Visualizzazione post con etichetta Psicologo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Psicologo. Mostra tutti i post

giovedì 4 giugno 2020

Psicologo o Psicoterapeuta, Psichiatra o Neurologo, Counselor o Coach




Un bel giorno della nostra vita, può capitare che tutti gli sforzi fatti fino a quel momento per “stare bene”, non reggano più il peso di un disagio che si fa strada sempre più prepotentemente dentro di noi.

A volte si tratta di una reazione a qualcosa che è accaduto senza che noi potessimo farci niente, facendoci sentire impotentiarrabbiati e tristi, come la perdita di una persona cara, una malattia, l’abbandono della persona amata, un licenziamento…

Altre volte, sentiamo solo che abbiamo perso la “voglia di vivere” e l’entusiasmo per le piccole cose, sostituiti da un senso di noia e di frustrazione.

Sentiamo, allora, la necessità di rivolgerci a qualcuno che abbia le giuste competenze per poterci dare una mano a superare questo malessere e a ritrovare la serenità perduta.

Ma qual è la persona giusta per noi?

Esistono molte figure di aiuto in ambito psicologico e di vita in generale e non sempre è chiara la distinzione tra una e l’altra.

Vediamole insieme una per una per capire meglio a chi rivolgersi per risolvere i propri disagi.



Chi è lo psicologo?

E’ una persona che utilizza le sue competenze professionali per accompagnarti nell’esplorazione e comprensione di te stesso e/o dei tuoi eventuali dubbi, difficoltà, disagi e preoccupazioni.

Lo psicologo non può prescrivere farmaci, ma può aiutarti attraverso colloqui di sostegno, consulenze, tecniche di rilassamento, ecc.

Il percorso di studi dello psicologo consiste in:

  • laurea in psicologia;
  • tirocinio pratico post laurea di almeno 1 anno;
  • superamento dell’esame di stato per l’abilitazione alla professione;
  • iscrizione all’albo professionale degli psicologi sezione A (nella sezione B si può iscrivere chi ha conseguito la laurea junior dopo 3 anni di studi, ma non può dirsi psicologo né esercitare la professione di psicologo).

Senza aver svolto tutte queste tappe non ci si può definire “psicologi” e per la legge è un “esercizio abusivo della professione”.

Chi è lo psicoterapeuta?

Lo psicoterapeuta è uno psicologo o un medico che si è specializzato in psicoterapia dopo essersi diplomato presso una scuola, riconosciuta dallo Stato, della durata di almeno 4 anni (più un tot. di ore di tirocinio pratico professionalizzante).

L’intervento dello psicoterapeuta è più profondo di quello dello psicologo e può durare molto più a lungo proprio perché va a lavorare su dinamiche più “antiche” ed utilizza tecniche specifiche.

Anche lo psicoterapeuta (ad esclusione dei medici specializzati in psicoterapia) non può somministrare farmaci.

Non tutte le psicoterapie sono uguali: esistono metodi, anche molto diversi tra loro, che hanno alla base tecniche specifiche che si riferiscono ad un particolare modello di riferimento.

Il percorso di studi dello psicoterapeuta consiste in:

  •  laurea in psicologia o medicina e chirurgia;
  • tirocinio pratico post laurea di almeno 1 anno;
  • superamento dell’esame di stato per l’abilitazione alla professione;
  • iscrizione all’albo professionale degli psicologi con aggiunta alla sezione degli psicoterapeuti;
  • tirocinio professionalizzante contestuale al corso di specializzazione;
  • diploma di specializzazione presso una scuola di psicoterapia di almeno 4 anni riconosciuta dallo Stato.

Senza aver svolto tutte queste tappe non ci si può definire “psicoterapeuti” e per la legge è un “esercizio abusivo della professione”.

Chi è lo psichiatra?

Lo psichiatra si occupa delle malattie mentali e, in quanto medico, può intervenire farmacologicamente sui disturbi psichici ponendo maggiore attenzione al sintomo e alla sua risoluzione.

A seconda dell’approccio che segue, lo psichiatra, può anche intervenire a livello psicologico o lavorare con altri professionisti della salute mentale.

Il percorso per diventare psichiatra consiste nel superare le seguenti tappe:

  •  laurea in medicina e chirurgia;
  •  tirocinio pratico post-laurea;
  • superamento dell’esame di stato per l’abilitazione alla professione;
  •  iscrizione all’albo professionale dei medici chirurghi;
  • specializzazione in psichiatria;
  • tirocinio professionalizzante.

Solitamente si rivolge allo psichiatra chi:

  • ha bisogno di un supporto farmacologico per superare un momento particolarmente difficile (meglio se contestualmente a una psicoterapia);
  • soffre di gravi disturbi mentali (psicosi, schizofrenia, disturbo bipolare, ecc);
  • soffre di disturbi mentali che richiedono una terapia farmacologica.

Chi è il neurologo?

Il neurologo è un medico specializzato in neurologia e si occupa delle patologia legate al Sistema Nervoso Centrale, al Sistema Nervoso Autonomo e al Sistema periferico somatico.

Fino agli anni ’70, la figura del neurologo e quella dello psichiatra, erano unite sotto il termine di “neuropsichiatra” ma, anche in seguito alla riforma inspirata da Franco Basaglia, vennero distinte in due specializzazioni con oggetti di studio differenti: “Neurologia” e “Psichiatria”.

Il percorso per diventare neurologo consiste nel superare le seguenti tappe:

  • laurea in medicina e chirurgia;
  • tirocinio pratico post-laurea;
  • superamento dell’esame di stato per l’abilitazione alla professione;
  • iscrizione all’albo professionale dei medici chirurghi;
  • specializzazione in neurologia;
  • tirocinio professionalizzante.

Si rivolge al neurologo chi soffre di patologie come le seguenti:

  • morbo di Parkinson;
  • morbo di Alzheimer;
  • sclerosi multipla;
  • ictus;
  • cefalee;
  • epilessia;
  • malattie neuromuscolari;
  • tumori e malattie cerebrovascolari;
  • paralisi;
  • distonie;
  • lesioni o malformazioni del sistema nervoso in genere.

Chi è il counselor?

Il counselor svolge attività di “counseling” che viene così definito da AssoCounseling: «[…] un intervento informativo, esplicativo e di supporto finalizzato non tanto a trovare soluzioni, ma a far sì che il cliente mobiliti le proprie risorse per convivere meno dolorosamente con la propria situazione di vita reale nel quotidiano».

Il TAR del Lazio, con la sentenza 13020/2015, ha disposto la cancellazione di Assocounselling dall’elenco delle attività non regolamentate di cui alla L. 4/2013 e afferma che i counselor non hanno alcuna competenza per gestire il disagio psichico che attiene alla sfera della salute.

La suddetta sentenza dispone che il disagio psichico, anche fuori da contesti clinici, rientra nelle competenze della professione sanitaria dello psicologo e che la gradazione del disagio psichico, dunque, presuppone una competenza diagnostica non riconosciuta ai counselors.

coaching2

Chi è il coach?

Il coach svolge attività di “coaching” ai propri clienti che vengono chiamati “cochee”.

Wikipedia definisce il coaching come “una strategia di formazione che, partendo dall’esperienza di ciascuno, si propone di operare un cambiamento, una trasformazione che possa migliorare e amplificare le proprie potenzialità per raggiungere obiettivi personali, di team e manageriali.

Nel coaching, il presupposto è che ogni persona possieda delle potenzialità latenti che il coach tirerà fuori insegnando al cliente come utilizzarle per raggiungere i propri obiettivi.

A differenza del counselor, che è più una figura legata all’ascolto, il coach è più un allenatore sul campo della vita che offre al cliente gli strumenti che gli permetteranno di rafforzare la propria efficacia e la propria prestazione.

Il coaching non può essere utilizzato come terapia sostitutiva in caso di patologie psichiche particolari o legate a disturbi della personalità.

Attualmente, in Italia, il titolo di “coach” non ha valore legale e non vi sono albi professionali a cui iscriversi.

 


Dott.ssa Sarah Pederboni


Dal Sito: psicologiabenessere.it

sabato 7 marzo 2020

Ansia: come sconfiggerla con l’aiuto dello psicologo



L’ansia è attualmente tra i disturbi psichici più diffusi e dopo i recenti fatti di cronaca relativi all’influenza COVID 19 pare possibile registrare un ulteriore aumento di questo tipo di disturbo.

