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sabato 16 novembre 2019

La differenza tra ansia normale e ansia patologica


L’Ansia è una reazione affettiva caratterizzata da vissuti di inquietudine, insicurezza, disagio psichico e fisico, che si sviluppa di fronte a situazioni di stress, e in particolare in condizioni di allarme di fronte alla minaccia di pericoli reali o simbolici.

Da un punto di vista fenomenico l’esperienza dell’ansia è costituita da uno stato di attesa apprensiva, con anticipazione di eventi negativi mal definiti verso i quali il soggetto si sente indifeso e impotente. In condizioni normali, l’ansia costituisce una reazione di difesa dell’organismo ( correlata all’istinto di conservazione), volta ad anticipare la percezione del pericolo prima che questo sia chiaramente identificato. Essa è accompagnata da un aumento della vigilanza e dell’attivazione di tutta una serie di meccanismi fisiologici che predispongono l’organismo alla difesa o alla fuga.

L’ansia, quindi, in condizioni normali è un ottimo sistema di allarme fisiologico utile alla sopravvivenza della specie.

Quando questo meccanismo di difesa è mal regolato, l’ansia diviene una risposta sproporzionata o irrealistica a preoccupazioni relative all’esistenza o all’ambiente ed assume la connotazione di un vero disturbo mentale. In questo caso anziché favorire l’adattamento della persona all’ambiente lo peggiora e diviene necessario un intervento terapeutico.

L’ansia è patologica nel momento in cui risulta sproporzionata all’evento scatenante o quando si manifesta in assenza di motivi apparenti o quando si protrae nel tempo, ed è di intensità tale da interferire con il funzionamento normale dell’individuo. L’ansia ha una componente psichica ( senso soggettivo di apprensione, inquietudine, difficoltà di concentrazione, ruminazione, insicurezza, attesa penosa), una neurovegetativa (sudorazione,tachicardia, nodo alla gola, senso di soffocamento, vertigini, tremori, disturbi digestivi) e una motoria (tensione, irrequietezza, agitazione, a volte paralisi motoria).

Risulta doveroso effettuare una distinzione tra ansia e paura e tra ansia e angoscia.

L’ansia si distingue dalla paura poiché implica un senso di attesa per un pericolo futuro e indefinito e al contempo un senso di inadeguatezza alla situazione, mentre la paura è uno stato emotivo per un pericolo reale, esterno e coscientemente riconosciuto.

Un'altra distinzione che viene fatta in ambito clinico è quello tra ansia e angoscia. L’angoscia, rispetto all’ansia, è un vissuto emotivo disforico di malessere profondo caratterizzato da intensi fenomeni neurovegetativi determinato dal timore di un pericolo imprecisato e imminente di fronte al quale ci si sente disarmati e impotenti.

Risulta inoltre necessario distinguere tra:

Ansia Normale: E’ l’ansia che una persona normalmente può vivere nella vita di tutti giorni è una manifestazione naturale vitale e comune a tutte le persone che può scaturire da differenti fattori, come ad esempio da esperienze di separazione e di lutto o dalla presa di coscienza di caratteristiche di limitazione, cambiamento, e non onnipotenza della condizione umana. Questo tipo di ansia viene in genere controllata dalla persona “non disturbata” che ne fa un buon uso per stimolare il pensiero e l’azione costruttiva.

Perls afferma che questo tipo di ansia, da lui chiamata “oggettiva”, presuppone una struttura dell’Io stabile e funzionante, e ci motiva a superare gli ostacoli e ci stimola a ricercare una spiegazione al nostro vissuto favorendo in tal senso l’integrazione della personalità, l’adattamento all’ambiente e a prestare attenzione alla situazione presente e contestuale, in altre parole un buon principio di realtà.

Ansia patologica: Può essere contraddistinta da un vissuto di minaccia più o meno imminente e reale di disintegrazione , di annichilimento psichico, di instabilità profonda, di totale isolamento e castigo. Secondo Perls questo tipo di ansia non ci permette di stare nel presente, nel qui ed ora, e ci proietta nel “lì ed allora”.

Il criterio per distinguere l’ansia oggettiva da quella patologica è quello di valutare la tolleranza dell’individuo. La patologia subentra quando rende l’individuo incapace di difendersi.

Freud utilizzò il termine “psiconevrosi” per far riferimento ad una condizione individuabile in 4 differenti configurazioni cliniche( nevrosi d’ansia, l’isteria d’angoscia, la nevrosi ossessivo-compulsiva e l’isteria). Il termine aveva una connotazione descrittiva (per indicare un sintomo assai doloroso presente in un individuo in cui l’esame di realtà non è compromesso), sia con l’intenzione di indicare la presenza di un preciso processo etiopatogenetico (conflitti inconsci in grado di generare ansia e di condizionare l’impiego maladattativo di alcuni meccanismi di difesa, a cui si collega lo sviluppo dei sintomi).

La nevrosi d’ansia fa riferimento ad un disturbo più o meno strutturato nel quale l’ansia è il sintomo predominante. Essa si può descrivere come un disturbo caratterizzato da reazioni di apprensione e paura più o meno diffuse o croniche, con episodi acuti e ricorrenti durante i quali il soggetto è spaventato, si sente sicuro e impotente e presenta sintomi neurovegetativi molteplici. Tra une reazione acuta e l’altra il soggetto può essere relativamente asintomatico o presentare, in maniera persistente, uno o più componenti caratteristici del disturbo.

La nevrosi d’ansia si può manifestare in maniera

Cronica: Si contraddistingue da disordini psichici, disturbi corporei , quantitativamente minori all’ansia acuta ma con caratteristiche qualitativamente simili.

