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mercoledì 9 dicembre 2020

Attacchi di panico notturni: cosa sono e come affrontarli




Sintomi e 
caratteristiche degli attacchi di panico notturni

Gli attacchi di panico sono un problema molto comune e si manifestano, nella maggior parte dei casi durante il giorno. Però possono giungere inaspettatamente anche nel corso della notte.

I sintomi più frequenti di questi risvegli improvvisi notturni sono un senso di profonda angoscia, tachicardia, sudorazione, mancanza di fiato, tremori, vampate di calore, dolore al petto.

Ne deriva che il soggetto avrà difficoltà a riaddormentarsi per il timore che queste sensazioni si possano ripresentare.

Ciò che distingue gli attacchi di panico notturni da quelli che si presentano di giorno è il livello di consapevolezza e di vigilanza. Di notte il soggetto si trova in una condizione di maggiore fragilità ed impotenza. In questa situazione di maggiore vulnerabilità le persone si spaventano particolarmente e possono arrivare a richiedere l’intervento medico temendo un attacco cardiaco o altre potenziali minacce di morte.

Di fatto gli attacchi di panico notturni comportano una forte angoscia ma non risultano dannosi per la salute fisica dell’individuo. In alcuni casi si sperimenta uno stato di allerta continuo, soprattutto nelle ore che precedono l’addormentamento, per la paura che i sintomi possano ripresentarsi. Si può arrivare a cercare di evitare e/o ritardare di andare a letto per non ripetere l’esperienza angosciante.

Il soggetto svilupperà in questo modo una tendenza ad avere un sonno più leggero e avrà una maggiore probabilità di risvegliarsi fino a manifestare veri e propri disturbi del sonno.

Prevalenza e caratteristiche degli attacchi di panico nella notte

Gli attacchi di panico notturni sono molto più frequenti di quello che si possa immaginare. Si stima che il 50-70% delle persone che soffrono di disturbo di attacchi di panicosperimentino, almeno una volta, un attacco di panico notturno. Questi individui mostrano livelli di preoccupazione più intensi per le crisi notturne.

Il DSM-5 classifica gli attacchi d’ansia notturni entro la più ampia categoria degli attacchi di panico inaspettati. Cioè che si verificano indipendentemente da fattori situazionali scatenanti (APA, 2013). Gli attacchi notturni non presentano sintomi diversi da quelli diurni.

Le ricerche

Secondo alcune ricerche (the fear of loss of vigilance theory; Tsao & Craske, 2003), chi soffre di panico notturno teme le situazioni in cui si riduce l’attenzione prestata agli stimoli esterni. Come nei momenti di relax e quindi anche durante il sonno. Infatti, in tali circostanze può essere più difficile prevedere e tutelarsi da eventuali pericoli.

Altri autori (Smith, Albanese, Schmidt & Capron, 2019) hanno ipotizzato che coloro che soffrono di crisi di panico notturne manifestino maggior intolleranza all’incertezza, ovvero reggano con maggiore difficoltà situazioni imprevedibili e incerte.

In questo caso il soggetto avrebbe più paura che durante la notte possa accadere un evento inaspettato a cui non è pronto a reagire. Rispetto a chi soffre di attacchi di panico esclusivamente diurni, chi ha attacchi notturni si sente anche meno capace di agire in situazioni imprevedibili.

Inoltre, chi sperimenta attacchi notturni teme maggiormente di essere incapace di proteggersi dalle spiacevoli conseguenze di eventi dannosi. Le ricerche sottolineano in aggiunta che il soggetto che soffre di crisi d’ansia notturne risulta essere più sensibile all’ansia, preoccupandosi del giudizio o del rifiuto altrui. Questo dato potrebbe significare che gli individui che hanno attacchi di panico notturni manifestino sintomi di ansia socialee temano quindi che la persona con cui dormono possa notare e giudicare negativamente le proprie difficoltà legate al sonno.

