mercoledì 2 novembre 2011

Convegno: Si può guarire dagli attacchi di panico?


Convegno


In collaborazione con:




Si può guarire dagli attacchi di panico?


Si può guarire dagli attacchi di panico!


“Non ho avuto un attacco di panico, ma ho avuto paura di avere un attacco di panico…..”



L’incontro si terra’ a Roma il 28/01/2012




Saranno presenti: 
Luca Napoli (Terapeuta), 
Antonio Lo Iacono (Direttore
Istituto di Psicoterapia Psicoumanitas),
Gerardo Savignano (Fondatore pagina Facebook Ansia - Attacchi di Panico
– Agorafobia.) 
Elisabetta Guidotti (Presidente Associazione Insieme )

Per info e prenotazioni info@insiemedap.it


*Dott.sa Beatrice Gori 3409070016; 05731941263;


 *Dott. Paolo Russo 3284250210;
 *Istituto di Psicoterapia Psicoumanitas 068552268;



www.insiemedap.it


venerdì 22 aprile 2011

Sorrido perchè son guarita

Tutto iniziò 14 anni fa! Tranquilli non impallidete!!! Non racconterò tutta la mia guerra punica! ;-) Avevo 20 anni e frequentavo il secondo anno di psicologia ed ero serena, felice, entusiasta della mia nuova vita universitaria e della mia prima indipendenza lontana da casa! Un giorno, mentre stavo guidando, iniziai ad avere degli strani sintomi: mancanza d'ria(fame d'aria, tachicardia e più me preoccupavo più i battiti aumentavano, tremore alle gambe, la vista che si abbassava e senso di svenimento).
Mi fermai e subito chiamai mia madre in preda al PANICO!! Scattò così la seconda fase, giro per tutti i medici: cuore ok, pressione ok, vista ok! Ma allora, cosa stava succedendo???? In quei giorni iniziai ad avere uno stato d'ansia perpetuo generalizzato e mi ricordai di alcuni libri di testo per un esame che avrei dovuto preparare dopo poco. P.s= all'epoca i medici per ogni sintomo non ben definito non davano automaticamente come diagnosi: " lei signorina forse è un pò ansiosa"- Quindi iniziai a sfogliare quel libro fino ad imbattermi sulla parte inerente agli stati d'ansia generalizzati e agli attacchi di panico! Fu lì che per la prima volta sono stata in grado di dare un nome a quello che stavo vivendo: ero semplicemente DIVENTATA una "appanicata".
Alla lettura di tutti quei sintomi possibili, iniziai a sbiancare e iniziai a pensare:" Oddiooo e se adesso mi vengono anche questi??? e questo??? e quest'altro???"- Tuttavia però, nella mia adolescenza prolungata avevo ancora quella buona quantità di spensieratezza che mi permetteva di sorridere alla vita e di continuare ad essere Daniela, quella che sorride, ride, scherza, esce, fa, prendere la macchina, rientra, riparte. Ma poi eccolo di nuovo, dal nulla, nel momento più sereno, con gente a me cara, eccolo che con tutta la sua forza si ripresenta e per la prima volta chiesi di essere riportata subito a casa. Sapevo oramai chi era ma non sapevo come dovevo affrontarlo. Ok, ora mi direte, stavi studiando psicologia, quindi sarai andata da uno psicologo!- E invece no!!!!!!! Mi dissi che non avrei mai raccontato i cavolii miei ad uno sconosciuto, e che in fondo nulla di eclatante era mai successo nella mia vita, se non nell'essere  figlia unica con padre ansiogeno e una persona tremendamente empatica e sensibile con un primo amore che l'aveva abbandonata? Ma quanti figli unici ci sono al mondo? Quanti padri iperprotettivi esistono? Quanti amori svaniscono??