Acuta: caratterizzata da intense manifestazioni corporee come tachicardia, respiro spezzato, nodo alla gola, tremori ed un vissuto psicologico caratterizzato da un sentimento di catastrofe imminente, disperazione, compromissione delle funzioni cognitive e comportamentali.

Lo stato di ansia può iniziare in maniera graduale con vissuti generici di tensione, inquietudine, sconforto e disagio, oppure in maniera repentina e quindi con eclatanti manifestazioni di ansia acuta, a volte senza che esista una plausibile spiegazione a uno specifico fattore scatenante; altre volte come conseguenza di qualche evento personale o ambientale che lo scatena (lutto, abbandono,fallimento). I principali sintomi psicologici della nevrosi d’ansia sono la paura di svenire, di non farcela, di morire, di impazzire, di fare qualcosa di incontrollabile, che succeda, a sé o ad altri, qualcosa di catastrofico. Altri sintomi sono la sensazione di impotenza, di disintegrazione del sé, di perdita di significato, di annichilimento, di solitudine, accompagnati, a volte, da vissuti di depersonalizzazione e di derealizzazione.

I sintomi dell’ansia risultano presenti in molti disturbi psicopatologici e sul piano tassonomico, nella psicopatologia contemporanea essi vengono inquadrati nelle seguenti categorie:

Disturbo d’ansia generalizzata:Caratterizzata da una apprensività persistente, non collegata a uno specifico stimolo. Sfuma in un ansia di tratto nelle personalità ansiose;

Disturbo ossessivo-compulsivo: Caratterizzato da pensieri e immagini persistenti e da comportamenti ripetitivi ( per es., lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali.

Disturbo post-traumatico da stress: Caratterizzata da un evento traumatico che ha implicato morte o gravi lesioni.

Disturbo di Attacchi di panico: inteso come fenomeno parossistico, intenso, di breve durata, in cui il senso di pericolo è immanente, con imponenti sintomi vegetativi (respiro corto, affannoso, perdita di forze, vertigini, senso di mancamento).

venerdì 26 luglio 2019

Quando l’ansia è malattia oppure uno stato normale




A tutti è capitato di essere ansiosi di tanto in tanto. Ci si preoccupa per i figli, per la salute, per il lavoro, per le difficoltà finanziarie. Per alcune persone, tuttavia, l’ansia diventa così frequente, o così forte, che inizia a prendere il controllo delle loro vite. E’ in questi casi che lo stato d’ansia, quando inizia ad essere una malattia, che ci si deve preoccupare.

“Quando si formano pensieri cronicamente ansiosi, un atteggiamento depresso o sentimenti di immobilizzazione che sfociano anche in attacchi di panico, siamo di fronte ad una patologia che deve essere curata con la psicoterapia“, sottolinea Claudia De Masi psicologa di Roma specializzata in terapia breve strategica.

Come puoi sapere se la tua ansia quotidiana ha superato questo limite? Non è facile. I disturbi d’ansia si presentano in molte forme diverse – come attacchi d’ansia, fobia e ansia sociale – e la distinzione tra quella che possiamo definire “patologia” ed uno “stato normale”non è sempre chiaro.

Ecco un inizio: se si verificano regolarmente i seguenti sintomi, anche in parte, si consiglia di parlare con il proprio medico.

 

-cuore che in alcuni momenti corre all’ impazzata senza aver fatto sforzi, ma solo in seguito ad uno stato emotivo

-sudorazione eccessiva

-tremore e/o vertigini

-mancanza di respiro o sensazione di soffocamento

-sensazione di soffocamento

-dolore o fastidio al petto che può essere scambiato per infarto

-brividi o vampate di calore

-nausea o mal di stomaco

-senso di distacco dalle cose della vita

-apatia

-intorpidimento o sensazioni di formicolio

-paura di perdere il controllo o paura di morire

Tipi comuni di disturbi d’ansia includono:

-disturbo d’ansia generalizzato

-fobia sociale

-fobie specifiche

-disturbo ossessivo compulsivo

-attacchi di panico

-disturbo d’ansia da separazione

-agorafobia.

Il disturbo post-traumatico da stress è talvolta discusso come un tipo di disturbo d’ansia.

Altri tipi di disturbi d’ansia includono:

disturbo d’ansia indotto da sostanze / farmaci

disturbo d’ansia causato da una condizione medica

mutismo selettivo.

Cause dello sviluppo di ansia

Esistono numerosi fattori che contribuiscono allo sviluppo dell’ansia. I fattori potrebbero essere biologici –  genetici (storia familiare), tratti della personalità e chimica del cervello –  oppure possono essere eventi della vita, come traumi e stress a lungo termine, o una combinazione di questi fattori.

È importante sapere che l’ansia può essere una normale reazione a una situazione. Ognuno di noi è unico e risponderà in modo diverso quando esposto a fattori ambientali, sociali o psicologici.

Si ritiene che alcuni tipi di personalità abbiano maggiori probabilità di sviluppare stati d’ansia. Questi includono i perfezionisti, personalità sensibili e timide o persone con scarsa autostima.

Possiamo sperimentare più di un disturbo d’ansia o altri problemi di salute mentale contemporaneamente, ad esempio soffrire allo stesso tempo di depressione.

I rimedi e la terapia

L’ansia è estenuante dal punto di vista fisico ed emotivo. Cercare aiuto in anticipo significa che puoi iniziare ad avere un certo sollievo e recuperare prima. Ci sono molti professionisti, psicologi e psichiatri ad esempio, che trattano tutti i tipi di ansia.

