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martedì 1 dicembre 2020

Forse stai somatizzando? Le reazioni fisiologiche più comuni indotte dall’attivazione emotiva



Quando ci si sente bene fisicamente è più probabile che ci senta a posto anche da un punto di vista psicologico: si è inclini a sorridere, al buonumore e a vedere il bicchiere mezzo pieno, il discorso cambia quando si è in conflitto con la propria emotiività.  La somatizzazione può, infatti, può rappresentare il vero linguaggio della sofferenza psichica e nascondere un profondo conflitto interiore, un mal-essere psicologico, di cui non si ha consapevolezza.

I sintomi fisici sono accettati più facilmente dalla società rispetto alla comune nozione di malattia mentale; possono quindi rappresentare una reazione alle repressioni, inibizioni e rimozioni della nostra storia personale e della nostra vita professionale, culturale, sociale, familiare o sessuale e all’incapacità di gestire in maniera autonoma i problemi della vita quotidiana.

Le persone che somatizzano risultano talvolta “scomodi” e rischiano di essere sottovalutati o abbandonati alle loro sofferenze con vaghe diagnosi di “turbe neurovegetative” o “distonia neurovegetativa”, “disordine funzionale”, “esaurimento nervoso”, “ipotensione arteriosa”, “crisi di nervosismo”. Le diverse risposte manifestate dai soggetti definiscono il particolare disturbo in specifiche parti del corpo:

Stomaco

Le situazioni stressanti causano un’alterazione nell’equilibrio tra le componenti del succo gastrico (acido cloridrico, enzimi e muco): si produce troppo acido cloridrico, che provoca un’irritazione delle pareti dello stomaco.

I disturbi che ne derivano sono difficoltà di digestione, bruciori di stomaco e a volte rigurgito acido. Il tutto accompagnato spesso da un sapore acido o amaro in gola e da una sensazione di cattivo sapore in bocca.

Intestino

Troppe tensioni emotive creano uno squilibrio nella motilità intestinale, che si manifesta con periodi alternati di stipsi e diarrea. Questa situazione determina un’infiammazione della mucosa intestinale, quindi un’alterazione della flora batterica.
E si innesca una spirale senza fine, perché l’intestino diventa sempre più capriccioso e questo fa aumentare lo stato infiammatorio.

L’alternanza di stipsi e diarrea porta con sé altri sintomi. In prima linea i dolori che accompagnano queste crisi. Inoltre la pancia è sempre molto tesa ed è gonfia di gas addominali.

Cuore

Il ritmo cardiaco è regolato da due differenti parti del sistema nervoso autonomo chiamate sistema simpatico e parasimpatico. Quando si è nervosi, c’è un’eccitazione del sistema simpatico.
Si scatena così la tachicardia. Se il nervosismo si protrae nel tempo, si manifesta anche una sensazione di mancanza di respiro e costrizione al torace.

Pelle

Se vi agitate, stimolate il sistema nervoso parasimpatico e la liberazione di istamina, una sostanza che provoca la dilatazione dei vasi cutanei e quindi l’arrossamento. Uno stato di tensione protratto a lungo nel tempo può anche influire negativamente sugli strati più profondi della pelle.

Arrivano macchie rosse sul décolleté e sul collo oppure si verificano arrossamenti sul viso. Se lo stress è più intenso, può comparire la psoriasi.

Testa

Nelle ore successive a una giornata di nervosismo intenso o durante il weekend, c’è un momento di rilassamento. In questi casi il calo della tensione agisce da fattore scatenante e mette in moto l’emicrania.
Un dolore forte e pulsante si irradia a metà della testa, alla tempia e alla parte interna attorno all’occhio. A volte è accompagnato da nausea e vomito. Può durare da un minimo di quattro ore a un massimo di tre giorni.

Sonno

L’insonnia da stress è tipica di chi non riesce a rilassarsi. Persiste fino a quando gli impegni di lavoro (o i problemi personali) non vengono risolti. Si manifesta in modi diversi: c’è chi si rigira nel letto per ore prima di addormentarsi; chi si sveglia in piena notte e non riesce più a chiudere occhio; chi si sveglia troppo presto rispetto al solito. Il risultato è sempre lo stesso: calo delle capacità intellettuali, difficoltà di concentrazione, aumento dell’irritabilità.

Vie respiratorie

Lo stress può causare anche attacchi di asma in chi già ne soffre. Queste crisi collegate alla tensione si verificano soprattutto la mattina al risveglio o comunque prima di uscire di casa, quando i pensieri degli impegni lavorativi cominciano a concretizzarsi. I disturbi collegati? Tosse secca, respiro con sibili, affanno, mancanza di respiro e senso di oppressione al torace.


Dal Sito: psicoadvisor.com 

giovedì 28 maggio 2020

Pensiero negativo e stress: ecco gli organi che si ammalano


C’è chi le chiama energie negative, chi pensieri tossici o chi semplicemente lo etichetta come stress. A prescindere dal nome usato, quando siamo intossicati, il nostro corpo secerne una serie di molecole dannose per l’organismo, tali sostanze incidono negativamente sulla salute della nostra pelle, del nostro cervello, del cuore, del fegato e su altri organi vitali, senza considerare che condizionano negativamente la nostra esistenza rendendoci mal predisposti verso la vita in generale e verso il prossimo.

I danni dello stress e della negatività sull’organismo possono tradursi addirittura con un calo della vista.

Come è chiaro, i danni fisici del nervosismo possono essere molteplici e coinvolgere gli organi e i tessuti più disparati. I cosiddetti “ormoni dello stress” hanno un impatto negativo anche sulla memoria e sui collegamenti del nostro sistema nervoso centrale.

Gli ormoni dello stress

Lo stress scatena una cascata di ormoni nel nostro organismo fino a causare uno “stato di agitazione persistente“. Nel nostro corpo, lo stress si manifesta con una secrezione psico-indotta (cioè indotta dalle nostre emozioni/sensazioni) di ormoni catabolizzati da parte delle ghiandole surrenali. Nella fattispecie, gli ormoni “direttamente” legati allo stress sono il cortisolo e l’aldosterone che, in breve, causano:
-costrizione dei vasi cutanei (la pelle diventa più pallida)
-aumento della frequenza cardiaca
-broncodilatazione
-inibizione del rilascio e dell’efficacia dell’insulina. L’insulinoresistenza dettata dallo stress potrebbe essere correlata al diabete mellito di tipo 2
-alterazione del metabolismo
-calvizie e caduta di capelli
-eccessiva dilatazione delle pupille con possibili problemi alla vista
-altri sintomi psicosamitici

I danni dello stress sul sistema muscolo-scheletrico

Quando siamo stressati il corpo si irrigidisce: la tensione muscolare è una reazione riflessa allo stressperché il fisico si mette in stato di allerta e sta in guardia contro danni e dolore. Lo stress cronico perpetua una tensione di base e quando la muscolatura è tesa per lunghi periodo possono insorgere frequenti emicranie, dolori muscolari e torcicollo.

Il corpo è più predisposto a danni fisici come slogature, atrofie e traumi. In questo contesto, le tecniche di rilassamento si sono rivelate molto efficaci nell’alleviare la tensione muscolare e diminuire l’incidenza dei disturbi legati allo stress su questo sistema.

I danni dello stress sull’apparato respiratorio

Come premesso, lo stress causa un aumento della frequenza cardiaca e broncodilatazione. Lo stress ci fa respirare più forte, questo non è un problema per la gran parte di persone, ma per chi soffre di asma o allergie, può essere una condizione davvero sgradevole. Lo stress può causare iperventilazione che può essere, a sua volta, causa di un attacco di panico in soggetti predisposti o ansiosi. Anche in questo caso si consiglia di seguire tecniche di rilassamento e respirazione.

