lunedì 21 marzo 2016

Ansia: ecco i 6 tipi più comuni

L’Ansia è un disturbo molto frequente che spesso può sfociare in vere e proprie crisi di panico, ne esistono di diverso tipo: ecco quali sono i più comuni

L’ansia è uno stato d’animo con una valenza sempre negativa: chiunque la provi, infatti, associa un profondo senso di disagio. Spesso rientra nei sintomi degli attacchi di panico e della depressione, pochi però sanno che esistono diversi tipi di ansia: ecco i 6 più comuni.

Ansia da panico: insorge con attacchi di estrema paura e causa disagio poiché giunge inaspettatamente e senza preavviso. Una caratteristica che la distingue è la paura di perdere il controllo sulle nostre azioni, impazzire o non essere in grado di prendere decisioni adeguate. In molti casi, poi, si parla di veri e propri attacchi di panico.
Ansia da stress: viene definita più tecnicamente disturbo da stress. La sua insorgenza è caratterizzata da reazioni eccessivamente ansiose rispetto a situazioni e stati emotivi stressanti. Iperattività, tensione, rabbia, disperazione, sono sintomi di questo tipo di ansia.
Ansia da ossessioni: spesso definito come disturbo ossessivo compulsivo, la sua insorgenza è caratterizzata da pensieri che noi stessi riusciamo a identificare come eccessivi o poco ragionevoli ma di cui non riusciamo a fare a meno o a liberarci. Un esempio è l'ossessione per l'ordine o per le malattie. Si è coscienti di questo tipo di ansia, ma non si riesce a trovare una via di fuga che ci renda indipendenti da essa.
Ansia da fobia: è definita come una paura immotivata, irrazionale e spesso incontrollabile nei confronti di una situazione, un'azione, un animale o degli oggetti. Viene classificata in due modi: fobia semplice e fobia sociale. La prima è la paura per un oggetto o una situazione, mentre con la seconda si teme il giudizio altrui, i luoghi affollati o una situazione che potrebbe comportare un'umiliazione.
Ansia da trauma:  viene definito come disturbo da stress post traumatico e, come dicono le parole stesse, è causata da un trauma vissuto nel passato e rimasto fra i ricordi. Gli eventi tragici possono riguardare lutti, violenze, incidenti gravi.
Ansia da pessimismo: questo tipo di ansia ha come caratteristica principale la negatività verso ogni pensiero o situazione. Infatti i pensieri ricorrenti sono pessimistici, catastrofici molte volte, si crede sempre che stia per succedere una qualche disgrazia, un evento che peggiorerà la nostra situazione.
Photo credit: Makkler0008/Shutterstock.com

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Michele Iacovone 

domenica 13 marzo 2016

Depressione stagionale: a causarla potrebbe essere un gene

I ricercatori dell’Università della California hanno trovato la causa dell’insorgenza della depressione stagionale e dei disturbi legati al ritmo sonno-veglia, nello specifico l’insonnia: ecco di cosa si tratta

Quali sono le cause della depressione stagionale e dell’insonnia? La Scienza sembra aver trovato una risposta a questa eterna domanda. La causa, infatti, potrebbe risiedere nella mutazione di uno specifico gene. Ecco di cosa si tratta
La depressione stagionale affligge ogni anno migliaia di persone, in Europa ha preso piede ormai da molti anni e la sua diffusione è in rapida crescita. I sintomi più comuni della depressione stagionale includono ansia e, in alcuni casi, attacchi di panico. Spesso si presenta nei cambi di stagione dall’estate all’autunno e dall’autunno all’inverno. Infatti, una riduzione delle ore di sole ha effetti negativi sul metabolismo. Gli scienziati, ora, sono riusciti a trovare una speranza. La possibilità di combattere la depressione stagionale, infatti, potrebbe risiedere in uno specifico gene; nel dettaglio, potrebbe trattarsi del gene PER3. Nell’organismo la sua funzione è quella di regolare il ritmo sonno-veglia.
Uno studio condotto all’Università della California guidato dal dottor Louis Ptáček, ha evidenziato un possibile difetto di questo gene: una sua mutazione, infatti, sarebbe alla base dell’insorgenza della depressione stagionale e dell’insonnia. Lo studio è stato condotto sul DNA di una famiglia i cui membri avevano l’abitudine di andare a letto molto presto – attorno alle 19:30 – svegliandosi in piena notte – attorno alle 4:30. Da questo monitoraggio i ricercatori hanno scoperto la responsabilità del gene PER3.
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Michele Iacovone 

