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lunedì 3 agosto 2020

Come eliminare i pensieri negativi





Alcune ricerche indicano che le persone, in media, parlano a se stesse circa 50.000 volte al giorno. Purtroppo l’80% di questi discorsi è negativo. Dici a te stesso cose come:

  • Non avrei dovuto dirlo
  • Loro non mi apprezzano
  • Non riuscirò mai a portare a compimento questo
  • Non mi piacciono i miei capelli oggi
  • Non so ballare
  • Non perderà mai questi chili
  • Non riesco mai ad organizzare la mia giornata
  • Sono sempre in ritardo
  • e tante altre…

Questo tipo di pensieri hanno un effetto molto potente su di noi.
I nostri pensieri negativi finiscono per controllare il nostro comportamento.

Sappiamo, anche grazie ai test della macchina della verità, che il corpo reagisce ai pensieri, cambiando la temperatura, il battito cardiaco, la pressione sanguigna, il ritmo respiratorio, la tensione muscolare e il sudore delle mani.

Ogni cellula del tuo corpo è influenzata da ogni pensiero che hai.

  • I pensieri negativi influiscono negativamente sul tuo corpo, indebolendoti, facendoti sudare e rendendoti nervoso.
  • I pensieri positivi influiscono positivamente sul corpo, rendendoti rilassato, centrato e vigile. Provocheranno la secrezione di endorfine nel cervello, ridurranno la sofferenza e aumenteranno il piacere.

Calpesta quelle formiche – ANT (Automatic Negative Thoughts)

Lo psichiatra Daniel G.Amen ha defintio i pensieri limitanti che sentiamo nella testa con la sigla ANT (formica), Automatic Negative Thoughts.

E proprio come le formiche vere durante un picnic, i tuoi pensieri negativi automatici possono rovinare la tua esperienza di vita.

Il dottor Amen raccomanda di imparare a calpestare i pensieri negativi automatici.

In primo luogo, devi diventarne consapevole. Poi devi scuoterteli di dosso e calpestarli mettendoli in discussione. Infine devi sostituirli con pensieri più positivi e che affermino il tuo valore.

La chiave per affrontare il modo di pensare negativo consiste nel capire che hai la responsabilità di decidere se ascoltare qualunque pensiero o convivere con esso.

Il semplice fatto che tu lo pensi, non significa che sia vero.

Dovresti chiederti costantemente:

  • Questo pensiero mi sta aiutando o danneggiando?
  • Mi sta facendo avvicinare ai miei obiettivi o me ne sta allontanando?
  • Mi sta motivando ad agire, o mi sta bloccando con la paura e l’insicurezza?

Abbiamo diversi tipi di pensieri negativi

Ecco alcuni tipi di pensieri negativi più comuni e il modo in cui eliminarli.

Il modo di pensare “sempre o mai”

Se pensi che qualcosa accadrà sempre, oppure che non otterrai mai ciò che vuoi, sei condannato fin dall’inizio.

Ecco alcuni esempi:

  • Non riceverò mai un aumento di stipendio
  • Tutti si approfittano di me
  • I miei dipendenti non mi ascoltano mai
  • Non ho mai tempo per me stesso
  • Mi prendono sempre in giro
  • Non riesco mai a prendermi un periodo di riposo
  • Nessuno mi concede mai un margine di errore
  • Ogni volta che corro un rischio, vengo stroncato
  • Non importa a nessuno se vivo o muoio

Quando ti ritrovi a nutrire pensieri del genere “sempre o mai”, sostituiscili con ciò che è realmente vero.

  • Ti approfitti sempre di me > Mi arrabbio quando ti approfitti di me, ma so che mi hai trattato equamente in passato e lo farai di nuovo

Focalizzarsi sul negativo

Alcune persone si focalizzano soltanto sul male e mai sul bene in una situazione.
Devi imparare a cercare il positivo.

Non solo ti aiuterà a stare meglio, ma sarà anche una componente di importanza cruciale per creare il successo che desideri.

Impara a fare il gioco dell’apprezzamento cercando cose da apprezzare in ogni situazione.
Dedica 7 minuti ogni mattina a mettere per iscritto le cose che apprezzi nella vita.
Cerca il bene attorno a te.

Previsioni catastrofiche

Nelle previsioni catastrofiche, crei il peggior scenario possibile nella mente e poi agisci come se fosse una certezza.

Ad esempio, puoi pensare che la persona che ti attrae respinge la tua richiesta di uscire con te. In questo caso sostituisci “Probabilmente riderà di me se le chiederò di uscire” con“Non so cosa farà. Potrebbe dure di si.”

Lettura del pensiero

Leggi il pensiero quando credi di sapere cosa stia pensando un’altra persona, anche se non te lo ha detto.

Ricorda che, a meno che tu non possegga poteri paranormali, non puoi leggere il pensiero di nessuno. Non sai mai cosa davvero pensano le persone.

Ricorda la frase: “Quando sei in dubbio, verifica!” per indurti a domandarti piuttosto che a pensare di sapere.

Inciampare nella colpa

Il senso di colpa si verifica quando pensi parole come dovrei, devo, avrei il dovere di, oppure sono tenuto a.

Ecco alcuni esempi:

  • Dovrei dedicare più tempo a studiare per l’esame di abilitazione
  • Dovrei passare più tempo a casa con i figli
  • Devo fare più esercizio fisico

Non appena pensiamo che dovremmo fare qualcosa, creiamo una resistenza interna a farla.
Il senso di colpa non è mai produttivo.
Ostacolerà la realizzazione dei tuoi obiettivi. Quindi sbarazzati di questa barriera emotiva verso il successo.

Etichettare

Significa appiccicare un’etichetta negativa a te stesso o a qualcun altro.
È una forma di abbreviazione che ti impedisce di fare chiaramente le distinzioni che sarebbero utili per essere efficiente.

Metti in discussione il pensiero “Sono uno stupido” con “Quello che ho appena fatto è stato tutt’altro che brillante, ma sono comunque una persona intelligente”.

Mettere su un piano personale

Metti su un piano personale quando investi un evento neutro con un significato personale.

  • Kevin non mi ha ancora chiamato, deve essere infuriato con me
  • Abbiamo perso il cliente Ferrarelle, deve essere colpa mia. Avrei dovuto dedicare più tempo alla proposta.

