martedì 30 dicembre 2014

Amaxofobia: quando ti prende la paura di guidare

Per tante persone mettersi al volante costituisce una vera e propria fobia, in costante crescita in tutta Europa. Ecco i consigli dell’esperto psicologo e i rimedi naturali per vincere e affrontare al meglio questa paura

Al solo pensiero di metterti al volante ti viene la pelle d’oca? Potrebbe non essere il freddo… Può essere, invece, che tu sia vittima di una nuova forma di paura: quella di guidare. La neonata fobia del ventunesimo secolo.  Un vero e proprio disagio emotivo. Certo, la prospettiva di doversi infilare nella giungla metropolitana, con tanto di code, automobilisti indisciplinati e una valanga di  stress, farebbe passare la voglia a chiunque. Ma qui le cose stanno diversamente.
I DATI A DISPOSIZIONE – Il 33% della popolazione ha letteralmente il terrore di guidare. La percentuale tra i maschi supera il 36%. Ma tra le donne il panico da guida è ancora più diffuso: si parla del 64%. Insomma, una significativa fetta di italiani è concretamente avversa all’idea di prendere l’auto per muoversi. Ma a esserne afflitti non sono solo gli automobilisti della nostra Penisola, bensì quelli dell’intera Europa. Il Portale della Sicurezza Stradale (ASAPS) riporta, per esempio, un drammatico incremento di casi in Spagna: una persona su tre è terrorizzata al solo pensiero di guidare: una vera e propria fobia che prende il nome di amaxofobia. Dal greco antico amaxos, «carro»: in definitiva, il rifiuto irrazionale a condurre un determinato mezzo di trasporto.
UNA DISTORSIONE DELLA REALTÀ – Qualsiasi forma di paura – dalla semplice ansia all’attacco di panico – genera una distorsione della realtà. Tutto appare ingigantito e anche i piccoli gesti quotidiani che fino al giorno prima erano considerati normalità vengono considerati problemi e motivo di agitazione. In molti casi i motivi scatenanti possono essere veri e propri traumi come un incidente o un faccia a faccia con una situazione pericolosa. I sintomi, sono molto personali, ma possono comprendere «tachicardia, respiro affannato, tremori, sudorazione eccessiva, disturbi intestinali, nausea e vertigini», spiega la dottoressa Monica Cappello, psicologa di Torino.
LE CAUSE ALL’ORIGINE DEL DISTURBO – Secondo uno studio condotto dalla MAPFRE, una multinazionale spagnola che opera nel campo assicurativo, il 40% delle persone che soffrono di amaxofobia ha visto o vissuto in prima persona un evento traumatico sulla strada. «Chi ne soffre in molti casi è stato coinvolto in un incidente stradale o ne è stato testimone. In altri casi il soggetto ha accusato un attacco di panico mentre era alla guida: la paura che la crisi possa ripresentarsi porta inevitabilmente la persona a evitare la guida del veicolo», continua Monica Cappello.
LE SOLUZIONI (E I RIMEDI NATURALI) – «È necessario imparare a controllare i pensieri ansiogeni e ristrutturare i pensieri negativi, esponendosi gradualmente alla situazione temuta. In molti casi può essere utile l’aiuto di uno psicologo-psicoterapeuta», dice l’esperta. Per gli amanti delle “cure dolci”, nel caso in cui l’ansia sia divenuta nostra sgradita compagna, possiamo trovare aiuto nella floriterapia di Bach: Rock Rose, per esempio, è un fiore che aiuta a mantenere la calma, adatto quando la persona si sente “paralizzata”, ha un’eccessiva sudorazione e trema. Sul fronte della fitoterapia, delle “erbe utili”, l’olio di maggiorana contribuisce a riequilibrare il sistema nervoso: seda l’agitazione, il panico e l’ansia. Tiglio e biancospino mitigano, invece, tachicardie, palpitazioni ed eccessi emozionali. Insomma, con la prospettiva di mettersi al volante e di dover affrontare l’ennesimo stress urbano, mantenete nervi e cuore saldi.
lm&sdp
Oggi 

domenica 21 dicembre 2014

In questi giorni prima di Natale



In questi giorni prima di Natale,
non ho girato tra bancarelle piene di presepi,
e negozi illuminati al neon,
non ho visto gente con le mani piene di niente
e bambini in cerca di sogni,
in questi giorni prima di Natale
serrato nel mio cuore ho cercato il tuo silenzio,
in questi giorni prima di Natale 

Peter Pan mi ha regalato un fiore di primavera.