Esistono molti trattamenti efficaci per l’ansia, dalla terapia cognitivo comportamentale a quella breve strategica. Esistono tecniche di rilassamento e, in casi gravi, ci sono i farmaci. Ci sono anche molte cose che puoi fare per aiutarti.

Spesso è una combinazione di cose che ci aiutano a migliorare, come:

un professionista della salute mentale ben preparato con cui ti senti a tuo agio a parlare

le giuste terapie psicologiche e mediche

sostegno da parte di familiari e amici

esercizio fisico e alimentazione sana

modi di apprendimento per gestire le sfide e lo stress, come la risoluzione strutturata dei problemi, la meditazione e lo yoga.

A volte, quando siamo ansiosi, possiamo sentire sintomi che potremmo collegare ad altri problemi di salute. Una forte ansia può provocare dolore toracico, battito cardiaco accelerato, vertigini e persino eruzioni cutanee. A volte le persone ansiose pensano di avere un infarto e cià genera ancora piu’ ansia.

Dovresti sempre consultare un medico a prescindere, in modo che possano effettuare un controllo approfondito dei sintomi ed escludere qualsiasi altra condizione medica.

Quando siamo ansiosi, possiamo anche diventare iper-consapevoli del nostro corpo e dei dolori, delle minacce percepite e del pericolo. A volte, una volta che siamo consapevoli di un problema, possiamo diventare ‘iper-vigili’ nel controllare tutti i nervi e i dolori che sentiamo. Questo può trasformarsi in una maggiore preoccupazione accentuando lo stato d’ansia.

Dal sito: coreonline.it

lunedì 18 febbraio 2019

Ansia adattiva e ansia patologica

Quando il segnale che ottimizza le nostre risorse diviene un ostacolo al nostro benessere

L’ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento ma non avanzi di un passo.
Jodi Picout

Io non ingrasso di un grammo perché la mia ansia funziona da aerobica.
Woody Allen

Secondo gli studiosi l’ansia è un’eredità dei nostri antenati preistorici ai quali era necessaria per prevenire eventuali pericoli di un mondo ostile.

È uno stato d’animo che comporta un’attivazione nell’organismo di fronte a una situazione che viene percepita soggettivamente come pericolosa. L’ansia coinvolge mente e corpo.
I nostri muscoli si contraggono per prepararci fisicamente all’attacco o alla fuga, il respiro si fa corto e veloce e la mente si concentra sulla situazione di pericolo da affrontare.

Dobbiamo distinguere tra un’ansia primaria, sintomatica, che ha un effetto disorganizzante e ci impedisce di affrontare le situazioni in maniera efficace e lucida; e un’ansia adattiva che ci mette in guardia rispetto a segnali di pericolo presenti o futuri e ci aiuta a concentrarci su difficoltà e compiti importanti senza, però, paralizzare la nostra capacità di pensare e prendere decisioni.

Una certa dose di ansia, quindi, può essere utile nell’affrontare la vita quotidiana e nel migliorare la nostra performance ad un compito. Si pensi, ad esempio, a quando si studia per un esame. Una certa quota di ansia permette un’attivazione psichica che ci aiuta a restare concentrati sul compito e a dare priorità allo studio. A volte, però, il meccanismo che sostiene l’ansia adattiva può bloccarsi, quindi può svilupparsi una reazione eccessiva, sintomatica, rispetto ad uno stimolo esterno o interno. Nell’esempio dell’esame da preparare potremmo avere uno studente talmente in ansia che sviluppa una difficoltà a concentrarsi o che, al momento dell’esame, di fronte all’insegnante non riesce a ricordare ciò che ha studiato.

L’ansia patologica si può strutturare in diverse organizzazioni cliniche che chiamiamo disturbi d’ansia. Essi sono: disturbo da attacchi di panico, fobie, disturbo ossessivo -compulsivo, disturbo post – traumatico da stress e disturbo d’ansia generalizzato.

Si parla di disturbi d’ansia quando il disagio diventa significativo per persistenza, intensità e frequenza. Gli stati d’ansia generano cambiamenti molto intensi nel corpo proprio perché l’ansia segnala un pericolo. In risposta a tale segnale o ad una situazione avvertita come critica, c’è un’intensa attivazione psicofisica e un surplus di lavoro per cuore, polmoni e rene. Quando si sperimenta ansia con molta frequenza e intensità c’è il rischio di alterare la normale funzionalità di questi organi.

I disturbi d’ansia danno luogo a sintomi di tipo cognitivo, fisici e comportamentali.
Tra i sintomi cognitivi abbiamo: sensazione di vuoto mentale; induzione di immagini, pensieri e ricordi negativi; sensazione di essere osservati e di stare al centro dell’attenzione.

Tra i sintomi comportamentali abbiamo: comportamenti evitanti, il paziente rifugge la situazione o lo stimolo che ritiene pericoloso; comportamenti di dipendenza dai familiari e dai farmaci, ansiolitici; comportamenti anassertivi e di sottomissione.

Tra i sintomi fisici abbiamo: tensione; tremore; sudore; palpitazione; nausea e disturbi gastrici; vertigini; formicolii; derealizzazione, sensazione di irrealtà; depersonalizzazione, sentirsi distaccati da se stessi.

Quando l’ansia è disadattiva e sfocia in uno di questi disturbi è necessario l’intervento psicoterapico che avrà la funzione non di cancellare l’ansia, perché in alcune situazioni è necessaria e adattiva, ma di aiutare a gestirla e a ricalibrare il meccanismo naturale che sta alla base della sua regolazione.