La verità è che ci sono molte altre spiegazioni possibili per le azioni altrui, oltre alle ragioni negative tirate fuori dai tuoi pensieri negativi automatici.

Probabilmente Kevin non ti ha richiamato perché è malato, fuori città o sopraffatto dalle su priorità personali.

In realtà non sai mai perché gli altri fanno ciò che fanno.

Devi parlare a te stesso come un vincente

Cosa succederebbe se tu potessi imparare a parlare sempre a te stesso come un vincente anziché come un perdente?

E che cosa succederebbe se potessi trasformare il tuo critico interiore, che giudica ogni tua mossa in un coach interiore di sostegno che ti incoraggia e ti dà fiducia quando affronti nuove situazioni e rischi?

Tutto questo è possibile con un pò di consapevolezza, focalizzazione e risolutezza.


Dal Sito: aprilamente.info 

mercoledì 8 gennaio 2020

Ecco tre modi per placare i pensieri e le emozioni negative


Ogni giorno veniamo a contatto con le nostre emozioni e i nostri pensieri che non sempre sono positivi. Ecco tre modi infallibili per placare le emozioni negative. 

La nostra vita è fatta di emozioni dalle mille sfumature, quelle bellissime piene di luce e che fanno battere il cuore e quelle buie che generano ansia, inquietudine e pensieri negativi. Le emozioni negative sono quelle che condizionano il nostro modo di vivere e di pensare e che innescano un vortice di ansia e paura che a volte toglie il fiato. 

Cosa fare per arginare questo genere di emozioni che mozzano il respiro che a volte ci tolgono anche la speranza nel futuro? Ecco tre modi per placare le emozioni e di conseguenza anche i pensieri negativi. Il segreto? Capire che tutto parte da noi e tutto può essere cambiato da noi stessi.

Tre modi per placare le emozioni e i pensieri negativi

Se siete tra quelli che ogni giorno debbono fare i conti con ansia, panico e un orda di pensieri negativi che riempiono la mente, ecco tre modi per placare le emozioni negative come rabbia, risentimento, paura, solitudine e preoccupazione. Tre strategie vincenti per accettare, capire e combattere questi stati emotivi che a volte possono diventare anche distruttivi.

Accettare

Accettare e capire che lo stato emotivo negativo appartiene ad un attimo che passerà, aiuterà a razionalizzare il momento e ad accettare che non sempre la vita può essere perfetta. Essere consapevoli che emozioni come la rabbia o la paura esistono e hanno fatto capolino nella nostra vita, ci aiuterà a vivere e a stare nel momento e a liberare le nostre paure più profonde.

Capire

Quando veniamo a contatto con i nostri pensieri negativi e con le nostre paure, una cosa che può aiutarci a superarle è capire da cosa e come sono nate. Quali sono le circostanze che hanno innescato l’emozione negativa? In questo modo, potremo analizzare in profondità noi stessi, capire come i nostri pensieri fluiscono e riescono ad influenzare la nostra vita.

Combattere

Una volta capita la natura dei nostri pensieri e anche la causa delle emozioni negative, si potranno combattere questi stati dell’anima, contrapponendo un pensiero positivo molto potente, un ‘mantra’ che possa allontanare il negativo che si è appropriato della nostra mente. Trovare una frase positiva che ci appartenga, sedersi o sdraiarsi in un luogo tranquillo e meditare queste parole piene di speranza e luce, aiuteranno ad allontanare i pensieri e le emozioni che hanno minato la nostra serenità e potranno guarirci interiormente.

Dal sito: chedonna.it

giovedì 6 dicembre 2018

Ansia: 10 pensieri per allontanarla



Scopri come tenere a bada l’ansia grazie a 10 pensieri da portare sempre con te e da leggere in caso di bisogno.

Quando si viene colti dall’ansia ci si trova a smettere di ragionare, sentendo come un groviglio di emozioni nel petto e provando un senso di angoscia difficile da spiegare a chi non ha mai avuto modo di provare qualcosa di simile. Come visto nell’articolo relativo alledritte per mettere KO l’ansia, ci sono delle azioni che si possono compiere per far si che l’ansia diventi sempre meno una minaccia. In attesa che ciò accada può però risultare utile ripetersi delle frasi in grado di trasmettere un po’ di calma. Frasi che possono essere portate con se, magari scritte, in modo da non dimenticarle e da renderle un valido aiuto nei momenti peggiori.

Dieci pensieri da fare per allontanare l’ansia

  • Non sei sola. Ricordati sempre che non sei da sola e che anche se in preda all’ansia tenderai a pensarlo, la verità è che ci sono molte persone che come te combattono ogni giorno contro questo mondo. Inoltre ci sono anche persone sicuramente disposte a starti accanto o ascoltarti. Non sei sola quindi, motivo per cui, puoi iniziare a tranquillizzarti.Non è per sempre. A volte quando una crisi d’ansia si affaccia all’orizzonte, l’unica cosa saggia da fare è aspettare che passi. Se non le si da corda, infatti, tenderà a passare prima, svanendo come un incubo al risveglio
  • Prima o poi si aggiusta tutto. È vero, mentre vivi l’ansia crederlo è quasi impossibile, ciò che conta però è ricordarti che non sarà per sempre e che presto o tardi questo momento sarà solo un brutto ricordo da archiviare
  • Se l’hai superata una volta, puoi farlo sempre. L’ansia, si sa, è metodica. Se l’hai già superata una volta, però, puoi farcela di nuovo. Anzi, con il giusto allenamento puoi far si che ogni volta sia un po’ più facile della precedente. Basta crederci
  • Nella vita hai anche altro. Anche se sul momento non riesci a non pensare ad altro, in realtà, la tua vita è ricca di elementi che esulano la tua ansia. In altre parole tu sei molto più della paura che stai vivendo
  • Se la fai a pezzi ti apparirà più piccola. Si, perché l’ansia tende a farsi grande ai tuoi occhi ingigantendo i problemi. Eppure, basta guardare tutto da un’altra prospettiva per rendersi conto che ciò che ti appare insuperabile può essere risolto a piccoli passi. Il trucco? Basta pensare di risolvere le cose a step e non tutte insieme. In questo modo, oltre ad avere un piano d’azione ti renderai conto di come ciò che vedi come insormontabile sia invece solo la somma di tanti piccoli ostacoli che nella vita hai già affrontato e superato
  • Puoi sempre contare su qualcuno. Che si tratti di un telefono amico, di una persona fidata o di un semplice conoscente, ci sarà sempre qualcuno disposto a darti una mano. E il più delle volte, per star bene basta semplicemente distrarsi cercando il dialogo con qualcuno
  • Ti meriti di essere felice. Nonostante nei momenti d’ansia tu ti senta di non meritare nulla, la verità è che hai il diritto di essere felice. Un diritto per il quale devi lottare al fine di ritagliarti la tua isola felice
  • A volte basta riprendere a respirare. Provaci e respira lentamente come quando ti senti calma e rilassata. Farlo alle volte è un arma più grande di quanto non si creda
  • Renditi conto della tua forza. L’ansia fa paura a chiunque e il fatto stesso che tu sia qui, decisa ad affrontarla fa di te una persona forte e in grado di eliminarla per sempre. Basta crederci e, ovviamente, provarci
  • Sforzati di sorridere. È vero, farlo in preda ad una crisi d’ansia non è affatto facile eppure è dimostrato che sorridere riesce ad abbattere i livelli di stress portandoti a vedere le cose da una prospettiva diversa. E in fondo non hai nulla da perdere, no? quindi provaci
Ed ora che hai in mano una serie di pensieri in grado di aiutarti, prova a farli tuoi, a scriverteli o ad affidarli ad una persona fidata e, soprattutto, usali. L’unico modo per far si che l’ansia non si ripresenti è infatti quello di lottare con tutte le tue forze. Vedrai che i risultati non tarderanno ad arrivare.
Infine, è bene ricordare che l’arma più grande è quella di non aver paura di chiedere aiuto. A volte, sentire una persona esperta in questo campo può fare la differenza, aumentando di molto le probabilità di farcela in breve tempo.