Attacchi di panico notturni, pavor nocturnus e apnea notturna

Gli attacchi di panico notturni vanno distinti dal pavor nocturnus e dall’apnea notturna. Il Pavor Nocturnus è un disturbo del sonno molto comune nei bambini. Si verifica tipicamente nel sonno profondo e si manifesta come un risveglio improvviso. Spesso in preda a lacrime, forte ansia e sintomi vegetativi come tachicardia, sudorazione e respiro corto.

La prima differenza quindi tra attacco di panico e pavor nocturnus è l’ora in cui questi avvengono. Gli attacchi di panico in genere si presentano tra la mezz’ora e le tre ore dopo essersi addormentati, quindi nella fase del sonno non-rem.

Il terrore notturno avviene nella fase rem ed è legato ad un incubo e appena la persona si rende conto di aver fatto un brutto sogno si calma e riesce ad addormentarsi. Nell’attacco di panico ci sono solamente sensazioni angosciose, non c’è ricordo di un sogno e il soggetto non riesce facilmente a rilassarsi e riaddormentarsi.

Invece i risvegli causati da apnea del sonno non sono tipicamente caratterizzati da forte ansia. Però questo disturbo del sonno potrebbe avere un legame con  l’origine degli attacchi di panico notturni, influendo sulla frequenza cardiaca e sulla pressione sanguigna.

Possibili cause dell’attacco di panico notturno

Gli attacchi di panico notturnipossono essere condizionati dagli eventi e le situazioni che viviamo durante il giorno, dal consumo di droghe o alcol e dalla maggiore attivazione individuale legata alla presenza di un disturbo d’ansia.

Una condizione comune tra chi soffre di attacchi di panico notturno è lo stress con una conseguente maggiore produzione di adrenalina e cortisolo da parte dell’organismo. Così il soggetto vivrà una condizione di allerta continua, con una maggiore predisposizione ai risvegli in preda al panico.

Inoltre, la paura di avere altri attacchi di panico (paura anticipatoria) può ostacolare l’addormentamento, causando un peggioramento generale della qualità del sonno, lo sviluppo di disturbi del sonno e l’aumento del livello di stress.

Nonostante i ricercatori non abbiano ancora individuato con precisione le cause degli attacchi di panico notturni e diurni, è possibile identificare alcuni comuni fattori di rischio:

Fattori genetici/familiarità (membri della famiglia con una storia di attacchi di panico)

Tratti di personalità e disturbi psicologici sottostanti come ansia sociale, fobie etc…

Eventi di vita stressanti come perdita di lavoro, perdita di una persona cara, problemi familiari, separazione/divorzio etc…

Cosa fare e a chi rivolgersi per ricevere un aiuto

E’ molto difficile riaddormentarsi dopo un risveglio in preda al panico e aspettare che torni il sonno non è la soluzione migliore. Può essere invece utile alzarsi, ricorrere a tecniche di respirazione lenta e profonda o altre tecniche di rilassamento (es. yoga, training autogeno, rilassamento muscolare).

Per prevenire l’insorgere degli attacchi di panico è importante adottare uno stile di vita che consenta una migliore gestione dello stress, imparando a dedicare del tempo al piacere e alla cura personale.

E’ importante arrivare ad una corretta diagnosi, escludendo condizioni fisiche come problemi cardiaci o tiroidei, che possono presentare sintomi simili.

Una volta individuato il problema e intrapreso un trattamento adeguato, la guarigione si verifica in pochi mesi, ma potrebbe richiedere un tempo maggiore a seconda dello specifico caso.

La psicoterapia

La Terapia Cognitivo Comportamentale è il trattamento di prima scelta per il disturbo di panico e aiuta le persone a comprendere e gestire gli attacchi di panico.

La Terapia Cognitivo Comportamentale si pone l’obiettivo di modificare gli stili di pensiero disfunzionali e i comportamenti messi in atto in certe situazioni.