Ma cos’è, psicologicamente parlando, l’ansia?

E’ un’emozione che, al contrario della paura, deriva da un pericolo futuro ed incerto; ci segnala che c’è qualcosa che potrebbe accadere e che potremmo non riuscire ad affrontare.

E’ quindi generata più dai pensieri relativi ad un evento, che dall’evento stesso come invece potrebbe essere la paura. Di per sé non è quindi patologica, anzi si è evoluta per permetterci di sopravvivere ed evitare i pericoli potenzialmente fatali.

L’ansia è classificata quindi come un’emozione adattiva che però può diventare rapidamente un disturbo se viene provata intensamente per lunghi periodi.

In quali casi quindi, si può parlare diansia patologica?

Si può parlare di patologia quando l’ansia perde la sua caratteristica di funzionalità: quando viene provata frequentemente in più contesti, anche e soprattutto quando non c’è un pericolo vero a proprio.

In questi casi può essere di grande aiuto uno psicologo o uno psicoterapeuta. Nell’ultimo periodo infatti si sono sviluppate diverse psicoterapie e interventi, operati però sempre da psicologi o psicoterapeuti, per rispondere alla maggiore richiesta da parte delle persone di tecniche e metodi per gestire gli stati ansiosi in cui si ritrovano.

L’intervento di uno psicologo può aiutarci a riconoscere i triggers, cioè quelle situazioni o eventi che ci provocano uno stato d’ansia e, al contempo, insegnarci determinate tecniche per affrontarli in maniera più adattiva.

In ogni caso, è bene tenere presente che essere in uno stato d’ansia o di forte stress per lunghi periodi è deleterio non solo per la nostra salute psicologica, ma anche per quanto riguarda il benessere del nostro corpo.

I nostri pensieri infatti agiscono direttamente sul nostro fisico grazie a degli ormoni come il cortisolo e l’adrenalina, che vengono rilasciati quando ci sentiamo in pericolo.

Quando proviamo ansia si attiva infatti un insieme di circuiti cerebrali che innescano il sistema di attacco e fuga (fight or flight) che prepara il nostro corpo a rispondere ad un’eventuale minaccia; essere però spesso in questo stato, ci impedisce di espletare altre funzioni per cui il nostro corpo deve necessariamente essere tranquillo come dormire, digerire e rigenerarsi.

Una mancanza di sonno prolungatadovuta a difficoltà a dormire, spesso determinata all’ansia, può avere effetti deleteri sulle nostre funzioni cognitive superiori, come la concentrazione, l’attenzione e la regolazione emotiva.

Un ulteriore aiuto che può venire dalla psicologia riguarda quelle tecniche di rilassamento che possono aiutare ad avere un sonno più riposante.

Queste strategie permettono di imparare a riconoscere e bloccare pensieri ripetitivi negativi che stanno alla base dell’ansia, accettandoli e mettendoli da parte con pazienza ed empatia verso se stessi.

Un consiglio generale, soprattutto quando si parla di problematiche psicologiche, è di non aspettare che la situazione diventi grave o addirittura ingestibile prima di chiedere aiuto ad un professionista.

L’ansia non diventa patologica in breve tempo, ma è il risultato di mesi, se non addirittura anni, di pattern di pensiero disadattivi.

Chiedere aiuto quando il disagio è agli inizi, permette di ottenere risultati migliori e più veloci in terapia, evitando anche sofferenza alla persona stessa: non è mai sciocco chiedere aiuto, se ci si sente in difficoltà!

sabato 25 gennaio 2020

GESTIONE DELL’ANSIA: PERCHÉ È IMPORTANTE RIVOLGERSI A UNO PSICOLOGO






L’ansia può essere considerata una risposta fisiologica del nostro organismo a degli stimoli ambientali. E’ normale soffrirne, ad esempio, quando ci viene richiesta una prestazione di elevata difficoltà, o comunque in tutte quelle situazioni che presuppongono un pericolo.

Il problema nasce nel momento in cui l’ansia risulta eccessiva rispetto allo stimolo esterno, o addirittura non correlata ad alcuno stimolo appropriato. In questi casi può essere necessario imparare a gestire l’ansia con l’aiuto dello psicologo, professionista che dovrebbe diventare la figura di riferimento per tutti coloro che soffrono di questi disturbi.

QUANDO PRENOTARE UNA SEDUTA CON LO PSICOLOGO

Non sempre l’ansia costituisce un problema, in molti casi essa è infatti limitata nel tempo e correlata ad uno stimolo appropriato.

Ci sono situazioni in cui però l’aiuto di uno psicologo potrebbe tornare utile. I pazienti dovrebbero rivolgersi a questo professionista nei casi in cui il disturbo dovesse protrarsi per settimane, magari anche peggiorando giorno dopo giorno. Il supporto psicologico costituisce un valido aiuto per coloro che si sentono sopraffatti dall’ansia e che non riescono più a svolgere con serenità le normali attività della vita quotidiana, il che comporta un peggioramento della qualità della vita.

I pazienti possono arrivare ad essere così sopraffatti dallo stato ansioso da sperimentare degli attacchi di panico. Anche questi ultimi hanno un impatto notevole sulla qualità della vita, dal momento che sono delle esperienze difficili da dimenticare e che possono far nascere anche il timore di provarne altre simili in futuro.

TERAPIA: COSA FARE A SECONDA DEL DISTURBO

La terapia proposta al paziente può essere diversa a seconda dello specifico disturbo. E’ fondamentale dunque uno studio del singolo paziente, al fine di scegliere una terapia personalizzata che possa davvero essere efficace nel contrastare gli stati ansiosi del soggetto.

Esistono numerosi disturbi d’ansia, ciascuno con delle caratteristiche specifiche. Lo psicologo è un professionista che ha studiato per inquadrare il disturbo dei pazienti a cui offre il suo aiuto, al fine di arrivare ad individuare il miglior approccio terapeutico.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la psicoterapia cognitivo comportamentale svolge un reale effetto benefico nel trattamento dei disturbi d’ansia e che può essere sfruttata anche come unica terapia per la risoluzione del problema.

Affidandosi ad uno psicologico specializzato nella gestione di questi disturbi, si potranno notare dei miglioramenti già dopo le prime sedute, ricordando comunque che il percorso verso la guarigione non ha una durata predefinita ed uguale per tutti i pazienti, ma dipende dalla risposta della singola persona.

Se la situazione non si dovesse risolvere con la sola terapia cognitivo comportamentale, a questa potrebbe essere necessario affiancare anche una terapia farmacologica. Le molecole maggiormente utilizzate appartengono alle famiglie degli antidepressivi – in particolare gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina – degli ansiolitici e dei beta bloccanti. Questi ultimi sono sfruttati soprattutto per la gestione dei sintomi fisici che si possono associare a questo disturbo psicologico e che meritano di essere trattati perché possono incidere molto sulla salute del paziente.

mercoledì 27 novembre 2019

Perché abbiamo bisogno dello psicologo

La paura delle malattie nella moderna società dove si esalta l’efficienza umana è una delle più comuni perché la malattia ostacola il nostro e l’altrui benessere.

Quando poi emerge la paura di avere una malattia della mente ci destabilizziamo perché tendiamo a identificarci più strettamente con la nostra mente piuttosto che con il nostro corpo. Così spesso si pensa che rivolgersi allo psicologo per farsi “curare” è come ammettere di avere una malattia mentale, di “essere matti”.

In realtà lo psicologo può aiutarci a integrare aspetti della nostra personalità che teniamo lontani dalla nostra percezione cosciente perché non li accettiamo. Questi aspetti però non spariscono ma si manifestano attraversoaltri canali quali sogni, comportamenti particolari, reazioni eccessive o sintomi di vario tipo come ansia, panico, depressione, dipendenza, condizionando quindi la nostra esistenza.

A ciò si aggiungono i molti problemi comunemente affrontati dagli individui e dalle famiglie compresi il disagio coniugale, i problemi della genitorialità, la difficoltà nell’attaccamento, il divorzio, l’abuso, l’elaborazione di un lutto, il tradimento, il mobbing.