Dal Sito: chedonna.it

sabato 1 settembre 2018

Ecco perché quando siamo stressati, vediamo tutto nero





L’ansia altera le nostre capacità di prestare attenzione e di elaborare le cattive notizie


Se siamo stressati, vediamo tutto nero. La conferma arriva dalla ricerca scientifica: l’ansia influisce negativamente sulla capacità di valutare e di elaborare le cattive notizie. Lo fa mettendo letteralmente fuori uso la nostra naturale tendenza all’ottimismo, il cosiddetto «bias (o pregiudizio) dell’ottimismo», che ci spinge a leggere come positivi gli eventi, anche quelli ad esito incerto, e a sottostimare la possibilità di un accadimento nefasto in futuro.  

Come cambia il nostro modo di elaborare le informazioni in nostro possesso a seconda del livello di stress che proviamo quando ci sentiamo minacciati è quanto ha indagato la professoressa Talit Sharot, responsabile dell’Affective brain lab dell’University College di Londra, dove studia in che modo emozioni e motivazioni influiscono su cognizione, comportamento e apprendimento. 

«Le persone sono tutte generalmente ottimiste, ignorano le cattive notizie e abbracciano quelle positive. Ma, sotto stress, emerge un diverso modello comportamentale. Diventano attenti e vigili alle cattive notizie, anche quando riguardano aspetti totalmente slegati, che non hanno nulla a che fare con la loro ansia» ha detto la professoressa Tali Sharot, autrice del libro «Il bias dell’ottimismo. Perché siamo nati per guardare al lato positivo» e responsabile del lavoro appena apparso sulla rivista The Journal of Neuroscience

PENSARE POSITIVO: È UN BENE O UN MALE?  
L’innata propensione all’ottimismo riguarda il futuro privato di ciascuno ed è quanto ci fa sistematicamente ignorare, ad esempio, le statistiche che descrivono la realtà (ad esempio quando davanti al dato che una donna su otto si ammala di tumore al seno nel corso della vita, pensiamo sotto sotto che non toccherà certo a noi).  

Da una parte, questo atteggiamento ci consente di andare avanti con motivazione, sopportando le difficoltà e pregustando in anticipo le soddisfazioni per la realizzazione futura delle nostre aspettative. D’altra parte, però, può diventare nocivo se si spinge troppo in là, fino a farci sottostimare i reali rischi che corriamo. Per questa ragione, il gruppo di Talit Sharot indaga le condizioni che alterano questa nostra naturale tendenza a interpretare in modo ottimistico le informazioni in nostro possesso e a pensare positivo.  

LO STRESS RENDE PIÙ ATTENTI ALLE CATTIVE NOTIZIE  
Lo studio, condotto prima in laboratorio su un gruppo di soggetti e poi replicato su un secondo gruppo di persone nella vita reale (pompieri in servizio in una stazione del Colorado), ha dimostrato che gli individui quando sono molto stressati sono più propensi a prestare attenzione ai segnali di pericolo e smettono di ignorarli. Quando dovevano valutare la probabilità di essere vittima di un evento negativo, le persone più rilassate tendono a sottostimare la minaccia, anche quando il rischio di incapparvi veniva loro esattamente quantificato.  

Invece, i soggetti con elevati livelli di stress (naturale o provocato dai ricercatori) davano valutazioni iniziali più pessimistiche sull’eventualità che un evento negativo potesse accadere loro e continuavano a vedere nero anche quando venivano svelate le reali probabilità di tale accadimento.  

Nello studio, scrivono gli autori «dimostriamo che il meccanismo che genera il pregiudizio dell’ottimismo, ovvero l’integrazione asimmetrica di informazioni, evapora quando il soggetto si sente minacciato. Tale flessibilità potrebbe comportare una maggiore cautela in ambienti pericolosi, pur sostenendo al contempo il pregiudizio dell’ottimismo». 

Come spiega il co-autore principale Neil Garrett, oggi alla Princeton University, «di fronte a una minaccia, si innesca una reazione di stress e aumenta la capacità di conoscere i pericoli, cosa che che potrebbe essere desiderabile. Al contrario, in un ambiente sicuro sarebbe dispendioso essere costantemente in allerta. Una certa dose di ignoranza può aiutare a mantenere la mente a proprio agio». Esisterebbe insomma una sorta di interruttore che automaticamente aumenta o diminuisce la nostra capacità di elaborare i segnali di pericolo quando ci sentiamo minacciati. L’importante è esserlo per davvero. 

