venerdì 31 gennaio 2020

L'autostima ha bisogno di un po' di egoismo



Senza egoismo niente autostima

Sia in tenera età che da vecchi siamo più egoisti che mai: si tratta di momenti della vita in cui l'educazione e l'autocontrollo non sono ancora ben strutturati oppure tendono a tramontare, lasciando spazio a un modo di essere spontaneo e istintivo. La morale comune e i pregiudizi consueti direbbero che stiamo parlando di un difetto da correggere; al contrario, prendersi cura di sé, ascoltare in primo luogo le indicazioni che sgorgano dal proprio animo, allontanarsi dal modo comune di pensare è l'unica via per diventare consapevoli e accrescere l'autostima.

Non nascondiamo l'egoismo sotto una maschera

Troppe volte però il timore di essere tacciati di egoismo ci impedisce di manifestare la nostra autenticità, in troppe occasioni indossiamo la maschera dell'altruismo, mostrandoci bravi, buoni, per nascondere ciò che siamo. Ciò condiziona il processo evolutivo della nostra personalità, impedisce di trovare il nostro percorso, e alla lunga mina proprio la nostra autostima. Scriveva Carl Gustav Jung che «ogni vita non vissuta rappresenta un potere distruttore e irreversibile, che opera in modo silenzioso ma spietato».

Senza egoismo più ipocrisia e meno autostima

Anche Friederich Nietzsche la pensava così: il grande filosofo tedesco elevava un inno all'egoismo sostenendo che questo moto dell'animo è una vera e propria sorgente di creatività, allegria e sensibilità. Egli metteva in evidenza come sia difficile esprimere la propria natura in un mondo che per secoli l'ha condannata e repressa: «Per millenni l'egoismo è stato considerato il vero male della vita e ciò instupidì, imbruttì e avvelenò l'egoismo e gli sottrasse molto spirito, sensibilità, inventiva e bellezza». Certo, è giusto distinguere l'egoismo sano dal narcisismo, che ne è l'estremizzazione gretta: ma resta forte l'impressione che per conquistare l'autostima vada ammainata la bandiera di un'altruismo insincero che troppo spesso dà vita a comportamenti venati d'ipocrisia.

Come un po' di  sano egoismo fa bene all'autostima

Fa maturare il cervello
Autonomia, spirito critico, libertà intellettuale, contatto con se stessi, sono nutrimento vitale del cervello. Gli consentono di espandersi e sviluppare le sue potenzialità. Ecco perchè un egoismo sano fa acquisire autostima
 

È una spinta naturale
È tipico dei bambini e degli animali; come tutte le spinte istintive e biologiche ci porta all'autoaffermazione (e quindi all'autostima). È sbagliato considerarlo come un difetto; riflettiamo piuttosto su quanto possa essere dannoso e innaturale reprimerlo
 

Crea relazioni più sincere 
La relazione adulta più matura è quella che si crea tra persone che sanno prendersi cura di se stesse e hanno chiare le proprie esigenze e i propri desideri. Un sano egoismo in realtà getta le basi per una relazione sana fondata su uno scambio chiaro e sincero
 

Rende unici e creativi
Porre se stessi al centro della propria vita garantisce un maggior contatto con la propria natura, un senso più forte di identità e uno  stile di vita  creativo. Contrasta la spinta a imitare i modelli  convenzionali, aiuta a non cedere alle aspettative altrui
 

Stimola l'autonomia
L'egoismo "buono" stimola ad assumersi la responsabilità della propria vita, e a non dipendere dagli altri. Nella sua essenza altro non è che la capacità di prendersi cura di sé, senza delegare ad altri scelte e soddisfazioni dei propri bisogni.

Dal Sito: riza.it 

Attacco di panico: ti paralizza per farti rinascere



Comincia con un acuto senso di agitazione che colpisce senza motivo in un momento qualsiasi della giornata. Il cuore batte e il respiro diventa affannoso. Ci prende il terrore di un incombente (ma inesistente) pericolo. Tutto il mondo intorno è un nemico e il corpo si pietrifica. Così si manifesta l’attacco di panico, che certe volte si conclude addirittura con uno svenimento. Molte persone che soffrono di questi attacchi pensano quasi di essere possedute da un “mostro” che le assale d’improvviso e fanno di tutto per scacciarlo.

Cosa accade durante gli attacchi di panico

Recita un antico proverbio cinese: “Se hai delle forze e non le usi, prima o poi ti si rivolteranno contro”. Proprio questo succede nel disturbo da attacco di panico: si tratta dell'espressione patologica di una forza viva ma inutilizzata della nostra personalità che, a lungo repressa, ci si “scaraventa” contro come un’enorme onda oceanica. Esasperata dall’essere respinta, quest’onda energetica si esprime attraverso l’attacco di panico, che ci dà la sensazione di soffocare e di morire, anche se in realtà la violenza con la quale il disturbo ci investe è un potente richiamo alla vita.

Attacchi di Panico: ecco tutta l'energia della vita che non vivi

Se a furia di controllare le nostre reazioni, di dimostrarci “ragionevoli” difronte alle difficoltà, di evitare i coinvolgimenti emotivi, ci costringiamo a vivere un’esistenza in bianco e nero, l’attacco di panico,con la sua forza irresistibile, è già in agguato. Succede alle persone che sono sempre state pacate, posate e tranquille, e che, in mezzo alla folla di un supermercato o nella ressa di un autobus all’ora di punta, si sentono di punto in bianco mancare il respiro, iniziano a sudare, hanno palpitazioni, avvertono le gambe sempre più deboli. Dopo il primo sbandamento, spesso accompagnato dalla vergogna per quanto è accaduto, la persona colpita dall’attacco di panico cerca di farcela da sola, di mostrarsi forte, di combattere, di mettere a tacere il panico, magari rivolgendosi al medico e chiedendogli una pillola per guarire e per dimenticare.

