domenica 22 febbraio 2015

Questa ragazza soffre d’ansia, ma la sua esibizione è davvero emozionante!

Questa ragazza, che soffre di attacchi d'ansia, ha sconfitto le sue paure ed è salita sul palco di America’s Got Talent lasciando tutti senza parole

GUARDA IL VIDEO SOTTO

Non tutti sanno cosa vuol dire soffrire di attacchi di ansia e di panico, disturbi che hanno effetti incredibilmente limitanti per chi vuole condurre una vita normale. E’ questo il caso di Anna Clendening, una ragazza britannica di 20 anni che, a causa di una forte depressione e di continui attacchi di panico, è stata costretta a letto per mesi, incapace di fare progetti o anche solo di uscire di casa.

 Fortunatamente però ha continuato a coltivare la sua passione per la musica, che l’ha aiutata a sopportare l’angoscia e ad aumentare la sua stima personale. Con l’aiuto dei suoi genitori poi, è riuscita a prendere coraggio e a lanciarsi sul palco di America’s Got Talent per mostrare a tutti il proprio talento.
Nel video che vi proponiamo, la vediamo esibirsi in una bellissima versione di Halleluja di Leonard Cohen, davanti ad un pubblico numeroso che già dopo pochi secondi la applaude calorosamente. Alla fine della sua performance uno dei giudici si alza per abbracciarla e, quando le chiede dove ha trovato il coraggio per esibirsi davanti a centinaia di persone, lei risponde che se si trova là, il merito è dei suoi genitori che le sono stati vicino e l’hanno sempre supportata.
 Fidelity News

giovedì 19 febbraio 2015

Boccetta, 20 gocce, buio..di Martino Corti (Cantante-Attore)

È facile fare il santone in India o in cima a un monte.
Qui a Milano li voglio vedere.
Portate quel santone indiano, quello che stanno studiando da anni per capire come possa sopravvivere senza mangiare né bere, con quell'espressione di pace e serenità stampate in faccia... Ecco, quello lì... Se lo portaste a vivere qui lo troverebbero dopo 10 giorni a un semaforo con una rosa in una mano, un Big Mac nell'altra mentre tira calci alle portiere isterico...
Qualcosa non va e il nostro corpo ce lo fa notare: tremori, mancanza di fiato, nausea, ogni pensiero si trasforma in tragedia.

Il dottore sorride: "Si tratta di attacchi di panico".
"Oh mio Dio dottore è grave???".
"Ma no basta prendere 20 gocce quando arrivano e via".
"Ah beh ma allora...".
Per un po' bastano le sue parole, basta sapere che esista una soluzione.
È tutto perfetto: non vi ha visto nessuno a parte chi vi vuole bene (sarà facile convincerla/o che sia stata una congestione, una reazione caldo-freddo).
Ahhhh perfetto, pronti a ripartire.

Eccolo... Eccolo, lo sapevo, sta tornando.
Sta tornando, torna, è arrivato.
Boccetta, 20 gocce, buio.

Vi svegliate dopo un'ora e siete incredibilmente convinti di aver trovato la soluzione.
Poi succedono due cose: la prima è che dopo due o tre mesi andate a vedere la partita con i soliti amici e a 10 minuti da fine primo tempo realizzate di aver lasciato a casa la boccetta. Da questo momento vi rendete conto, in meno di 5 minuti, di essere più dipendenti dalle gocce di quanto lo siete stati da vostra madre nei primi 3 mesi di vita.
Una volta "franati" in casa (sudati, occhi a palla etc.) maturate la convinzione - prima di "bere a canna" le gocce - di aver capito che qualcosa non va e che quindi cercherete altre soluzioni.
Una volta calmi vi giustificate dicendovi che si tratti solo di un momento. In realtà si tratta di un modo per prendere tempo.

Arrivati al sesto mese vi rendete conto che probabilmente prendere 20 gocce e svenire non è La Soluzione. E questa sensazione diventa ancora più forte dopo aver sentito casualmente il pezzo di Giusy Ferreri -Piccoli dettagli - nel passaggio in cui dice "perché un momento può durare un momento oppure non passerà" (lì ha un altro senso ovviamente ma voi pensate che il testo l'abbiano scritto per voi, proprio per voi).
Ecco a questo punto siete pronti per svegliarvi!
Un'amica di un'amica della sorella di vostra cugina viene a sapere che soffrite di attacchi di panico. Lascia passare un po' di tempo e poi vi fa arrivare voce che anche lei ci è passata. E vi racconta che anche lei non usciva più di casa finché non ha iniziato un percorso diverso... Non avete capito bene ma dev'essere qualcosa che ha a che fare con la meditazione.

