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giovedì 28 maggio 2020

Ansia: dal sintomo alla malattia.





Uno studio effettuato negli Stati Uniti (1), ha dimostrato che il disturbo ansioso presenta differenze di genere sostanziali: circa il 30% delle donne ha sofferto di ansia nel corso della propria vita almeno una volta, a fronte del 18% degli uomini.

Inoltre, secondo un altro studio (2) effettuato su popolazioni di sei differenti paesi (Belgio, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna), i disturbi d’ansia subentrano sin da giovani. Infatti, la percentuale più elevata (11,9%) di individui che ne soffrono almeno una volta nella vita hanno un’età compresa tra i 18 ed i 24 anni, contro il 5,3% riscontrato nei soggetti over 65.

L’ansia ha, tra l’alto, i un impatto notevole sullo stile di vita delle persone che ne soffrono, anche e soprattutto in termini lavorativi: individui che soffrono di DAG perdono in media 25 giorni lavorativi (più di chi soffre di depressione maggiore); chi soffre di attacchi di panico ne perde 25; individui agorafobici arrivano a perderne ben 32 in media!

Il termine disturbo ansioso si riferisce ad una serie di disturbi che condividono caratteristiche di paura e agitazione eccessive e i disturbi comportamentali correlati. Mentre la paura è una risposta fisica ed emotiva ad una minaccia imminente, l’ansia è l’anticipazione di un’eventuale minaccia futura e, differentemente dalla prima, è caratterizzata da un’eccitazione prolungata,

vigilanza ed apprensione; un ampio corpus di prove (3) suggerisce che i meccanismi centrali alla base dei meccanismi di paura ed ansia sono simili sia nell’uomo che negli animali e sono mediati da processi neuronali sovrapposti.

Tuttavia, ad oggi, il meccanismo alla base dell’insorgenza del disturbo ansioso non è del tutto noto. Tra i sintomi che si manifestano più frequentemente nel disturbo ansioso troviamo:

  • Irrequietezza

  • Tensione muscolare

  • Disturbi del sonno

  • Sensazione di apprensione

  • Disturbi dell’umore

  • Problemi di natura gastrointestinale

In base a quanto riportato dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) (3), pubblicato dall’American Psychiatric Association, i disturbi d’ansia possono essere di varia natura:

  • disturbo d’ansia di separazione:diffuso prevalentemente nei bambini, si sviluppa quando l’infante si ritrova a doversi separare da una figura di riferimento, come può essere un genitore.

  • mutismo selettivo: anch’esso più comune nei bambini; si sviluppa quando il soggetto manifesta difficoltà parlare con determinate figure o in situazioni specifiche, mantenendo, invece, un atteggiamento normale in presenza di coetanei o in circostanze ludiche.

  • fobia specifica: paura di specifiche condizioni (Belonefobia, aracnofobia, claustrofobia etc.)

  • fobia sociale: sintomatologia ansiosa che si manifesta in condizioni sociali che mettono sotto pressione il soggetto, come una cena con persone che poco si conoscono, o quando si deve parlare in pubblico.

  • disturbi di panico: forse lo stato ansioso più comune, caratterizzato da un insieme di sensazioni fisiche molto intense (vertigini, fame d’aria, iperventilazione, tachicardia, parestesie), associato a sgradevoli sintomi psichici (paura di morire, timore di perdere il controllo).

  • ansia indotta da sostanze/farmaci: anestetici, analgesici, broncodilatatori, litio, corticosteroidi, antidepressivi, antibiotici, possono essere artefici dell’insorgenza di problematiche di natura ansiosa; stesso discorso vale per intossicazione da sostanze (alcool, cocaina, amfetamine, cannabis, caffeina) o condizioni di astinenza (alcol, cocaina, ansiolitici, ipnotici, sedativi).

  • agorafobia: paura di rimanere in luoghi dai quali risulta difficile fuggire o spazi aperti.

  • disturbo d’ansia generalizzata (DAG): l’individuo è in un costante stato di allarme, ma non è in grado di definire la motivazione che gli crea questo disagio.