Può capitare che le persone nel tentativo di agevolare il sonno utilizzino strategie scorrette che non fanno altro che alimentare il problema (es. abuso di alcol e psicofarmaci o assunzione di bevande eccitanti come il caffè o drink energizzanti).

Il compito del terapeuta è guidare il paziente ad apprendere tecniche per gestire e ridurre i sintomi dell’ansia e talvolta la psicoterapia può essere coaudiuvata dall’uso di farmaci. I farmaci però dovrebbero essere utilizzati parallelamente a una terapia psicologica. La maggior parte dei pazienti trattati solo farmacologicamente ha infatti una ricaduta una volta terminata l’assunzione farmacologica.


Dal Sito: ipsico.it 

giovedì 9 luglio 2020

Teoria della perdita di vigilanza e caratteristiche di chi soffre di attacchi di panico notturni



Chi soffre di attacchi di panico notturni sembrerebbe avere maggior intolleranza all’incertezza e timore che nella notte possa accadere un evento imprevisto.

Più della metà di chi soffre di disturbo di panico sperimenta anche attacchi di panico (AP) notturni (Smith, 2019).

Il DSM-5 classifica gli attacchi di panico notturni entro la più ampia categoria degli attacchi di panico inaspettati, che cioè si verificano indipendentemente da fattori situazionali scatenanti (APA, 2013). Gli attacchi di panico notturni presentano gli stessi sintomi di quelli diurni, ma avvengono nella fase di passaggio dal sonno più leggero a quello più profondo (Craske & Rowe, 1997). Ciò significa che chi sperimenta attacchi di panico notturni si sveglia nel mezzo di un attacco di panico (Craske & Rowe, 1997).

Soffrire di panico notturno può comportare la tendenza a evitare l’addormentamento, per timore di svegliarsi in uno stato di panico. Pertanto, alcune conseguenze degli attacchi di panico notturni sono l’insonnia e la deprivazione di sonno (Craske & Tsao, 2005). Diverse possibilità sono state esplorate per comprendere cosa differenzi chi ha solo attacchi di panico diurni da chi li prova anche nel sonno. Secondo la teoria della paura di perdita di vigilanza (the fear of loss of vigilance theory; Tsao & Craske, 2003), chi soffre di panico notturno teme le situazioni in cui si riduce l’attenzione prestata agli stimoli circostanti, come negli stati di ipnosi, nei momenti di relax e, appunto, durante il sonno. Infatti, in tali situazioni può essere più difficile proteggersi da eventuali minacce.

Smith, Albanese, Schmidt e Capron (2019) hanno espanso la teoria della paura di perdita di vigilanza, cercando di delineare ulteriormente quali caratteristiche siano specifiche di chi ha attacchi di panico notturni. Gli autori hanno ipotizzato che le persone che soffrono di AP notturni manifestino maggior intolleranza dell’incertezza, cioè facciano più fatica a sostenere situazioni imprevedibili e incerte. Questo perché avrebbero più timore che durante la notte possa accadere un evento imprevisto, come un attacco cardiaco o un disastro naturale, a cui non sarebbero pronte a reagire.

Inoltre, chi soffre di panico notturno potrebbe avere una maggior tendenza a sentirsi responsabile di causare del male, tendenza che può anche essere intesa come incapacità di prevenire un danno. Quindi potrebbe avere maggior timore di non essere in grado di proteggersi da eventuali minacce durante il sonno.

Infine, una maggior sensibilità all’ansia, in particolare rispetto alla tendenza a interpretare sensazioni corporee sgradevoli come più pericolose di quanto siano, potrebbe essere peculiare di chi ha attacchi di panico notturni.

Per verificare queste ipotesi, Smith e colleghi (2019) hanno condotto uno studio su un campione di individui di età compresa tra i 18 e i 79 anni. Il campione è stato diviso in tre gruppi: persone con attacchi di panico sia notturni che diurni, persone con attacchi di panico solo diurni e controlli, cioè persone senza attacchi di panico.