Il panico ti indica la strada

In queste situazioni lottare è la cosa più sbagliata: quando si avverte che la crisi si avvicina, l’unica cosa da fare è non opporsi, cedere, assecondare il flusso. Bisogna lasciare che la paura, come un’onda, travolga le nostre abitudini e i nostri schemi mentali. La sua forza ci dà la sensazione di essere schiacciati e di morire. In realtà porta in primo piano il mondo interiore e le emozioni che abbiamo cercato di frenare. Il panico invita a lasciar andare il controllo razionale di tutte le proprie azioni e a farsi travolgere dal flusso dirompente delle emozioni e degli istinti. Arriva a salvarci quando non resistiamo più, quando nella vita imbocchiamo una strada che ci porta così lontano da noi stessi da farci diventare dei fantocci, dei personaggi falsi, inutili e addirittura dannosi.

Una valvola di sfogo da non ostruire

Non è facile accorgersi di questa valenza “salvifica” degli attacchi di panico, soprattutto quando il nostro modo di essere corrisponde alle aspettative degli altri e si conforma a uno stile di vita considerato “vincente”. I candidati più a rischio di questo disagio psichico sono gli individui che danno sempre il massimo, che non vengono mai colti in fallo, che si dicono sicuri di sé e della loro bravura, che sanno controllare i propri bisogni e, per paura di lasciarsi andare, rifuggono da esperienze a elevata intensità emotiva vincolando anche l’eros a prestazioni sempre più veloci, “efficienti” e asettiche. Come alibi per perpetuare uno stile di vita congelato, queste persone si convincono di “essere fatte così” e di non saper cambiare, anzi: di non poter cambiare. Il timore del cambiamento si associa allora a quello della libertà, duramente sacrificata sull’altare del “dover essere”: la paura di diventare protagonisti della propria vita, di potersi esprimere senza forzature, comprime l’energia vitale a tal punto, che solo la crisi di panico può farla circolare di nuovo.

Attraverso le paure affiora il desiderio di rinnovamento

Come osservava lo psichiatra Thomas Szasz, spesso i disagi come il panico e le paure rivelano il nostro desiderio di non diventare come tutti gli altri e di uscire dal “branco”, incarnano cioè il desiderio di svincolarci dal modello esterno, omologato e spesso banale, che la società impone a tutti. Conosciamo così poco il panico eppure ci ostiniamo a temerlo, a cercare di risolverlo, a guarirlo con qualunque mezzo, cerchiamo di zittirlo con gli psicofarmaci: non crediamo che quando dentro di noi si “coagula” il panico, c’è qualcosa che ci sta parlando, un’intelligenza profonda e sensibile che chiede divenire allo scoperto. Questa paura di impazzire, di morire, di essere annientati, in realtà può essere la voce segreta che ci vuole disincagliare dalla palude esistenziale nella quale ci siamo arenati. È come se, attraverso il panico, la nostra creatività cercasse di manifestarsi, volesse trovare un canale in una mente chiusa, troppo razionale, troppo organizzata e quindi come morta.

Attacco di panico: tre regole per superarlo

Vivi in modo naturale

Se il panico ci tiene in ostaggio e condiziona la nostra esistenza, una ragione c’è: per questo dobbiamo chiederci se stiamo vivendo secondo la nostra natura, se lo stile di vita che stiamo seguendo è veramente adatto a noi. Nessun malessere guarisce lottandoci contro o, peggio, tentando di anestetizzarlo attraverso l’uso di farmaci: i disagi come la paura, l’ansia, il panico sono linguaggi che vanno ascoltati e compresi per poi seguirne le indicazioni. Ogni malattia, infatti, ci suggerisce -tra le righe - la via d’uscita.

Fai attenzione ai segnali

Facendo attenzione ai “segnali”, si può comprendere che l’attacco di panico arriva dopo una serie di ripetute rimozioni, di negazioni della rabbia, di rifiuti della tristezza e della frustrazione. Quando si vive troppo a lungo estranei a se stessi, il panico si manifesta con una serie di sintomi somatici e psichici ben definiti. Imparare a non nascondere a se stessi le proprie emozioni, i propri “no”, i propri desideri è il primo passo per disinnescare all’origine l’arrivo di nuovi attacchi.

Ritrova la semplicità

La vita è semplice: siamo noi che spesso la complichiamo fi no a trasformarla in un incubo. È un rischio che possiamo evitare, se adottiamo atteggiamenti mentali che ci aiutino ad allargare il nostro panorama esistenziale e ad accettare le novità e i cambiamenti. Il mestiere di vivere oggi sembra essere diventato un compito così difficile da richiedere cultura, sforzo, impegno, capacità di programmazione e uno schema di idee chiaro. In realtà, poche sono le cose di cui abbiamo bisogno per stare veramente bene, e non dobbiamo mai perderle di vista.

