mercoledì 8 gennaio 2014

Chiudere con il passato

Tutti noi abbiamo una linea temporale (passato, presente e futuro). Il passato è passato, il futuro non è ancora arrivato, il che significa che l’unico momento reale che si può vivere, godere e gestire è il presente, il qui ed ora.In ogni momento del presente, le tue decisioni si trasformano in azioni e sono i risultati della tua storia, del tuo passato.Aggrapparsi al passato è una condizione della mente che gioca brutti scherzi, in quanto fa rievocare le cattive circostanze e non permette di andare avanti, perché, a volte, è più facile lamentarsi e trovare una giustificazione a qualsiasi esperienza negativa, piuttosto che assumersi la responsabilità della nostra vita, reagire ed andare avanti.Hai mai provato a “pulire” la tua esistenza, iniziando dai cassetti, armadi, fino a raggiungere le persone del passato che non hanno alcun senso, ma che continuano a occupare spazio nella tua mente?Chiudere le porte del passato in riferimento ai momenti tristi e alle esperienze di amarezza è un prerequisito verso una felicità stabile e crescente che proviene dal centro del tuo essere e che ti porta nella condizioni di successo e realizzazione. Alcuni di quei momenti che ti lasciano nell’oblio del passato possono essere correlate a separazioni familiari, la morte di una persona cara, la perdita di un lavoro o di una posizione, fisica e/o psicologica, molestie, stupri, abbandono, traumi, ecc.
Se sei un perfezionista, si può essere tentati di pensare che, in alcune situazioni, avresti potuto fare meglio, o incolpare te stesso/a o qualcuno per una determinata azione. La rabbia, i sensi di colpa, il giudizio non ti portano da nessuna buona parte!
Il problema è che di solito ci si aspetta che qualcuno venga e ci dica come lasciare il passato alle spalle, ma ciò spesso non accade. Dobbiamo quindi implementare la nostra esperienza e le nostre conoscenze per andare avanti, sfruttare il dialogo interno e le parole. Quando si dispone di un’esperienza negativa o spiacevole non “rimuginare” perché questo atteggiamento ti porta ad una posizione di “stallo” e a rimanere quindi bloccato.Più hai questi pensieri, tanto più sarà difficile andare avanti. In definitiva, trascinarsi “ bagagli inutili” della nostra esperienza, ci rallenta e indebolisce.
www.psicologocivitanovamarche.it


Soffrire di attacchi di panico: come intervenire?

In crescente diffusione nella società attuale il DAP (disturbo di attacco di panico) condiziona negativamente la qualità di vita della persona bloccata dall’istaurarsi della paura paralizzante.
La paura di per sé non è una malattia, ma un processo normale e fisiologico che ci aiuta a fuggire dai pericoli e a sopravvivere. La possiamo definire un allarme naturale che ci avverte di un pericolo e ci permette di evitarlo o di affrontarlo con maggior determinazione.
Nel DAP tutto questo avviene troppo spesso: una paura troppo intensa, troppo frequente, troppo sproporzionata rispetto alla situazione (adesempio entrare in un supermercato, al cinema, in sala riunioni, al ristorante, in auto, nave o aereo…) blocca e crea seri problemi alla persona rendendo difficile e doloroso il normale svolgimento delle proprie attività quotidiane.
Il panico è quindi un episodio di intensa paura ad esordio improvviso, intenso e di breve durata, un vero e proprio “attacco” che spesso rasenta il terrore, generalmente accompagnato da spiacevoli sensazioni corporee, difficoltà di ragionamento e sensazione di catastrofe imminente.
Il DAP si manifesta con uno stato d’ansia che cresce lentamente fino ad arrivare ad un picco, in cui è presente una condizione marcata di malessere fisico (difficoltà nel respiro, tachicardia, dolori al torace o senso di malessere, sensazioni di soffocamento, vertigini, sudorazione,vampate di calore, tremore, sensazione di irrealtà, intorpidimento) e di pensieri catastrofici di avere un attacco cardiaco, di sentirsi male, di svenire, di morire, di impazzire e di perdere il controllo.
La conseguenza di questi episodi produce solitamente due meccanismi importanti: il primo è l’ansia anticipatoria di avere un altro attacco, il secondo è la tendenza a cercare di controllare le situazioni evitandole.
Alla luce di tutto ciò, è importante sapere che dall’ansia e dagli attacchi di panico si può guarire con una buona psicoterapia, integrata qualorafosse necessario con la farmacologia.
Il trattamento cognitivo-comportamentale, in particolare, è una terapia di breve durata che prevede da una parte l’utilizzo di tecniche comportamentali efficaci da subito, quali: training di rilassamento, respirazione, biofeedback e desensibilizzazione; dall’altra un’intensa componente cognitiva intesa come identificazione delle cognizioni disfunzionali e la loro sostituzione con cognizioni adeguate oltre ad esercizi di esposizione finalizzati a favorire le modificazioni dei pensieri. Questa duplice componente permette di aumentare l’efficacia del trattamento e la stabilità dei risultati nel tempo, abbattendo così la vulnerabilità della persona ad una interpretazione catastrofica degli eventi.
Chiedere aiuto è molto importante per affrontare presto e risolvere prontamente la situazione problematica.

www.psicologocivitanovamarche.it