NICLA PANCIERA

Dal Sito: 
lastampa.it

venerdì 31 agosto 2018

Pensiero ruminativo: ​come liberarsene



Il "pensiero ruminativo" o “overthinking” è altamente nocivo perché genera stati di ansia che sfociano in vera e propria depressione. È una predisposizione tipicamente femminile. Recenti studi dimostrano che le persone che pensano troppo sono le più creative e sensibili. Ecco come gestire efficacemente l’overthinking

Pensare troppo” ha un effetto tossico sulla mente perché i nostri pensieri si accumulano diventando un boomerang che può inevitabilmente ritorcersi contro noi stessi.
Secondo gli studi dell’Università di Yale condotti da Susan Nolen Hoekesema che ha dedicato la sua vita accademica allo studio dell’overthinking, il pensiero ruminativo dipende dal proprio vissuto emotivo ed è altamente soggettivo. La causa di questo problema secondo la Hoekesema è il nostro cervello che è naturalmente predisposto ad un’attività di pensiero elevato. I nostri ricordi e pensieri sono tessuti intrinsicamente insieme e non divisi in compartimenti stagni.
Quando si è di cattivo umore o sottostress è fisiologico che un pensiero negativo diventa la scintilla per dar vita ad una vera e propria spirale di negatività Le donne sono quelle che sono più predisposte all’overthinking perché tendono a prendersi troppo sul serio rispetto agli uomini . L’ansia fino a certi limiti è positiva perché ci consente di metterci in discussione su ciò che stiamo facendo, ci aiuta ad essere cauti di fronte all’ignoto.
Se invece i pensieri negativi creano una spirale dalla quale è difficile liberarsene, ci sentiamo impotenti, frustrati e demoralizzati. La ruminazione mentale, secondo la psicologa Roberta Cassuti, è una modalità di pensiero basata sulla valutazione negativa di se stessi e degli episodi passati della propria vita tale da impedire di avere comportamenti attivi e sani e di conseguenza una soluzione al presentarsi di un problema reale che ci coglie in un determinato momento esistenziale.
Una mente che però pensa troppo fa aumentare i livelli di cortisolo nell’organismo (il cosiddetto ormone dello stress). Può provocare stati di ansia e depressione prolungati. Una mente che pensa troppo può sabotare tutte le buone intenzioni e le idee creative impedendoci di evolvere.
Ecco i nostri consigli su come gestire efficacemente il pensiero ruminativo:
1. Smettere di lamentarsi: le lamentele attraggono tanta negatività. Bisogna sforzarsi di cogliere la positività da ogni evento o situazione;
2. Distrarsi: quando siamo assaliti da una cascata di pensieri negativi orientiamo la nostra mente altrove. Concentriamoci su ciò che stiamo facendo o dedichiamoci ad un’attività piacevole. Anche prendersi una piccola pausa da ciò che stiamo facendo è rigenerante;
3. Dire addio alla perfezione: la perfezione può diventare un pensiero ossessivo e assilante che ci può impedire di vivere serenamente e goderci ciò che ci accade. Bisogna mirare all’eccellenza e accettare anche gli errori perché la vita è sperimentazione e non si finisce mai di mettersi in gioco;
4. Tenersi creativamente impegnati: l’esercizio fisico è il modo migliore per scaricare lo stress e la negatività, Efficace è praticarlo all’aria aperta. Utili sono le attività creative come scrivere, suonare uno strumento e dipingere. Studi approfonditi rivelano che le persone overthinking sono proprio quelle più creative;
5. Creare delle alternative: affrontare le situazioni con problem solving elaborando alternative efficaci se qualcosa non va come avremmo voluto. Scrivere una lista di pensieri differenti da quelli che elaboriamo solitamente può essere terapeutico per riscoprirci sotto nuove prospettive;
6. Imparare a pensare in maniera felice: liberatevi dalle paure irrazionali che non fanno altro che ostacolarvi e bloccare la vostra evoluzione personale. Ogni volta che siete assaliti dall’angoscia e dalla negatività deviate il pensiero su ciò che vi rende sereni e felici.



domenica 6 maggio 2018

Le emozioni negative come chiave del nostro benessere



Sentirsi tristi o arrabbiati è essenziale per il nostro benessere psicologico. La cultura del sorriso per anni ci ha costretto a negarle. Ma psicologi ed esperti invece ne evidenziano la positività

La scienza oggi dimostra le conseguenze adattive degli stati d’animo negativi. Ci fa capire che sentirsi tristi o arrabbiati è essenziale per il nostro benessere psicologico. Ad esempio è stato visto che la tristezza aiuta la memoria, incrementa la motivazione, smuove empatia e che la nostalgia aiuta a dare continuità al nostro percorso, un senso a ciò che abbiamo vissuto, che la rabbia svolge funzioni di difesa, se gestita. Ma soprattutto è emersa l’importanza di esprimere e riconoscere l’intera gamma delle emozioni. Accettarle. Accoglierle. Non esserne spaventati, non rifuggirle, non cercare di ricacciarle. Facendo della vulnerabilità la chiave della nostra autenticità e delle avversità, occasioni di rinascita.


NON EVITARE LE EMOZIONI NEGATIVE
Gli studi dicono che il tentativo di sopprimere pensieri e sentimenti negativi è controproducente. Perché provare a bypassare le emozioni dolorose aggirandole con sorrisi e pensiero positivo è come tagliare parte di ciò che siamo. Non saper stare in sintonia con la complessità, e il disordine se vogliamo, della nostra vita profonda.
Il senso delle emozioni è aiutarci a comprendere gli eventi, valutare le nostre esperienze per poi adattarsi e crescere. Quindi attraversarle ed elaborarle. I sentimenti “cattivi”, che vorremmo scrollarci di dosso come sabbia, hanno valore di sopravvivenza. Ci segnalano problemi di relazione, di rapporto con se stessi. Il dolore non è mai insignificante perché parla di noi, dice che qualcosa va rivisto, ripensato, che ci ha fatto male, che dobbiamo interessarci a quello che sta accadendo, cambiare qualcosa. Innesca strategie adattive. Ci porta ad evolverci, come i Pokemon - i pupazzetti di un noto cartone animato - a stadi avanzati di noi. I nostri stati affettivi si modulano sulla base di cosa ci accade, della nostra vita interiore. Momenti di buio, sconforto, lacrime sono risposte adattive importanti, aiutano a reagire e a ristrutturarci sulla base delle nuove esigenze. Sciogliersi e lasciarsi piegare dal dolore nelle situazioni più traumatiche è necessario per ritrovarsi. Rifiuti, frustrazioni, delusioni, perdite sono in ognuno di noi, inutile fingere di stare sempre bene per forza. Il nostro benessere è un processo che si assesta attraverso stati d’animo complessi. 