Dal Sito: expartibus.it

sabato 5 gennaio 2019

L’ansia il male oscuro dei nostri giorni

          
Oggigiorno sono circa 17 milioni gli italiani che soffrono o hanno sofferto almeno una volta nella vita di un disturbo psichico.

Di questi oltre il 50% ha sofferto d’ansia. Questi disturbi possono compromettere seriamente la vita sociale.

L’ansia è un problema più che mai attuale nella nostra società e il numero dei soggetti colpiti in Italia è enormemente scresciuto negli ultimi anni. Questa tendenza è dovuta essenzialmente allo stile di vita che la società moderna impone.  Viviamo tutti i giorni immersi in situazioni stressanti. In ambito lavorativo, i ritmi sempre più frenetici, gli impegni sempre più onerosi in termini di tempo, la competizione portata all’eccesso e la mancanza di tempo libero costituiscono il detonatore per l’esplosione di fenomeni ansiosi; così come la precarietà, la mancanza di alternative, una crisi economica che dura ormai da dieci anni e l’incertezza di un solido futuro.

Per comprendere questo fenomeno dobbiamo capire che in realtà l’ansia è una reazione positiva dell’individuo di fronte ad un pericolo e che ha permesso la sopravvivenza dell’uomo nel corso della storia. Se non fosse costitutiva della nostra psiche, non avremmo percezione di una minaccia e non potremmo adottare le strategie necessarie per metterci in salvo. Di fronte ad serpente siamo istintivamente portati ad allontanarci che sia o meno velenoso.  Questa reazione ci salva la vita e quindi un certo livello di ansia è giusto che ci sia ed è positivo.

I problemi nascono quando questa sale troppo e si manifesta per diverse ore durante la giornata senza alcuna giustificazione. In questi casi siamo di fronte ad processo disfunzionle, cioè che non “aiuta” la persona.

Esistono diverse forme, le più comuni sono: l’ansia generalizzata e l’ansia somatizzata.

Ansia somatizzata: l’individuo non manifesta il proprio disagio psichico esternamente ma lo incanala dentro di sé. I sintomi più diffusi sono la cefalea e il reflusso esofageo. Il primo è la conseguenza di una eccessiva rigidità cervicale che genera un’infiammazione delle strutture muscolo – tendinee del collo. Questa prolungata rigidità e infiammazione porta al manifestarsi di cefalee e dolori cervicali.

Un altro organo spesso colpito è lo stomaco (non a caso assieme all’intestino è indicato come il secondo cervello). I processi che portano allo sviluppo di gastriti e reflussi sono dovuti  ad un’aumentata produzione di succhi gastrici e ad un malfunzionamento del cardias ossia la valvola, posta tra stomaco e esofago che impedisce la risalita del cibo e dei succhi gastrici. Ciò che  rileva è individuare la corretta terapia per una completa guarigione. Se quest’ultima prevede solamente un approccio farmacologico, senza affrontare il disagio psichico, i sintomi sono destinati a perdurare con il dato negativo di assumere inutilmente dei farmaci che non porteranno ad alcun beneficio.

Ansia generalizzata: è una condizione di grave e duratura preoccupazione che coinvolge l’individuo e tutti gli aspetti della sua vita. Le preoccupazioni possono riguardare la salute, la famiglia e l’ambito lavorativo. Bisogna distinguerla dall’ansia occasionale. Quest’ultima è un fenomeno comune e normale che può capitare nel corso della vita e che l’individuo normalmente riesce a superare senza un supporto terapeutico e farmacologico. Si parla di disturbo di ansia generalizzato  quando lo stato di preoccupazione è continuo, sproporzionato e ingiustificato.

Una forma molto frequente di ansia generalizzata èl’ansia anticipatoria: si manifesta quando si avverte un’eccessiva preoccupazione molte ore prima che si verifichi un evento che non necessariamente è pericoloso ma è percepito come tale dall’individuo. Questa forma d’ansia può compromettere seriamente la vita sociale dell’individuo, fino ad impedire di svolgere anche le attività più semplici come ad esempio andare al cinema o al ristorante.

I sintomi:

Sono diversi e molteplici possono verificarsi anche singolarmente:

Cefalea

Vertigini

Nausea

Sudorazione incontrollata

Tachicardia

Sensazione di grande debolezza

Formicolio alle mani, gambe molli

Problemi gastrointestinali (diarrea, stitichezza e reflusso esofageo)

Irritabilità, scatti di rabbia

Evitare gli eventi che ci preoccupano (evitamento)

Sensazione di continuo pericolo

La cura

I disturbi di ansia devono essere trattati farmacologicamente e congiuntamente  con l’aiuto terapeutico. Il medico curante dovrà innanzitutto escludere cause di salute (problemi alla tiroide, cardiologici, menopausa e abuso di alcool e droghe).

Il trattamento farmacologico deve essere necessariamente prescritto da un medico specialista e prevede normalmente l’uso controllato di benzotiazepine facendo attenzione alla tolleranza (la necessità di ricorrere a dosi sempre più elevate per controllare le manifestazioni ansiose) e alla dipendenza che questi farmaci danno.

Il trattamento cognitivo comportamentale mira ad individuare quali sono nel soggetto i pensieri disfunzionali, cioè quelle erronee convinzioni che sono generatrici di ansia per sostituirle con pensieri funzionali che aiutano la persona. Questo lento processo (un percorso terapeutico completo dura circa 4-6 mesi) deve essere necessariamente svolto da uno psicoterapeuta per essere veramente efficace. Normalmente le sedute di gruppo sono quelle che riscontrano una percentuale di successo ancora maggiore. Qui infatti attraverso la comprensione che anche altre persone soffrono dello stesso disturbo, il processo di guarigione, ostacolato dal senso di vergona che opprime chi soffre di questo disturbo, procede più velocemente.