I partecipanti hanno completato dei questionari self-report rispetto alle tre dimensioni prima citate: intolleranza all’incertezza (Intolerance of uncertainty scale, IUS-12; Carleton et al., 2007); responsabilità di causare del male (sottoscala ‘responsabilità di causare del male’ della Dimensional Obsessive Compulsive Scale, DOCS; Abramowitz et al., 2010) e sensibilità all’ansia (Anxiety sensitivity index-3, ASI-3; Taylor et al., 2007).

I risultati indicano che sia chi soffre di attacchi di panico esclusivamente diurni, sia chi soffre di attacchi di panico anche notturni, ha ugualmente timore delle situazioni di incertezza. Tuttavia, in aggiunta a questo, chi soffre di attacchi di panico notturni si sente anche meno capace di agire in situazioni imprevedibili.

Inoltre chi soffre di attacchi di panico notturni teme maggiormente di essere incapace di prevenire eventi dannosi e quindi di proteggersi dalle loro spiacevoli conseguenze. Un’ipotesi che la ricerca futura potrebbe testare è che la preoccupazione di non aver fatto il possibile per proteggersi sia connessa all’ipervigilanza notturna. L’ipervigilanza notturna infatti si traduce in comportamenti come dormire con le luci accese o assicurarsi ripetutamente che porte e finestre siano chiuse prima di andare a letto.

Un dato curioso è che chi soffre di attacchi di panico notturni risulta essere più sensibile all’ansia, ma non rispetto alle sensazioni corporee come ipotizzato, bensì rispetto alla componente sociale. Ossia, chi ha attacchi di panico notturni sembra preoccuparsi di più del giudizio o rifiuto altrui. Ciò potrebbe significare che chi ha attacchi di panico notturni teme che una persona con cui dorme possa notare e giudicare negativamente le proprie difficoltà legate al sonno. Un’altra possibilità, che andrebbe ulteriormente studiata, è che chi sperimenta attacchi di panico notturni abbia anche problematiche di ansia sociale.

Oltre a supportare la teoria della perdita di vigilanza, i risultati di questo studio forniscono un contributo allo sviluppo di trattamenti per intervenire sugli attacchi di panico notturni. Ad esempio, lavorare sul timore di essere incapaci di reagire in situazioni di minaccia inaspettate potrebbe rappresentare un importante aiuto per contrastare l’insorgenza di attacchi di panico notturni.


Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2020/07/attacchi-panico-notturini/



Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2020/07/attacchi-panico-notturini/

martedì 6 marzo 2018

Il vademecum per gli attacchi di panico: cosa sono, cause e rimedi


I sintomi sono vari, così come la loro durata nel tempo. Possono manifestarsi durante il giorno o nel pieno della notte, la cura migliore è unire la terapia farmacologica a quella psicologica.
Da tempo oggetto di un ampio dibattito scientifico non ancora concluso, gli attacchi di panicosono costantemente sottoposti all'attenzione di medici e psicologi. Cosa sono? Come si manifestano? Come si curano?La prima cosa da sapere è dunque il filo conduttore che unisce i vari punti di vista: di ansia non si muore. I rimedi esistono, così come le cure. Se vietato è sottovalutarli, altrettanto obbligatorio è non esasperare la situazione, capendo di cosa si tratta e come comportarsi.

Inseriti all'interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5), appartengono a quella grandissima categoria rappresentata dai disturbi d'ansia. Ma cosa sono? Crisi di inquietudine e turbamento acute di durata variabile, limitata o estesa per vari minuti, dovuti a circostanze emotive attivanti per l'individuo. Si possono manifestare all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, oppure essere situazionali e reiterabili, figli di un malessere specifico.