LE EMOZIONI NEGATIVE SONO FONTE DI BENESSERE
Quando ci sentiamo sconvolti, agitati, depressi c’è bisogno di riconoscere questi stati invece di schiacciarli dentro di noi. Ciò che cerchiamo di allontanare dalla nostra coscienza non sparisce nel nulla ma diventa una grande presenza, un’ombra che acquista potere, prende altre vie e, a volte, diventa malattia. Che arriva nei nostri sogni, come indicano alcuni studi, con una specie di effetto rimbalzo. Più evitiamo sentimenti e pensieri negativi, in effetti, più diamo loro potere. Ricerche recenti stanno scoprendo che questi stati d’animo sono funzionali al nostro benessere. Secondo un nuovo studio tedesco, pubblicato sulla rivista Emotion, la relazione tra frequenza di umore basso ed esiti dannosi in termini di salute fisica e mentale cambia sulla base degli atteggiamenti che le persone hanno nei confronti delle emozioni negative. I soggetti che rifiutano, che non accettano questi stati d’animo, ne pagano le conseguenze più alte in termini di salute e benessere. 


LA CULTURA DEL SORRISO
Il nostro corredo emozionale è ampio, si muove dalla gioia all’angoscia, e questo ha un significato. La cultura del sorriso, del pensiero positivo a tutti i costi, della felicità che ha imperversato negli ultimi decenni, ha tolto profondità alla vita psichica e spessore ai nostri stati d’animo. Inducendo a farci perdere contatto con parti di noi, sfuggendole o banalizzandole. Facendoci credere che la sofferenza vada solo curata, anestetizzata e annullata. Indagini recenti mostrano invece che le esperienze traumatiche smuovono, nella maggioranza dei casi, una crescita psicologica positiva. Dopo un trauma, per quanto devastante, possiamo migliorare la nostra vita, e vivere esperienze di miglioramento che certe volte si rivelano intense come relazioni più profonde, senso di forza interiore, individuazione di nuove possibilità per la propria esistenza.
Si parla a tal proposito di crescita post-traumatica. Secondo gli psicologi statunitensi Richard Tedeschi e Lawrence Calhoun, dell’università del North Carolina, il trauma smuove un progresso personale quando riesce a sfidare le convinzioni, le credenze consolidate nel tempo. Abbiamo bisogno di scuotere e smantellare la nostra visione del mondo, la nostra stessa identità, per ricostruirci in modo nuovo. Più vacilliamo, più lasciamo andare le idee e ripartiamo da zero, meglio possiamo riorganizzarci per inseguire altre opportunità, aprire nuove vie.

 EVADERE DALLA BANALITA'
Dopo perdite importanti, eventi avversi, accadimenti “sismici” - dal punto di vista psicologico -possiamo elaborare ciò che è successo, e arrivare, proprio attraverso lo sconforto, a vederci come non lo abbiamo mai fatto, a formulare domande alle quali non siamo mai arrivati. Lo smarrimento ci costringe a riesaminare il modo di pensare, di dare peso alle cose, può farci evadere dalla banalità degli stessi pensieri. La sofferenza permette di costruire nuovi obiettivi, schemi, significati. Di essere creativi. Soprattutto può offrire l’occasione di ricostruire noi stessi in modo più autentico, più fedele al nostro Io e al suo percorso di vita. Che è unico.

di Brunella Gasperini
Dal Sito: d.repubblica.it

mercoledì 18 aprile 2018

Quando la paura della morte non ci lascia vivere



Tutti sappiamo bene che un giorno moriremo. Tuttavia, pensare alla fine della nostra vita può scatenare un sentimento di vero terrore per molte persone. Spesso, le persone che si ritrovano accanto a qualcuno che sta per morire iniziano a sentirsi ansiose e a provare un profondo dolore. D’altra parte, la morte e la paura che suscita sono per molti il principale motivo per cui le religioni sono sopravvissute nel corso della storia.

A volte si tratta di una realtà talmente dura che molte persone preferiscono allontanarsene. Ma questo ha qualcosa a che vedere con il fatto di sentire che anche la nostra fine è vicina? In altre parole, con la paura che proviamo al pensiero che arriverà quel giorno anche per noi oppure quando vediamo in qualcuno in fin di vita un riflesso della nostra morte? Il fatto è che la morte ci ricorda che siamo vulnerabili e finiti, rivela al nostro Io, così come lo conosciamo, indipendentemente dal fatto che possa cambiare o meno, che prima o poi sparirà.

Tuttavia, alcune persone ingigantiscono questo sentimento al punto di sviluppare una vera e propria fobia verso la morte, di diventare completamente intolleranti con tutto quello che ha a che fare con il mondo della morte, quindi la paura si trasforma in panico irrazionale.

Una delle fonti che creano confusione è il fatto che la paura della morte, in qualche modo, ci tiene costantemente in allerta ed evita che ci esponiamo a situazioni di pericolo. Tuttavia, quando questa paura si fa estrema e si trasforma in fobia, può essere davvero invalidante. Ecco perché si parla di paradosso, infatti la paura della morte al tempo stesso ci impedisce di vivere.

La paura della morte può sollevare altre paure, come la paura del dolore, del buio, delle cose sconosciute, della sofferenza, del nulla… Sentimenti che l’immaginazione, le tradizioni, le leggende hanno trasmesso di padre in figlio e che finiscono per tormentarci, impedendoci di vivere appieno la nostra vita.

D’altra parte, la morte di una persona cara, oltre a ricordarci che siamo esseri fragili, si accompagna a sentimenti di perdita che minano le nostre difese cognitive e ci rendono più vulnerabili ai pensieri negativi ossessivi.

Per quanto riguarda l’origine di questa paura, molti esperti ritengono che dipenda dal fatto che ci hanno insegnato ad averla. Come? Uno dei modi in cui impariamo ha a che vedere con l’imitazione di quello che fanno gli altri. Ad esempio, se vediamo qualcuno togliere in fretta la mano da un determinato luogo, allora pensiamo subito che ci sia qualche forma di pericolo e ce ne ricorderemo, quindi non allungheremo mai la mano. In genere, se vediamo qualcuno aver paura di qualcosa e non abbiamo molte informazioni a riguardo, allora automaticamente pensiamo che ci sia qualcosa di cui aver paura.