In tutti questi casi è evidente come le esperienze passate da un membro della famiglia possano causare disagio a quello stesso individuo e ai suoi familiari.

Cos’è la psicologia

La psicologia ci può aiutare a esprimere le nostre emozioni, i nostri desideri e a “tirar fuori” le risorse positive presenti in ognuno di noi, stimolandoci a condurre la nostra esistenza coerentemente con i nostri principi, con il nostro ambiente e con la nostra realtà sociale.

La psicologia infatti è la scienza che studia il comportamento umano e che cerca di comprendere e interpretare i processi mentali e affettivi che lo determinano. Come branca deve essere regolamentata e per questo per poter esercitare la professione di psicologo, sezione A, occorre conseguire una laurea quinquennale in Psicologia, effettuare poi un tirocinio di un anno e sostenere un Esame di Stato. Solo in seguito al suo superamento è possibile iscriversi all’Albo degli Psicologi, condizione necessaria per svolgere questa attività.

Lo psicologo, in quanto appartenente per legge a un Ordine, deve sottostare ai principi del Codice Deontologico, il quale prescrive comportamenti a garanzia di un esercizio professionale corretto a tutela dell’utenza. Di conseguenza l’affidarsi a un professionista regolarmente iscritto all’Albo fornisce al cittadino garanzie che altrimenti sarebbero impossibili da ottenere rivolgendosi a persone non abilitate.

Occorre aver chiara la differenza tra il professionista adeguatamente formato e una serie di altre figure (counselor, reflector, psicofisologo, pedagogista clinico) che non sono per legge obbligate a rispondere del proprio operato di fronte a un Ordine o a un Collegio Professionale che abbiano stabilito criteri deontologici e tecnici attraverso quali svolgere correttamente la propria attività.

Lo psicologo, come richiesto dal Codice Deontologico, aggiorna continuamente la propria formazione e utilizza soltanto le tecniche e le conoscenze per le quali ha ottenuto adeguata formazione.

Cos’è la psicoterapia

Un’ulteriore formazione è necessaria affinché si possa svolgere psicoterapia. Lo psicoterapeuta, infatti, è uno psicologo o un medico abilitato a svolgere anche attività di psicoterapia dopo aver frequentato una successiva scuola di specializzazione quadriennale riconosciuta dallo Stato. Lo psicologo-psicoterapeuta non prescrive farmaci, ma utilizza come strumenti la relazione, l’ascolto e la parola.

Lo psicoterapeuta competente aiuta la persona a ritrovare le radici dei propri blocchi e conflitti in modo che la persona raggiunga il cambiamento desiderato e una crescita personale.

Lo scopo della psicoterapia è quello di apprendere le motivazioni che hanno portato la persona a essere qual è.Fondamentale in questo percorso è soprattutto una buona alleanza tra il professionista e il paziente perché ogni seduta è un lavoro basato sulla collaborazione attiva del paziente stesso, che attraverso dei colloqui viene condotto all’elaborazione dei nuclei disfunzionali della sua persona e presenti nelle relazioni che egli stesso vive.

La psicoterapia, intesa come quel ramo della psicologia che analizza la sofferenza psicologica e pone in essere degli interventi per un nuovo benessere del paziente. Esistono ormai numerosi approcci teorici e metodologici di psicoterapia: l’approccio psicodinamico, sistemico-relazionale, cognitivo, comportamentale, della Gestalt, ecc.  In realtà oggi sarebbe più giusto di parlare di Psicoterapie per la varietà di approcci teorici e metodologici che negli anni si sono sviluppati.

Dal Sito: drlorenzoflori.it 

venerdì 22 novembre 2019

Credi anche tu alla bugia che lo psicologo è per “deboli”?



Diciamoci la verità, la figura dello psicologo è stata sempre circondata da luoghi comuni e pregiudizi.
Se in passato il più ricorrente è stato “dallo psicologo ci vanno i pazzi” oggi quello più in voga è sicuramente “dallo psicologo ci vanno i deboli”.

Tutti sappiamo che non è così, il problema è che per l’essere umano talvolta chiedere aiuto è veramente complicato.

Facciamo un attimo dell’autoironia su noi stessi.

Vita di tutti i giorni.

Pensate a quando una donna decide di voler fare “da sola”. Nemmeno un terremoto riuscirebbe a smuoverla da quella posizione.

Oppure pensate a quanto è difficile per un uomo chiedere indicazioni stradali se per caso si è perso con la macchina e accanto a lui c’è seduta una donna. In quel momento l’orgoglio prende il sopravvento, si ha il timore di mostrarsi insicuri e poco virili… per cui… piuttosto girerà tutta la notte a vuoto ma non si azzarderà mai ad abbassare quel dannato finestrino per chiedere aiuto!

Se le premesse sono queste, figuriamoci quanto possa essere difficile per certe persone chiedere aiuto ad uno psicologo :)

E se ci prendessimo tutti quanti un po’ meno sul serio? Se vivessimo la vita con più leggerezza?
Forse la soluzione è semplicemente diventare consapevoli di questi meccanismi interiori e passarci sopra.

In fondo ognuno di noi, chi più chi meno, ha il timore di essere giudicato. Se tornate un po’ indietro con la memoria vi accorgerete che il sistema educativo ha sicuramente una parte di responsabilità.

Per anni, fin da piccoli, a scuola hanno posto l’accento su ciò che sbagliavamo, evidenziando bene in “rosso” i nostri errori, non certo le nostre qualità.

Insomma, per troppo tempo ci hanno fatto credere che è sbagliato sbagliare.

Ma la verità è che gli studi degli psicologi non sono frequentati da deboli, ma da persone in gamba, coraggiose e sensibili che hanno il coraggio di accettare e superare i propri limiti.

Sono tantissime le persone di grande successo che, grazie alla loro testimonianza, hanno dimostrato la possibilità concreta di risolvere momenti difficili grazie al supporto professionale di uno psicologo o psicoterapeuta.

L’attore Alessandro Gassman ha raccontato di come sia possibile guarire dagli attacchi di panico: “Ho fatto il mio percorso psicologico e sono guarito. Tutti dovrebbero sapere che gli attacchi di panico sono un problema da affrontare e risolvere”

Gigi Buffon, campione del mondo e portiere fuoriclasse della nazionale, ha deciso di affrontare una volta per tutte la depressione, quel “buco nero dell’anima”, che lo ha inghiottito per mesi.
“Era come se la mia testa non fosse mia, ma di qualcun altro, come se fossi continuamente altrove. Pensavo che gli psicologi fossero figure che rubassero, tra virgolette ovviamente, soldi agli insicuri. Invece sono persone che servono, perché se ne trovi uno bravo e capace, trovi una figura con la quale non hai paura a confrontarti. Parli di tutto, ti apri, senza il minimo timore: e farlo non è mai facile”

Federica Pellegrini, atleta dei record nel nuoto italiano, ha rischiato di non gareggiare più per colpa dell’ansia: “L’ansia era diventata il mio guaio più grave, quando l’ansia toccava l’apice, non riuscivo nemmeno a entrare in acqua, arrivavo ai blocchi di partenza e correvo via. Dalla mia esperienza ho imparato che le persone che soffrono d’ansia hanno bisogno di sostegno. Se capita anche a voi non vergognatevi, quindi, di chiedere aiuto! E’ inutile cercare di superare questo tipo di problema da soli: si perdono molte energie e senza ottenere un risultato tangibile”

L’eccentrico (sugli schermi) attore Johnny Depp non avrebbe mai avuto una carriera di successo se non fosse riuscito a superare prima i suoi problemi di forte timidezza ed ansia sociale. L’aiuto di un professionista gli ha permesso di superare il disagio e passare le giornate facendo quello che ama di più.

L’attrice Gwyneth Paltrow ha rivelato di aver sofferto di depressione post partum: “la parte più difficile per me è stata prendere consapevolezza del problema. Penso sia molto importante per ogni donna poter parlare del proprio malessere…”

Anche l’attrice Catherine Zeta-Jonesha passato dei momenti difficili nel corso della sua vita: “Non c’è bisogno di soffrire silenziosamente e non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto”.

L’attrice-sceneggiatrice Emma Thompson ha sofferto di depressione a causa della sua infertilità: “Per anni contavo i bambini delle altre coppie per strada pensando che non sarei mai più stata felice.” Successivamente è riuscita ad uscire dalla sua depressione andando in terapia una volta alla settimana.