Dal Sito: riza.it 

mercoledì 29 gennaio 2020

LE EMOZIONI POSITIVE ED I LORO BENEFICI




Le emozioni positive costituiscono uno dei pilastri del benessere dell’individuo perché ci danno gioia, ci portano a metterci in gioco, a provare cose nuove e perfino a trasformare i nostri comportamenti e conseguentemente noi come persone. Possono essere considerate come piccoli momenti di benessere che si rigenerano continuamente nella nostra vita. Esse provocano effetti a breve e lungo termine soprattutto in termini di resilienza e relazioni positive. Hanno inoltre la capacità di farci sentire collegati più profondamente con ciò che ci circonda; proprio la ricerca costante e quotidiana di generare emozioni positive fa sì che riusciamo a contrastare quel gusto amaro che gli altri lasciano dentro di noi.

A differenza delle altre emozioni, quelle positive ci fanno sentire più sicuri di noi, più protetti e ciò genera l’idea di avere più opzioni nei nostri comportamenti e quindi maggiori possibilità di reagire. Inoltre il vantaggio di “coltivare” le emozioni positive è che il benessere è immediato ma le conseguenze si ripercuotono anche sul lungo periodo nella vita degli individui. Infatti a livello cognitivo si ha un aumento dell’attenzione, un miglioramento della memoria, ma non solo, “l’apertura mentale” nei confronti del nuovo e la fluidità verbale sono altresì influenzate dalle emozioni positive. A livello relazionale e sociale favoriscono la volontà di interagire con gli altri e valorizzare se stessi nell’interscambio con gli altri; in più generano la nascita di nuovi obiettivi.

Anche il fisico ne trae grossi vantaggi. Gli studi hanno dimostrato che le persone con problemi cardiovascolari che affrontano la vita con emozioni positive migliorano la loro qualità di vita. Affrontare la vita con positività quindi generando una visione di vita positiva provoca un abbassamento della pressione sanguigna, migliora la qualità del sonno, diminuisce l’incidenza di raffreddori e mal di testa, provoca sensazioni di felicità migliorando la creatività ed il senso dell’umorismo.

Diverse sono le emozioni positive che ci aiutano anche a connetterci col presente e a goderne. Analizziamole insieme.

Ammirazione: la tendenza a vedere un’altra persona con delle potenzialità come un modello al quale ispirarsi. Provare ad imparare da quella persona può essere un buon modo per sviluppare ciò di cui abbiamo bisogno per arrivare a ciò che vogliamo.

Gioia: provar gioia per aver raggiunto un traguardo che c’eravamo prefissati è senz’altro un’emozione positiva e sinonimo di soddisfazione personale, soprattutto perché nei momenti di gioia ci sentiamo più sicuri ed aperti a nuove esperienze e quindi opportunità. Diverse sono le situazioni che generano gioia: ricontattare un vecchio amico, riconoscere a noi stessi il nostro lavoro, farci qualche coccola (regali) di tanto in tanto, ascoltarci e fare ciò che vorremmo, realizzare un nostro desiderio.

Orgoglio: a differenza di quanto tutti credono, l’orgoglio non è una brutta emozione. Sia chiaro, c’è orgoglio ed orgoglio; una sola parola che però può avere due significati emotivi diversi. I risultati che implicano sacrificio da parte nostra per essere raggiunti meritano di essere valorizzati e di renderci orgogliosi per noi stessi. Quindi non preoccupiamoci di essere orgogliosi del tempo speso per un risultato positivo, la pazienza e la costanza messe in ciò che facciamo per il superamento degli ostacoli.

Gratitudine: un’emozione poco diffusa purtroppo ma che ha grandi potenzialità. Essere grati per ciò che di positivo c’è nelle nostre routine quotidiane è estremamente importante; siamo così abituati a ciò che abbiamo che difficilmente ne siamo grati. Anche la gratitudine verso gli altri è molto importante: soffermarsi sul valore di quelle persone che ci hanno mostrato il loro amore, la loro attenzione o il loro interesse è importante perché approfondisce le relazioni.

Perdono: avere la capacità di perdonare gli altri ma soprattutto se stessi ci libera dalle cariche emotive negative, portare l’odio dentro non ci aiuta, anzi, a lungo andare diventa un fardello pesantissimo che ci carica e ci rallenta nel nostro cammino.

Umorismo: generare il buon umore o essere coinvolti in attività che producono risate e quindi buon umore ci permette di vivere la vita con leggerezza e di conseguenza ci aiuta ad apprezzare il lato positivo delle avversità. Le vicissitudini della vita purtroppo ci portano a prendere le cose troppo sul serio, sorvolare su certe cose, prendere con leggerezza altre, in un’ottica di gioco, di lasciar perdere, aiuta a vivere più serenamente.

Assaporare: è importantissimo godere appieno ogni esperienza che viviamo, dare valore ad ogni ricordo, ad ogni momento fa sì che la nostra vita acquisisca forme sempre più complete.

Amore: quella sensazione, quell’emozione, quel processo che coinvolge mente e corpo in modo dinamico, in cui benessere ed affetto, spesso reciproco, avvolgono chi lo prova. Essere connessi con un’altra persona, anche solo per un momento che può essere infinitesimale è il modo per sentirsi bene, diventare più sani, più felici e, perché no?, anche più saggi, perché ci rendiamo conto di cosa sia e ci nutriamo della reciprocità. Quando si ama si verifica quel fenomeno chiamato “risonanza positiva” in cui sincronia ed imitazione si verificano a più livelli biochimici, grazie alle quali si rinforza la connessione tra cuore e cervello rendendoci più sani ogni giorno.