Quando la paura non è ancora diventata fobia e semplicemente si tratta di una forma di reazione, non invalidante e che non ci condiziona in alcun modo, alcune strategie per tenerla sotto controllo sono:

– Accettare l’idea. La morte esiste e questo non si può cambiare. Cambia quello che fate fino a quel momento.

– Credere fermamente in qualcosa. Indipendentemente che sia vero o meno, la fede ha spesso un grande potere nel mutare i sentimenti.

– Puntare l’attenzione su qualcos’altro. Non permettete alla vostra coscienza di dedicarsi a questa paura o a questo pensiero. Potete farlo mentalmente, ad esempio pianificando quello che farete il giorno successivo, oppure per quanto riguarda il comportamento, ad esempio chiamando vostro marito o moglie per chiedergli/le come sta andando la giornata.

Se questo pensiero comincia a generare in voi un grande malessere, i pensieri si fanno sempre più ricorrenti e la paura condiziona la vostra vita, allora è il caso di consultare uno specialista. In questo senso, i ricercatori Mercedes Borda Mas, M.ª Ángeles Pérez San Gregorio e M.ª Luisa Avargues Navarro, dell’Università di Siviglia, hanno pubblicato un interessante studio sull’argomento in cui vengono descritte l’applicazione e la valutazione di un trattamento cognitivo-comportamentale in cui sono state utilizzate tecniche di controllo dell’attivazione, tecniche dell’esposizione (esposizione immaginaria e dal vero e inondazione immaginaria), così come tecniche di ristrutturazione cognitiva.

Dal Sito: lamentemeravigliosa.it 

STOP RIMUGINIO! Come uscire dal circolo vizioso dei pensieri!


Quante volte quando siamo preoccupati pensiamo continuamente a ciò che ci preoccupa?

Il pensare e ripensare è un’esperienza normale nell’essere umano. Quando però il pensiero diventa ripetitivo e ricorrente e abbiamo la sensazione di non riuscire a fermarlo ci troviamo di fronte ad un campanello d’allarme.

Il rimuginio è uno dei sintomi principali dei Disturbi d’Ansia (in particolare ansia generalizzata), ma accompagna spesso anche la Depressione e i Disturbi del Comportamento Alimentare.

La persona che rimugina dedica la maggior parte delle sue energie e del suo tempo a prevedere eventi negativi futuri. Spesso ci si ritrova incastrati in questo “stile di pensiero” molto astratto: si percepisce l’esigenza di trovare delle soluzioni pratiche ad un problema senza, però, trovarne alcuna perché ogni soluzione genera ulteriori pensieri.

Perche lo facciamo?

Rimuginare sulle cose ci da l’illusione di avere un controllo su di esse e di fare qualcosa per risolverle. in realtà non è così. L’unica cosa che è stata realmente prodotta è la preoccupazione (e il conseguente aumento dell’ansia) riguardo una o più circostanze.

Le persone che tendono a rimuginare hanno scarsa fiducia nelle proprie capacità di far fronte alle situazioni motivo per cui tentano invano di controllarle pensandoci in continuazione. Sebbene tutte le previsioni catastrofiche dettate dall’ansia non si verifichino, la persona che pensa ossessivamente soffre di un fortissimo stress in quanto ciò che pensa e immagina le genera forte disagio, e maggiore sarà l’ansia maggiori saranno i pensieri. Un circolo vizioso che sembra non spezzarsi.

Cosa fare?

E’ possibile agire a piu livelli:

Innanzitutto bisogna rendersi conto della propria tendenza a rimuginare. Essere consapevoli di mettere in atto un comportamento è il primo passo per affrontarlo.

Lavorare sulla propria autostima. Aumentare la fiducia nelle nostre capacità ci permette di allentare il controllo perché qualsiasi cosa accada sappiamo di poter contare su noi stessi. Una buona autostima aiuta a diminuire i livelli d’ ansia.

Chiedersi se tutti gli scenari immaginari che i nostri pensieri ci prospettano siano probabili e reali o meno. Mettendo in discussione i nostri pensieri, la loro forza e il loto potere di generare ansia diminuiranno.

Possiamo stabilire durante la giornata periodi di tempo ben precisi per preoccuparci: quando ci accorgiamo che i nostri pensieri girano vorticosamente come se fossero una trottola, proviamo a fermarli e a dirci “STOP” e fissiamo poi un momento successivo (di una quindicina di minuti circa) in cui possiamo dedicarci completamente al nostro rimuginio. In questo modo riprenderemo un controllo sui nostri pensieri e non viceversa. Arrivato poi il momento che ci siamo prefissati da dedicare al rimuginio possiamo decidere se utilizzarlo per preoccuparci o per altro.

Infine, una strategia utile che possiamo adottare per smettere di rimuginare è quella di spostare la nostra attenzione dalla testa, e quindi dai pensieri, a ciò che possiamo percepire attraverso i nostri sensi. Ad esempio sono molto importanti gli esercizi della Mindfulnesssul qui ed ora attraverso cui riprendiamo il contatto con la nostra esperienza presente partendo da ciò che sentiamo, vediamo e tocchiamo. Possiamo inoltre praticare delle tecniche di rilassamentoper distendere le tensioni e concentrarci così sulle sensazioni che il nostro corpo ci rimanda.

Quando il rimuginare è particolarmente difficile da gestire e quando incide sulla qualità della tua vita e delle tue attività quotidiane, rivolgiti ad uno psicoterapeuta che saprà aiutarti ad uscire da questo circolo.

“Il rimuginatore è un ricercatore senza speranza che troverà l’illuminazione solo quando smetterà la sua ricerca mentale”

A cura della
Dott.ssa Maria Cristina Zezza

Dal Sito: mariacristinazezza.com

venerdì 23 marzo 2018

Non Pensare Troppo: Come Imparare A Non Rimuginare

Chi non ha mai provato la sgradevole sensazione di avere dei pensieri martellanti che si ripetono incessantemente nella testa? Alcuni restano li per giorni, arrivando a provocare forti mal di testa, mettendoci di cattivo umore e minando pesantemente la nostra efficacia.