  • disturbo d’ansia associato ad una condizione medica concomitante

Terapia comportamentale

Normalmente, quando si è in ansia, il respiro è accelerato, più frequente e profondo. Questa alterazione determina una serie di sintomi che prendono il nome di sindrome da iperventilazione, la quale acuisce i sintomi dell’ansia stessa.

Il primo rimedio (4), messo in atto per far fronte alla problematica sopracitata, consiste in un esercizio di natura comportamentale, la tecnica del respiro lento:

  1. Inspirare, trattenere il fiato e contare mentalmente fino a 10; non gonfiare il torace, non fare un respiro troppo profondo.

  2. Espirare e cominciare a respirare con un ritmo di 6 secondi: tre secondi per espirare e tre per inspirare.

  3. Dopo una serie di 10 respiri di 6 secondi l’uno, inspirare normalmente e trattenere il fiato contando fino a dieci

  4. Espirare e ricominciare dal secondo punto.

Terapia farmacologica

Ad ogni modo, la maggior parte dei disturbi ansiosi, viene approcciata mediante l’impiego di psicofarmaci, in particolar modo le benzodiazepineche rappresentano la terapia di elezione per la sindrome ansiosa.

Va detto, comunque, che non si rivela sempre un rimedio vincente, dato che esse vanno ad agire soltanto sulla componente sintomatologica, avendo tra l’altro, un impatto momentaneo. Inoltre, le benzodiazepine si caratterizzano per un potenziale rischio di abuso, oltre ad un’induzione di alterazioni della sfera comportamentale ed affettiva. L’uso di tali farmaci, oltretutto, è cronico, quindi un impiego prolungato determina una perdita di efficacia nel corso del tempo del principio attivo, con aumento della dose (e tutti gli eventi avversi che ne derivano) richiesta per avere un impatto farmacologico rilevante.

Esistono poi, farmaci antidepressivi, come gli SSRI e SNRI, rispettivamente inibitori della ricaptazione della serotonina e della ricaptazione di serotonina ed adrenalina, che aumentano i livelli neurali di tali neurotrasmettitori, incidendo positivamente sui disturbi legati alla sfera comportamentale.

I più impiegati per il disturbo d’ansia sono:

  • duloxetina: disturbo d’ansia generalizzata

  • venlafaxina: trattamento a lungo termine dell’ansia

  • sertralina: disturbo ossessivo/compulsivo, agorafobia, disturbo post-traumatico da stress

  • clomipramina: disturbo ossessivo/compulsivo, disturbo di panico, fobie

  • escitalopram: disturbo di panico, fobie sociali

Sono state pubblicate appositamente delle linee guida per il disturbo ansioso, le cosiddette CANMAT 2014. Tali dati supportano la terapia cognitivo comportamentale (CBT) da sola, o in associazione con farmaci, come terapia di prima linea nei pazienti affetti da ansia.

Risulta evidente, comunque, che i benefici ottenuti con la CBT, qualora risultasse funzionante nel trattamento dell’ansia, sembrano persistere molto più a lungo (1-5 anni di follow up) di quelli derivanti dalla singola farmacoterapia.

Approccio fitoterapico

La fitoterapia può essere consigliata soprattutto nei casi di ansia lieve.

Tra i fitocomplessi maggiormente impiegati meritano particolare attenzione:

  • passiflora: oltre a ridurre l’ansia, favorisce il sonno; esercita, inoltre un’azione carminativa e spasmolitica, quindi, specifica per quei disturbi d’ansia a cui va ad aggiungersi una sintomatologia di carattere gastrointestinale.

  • melissa: come la passiflora, esercita un’azione antispastica sulla muscolatura liscia gastrointestinale.

  • valeriana: gli studi inerenti a questo fitoterapico trovano impiego principalmente negli stati di tensione moderata associata a difficoltà nell’addormentamento, sfruttando le sue proprietà ipnoinducenti.