La scrittrice J.K. Rowling, autrice della saga “Harry Potter” alla fine è riuscita a vincere il proprio malessere: “Sono una grande sostenitrice della terapia, mi ha aiutata molto”.

Ma non è necessario rivolgersi ad uno psicologo solo in concomitanza di un disagio. Anzi, nella maggiorparte dei casi un percorso psicologico si rivela estremamente utile per superare dei normali momenti complicati della nostra esistenza e ritrovare l’equilibrio.

Ad esempio come è successo a Jennifer Aniston, attrice beniamina della serie televisiva “friends”: “Quando avevo trentanni scelsi di andare in terapia per pulire tutta la “merda” e il rumore che avevo dentro. La terapia è utile per capire chi siamo veramente, per educare noi stessi. E’ possibile fare chiarezza su un sacco di cose. Se non si è felici, è possibile diventare felici. La felicità è una scelta. Questa è la cosa che mi sento davvero di dire oggi.”

Anche altre celebrità come Jennifer Garner si sono rivolte ad uno psicologo nonostante non soffrissero di alcun disturbo specifico: “E’ facile quando soffriamo e siamo arrabbiati dare la colpa agli altri oppure dire “tanto passerà”. Ma alla fine ho dovuto fare i conti con la realtà. Ho pensato: “Perché la mia relazione non funziona? Quale parte del fallimento è sotto la mia responsabilità? Così ho iniziato la terapia per fare un percorso su me stessa”.

Nella vita, la difficoltà è la caratteristica che inevitabilmente precede quasi tutti i successi.

Sbagliare non è un dramma, non dobbiamo vergognarci nel cambiare rotta. Infatti ogni volta che succede abbiamo la possibilità di trasformare i problemi in opportunità, disponiamo di nuove scelte.

Eppure tutti noi temiamo l’insuccesso. Siamo stati cresciuti con la paura di sbagliare. Lo odiamo perché nell’immediato ci provoca un grande dolore, anche se ci porterà un beneficio nel lungo periodo.

Il fallimento ci rafforza perché abbiamo la possibilità di lasciar andare le cose che non funzionano concentrandoci su ciò che invece ci fa migliorare e crescere.

È importante ricordare che nella vita possiamo imparare dagli errori tanto quanto impariamo dai nostri successi. L’errore infatti non è qualcosa da evitare a tutti i costi ma qualcosa di molto prezioso, da coltivare e ascoltare attentamente.

mercoledì 30 ottobre 2019

Perché è importante andare da uno psicologo: eliminiamo gli stereotipi


Siamo tutti consapevoli di quanto sia importante mantenere una buona salute fisica. Eppure, spesso dimentichiamo una parte di noi altrettanto importante: la mente. Come saprete bene, anche la salute mentale influisce sul benessere fisico generale. Avrete sentito dire spesso che lo stato di ansia o le preoccupazioni, per esempio, possono essere somatizzate nel corpo. Non vi sembra, dunque, necessario prestare la dovuta attenzione anche alla nostra igiene mentale?

Per godere di un cervello in salute, prima di tutto è importante fare attenzione ad alcuni fattori che, spesso, passano inosservati. In realtà, identificarli è molto facile, ma per qualche motivo continuiamo comunque a non tenerli in considerazione. Prima o poi, però, questa specie di complice noncuranza ci costerà molto cara. Per questo motivo bisogna iniziare a prendersi cura della propria igiene mentale, mettendo in pratica i consigli che vi illustreremo a seguire.

Una buona igiene mentale si traduce in un maggior benessere

Quanto tempo occupano nella vostra mente le preoccupazioni legate al passato e al futuro? E così, spesso nella nostra testa non rimane quasi posto per il presente. All’improvviso ci accorgiamo di aver inserito il pilota automatico. Giornate senza senso si susseguono una dietro l’altra allo stesso modo, e smettiamo persino di goderci i piccoli piaceri della vita.

È importante imparare a mettere in pratica un’attenzione totalizzante, a concentrarci sul qui e adesso per fuggire da tutti quei pensieri che possono trasformarsi in ossessioni. Se vi è capitato di provare stress per un motivo simile, saprete bene di cosa stiamo parlando. Ma lo ieri non importa, e non importa nemmeno il domani. Spalancate gli occhi sull’oggi e godetevelo.

Oltre a questo primo aspetto, ce n’è un altro importante nelle nostre vite a cui forse non avrete ancora prestato la dovuta attenzione. I rapporti che avete con gli altri vi danno qualcosa o vi privano di qualcosa? Perché date così tanta importanza a qualcuno che non vi corrisponde? Cercate di essere brave persone e di fare contenti tutti, per poi venire ricompensati a suon di manipolazione e sofferenza.

Vi proponiamo questa riflessione: se date tutto per persone che non vi danno niente, forse non vi rimarrà più tempo da dedicare alle persone che, invece, meriterebbero di più. Riflettete sulle relazioni che intrattenete. A volte abbiamo paura di prendere una decisione, di dire “la nostra amicizia/relazione finisce qui”, perché abbiamo paura di perdere tutto quello su cui abbiamo investito tanto. Ma la verità è che non ne è valsa la pena. Se riuscissimo a chiudere quelle relazioni, la nostra igiene mentale ne uscirebbe sollevata e favorita.

Allontanatevi dalla visione pessimista della realtà

È facile optare per una visione pessimista della realtà quando tutto va male. Ma questo è sintomo di una bassa resilienza e comporta grossi rischi: la vostra felicità e la vostra igiene mentale potrebbero essere in pericolo. Dovete rendervi conto che non tutto può essere letto soltanto in un modo. Un licenziamento o la rottura di una relazione possono essere considerate delle disgrazie oppure delle opportunità di crescita. Siete voi a scegliere a quale strada volete ricondurre quel fatto.

Inoltre, vi date ciò di cui avete bisogno? Prendervi cura di voi stessi, coccolarvi, alimentarvi in modo sano, fare attenzione a come state… sono di certo azioni che qualche volta (o molte volte) avrete sottovalutato. Forse perché siete così concentrati sugli altri da dimenticarvi di pensare a voi stessi o forse perché a volte lasciate che la vostra felicità dipenda dagli altri. Si tratta di un terribile errore, che può portarvi a vedere la vita in modo molto negativo. Voi venite prima degli altri, e non si tratta di egoismo. Si tratta di amarvi e di valorizzarvi, senza aspettare che gli altri lo facciano per voi.

Di sicuro in qualche momento della vostra vita vi sarà capitato anche di sentirvi bloccati, perché non riuscivate a raggiungere un obiettivo. Tuttavia, avete controllato che fosse davvero raggiungibile? Spesso ci riproponiamo di raggiungere delle mete che, per quanto lo desideriamo, non sono realizzabili. Ogni obiettivo che ci poniamo dev’essere realistico. Liberatevi dai sogni impossibili che generano solo frustrazione, ansia e una sensazione di inutilità. Sarà una decisione molto positiva per la vostra igiene mentale.

Vi siete resi conto di quanto può essere importante una buona igiene mentale? E ci sono molti altri comportamenti che possono farvi bene, come eliminare le aspettative, smetterla di lambiccarvi il cervello su questioni che non portano da nessuna parte, evitare di voler cambiare le persone a tutti i costi e imparare a gestire le vostre emozioni.

Tendiamo a complicarci la vita o a dare essa la colpa di tutto ciò che ci succede quando, in realtà, renderla molto più semplice e più piacevole è nelle nostre mani. Non tutto è terribile come sembra, non tutto è brutto come crediamo. Ripulire la nostra mente da tanti pensieri sopravvalutati e che ci impediscono di vedere con chiarezza ci permetterà di raggiungere il vero benessere. Qui si colloca la figura dello psicologo, come professionista ed esperto del benessere in generale, non abbiatene paura.

lunedì 16 settembre 2019

Perché sono così apatica?


Dal greco a-pathos, l'apatia indica assenza di passione. È questo il significato etimologico del termine che fa coincidere la passione tutto ciò che riguarda la sfera affettiva, cioè: le emozioni, i sentimenti e i desideri.