I danni dello stress sulla pelle

Il dermatologo Dr. Papier direttore scientifico della Rochester di New York, non è sorpreso del fatto che l’attuale crisi economica ha visto un aumento di pazienti con problemi di acne, rughe e altre malattie della pelle. Lo stress ha un forte impatto sull’organismo e quello legato alle problematiche economiche non è da meno.

La salute della pelle è direttamente correlata allo stress. Come visto, sotto stress i livelli di cortisolo aumentano. Il cortisolo danneggia il collagene e provoca infiammazioni, il risultato è l’acne, macchie cutanee, psoriasi e dermatite atopica (eccessivo prurito, chiazze rosse, sfoghi cutanei).

Inoltre lo stress aggrava sintomatologie già presenti o può predisporre a malattie infettive come per l’herpes e l’herpes zoster. I danni fisici dello stress continuano con l’orticaria che può anche cronicizzarsi, forme di eczema e altri condizioni di prurito cronico come il lichen simplex che innesca una sorta di circolo vizioso: che ne soffre si gratta, causando l’ispessimento delle pelle con un conseguente aumento del prurito.

Come visto, i danni dello stress sulla pelle sono molteplici, lo stress causa un’ipersensibilità cutanea tanto che le persone particolarmente stressate, solo a leggere le parole pulci o pidocchi, potrebbero iniziare a percepire prurito e grattarsi!

Stress e calvizie

Lo stress è strettamente correlato alla caduta di capelli. Lo stress può causare un’improvvisa perdita di capelli rallentando o arrestando del tutto il processo di crescita del follicolo dei capelli. Una volta che il follicolo entra permanentemente in una fase di riposo, ci resterà per circa tre mesi, durante i quali bisognerà imparare a gestire lo stress per non inciampare in un nuovo ciclo di caduta. Di solito, i capelli ricrescono nello donne mentre nei maschi potrebbero anche permanere nella fase di riposo. Se avete problemi di caduta di capelli legata alla stress, provate a rinforzare e proteggere i follicoli con i super-alimenti che proteggono i capelli.

I danni dello stress sull’apparato gastrointestinale

Lo stress causa scompensi sul metabolismo ed è correlato a fattori psicologici che potrebbero modificare il nostro comportamento alimentare: sotto stress c’è chi mangia di più o chi non mangia perché “gli si chiude lo stomaco”. In ogni caso si va incontro a reflusso acido e bruciore di stomaco. In casi estremi lo stress può essere causa di ulcere gastriche. A livello intestinale, lo stress influenza la digestione a livello qualitativo (quali sostanze nutritive possono essere assorbite) e quantitativo (quanto veloce sarà il passaggio degli alimenti nel tratto intestinale, così può essere causa di intestino pigro o al contrario, diarrea). Può interessarvi: Intestino pigro, rimedi naturali.

Stress e cervello

Non mancano danni dello stress sul cervello, è vero che lo stress influenza la memoria e anche le capacità sociali.
Il sistema nervoso ha diverse “divisioni”, quella “centrale” che coinvolge cervello e midollo spinale e quella “periferica” che consiste nelle innervazioni date dal sistema nervoso autonomo e somatico. Il sistema nervoso autonomo ha un ruolo diretto nella risposta fisica allo stress.

A livello de cervello lo stress si esplica con cambiamenti a lungo termine della struttura celebrale. I neuroscienziati della University of California Berkeley, hanno scoperto che lo stress nei bambini piccoli può portare addirittura a difficoltà di apprendimento nonché a una grossa predisposizione di disturbi dell’umore nella vita da adulti.

Lo stress rimpicciolisce il cervello 
Lo stress può modificare la struttura del cervello fino a ingrossarne o rimpicciolirne alcune parti, si tratta delle differenze nel volume di materai grigia rispetto alla sostanza bianca, così come le dimensioni dell’amigdala e il numero di sinapsi (collegamenti). La ricercatrice Daniela Kaufer, dall’UC Berkeley ha visto come lo stress cronico (correlato a eccessivi livelli di cortisolo) può causare una sovrapproduzione di mielina con un minor numero di neuroni rispetto al normale. Lo studio è stato pubblicato sul numero di Febbraio 2014 dell’autorevole rivista Molecular Psychiatry.

Stress e disturbi psicosomatici

I disturbi somatici legati allo stress sono numerosi, ogni sintomo rileva un disagio che talvolta ha radici psicologiche piuttosto che fisiologiche. A tale scopo vi rimandiamo alla lettura dell’articolo Sintomi psicosomatici, il tuo corpo sta cercando di dirti qualcosa.

Stress e mestruazioni

Lo stress può influenzare il ciclo mestruale in diversi modi. Alti livelli di stress possono essere correlati a mestruazioni dolorose o irregolari. Possono anche esserci variazioni nella durata dei cicli. La sindrome premestruale è amplificata dai danni dello stress e può essere accompagnata da crampi, ritenzione idrica e umore negativo.

Altri danni fisici dello stress

Lo stress può danneggiare il cuore (aumento della frequenza cardiaca e restringimento dei vasi), causare ipertensione arteriosa, indebolisce le nostre difese immunitarie, può causare seri danni agli apparati genitali maschili e femminili nonché mestruazioni anomale o menopausa prematura. Nei maschi lo stress può addirittura portare a disfunzione erettile o impotenza, con scarsa produzione di testosterone e di sperma. Lo stress causa invecchiamento precoce, indebolisce la vista e ci predispone a malattie e problemi muscolari.

Secondo alcuni studi, lo stress potrebbe causare fisiopatologie ancora più gravi, fino alla produzione di cellule cancerose. In questo contesto vi invitiamo a leggere l’articolo “la mente ci guarisce più dei farmaci”

Trovare il modo per gestire lo stress

L’importante non è unicamente l’esperienza vissuta, ma come ognuno la vive. Provate a rallentare i vostri ritmi frenetici, anche le situazioni può stressanti possono essere affrontate con calma e una certa serenità d’animo. L’alimentazione può aiutarvi ad affrontare bene la vita, vi consiglio di leggere l’articolo La Dieta della Felicità, quali alimenti scegliere?.

La mente e il corpo soffrono molto per i danni causati dallo stress. E’ essenziale trovare il modo per gestire lo stress e affrontare al meglio le difficoltà che si stanno vivendo. Se ritenete che il vostro carico di stress è eccessivo da poter gestire da soli, parlatene con un amico o familiare e se questo non dovesse bastare valutate un supporto professionale. Per imparare a gestire lo stress e l’ansia di tutti giorni, potrebbe tornarvi utile la pagina dedicata ai disturbi d’ansia e ai rimedi con l’autotraining.

sabato 7 marzo 2020

Ansia e Alimentazione



Spesso chi richiede un intervento per un disturbo d’ansia lamenta anche disturbi dell’apparato digerente ed è quindi utile approfondire questa relazione.
Esiste una forte correlazione tra ansia e alimentazione, infatti spesso la ricerca di cibo gratificante è correlata alla necessità di incrementare i livelli di serotonina, ma col tempo questo tipo di cibi impatta negativamente sul nostro apparato digerente.

 

L’ansia è la normale e innata risposta del nostro organismo che si prepara ad affrontare una situazione soggettivamente percepita come minacciosa attivando tutte le funzioni neurovegetative necessarie per l’attacco o la fuga (aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, tensione muscolare, sudorazione, rallentamento della digestione, aumento dell’attenzione e della vigilanza).