Accettare l’ansia è il primo passo. Successivamente lo psicoterapeuta introduce nel gruppo il concetto di esposizione graduale.  Questa fase va affrontata con estrema cautela, si procede con l’esporre gradualmente la persona alle situazioni che generano ansia. E’ assolutamente necessario procedere senza fretta. Se ipotizziamo che la persona provi ansia nel frequentare luoghi affollati si inizierà accompagnandolo (un amico o una persona di fiducia del gruppo) in posti poco affollati e che il soggetto percepisce come non eccessivamente preoccupanti. Una volta che il soggetto acquisisce sicurezza si passerà a posti leggermente più affollati, si procede quindi con un esposizione graduale che prevede la cementificazione di “sicurezza” partendo da uno stadio a bassissimo livello di ansia per poi passare ad uno successivo e via dicendo.

In questo modo alla fine del percorso il paziente avrà convintamente sostituito i pensieri disfunzionali (generatori di paure) con pensieri funzionali (positivi - reali) e attraverso il percorso dell’esposizione graduale, saprà affrontare grazie all’esperienza acquisita, con la necessaria sicurezza, le situazioni che una volta scatenavano l’ansia.

La terapia cognitivo comportamentale (individuazione dei pensieri disfunzionali – esposizione graduale) è quella che ad oggi garantisce la percentuale di guarigione più alta; se eseguita correttamente arriva all’87% dei soggetti trattati.

Dal Sito: lindiscreto.it

mercoledì 4 luglio 2018

Cara Ansia, ti scrivo. E ti leggo


Se l’ansia avesse il dono della parola, e potesse scrivere una lettera di presentazione, immagino che potrebbe suonare più o meno così:

Ciao, mi chiamo Ansia, e sono un’emozione. Sono nata e cresciuta nella mente un po’ più evoluta dell’uomo, la mia famiglia di origine è quella della Paura. Sono una dipendente dell’SNS (Sistema Nervoso Simpatico) e lavoro nel tuo corpo, tra i tuoi pensieri e le tue immagini. Il mio  è un mestiere molto variegato: posso farti accelerare il battito cardiaco, aumentare la sudorazione, posso tendere i tuoi muscoli, sollecitare il tuo stomaco e intestino… Di base lavoro come consulente e motivatrice: ti metto in guardia da ipotetici pericoli e, se collabori con me, posso migliorare le tue prestazioni e farti apprezzare i lati migliori dell’Adrenalina, il mio braccio destro. Nel tempo libero mi diverto a farti delle candid camera, tipo Scherzi a parte. Ti faccio spaventare, ma in realtà è tutta finzione, e spesso lo scopri per tempo!

…Lo so, altre volte ti faccio agitare moltissimo, e per questo inizi ad avere paura di me e a credere che gli scherzi che ti faccio siano la realtà. Inizi ad odiarmi, a temermi, o a vergognarti di me, a orchestrare pensieri e azioni per evitarmi. Queste tue strategie, però, funzionano come delle pompe di gonfiaggio e, se prima ero un palloncino, dopo divento una mongolfiera. E tu ti spaventi ancora di più, pur senza volerlo! Ma se ti rifiuti di conoscermi e di fare due chiacchiere con me, come posso mostrarti che in verità sono innocua, una ragazza della porta accanto, così, Ansia e sapone; che insieme possiamo fare anche cose buone, e che in fondo voglio solo il tuo bene?

Firmato:    Ansia


Bene, la nostra “amica” Ansia è stata abbastanza sincera. E’ una parente stretta della paura, ma con una sua caratteristica distintiva: mentre la paura è un’emozione primordiale che si attiva di fronte a pericoli reali immediati, l’ansia si innesca per quelle che sono percepite come minacce future ipotetiche. Si è inoltre “raffinata” di pari passo allo sviluppo della neocorteccia, la parte più evoluta del nostro cervello, quella che, tra le varie cose, ci consente di rappresentarci mentalmente la realtà, dunque anche di prefigurarla. La differenza tra paura e ansia è semplice: se subisco una rapina in strada sperimento paura, se invece esco di casa temendo di subire una rapina, sperimento ansia. L’evento-rapina ha un relativo margine di probabilità di accadimento, ma non si verifica realmente nel momento in cui vivo la preoccupazione, e potrebbe non verificarsi mai. Per questo l’ansia è spesso definita anche come “paura senza oggetto”. Tuttavia, essa è in grado di allarmarci e attivarci quanto la paura, dal punto di vista fisiologico (il cervello mobilita gli organi interni, i muscoli, il metabolismo, i sistemi sensoriali, come se l’organismo avesse davvero di fronte un pericolo, per dotarlo delle energie sufficienti ad attaccare o fuggire) e psichico.

L’ansia produce nella nostra mente delle vere e proprie candid camera, dei filmati in cui avvengono cose temibili, ma che in quel momento appartengono solo alla finzione. A volte ci rendiamo conto dell’ (auto)inganno, valutiamo che, per quanto lo scenario sia verosimile, non è necessariamente vero. Altre volte, invece, crediamo che quel filmato sia davvero una realtà che a breve avverrà, e questa è una nostra scelta di pensiero. Se si deve dare un esame e si teme la bocciatura, l’ansia ci mostra il filmato di una verosimile bocciatura. Da amica, viene a dirci che “potremmo bocciare”, come incentivo per affrontare al meglio un compito, ma non che “bocceremo sicuramente”, e che quindi qualsiasi impegno sarà vano.