Sintomi

I sintomi dell'apatia sono caratterizzati dalla mancanza di voglia di fare, che si manifesta sia verso attività concrete, come ad esempio gli hobby, sia verso la progettualità del proprio futuro; dallo scarso entusiasmo per le piccole e grandi cose della vita; e da un senso di vuoto.

«Anche se somiglia alla pigrizia, l'apatia non va confusa con essa poiché la pigrizia può essere un lato del carattere individuale che raramente è associato ad una sofferenza psicologica così come avviene nelle persone apatiche » dice il prof. Roberto Pani, psicoterapeutadocente di Psicologia Clinica all'Università di Bologna.

Allo stesso modo, l'apatia non va confusa con la depressione, di cui può essere uno dei tanti sintomi. «Non è detto però che l'apatia e la depressione vadano di pari passo».

Cause

Perché non si ha voglia di far niente? «Per rispondere a questa domanda, bisogna distinguere almeno tre categorie di apatia, che hanno appunto origini diverse» continua l'esperto.

1. La prima, che è la più frequente, è l'apatia che subentra in seguito a una delusione. «Alcune persone diventano apatiche per reazione ad aspettative disilluse: dentro di sé provano una grande rabbia che non sanno come esprimere se non soffocandola con l'assenza di motivazioni». Che senso ha la vita se non ho ottenuto ciò che speravo?

2. L'apatia a carattere imitativo. «È quel tipo di indolenza che connota la personalità di un individuo che è cresciuto in un contesto in cui i familiari erano privi di entusiasmo, e che quindi sono portati strutturalmente a "imitare" i comportamenti apatici appresi sin da piccoli» spiega l'esperto. Sono quelle persone che non hanno nulla da direné da fare perché credono di non provare niente o pensano che non abbia senso comunicare i propri pensieri.

3. L'apatia connessa alla depressione. «In questo caso, l'apatia è un sintomo che accompagna lo stato emotivo di profondo abbattimento: ha risvolti più gravi e significati più negativi». Si distingue dal primo tipo di apatia perché è associata ad autosvalutazione, ostilità repressa, scarsa energia e blocchi emotivi piuttosto intensi.

Come uscirne

«Innanzitutto, è importante che la persona apatica si renda conto di essere scivolata in un vuoto di azionie di emozioni, e che abbia un minimo di volontà di riacquistare l'energia» spiega il prof. Pani. Alcune persone potrebbero trovare normale la loro condizione di apatia e volersi così crogiolare in un limbo che tutto sommato funge da guscio protettivo contro la vita da "vivere pienamente".

«E poi la cura contro l'apatia dipende dal grado di gravità: se è un aspetto del carattere, è difficile aspettarsi un cambiamento — continua lo psicoterapeuta — diverso è il caso di chi diventa apatico dopo una delusione: ci sono azioni concrete che possono aiutare a uscire dallo stato passivo. Quando invece l'apatia è uno dei sintomi della depressione, è bene rivolgersi ad uno psicoterapeuta o, nei casi più seri, ad un medico psichiatra che può decidere se prescrivere farmaci specifici».

Cosa fare contro l'apatia

- Imporsi degli obiettivi, cominciando da quelli più fattibili, impegnarsi attivamente nel perseguirli.

- Cercare di riprendere un vecchio interesse, cominciando a seguirlo a poco a poco.

- Trovare il lato creativo anche nelle situazioni apparentemente più noiose, come un lavoro ripetitivo o i mestieri di casa.

- Evitare di ripetersi che il mondo sarà sempre lo stesso e non cambierà, ma convincersi che il primo passo per uscire dalla passività deve partire da noi.

Come stimolare una persona apatica

«Cercare di portarla fuori di casa, invitandola ad uscire in un contesto sociale stimolante a contatto con le altre persone: queste possono indirettamente suggerire che la vita è (ancora) ricca di cose da fare» consiglia l'esperto.

«Se una persona ha perso ogni motivazione perché è delusa da qualcosa (amicizie, amore, lavoro) è importante ascoltarla e fargli capire con garbo che il suo è un vissuto momentaneo, che passerà, lasciando spazio ad un ricordo». Se è vero che la perfezione nella realtà non esiste, è anche vero che quella stessa realtà riserva delle possibilità che sta a noi cogliere. 

L'apatia dei nostri tempi

Infine c'è una forma di apatia agevolata dalle contraddizioni dei nostri tempi.

«Da un lato la crisi economica e politica spegne ogni motivazione nel cercare lavoro o nel fare investimenti, dall'altro lato lo sviluppo dei socialnetwork propone immagini fittizie di una vita molto attiva che si scontra con una realtà all'apparenza più povera di stimoli - sostiene l'esperto - Inoltre rischiamo di illuderci di avere molti amici, mentre siamo appartati sul nostro divano, ma quando vogliamo uscire di casa non sappiamo più chi chiamare oppure tutti ci sembrano poco disponibili. E ciò può generare apatia».

Dal Sito: donnamoderna.com

venerdì 30 agosto 2019

Quali scuse ci inventiamo per non andare dallo psicologo?


“Non ho bisogno di andare dallo psicologo, perché non sono matto”. Quante volte abbiamo sentito questa frase in una conversazione tra amici, tra una coppia, in una discussione tra più persone o in una trasmissione televisiva?Eppure è un’affermazione molto sbagliata!

Se andiamo da un avvocato per risolvere delle questioni legali o dal medico quando abbiamo la tosse, perché non andare dallo psicologo quando non sappiamo gestire certe situazioni, quando ci sentiamo stressati o quando abbiamo dei problemi familiari?

Non tutto si riduce a un’alienazione mentale. La psicologia oggigiorno può trattare e migliorare tutti i campi e i contesti della persona. Tuttavia, sebbene stia acquisendo un valore sempre più positivo, la scelta di consultare uno psicologo è ancora accompagnata da numerosi pregiudizi. Le persone inventano innumerevoli scuse per non andare dallo psicologo, ma quali sono le più usate?

Scuse più comuni per non andare dallo psicologo

“Mi piacerebbe, ma non ho tempo”

Per la salute c’è sempre tempo. E se non lo troviamo, significa che lo stiamo usando per altre cose che probabilmente non sono così importanti. Coltivare il tempo per la mente e il corpo è molto utile per mantenere il buon umore e migliorare il rendimento negli impegni da affrontare ogni giorno.

Per questo motivo, risulta molto vantaggioso organizzarsi. A maggior ragione se abbiamo anche dei bambini. Se siamo abituati ad andare a fare la spesa due volte a settimana, possiamo andare al supermercato solo uno dei due giorni e dedicare l’altro a noi stessi. Tale tempo “risparmiato” possiamo utilizzarlo, per esempio, per andare dallo psicologo, fare sport, rilassarci con un bagno caldo, leggere, passeggiare…

“Non voglio raccontare le mie cose intime a un estraneo”

Se raccontate i vostri problemi di coppia a un’ amica, sapete che vi darà un consiglio da un punto di vista soggettivo. Ma un amico non è uno psicologo, uno psicologo dal canto suo non è nemmeno un consulente. Sebbene la cerchia sociale di una persona sia utile per proteggerla da certi disturbi, a volte sfogarsi non è sufficiente.

È la relazione che si mantiene tra il paziente e lo psicologo a rendere il processo oggettivo e professionale. Il terapeuta non giudica né censura e mantiene una riservatezza assoluta riguardo a ciò che viene raccontato dal paziente. Ma l’aspetto più importante è che offre delle soluzioni.

“Non sto così male da dover andare dallo psicologo”

E meno male! Nessuno può sopportare un malessere costante per l’intera giornata,anche quando attraversiamo un periodo particolarmente difficile. Tuttavia, se un malessere non si manifesta, non vuol dire che non esiste, bensì si nasconde finché qualcosa non lo fa “svegliare”.

Per caso andiamo dal dottore solo quando avvertiamo dolori articolari talmente forti da non poterci alzare dal letto? Non sarà meglio sapere che abbiamo la fibromalgia il prima possibile e poter ricorrere a un rimedio, invece di usare delle scuse per non andare dallo psicologo? Se, ad esempio, non siamo capaci di controllare l’ansia dobbiamo imparare a farlo. In tal senso, meglio prima che dopo.