Entro un certo limite l’ansia rappresenta una risposta adattiva e funzionale, una reazione di difesa dell’organismo volta ad anticipare la percezione del pericolo prima che questo sia chiaramente identificato. Tuttavia quando risulta immotivata o sproporzionata rispetto all’evento scatenante o quando si protrae nel tempo ed è d’intensità tale da interferire con il normale funzionamento dell’individuo, l’ansia diventa patologica dando origine a sintomi psicologici (senso soggettivo di apprensione e di penosa attesa, inquietudine, nervosismo, insicurezza e timore, difficoltà di concentrazione, rimuginio), neurovegetativi (sudorazione, tachicardia, sensazioni di nodo alla gola e di soffocamento, vertigini, tremori, disturbi gastroenterici, alterazioni nel ritmo sonno-veglia) e motori (tensione, irrequietezza, agitazione) che determinano una limitazione delle capacità di adattamento dell’individuo e che possono sfociare in un disturbo d’ansia conclamato.

Spesso coloro che richiedono un intervento specialistico per un disturbo d’ansia, lamentano anche disturbi a carico dell’apparato digerente. Gli aspetti emozionali sono infatti fortemente correlati alle funzioni intestinali e la risposta agli agenti stressogeni può portare a una condizione di disbiosi intestinale che tende a ridurre l’assorbimento del triptofano, amminoacido essenziale che, essendo il precursore della serotonina, ne riduce la sua sintesi favorendo un amento dello stato ansioso.

Esiste inoltre una forte correlazione tra ansia e il modo di alimentarsi.

Molte persone riducono o rifiutano il loro cibo abituale sentendo talvolta addirittura l’incapacità di far arrivare qualche boccone nello stomaco; altri vanno a ricercare cibi di gratificazione (comfort food), spesso ricchi di carboidrati e grassi avendo sperimentato che possiedono un effetto calmante proprio sul sintomo ansioso; altri ancora mangiano di più in generale, identificando, forse, nel cibo, una sorta di supporto energetico.

La ricerca di cibo gratificante come dolci, biscotti, bibite zuccherate, cioccolata è correlata alla necessità di incrementare i livelli di serotonina e il nostro cervello, senza che ce ne rendiamo conto, ci indica dove possiamo trovarne i precursori.

Succede però che, in tempi più o meno brevi, questo tipo di cibi impatti sul nostro apparato digerente creando disagi digestivi o gonfiori a stomaco e addome fino a problemi di reflusso gastroesofageo, bruciori o sindrome dell’intestino irritabile in grado, a loro volta, di creare un circolo vizioso di aumento di ansia e stress. Inoltre i cibi caratterizzati da una forte presenza di zuccheri semplici e con elevato Indice Glicemico (IG, che misura la velocità di digestione e assorbimento dei cibi contenenti carboidrati e il loro effetto sulla glicemia) porta a forti oscillazioni della glicemia con conseguenti ripercussioni sull’energia a disposizione per tutte le cellule dell’organismo e in particolare quelle del sistema nervoso centrale. Un eventuale aumento di peso conseguente alimenta, poi, il circuito ansia-stress.

Da qualche anno molti studi stanno mettendo in evidenza il ruolo dei nostri batteri intestinali (microbiota) nella comunicazione cerebrale, in quanto capaci di inviare segnali direttamente dall’intestino al cervello attraverso svariati meccanismi:

innervazione intestinale: i microrganismi sembrerebbero influenzare l’attività nervosa utile a determinare l’attivazione del sistema immunitario

produzione di metaboliti: tramite questi ultimi, il microbiota sembrerebbe in grado di influenzare lo stato infiammatorio, i livelli di triptofano e di acido kinurenico (neuroprotettivi). Inoltre, produce direttamente neurotrasmettitori come GABA  e BDNF (brain-delivered neurotrophic factor).

Già da tempo molti studi hanno indagato sul ruolo del microbiota intestinale in relazione a dieta ed emozioni. Una dieta ad elevato contenuto di grassi può promuovere la ‘leaky gut sindrome’, aumentando la permeabilità intestinale (Cani et al., 2008, Hildebrandt et al., 2009, Kim et al., 2012) in maniera analoga allo stress (Gareau et al., 2008, Ait-Belgnaoui et al., 2014), e l’incremento di produzione di citochine da parte dei batteri le quali, a loro volta, sembrano in grado di sensibilizzare l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA axis) verso un comportamento ansioso e depressivo.

Al contrario, cambiamenti della composizione del microbiota attraverso la dieta e supplementazioni di specifici probiotici, possono portare ad una migliore risposta allo stress.

Studi in vivo su modelli animali hanno indagato la comunicazione tra cervello e intestino andando a dimostrare come il microbiota intestinale sia alterato anche in condizioni di stress o di disturbi associati allo stress e di come si vada a perdere in parte la funzionalità della via metabolica degli acidi grassi a catena corta (SCFAs).

Gli SCFAs come acetato, propionato o butirrato, sono in larga parte prodotti in seguito alla fermentazione intestinale di alimenti ricchi di fibre e hanno da tempo dimostrato di apportare numerosi benefici all’ospite, sia a livello intestinale che sistemico raggiungendo perciò anche il cervello e, quando supplementati, hanno dimostrando di ridurre i livelli di ansia dopo il periodo di stress prolungato.

In alcune ricerche si è visto, in modelli murini, che la combinazione di due prebiotici come i frutto-oligosaccaridi (FOS) e i galatto-oligosaccaridi (GOS) sia in grado di modulare l’ansia e i comportamenti stress-correlati in animali sani. Lo studio evidenzia anche che questi prebiotici modificano l’espressione di geni specifici in zone chiave del cervello in grado di ridurre comportamenti ansiosi e depressivi suggerendo come il microbiota intestinale possa essere un importante target per la psichiatria nutrizionale.

Dal Sito: stateofmind.it 

venerdì 21 febbraio 2020

Disturbi psicosomatici


Stress e quotidianità

Lo stress è uno degli elementi più importanti nella genesi dei disturbi psicosomatici. L’agire quotidiano richiede al nostro organismo di sapersi adattare a continui e improvvisi mutamenti della realtà che ci circonda. Molti di questi cambiamenti hanno un impatto positivo sulla nostra esistenza, assicurando piccoli momenti di piacevolezza o prefigurandosi come occasioni favorevoli alla crescita personale. Talvolta, tuttavia, le sollecitazioni ambientali possono avere un impatto negativo, generando forti pressioni, eccessiva emotività e condizione di stress. Eventi di questo tipo possono riguardare piccole seccature quotidiane (ad es. rimanere intrappolati nel traffico, prendere una multa), condizioni presenti della vita quotidiana (ad es. ambiente di lavoro ostile e competitivo, difficoltà economiche), o l’esposizione ad eventi estremi e inconsueti (ad es. incidenti stradali, terremoti, incendi, etc.).

 

Il legame mente e corpo

Contrariamente a quanto si suggerito dal senso comune, che identifica semplicemente le emozioni come un vissuto soggettivo di piacevole o spiacevole, le emozioni presentano una consistenza anche biologica. Le emozioni nascono, infatti, all’interno del nostro sistema nervoso centrale e determinano importanti mutamenti a livello periferico e nei principali sistemi del nostro organismo. Un esempio lo abbiamo quando proviamo ansia o paura. In questi casi possiamo avvertire diversi cambiamenti quali, per esempio: aumento del battito cardiaco, nausea, aumento della sudorazione, tremori, mal di testa, dolore al petto, nodo allo stomaco e respirazione accelerata. Le emozioni sono il ponte che collega la nostra mente a tali reazioni fisiche e sono un esempio dello stretto legame che intercorre tra mente e corpo. In virtù di questo legame una malattia organica può portare con sé alterazioni a livello psichico o di funzionamento cognitivo e, viceversa, un disturbo o una sofferenza di tipo psicologico può portare ad alterazioni del normale funzionamento dell’organismo. Per queste ragioni si è ormai diffuso un modello di malattia che viene definito bio-psico-sociale. Questo modello suggerisce che per curare la malattia e/o promuovere la salute non si può prescindere da un’attenta considerazione del dominio biologico, psicologico e sociale. Le emozioni, quindi, hanno in tutto ciò un ruolo molto importante in quanto strumenti che ci permettono di rispondere alle richieste adattive poste dal nostro ambiente.