Se “collaboriamo” con essa, preparandoci per superare l’esame, avremo trovato un’amica, poiché ci darà la giusta attivazione per la performance (come spiegato dalla “Legge di Yerkes-Dodson”: livelli intermedi di attivazione psicofisiologica determinano le prestazioni migliori, mentre un’attivazione troppo scarsa o eccessiva è di ostacolo). Se invece vedremo l’ansia come un ospite sgradito, portatore di cattive notizie o di uno stato indesiderabile, incontreremo un’altra serie di nemici che la “gonfieranno” e, dal palloncino che era, diventerà un’enorme mongolfiera. Due di questi nemici sono:

La paura o la vergogna per la propria ansia. E’ ancora diffuso un pregiudizio culturale circa la suddivisione ragione-emozione (che invece operano in concerto) e la “forza” della ragione Vs. la “debolezza” delle emozioni, soprattutto alcune. Ancor più in una società “performante” come la nostra attuale, richiedente elevate prestazioni, funzionalità, competitività, l’ansia può essere vista come un indice di disfunzione, di debolezza, di “perdente”; dunque, fonte di imbarazzo e vergogna, o timore di “non farcela”. In realtà si tratta di una fisiologica emozione con una precisa funzione adattiva, al pari delle altre emozioni, che non fa di noi né dei perdenti – anzi, può essere un prezioso stimolo per migliorarci – né dei deboli, bensì degli esseri umani.

Strategie protettive.Quelle che attiviamo per liberarci dell’ansia, di cui una molto diffusa, è l’evitamento. Ad esempio evitare di uscire di casa per paura di una rapina, o evitare gli esami per paura di bocciare. Se sul momento ci tranquillizzano, queste strategie hanno un effetto boomerang, tendono a far fuoriuscire l’ansia dai suoi naturali confini, a diminuire il senso di autoefficacia, ossia la percezione delle proprie capacità per affrontare efficacemente compiti o situazioni, e tolgono gradi di libertà e piacere alla nostra vita.

Leggere la “lettera di presentazione” dell’ansia, ovvero conoscerla per quello che è, come una ragazza della porta accanto nel condominio dei nostri stati d’animo, significa ridimensionare lo spazio che occupa e il potere che ha, leggere il vero messaggio che porta e lo scopo delle sue visite.Facendo un esercizio immaginativo, potremmo anzi avviare una corrispondenza con lei,chiederle di volta in volta perché è qua, come può aiutarci, come possiamo aiutarci ad affrontare qualcosa di prossimo che ci preoccupa. Imparando a ringraziarla per ciò che può lasciarci in termini di consapevolezza e funzionalità, e a congedarla nel modo più sereno quando è arrivata l’ora che torni al proprio appartamento.

Dott.ssa Serena Raspi
Psicologa

Dal Sito: leviedellapsiche.it

10 frasi che una persona ansiosa dice sempre (vi ritrovate?!)


In Italia quasi due milioni e mezzo di persone soffrono di un qualche disturbo d’ansia: panico, paura, angoscia e fobia sono tra i mali più diffusi di questo secolo.

Ma come si manifesta l’ansia? Come riconoscerla?

Non tutta l’ansia è uguale

L‘ansia può avere forme e manifestazioni anche molto diverse, da quelle più lievi a quelle croniche e più invalidanti. Quando parliamo di ansia è importante fare una distinzione tra ansia fisiologica e quella patologica.

L’ansia normale o fisiologica è quella di cui tutti noi facciamo esperienza, è uno stato di allarme e di tensione transitorio che implica l’attivazione generalizzata di tutte le risorse dell’individuo, tale da consentire la messa in atto di comportamenti utili a contrastare o porre fine allo stato d’ansia in questione, provocato da uno stimolo realmente esistente, conosciuto, o da situazioni che creano ansia.

L’ansia patologica è invece caratterizzata da ansia e preoccupazioni eccessive, altamente disturbanti, in grado di alterare il nostro funzionamento psichico e le capacità di adattamento, spingendoci a reagire ad un evento o un oggetto con l’evitamento o la fuga. Spesso, quando si è preda dell’ansia, è difficile far comprendere agli altri il proprio stato d’animo e ciò di cui si ha bisogno. Chi soffre d’ansia tende il più delle volte a voler normalizzare la situazione, a comportarsi come se nulla fosse e ad inviare (più o meno consapevolmente) richieste d’aiuto, a volte di difficile interpretazione, a chi li circonda per fargli capire che qualcosa non va.

Proprio a questo scopo, di seguito vi forniamo una lista delle 10 frasi che una persona ansiosa pronuncia più spesso, messaggi che ci dicono che l’altro sta soffrendo ed ha bisogno d’aiuto.

Cosa dice chi soffre d’ansia

“Scusami” – Le persone che soffrono d’ansia hanno spesso il timore di ferire i sentimenti degli altri, di non essere all’altezza delle aspettative altrui e quindi di aver fatto qualcosa di male, fattori che li inducono a scusarsi eccessivamente anche senza che ve ne sia un reale bisogno.

“Sto bene” – È la frase che viene ripetuta più spesso proprio dalle persone che soffrono con l’intenzione di non far preoccupare gli altri ma anche per non attirare l’attenzione su di loro cosa che non farebbe altro che aumentarne la reazione ansiosa.