“Il tempo cura tutto”

L’avanzare del tempo allevia una reazione inizialmente impulsiva. Vale a dire, ci permette di osservare le difficoltà da diverse prospettive e/o occultare il dolore. Tuttavia, purtroppo il passare degli anni non ha proprietà terapeutiche.

Molte volte invece di calmarci, dilata il nostro problema. Un problema che avremmo potuto risolvere in pochi mesi ci mortifica per anni, perché non siamo stati capaci di trovare una soluzione in tempo e l’abbiamo nascosto sotto il tappeto.

“Non ho soldi per pagare uno psicologo”

È evidente che non disponiamo tutti delle stesse risorse economiche, ma ciascuno di noi indirizza i propri mezzi verso le cose che contano di più. Molte volte, spendiamo più di 1.000 euro per un telefono, ma quando si tratta di salute, di solito non siamo così ben disposti a spendere.

Se invece il problema economico risulta essere più grave, oggi esistono alcune fondazioni o ONG che offrono un supporto psicologico gratuito. La consulenza on-line, inoltre, è uno strumento economico sia per il paziente che per il professionista.

“Non voglio prendere pillole”

Il lavoro che fa lo psicologo non prevede la prescrizione di medicinale. Il suo lavoro è essenzialmente terapeutico. È lo psichiatra che si impegna a regolarizzare a livello farmacologico i pazienti, attraverso l’ingestione di certe pillole come gli psicofarmaci.

Tuttavia, l’assunzione di certi medicinali non deve essere motivo di stigmatizzazione,perché talvolta sono fondamentali per il trattamento e migliorano diversi disturbi. Se una delle nostre ghiandole non funziona adeguatamente, è necessario riequilibrarla altrimenti può alterare vari aspetti della nostra vita: le nostre emozioni, il nostro appetito, il sonno o il desiderio sessuale.

“La gente non cambia”

Se noi psicologi credessimo questo, la nostra professione smetterebbe di esistere: crederemmo che le persone non siano capaci di imparare né di evolvere. Ma la realtà è ben lontana da tutto ciò. Si può cambiare con l’impegno e la costanza. L’unico ostacolo che ci impedisce di continuare a migliorarci è quello che imponiamo a noi stessi.

Quando ciò che vogliamo modificare riguarda un tratto fondamentale della nostra personalità, come per esempio l’introversione, il cambiamento è più complesso, in quanto risulta essere più radicato nella vita della persona, ma non è impossibile.

“Un mio amico l’ha provato e non gli è servito”

Ciascuno di noi vive le proprie esperienze e ha i suoi punti di vista, idee, abitudini e sensazioni. E proprio come ci dicevano spesso le mamme e le nonne: molte volte i paragoni sono detestabili. Un’idea basata sulle brutte esperienze altrui non è una verità, ma un pregiudizio.

D’altro canto, come in tutte le professioni, non tutti gli psicologi sono bravi o hanno come priorità il bene del paziente. Questo non vuol dire che la maggior parte dei professionisti siano incompetenti.

Che cosa si nasconde dietro le scuse per non andare dallo psicologo?

Tutte queste scuse per non andare dallo psicologo celano un certo grado di vergogna e paura. Si prova vergogna, in quanto ancora oggi esistono molti pregiudizi riguardo alla decisione di consultare uno psicologo, gli altri penseranno che siamo strani. Vi sono anche la paura di stare male e soffrire.

Le persone non vogliono esporsi a livello emotivo. Abbiamo paura di rivivere le cose che ci hanno fatto soffrire tanto. Ma a volte non ci rendiamo conto che quel dolore dal quale stiamo cercando di fuggire è lo stesso che proviamo tutti i giorni quando vogliamo azzittirlo.

Non vi è mai successo di sentirvi meglio, più sollevati,  anche solo dopo aver pronunciato ad alta voce quello che vi faceva stare male? Immaginati come vi potrete sentire meglio neutralizzando ciò che vi ha paralizzato per tanti anni. Avverrà quando direte al vostro psicologo: perché non sono venuto prima!

 Dal sito: focus-psicologia.it 

mercoledì 14 agosto 2019

Sostegno psicologico: quando serve e per quali casi?



In quanto scienza che studia il comportamento e la mente attraverso processi fisici, mentali e cognitivi, la psicologia può ritenersi un qualcosa di importantissimo nell’affrontare una serie di problematiche che, altrimenti, avrebbero un impatto nella vita di una persona: dalle semplici delusioni affettive fino ai più gravi lutti, sono tante le tipologie di situazioni che possono o meno avere una determinata gravità, anche in base alla risposta di una persona stessa. In ogni caso, agire su queste problematiche non è assolutamente facile è richiede un professionismo in grado di identificare la base del problema e agire su di essa.

Quali sono i problemi su cui può agire la psicologia?

Sono tanti i problemi su cui si può agire dal punto di vista psicologico: nonostante, per alcune persone, questi problemi possano essere ritenuti semplici da affrontare, non bisogna mai dare niente per scontato; alcune problematiche potrebbero essere avvertite in modo particolare da alcune persone, in base ai propri trascorsi o semplicemente considerando i punti deboli di ognuno. Per questo motivo, la psicologia fornisce un apporto comune per tutte le tipologie di problematiche, tra cui:

  • Ansia: una condizione piuttosto comune che, talvolta, non può essere risolta soltanto imponendosi la calma con esercizi di respirazione o meditazione. L’apporto psicologico permette di stabilire l’origine dell’ansia;
  • Depressione: un disturbo transitorio o prolungato, la depressione si genera a causa di difficoltà legate alla propria vita o alle proprie esperienze;
  • Attacchi di panico: spesso conseguenza delle due sopraccitate, gli attacchi di panico sono molto difficili da gestire, e portano il soggetto a soffrire di difficoltà respiratorie e di altro tipo, da curare se si verificano frequentemente
  • Lutti, che possono portare a soffrire di una situazione depressiva;
  • Difficoltà sessuali: si tratta di difficoltà che avvengono nella vita di coppia e che possono portare un determinato soggetto a soffrire per le sue difficoltà;
  • Problemi di coppia: legate non solo a difficoltà sessuali ma anche a tante altre problematiche.

Andare da uno psicologo: ci sono limiti di età?

E’ importantissimo sapere, al fine di non farsi sopraffare dalla vergogna o dal senso di disagio, che non esiste nessun limite di età nel campo della psicologia: considerare alcuni problemi come problemi minori o non adatti ad un adulto è assolutamente sbagliato, dal momento che – sottovalutando la propria problematica – si può commettere madornale di non agire sulla stessa, portando con sé gli strascichi di una condizione che si vuole ignorante volontariamente.

Se non si agisce sul proprio problema attraverso un supporto psicologico, si può rischiare di soffrire di conseguenze gravi nel corso del tempo, che si ingigantiscono con il passare di giorni, mesi o anni. E’ per questo motivo che uno psicologico, a meno che non sia specializzato in un determinato campo, offre supporto a tutte le fasce di età possibili, cercando la quadra per problemiinfantili, adolescenziali, legati all’età adulta o alla vita di coppia.

Per i traumi infantili, il compito della psicologia è quello di far prendere corpo e forma a un determinato disagio o trauma, provato – probabilmente – da piccoli e che condiziona parte dell’approccio con la realtà o con altre persone; attraverso questo processo maieutico l’obiettivo è quello di liberare ogni bambino dalle sue turbe, al fine di non determinare una preoccupante compromissione dell’età dell’infanzia, in cui avviene parte della formazione caratteriale e psicologica.

Diversamente, nell’adolescente il compito di uno psicologo è differente: l’adolescenza è una fase di transizione verso l’età adulta, che può portare con sé strascichi dell’infanzia e proietta il ragazzo verso un nuovo modo di vivere, fatto di più responsabilizzazione e progressivo distacco dal nido familiare; i problemi psicologici, nell’età dell’adolescenza, sono molteplici e piuttosto comuni, ma non sono comunque da trascurare perché potrebbero segnare in modo definitivo la crescita.

L’approccio con gli adulti è naturalmente diverso e prende in considerazione problematiche e modalità per affrontarle diverse, sia che si tratti dell’adulto preso singolarmente, sia che si affrontino problemi di coppia. I problemi, per un adulto, sono più materiali e difficilmente legati a traumi o altre sensazioni negative, come avviene nell’infanzia o nell’adolescenza: superare un lutto, una delusione lavorativa o semplicemente i diversi problemi della vita adulta può essere difficile e porta, inevitabilmente, all’insorgere di problemi legati ad ansia, stress, depressione e tanto altro di molto più preoccupante.