 

Il contributo della psicosomatica

I medici si sono accorti da molto tempo che, tenendo in considerazione nel trattare le malattie unicamente gli aspetti chimici e fisici dell’organismo, i conti non tornavano. Sia le malattie che i dolori fisici spesso si riacutizzano o si acuiscono come conseguenza di una complessa interazione di fattori che chiama in causa anche gli aspetti sociali e psicologici. La psicosomatica, o meglio la medicina psicosomatica, studia la relazione esistente tra disturbi somatici e fattori psicologici che hanno un ruolo nell’origine, nell’esacerbazione o nel mantenimento di tali disturbi, identificando il meccanismo attraverso il quale la nostra mente è in grado di influenzare il funzionamento del corpo. In linea di massima i fattori psicologici e i fattori emozionali possono interagire con la salute fisica attraverso:

una diminuzione della frequenza di abitudini e comportamenti salutari (per es. esercizio fisico, corretta alimentazione, sonno tranquillo) e/o un aumento di abitudini e comportamenti non salutari (per es. consumo di caffeina, nicotina, alcol, droghe e cibi insani);

risposte eccessive del sistema nervoso centrale o alterazione dei pattern di risposta fisiologica con conseguenti effetti deleteri sui vari apparati e sistemi dell’organismo;

Influenze negative di taluni stili e/o tratti di personalità sulle modalità di gestione dello stress e conseguenti ripercussioni sui comportamenti legati alla salute e sulle reazioni psicologiche e fisiologiche allo stress.

 

I disturbi psicosomatici

Come anticipato, l’intensità e le modalità delle reazioni emozionali e comportamentali agli eventi stressanti, nonché il protrarsi nel tempo dello stress, possono alterare in maniera sostanziale l’equilibrio psicofisico della persona, andando a costituire un importante fattore di rischio per l’insorgenza e/o l’esacerbazione di malattie fisiche. Tali conseguenze possono comprendere alterazioni clinicamente significative dei principali sistemi e apparati dell’organismo: in particolare quello cardiovascolare (per es. tachicardia, aritmie, ipertensione essenziale), cutaneo (per es., psoriasi, acne, dermatite atopica, orticaria, sudorazione profusa), gastrointestinale (per es. gastrite, colite ulcerosa, ulcera peptica), respiratorio (per es., asma bronchiale, sindrome iperventilatoria), muscolo-scheletrico (per es., cefalea tensiva, crampi muscolari, torcicollo, artrite), endocrino, neurologico, e immunitario. In un certo senso, la maggior parte delle malattie sono psicosomatiche in quanto coinvolgono mente e corpo. Ogni malattia fisica può portare con sé disagio psicologico o una qualche alterazione del funzionamento cognitivo e, viceversa, molti disturbi mentali possono portare con sé sintomi fisici. Trovare un confine netto tra il dominio mentale e il dominio corporeo può quindi risultare difficile in quanto abbiamo visto esistere una sostanziale continuità tra i due. Questo grado di sovrapposizione, inoltre, sembra essere maggiore per alcuni disturbi piuttosto che per altri. Ad ogni modo, quando si parla di disturbi psicosomatici intesi in senso stretto, ci si riferisce a  disturbi nei quali i fattori mentali giocano un ruolo importante nello sviluppo, nell’espressione sintomatologica o nella risoluzione di problemi fisici. Questi disturbi si differenziano da quelli nei quali i fattori psicologici sono la sola causa dei sintomi fisici lamentati e in cui non è presente una malattia o disturbo fisico noto, come il disturbo di conversione. Tra i disturbi psicosomatici troviamo:

Fibromialgia;

Stanchezza cronica;

Sindrome dolorosa temporo-mandibolare;

Dolore lombare cronico;

Colite spastica;

Rettocolite ulcerosa;

Morbo di Crohn;

Psoriasi;

Dermatite atopica;

Alopecia;

Cefalea tensiva.

 

A chi chiedere aiuto per i disturbi psicosomatici

Se soffrite di uno dei disturbi psicosomatici sopra elencati, chiedere aiuto ad uno psicologo può essere una buona idea, ma non in prima battuta. Certamente imparare a gestire stress ed emozioni può aiutarvi a trovare un po’ di sollievo. Tuttavia occorre prima stabilire quanto delle manifestazioni del disturbo siano imputabili all’intervento di fattori psicologici e sociali. Quindi, se soffri di queste malattie è ad un medico specialista che devi affidarti prima di tutto. Solo a posteriori, se quest’ultimo riscontrerà che i sintomi e la loro comparsa sono verosimilmente influenzati da una particolare vulnerabilità allo stress, da una particolare suscettibilità o reattività emozionale, o da uno stile di vita non salutare, converrà rivolgersi ad uno psicologo. Le cure psicoterapeutiche e/o psicofarmacologiche possono essere d’aiuto, ma in casi selezionati.

 

Quali sono i trattamenti per la cura dei disturbi psicosomatici?

Ogni disturbo richiede un trattamento individualizzato sulla base delle caratteristiche della persona, del quadro sintomatologico e dai fattori che sembrano avere un influsso maggiore su di esso. Per i disturbi fisici il trattamento medico è chiaramente quello più importante e dal quale non si può prescindere. Uno psicologo invece può essere di aiuto per gestire gli aspetti inerenti alla sfera psicologica e sociale, che come abbiamo visto possono avere un ruolo tutt’altro che trascurabile. I trattamenti psicologici impiegati comprendono tutte quelle tecniche in grado di agire sulle emozioni, sull’umore e sullo stress. Il lavoro iniziale è centrato sia su interventi mirati a riportare in equilibrio l’attivazione psicofisiologica della persona in risposta agli eventi stressanti, che nell’accrescere il controllo sulle reazioni emotive. A ciò si accompagna, nelle fasi successive, anche un lavoro comportamentale e cognitivo. La componente psicofisiologica si avvale di tecniche ormai consolidate che permettono di regolare l’eccessiva o ridotta attivazione sperimentata di fronte ad eventi stressanti. Tecniche di questo tipo sono il training autogeno, il biofeedback e il rilassamento muscolare progressivo di Jacobson. Il lavoro comportamentale è invece mirato a modificare i comportamenti e le abitudini non salutari consolidatesi nel tempo e che incidono significativamente sulla patologia. Infine, la terapia cognitiva permette di ristrutturare il modo di interpretare gli eventi negativi. Spesso, infatti, le reazioni emotive sono eccessive perché la nostra mente compie un’errata valutazione del reale grado di minacciosità degli eventi e al contempo sottostima le proprie capacità di farvi fronte. In questo senso diventa fondamentale un lavoro sulle capacità di fronteggiamento, proprio per ridurre il divario che la persona percepisce tra la situazione e le proprie risorse.

Dal Sito: itcc.it

lunedì 30 settembre 2019

Il nostro secondo cervello: l’intestino


Non siamo tanti pezzi messi insieme
Cervello, cuore, stomaco, reni, fegato, ossa, muscoli, pelle e molto altro ancora formano il nostro organismo: siamo davvero una serie di pezzi che funzionano indipendentemente gli uni dagli altri?
Le ultime evidenze scientifiche dimostrano il contrario. La mente e il corpo non sono separati e ogni elemento, anche la più piccola molecola, può influenzare tutto il resto dell’organismo.
Parleremo nello specifico della connessione tra la pancia e il cervello, con quella che viene definita “teoria dei due cervelli”, che evidenzia la presenza di veri e propri neuroni presenti nell’intestino.
L’intestino non sarebbe solamente un organo dal funzionamento periferico adibito soltanto a liberare il nostro corpo dalle scorie, ma un organo dotato di tessuto neuronale autonomo capace di elaborare sensazioni e fissare emozioni come gioia e dolore.