“Ce l’hai con me?” – Anche quando tutto sembra andare bene, la persona ansiosa sente la necessità di sviare il discorso e riportare la discussione sul piano emotivo dell’altro. Questa frase esprime anche il bisogno, tipico dei soggetti ansiosi, di essere continuamente rassicurati sulla stabilità del legame e della relazione.

“Ma non c’è troppa gente qui?” – Le persone che soffrono di disturbi d’ansia spesso fanno fatica a tollerare la folla, la sensazione di soffocamento che queste occasioni provocano tende a essere risolta con l’evitare delle situazioni che implicano il radunarsi di molte persone. L’ansia suscitata da questi eventi è provocata dalla paura di avere un attacco di ansia o panico mentre si è circondati da tanta gente, fattore che genera un circolo vizioso che alimenta l’ansia e la possibilità che gli attacchi si ripetano.

“Tutto OK, mi sento solo stanca” – Quando gli altri ci vedono giù di morale è più facile rispondere che si è semplicemente stanchi piuttosto che raccontare che eventi o situazioni specifiche ci mettono ansia. Nella mente di chi soffre d’ansia, questo tipo di risposta è socialmente più accettabile della verità, in quanto nell’immaginario comune una persona in preda al panico e all’ansia è una persona debole ed in balia degli eventi.

“Ho bisogno di prendere una boccata d’aria” – L’ansia e la paura provocano una serie di reazioni fisiologiche a catena che comprendono l’aumento del battito cardiaco, sensazione di asfissia, sudorazione intensa e vertigini, tutti sintomi che inducono chi è preda dell’ansia a voler uscire all’aria aperta, per respirare a pieni polmoni, allontanandosi dagli occhi indiscreti della gente. Dire “Ho bisogno di prendere una boccata d’aria” serve a confondere le persone che gli sono accanto, nascondendo la natura reale del problema, cioè l’ansia.

“Mi sento strana” – Ansia, paura e attacchi di panico, come abbiamo visto, hanno conseguenze dirette sul nostro corpo. Spesso chi ne soffre non è cosciente dei cambiamenti fisiologici che il corpo subisce nel corso di un attacco d’ansia. Quindi può servirsi di questa frase per segnalare la presenza di un problema, del quale però non riconosce la causa.

“Lo faccio io” – Spesso chi soffre d’ansia tende a proporsi come tutto fare, anche senza che gli altri avanzino alcuna richiesta. Questa strategia nasce dall’esigenza di tenere sotto controllo la situazione e di impedire il verificarsi di imprevisti e situazioni che potrebbero generare l’ansia.

“Adesso non sono al 100%”
– Quando le persone pensano che qualcuno non si senta bene, tendono a lasciarle in pace, senza porre troppe domande. Questa strategia è utile per allontanare da sè ogni sospetto, senza il bisogno di dare ulteriori spiegazioni, che non farebbero altro che perpetrare il circolo vizioso dell’ansia.

“Oggi non son proprio dell’umore” – Anche in questo caso, questa frase riflette il bisogno tipico delle persone ansiose di spazio, di distanza e quindi di eludere le domande dell’altro vissute come intrusive, in modo da trovare lo spazio e il tempo utile a calmarsi e ad alleviare la sensazione d’ansia.

Quelle che vi abbiamo proposto sono solo alcune delle frasi che una persona ansiosa solitamente pronuncia per comunicare al mondo l’esistenza di un problema, una sorta di campanello d’allarme in grado di aiutarci a capire se le persone che ci sono accanto hanno o meno bisogno del nostro aiuto.


  Martina Valizzone

Dal Sito: pazienti.it

sabato 3 marzo 2018

Ansia: malattia del mondo moderno o emozione naturale?


L’ansia  è un disturbo che si sta diffondendo sempre più e molte persone ne soffrono.Anche se gli attacchi di ansia sembrano usciti dal nulla, non sono altro che frutto del nostro pensiero. Un fenomeno di cui si parla più spesso, proprio perché è sempre più rilevante nella società moderna: uno stato assolutamente reversibile, da cui è possibile guarire. A patto di prendersi del tempo per andare a fondo del problema e sradicarlo. L’ansia è una caratteristica del mondo moderno, dove tutti si sentono un po’ sotto stress e angosciati, ma si parla di un fenomeno  naturale e primitivo che è indispensabile per attivare le nostre difese quando siamo di fronte a un ostacolo o a una situazione potenzialmente pericolosa, creando sensazioni di disagio.

Spesso infatti leggiamo che l’ansia è un fenomeno naturale che ci serve per attivare importanti difese finalizzate al mantenimento della nostra vita. L’origine del disturbo d’ansia è legata all’alterato funzionamento di alcuni circuiti cerebrali che coinvolgono la produzione della serotonina e della noradrenalina. La reazione “naturale” di chi si scopre vittima di attacchi di ansia/panico è quella di ridurre drasticamente la qualità della propria vita. Si dice basta alle vacanze, alle uscite con gli amici e in una spirale sempre più veloce e discendente, si smette di guidare l’automobile, di andare al supermercato: si abbandona il lavoro e ci si chiude in casa.