  • olio essenziale di lavanda: L’olio essenziale di lavanda, contiene linalolo ed acetato di linalile, i quali hanno un ruolo fondamentale nella riduzione a livello delle sinapsi nervose dello ione calcio, coinvolto nel processo dell’eccitazione e quindi, coinvolto nella patogenesi dell’ansia. La lavandula ha esercitato un miglioramento notevole nella qualità del sonno in quei pazienti che sono stati trattati con una classica benzodiazepina (Kasper S et al.)

Abbiamo visto, quindi, come esistono diversi approcci (farmacologico, comportamentale, fitoterapico) al trattamento del disturbo ansioso; è opportuno però tenere sempre presente che nessun trattamento è completamente scevro di effetti collaterali e perciò, è opportuno valutare quello più calzante per il singolo paziente, tenendo conto sia dell’entità del disturbo da curare, sia della storia clinica dell’individuo stesso.

Un approccio che sta prendendo sempre più corpo nel trattamento dell’ansia è la terapia metacognitiva(TMI), ovvero una terapia comportamentale, basata su un processo di autoanalisi, attraverso la quale il paziente è indotto ad esplorare una serie di ricordi e, ripercorrendoli, si riesce a ricostruire il modo in cui egli pensa, vive determinate emozioni e si interfaccia col prossimo. Grazie alla consapevolezza di questi schemi mentali, il soggetto è grado non soltanto di comprende la radice della propria sofferenza, bensì prende atto degli schemi mentali alla base del suo disagio e “manipolandoli”, dovrebbe essere in grado di minimizzarlo, se non addirittura sopprimerlo.

Uno studio effettuato nel 2016 (8) proprio su soggetti ansiosi affetti da disturbo della personalità e trattati con TMI hanno riportato cambiamento affidabili in termini sintomatologici e sul piano della regolazione emotiva; inoltre, i soggetti trattati hanno mantenuto un buon grado di controllo sul disturbo ansioso anche al termine della terapia guidata.

Dal Sito: politicamentecorretto.com

sabato 14 marzo 2020

Crisi di panico: dai sintomi alla cura





Le crisi di panico (o attacchi di panico) si registrano quando un forte e diffuso senso di paura e di ansia manifesta in assenza di reali motivi di pericolo. Sono crisi improvvise, imprevedibili e ricorrenti. Non hanno una durata prolungata: da pochi secondi a qualche minuto (fino a 10-15 minuti). Ma per la loro intensità sembrano, per chi ne soffre, non avere fine.

Velocemente si scatenano paure ataviche come quella di morire, impazzire, perdere totalmente il controllo, depersonalizzare quanto sta accadendo, fuggire dal luogo dove si sta manifestando il disturbo. La paura esterna diventa una paura interna e mette in dubbio la propria sopravvivenza mentale e fisica. Ma le crisi di panico non sono pericolose e quando vengono diagnosticate e trattate bene si risolvono nel 90% dei casi.


Crisi di panico: riconoscere i sintomi


La diagnosi di disturbo di panico (si chiamano così quando le crisi di panico sono ricorrenti e influenzano negativamente la vita della persona) è codificata dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). L'attacco deve rispondere a precisi criteri. Per essere inserito nella categoria disturbo da panico, deve presentare un carattere cronico superiore ai 6 mesi e la paura, per almeno 1 mese, che si ripresenti la crisi).

La prima crisi può presentarsi già nel periodo della tarda adolescenza e ha una incidenza maggiore nelle donne. La crisi di panico mette in moto le reazioni del sistema somatico e cognitivo. Alcuni disturbi li abbiamo già anticipati. Ma sono importanti alcuni sintomi o sensazioni somatiche:


sensazione di perdita dei sensi

arrossamento del viso

ritmo cardiaco accelerato con sensazione di dolore al torace

palpitazioni

vertigini

formicolii a viso, mani, piedi

nausea

crisi di pianto

azzeramento della salivazione

senso di soffocamento, fame d'aria

iperventilazione

sensazione di sbandamento

sudorazione o brividi

tremori

sbalzi di pressione .