L’intestino: il centro delle emozioni
Un collegamento assai più stretto e coinvolgente di quanto si possa immaginare, nell’intestino agisce una rete nervosa di un certo livello.
Tra le pareti interne dell’intestino si trovano oltre cento milioni di neuroni che sono in grado di gestire le attività intestinali e che si collegano al cervello per l’intermediazione del sistema nervoso vegetativo, una parte del nostro cervello che non è possibile modificare con la nostra volontà.
Questa fitta rete nervosa intestinale, per dimensioni e modalità di funzionamento, è stata per l’appunto denominata dai neuroanatonomisti che l’hanno studiata di recente, «secondo cervello».
Il cervello e la pancia comunicano in entrambe le direzioni: l’ansia può influenzare il funzionamento della pancia; vicecersa, disordini intestinali possono provocare ansia.
Non era così difficile immaginarlo visto che da tempo è noto quanto possano pesare lo stress e le emozioni negative sulla salute dello stomaco e dell’intestino.
L’ormone della felicità e… della stitichezza: la serotonina
La serotonina è un neurotrasmettitore in grado di far provare benessere e sensazione di euforia. Il nostro organismo rilascia serotonina in base a ciò che proviamo attraverso i cinque sensi: per esempio, durante un bacio o mangiando un cibo in particolare i livelli aumentano.
La cosa davvero interessante è che in caso di infiammazione intestinale si verifica un eccesso di tale sostanza, tanto che manda in tilt i sistemi di riassorbimento e il risultato è la stitichezza.
Contemporaneamente, l’infiammazione intestinale attiva fortemente l’enzima che demolisce questa molecola riducendone le quantità nel sangue; con il tempo, a livello cerebrale, un forte deficit di serotonina innesca stati depressivi.
La serotonina passa nel cervello in quote superiori se il pasto è ricco di carboidrati e povero di proteine: non significa rimpinzarsi di pasta e dolci, ma di cereali integrali, legumi, verdura e frutta che sono ricche di acido folico e favoriscono il buon umore.
Il segreto sta nell’equilibrio dei diversi nutrienti, nella loro combinazione e nel tempo di assunzione.

Rimedi naturali 
Quando la nostra pancia si gonfia di gas proviamo spiacevoli sensazioni di malessere, il diaframma (muscolo della respirazione) fa fatica a muoversi e sentiamo il respiro bloccato, di conseguenza i muscoli si fanno tesi e il battito cardiaco aumenta: reazioni simili agli stati d’ansia.
Per riequilibrare l’intestino scegliamo fermenti lattici, e per coccolare la pancia una buona tisana al finocchietto gustata con calma mentre guardiamo un film o leggiamo un buon libro.
Se la tensione arriva alla zona spalle-collo-testa, possiamo aggiungere le gocce di melissa, ottime per gli stati d’ansia con somatizzazioni a carico del sistema gastrointestinale.
La fretta peggiora la tensione muscolare, scegliere di rallentare significa rispettare la prorpia salute.

Sentire qualcosa con la pancia non è, dunque, solo un modo di dire ma una verità scientifica.

mercoledì 25 settembre 2019

8 posti in cui il corpo immagazzina lo stress e il nesso con le emozioni


Lo stress inconscio finisce per somatizzare il corpo! Ascoltalo!
Investendo soprattutto nella sfera professionale, la società di oggi prende le distanze dall’autoconoscenza e dall’espressione delle emozioni. È difficile ammettere il proprio disagio perché è direttamente un’associazione con un segno di debolezza. Quando reprimi i tuoi sentimenti, le ferite non vengono definitivamente guarite. Diffondere le tue emozioni e bloccarle in una spirale di sofferenza ti bloccherà solo in uno stato di stress e ansiasenza fine. Questo è un fattore psichico che può scatenare malattie e affetti psicosomatici.

Una malattia si chiama “psicosomatica” quando non è coinvolta alcuna origine organica. Di origine emotiva, fu compensata solo dopo la scoperta dell’inconscio ai tempi di Sigmund Freud, che sosteneva l’interazione tra la psiche e il corpo, dopo la sua ricerca sull’isteria.

Da un eccesso emotivo che non può essere gestito, sia che si tratti di stress, lutto o ansia, appare questo fenomeno di somatizzazione: un disagio del corpo collegato a un disagio psichico. Sean Grover è uno psicoterapeuta e ha dedicato la sua carriera alla ricerca delle fonti della repressione. Fornisce informazioni sui sintomi psicosomatici causati e aggravati da fattori mentali come lo stress.

Malattia psicosomatica: cosa rivelano i tuoi dolori fisici riguardo alla tua salute mentale

Stress e mal di schiena

Secondo il dott. Gilles Mondoloni, medico osteopatico, agopuntore e autore di “Stop alla lombalgia”, sono le terminazioni nervose dei muscoli della schiena che trasmettono il messaggio di stress. Quando è saturo di tali messaggi, il muscolo tenderà a contrarsi e contrarsi, causando dolore diffuso.

I muscoli della colonna vertebrale sono particolarmente sensibili al sovraccarico stressante, poiché sono sottoposti a forti stati di stress durante la vita e portano il segno di vecchi traumi.

Paura e mal di stomaco

Probabilmente hai già sentito questa sensazione, quando hai paura, hai l’impressione che il tuo ventre sia annodato. Sapevi che c’è una spiegazione per questo?

Gli scienziati hanno misurato l’attività dei neuroni ospitati in una regione piuttosto inaspettata del nostro corpo: il nostro sistema digestivo. Con un ritmo particolare, diverse migliaia di cellule sono responsabili dei movimenti del colon, ora chiamato “secondo cervello”.

Se hai mal di stomaco, è meglio parlare con uno specialista. Secondo la psicoterapeuta Sean Grover, esprimere le emozioni riduce gli effetti dello stress sul corpo. Per saperne di più: La pancia è il nostro secondo cervello: i batteri influenzano operatività e umore

Cuore e sofferenza emotiva

Gli studi hanno dimostrato che lo stress emotivo influisce sulla salute del cuore. La sindrome del cuore spezzato indebolisce gravemente il cuore per causare sintomi simili a quelli di un infarto. Quando non è presente alcuna origine organica, chiediti se il tuo disagio non sia psicosomatico. Rilasciare la pressione a volte può farti bene.

Mal di testa e ansia

“Lo stress ti viene in testa”. Questa espressione non viene dal nulla. Esiste davvero un’origine psicologica di emicrania e mal di testa. Secondo gli studi dell’ANAES (Agenzia nazionale per la valutazione e l’accreditamento della salute) sui trattamenti non farmacologici, i “trattamenti terapeutici da stress”: rilassamento, biofeedback e terapia cognitiva sono più efficaci rispetto al placebo.

Superlavoro e dolore al collo e alle spalle

La persona sovraccarica tende a sentirsi svuotata. Non ha energia e non può riprendersi nemmeno dopo aver riposato. Il corpo, che ha esaurito tutte le sue riserve, manifesta il suo malessere attraverso schiena, collo, spalle, braccia, testa, …

Organizzati e impara a dire di no quando sei troppo occupato. Non avere paura di delegare e chiedere aiuto agli altri.

Stanchezza e umore depresso

Quando decidi di non reagire al tuo umore triste o irritabile, il corpo si difende e ti invia segnali. La repressione porta a una scissione tra l’inconscio e la coscienza, in modo da non far emergere ciò che non si desidera ascoltare. Tuttavia, il corpo ti farà sapere di smettere di essere tagliato fuori dai tuoi affetti. Evacuerà tutto attraverso una sensazione di affaticamento senza fornire una soluzione.