Meditazione?
Meditazione = Wanna Marchi.
"Guarda grazie mille, non per giudicare, ognuno può fare quello che vuole, ma a me di sciogliere il sale nell'acqua mentre batto le mani a tempo e ripeto sale grosso via il rimorso... Io guarda con la meditazione proprio... Grazie mille è... Ciao, ciao!"
Dall'altra parte una risata, un "ok" e un "quando e se vorrai io sarò qui".
Mettete giù e capite perché quella persona fosse considerata "strana".

Va bene, ma adesso?
Proverete senza gocce.
Vi capiterà, magari in un'occasione del tutto diversa dalle altre in cui vi era venuto, che vi arrivi un altro attacco di panico. Quasi un treno in faccia.
Un attacco che nella scala "Ansier" (la scala Richter del panico) è molto vicino al primo. Una bomba.
A questo punto avete ancora più paura perché eravate convinti che se aveste evitato le "situazioni-detonanti" (per esempio tanta gente, oppure il bere alcol, l'ascensore etc.) l'avreste scampata.
Eravate pronti a barattare tutte le feste, da qui alla vostra morte, pur di non provare più quella paura.
Ma lei vi ha fregato.

Va bene, ma adesso??
Adesso siete pronti a provare tutto.
Se Wanna Marchi fosse ancora in televisione partireste da lì.
Fortunatamente però potete saltare quel passaggio quindi richiamerete l'amica dell'amica della sorella di vostra cugina - quella strana - per chiederle un incontro.

Da qui ragazzi la strada è in discesa. È tutto più semplice, tutto più chiaro e piano piano sarete pronti non solo ad accettare gli attacchi di panico ma anche la difficoltà di accettare voi stessi.
Vedrete tutto da un'altra prospettiva e potrete persino scrivere un post per sorridere insieme a chi, come voi, non soffre ma gode di attacchi di panico.
Un post per dire loro che va tutto bene... (E comunque dirlo, scriverlo, ripeterlo come un mantra, lo fa sembrare un po' più vero!).
Viva tutto!

L' Huffington Post 
Martino Corti 

sabato 14 febbraio 2015

Gabbiani



Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

(V.Cardarelli)

mercoledì 11 febbraio 2015

Giovanni ha sconfitto il male “invisibile”

“La gente non capisce, un po’ come se quello che succede nell'anima fosse sempre meno importante di ciò che accade nel corpo”. Il problema è che il corpo non è fatto a compartimenti stagni. Giovanni ne è la prova. E' stato in balìa delle somatizzazioni per tanti anni della sua vita. “Quando racconto questa storia tutti si aspettano che abbia avuto chissà quale passato per arrivare a soffrire tanto, ma non è così”. Giovanni non ha una backstory di chissà quali episodi, si definisce il risultato particolare di una famiglia normale, di relazioni sociali normali, di un passato normale. E’ un giorno come un altro quando mentre cammina per andare all’Università, si blocca improvvisamente: “Non riuscivo più a proseguire. Ho guardato indietro, non riuscivo neanche più a tornare indietro”. Descrive una serie di percezioni ovattate, le voci delle persone, che gli chiedevano come stesse, lontane, volti sfumati.
Il cuore che batte forte, la sensazione dello svenimento. Questi episodi hanno accompagnato la vita di Giovanni per anni. “Quando non svenivo, vomitavo, avevo nausea. Stavo proprio male fisicamente. Non so neanche io quanti esami mi sono stati fatti, ho una cartella clinica da far invidia a mio nonno”. Un paio di anni di analisi, ricoveri, visite e il pensiero costante di avere qualcosa di gravissimo che non veniva capito, la rabbia verso i medici che non sapevano dirgli cosa avesse perché la frase dopo ogni esame era sempre la stessa “non c'è nulla”. “Poi un giorno, un medico una diagnosi me l’ha fatta, attacchi di panico’. Mi ci sono voluti altri due anni per convincermi che aveva ragione. Avevo sintomi fisici”. E poi c’è un'altra ragione: “Sembra assurdo, ma le persone certe malattie le capiscono meglio”. Perché nel sentire comune c’è l’idea che alcune malattie psicologiche, e psicosomatiche dipendano sempre da una volontà personale.Non è così. “Non voglio dare agli attacchi di panico tanto potere da dire che hanno rovinato la mia vita, certo però che ne hanno condizionato buona parte. Le mie relazioni sociali, l’Università , lo sport. Alla fine quando ho fatto pace con l’idea che non avevo nulla di fisico, mi sono messo a sedere davanti ad uno psicologo e ho poco a poco ripreso una vita normale. Vorrei dire che è stato facile, vorrei raccontare che da un giorno all’altro si è tutto risolto, ma non è stato così”. La paura di sentirsi male per Giovanni è stata spesso peggio del sentirsi male stesso. Oggi può dire che ce l'ha fatta: “La psicoterapia mi ha aiutato non solo a uscire dagli attacchi di panico, ma a capire perché capitavano e a rivedere le relazioni che avevo col mondo, quali errori commettevo”. Giovanni oggi ha una compagna, è riuscito a laurearsi con un po’ di ritardo e ha tanti progetti. Un po’ come una vita che è ricominciata, come se quella sensazione di intorpidimento della paura lo avesse fatto vivere per anni in un mondo ovattato, dove tutto era lontano e sfumato:suoni, voci, colori, come se la vita stesse scorrendo mentre lui restava immobile. “Oggi la vita scorre anche per me. Come se dopo essere stato tanti anni in stand by, adesso qualcuno avesse premuto il tasto pla”." E quel qualcuno è stato proprio lui.

