le dicono, sapendo del suo tentativo di suicidio, che è stato danneggiato il cuore gravemente ( cosa non vera). Lei sa di avere pochi giorni di vita..e grazie a questo rivaluterà l'importanza della vita.






Il miracolo della presenza mentale 

 Thich Nhat Hanh
Un manuale di meditazione, uno dei libri più apprezzati del poeta e monaco vietnamita proposto le 1976 al nobel per la pace da Martin Luter King. E' molto interessante, parla di come trasformare ogni singolo momento della vita, ogni gesto quotidiano in momenti gioiosi, applicando la presenza mentale: qui e adesso.



“Conosci le tue paure e vincile” S. Jeffers

 Il libro presenta diversi suggerimenti su come affrontare la paura, anche quella delle piccole cose quotidiane, tutto riconducendosi in realtà a un aumento dell'autostima e della fiducia in se stessi.







“La principessa che credeva nelle favole” Marcia Grad

C’era una volta una tenera principessina dai capelli dorati di nome Victoria, fermamente convinta che le favole prima o poi si avverino, e che le principesse siano destinate a vivere per sempre felici e contente: la piccola credeva nella magia dei desideri, nel trionfo del bene sul male e nell’amore che vince ogni cosa; le sue convinzioni si basavano sulla saggezza delle favole





Saggio di psicologia 
della dottoressa Laura   Bolzoni Codato










Il piccolo principe Antoine de Saint-Exupéry





“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se lo ricordano”






Paura di Thich Naht Hanh
Questo libro è rivolto a tutti coloro che desiderano liberarsi dalle paure che ci incatenano al passato e che rendono angoscioso il futuro. Le parole di Hanh, così come le tecniche di respirazione, autocontrollo e meditazione che ci presenta, sono splendide amiche da ascoltare sempre, per controllare la paura ed evitare che condizioni la nostra esistenza.
Thich Naht Hanh, definito dal New York Times, la personalità più influente del buddismo dopo il Dalai Lama, ha affrontato la guerra e le situazioi più terribili che un uomo possa vivere. Nell'inferno della guerra del Vietnam la sua pelle è stata sfiorata da ogni tipo di paura, compresa la più grande: la morte, e l'ha vinta.





Il gabbiano Jonathan Livingstone

La metafora del gabbiano che sceglie di allontanarsi dai suoi compagni per provare a vivere l’ebrezza del vero volo rappresenta un bello spunto di riflessione sul tema della libertà e del coraggio







L’arte di vivere felici, Capirsi Stimarsi Amarsi Omar Falworth
Per essere felici…non occorre un grande portafogli per comprare e possedere tante cose,ma una grande mente per apprezzare e amare poche cose.









Innamorarsi dell’Amore Osho
“Anziché pensare a come ricevere amore, inizia a darlo. Se lo dai, lo riceverai. Non esiste altra via.”








Penso, dunque mi sento meglio. 

Esercizi cognitivi per problemi di ansia, depressione, colpa, vergogna e rabbia”, D. Greenberger, C. A. Padesky






Messaggio per un’aquila che si crede un pollo
 A. de Mello

Il libro cerca di aprire la mente, di svegliare (concetto che ritorna spesso e su cui l’autore insiste molto lungo le pagine) la coscienza assopita, di svegliare la nostra consapevolezza di essere vivi, la nostra parte spirituale, la capacità di essere felici incondizionatamente, non solo quando si verificano determinate cose o condizioni, anche se essere svegli, spesso, è la cosa più difficile e mono comoda da fare.



La Profezia di Celestino di James Redfield

La profezia di Celestino è una parabola piena di verità che si legge come un'avventura mozzafiato.
Questo libro dà speranza e... brividi... perché le sue profezie si stanno già realizzando. È il momento giusto per ascoltare e per cominciare il viaggio che darà un senso nuovo alla vita.














lunedì 8 luglio 2013

Perché.....

Perché  proprio  a  me?


Sì,   anch'io mi sono posta questa domanda nel 2007,  quando ho scoperto di soffrire di “attacchi  di  panico”.

In  quanti  ci  facciamo  questa  domanda?

Ancora  oggi,  alle volte,   faccio  fatica  a capire.  
Ma  da  tutto questo dolore, 
con  fatica e  con  tanta sofferenza, 
sono  riemersa,   con  la voglia  e  la  forza  di  andare  avanti,  sempre e  comunque,  sempre  per  vincere.

Darò sempre coraggio a tutti quelli che soffrono di questi terribili disagi.
Per  far  sì  che  non  si  arrendano  mai, 
per andare avanti nella loro battaglia.

Quando mi sentivo dire:
“Elisabetta,   sei forte,   ce la farai!”
Dentro di me pensavo:
"come   sembra  facile  parlare  e  dare forza agli altri!  Difficile  diventa  trovare la forza dentro  di  noi!".

Ma  poi,    IO,   CE  L’HO  FATTA!
 Con  una  grandissima forza  di  urlare  al mondo  che  non  siamo  soli.
Che  tutti  possiamo  trovare  la  via  giusta
per  uscirne.
Non  domandatevi  troppi  "perché".
A  volte,  la vita  ci  mette  davanti  dei  muri  insormontabili.
Dobbiamo 
affrontarli  a  testa  alta,   sempre.
 MAI  MOLLARE!    ♥ ♥ ♥



sabato 29 giugno 2013

VOLONTARIATO...


DARE UNA
DEFINIZIONE AL TERMINE "VOLONTARIATO"
 In maniera predominante ci sono queste tre parole:TEMPO - DONARE - PROSSIMO 
Usiamo il termine TEMPO per sottolineare che in una società caotica, cinica,
materialista, dove il tempo significa denaro ed egoismo, noi NO, noi andiamo controcorrente, usandolo per portare un po’ di aiuto a chi ne ha bisogno, ricevendo così la gratificazione del fabbisogno più grande, che è quello di nutrire la nostra ANIMA, componente fondamentale di noi stessi che
moltissime volte l’essere umano dimentica (per non dire perde!!!) ma che, per fortuna, in un volontario è sempre nutrita.

Usiamo il termine DONARE, molto legato al discorso precedente.
Sfruttando risorse molto importanti come il tempo, non per denaro
 (altro cardine fondamentale nella società in cui viviamo),
ma solo per sapere che grazie al nostro aiuto un'altra persona sta meglio, o solo per farla sorridere, scopriamo che quel sorriso, quel loro stare bene sono la loro moneta di scambio, la più importante, quella che nutre la cosa più
importante di noi stessi l'ANIMA!

Usiamo il terzo termine, il PROSSIMO: gli altri verso i quali provare amore indiscriminato e fraterno per essere loro utili.

COME DEVE ESSERE UN VOLONTARIO?
 
Scopriamo che alla fine tutti lo identifichiamo in una persona che sia:
UMILE, COSTANTE, OTTIMISTA, DISPONIBILE, ALTRUISTA, COMPRENSIVA, GENEROSA, INTRAPRENDENTE,
INVENTIVA, TENACE, PAZIENTE, EMPATICA, ADATTABILE, SOCIEVOLE, MALLEABILE, ecc…

Senza però esagerare perché pensiamo che alla fine il volontario sia sempre un essere umano, e per questo imperfetto!!! :o)

COSA PENSATE CHE VOGLIA DIRE "...SONO UN VOLONTARIO", "... FACCIO VOLONTARIATO" ... ?? 
Per noi, VOLONTARIO NON E', chi dedica agli altri, il proprio tempo libero, ma chi trova del tempo libero per gli altri QUANDO GLI ALTRI HANNO BISOGNO... 

Associazione Insieme Onlus