Il problema è che meno desideriamo pensare a queste cose e più questi pensieri si ripetono. Infatti, è stato dimostrato che combattere il pensiero ruminativo è inutile. In una occasione, realizzando un esperimento di psicologia classica, fu chiesto ad un gruppo di persone di non pensare troppo ad un orso bianco. Come risultato, l’orso bianco diventò per loro il pensiero ricorrente.

Perché accade questo?

Innanzitutto, perché quando desideriamo smettere di pensare a qualcosa si genera automaticamente un meccanismo di supervisione. Immaginate di avere creato un’immagine mentale di un poliziotto che deve catturare l’orso bianco. Questa immagine contribuirà a mantenere nella vostra mente l’idea dell’orso bianco, che è precisamente quella che volete eliminare.

Il desiderio intenso di bloccare un pensiero ha quasi sempre l’effetto contrario: lo rafforza.

Fortunatamente c’è una soluzione:

Accetta il pensiero. Può sembrare una contraddizione, ma nel momento in cui si accettano i pensieri negativi e ruminativi, questi perdono gran parte dell’impatto emotivo che hanno su di voi. Basta accettare che sono lì e non reagire ad essi.

Cerca una soluzione. I pensieri ruminativi appaiono quasi sempre come risultato di una questione irrisolta. Riesci a risolvere questo problema immediatamente? Hai a disposizione tutti i dati necessari per prendere una decisione al riguardo? Se è così, questa è la soluzione migliore per fare sì che i pensieri ripetitivi non tornino di nuovo.

Accetta il dubbio e l’incertezza. A volte non siamo in grado di prendere una decisione, sia perché non dipende da noi, o perché non disponiamo di tutti i dati di cui abbiamo bisogno. In questo caso basta ripeterci: “Accetto l’incertezza che questi pensieri mi trasmettono“. Ripetilo più volte fino a che i dubbi non ti risultano fastidiosi. In realtà, questo è un buon esercizio mentale per aiutarci ad affrontare molti altri problemi della vita quotidiana, perché imparare a vivere con l’incertezza è di vitale importanza al giorno d’oggi.

Una volta che sei riuscito a eliminare le emozioni negative relative a questi pensieri, è sufficiente che ora ti dedichi ad una attività che ti piace e che richieda uno sforzo cognitivo.

Dal sito: giacinto.org

mercoledì 29 marzo 2017

Siamo artefici della nostra stessa ansia?


Spesso, siamo proprio noi stessi a far scaturire eccessiva ansia.Questo però può ricordarci che siamo in grado di lavorare sui nostri pensieri

E’ dimostrato che, spesso, siamo proprio noi stessi a far scaturire eccessiva ansia. L’ansia ci assale per le cose che ci diciamo o su cui ci iperfocalizziamo o per come, ad esempio, ci lasciamo trattare dagli altri.

Questo non vuol dire che noi siamo colpevoli o sbagliati; piuttosto, può ricordarci che possiamo essere in grado di lavorare sui nostri pensieri e prenderci cura di noi stessi con più gentilezza, in modo da migliorare la situazione. Fondamentale è identificare cosa fa raggiungere il picco alla nostra ansia; una volta scoperto ciò si può lavorare per ridurla.

Il terapeuta Casey Radle, specializzato nella cura di ansia e autostima presso l’Eddins Counseling Group a Houston (Texas), illustra quali sono tre modalità tipiche in cui cadiamo e con cui finiamo per amplificare la nostra ansia:

Considerare i nostri dubbi, fatti

Questo si verifica, ad esempio, quando ci troviamo ad uscire con una persona che ci piace davvero. Noi la invitiamo ad un nuovo appuntamento, ma se, dopo un po’ di ore, non riceviamo nessun segnale (messaggio, chiamata…) dall’altro, secondo Radle, iniziamo ad interpretare gli eventi, e quello che accade dentro di noi potrebbe riassumersi in questo tipo di pensiero: ‘Oh mio Dio, lui/lei non è interessato a me e non vuole vedermi mai più. Io non sono abbastanza per lui/lei, e ho sprecato la mia chances per questa relazione. Come ho potuto essere così stupido da pensare che qualcuno di così meraviglioso avrebbe voluto stare con uno come me?’

E così iniziamo a sentirci respinti, prima ancora di sapere cosa l’altra persona stia pensando o prima di darle la possibilità di rispondere. Lasciamo che siano le nostre insicurezze a scrivere la negativa narrazione degli eventi, senza alcuna informazione reale, assumendo che tali insicurezze siano dure e fredde verità.

Prevedere il peggio

In questo modo possiamo descrivere ciò che avviene quando la nostra mente finisce in un luogo buio e cavernoso, pieno di tutti gli scenari peggiori e più catastrofici possibili e ci fa inevitabilmente saltare a conclusioni terribili quali: esami finali falliti, incidenti aerei e cari delusi…

Possiamo aspettarci il peggio a livelli estremi – attendendoci, per esempio, lo schianto dell’aereo su cui siamo in volo – o in modo più sottile. Ad esempio: arrivi a lavorare e il tuo capo dice che vuole un incontro con te più tardi. Non ti dice il motivo e questo, secondo Radle, giustifica il tuo iniziare a ripeterti: ‘Finirò nei guai. Il mio capo vuole licenziarmi, già lo so’.

Ecco che di nuovo, ancora prima di partecipare alla riunione, si è già dato per scontato tutto quello che accadrà, e niente di ciò che viene previsto ha carattere positivo.

Ignorare le nostre esigenze

E’ proprio così: trascurare i nostri bisogni di base può rinforzare l’ansia. Per esempio: Stai dormendo abbastanza? Stai nutrendo il tuo corpo con nutrienti adeguati? Stai prendendo pause regolari?

E’ dura essere rilassati quando si è in giro, con la quarta tazza di caffè in mano, trascinati qua e là dalla lista di cose da fare, insicuri su quale sia l’ultima volta che si è stati seduti.

Lo stesso vale, in termini di ansia, per la mancata demarcazione e preservazione dei confini. Per esempio: Lasci che gli altri ti scavalchino e ti mettano i piedi in testa? Dici ‘sì’ quando in realtà vorresti dire ‘no’? Rimani in situazioni o relazioni che non sono giuste per te?