L’intervento può essere funzionale anche al miglioramento della vita di coppia, che può attraversare fasi di difficoltà in particolari momenti specifici e stressanti, come la nascita di un figlio, l’imminente matrimonio o l’inizio della convivenza. Attraverso alcune tecniche ed esercizi specifici, o semplicemente facendo in modo che due partner possano confrontarsi, l’obiettivo della psicologia è quello di migliorare la vita tra due fidanzati o sposi, ed evitare che il tutto termini in tragedia.

Dal sito: bloguominiedonne.info

lunedì 10 giugno 2019

Chi va dallo psicologo non è matto, è una persona in grado di amare se stessa

Come psicoterapeuta, mi capita spesso di incontrare in studio persone dotate di salute mentale, ma sofferenti, a causa della patologia sociale in cui viviamo immersi. Mi sono resa conto che, dagli adolescenti agli adulti, dietro a tante richieste di aiuto si cela spesso una struttura di personalità dotata di sensibilità, creatività, empatia e intuizione, oltre che a grande senso critico e introspettivo.


Ma nello specifico, oggi volevo soffermare l'attenzione su quei luoghi comuni errati alla base del timore dello psicologo. Mi ė capitato di sentire dire "basta la famiglia ad aiutare chi è in crisi" oppure “faccio da solo/a” o ancora "mica sono matto, dallo psicologo ci va solo chi sta male davvero", oppure ancora "Perchè devo andare dallo psicologo? Posso farcela da solo con le mie forze!".

Questi sono pregiudizi infondati e cerco di spiegare il perché: la famiglia non sempre può essere di aiuto, poiché spesso i peggiori contrasti si celano in casa. Ė vero che ci di può aiutare da soli, ma avere qualcuno che oggettivamente legge i problemi e non trova un soluzione, ma aiuta il paziente a trovare la giusta chiave per risolverli. Andare dallo psicologo significa darsi l’opportunità di comprendere e sciogliere un sintomo, un malessere interiore, per dare la possibilità di liberarci da quel disagio profondo che non consente di vivere serenamente la propria vita.

L’obiettivo di ogni terapia è di aiutare la persona a rendersi capace di gestire e orientare la propria vita secondo le proprie scelte, in piena autonomia e libertà. La sofferenza emotiva è meno accettata dalle persone rispetto a quella fisica: se i problemi sono fisici, infatti, è più facile poter chiedere aiuto, ma quando si tratta di emozioni tutto si complica.

Vissuta come elemento negativo della nostra esistenza, alla sofferenza psicologica vengono associati termini come fragilità, debolezza, dipendenza; per questo motivo diventa così difficile chiedere aiuto quando si tratta di stare male emotivamente, perché ci si convince che così ci si possa rendere ridicoli. In realtà, chiedere aiuto per uscire da una sofferenza psicologica è l’atto più coraggioso che si possa fare; ostinarsi a non chiedere aiuto, convincendosi di dovercela fare da soli ad ogni costo, può risultare controproducente e rischia di aggravare il disagio psicologico, piuttosto che risolverlo davvero.

Lo psicoterapeuta è formato a non giudicare secondo principi morali, ma cercare di capire e dare voce alle emozioni aggrovigliate. Spesso noto che i pazienti esprimono sollievo già solo nell’essere accolti ed ascoltati in silenzio da un'altra persona. Il terapeuta non impartisce lezioni di vita, ma si fa strumento della psicoterapia per rendersi utile al paziente. E’ attraverso la relazione con il terapeuta, infatti, che il paziente conosce e diventa pienamente consapevole di se stesso, trovando nuovi modi alternativi e più funzionali alla risoluzione del disagio che l’ha condotto dallo specialista.

Chi va dallo psicologo dunque dimostra a se stesso e agli altri di essere una persona che si permette di desiderare la felicità e il benessere, superando i momenti di fragilità e difficoltà. Chi intraprende un percorso psicologico sa chiedere aiuto per i problemi emotivi e affettivi, decidendo di volersi prendere cura di se comprendendo di non riuscire a farcela da solo. Penso sia importante sottolineare che chi va dallo psicologo coraggiosamente accetta la possibilità e il rischio di conoscersi profondamente e autenticamente nelle proprie risorse e nei propri limiti.

D.ssa Ernestina Fiore Psicologa Psicoterapeuta

Dal Sito: targatocn.it 

venerdì 22 marzo 2019

Psicologo, psicoterapeuta, psichiatra: in caso di disagio a chi mi devo rivolgere?

Uno stato di disagio e il disagio di quale professionista scegliere

Stiamo vivendo un disagio che da tempo ci attanaglia e compromette la qualità della nostra vita tenendoci bloccati e facendoci soffrire? Ansia, depressione, attacchi di panico, perdita di memoria, comportamenti bizzarri… Non sottovalutiamo certi vissuti… né quelli che viviamo in prima persona, né quelli delle persone care che ci stanno attorno.

Per prenderci cura in modo corretto di noi stessi è importante, innanzitutto, essere consapevoli che qualcosa nella nostra vita non va. Questo non significa essere pazzi o deboli, significa semplicemente essere coscienti che ci troviamo in un momento di disagio, di difficoltà e chiedere aiuto, il giusto aiuto, è la soluzione migliore per uscire da una situazione che ci vede intrappolati in schemi e modalità comportamentali poco efficaci, anzi, deleteri…

Capire quali sono le figure professionali, che più di tutte, si occupano del benessere della salute mentale e ci possono accompagnare a migliorare una situazione che oramai ci sta stretta e che ci fa soffrire, può essere davvero di grande aiuto.

Psicologo, Psicoterapeuta e Psichiatra sono le professioni che in primis si occupano di salute mentale, a diversi livelli, e proprio per questo hanno competenze e modalità d’intervento diverse.

Al riguardo vi è parecchia confusione, ma vediamo di fare chiarezza!

Chi è lo Psicologo?

Lo Psicologo è colui che si è laureato in psicologia, in uno dei suoi diversi indirizzi: età evolutiva, clinica, di comunità, neuropsicologia, ecc… e dopo l’esame di Stato ed aver conseguito l’abilitazione, si è iscritto all’Albo professionale, ovvero all’Ordine degli Psicologi della propria regione. Questo è molto importante, in quanto consente a ciascun cittadino di verificare se il professionista al quale si sta rivolgendo è proprio chi dice di essere! La professionalità e la tutela della persona prima di tutto!

Lo Psicologo attua interventi sia a carattere individuale, sia di gruppo, sia attraverso interventi di sensibilizzazione della comunità. Si occupa di benessere e di prevenzione del disagio. Può lavorare nell’ambito dell’infanzia e dell’adolescenza (disturbi dell’apprendimento, motivazione e metodo di studio, educazione sessuale, …), a sostegno della genitorialità, in strutture quali comunità per tossicodipendenti o disabili e nelle residenze per anziani (solo per citarne alcuni).

Chi è lo Psicoterapeuta?

Lo Psicoterapeuta è lo Psicologo o il Medico, iscritto al relativo Albo, che ha conseguito una specifica formazione professionale in psicoterapia. Questa è successiva alla laurea e si realizza con un percorso post universitario della durata di quattro anni. Lo Psicoterapeuta svolge attività di prevenzione, sostegno, diagnosi, cura e riabilitazione, in modo a volte più mirato di uno psicologo, proprio alla luce del percorso formativo svolto. E’ lo specialista che si occupa di psicoterapia: attraverso strumenti clinici e la relazione terapeutica, è in grado di accompagnare la persona verso un processo di cambiamento volto al raggiungimento di un migliore stato di equilibrio e alla riscoperta del sé.

La psicoterapia è un viaggio che ci consente di raggiungere l’autonomia: consapevolezza, spontaneità, intimità. Migliora la nostra qualità di vita, dandoci la possibilità di decidere il nostro destino.

Ci aiuta ad acquisire nuovi strumenti per dare il giusto significato all’esperienza e risolvere in modo efficace, attivo e propositivo i problemi. Inoltre rappresenta una garanzia per il nostro benessere futuro: permette di creare un circolo virtuoso di pensieri-emozioni-comportamenti per mantenere una buona qualità di vita.