Anonimo




venerdì 19 dicembre 2014

L’Ansia Da Natale: Che Cos’è e Come Affrontarla

C’è l’ansia da matrimonio, l’ansia da esame, l’ansia da prestazione e poi, c’è l’ansia da Natale.
Proprio così: sempre più persone vanno letteralmente in panne in occasione delle feste natalizie.
Quello che dovrebbe essere un momento di massimo relax, ristoro e condivisione rischia di trasformarsi, spesso, in una fonte di stress non indifferente (nuovi cadeau, cibi, intingoli, manciate di auguri da “equidistribuire” a destra e a manca, rischiano letteralmente di fagocitarci).

L’ansia da vacanza (in questo caso da Natale) è una vera e propria patologia“, insiste Cal Adler, professore di psichiatria e neuroscienze comportamentali presso l’Università di Cincinnati, “questo succede a causa della mole eccessiva di cose da fare in vista di un evento vacanziero“.
Adler ed il suo collega Scott Ries, professore associato di psichiatria clinica alla UC e un membro del team Mood Disorders Center, offrono quindi una varietà di tecniche tese ad affrontare il problema.

Per prima cosa, dobbiamo capire che cosa innesca l’ansia da vacanza: paura di stare in pubblico, timidezza, senso di obbligo nel condividere la tavola con pseudo amici o pseudo parenti.
In questi casi, sentenziano gli esperti, “alcune tecniche di terapia comportamentale possono aiutarci“.

Bisogna che il paziente, infatti, giunga alle seguenti conclusioni: 1) non devo avere nulla da temere in quanto non può succedere qualche cosa di irreparabile se condivido una cena con persone che non ho in animo. 2) Male che vada le feste saranno rovinate ma non accadrà nulla di irrimediabile.
Un recente studio sul processo decisionale“, dicono i due studiosi, “ha dimostrato che lo stress dettato dalle mille attività cui ci dedichiamo in preparazione delle vacanze, ci rende deboli e vulnerabili e quindi più esposti anche alle paure“.

Ecco quindi quali sono le soluzioni da mettere in campo, in occasione delle festività.

L’APPROCCIO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

Che cosa mi aspetto da queste feste e perché? Passare le vacanze con amici e parenti è davvero quello che voglio? Posso declinare gli inviti scomodi?
Sono alcune delle domande che dobbiamo porci in vista delle festività ed alle quali dobbiamo dare le risposte che comportano, per noi, il maggior beneficio.
Mantenere la consapevolezza che l’ansia è un fenomeno temporaneo e non comporta problemi permanenti è altresì importante per ridimensionare la portata di ciò che sentiamo.

BEVANDE RILASSANTI

Fare incetta di bevande rilassanti è molto importante per sedare l’ansia e le emozioni negative.
In questo caso, quindi, potremmo bere tisane rilassanti alla camomilla, valeriana, passiflora, melissa.


CONFIDARSI CON I PROPRI FAMILIARI

Condividere le proprie emozioni con i membri della famiglia, è la cosa più giusta ed importante da fare, durante le situazioni particolarmente delicate.
Questa abitudine ci aiuterà a stemperare le cattive emozioni e a pacificarci.
Fate outing di emozioni e registrerete vantaggi notevoli, in termini di umore e salute!