Nonostante la stigmatizzazione degli affetti timici, è importante promuovere una cultura di autocoscienza, poiché il contrario può peggiorare la situazione.

Intorpidimento e repressione

Le persone tendono a sopprimere le proprie emozioni quando un evento è troppo travolgente. Il corpo diventa paralizzato perché incapace di evacuare l’ipersensibilità. L’intorpidimento di solito si verifica nelle gambe, mani e braccia. Il modo migliore per superare il trauma è riconoscerlo in modo che possa essere trattato in modo proattivo.

Insonnia

L’insonnia è probabilmente il sintomo somatico riscontrato per molte condizioni psicologiche. È per questo motivo che gli psicologi sostengono una ricerca approfondita di altri segni che potrebbero essere associati ad essa, poiché è difficile distinguere tra ciò che la sta causando e le conseguenze di questo disturbo del sonno. Può essere correlato a stanchezza, irritabilità, depressione, iperattività e ansia.

Dal Sito: chedonna.it 

venerdì 3 maggio 2019

La gastrite psicosomatica: perchè arriva, come si cura

La gastrite psicosomatica è l'espressione corporea di sentimenti repressi e disagi interiori che non si riesce a esprimere: come cambiare rotta

Gastrite nervosa o psicosomatica, cause e sintomi

La gastrite è un'infiammazione della mucosa gastrica, ovvero la parete interna dello stomaco a contatto coi cibi; le cause all'origine di questo disturbo sono diverse e ne esistono diverse tipologie, per semplicità suddivise ingastrite acuta e gastrite cronica.

Gastrite nervosa, gli aspetti simbolici

Nella gastrite i diversi sintomi risultano collegati a specifici significati simbolici. E' importante, per questo, cercare di leggere il dolore nelle sue tipologie che possono variare da persona a persona. Unagastriteche dà un dolore "a tenaglia", ad esempio, può riferirsi a situazioni sentite come soffocanti: chi la avverte potrebbe essere indeciso tra l'agire di testa e l'agire d'impulso. Un fuoco che divampa indica una passione, una rabbia che vorrebbe scoppiare e che invece rimane bloccata dentro. Cosìil bruciore, sintomo di un'emozione trattenuta che ribolle e ci "corrode" internamente.

La nausea e una vita che "non va giù"

Quando il sintomo principale della gastrite è la nausea, ci racconta che molto nella nostra vita è avvertito come invasivo e pericoloso. Queste sensazioni compaiono soprattutto in momenti di transizione ai quali è inizialmente difficile adattarsi, a causa di qualcosa che "non va giù" o che - letteralmente - "fa schifo". Se il tentativo di uscire da questa realtà indigesta non trova soluzioni, il corpo si assume l'onere di esprimere il rifiuto che non si riconosce a livello cosciente: ecco che continue eruttazioni possono significare che la persona sta cercando di segnalare un disagio di fondo. In questo modo lo stomaco mette in atto la sua sonora protesta, riversando contro l'ambiente ostile la sua aggressività incontrollabile.

L'identikit di chi soffre di gastrite nervosa

I tratti di personalità più comuni in chi soffre di gastrite sono un alto livello di introversione, un'apparente indipendenza e un atteggiamento che vorrebbe essere ironico, ma che risulta sarcastico e irritante.Inoltre la dimensione quotidiana di chi ha "lo stomaco in subbuglio" è ricca di altre sfumature che rendono il suoi carattere molto complesso: vediamo insieme alcuni degli aspetti che lo caratterizzano. 

Il rapporto con le emozioni - Ciò che più è evidente nei soggetti con gastrite è un'aggressività che difficilmente riescono a gestire: sono infatti molto sospettosi e talora arrivano anche ad avere veri e propri complessi di persecuzione. E' possibile che ogni tanto la rabbia trattenuta si tramuti in esplosioni di collera (di solito evitate in quanto temute). Il "digerire" torti, offese e l'ingoiare "bocconi amari" è sicuramente una delle cose più difficili per questi soggetti che tendono "a legarsi al dito" ogni contrarietà.

L'atteggiamento verso il mondo - Chi soffre in particolare di nausea e vomito frequenti, ricorre inconsciamente a questi sintomi per salvaguardarsi da eventi temibili (o presunti tali), tentando di rifuggire una situazione percepita come minacciosa.  Essi cercano di espellerla da loro, "vomitandola" e negando successivamente ogni contatto con situazioni "pericolose" (questi timori, soprattutto nelle donne, riguardano in particolare l'ambito sessuale).

Gli affetti - Le relazioni affettive di queste persone sono in genere vuote e fredde. Un vuoto colmato apparentemente con l'aria "introdotta" nello stomaco, quell'aria che causa  frequenti eruttazioni. È un atto di compensazione che rivela una grande caratteristica di chi soffre di gastrite: un desiderio di accettazione e amore frustrato.

La sessualità -  La carenza di affetto influenza anche la dimensione erotica del gastritico, che ha la tendenza a vivere i rapporti sessuali in modo ambivalente: sente un forte bisogno di esprimere  il proprio eros - spesso spiccato e passionale - ma nello stesso tempo ha il timore di non essere ricambiato con la medesima intensità. Finisce così per attivare non di rado meccanismi carichi di aggressività, la cui espressione verso l'esterno viene puntualmente repressa e rivolta contro il proprio stomaco.

La famiglia di origine - Molto spesso le persone che soffrono di gastite hanno una madre invadente, che vuole imporre ai figli le proprie scelte di vita in ambito scolastico, professionale e sentimentale. Questo avviene anche attraverso "ricatti" mentali impliciti che influenzano soprattutto il momento della tavola, dove si è spesso costretti a consumare il pasto in un clima carico di tensione. Il cibo assumerà così una valenza negativa e quando verrà ingerito risulterà immediatamente indigesto, proprio come la situazione familiare.

Il bruciore tipico della gastrite viene spesso descritto da chi lo prova come una fiamma che divampa e "mangia" dall'interno. In effetti, l'aumento dell'acidità gastrica equivale a un meccanismo autoaggressivo, ad un'esplosione che non trova altri sbocchi. La gastrite non nasce a caso ma si nutre dei nostri disagi e delle nostre sofferenze: imparando a riconoscerne "la voce", riusciremo a capire cosa non va in noi stessi.

Dal Sito: riza.it

martedì 23 aprile 2019

Perchè le emozioni negative si trasformano in malattie?

La nostra mente è tanto potente da permetterci di influire sul nostro stato fisico? Esistono molteplici circostanze, sia nella vita lavorativa sia in quella relazionale, in cui ci si sente obbligati a vivere a “denti stretti”, non credendo nella possibilità di cambiamento e immolandosi alla causa del sacrificio e del senso di responsabilità. Tutto ciò cosa comporta?


Negli ultimi anni abbiamo visto come la porta tra corpo e mente si apre di pari passo, essendo queste due parti relazionate in modo molto più stretto di quanto possiamo immaginare. Tutti noi ci siamo ammalati e abbiamo avuto la sensazione che la malattia fisica provocasse una sorta di “incarceramento” della nostra mente.

Gli studi effettuati negli ultimi anni ci dicono che uno stato di benessere mentale si associa ad uno stato fisico migliore, tanto dello stato reale dello stesso, quanto della percezione che abbiamo di esso. Spiegato al contrario, questo significa che siamo più inclini a contrarre malattie quando la nostra mente è squilibrata, ovvero che l’ansia e la depressione sono malattie mentali che possono contribuire alla comparsa di sintomi fisici indesiderati.