L'ansia oramai stava diventando mia compagna, ma era una compagnia che mi toglieva il respiro e che più avanzava e più mi stava rubando la cosa a me più cara: la mia indipendenza!
Per farvela breve: iniziai a pensare che una come me non avrebbe mai potuto fare la psicologa e così cambiai facoltà e mi iscrissi a Lingue e letterature straniere. Fu una scelta difficile che non fece altro che farmi sentire una fallita! Mi ero resa però conto che non credevo nella psicologia, la reputavo cmq troppo ancora legata alla filosofia e convinta cmq sempre del fatto che mente e corpo non possono essere divisi, alla fine mi resi conto di aver fatto bene ad interrompere perchè cmq non avrebbe avuto senso studiare un qualche cosa nel quale non si crede. Passarono anni, avevo mesi interi in cui stavo divinamente e magari qualche giorno con un pò di ansia, e poi nuovamente in formissima! Fino a quando, iniziai a stare davvero male, ad avere attacchi di panico continui e per tutti i giorni e così iniziai anche ad evitare ristoranti, locali, il semplice supermercato, il cinema..solo in casa mi sentivo protetta! Inizia anche a sentirmi profondamente depressa e iniziai a prendere i fiori di Bach, tisane rilassanti, andai da un medico che diceva di fare dei massaggi che permettevano di rilassare il corpo e quindi di attenuare l'ansia, ma niente di niente!!!! Presa dallo sconforto più totale e sempre convinta del fatto che la psicologia da sola non avrebbe potuto aiutarmi, andai da uno psichiatra. Feci della terapia cognitivo-comportamentale e delle lunghe chiacchierate che avrei potuto fare cmq anche con un amico, e in più mi diede un antidepressivo. Lasciai quelle gocce sul mio comodino per un mese. E come prenderle? Per interi due anni avevo frequentato persone e docenti contro farmaci di questo tipo! poi alla fine decisi di iniziare a prenderle. Il primo mese stetti malissimo ma poi piano piano quell'ansia continua inizio a sparire e le mie piccole battaglie quotidiane avevano sempre pi successo. Ogni giorno prendevo la macchina per qualche minuto in più, vedevo che non succedeva niente e mi sentivo fiera di me stessa e sempre più forte, e il giorno dopo riuscivo anche ad affrontare altre situazioni che da troppo tempo evitavo! Per troppo, troppo tempo avevo dimenticato il piacere della vita, la bellezza della vita e ora che la stavo riassaporando mi sentivo rinascere e ogni giorno sempre più in alto! Da 2 anni finalmente sono io, con i miei timori, la mia sensibilità e la mia indipendenza...e tra qualche giorno prenderò un aereo per volare al caldo!!!! Questa storia per dirvi solamente, che dal dap si guarisce e che si può tornare a sorridere!!!!!!!
Daniela