Corriere di Arezzo 

lunedì 9 febbraio 2015


Al di sopra di tutto,
 

Al di sopra del niente,
 

trasportato da una leggera nuvola,
 

la mia anima rincorre il sole,
 

per avere eterna luce.

(Anonimo)
                                              

venerdì 6 febbraio 2015

Agorafobia: come liberarsene

Il solo pensiero di ritrovarvi bloccati in ascensore o in una fila d’attesa vi angoscia? Che sia accompagnata o meno da attacchi di panico, l’agorafobia si può curare grazie alla psicoterapia.


Spesso l’agorafobia è considerata come una forte paura della folla e degli spazi aperti. In realtà, si tratta di un disturbo ansioso caratterizzato dal fatto di evitare luoghi o situazioni da cui potrebbe essere difficile (o imbarazzante) scappare e/o in cui non sarebbe possibile essere soccorsi in caso di attacco di panico. Le paure agorafobiche comprendono un insieme di situazioni che includono il fatto di ritrovarsi soli fuori casa, l’essere “chiusi” in una folla compatta o in una fila d’attesa, che sia a piedi, in macchina o in treno.

Agorafobia e attacchi di panico

Gli agorafobici evitano tutte le situazioni che considerano a rischio oppure le subiscono volente o nolente, con enorme sofferenza. Alcuni ad esempio non possono entrare nei luoghi muniti di porte automatiche, nei luoghi sotterranei oppure negli spazi deserti.
A seconda dei casi, l’agorafobia può essere accompagnata da attacchi di panico. L’una e gli altri possono esistere indipendentemente ma spesso sono legati.
Gli attacchi di panico sono imprevedibili e, nel caso dell’agorafobia, possono prodursi in previsione di una situazione a rischio oppure durante la situazione stessa. Sono momenti di intenso terrore durante i quali la persona perde il controllo di sé. La crisi può durare dai 10 ai 20 minuti, che sembrano un’eternità, e raggiunge il suo apice in pochi minuti.

Accettare l’ansia

Che si tratti di un’agorafobia isolata oppure associata ad attacchi di panico, le strategie per riprendere il controllo di sé sono le stesse.  In un primo momento è necessario discuterne con il proprio medico curante per porre le basi della diagnosi. Il medico potrà indirizzarvi verso uno psicologo per affinare la diagnosi da un lato e per proporre soluzioni adeguate dall’altro.

Prima di tutto, occorre poter prendere coscienza dei vostri sintomi e distinguerli in modo preciso. Imparate a riconoscerli quando arrivano. Al contrario, è inutile obbligarsi ad affrontare le situazioni che creano angoscia fin da subito. Controllare le  proprie emozioni non è una cosa facile. Ma almeno riuscirete a superare l’ansia, senza tuttavia farla scomparire. Ad esempio, accetterete più serenamente le sensazioni fisiche e le situazioni angoscianti se imparerete a controllare le vostre angosce. A tale scopo gli esercizi di respirazione e di rilassamento possono risultare utili. Per le persone soggette ad attacchi di panico è necessario mettere in atto una vera e propria terapia per evitare che il problema si cronicizzi.

La psicoterapia

Per le forme meno gravi di agorafobia, il trattamento comprende di solito un percorso di psicoterapia, talvolta associata a medicinali. Il terapeuta aiuta il paziente a riconoscere le modalità di pensiero che lo inducono a interpretare in modo sbagliato le reazioni del proprio corpo, a diventare meno sensibile alle manifestazioni fisiche del terrore e ad affrontare le situazioni a rischio. 

Per le forme più gravi, la psicoterapia può essere accompagnata dalla somministrazione di antidepressivi allo scopo di prevenire attacchi di panico. A chi soffre di questo disturbo possono essere prescritti anche degli ansiolitici. Non esistono regole fisse: ecco perché è fondamentale rivolgersi a un medico per risolvere il problema.