Crisi di panico: come si curano


Il trattamento delle crisi di panico è codificato da linee guida internazionali, contenute nel NICE, National Institute for Health and Clinical Excelence. Si tratta inn particolare di tecniche di rilassamento e protocolli di psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale. Come abbiamo visto, il pericolo non è reale: bisogna dunque lavorare sull'atteggiamento del paziente. Per esempio, aiutandolo a capire le reazioni del suo corpo in specifiche situazioni, individuando e riducendo le situazioni di stress, supportandolo nella prevenzione delle ricadute.

Possono essere prescritte anche terapie farmacologiche a base di antidepressivi (non provocano dipendenza) e di ansiolitici come le benzodiazepine (possono portare ad una dipendenza e vengono normalmente utilizzati solo all'inizio della terapia).

Dal Sito: dica33.it

domenica 10 novembre 2019

Marracash: “Ho avuto diversi problemi mentali, un aiuto specialistico e la musica mi hanno fatto rinascere”


E’ uno dei rapper più seguiti Fabio Bartolo Rizzo in arte Marracash ed è impegnato in questi giorni nel lancio del suo nuovo attesissimo album ‘Persona’ che oltre ad affrontare alcune tematiche sociali, tocca diversi argomenti personali e privati della sua vita. Attraverso le pagine de Il Fatto Quotidiano, il 40enne si è messo a nudo e ha raccontato dei problemi mentali che ha dovuto fronteggiare con l’aiuto di uno psicoterapeuta e della musica e ha rivelato come l’unico modo per sconfiggerli sia stato quello di affrontarli:
Nessuno parla del fatto che gli attacchi di panico, i problemi mentali, la depressione riguardino moltissime persone e non solo nel mondo dello spettacolo. Ci sono un sacco di ragazzi che sono sbandati e spaventati da quello che sta succedendo perché non riescono a capire. Non ho problemi a condividere quello che ho passato, perché mi rendo conto che per molti sono una specie di fratello maggiore. I problemi mentali sono ancora un tabù e se guardiamo i dati, sono in aumento. Si impenna la percentuale di matti pericolosi. Sono percentuali e numeri preoccupanti che sono causati da diversi fattori come lo sfaldamento delle famiglie, degli affetti e non c’è molto in cui credere oggi.

Riguardo invece ai motivi che lo hanno portato alla malattia, il rapper ha raccontato che sono state una serie di circostanze a stravolgerlo:

Viviamo in un mondo pieno di fake news dalla politica ai social, dove ci mostriamo per quello che non siamo. Nel mio caso personale ci sono state tantissime cose che mi hanno portato alla malattia, compreso un rapporto con una mia ex che non era affatto sano. Quindi la mia missione è diventata scrivere di tutto questo.

Dopo questo periodo buio però, per Marracash è arrivata la rinascita:

E’ stupefacente come la vita sia cambiata all’improvviso. Se penso che non avevo più stimoli, non volevo uscire, vedevo che uccidevo le giornate senza energia addosso. […] Mi sono riappropriato delle cose che avevo accantonato per far piacere agli altri. […] Ho viaggiato tanto dal Giappone all’India. In Giappone ho riscoperto i manga, che amavo moltissimo da ragazzino. Li avevo abbandonati perché mi vergognavo e per la paura di essere giudicato. Ma il senso è che ho ritrovato per strada la mia autostima e la fiducia in me stesso.

Oltre ad aver ritrovato se stesso, il rapper ha ritrovato anche l’amore accanto a Elodie Di Patrizi, conosciuta grazie alla collaborazione per il singolo ‘Margarita’ (ve ne avevamo parlato QUI) e nel corso dell’intervista ha raccontato il suo incontro con l’ex allieva di Amici di Maria De Filippi:

E’ successo tutto per caso. L’etichetta mi aveva proposto questo duetto, lo abbiamo inciso e ci siamo conosciuti sul set del video. Un incastro di pianeti meraviglioso che ci ha consentito di conoscerci e di non perderci di vista. Ma tutto questo è successo come ultimo step di una serie di piccoli passi verso la rinascita. Era come se il destino mi avesse riservato tutte queste belle sorprese sul mio cammino.