Cosa può aiutarci? Secondo quanto suggerito da Radle, quello che può aiutarci è:
Fare a noi stessi dei discorsi d’incoraggiamento e parlarci con un tono maggiormente compassionevole;
Considerare, quando non conosciamo interamente i fatti, molteplici scenari, evitando di riempire i pezzi mancanti in modo da realizzare una narrativa che rafforzi il pensiero ansioso;
Quando ci accorgiamo di saltare a conclusioni affrettate o di tentare la lettura delle menti altrui, ricordarci, in modo gentile, che sono cose che non possiamo proprio conoscere;
Onorare i nostri bisogni: dormire abbastanza, prendersi delle pause, impegnarsi in attività divertenti, rispondere alle proprie esigenze fisiche, emotive, mentali e spirituali;
Stabilire dei confini e denunciare apertamente quando questi vengono varcati da qualcuno: non possiamo aspettarci che la gente li conosca istintivamente; dobbiamo comunicarli in modo chiaro e se abbiamo bisogno di maggiori informazioni, aiuto, tempo o altro, non dobbiamo aver paura di chiedere.

Quindi, se vi ritrovate, con pensieri o azioni, in uno dei precedenti esempi, sapete che le cose possono cambiare partendo proprio da voi stessi, e, se avete bisogno di un po’ di supporto in più, non esitate a consultare un terapeuta.

Scritto da: Chiara La Spina
Dal Sito: www.stateofmind.it



Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/01/ansia-meccanismi-controllo/

lunedì 19 ottobre 2015

10 pensieri che le persone ansiose fanno durante il giorno

Una delle cose fastidiose dell'ansia è avere a che fare con pensieri che s'infuocano e si trasformano in costanti preoccupazioni. A volte sono giustificabili ("avrò lasciato il forno acceso?"), ma spesso sono totalmente infondati ("Il mio capo mi odia?"). Il cervello, però, non conosce la differenza.
Abbiamo chiesto ai redattori di HuffPost e ai membri della nostra Facebook community che soffrono d'ansia di condividere in forma anonima alcuni dei pensieri che li opprimono e gli frullano per la testa durante il giorno. Scopri qui sotto solo alcune delle cose che spingono gli ansiosi a essere paranoici, ti potrebbe aiutare a pensarci su due volte prima di giudicare una persona che non può proprio far a meno di preoccuparsi.


1. Dire qualcosa che potrebbe offendere qualcuno
"Forse l'ho detto nel modo sbagliato. Provare così tanto a non offendere quella persona lo ha fatto risultare forse ancora più offensivo?


2. Rimanere bloccati sui mezzi pubblici
Quando un treno della metropolitana si blocca o si ferma e non ne conosco il motivo vado fuori di testa e penso di prendere un taxi, anche se so che mi costerà troppo e prenderò tempo lo stesso. Vorrei sempre avere il controllo di tutto quello che mi circonda".


3. Arrivare in ritardo
"A che ora devo lasciare il lavoro per arrivare in orario? Ci sarà traffico? Troverò il parcheggio?"


4. Temere che qualcosa possa andare storto
"Vivo nella paura costante di cosa potrebbe accadere a me e mio marito. Ho paura di finire in mezzo alla strada e non ho amici o parenti ai quali potermi appoggiare".


5. Dimenticare di fare qualcosa di importante
"Ogni santo giorno quando esco di casa controllo di aver chiuso a chiave almeno 3 volte e mi assicuro che il frigo sia ben chiuso."


6. Non poter essere sicuro di quello che sta accadendo o di quello che accadrà
"Ogni giorno, ogni minuto ho l'ansia di cosa stia accadendo. Qualcosa che è accaduto di recente o qualcosa che potrebbe accadere nei prossimi istanti".


7. Chiedersi se il tuo ragazzo è arrabbiato con te
"Perchè ci mette così tanto tempo a rispondere al mio messaggio? Sarà forse arrabbiato con me? Forse lo sto annoiando".


8. Fare un errore a lavoro e pensare che i colleghi ti giudichino
"Ho fatto un errore nell'ultima mail di gruppo. Ho subito rettificato. Adesso penseranno che sono incompetente".


9. Sembrare stupido in un contesto sociale
"Staranno ridendo di me? Spero di non aver sbagliato. Spero di non aver detto qualcosa di sbagliato. Forse non era divertente? Forse non dovevo ridere? Posso andare via adesso?".


10. Essere ansioso di essere ansioso
"Molte delle mie ansie derivano dal fatto che sono ansioso. Perchè sono ansioso? Non ho ragione di essere ansioso. Sono felice e ho una bella vita. Perchè non posso liberarmi dall'ansia? Tutti dicono che mi l'ansia mi stressa inutilmente e ne sono consapevole. Ma forse metto ansia alla gente?".


Tutto questo ti suona familiare? Ecco cosa puoi fare:
Realizza che è il tuo cervello a fare questo. Secondo lo psicologo Rick Hanson autore di "Hardwiring Happiness: The New Brain Science of Contentment" il nostro cervello possiede una propensione negativao una tendenza a far emergere il peggior risultato possibile. Questo è particolarmente frequente per chi soffre d'ansia. Se il tuo cervello sta entrando in una spirale di cattivi pensieri non piangerti addosso e non colpevolizzarti.
Accetta i tuoi pensieri. Non spazzare via i tuoi pensieri dalla tua mente, piuttosto affrontali a testa alta. "La più grande preoccupazione quando inizia a salire l'ansia è quella di creare un circolo virtuoso" dice lo psichiatra Mickey Trockel, assistente di clinica e professore di psichiatria e scienze comportamentali della Stanford University, ad HuffPost. "Quando qualcosa sta provocando in noi quelle emozioni, cerchiamo di evitare l'ansia è proprio lo star bene che rinforza la nostra ansia".
Fatti delle domande. Guarda i tuoi pensieri dalla giusta prospettiva ponendoti delle domande che ti aiutano a riformulare la tua paura. Questo metodo ti consente di distaccarti da te stesso e di parlare. "Valutare i pro e i contro di quel pensiero", spiega Peter Norton, un professore di psicologia dell'università di Houston. "Valutare per bene vi aiuterà ad avere una visione più razionale della situazione".
Impegnati in attività rilassanti. Non importa se si tratta di una piccola meditazione o una passeggiata, entrambe hanno dei benefici sulla salute mentale. Fai qualcosa che ti faccia stare sereno e distragga la tua mente dai cattivi pensieri.Questo post/articolo è comparso per la prima volta su HuffPost Us ed è stato poi tradotto dall'inglese da Valentina Trifiletti

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