Speranza: essa ha a che fare con la percezione che riusciremo a raggiungere ciò che desideriamo qualunque cosa sia. I pensieri basati su questa emozione sono orientati alla realizzazione degli obiettivi; questi pensieri ci guidano accompagnandoci oltre il semplice desiderio di qualcosa innescando in noi la ricerca di quelle strategie per avvicinarci a quell’obiettivo.

Ottimismo: essere ottimisti significa non perdersi d’animo, cercare di vedere sempre la positività nelle cose e se proprio un aspetto positivo non riusciamo a trovarlo, quanto meno non farsi abbattere totalmente da ciò che di negativo vediamo intorno a noi.

In definitiva possiamo dire che mettere in gioco le emozioni positive, ma soprattutto tenerle vive non è un lavoro semplice ma è necessario per contrastare gli effetti delle emozioni “negative”. Un lavoro complesso ed articolato che deve essere fatto in modo costante e continuo ma che genera ricompense emotive molto soddisfacenti, soprattutto quando impariamo a vedere la vita da una prospettiva più sana.


Dal sito: psiche.org

L’importanza di prendersi cura di se stessi



"La felicità non è esuberante né chiassosa, come il piacere o l'allegria. È silenziosa, tranquilla, dolce, è uno stato intimo di soddisfazione che inizia dal voler bene a se stessi"

Isabel Allende.

Gli amici, le relazioni di coppia o il lavoro sono estremamente importanti nella nostra vita. Eppure, spesso, tutte queste relazioni o attività mettono in secondo piano noi stessi.

Prendersi cura di se stessi non vuol dire essere egoisti. Al contrario, dare priorità al nostro benessere vuol dire non solo migliorare la qualità della nostra vita ma anche affrontare meglio le nostre relazioni sociali e lavorative. Imparare a conoscere i propri bisogni ci aiuta, infatti, a sentirci più liberi e a saper cogliere tutte quelle occasioni che ci possono far stare meglio.

Nonostante ciò, molti spesso confondono il mettersi al primo posto con l'egoismo, come se il nostro benessere e l'altruismo non fossero parimenti importanti o si escludessero a vicenda. Non solo è un'idea totalmente falsa, ma è anche un'idea che può seriamente compromettere il nostro benessere.

Dimenticarsi di sé stessi

Succede spesso, ad esempio, nelle nostre relazioni - di coppia e non solo di dimenticarsi di sé stessi.

Pensiamo che fare sacrifici o quello che l'altra persona si aspetta da noi, anche a costo di fare del male a noi stessi, sia l'unico modo per stare bene con il partner, con i nostri amici o con i nostri familiari.

Non solo non saremo felici con noi stessi ma probabilmente non riusciremo nemmeno a creare relazioni sane e durature. Dimenticarsi di se stessi può spesso sfociare in veri e propri problemi non solo psicologici ma anche fisici. Pensare solamente alle necessità altrui e dimenticare le proprie può provocare ansia, frustrazione o vere e proprie somatizzazioni.

Ciò succede anche quando le nostre settimane si riempiono di impegni di qualunque tipo, senza avere tempo da dedicarci, nemmeno qualche minuto per il "dolce far niente". Arriva la sera e ci sentiamo senza energia, insoddisfatti e con la sensazione di non aver fatto niente di importante durante il giorno. Siamo come "automi" che vanno avanti per inerzia e ci sentiamo vuoti inspiegabilmente, nonostante le decine di attività eseguite durante la giornata.

Crediamo che tutti questi sacrifici che facciamo per gli altri o per quelle attività che "dobbiamo" svolgere bastino per essere ricambiati o per essere felici. Eppure non è così semplice, per questo la frustrazione continua a prendere il sopravvento.

Come e perché prendersi cura di sé stessi?


Prendersi cura di sé stessi può essere difficile, sopratutto per quelle persone che hanno passato un lungo periodo a prendersi cura di altre persone o a muoversi e ad agire a seconda di quello che dicono gli altri, senza pensare alle proprie necessità.

Inoltre a volte pensare alle proprie necessità è difficile, se non si sa ciò che si vuole e si corre il rischio di buttarsi nel lavoro, in varie attività o nella cura di altre persone pur di non guardarsi dentro.

Il primo passo da compiere è quello di rendersi conto di avere un problema e chiedere aiuto. L’accettazione del problema, è come sempre l’inizio di un percorso verso un miglioramento.

Molte persone che iniziano la terapia perché si sentono sperse e confuse e ritengono che sia giunto il momento per iniziare a prendersi cura di sé,non sanno però come fare.

Dopo tanto tempo che non dedichiamo tempo a noi stessi, alla cura della nostra persona e del nostro corpo, o a fare cose che amiamo fare, può capitare di non ricordarsi più come si fa.

In questo articolo cercheremo di fornire alcuni spunti di riflessione per iniziare (o riinizare) a prendersi cura di sé stessi, ma sempre tenendo presente che nonostante ci siano persone che ti potranno aiutare in questo obiettivo (gli affetti, la famiglia o uno specialista), l’unica persona che può cambiare il tuo mondo sei tu.

Partiremo da alcuni concetti generali, per poi approfondire qualche esempio quotidiano di ispirazione.

Ricominciare da sé stessi

Il punto principale per prendersi cura di sé stessi e quello di ricominciare a prendersi in considerazione e mettersi al primo posto. Questo non vuol dire diventare egocentrici ed egoisti e non fare più caso agli altri, ma semplicemente vuol dire rimettere in ordine le priorità della propria vita.