Dal sito: isaechia.it

giovedì 1 agosto 2019

Come Liberarsi dalle Ossessioni o Fissazioni Mentali


Quando pensiamo alle ossessioni ci viene quasi sempre in mente l’immagine della persona che si lava le mani decine di volte al giorno, o quella che è maniaca dell’ordine.

Tuttavia, questi sono gli aspetti più visibili delle ossessioni, sono rituali che ci fanno sentire calmi ma che spesso non sono nemmeno la parte più inquietante della situazione. In realtà, in molti casi, il vero problema è all’interno della nostra mente. E consiste nel fatto che i problemi ricorrenti possono arrivare ad essere molto fastidiosi.

Si potrebbero definire ossessioni (o fissazioni mentali) quegli stimoli negativi che martellano nel cervello senza riuscire a trovare via d’uscita. Una tendenza, un’abitudine fa sì che un pensiero o una varietà di pensieri tormenta la mente mettendo a rischio tutte le altre sfera della propria vita. Ma si potrebbe anche trattare di un comportamento anziché un pensiero; un atteggiamento continuamente ripetuto senza che l’individuo se ne renda conto.

Quando le fissazioni sono pensieri (fissazioni mentali)

La tua mente non fa che focalizzarsi su un determinato pensiero (ossessivo) e non c’è distrazione che possa interrompere questo ciclo. Ormai è diventato spontaneo e inevitabile che ogni giorno dalla mattina alla sera il tuo pensiero fisso sia quello. Sopra ogni altra cosa, più importante di ogni altra mansione prevale lui tanto che ormai per te fa parte della normalità e non riesci a visualizzare la tua vita senza di esso. Non importa se questa modalità di pensiero risulta distruttiva nei confronti del tuo appagamento interiore o delle tue relazioni.

E quando si tratta di comportamenti? (comportamento ossessivo)

Nel caso dell’atteggiamento è importante sottolineare che ci sono due tipi di fissazione che io ho diviso in: comportamenti impulsivi e comportamenti rassicuranti.

Comportamenti impulsivi: senza renderti conto esegui continuamente lo stesso gesto banale (picchietti il dito o la mano sugli oggetti, ti tocchi una parte del viso o del corpo, ti mordi le labbra, ti tocchi i capelli, sposti l’oggetto davanti a te).
Comportamenti rassicuranti: sono azioni che compi solo perché hai bisogno di sentirti tranquillo e sicuro, comportamenti consapevoli che ti donano serenità come ad esempio controllare il gas 10 volte prima di uscire di casa, pulire sul pulito ….

Questo genere di atteggiamento diventa fissazione nel momento in cui non riesci a farne a meno e soprattutto quando provi un senso di panico se non hai la possibilità di metterli in pratica. Se poi, organizzi la tua giornata in base alle fissazioni mentali allora devi davvero prendere dei provvedimenti seri! Non puoi svolgere le tue attività, lavorative o di piacere che siano, solo dopo aver compiuto i tuoi atteggiamenti maniacali!

Da dove nasce questo disturbo?

Secondo molti studi, questo genere di problematica è una conseguenza di eventi accaduti nel passato che provoca nell’individuo una regressione interiore. Questo stato mentale, ti rende incapace di staccarti dall’oggetto della mania, impedendoti di percepire nuovi stimoli che ti guiderebbero verso nuovi obiettivi.

La fissazione mentale ti rende schiavo senza darti alcuna possibilità di uscita e, anche se riesci a rendertene conto, nonostante le tue buone intenzioni non riesci a prendere in mano il timone e dare una nuova direzione alla tua mente, al tuo corpo … alla tua vita.