Marirosa Barbieri 
Salute e Benessere

lunedì 15 dicembre 2014

Violante Placido: attacchi di panico, il terrore di morire

«La prima volta è successo in albergo», racconta Violante Placido, Fata Turchina nel nuovo Pinocchio televisivo . «Mani fredde, battito cardiaco impazzito, una debolezza infinita. E io che penso: "Oddio, ho un infarto...". Avevo già sentito parlare di attacchi di panico e confesso di aver pensato che fossero solo un modo inconscio per attirare l'attenzione degli altri. Invece sono un disturbo vero. Io mi sto curando e piano piano spero di uscirne...».
Ecco la confessione dell'attrice a OK.

«Mani fredde. Naso ghiacciato. Una debolezza infinita. Il cuore a mille... E la paura di morire d'infarto. È iniziata così, circa nel 2004, la storia dei miei attacchi di panico. Ero sola, in albergo: mi sono stesa sul pavimento, con i piedi in alto. Niente da fare, la crisi non passava. Allora ho chiamato il portiere: "Sto malissimo, mi mandi un dottore". Mi tremavano le mani, non riuscivo a reggere la cornetta.
La crisi si è risolta in modo inaspettato. Il portiere ha ritelefonato: "Vuole un'ambulanza?". È stato come se mi risvegliassi: no, non stavo per morire. "Mi basta una camomilla". Quando ho visto il cameriere (un essere umano, sveglio a quell'ora di notte, simbolo della normalità, della vita che scorre tranquilla), mi sono ripresa.
Non avevo idea di cosa fosse un attacco di panico: una mia amica, un anno prima, mi aveva parlato di questo problema, ma io non ero riuscita a capire... Confesso di aver pensato che fosse un suo modo, sia pure inconscio, di attirare l'attenzione. Non potevo proprio immaginare, io così forte e sicura, di cadere in balia di una simile difficoltà. Dopo quella notte ho avuto altri attacchi. In albergo, ma più spesso in macchina. Quando percorro una strada a scorrimento veloce, magari con tanti tunnel, o senza corsia d'emergenza, inizio a pensare a cosa farei se mi arrivassero quei sintomi terribili. È un circolo vizioso, la paura favorisce la crisi...

E appena l'aereo decolla mi monta l'ansia
Mi sono sentita male mentre ero al volante e tante volte ho abbandonato l'autostrada a un'uscita che non era la mia, per trovare sollievo dalla sensazione di essere intrappolata. Ma che stress...
E dire che sono sempre stata una guidatrice provetta, una specie di Schumacher al femminile: correvo, e tanto. E invece mi ritrovo ad andare a 60 all'ora come una vecchietta, o a fare viaggi in treno o addirittura in pullman, pur di non mettermi al volante. E non parliamo dell'aereo: io, che volo fin da quando ero piccola, adesso all'idea di dover fare un viaggio di 10/12 ore vengo colta dall'ansia, dalla paura irragionevole che il cuore inizi a battermi al decollo, e di arrivare morta a destinazione. Un'esperienza terribile. Ma forse inevitabile: sono convinta che questi problemi siano un segnale della psiche, che ci avverte quando stiamo ignorando una parte di noi che chiede aiuto.

Faccio yoga, medito, respiro...
Ho trovato un medico meraviglioso, che mi ha proposto di provare strade alternative ai farmaci. Per me si è rivelata una scelta vincente. Ho fatto diversi colloqui, poi su suo consiglio ho intrapreso la via della meditazione, della respirazione, dello yoga. In America, quando avevo 22 anni, ho incontrato Yogananda, una guida spirituale per me. Ho ripreso quella strada, e nel 2005 ho fatto anche un ritiro di una settimana in un centro in Umbria, che mi ha fatto benissimo.

Non sono ancora giunta alla fine del percorso: gli attacchi di panico si sono diradati e mi fanno meno paura, ma ogni tanto arrivano ancora. E non so se ho colto fino in fondo il messaggio del disturbo. Ma qualche ipotesi inizio a farla.
Per esempio ho capito di essere cresciuta troppo in fretta. Ho avuto un'infanzia e un'adolescenza in fondo felici, ma con tanti cambiamenti forse destabilizzanti per l'età che avevo: una serie di traslochi, un trasferimento di un anno in America (avevo 12 anni), che ha comportato l'allontanamento prima dagli amici e da mio padre e poi, in un secondo momento, da mia madre. E c'era il rapporto altalenante tra i miei genitori, e mio padre spesso assente per lavoro...