mercoledì 9 marzo 2016

Attacchi di panico: 7 miti da sfatare

Gli attacchi di panico sono un disturbo d’ansia sempre più comune fra la popolazione, in Italia ne soffrono almeno 10 milioni di persone, il primo modo per riuscire a sconfiggerli è la corretta informazione: ecco quali sono i luoghi comuni da sfatare










Gli attacchi di panico sono un disturbo sempre più diffuso in Italia, le persone affette sono circa 10 milioni e il numero continua a crescere anno dopo anno. Conoscere il modo in cui insorgono, le cause che li scatenano o, ancora, come riuscire a fermali o prevenirli è solo l’inizio di un percorso che spesso dura anni. La strada da intraprendere, però, è quella della corretta informazione. Ecco allora i 7 miti più comuni da sfatare sugli attacchi di panico.
Scopri di più sugli Attacchi di Panico
Gli attacchi di panico non sono un vero disturbo: falso. La patologia di cui stiamo parlando è riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, questo disturbo, se non correttamente trattato e preso per tempo, può diventare cronico e peggiorare.
Dagli attacchi di panico non si può guarire: falso. Sono due le strade con le quali è possibile curarli, quella psicoterapeutica e quella farmacologica. Spesso, per non dire sempre, le due vanno a braccetto. Se con la psicoterapia, infatti, la remissione è garantita nel 70% dei casi, i farmaci specifici servono per aiutare questo percorso di guarigione, attenuando i sintomi e, in molti casi, aiutando il cervello a ritrovare il proprio equilibrio biochimico.
Durante gli attacchi di panico perdiamo il controllo delle nostre azioni: falso. Non è corretto definirlo una perdita vera e proprio di controllo sulle nostre azioni, invece si ha la sensazione di perdere il controllo di noi stessi. Si tratta quindi di una paura del soggetto di poter non controllare più se stesso e non una vera realtà clinica.


Gli attacchi di panico conducono alla pazzia: falso. Uno dei sintomi principali è chiamato depersonalizzazione; il soggetto prova un senso di estraneità nei confronti dell'ambiente e di se stesso. Molte persone pensano quindi di essere affetti da una grave patologia mentale. Gli attacchi di panico sono disturbi meno gravi rispetto al bipolarismo o alla schizofrenia, ma possono comunque essere estremamente invalidanti.


Per risolvere gli attacchi di panico basta seguire una dieta sana: falso. Bere meno caffè, smettere di fumare e fare attività fisica sono senz'altro utili e necessari per alleviare la tensione e diminuire lo stress, soprattutto quello lavorativo. Nonostante questo, tutte le attività sopra citate non sono in grado di curare gli attacchi di panico, per farlo è necessaria una terapia psicologica nella quale il soggetto esplora e comprende l'origine delle sue paure e delle sue ansie, in casi nei quali è necessario, si associa, come già indicato, la giusta terapia farmacologica.
Gli attacchi di panico derivano da traumi infantili: falso. La causa esatta della loro origine non è ancora del tutto nota agli esperti. Molti studi concordano sulla possibilità che questa derivi da una disfunzione dell'Amigdala, chiamata ipersensibilità dell'Amigdala, una struttura cerebrale posta in entrambi gli emisferi del nostro cervello. I fattori individuati sono due: il fattore biologico e il fattore psicologico e di norma si influenzano a vicenda.
Gli attacchi di panico possono dare luogo a un infarto: falso. I sintomi più comuni sono tachicardia, palpitazioni, sudorazione, tremori, paura di morire. Queste caratteristiche, però, non danneggiano il cuore e non si rischia quindi un infarto.


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Michele Iacovone