Come funziona il processo di trasformazione?

Pensiamo per un attimo a quei momenti in cui ci sentiamo ansiosi. Il nostro cuore inizia a battere più forte e più velocemente del solito, le nostre mani iniziano a tremare e, spesso, si inizia a sudare. I sintomi  compaiono perché è la nostra mente che fa muovere il nostro corpo, alterando le costanti in un modo simile a quando cominciamo a fare attività fisica.

Tuttavia, c’è una differenza molto grande: l’esercizio non si produce. Il corpo difficilmente può liberarsi di tutta quell’energia che si sta producendo e che comporta una pressione enorme sul nostro sistema nervoso. Le vene e le arterie che si diramano nei nostri muscoli si dilatano appena e, inoltre, il nostro cuore inizia a pompare moltissimo sangue.

Cosa succede allora?

Immaginate che una moltitudine di macchine circolino in autostrada e che, improvvisamente, l’autostrada finisca e tutte le macchine debbano passare per una strada secondaria. Il risultato è un collasso quasi sicuro.   È la stessa identica cosa che succede al nostro corpo.

Abbiamo un cuore che invia macchine e macchine, e il resto del corpo incapace di assorbirle. Se questa situazione persiste per poco tempo o non è particolarmente intensa, l’ingorgo poco a poco si risolve.Tuttavia, quando l’intensità è continua e molto forte, possono scaturirne gravi danni.

Una delle relazioni più evidenti è quella del funzionamento del nostro sistema cognitivo con la forza del nostro sistema immunitario. Quando la nostra mente non funziona bene, è molto comune che si rivolti contro lo stesso corpo e che potenzi internamente qualche attacco che si ripercuoterà all’esterno.

In questo senso, la nostra mente è come un computer e il nostro sistema immunitario un antivirus. Se il nostro computer funziona male, disattiva l’antivirus, rendendo l’accesso dei virus molto più facile. Questa debilitazione, inoltre, non si presenta quando soffriamo di stress, ma quando lo stress scompare.

Che ruolo svolge il nostro cervello?

Non bisogna dimenticare che, dietro le nostre idee e i nostri pensieri, esiste un collegamento chimico con il nostro sistema biologico. Una struttura fondamentale è l’ipotalamo, che svolge un ruolo molto importante nella regolazione ormonale. La peculiarità di questa piccola struttura è che è tremendamente reattiva di fronte ai nostri pensieri, che si tratti di ricordi, interpretazioni di stimoli presenti o anticipazioni di fatti futuri.

Che influenza ha la nostra condotta?

Fino ad ora abbiamo parlato di come la mente può influire in maniera diretta sul nostro corpo, ma non dobbiamo dimenticare qualcosa di altrettanto importante, quanto si verifica tramite la nostra condotta. Facciamo un esempio:

Tutti attraversiamo tappe della vita che non sono particolarmente allegre o motivanti. Difatti, anche se non abbiamo mai sofferto di depressione, alcune delle sensazioni che sperimentiamo durante questi periodi assomigliano a quelle che si producono quando si soffre di questa malattia, anche se è più comune che non siano tanto intense, né ripetitive.

Ebbene, in questi periodi una delle cose che facciamo è abbandonare alcuni aspetti della nostra cura personale; è il caso della dieta. Sacrifichiamo gli alimenti che ci piacciono meno e che solitamente sono i più sani a favore di quelli che ci danno piacere.

Perché lo facciamo? È una questione di equilibrio. Tramite il gusto, proviamo ad ottenere il piacere che ci sembra di aver perso in altri aspetti della vita.

Sfortunatamente, l’immagine delle ragazze delle serie televisive sedute sul sofà, che mangiano vaschette intere di gelato dopo una rottura amorosa, è reale. È il nostro modo nocivo per far si che l’ipotalamo restituisca alla nostra mente la sensazione di benessere che abbiamo perso. È il nostro modo per evitare che compaiano pensieri negativi. Un modo controproducente per la salute del nostro corpo.

Tuttavia, la perdita di questo equilibrio non è l’unico motivo per cui trascuriamo la nostra dieta. Un altro fattore importante è che con la tristezza perdiamo la motivazione.  Le ragioni (i pensieri) che prima ci sembravano importantissime per prenderci cura di noi stessi, adesso possono essere passate in secondo piano rispetto a ciò che ha provocato in noi tristezza e ci tormenta.

Azioni che prima ci sembravano quotidiane, adesso sembrano costarci care. Cerchiamo di semplificare la nostra routine, come andare al supermercato una volta usciti da lavoro, sostituendolo con una pizza a domicilio, di gran lunga più semplice.

Andare oltre il sintomo per comprenderne il messaggio

Se per esempio soffriamo di sinusiti ricorrenti, è possibile che ci sia una persona o una situazione in particolare che proprio non riusciamo a sopportare. Oppure se avvertiamo continuamente gli acufeni probabilmente ci stiamo facendo troppa pressione per portare avanti un determinato lavoro o una situazione. E ancora… se abbiamo la cifosi, forse è perché sentiamo un fardello troppo pesante da portare.

Malattie e stati interiori dell’uomo

Oggi, la metamedicina, può darci spiegazioni dettagliate sul motivo per cui ci è venuta una malattia piuttosto che un’altra. E, soprattutto, ci fornisce la chiave per il cambiamento interiore e la guarigione. Il termine “meta” deriva, infatti, dall’omonimo prefisso di origine greca che significa “andare oltre”.

Ed è proprio questo che fa la metamedicina: va oltre il risvolto fisico, oltre la tradizionale conoscenza medica. È inutile cercare di arrivare alla guarigione totale di una malattia senza eliminare la causa vera e propria, insieme ai possibili conflitti interiori. Questo non significa non dover agire anche a livello fisico con l’aiuto di terapie e farmaci, ma essere consci del fatto che non è il destino che sceglie con un tiro di dadi la sorte di ogni essere umano, ma che la casualità, in fatto di malattia, non esiste.

Claudia Rainville, specializzata in microbiologia medica, è l’ideatrice della Metamedicina. “Ogni sintomo è un messaggio”, diceva anni fa in uno dei suoi libri di successo. Grazie alla sue continue ricerche, è diventato uno strumento importante per tutte le persone malate. Il nostro corpo, secondo Rainville, è in grado di autoguarirsi ascoltando il significato dell’allarme che ci sta inviando per mezzo della malattia. Ecco un esempio di come le malattie possono essere ricondotte agli stati interiori dell’uomo.

Il cuore e la circolazione rappresentano l’amore e la gioia

Questa parte del corpo pompa gioia e amore nelle nostre vene. Una volta privati di questi due sentimenti, il cuore si “raffredda” e la circolazione rallenta. Anemia, angina, problemi cardiaci sarebbero collegati quindi al nostro atteggiamento che ci impedisce di godere dei piaceri della vita, focalizzandoci sui problemi.

Le orecchie rappresentano la capacità di ascolto

I problemi alle orecchie sarebbero collegati a qualcosa che accade intorno a noi che non vogliamo apprendere o che ci fa arrabbiare. Ad esempio, i bambini spesso sperimentano disturbi alle orecchie e a loro non è permesso di esprimere stati come la rabbia. Sono incapaci di cambiare le cose che li circondano.

La testa rappresenta noi stessi

Quando abbiamo mal di testa è perché c’è qualcosa che sentiamo non andare in noi stessi. Il mal di testa, ad esempio, può essere dovuto al fatto che ci “annulliamo” per accontentare gli altri o perché tendiamo alla perfezione e ci sforziamo troppo per raggiungerla. Pensare quanto si è ingiusti con se stessi, perdonarsi e focalizzarsi su altro potrebbe essere un modo per far scomparire il mal di testa.