In questo video un professore cerca di spiegare ai suoi alunni quali sono le cose importanti della vita,arrivando alla conclusione che c’è sempre spazio nella vita per ogni cosa, ma bisogna essere in grado di ordinare e dare priorità alle cose. Le cose importanti nella vita devono essere quelle che occupano più spazio e che dobbiamo gestire per primi.

Se perdiamo tempo con tutto quello che ci circonda e riempiamo i nostri giorni con cose che non ci riguardano o non ci piacciono, dopo non avremo tempo per ciò che realmente importa.

Imparare ad amare sé stessi

Amare sé stessi è un passo fondamentale per avere cura di sé.Ma amare sé stessi non vuol dire concedersi tutto, senza regole o calpestando gli altri. 

Amare sé stessi non vuol dire fare shopping o mangiare tutto quello che si vuole o rimanere legati a persone che ci fanno del male o non rispettare gli altri per ottenere ciò che si vuole.

Amare sé stessi vuol dire capire cosa ci fa stare bene, nel rispetto di sé stessi e degli altri.

Tutto ciò che provoca assuefazione, dipendenza, dolore o emozioni negative, non è qualcosa che ci fa stare bene.

Questo non vuol dire neanche che dobbiamo evitare le emozioni negative, perché a volte è necessario affrontare un dolore ed elaborarlo, per superare un momento triste della nostra vita.

Ma bisogna cercare di capire quali sono gli elementi tossici della nostra vita, e cercare di eliminarli, e quali, invece, sono elaborazioni o processi positivi e cercare di coltivarli.

È importante darsi valore, capire se gli eventi e gli affetti che ci circondano stanno portando un valore aggiunto alla nostra vita e se ci sentiamo amati per quello che siamo.

Molto spesso, anche inconsciamente, le persone non si sentono meritevoli di ricevere amore, e pertanto nemmeno si amano a loro volta, cercando situazioni che confermino e svalutino in continuazione il loro essere (la maggior parte delle volte sempre inconsciamente).

Non sprecatevi così, riuscite a vedere quanto meravigliosi siete? Molto spesso, basta cambiare un punto di vista.

Prenditi del tempo e dei momenti per te

Un momento per te come consuetudine. Come possiamo evitare di sentirci così vuoti e insoddisfatti?

È importante prendersi cura di se stessi e dare priorità anche alle nostre necessità. Non è possibile prendersi cura di noi stessi se non abbiamo tempo. È indispensabile imparare a dire di no agli altri quando è necessario o se non si ha voglia di uscire o di stare più ore in ufficio.

Allo stesso modo, questi piccoli ritagli di tempo non devono essere riempiti con altre attività altrettanto stressanti.

Ciò non vuol dire essere egoisti ma solamente imparare a ricaricare le proprie energie, pensare al proprio benessere e avere tempo per rilassarsi e, perché no, non fare assolutamente niente.

Prendersi cura del proprio corpo

Avete presente la frase “il corpo è il mio tempio”? Una frase di Ippocrate che cercava di sottolineare come il corpo vada curato e rispettato sempre, perché fa parte di noi e ci conduce attraverso la vita.

Quindi prendersi cura del proprio corpo, è una parte importante di prendersi cura di sé stessi. Questo non vuol dire che dobbiamo andare dal parrucchiere ogni giorni, ma significa che dobbiamo trattare bene il nostro corpo, cercando di avere una dieta equilibrata, evitare gli abusi, fare esercizio e rallegrarci.

Vuol dire leggere o realizzare attività che stimolino il cervello, e coccolarlo secondo le nostre necessità.

Potrebbe voler dire anche tenerci in forma, ordinati o ben pettinati, se questo ci rinfranca anche lo spirito.

Vuol dire realizzare esercizi di respirazione o meditazione, per calmare l’ansia o l’angoscia, che appesantiscono anche il nostro corpo.

Vuole dire esprimere i nostri sentimenti e non trattenere tutto dentro, per non creare reazioni psicosomatiche.

Tutto è collegato. Come sempre. Dobbiamo imparare ad amare il nostro corpo, il nostro spirito e la nostra mente.

Ascoltati

Prendersi cura di sé stessi vuol dire anche ascoltare i propri desideri, le proprie necessità e i propri limiti. Se vivete sempre in funzione degli altri e non vi ascoltate, arriverete a punto che non ce la farete più.

Imparate a fare ciò che sentite, e anche se a volte bisogna fare ciò che non ci piace, cercate di trovare un equilibrio o una compensazione per quello che fate.

E soprattutto ascoltate sempre la vocina interna che tutti abbiamo e che ci parla dei nostri sogni e delle nostre capacità.

Coltiva le relazioni

Le relazioni nella nostra vita sono un fatto dal quale non possiamo prescindere, ma devono essere fonte di amore, di esperienze e di appoggio.

Quindi è importante coltivare le relazione interpersonali, che sia di amore, famgliari, amicali o lavorative, perché sono sempre spunto di nuove avventure ed emozioni e rendono la nostra vita completa.

Il primo passo da fare è pero eliminare le relazioni tossiche e quelle che ci rubano energia, per costruire dei rapporti paritari e sani con delle persone che ci portino emozioni positive. Ricordate però che le emozioni negative vanno sempre vissute ed elaborate prima di essere eliminate, non basta ignorarle in modo sistematico.

Quindi armatevi di pazienza e cercate di eliminare quelle relazioni che via hanno fatto del male, ma poi prendetevi anche del tempo per curare quel male che vi è stato inflitto.