3 tecniche di visualizzazione per combattere le ossessioni

Purtroppo, combattere le ossessioni non è facile, non esiste una formula magica per cancellare in un colpo solo quelle idee fastidiose. Infatti, spesso si verifica un fenomeno curioso: più cerchiamo di evitare i pensieri indesiderati, più questi si intensificano dal momento che il sistema di autocontrollo che implementiamo è del tutto controproducente. Quindi, arriva il momento in cui sentiamo che questi pensieri prendono il sopravvento e non li possiamo arrestare. Cosa si può fare?

1. Torna sulla linea

Una buona strategia per eliminare le ossessioni è quella di immaginare che la nostra mente è una linea retta, come se si trattasse di una strada, ed i pensieri sono una macchina in movimento lungo quella linea. Quando si presenta un pensiero indesiderato che ci tormenta, immaginiamo come se l’auto uscisse fuori strada e va verso il dosso per arrestarsi proprio in prossimità di questo.

È importante immaginare questa situazione il più dettagliatamente possibile, quindi prendetevi tutto il tempo necessario. In seguito riprendete semplicemente la strada come se nulla fosse accaduto, noterete che i pensieri ossessivi cessano di darvi fastidio. È probabile che all’inizio si abbiano delle difficoltà a immaginare tutti i dettagli, ma con la pratica andrete migliorando e riuscirete a controllare le ossessioni molto più velocemente.

2. Fermarsi

Un’altra strategia, molto più facile, consiste nell’immaginare un segnale di stop sulla strada. Immaginate che state camminando lungo un sentiero, e ancora una volta, cercare di rendere l’immagine il più vivida possibile. Sforzatevi di ricreare i dettagli della strada. Ad un certo punto, iniziate a intravedere il segnale di stop, e più vi avvicinate tanto più grande e rosso vi appare. Sapete che quando arrivate a questo punto, tutti i pensieri che vi infastidiscono si devono arrestare.

Continuate a camminare e vi fermate quando arrivate al segnale, provando la sensazione che tutto intorno a voi è tranquillo. Una volta che vi siete fatti contagiare da questa sensazione di serenità, riprendete il cammino lasciandovi alle spalle i pensieri indesiderati.

3. Lasciare fluire

Questa volta, immaginate un fiume che scorre rapidamente e va sotto i vostri occhi portando con se le foglie degli alberi vicini. Visualizzatevi immersi nel fiume. Non andate alla fase successiva fino a quando non avete visualizzato bene il fiume e i dintorni fino a quando non avrete la netta sensazione di trovarvi lì. È possibile ricreare tutti i dettagli necessari per rendere l’esperienza il più reale possibile.

Ora incorporate i pensieri che vi preoccupano e dei quali desiderate sbarazzarvi. Immaginate che emergono da dentro di voi per trasformarsi in una sfera. Percepite la consistenza, le dimensioni e il peso. Prendete quella sfera tra le mani e mettetela nel fiume, insieme alle foglie. Lasciatela lì e guardate come la corrente la trascina, sempre più lontano, fino a vederla scomparire completamente. Mentre si perde nell’orizzonte, vi sentirete riempire da una sensazione di tranquillità e di pace interiore.

Dal sito: psicoadvisor.com

venerdì 19 luglio 2019

Winnie the Pooh, ogni personaggio è un disturbo mentale?



Le malattie mentali sono alterazioni psicologiche e/o comportamentali relative alla personalità dell’individuo che causano pericolo o disabilità e non fanno parte del normale sviluppo psichico della persona. Se trascurate, possono portare a seri problemi di salute.

Bufala o no, esiste una credenza popolare condivisa da un documento ironico pubblicato nel 2000, riguardante i personaggi delle storie del mitico orsetto Winnie the Pooh.