lunedì 24 gennaio 2011

L'Agorafobia. Paura della libertà e di sé stessi.

Quando si parla di agorafobia, spesso la si definisce frettolosamente come la paura degli spazi aperti. L‘agorafobia è la paura, anzi la fobia, morbosa di trovarsi in posti o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi. Secondo Cesare Musatti, padre della psicoanalisi italiana, “l’agorafobia non è la paura degli spazi aperti. E’ la paura della libertà, paura di se medesimi”.
Non si tratta dunque solo della paura degli spazi aperti quali piazze, strade larghe e simili, ma più in generale la paura dei posti e delle situazioni nei quali può non essere disponibile aiuto in caso di improvviso svilupparsi di uno o più sintomi che potrebbero essere inabilitanti od estremamente imbarazzanti, e più in generale va vista nell’ambito di un quadro di un disagio che chi ne è colpito avverte verso sé stesso, tipico dell’ansia.
Ci può essere agorafobia anche viaggiando in treno, andando a fare la spesa al supermercato, mentre si è sul posto di lavoro. L'agorafobia si caratterizza, dunque, per la presenza di svariate fobie relative alla vita quotidiana fuori casa, come ad esempio la guida in autostrada, i viaggi in aereo, i luoghi elevati o affollati, gli ascensori, il fare la fila. La casa è spesso vissuta come l'unico luogo protetto e sicuro.
La gravità della malattia può essere tale da portare ad una vera e propria inabilità, con l’individuo che rimane intrappolato in casa, ed una pervasività tale delle fobie nella sua vita da comprometterne la sociale e di relazione.
L'agorafobia, dunque, si può manifestare con il desiderio fortissimo e spesso irresistibile di scappare immediatamente a casa. Ma non sempre: anche dalla propria casa a volte ci si deve allontanare perché non si sopporta di rimanere da soli e si ha bisogno di stare ininterrottamente in presenza e come sotto la sorveglianza di altre persone.
Come risultato di questa paura il soggetto è portato o a ridurre gli spostamenti, o ad aver bisogno di un compagno quando si trova fuori casa, oppure a sopportare situazioni agorafobiche, nonostante l'intensa ansia. Le comuni situazioni agorafobiche includono il trovarsi fuori casa da soli, l'essere in una folla, lo stare in coda, l'essere su un ponte, il viaggiare in autobus, treno od automobile.
Di solito la persona ha paura di avere un attacco paucisintomatico, ossia, di sviluppare un unico o un piccolo numero di sintomi, come iniziare ad avere vertigini o a cadere, depersonalizzazione o derealizzazione, incontinenza urinaria o intestinale, vomito, o avere un malessere cardiaco. In qualche caso, questi sintomi si sono manifestati in passato e la persona può essere preoccupata dal timore del loro ritorno. In altri casi, la persona non ha mai fatto esperienza del sintomo (o sintomi), ma comunque teme che il sintomo "possa" presentarsi, e inabilitarlo o essere estremamente imbarazzante. In un piccolo numero di casi la persona ha paura di sentirsi in qualche modo incapace, ma non riesce a specificare di quali sintomi ha paura.
 La fobia, al contrario della ‘paura’, è del tutto immotivata. La paura dipende da un oggetto esterno, ben identificabile e circoscrivibile, la fobia ha invece origine interna e ispiegabile. Le fobie sono molto diffuse, tanto che si può prevedere che non meno del 15% della popolazione vada incontro ad una forma conclamata di questa malattia una o più volte nell'arco della vita. C’è da dire, inoltre, che in molti casi il mancato ricorso alle strutture assistenziali renderà impossibile la formulazione della diagnosi e quindi i casi non potranno entrare a far parte delle relative statistiche.
La claustrofobia, al contrario, è la paura del chiuso, mentre l'ereutofobia è il timore di arrossire, la rupofobia è il timore dello sporco, e la fobobia è la paura della paura, che, nel quadro di clinico di chi è colpito da attacchi di panico porta all’evitamento sistematico di luoghi e situazioni in cui si pensa e si teme di essere di nuovo colpiti proprio da un attacco di panico. Anche l’agorafobia può rientrare in un quadro clinico legato agli attacchi di panico, manifestandosi come la paura di allontanarsi da luoghi ritenuti sicuri e la paura di esporsi a luoghi sentiti come a rischio di un nuovo attacco.
L'agorafobia, in sostanza, rientra in un disturbo più complesso e plurisintomatico che ha a che fare con l'ansia. L'ansia è interna e priva di contenuto. È quindi molto più difficile riconoscerla, spiegarla, controllarla. La manifestazione più acuta e sconvolgente dell'ansia è proprio l'attacco di panico che si presenta in maniera improvvisa, apparentemente immotivata e che consiste in un insieme di sintomi, psichici ma anche fisici, che danno alla persona che ne è colpita la netta e spaventosa sensazione di stare per morire.
Si calcola che il 15-20% della popolazione adulta soffra di disturbo d’ansia generalizzata, il 5-7% di attacchi di panico e il 3-7% di fobie. Purtroppo per risolvere i problemi che, come l’agorafobia, sono legati all’ansia o a quello che psicologi e psichiatri, definiscono “disturbo d’ansia generalizzata con attacchi di panico o fobie”, non basta, come molti erroneamente pensano la “buona volontà” di uscirne. Occorre anzi un aiuto che consenta di intraprendere un percorso che, partendo dalla consapevolezza del problema, e passando per contributi terapeutici sia farmacologici che di sostegno psicologico portino alla progressiva liberazione dalla paura.
(http://italiasalute.leonardo.it/news.asp?ID=6220)