Goditi il momento

Godersi il momento è un esercizio impegnativo ma che può essere molto appagante per il nostro benessere!

Siamo abituati a vivere proiettati nel passato e nel futuro e ci dimentichiamo molto spesso del nostro presente. Prendiamoci dei momenti durante la giornata, possono anche essere da pochi secondi a qualche minuto, perassaporare le cose che stiamo vivendo. L’abbraccio di un famigliare, un cibo ben cucinato, un paesaggio naturale, le feste del nostro animale domestico, un messaggio d’amore o una risata.

Assaporate e apritevi a questi piccoli gesti che rendono speciale ogni giornata, e vi aiuteranno a concentrarvi sul presente, a essere grati di quello che avete e a goderne.

Esercizi quotidiani da mettere in pratica

Come prendersi cura di sé ogni giorno?

Vi suggeriamo alcuni esercizi e idee pratiche da mettere in atto ogni giorno per regalarvi una coccola e cambiare il punto di vista su quello che state facendo, concedendovi del tempo.

Organizza il tuo spazio

Organizza il luogo dove vivi, dove lavori o dove passi maggiormente tempo, in modo che possa rappresentare chi sei, i tuoi desideri e le tue necessità. Deve essere organizzato e sistemato in maniera tale che sia confortevole e che inciti a non andare via, pulito e luminoso per richiamare anche queste sensazioni in noi.

I luoghi disordinati, bui, sporchi o non sistemati, a lungo andare possono portare sensazioni di malessere o possono fare sentire le persone non a proprio agio.

Ridi

Il suono di una risata rallegra lo spirito, il corpo e chi ci circonda.

È un’esternazione di un sentimento, in questo caso di felicità, e rende l’ambiente e la giornata che stai vivendo più allegra e spensierata. Scherzate in famiglia, coi colleghi, con gli amici o con il fidanzato. Ma concedetevi almeno qualche risata al giorno. Ridere fa parte delle cose belle della vita e non ha effetti collaterali: aproffitattene più che potete!

Fai attività fisica

L’esercizio fisico permette al corpo di rilasciare endorfine e di sentirsi meglio. Questo non vuol dire necessariamente andare in palestra tutti i giorni, ma anche solo  camminare o ballare o qualsiasi attività fisica che vi faccia sentire bene.

Non muovetevi per dimagrire o per altri motivi, ma solo per prendervi cura di voi stessi e sentirvi meglio.

L’attività fisica migliora l’equilibrio psicologico e lo stato d’animo, e di conseguenza l’autostima: un circolo di emozioni positive da attivare con qualche semplice passo!

Regalati una coccola

Regalati ogni tanto qualcosa che ti faccia stare bene: da un make up, alla parrucchiera, a un massaggio.

Anche l’estetica vuole la sua parte, e basta che non diventi un’ossessione, aiuta a sentirsi meglio. L’importante è che queste coccole siano sempre per sentirvi meglio non per piacere agli altri.

Vivi un momento di silenzio ogni giorno

È importante stare in silenzio qualche minuto durante la giornata. Il silenzio permette di rilassarsi, sentire i propri pensieri e lasciarsi andare.

Esercizi di respirazione e mindfulness possono essere utili per ascoltarci e calmarci.

La respirazione e la meditazione possono essere utili per riportare l’equilibrio e calmare la mente, ma anche solo rimanere in silenzio qualche minuto può essere utili per uscire dal caos quotidiano.

Tieni un diario

Prova a tenere un diario scrivendo i tuoi pensieri, o quello che fai ogni giorno. Quando scriviamo i nostri pensieri e li rileggiamo dopo qualche tempo, è molto più facile prendere coscienza di ciò che abbiamo scritto e dei nostri sentimenti.

La scrittura permette di elaborare ed esternare sentimenti e pensieri che sennò sarebbe difficile dire a voce. E molto spesso rileggere cose del passato ci può far capire i nostri percorsi emotivi o farci rendere conto dei nostri errori (o di quello che stiamo facendo bene).

Scrivere aiuta riflettere e a far conoscere meglio noi stessi e gli altri. 

Cambia o decora qualche dettaglio della tua casa

Potresti decidere di dare un tocco di colore alla tua tavola, alla tua camera, o di aggiungere una piantina sulla mensola. Prova e rendere più caloroso e importante qualche dettaglio della tua casa per godere maggiormente delle attività che compi in quella parte della casa.

Per esempio potresti aggiungere delle tovagliette colorate o delle tazze simpatiche alla tua colazione. O dei fiori sul tavolo. Per rendere i tuoi pasti ancora più speciali esentiryi piacevolmente a tuo agio.

Canta e balla

Scegli una canzone, canta e balla finché ne hai voglia! Non importa che tu sappia ballare e cantare, l’importante è lasciarsi andare e farsi pervadere dalla musica.

Ballare ha degli effetti positivi per la memoria, per la circolazione e fa rilasciare al corpo endorfine (come ogni attività fisica).

Pronti a saltellare un po’?

Concentrati su quello che fai

Concentrarsi su quello che si fa è la conseguenza di cercare di vivere l’attimo. Apprezzare quello che si fa durante la giornata è importante per stare bene.

Se non siete soddisfatti di come vi sentite, potrebbe essere importante valutare di cambiare qualcosa nella vostra vita che vi aiuti a sentirvi  meglio.

Ogni tanto alza gli occhi

Concentrarsi su quello che si fa è fondamentale, ma rimanere sempre occupati non fa bene. Prendersi un momento per non fare niente è fondamentale, e prenderne un altro per guardarsi intorno anche.