Con le persone più care mi sento protetta
Problemi e solitudine non mi hanno mai fatto particolarmente paura e ho sempre contato soprattutto su di me. Ma ora sospetto che tanta precocità non mi abbia permesso di creare basi salde di sicurezza e forse mi ha portato a negare la mia parte più fragile e dipendente. L'ho capito anche notando che, se ho vicino una persona cara, come il mio fidanzato, mi sento più sicura, l'attacco non arriva.
Sono più cosciente del fatto di aver bisogno degli altri, e questo mi ha portato ad aprirmi di più, a dare maggiore valore ai rapporti: sono diventata più affettuosa e indulgente. Continuo a condurre una vita un po' randagia, sono sempre in giro per il mondo, e questo mi piace. Ma ho capito quanto sia fondamentale per me puntare sugli affetti di riferimento: per esempio ora sento più spesso gli amici della mia infanzia, passata in libertà in una campagna a nord di Roma. La meditazione mi ha aiutato tanto. Purtroppo non sono costante. Però poi mi ricordo che basta prendersi un quarto d'ora, chiudere gli occhi e respirare: arrivano meravigliose sensazioni di leggerezza e di chiarezza mentale. Divento più serena e ansia e panico si diradano. Fino a scomparire».
Violante Placido 

(testo raccolto da Emma Chiaia nel luglio 2006 per OK La salute prima di tutto)

Ok Salute e Benessere 

martedì 9 dicembre 2014

A Natale crescono ansia e stress

Natale uguale ansia e depressione durante e dopo. “Soprattutto per coloro che si buttano nello shopping per comprare regali a tutta la famiglia. Un investimento emotivo proiettato sul Natale, dal quale ci si aspetta molto, ma che nasconde nella maggior parte dei casi profondi disagi”.
Lo afferma Paola Vinciguerra, Direttore dell’Unità Operativa Attacchi di Panico, presso la Clinica Paideia di Roma e Presidente dell’EURODAP, Associazione Europea Disturbi Attacchi di Panico.
“Osservando i nostri pazienti abbiamo notato che prima delle feste presentano, a livello sintomatologico, un contenimento di ansia e depressione che invece aumentano durante e dopo il periodo festivo - dice l’esperta - Ma questi stati emotivi sono diffusissimi anche tra le persone che non sono in psicoterapia”.
“A Natale la maggior parte della gente si lancia nella corsa sfrenata degli acquisti - spiega - spiega - si deve pensare a tutti i parenti che puntualmente sono proprio quelli che si vedono solo una volta l’anno e quindi quelli meno vicini. Si deve pensare ad ognuno di loro, si deve scegliere in fretta, guai a non far bella figura, si deve appagare il bisogno di piacere e si dimenticano i continui addebiti sulla carta di credito. Si comprano così tanti dolciumi che solo la metà basterebbe a far contente tre famiglie e si dà sempre la solita giustificazione: ‘Tanto è Natale!’”.
“Tutto questo può scatenare attacchi di ansia - dice la Vinciguerra - e comportamenti compulsivi di riempimento della nostra ansia senza averne minimamente coscienza.

Il punto è che tutti investiamo emotivamente troppo nel Natale. E’ come se ci aspettassimo che questo evento facesse scomparire per magia le nostre frustrazioni e ci aiutasse a sentirci meno soli. Accade però che finite le feste i disagi di cui non eravamo assolutamente coscienti ci avvolgono e arrivano depressione e ancora ansia”
”Ciò di cui abbiamo veramente bisogno - consiglia - è “scambiare” e non “riempire”, quindi dobbiamo scegliere con cura le persone con cui stare ed insieme a loro dove stare. Organizzate tutti insieme e aiutatevi a vicenda a sistemare gli addobbi.
Per quanto riguarda i regali bisogna farli se davvero si sente il desiderio e in quel caso sceglierli in relazione alla persona sapendo che un piccolo pensiero curato nella presentazione sarà sempre più gradito di un grande oggetto buttato lì senza amore. Cercate di far tornare questo momento di festività ad una riunione basata sull’amicizia e l’affetto e non un compulsivo correre nell’illusione di riempire un vuoto. Ritrovate e valorizzate i vecchi riti, come il taglio del panettone, l’attesa della mezzanotte per farsi gli auguri. Tutto questo unisce davvero se fatto con desiderio e coscienza”.