La teoria che gli amici della foresta immaginaria, soffrono di diversi disturbi mentali, arriva 70 anni dopo la comparsa del primo libro di Winnie, nel “Canadian Medical Association Journal”. E’ stato dichiarato che la rivelazione è frutto di un loro studio, di una rilettura di ciò che aveva scritto lo scrittore. Andiamo a curiosare quali sono gli accoppiamenti:

Christopher Robin – Schizofrenia

La schizofrenia è causata da uno squilibrio di sostanze chimiche che inviano segnali al cervello, portando, chi ne è affetto, a vedere/sentire/pensare cose che non sono reali. 
Se guardiamo il piccolo Christopher Robin da questa prospettiva, si può pensare che gli amici che vede nel bosco dei cento acri, siano un sintomo di schizofrenia.

Winnie The Pooh – Disturbo da deficit di attenzione

Il disturbo da deficit dell’attenzione è caratterizzato dal fatto che chi ne soffre fa fatica nel mantenre l’attenzione, eccessiva attività e/o difficoltà nel controllare il proprio comportamento, che non sempre è adeguato all’età di chi ne soffre.

Il dolce orsetto Winnie potrebbe soffrirne: è pasticcione, disordinato, dubbioso, ha scarsa memoria, fa commenti a caso e vive le sue avventure con la testa sulle nuvole. Tipiche caratteristiche comportamentali di chi soffre di ADD.

Pimpi – Attacchi di panico/Disturbo d’ansia generalizzato

Gli attacchi di panico sono caratterizzati da intensi stati di ansia legati anche ad altri sintomi psicologici, che si scatenano senza una causa razionale scatenante. 
Chi li ha provati, può capire ciò che prova il piccolo Pimpi, costantemente preoccupato e perennemente allarmato che possa accadere qualcosa di brutto.

Tigro – ADHD

L’ADHD è un disturbo del neuro sviluppo caratterizzato da problematiche nel mantenere l’attenzione, eccessiva attività e/o difficoltà nel controllare il proprio comportamento (impulsività)che non è adeguato all’età di chi ne soffre. Ecco perché l’iperattività viene associata ai comportamenti di Tigro, che saltella qua e là e non è in grado di stare fermo un attimo, sorvolando sui discorsi che non gli interessano.

IhOh – Depressione

La depressione fa parte dei disturbi dell’umore. I sintomi variano da paziente a paziente e ha un decorso lento, insidioso e, se non trattato in tempo, tende ad aggravarsi. Chi ne soffre appare preoccupato, sentirsi inutile, avvertire sensi di colpa, impotenza, disperazione e odiare se stesso. Ecco perché il dolce asinello Ih-Oh, pessimista e nostalgico, al quale sembra impossibile strappare un sorriso, viene associato alla depressione.

Gufo – Disturbo narcisistico della personalità

Il disturbo narcisistico di personalità è un disturbo della personalità i cui sintomi principali sono egocentrismo patologico, deficit nella capacità di provare empatia verso gli altri e bisogno di sentirsi costantemente ammirato.
Ecco perché Gufo, facendo sempre il saputello, crede di apparire intelligente e di nascondere le sue insicurezze sovrastando gli altri. Un comportamento tipico del narcisista, che dimostra invece un carattere molto insicuro.

Kanga – Ansia sociale

L’ansia sociale è la paura intensa di trovarsi in una particolare situazione sociale, di comportarsi in modo imbarazzante ed umiliante e essere malgiudicati. Le mamme vogliono proteggere i propri figli ma l’ossessione di Kanga verso il suo piccolo, è un tantino esagerata. Per il suo comportamento poco socievole e sempre molto preoccupato, viene associata al disturbo di ansia sociale.

Roo – Autismo

L’autismo è un disturbo del neuro sviluppo caratterizzato da compromissione dell’interazione sociale e deficit della comunicazione verbale e non verbale, che provoca ristrettezza di interessi e comportamenti ripetitivi. Il piccolo cangurino Roo, pur facendo attenzione, si trova sempre in situazioni pericolose, senza in realtà rendersene conto. In presenza di mamma Kanga resta in silenzio, sempre sulle sue, quasi come fosse lontano dalla realtà. Tipici segnali che lo associano ad un disturbo autistico.