Prenditi qualche minuto per alzare gli occhi dal cellulare, dalla scrivania o dalla tv e guarda quello che ti circonda.

Passeggia per le strade osservando chi incontri, osservando la natura o il paesaggio. E guarda l’orizzonte:potrai riuscire a intravedere molto più di quello che credi: secondo la serendipità per trovare nuove orizzonti è necessario uscire dalla routine e essere ricettivi con il mondo.

martedì 28 gennaio 2020

Hai l’ansia? Ecco come ridurla con l’attività fisica



Sembra che l'attività fisica abbia effetti benefici sia dal punto di vista medico che psicologico, come la riduzione dei livelli d’ansia.
Negli ultimi anni si è resa necessaria l’individuazione di nuovi metodi per contrastare il continuo aumento dei disturbi d’ansia. Alcuni ricercatori hanno sottolineato i benefici dell’attività fisica a questo scopo.

I disturbi d’ansia sono i disturbi mentali più prevalenti negli Stati Uniti, si stima che il 30% della popolazione adulta sviluppi un disturbo d’ansia nella propria vita. Sembrerebbe inoltre, che il tasso di prevalenza sia in continuo aumento. Questi dati sottolineano l’importanza di porre maggior enfasi sulla questione, al fine di combattere l’aumento di questi disturbi (Parekh, 2017).

Che cos’è un disturbo d’ansia? Innanzitutto, è importante specificare e capire che cos’è l’ansiae quando è patologica. In letteratura l’ansia è definita come l’anticipazione di un’ipotetica minaccia futura (ben distinta dalla paura, dato che quest’ultima è legata ad una minaccia realmente presente). Il disturbo mentale, nella sua accezione più generale, è concettualizzato come l’insieme di comportamenti, pensieri ed emozioni che recano un disagio significativo all’individuo. Quindi, unendo questi due concetti, possiamo dedurre che il disturbo d’ansia si verifica quando la nostra vita è compromessa in maniera negativa e significativa a causa della nostra ansia (Parekh, 2017).

A livello biologico, si denota un’attivazione del sistema nervoso simpatico (SNS), una delle componenti del sistema nervoso autonomo (SNA), che interviene nel controllo delle funzioni corporee involontarie; in particolare il SNS entra in gioco nelle situazioni di pericolo, quando la nostra sopravvivenza è messa a repentaglio, causando così una reazione di attacco-fuga; tuttavia l’attivazione del SNS è giustificata difronte ad una reale minaccia, non lo è se la minaccia non è presente, e questo è ciò che accade agli ansiosi, specialmente nel disturbo da panico, cioè l’attivazione del SNS da parte di uno stimolo che normalmente non dovrebbe causare quest’attivazione (Mueller, 2007).

Da un punto di vista psicoterapeutico, ad oggi le terapie sono molto efficienti su questi disturbi, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale, che stando ai dati risulta essere la più efficace nel trattamento di questi tipi di disturbi (Mueller, 2007).

Una ricerca pubblicata su Frontiers in Psychiatry (Anderson &Shivakumar, 2013) ha sottolineato l’importanza dell’esercizio fisico, oltre che nella prevenzione di disturbi più prettamente medici (si stima che 30 minuti di esercizio fisico medio-intenso per 5 giorni a settimana, riduca la mortalità del 30% in entrambi i sessi) anche nella sua capacità di ridurre i livelli d’ansia, questo avviene per una serie di motivi:

L’allenamento porta a cambiamenti a livello dei neurotrasmettitori, quando facciamo uno sforzo fisico, la produzione di serotonina aumenta (neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione dell’umore);

Riduce i livelli di cortisolo (ormone conosciuto come “l’ormone dello stress”);

Da un punto di vista più psicologico, l’allenamento ti insegna a concentrarti sul presente, a stare nel qui ed ora, e come enunciato in precedenza, l’ansia altro non è che l’anticipazione di un’ipotetica minaccia futura, riuscire a stare nel momento presente senza rimuginare su possibili esiti futuri è fondamentale nella prevenzione dell’ansia.

L’allenamento correla positivamente con l’autostima e la percezione di auto-efficacia, portando cosi la persona a sentirsi più sicura di se stessa, fattore considerato protettivo contro l’ansia (Anderson &Shivakumar, 2013).

Gli autori sottolineano quindi l’importanza di fare attività fisica, oltre che per i benefici medici, anche per gli apporti positivi psicologici, come la riduzione dei livelli d’ansia (Anderson &Shivakumar, 2013).

Dal Sito: stateofmind.it 

domenica 26 gennaio 2020

Per scoprire il tuo vero potere devi amare te stesso...



Una relazione non è mai la risposta alla tua solitudine. I sentimenti di vuoto, l’infelicità e la depressione sono già dentro di te. La maggior parte delle persone tende a creare nuove relazioni basate non su quello che vuole, ma in risposta a quello che percepisce come mancanza. Guardano al di fuori di loro stessi, dicendo: “Quando trovo qualcuno, sarò felice e soddisfatto”.

Quando si trova qualcuno con cui avere una relazione è emozionante ed appagante per un paio di mesi, o forse qualche anno. Quando le sensazioni originali iniziano a venire fuori nuovamente, si inizia ad incolpare l’altra persona per la nostra solitudine per la depressione, il disprezzo verso noi stessi e la nostra vita infelicità, per questo motivo possiamo anche incominciare ad odiare l’altra persona. L’altra persona, a sua volta, può oscurare la sua luce per noi, chiedendo in cambio energia, tempo, e la nostra personalità. La loro paura, il loro dolore e la loro depressione succhiano l’energia imprigionando la nostra anima. Questo può succedere da entrambi le parti.