Lo Psicologo-Psicoterapeuta non può prescrivere farmaci, ma se lo ritiene opportuno, si avvale di uno Psichiatra di fiducia che possa seguire il cliente nella parte farmacologica.

Chi è lo Psichiatra?

Lo Psichiatra è colui che si è laureato in medicina e che si è poi specializzato in psichiatria. Lo Psichiatra studia gli aspetti organici della psiche e dei disturbi mentali. Pone attenzione soprattutto ai sintomi e su di essi interviene principalmente da un punto di vista farmacologico.

Il sostegno attraverso il farmaco, in alcune condizioni di disagio psichico, è molto importante. Proprio per questo è fondamentale rivolgersi ad un esperto che possa dare le giuste indicazioni. E’ opportuno diffidare da consigli di amici o finti esperti che non siano Psichiatri! Potrebbe essere più dannoso che benefico…

Accanto al supporto farmacologico, spesse volte, è però importante affiancare anche un percorso psicoterapeutico… attenuare il sintomo è sì di grande aiuto, ma fare un passo oltre e capire da dove viene quel sintomo può essere il punto di svolta per migliorare la nostra vita.

Altra precisazione importante è che lo Psichiatra si occupa principalmente di persone adulte. Per i disagi relativi l’ambito dell’infanzia e dell’adolescenza è opportuno rivolgersi al Neuropsichiatra Infantile.

Dal Sito: vicenzapiu.com

mercoledì 20 giugno 2018

Quando è bene rivolgersi ad uno psicologo?



Molte persone credono che rivolgersi allo psicologo sia un segno di debolezza e di incapacità di affrontare le difficoltà che la vita ci propone. In realtà, non si rendono conto che richiedere un aiuto professionale significa essere consapevoli dei propri limiti e decidere coraggiosamente di affrontarli. Del resto, le persone veramente forti non sono coloro che seppelliscono le proprie debolezze, ma che cercano di affrontarle e di risolverle. 

Inoltre, è importante sottolineare che non è necessario essere “pazzi”, come invece si tende a credere, per poter usufruire dell’aiuto dello psicologo, poiché ci sono alcune fasi o periodi dell’esistenza che possono risultare particolarmente difficili da gestire (come interrompere relazioni amorose forti, avere figli, sposarsi o venire a conoscenza di una patologia) e che possono dare origine ad ansia, depressioni, disturbi alimentari o psicosomatici. 

In tali circostanze spesso non si riesce a trovare una via d’uscita e si cominciano a svalutare le proprie risorse personali, arrivando a sperimentare paura, sofferenza, tristezza e stress, ovvero sentimenti che possono influenzare negativamente la capacità di attuare scelte e di interagire con gli altri. Quando il malessere è impossibile da gestire l’intervento dello psicologo è, dunque, necessario per ritrovare la serenità perduta. 

Situazioni che potrebbero richiedere l’intervento di uno psicologo

Di norma, ci si dovrebbe rivolgere ad uno psicologo:

per riuscire a convivere con una malattia cronica;

per superare eventi particolarmente traumatici (abusi) e lutti;

per mettere un punto a delle situazioni irrisolte;

per risolvere dinamiche malsane legate alla famiglia, all’ambiente lavorativo e scolastico;

per raggiungere una maggiore consapevolezza del proprio io interiore e di quello delle altre persone;

per porre un freno ai continui sbalzi d’umore;

per la crescita personale;

per uscire da uno stato di dipendenza (alcol, droghe, fumo, cibo, sesso);

per recuperare l’autostima;

per migliorare la propria qualità di vita;

per contrastare ansia, stress, attacchi di panico, depressione e pensieri negativi;

per porre fine a delle situazioni di stallo, che provocano dolore e che incidono negativamente sulla propria vita;

per lavorare sul proprio carattere e la propria personalità;

per superare una crisi temporanea di natura affettiva;

per delle esigenze di orientamento e di comprensione.

In che cosa consiste l’aiuto fornito dallo psicologo?

Lo psicologo, attraverso il dialogo e l’ascolto, garantisce sostegno alle persone colpite da disagio, dando loro gli strumenti necessari per superare eventuali stati d’ansia o di malessere. Inoltre, fornisce le informazioni necessarie relative al problema riscontrato e promuove una gestione dell’esistenza libera dalla sofferenza. 

Tale figura, crea uno spazio protetto entro il quale confidarsi e confrontarsi, senza alcun tipo di pregiudizio, in modo da sondare parti dell’Io ancora inesplorate, ma fondamentali per l’eliminazione o l’attenuazione di determinate circostanze dolorose, spesso percepite come insuperabili. 

Infine, lo psicologo aiuta le persone a vedere le problematiche che le affliggono con occhi diversi, in modo da fornire loro una diversa percezione delle cose e del mondo, meno limitata e rigida, e da permettere loro di ritrovare l’oggettività perduta. Il percorso attuato dallo psicologo richiede tempo e fiducia, ovvero deve crearsi un’intesa tra specialista e paziente, che non è sempre immediata. 

Di norma, cercare uno psicologo in città piuttosto grandi, può creare agitazione e può portare molte persone a desistere. Tuttavia, bisogna iniziare la terapia, sapendo che in caso di insoddisfazione sarà possibile cambiare professionista in qualsiasi momento.

Dal Sito: filodirettomonreale.it

domenica 3 giugno 2018

Cinque cose che una persona ansiosa vorrebbe che gli altri sapessero di lei


L'ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo”. Sono le parole con cui la scrittrice statunitense Jodi Picoult descrive questo disturbo di cui, secondo il rapporto Istat del 2017, soffrono circa due milioni e mezzo di italiani. Stefano Bolognini, psicoanalista e primo italiano a ricoprire la carica di presidente dell’International psychoanalitical association, sostiene che l’ansia sia “il risultato di una opposizione del soggetto a sentire e vivere i propri sentimenti, i quali ‘premono’ ai confini dell’Io, e generano il vissuto dell’ansia, che si configura come uno stato di tensione spiacevole aspecifica”.
Ma una persona che soffre di ansia ad alto funzionamento - ossia che riesce a condurre una vita normale e a svolgere le attività indispensabili - cosa vorrebbe dire alle persone che la amano? Lo abbiamo chiesto allo psicoterapeuta Francesco Minelli.

1 - Non giudicarmi

È bene evitare consigli come “Rialzati che ce la fai!”. “L’errore di chi non soffre d’ansia è pensare che la persona controlli razionalmente questo disturbo e svalutarla: l’ansia è qualcosa di emotivo che agisce a livello inconscio”, spiega Minelli.

2 - Ascoltami

“È una delle cose più difficili da fare con chi soffre d’ansia, perché l’ansia si trasferisce. La persona che soffre di questo disturbo ha bisogno di un ascolto presente: ci deve essere empatia e deve essere riconosciuta la sua sofferenza”.

3 - Quello che è banale per te, non lo è per me

“Anche i compiti che sembrano più banali, non lo sono per una persona con ansia. Può essere un problema anche andare all’ufficio postatale. È bene non dire frasi come: “Ma possibile che non riesci a farlo?”. Si deve far sentire alla persona che le cose vanno bene lo stesso, che si troverà un’altra soluzione e invitarla a consultare qualcuno competente per sbloccare la situazione. Può essere utile aiutare la persona a calmare il respiro e allontanarla dalla situazione che crea ansia”.

4 - Accetta la mia preoccupazione e la tendenza a controllare

“Chi è ansioso tende a fare moltissime domande all’altra persona prima di andare in un posto.

Ha bisogno di assicurarsi che non si tratterà di una situazione che gli creerà ansia. Ha inoltre la tendenza a non accettare di commettere errori: è probabilmente la dimensione di controllo più tipica, che può portare a non fare le cose pur di non sbagliare”. 

5 - Comprendimi, se cancello un appuntamento all’ultimo o vado via all’improvviso

“Disdire all’ultimo un appuntamento o andarsene all’improvviso rientra tra le situazioni da non prendere sul personale. Significa che quella condizione superava i livelli di tollerabilità”.

DI ELEONORA GIOVINAZZO
Dal Sito: d.repubblica.it