Tappo – Disturbo ossessivo compulsivo

I sintomi del disturbo ossessivo compulsivo sono costituiti da pensieri ossessivi associati a compulsioni (azioni o riti particolari) che vengono fatti per neutralizzare l’ossessione. Per l’amico Tappo deve essere tutto perfetto, un maniaco dell’ordine. Va in panico nel momento in cui qualcosa non va come aveva programmato.

Le informazioni riportate in questo articolo, non sono consigli medici, hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico.

giovedì 25 aprile 2019

Da Angelina Jolie a Leonardo Di Caprio, le star che soffrono di malattie mentali

Depressione, disturbo ossessivo compulsivo, disordini alimentari: molti vip hanno avuto a che fare con questi problemi mentali, ecco chi sono. Sono davvero tante le celebrità che hanno dovuto affrontare disturbi quali la depressione, le crisi d’ansia e gli attacchi di panico. Eppure stiamo parlando di star amatissime dal pubblico, che hanno dalla loro parte un grande talento e un successo incredibile. Molti di loro hanno scelto di parlare apertamente della loro malattia mentale, per sensibilizzare gli altri su argomenti che ancora oggi sono spesso dei tabù. 




Le star tra ansia e depressione.

Il fatto che queste non siano malattie “visibili”, non diagnosticabili con esami del sangue o radiografie, non le rende meno reali: ansia, attacchi di panico e depressione sono problemi che affliggono milioni di persone, e tra di loro c’è anche qualche celebrità. Ad esempio Halle Berry, la splendida attrice americana, ha confessato diversi anni fa al magazine Parade di aver sofferto di depressione, tanto da aver tentato il suicidio con il gas. In anni più recenti, l’attore Dwayne Johnson, conosciuto come “The Rock”, ha rivelato all’Express di aver trascorso un periodo difficile proprio per la depressione, quando era ancora un ragazzo. Il tentato suicidio di sua madre, l’incidente che gli ha impedito di proseguire la sua carriera nel football e una delusione amorosa sono stati alcuni dei fattori che lo hanno portato in un vortice di sofferenza. Anche Owen Wilson avrebbe sofferto di depressione: secondo i media, l’attore di Starsky & Hutch avrebbe addirittura tentato il suicidio, dopo la fine della sua relazione con Kate Hudson. Il giovane Zayn Malik, cantante dei One Direction, ha raccontato apertamente al Time i suoi problemi di ansia, dichiarando di voler essere sincero con i suoi fan e di voler far capire che non c’è nulla di cui vergognarsi. 

I vip che soffrono di disturbi mentali.

Angelina Jolie Angelina Jolie ha combattuto con diversi problemi di salute mentale: in un’intervista su WSJ ha rivelato di aver sofferto di depressione e di anoressia, quando era molto giovane. Di disturbi alimentari hanno sofferto anche molte altre star: Elton John, ad esempio, negli anni ’90 ha combattuto con la bulimia. Lady Gaga, invece, ha per anni affrontato sia la bulimia che l’anoressia e ha anche fondato un movimento “Body Revolution” per convincere le donne ad amare se stesse. Alcuni vip fanno invece i conti da tantissimo tempo con il disturbo bipolare, una malattia caratterizzata da frequenti e improvvisi cambiamenti nel tono dell’umore e da tanti altri sintomi che inficiano la vita sociale di chi ne soffre. Mel Gibson, per esempio, ha annunciato di avere un disturbo bipolare di tipo I, più insidioso e difficile da gestire. L’attrice Catherine Zeta-Jones, invece, avrebbe quello di tipo II, più leggero. Leonardo Di Caprio e David Beckham sono accomunati dal disturbo ossessivo compulsivo. Il primo pare ne avrebbe sofferto sin da bambino, e che ancora oggi di tanto in tanto debba affrontarne alcuni sintomi. Il secondo invece lo ha confessato in un’intervista televisiva del 2006, parlando di come senta il bisogno di avere sempre tutto in ordine e in fila. 

Dal Sito: donnaglamour.it