italiasalute.it



lunedì 1 dicembre 2014

Chi ha paura del dentista?

COS’E’ L’ODONTOFOBIA E COME SI COMBATTE

L’appuntamento con il dentista rappresenta per la maggior parte dei pazienti un momento non troppo piacevole. 6 persone su 10 infatti ammettono di provare una sensazione di paura o timore pensando ad una seduta dal dentista, senza che però tale “sgradevole sensazione” impedisca loro di sottoporsi ai periodici controlli o alle terapie odontoiatriche.
Non è così per i pazienti affetti da odontofobia, ovvero la drammatizzazione fobica della paura del dentista riconosciuta e certificata come vera e propria malattia dall’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), che stima intorno al 15-20% della popolazione il numero delle persone con questo disturbo.
In questo caso il soggetto fobico nutre un irrazionale terrore nei confronti del dentista e di tutto ciò che richiama lo studio dentistico (rumore del trapano, odore del disinfettante, vista dell’ago) e, seppur consapevole dell’irrazionalità della sua paura, non può sottrarsi ad essa, al punto tale di arrivare a provare veri e propri sintomi fisici come tachicardia, palpitazioni,sudorazione, senso di svenimento, iperventilazione, nausea, disturbi del sonno nella notte che precede la visita e attacchi di panico.
Questa profonda paura fa si che il paziente odontofobico rimandi ad oltranza gli appuntamenti col dentista e che assuma frequentemente antidolorifici, antibiotici e altri farmaci allo scopo di automedicarsi. Questo comportamento di “evitamento” ingigantisce la fobia in quanto contribuisce a rafforzare l’idea che per la persona sia davvero impossibile superare il problema, inoltre l’automedicazione per lunghi periodi porta al peggioramento della situazione di salute del soggetto fino ad obbligarlo a rivolgersi al dentista quando la patologia dentale in atto è ormai così avanzata da richiedere interventi più pesanti quali estrazioni o lunghe sedute di cure. Si instaura così un circolo vizioso che sembra impossibile da interrompere, ma è davvero così?
Qui di seguito riportiamo 10 consigli utili per gestire la paura e l’ansia del dentista.
  • INFORMATI: Tutto ciò che si conosce fa molto meno paura. Cercando su giornali e internet informazioni riguardanti le terapie dal dentista scoprirai che oggi tali procedure sono praticamente indolori e molto meno fastidiose che una volta.
  • CERCA UN DENTISTA DI FIDUCIA: Avere un buon feeling con la persona che dovrà curarti è molto importante. Cerca un professionista che sia in grado di entrare in empatia con te e non esitare a confidargli le tue paure e i tuoi dubbi. Chiedigli inoltre di spiegarti in modo dettagliato tutte le fasi della terapia.
  • UN PASSO ALLA VOLTA: non devi fare tutto subito. Prenota un primo appuntamento dal dentista solo per una visita di controllo, questa semplice procedura ti permetterà di prendere confidenza con l’ambiente gradualmente. In seguito prenota una seduta terapeutica poco impegnativa come la pulizia dei denti, un paio di esperienze positive a basso stress ti aiuteranno ad aumentare la fiducia in te stesso. Successivamente concorda con lo staff dello studio dentistico un calendario dettagliato degli appuntamenti a cadenza periodica ed impegnati a rispettarlo.
  • PENSA POSITIVO: prima di ogni appuntamento, quando l’ansia inizia a farsi sentire, concentrati su un pensiero positivo, per esempio che quando le terapie saranno finite avrai un sorriso bello e sano, ma sopratutto che avrai provato a te stesso che sei una persona forte e determinata.