Non c'è un limite di età, sia i bambini sia gli adulti possono esserne vittime. Di solito, l'incidenza è prettamente femminile, con un rapporto di 2:1 rispetto ai maschi. Cercheremo qui di svelare falsi miti e scavare all'interno dell'argomento, spiegando:

Attacchi di panico: cosa sono, sintomi

Gli attacchi di panico notturni

Le cause scatenanti

Cosa fare

Rimedi e cure

I sintomi

A lavoro, a casa o durante la notte non fa differenza, gli attacchi di panico possono manifestarsi sempre, accompagnati da sintomi somatici, dovuti all'attivazione del sistema nervoso simpatico, e cognitivi: le palpitazionidiventano accelerate, c'è un incremento della sudorazione, si possono avere vampate di calore. Ma anche tremori, dolori al petto o muscolari, nausea, una sensazione di soffocamento o asfissia, brividi e formicolio. Nella peggiore delle ipotesi ci si sente addirittura morire, senza alcuna via di fuga. Un'esperienza non certo piacevole, ma di sicuro risolvibile. Dopo i primi sintomi, si cambia e si stravolge la propria vita temendo il ripetersi dell'evento: un errore questo, assicurano gli esperti, in cui non cadere.

Gli attacchi di panico notturni

Non è raro che l'attacco di panico si sperimenti durante la notte: le possibilità sono elevate, soprattutto se si va a letto nervosi, agitati o presi da mille preoccupazioni. Al buio, si diventa più vulnerabili, arrivando a svegliarsi all'improvviso in preda a una crisi di ansia. La prima sensazione è un profondo turbamento, spesso accompagnata dalla confusione dovuta alla poca lucidità. A questo punto, meglio uscire dalle coperte e distrarsi. 'Costringersi' a riaddormentarsi peggiora le cose e riuscirci è quasi impossibile. L'attacco di panico notturno non è un incubo, ma trattarlo come tale rappresenta una soluzione valida.

Le cause scatenanti

Perché si manifestano? Tante risposte per una sola domanda. Le cause sono diverse: da una certa predisposizione geneticafino a una situazione di stress intenso, come un lutto o un problema serio in famiglia. Anche il passato gioca la sua parte: gli eventi traumatici accrescono il presentarsi degli attacchi di panico, soprattutto in persone sensibili o profondamente emotive. Ma gli episodi di ansia possono essere dovuti anche a specifici disturbi fisici - come ad esempio l'iperattività della ghiandola tiroide - o all'utilizzo di sostanze illecite e illegali.

Cosa fare?

Consultare l'oracolo non serve, così come aspettare che il tempo sistemi la situazione. Le cose da fare sono principalmente due: non vergognarsene e ricordarsi che di ansia non si muore. Fondamentale diviene moderare l'agitazione, distrarsi e focalizzare l'attenzione su altro: chiamando un amico, leggendo un libro, uscendo con il cane per una lunga passeggiata. Una volta tornata la calma, è d'obbligo prendere consapevolezza di quanto accaduto. La soluzione più efficace è anche quella più semplice: chiedere aiuto ad un professionista che sappia insegnare come guardare l'evento con distacco al fine di conoscerlo.

Rimedi e cure

Il trattamento migliore per gli attacchi di panico è coniugare alla terapia farmacologica quella psicologica di stampo cognitivo-comportamentale. Le medicine hanno come risultato diretto la riduzione delle reazioni neurovegetative, cioè indipendenti dalla nostra volontà: il cambiamento di temperatura, l'alta tensione sanguigna, il battito accelerato e molto altro. Agli aspetti positivi fanno da contraltare quelli negativi: oltre a spiacevoli effetti indesiderati, un ampio utilizzo delle stesse rischia di creare dipendenza e, se non portata a termine a dovere, all'interruzione della terapia si possono avere ricadute. Per questo l'ideale è combinare tale modalità ad una psicologica: con l'aiuto di un professionista, la persona è aiutata a conoscere il problema, a cercare di intervenire modificando i pensieri disfunzionali e a individuare quelle strategie e quei metodi che hanno il fine di desensibilizzarla davanti ad eventi traumatici. Perché se i rimedi esistono e sono efficaci, la prevenzione rimane la cura migliore.

Dal Sito:www.foxlife.it