I capelli rappresentano la forza

Tensioni e paure creano pressioni sul cuoio capelluto che non respira e causa la caduta dei capelli.

Gli occhi rappresentano la capacità di vedere

Un problema agli occhi potrebbe indicare qualcosa che non accettiamo di “vedere” in noi stessi, nel nostro passato, presente o futuro.

Le articolazioni indicano movimento

Rigidità, infiammazioni denotano resistenza al movimento, intesa come paura di ciò che ci attende e delle difficoltà, ma anche di essere ciò che siamo. Ad esempio, le spalle, i gomiti e i polsi ci permettono di far fluire dal cuore alle mani i nostri sentimenti di affetto, oltre che di liberare la nostra creatività. Qualsiasi problema collegato a essi può comportare una paura di espressione o di cambiamento.

Irritazioni ai seni nasali

Spesso sono la manifestazione di un’irritazione prodotta da una persona molto vicina. Ci si può sentire anche soffocati.

La schiena ci sostiene

Quando abbiamo problemi con essa, quindi, è perché non ci sentiamo sostenuti. La parte superiore è legata alla sensazione di mancanza di sostegno emotivo. La parte centrale, al senso di colpa, ciò che nascondiamo e non vogliamo vedere.

Gola: capacità di affermare noi stessi

Essa è collegata alla nostra capacità di difenderci verbalmente, di chiedere ciò che vogliamo o di esprimere ciò che siamo. Rappresenta però anche il flusso creativo del nostro corpo: quando ci sentiamo frustrati e incapaci di esprimerci, possono comparire in maniera frequente disturbi alla gola. La laringite è associata alla rabbia di non poter parlare. Se il dolore è accompagnato da un raffreddore è perché c’è anche confusione. Tonsilliti e problemi alla tiroide sono collegati alla frustrazione di non poter esprimere la propria creatività.

Sovrappeso

Rappresenta un bisogno di protezione legato sia a specifici timori che a una paura generale della vita. Amare se stessi e contrastare i pensieri negativi sono una buona base di partenza per risolvere i problemi legati al peso. Un corpo gonfio, a sua volta, rappresenta problemi allo stato emotivo, situazioni che ci fanno male.

Gambe: paura del progresso

Le vene varicose indicano che siamo in un posto di lavoro o in una condizione che ci affligge. Quando si verifica questa condizione, le vene perdono la loro capacità di trasportare energia. Ginocchia e collo sono legati alla flessibilità.

Risvolto emotivo di alcune malattie

  • L’anoressia e la bulimia sono la massima espressione di disgusto di sé;
  • L’artrite è causata da un atteggiamento critico costante verso se stessi o gli altri;
  • L’asma denota un amore soffocante;
  • Ascessi, ustioni, tagli, febbri, infezioni e infiammazioni indicano rabbia che si esprime nel corpo.

Questo quadro delle questioni inerenti alla somatizzazione del disagio ha permesso di evidenziare come spesso la malattia è un segnale e l’organo malato è il simbolo di un problema non risolto, di un nodo non sciolto.

Fonte: Psicoadvisor 

Dal Sito: aprilamente.info 

venerdì 26 gennaio 2018

YOGA DELLA RISATA E METAMEDICINA



Lo Yoga della Risata abbatte gli effetti negativi dello stress sul corpo, che è la causa principale di molte malattie. Rafforza il sistema immunitario, abbassa la pressione sanguigna, regola il livello di zuccheri nel sangue e tiene il cuore in salute. È un potente antidoto contro la depressione, al giorno d’oggi la malattia numero uno.

La Metamedicina, o Psicosomatica, considera ogni sintomo del nostro corpo come un messaggio dell’anima che va ascoltato e interpretato per risalire alla causa che lo genera… L’interconnessione tra un disturbo e la sua causa d’origine psichica si riallaccia alla visione olistica del corpo umano, all’interno della consapevolezza che mente e corpo sono strettamente legati in virtù dell’unità psicofisica. Uno degli indirizzi più promettenti della ricerca in psicosomatica negli ultimi trent’anni (grazie anche allo sviluppo e alla nascita di nuove tecniche e tecnologie biomediche) è la psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), che ha l’obiettivo di chiarire le relazioni tra funzionamento psicologico, secrezione di neurotrasmettitori a livello cerebrale, ormoni da parte del sistema endocrino e funzionamento del sistema immunitario.

E’ proprio qui che lo Yoga della Risata trova il suo collocamento.

L’esercizio della risata, oltre che cambiare istantaneamente l’umore e farci sentire leggeri e gioiosi, mette in atto tutta una serie di risposte endocrine: sentimenti ed emozioni sono la traduzione dell’azione di alcuni neurotrasmettitori, che a loro volta sono strettamente collegati al sistema ormonale.

Ridere aumenta la produzione del cosiddetto Joy Cocktail, ovvero una serie di neurotrasmettitori ed ormoni che portano un profondo senso di benessere e felicità!

Vediamoli…

  • Endorfine, sono sostanze chimiche prodotte dalla ghiandola pituitaria (ipofisi) e dall’ipotalamo dotate di elevati poteri analgesici ed eccitanti. Le endorfine sono i nostri antidolorifici naturali e sono coinvolte in numerosi processi tra i quali: la regolazione della temperatura corporea, la regolazione dell’umore, la produzione ormonale, la regolazione dell’appetito, la regolazione del sonno, la percezione dolorifica (le endorfine aumentano la tolleranza agli stimoli dolorifici), le reazioni ad eventi stressanti sia di tipo fisico che psichico ecc.
  • Ossitocina, l’ormone dell’amore, responsabile dell’istinto materno nella femmina dell’uomo e di tutti i mammiferi. Questo neurotrasmettitore, rilasciato dall’ipofisi posteriore, è anche  responsabile della fedeltà e dell’attaccamento al compagno e riveste  un ruolo importante nella nascita del sentimento dell’amicizia.
  • Serotonina, l’ormone della felicità, ha anche l’effetto di diminuire l’aggressività.
  • Feniletilamina (PEA) -> dopamina e noradrenalina. La PEA è una sostanza chimica stimolante, la vera responsabile dello stato euforico e della trepidazione caratteristici degli innamorati, stimola la libido ed è alla base dell’atteggiamento positivo che la maggior parte di noi sperimenta all’inizio di un rapporto amoroso. La feniletilamina, stimola il rilascio di dopamina, l’ormone del piacere; è strettamente legata ad una rete di neuroni che genera sensazioni piacevoli di benessere in seguito a comportamenti che soddisfano alcuni stimoli primari come la fame, la sete, il desiderio sessuale. Ha anche molte funzioni nel cervello, gioca un ruolo importante in comportamento, cognizione, movimento volontario, motivazione, sonno, umore, attenzione, memoria di lavoro e di apprendimento. Agisce sul sistema nervoso simpatico causando l’accelerazione del battito cardiaco e l’innalzamento della pressione sanguigna. Allo stato di benessere determinato dalla dopamina si aggiungono una trepidazione ed un’agitazione generale determinate dalla noradrenalina, molecola diffusa nel sistema nervoso, soprattutto nell’ipotalamo e nel sistema limbico. Questa molecola provoca eccitazione, euforia ed entusiasmo.

Insomma abbiamo capito che ridere fa bene ed è scientificamente provato!!! E quando il nostro corpo sta bene e il nostro animo è gioioso, difficilmente si ammala!

La felicità non è assolutamente un’emozione, ma è uno stato d’animo, un modo di essere che non dipende da quello che, bello o brutto, ci capita fuori, ma dipende esclusivamente da come noi siamo e quando impariamo ad essere felici, allenando il nostro corpo alla gioia, difficilmente perderemo questo modo di essere!

Dott.ssa Emy D’Erasmo

Dal Sito: ilmagicomondodiemy.it