  • ARRIVA PER TEMPO AGLI APPUNTAMENTI: in questo modo non sarai “catapultato” direttamente sulla poltrona operativa. In sala d’attesa cerca di distrarti sfogliando una rivista interessante o porta con te un libro divertente da leggere durante l’attesa.
  • FATTI ACCOMPAGNARE AGLI APPUNTAMENTI: Chiedi ad un amico o ad un familiare non odontofobico di accompagnarti alle sedute. Avere accanto una persona che non prova disagio nei confronti delle terapie dal dentista servirà a infonderti serenità.
  • RESPIRA PROFONDAMENTE E RILASSATI: durante le terapie cerca di rilassarti e respira lentamente e profondamente, concentrarti sulla respirazione servirà ad evitare attacchi di panico. Inoltre per scaricare la tensione puoi giocare con una pallina “anti-stress” oppure ascoltare la tua musica preferita con gli auricolari in modo da non sentir il rumore del trapano o dell’aspiratore.
  • RICORDA DI PREMIARTI : dopo ogni appuntamento dal dentista concediti un piccolo sfizio per premiarti per il fatto di aver vinto le tue paure.
E se tutto questo non basta…
  • RIVOLGITI AD UNO PSICOTERAPEUTA: se la tua paura è tale da non permetterti nemmeno di avvicinarti allo studio del dentista potresti aver bisogno dell’aiuto di uno specialista. Le fobie infatti possono essere vinte grazie a tecniche psicoterapeutiche. Chiedi consiglio al tuo dentista di fiducia, spesso uno psicologo è presente nel team dello studio dentistico proprio per affiancare gli altri specialisti nella cura dei pazienti che soffrono di fobie o di disturbi ansiosi.
  • VALUTA LA SEDAZIONE: la sedazione è un’opzione che potrebbe aiutati a sottoporti agli interventi più importanti. Il dentista può prescriverti farmaci ansiolitici da assumere per bocca circa un’ora prima della seduta operativa oppure, potrebbe concordare con te di eseguire le cure in sedazione endovenosa. In quest’ultimo caso le terapie verranno eseguite in presenza di un anestesista.
E SE IL PAZIENTE E’ MIO FIGLIO?
Consigli e strategie per i genitori per prevenire l’odontofobia nei bambini
  1. SI AI CONTROLLI PERIODICI: dal momento in cui finisce la prima dentizione (all’età di 2,5/ 3 anni) è importante effettuare controlli periodici dal dentista. In questo modo infatti il bambino si abituerà a vivere quest’esperienza come qualcosa di normale e routinario e prenderà confidenza con l’ambiente dello studio dentistico. Inoltre eventuali carie o problemi di dentizione potranno essere diagnosticati precocemente.
  2. SCEGLI UN PROFESSIONISTA CHE SI OCCUPI DI ODONTOIATRIA INFANTILE (PEDODONZIA): i bambini, specie se piccoli, hanno maggior necessità di essere ascoltati e rassicurati ed è quindi importante che l’odontoiatra curante abbia, oltre che una formazione specifica, una predisposizione empatica verso di loro. Anche l’ambiente ha la sua importanza: sale d’attesa ed operative colorate e con spazi gioco dedicati a loro li aiuteranno a vivere la visita dal dentista come una esperienza piacevole.
  3. ATTENZIONE ALLA COMUNICAZIONE: il bambino che si reca per la prima volta dal dentista non ha un vissuto circa questa esperienza, il genitore quindi dovrà evitare di associare all’appuntamento con il dentista situazioni connesse a dolore, sofferenza o preoccupazione. Inoltre bisognerà evitare di “utilizzare” la figura del dentista come una minaccia di fronte ad un capriccio o ad una disubbidienza del bambino  (“se non fai il bravo ti porto dal dentista che ti fa la puntura.., ecc”).
paura_dentista