Elena Bianchi
27/01/2015
Magazine Delle Donne 

Copyright foto: Istock

giovedì 5 febbraio 2015

Attacco di panico? No, Grazie

Un attacco di panico è solitamente descritto da chi ne soffre come un opprimente ed improvviso aumento di angoscia e paura. Il cuore batte all’impazzata, si ha l’impressione di non riuscire a respirare e la paura di essere sul punto di morire attanaglia. Spesso si ha la sensazione di essere sul punto di impazzire e tutto ciò che rappresenta l’ambiente circostante diventa un pericolo. Se non trattati immediatamente, gli attacchi di panico potrebbero portare a problemi seri di depressione, agorafobia e disturbo da panico. Ma, quello che spesso si dimentica è che gli attacchi di panico possono essere curati e, soprattutto, prima si cerca aiuto meglio è. Con i trattamenti adeguati, è possibile ridurre o eliminare i sintomi di panico e riprendere in mano il pieno controllo della propria vita.
I segni ed i sintomi di un attacco di panico si sviluppano improvvisamente e di solito raggiungono il loro picco entro 10 minuti. La maggior parte di questi episodi finiscono entro i 20 e i 30 minuti, e raramente durano più di un’ora. Purtroppo, se non curati immediatamente possono portare al “disturbo da panico”; la memoria della paura intensa e il terrore che si sentiva durante gli attacchi può avere un impatto negativo sulla propria autostima e causare gravi disagi per la vita di tutti i giorni. Alla fine, questo comporta i seguenti sintomi:
ansia anticipatoria – Invece di sentirsi rilassato in assenza di attacchi di panico, ci si sente ansioso e teso. Questa ansia deriva da una paura di avere futuri episodi; la “paura della paura” è presente la maggior parte del tempo, e può essere estremamente invalidante.
“Evitamento” fobico – Si cominciano a evitare certe situazioni o ambienti basandosi sulla convinzione che si sta evitando una situazione che precedentemente ha causato un attacco di panico. Oppure si potrebbe voler evitare i luoghi dove la fuga sarebbe difficile o l’aiuto non immediatamente disponibile. Portato agli estremi, l’evitamento fobico diventa agorafobia .
Gli attacchi di panico e disturbo da panico sono condizioni curabili. Essi possono essere trattati con successo con le strategie di auto-aiuto e con una serie di sedute di terapia. Dopo aver consultato un medico, aver fatto le opportune analisi per escludere patologie fisiche che non sto qui ad elencare, e aver iniziato la terapia medica, consiglio di associare a tutto questo delle terapie complementari.
L’accoppiata vincente tra le tante opzioni di cura disponibili, che nel corso degli anni mi ha dato più risultati con i clienti afflitti da attacchi di panico è il Reiki associato ad EFT (Tecniche di liberazione emozionale) .
Il trattamento Reiki dona una rilassatezza ed una pace interiore ineguagliabile già dal primo trattamento, riequilibra tutto il flusso energetico del corpo umano andando a riorganizzare le incongruenze energetiche e guarendo nel corso dei trattamenti le cause che scatenano i sintomi, piuttosto che i sintomi stessi, inoltre elimina i blocchi emotivi riducendo la preoccupazione, lo stress e la sensazione di nervosismo.
EFT è una tecnica di digitopressione utilizzata, soprattutto, per facilitare la guarigione emotiva. È un metodo meravigliosamente efficace e sicuro per il bilanciamento dei sistemi energetici del corpo e per l’assistenza nel rilascio di emozioni indesiderate, tra cui la rabbia, la paura, il dolore, e il trauma.
EFT si basa sugli stessi meridiani energetici utilizzati in agopuntura tradizionale per il trattamento di disturbi fisici ed emozionali da oltre 5000 anni, ma senza l’invasività degli aghi.
Anche se è ancora trascurata, la salute emotiva è fondamentale per la salute fisica e spesso, nonostante uno stile di vita attento e salutare, le barriere emotive si frappongono alla guarigione.
Solitamente dopo una serie di sessioni settimanali (il tempo e le sessioni variano da persona a persona) con un operatore qualificato, chi soffre di stati d’ansia e attacchi di panico può iniziare ad utilizzare EFT da solo, senza il supporto dell’operatore, che comunque rimane a disposizione per ogni emergenza e le sessioni possono iniziare ad essere più sporadiche, da una a due al mese, fino a non servire più.
Nonostante gli attacchi di panico abbiano sintomi pressoché molto simili in chi ne soffre, le cause che le producono sono totalmente soggettive. È per questo che è molto importante, in presenza di questo problema, andare da specialisti qualificati, che siano medici od operatori di cure naturali, affinché possano valutare la situazione da un punto di vista personale e non generalizzato.
Se soffri di attacchi di panico chiedi immediatamente aiuto, non aspettare che la paura si impossessi della tua vita.
Marianna Liberatore
Leggo@Tenerife