L’ansia come malattia, quando l’intensità dell’attivazione neurofisiologica è eccessiva rispetto alla difficoltà da fronteggiare, si avverte una sensazione di disagio e di sofferenza, vengono ridotte le capacità di concentrazione, la memoria e l’efficienza personale ne risentono e si presentano difficoltà nei rapporti sociali. La cosa migliore, in questi casi, è non fare finta di niente. La causa della maggior parte dei disturbi d’ansia, anche se non è stata completamente compresa, è entrata nel vivo della ricerca scientifica da alcuni anni. Gli psicologi e gli psicoterapeuti dimostrano con i loro studi che la possibilità di sviluppare un disturbo d’ansia è spesso strettamente correlato al tipo di struttura di personalità. In molti casi secondo alcuni studi sembra poter essere trovata anche una sorta di predisposizione genetica. La società spesso propone modelli di persone invincibili, che non hanno mai problemi, dubbi o incertezze: e questo finisce con lo sviluppare un senso di inferiorità e di colpa in chi invece problemi ne ha.

La verità, invece, è ben diversa: tutti, nessuno escluso, hanno dei problemi e sono chiamati a gestirli. L’ansia è un'emozione e una reazione naturale dell’organismo, geneticamente determinata, che si produce quando siamo di fronte ad uno stimolo o ad una situazione che valutiamo come pericolosa per la nostra sopravvivenza.Pensare all’ansia come a qualcosa di funzionale e addirittura utile alla vita. Ma se facciamo un passo indietro e pensiamo all’uomo primitivo, può essere più semplice comprenderne la funzione: è stata proprio l’ansia a permettergli di sopravvivere e, conseguentemente quindi di evolversi, preparandolo o a combattere contro gli animali feroci o a scappare da loro. Ma essa non ha permesso solo all’uomo primitivo di salvarsi dai pericoli che lo circondavano e di evolversi attraverso la percezione e gestione del pericolo ma aiuta ancora oggi gli uomini a salvarsi dai nuovi pericoli. I sintomi fisiologici dell’ansia hanno infatti come scopo quello di aumentare la forza e l’energia dell’organismo, nonché di accelerare le sue capacità decisionali, per prepararlo ad affrontare al meglio il pericolo.

Quando si parla di ansia si parla fondamentalmente di alcune categorie ben precise, ovvero; disturbo di ansia generalizzato, attacchi di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, fobie. Il trattamento di tali disturbi è in primis quello psicoterapeutico. Parlare dei propri problemi, e farlo con una persona esperta, che sappia comprenderne l’origine ed indirizzare verso una maggiore consapevolezza di sé e della causa alla base del proprio disturbo, è davvero importante. Quel che tutti sappiamo di certo è che, la maggior parte delle volte, non ci piace provare ansia, ci fa star preoccupati e sentire male; può arrivare a complicarci la vita e può diventare infine un disturbo di cui soffriamo.

A cura di Piero Di Marino

Dal Sito: www.ilpapaverorossoweb.it



giovedì 25 gennaio 2018

L’ansia e i suoi effetti positivi: ecco la nostra migliore nemica-amica per la vita



Una delle componenti che non ci abbandonano mai durante il corso della nostra vita è l’ansia. Difatti, l’ansia comincia ad accompagnarci sin dalle prime disfatteche la vita ci mette di fronte, oltre che dalla più tenera età (le stime, infatti, parlano di un buon 15-20% di neonati i quali, essendo soggetti all’ansia, reagiscono molto più tempestivamente a stimoli nuovi), inducendoci, quindi, a stare in pensiero per qualsiasi cosa o persona che ci sta attorno. Per l’appunto, l’ansia è un fattore estrinseco, che non ci appartiene del tutto ma che acquisiamo dall’esterno. Lo scienziato Rollo May, a tal proposito, su goodreads.com ha dichiarato che l’ansia, nonché preoccupazione, agitazione eccetera, fa proprio parte della nostra vita e non può essere assolutamente evitata, se non con la pigrizia e l’insensibilità. Inoltre, alle sue origini, l’ansia proteggeva gli abitanti delle caverne da animali e vicini violenti.

Una volta superata la tenera età, si presume che i piccoli ansiosi dovrebbero trasformarsi in individui coscienziosi e sicuri di sé: non è affatto così. Invero, l’ansia è un ingrediente che si sviluppa in maniera diversa in ogni persona, tale che in molti considerano stati d’ansia veri e propri come forme di esaltazione per qualcosa. Secondo l’articolo pubblicato sul New York Times dal ricercatore Jerome Kagan, e riportato da Internazionale, l’ansia è uno stato d’animo che si differenzia anche a seconda: del grado d’istruzione, dell’aver frequentato l’asilo nido, dal fatto di avere un impiego stimolante o meno, e così via. Perfino Steven Pinker si è espresso sull’ansia, considerandola un coefficiente con cui misurarsi per tutta la vita e un perenne “problema” al quale trovare una soluzione.

Tuttavia, chi soffre eccessivamente di ansia non deve disperare. Come ogni cosa nella vita, infatti, anche l’ansia ha un lato positivo dalla sua parte. Lo stesso Jerome Kagan ha affermato che, durante la sua carriera, ha sempre preferito avere accanto collaboratori “ansiosi”, perché chi lo è tende a pensare e riflettere su tutto, senza tralasciare nulla. Per l’appunto, attraverso l’ansia si diventa realmente più responsabili e perfezionisti, spingendo a valutare attentamente i propri errori e a farne tesoro per non sbagliare in futuro. Percorre problemi e grattacapi varianticipando di gran lunga quelle che potrebbero essere, eventualmente, le conseguenze più o meno gravi di determinate scelte. Insomma, si dovrebbe cominciare a guardare all’ansia diversamente da ciò che, in realtà, si pensa di lei. È vero, nella stragrande maggioranza dei casi non ci lascia mai in pace, ma se raggiungiamo dei grandi successi lo dobbiamo anche a lei, la nostra migliore nemica-amica per la vita.

Anastasia Gambera

Dal Sito: www.vocidicitta.it