Era questo quello che stavi cercando? Una relazione con un’altra persona, non potrà mai portare la vera felicità, la realizzazione o la pace del cuore. Tu sei il tuo eroe, il tuo amante, la tua risposta a tutte le tue preghiere e il tuo vero amore. Inizia ad amare ogni aspetto di te, tutta la tua luce e tutta la tua oscurità. Inizia ad apprezzare e amare la tua personalità; diventerai il tuo migliore amico. Scopri cosa nutre l’anima, e trova la sacralità in ogni momento: Fai una passeggiata in un bosco, immerso nella natura. Parla con gli spiriti. Guarda un film divertente nel tuo letto. Crea o scrivi dal profondo della tua anima. Inizia ad abbracciare tutto ciò che sei nella tua divinità. Smetti di aspettare qualcosa o qualcuno al di fuori di te. Tu sei quello che stavi cercando e che ti ha aspettato per tutto questo tempo. Interrompi la ricerca. Ognuno di noi è uno spirito libero che ha il solo scopo di condividere e celebrare le nostre vere essenze, insieme. Nutri te stesso e ascolta la tua voce interiore. Impara a conoscerti. Datti tutto quello di cui hai bisogno e inizia a prendere coscienza di te stesso.

Non puoi mai essere solo quando impari ad ascoltarti, a respirare, a parlare e a sentire il tuo spirito. Devi essere disposto a fare una profonda ricerca d’anima. Questo significa anche sentire le emozioni che sono bloccate nel tuo campo energetico, riconoscendole, rilasciandole piangendo, respirando, muovendo il corpo, o in qualsiasi altro modo ti senti di fare. Ascolta la tua parte più profonda. Apporta delle modifiche nella tua vita per iniziare a vivere davvero ed a intraprendere la tua vera strada. Smetti di incolpare il passato, e vivi nel presente. Trova la tua passione, il tuo scopo, e inizia a godere di ogni momento che stai creando. Trova la strada di casa.

Un rapporto esterno sarà soddisfacente solo quando due persone avranno trovato se stesse e se le due persone sono disposte a vedere che sono anime individuali che sono venute sulla terra per il loro viaggio, per le loro intuizioni e per le loro lezioni da imparare. Non aver paura se l’altra persona andrà via e ti lascerà. Un’altra persona può rimanere solo per il suo libero arbitrio. Se non ti ami, non potrai mai avere una relazione duratura con una persona libera. Delle persone libere in una relazione d’amore, possono donarsi le ali per volare.

Se ami una persona, e non puoi essere libero a causa delle tue paure di perderla, ferma la tua paura ora. Ferma i tuoi pensieri. Smetti di proiettare le tue paure, i dolori del passato. Non dargli più energia. Mostra l’altra persona che è in te, quella che si ama, trasforma il dolore e la sofferenza in beatitudine e amore. Trova la tua strada.  Diventa l’essere magnifico che sei.

Non avere mai paura della solitudine quando vivi una relazione. Siete entrambi la trasformazione che il mondo ha bisogno di vedere. Siete entrambi “uno” che può cambiare il mondo seguendo il proprio cammino terreno. Si può amare un’altra persona solo dandogli la libertà dell’anima e bloccando tutti i comportamenti di possesso e paura. Essi possono essere degli angeli sul tuo percorso che ti hanno portato consapevolezza in modo che ora sia possibile trovare la tua strada. Allo stesso modo quell’angelo potresti essere anche tu arrivato nella loro vita per aiutarli a raggiungere la consapevolezza e la pace giorno dopo giorno. La maggior parte delle persone erano riunite per una ragione in questa vita, anche se molte di loro non ne hanno la consapevolezza. L’essere divino che è in te ti ha portato a scoprire la luce e l’amore che sei attraverso queste connessioni interrotte, e tutta la consapevolezza che ne deriva.

Inizia ad amarti, ad ascoltarti. Sii collegato sempre con te stesso. Prega, medita, piangi. Chiedi scusa a te stesso per non esserti amato. Nessuno può alleviare la solitudine profonda. Sei semplicemente nostalgico per te. Inizia ad amare te stesso in questo momento.

Stai vicino alle persone che vibrano alla tua stessa frequenza.

Circondati di persone consapevoli che ascoltano e onorano le loro anime e la loro conoscenza interiore. Circondati di persone che hanno un vibrazione che risuona con il tuo cuore, che non ti rubano l’energia, che ti permettono di volare! Queste persone emanano luce e amore grazie al loro entusiasmo per il proprio cammino e alla loro passione per se stesse. Queste sono le relazioni che ti rafforzeranno. Queste sono le connessioni che hai sempre sognato di avere con gli altri esseri umani, tutto è possibile ora che hai trovato te stesso.

Perché non riesco a dormire una notte filata?





I disturbi del sonno sono un problema a cui fare attenzione perché rischiano di compromettere la qualità della vita. Alcune persone non riescono a dormire una notte filata, e soffrono dei cosiddetti risvegli notturni.

Tra i disturbi del sonno che possono colpire una persona esistono i risvegli notturni, quel fastidioso fenomeno che non permette di fare un sonno continuato e riposante che risulta invece interrotto. Può capitare in nottate di particolare stress o altri problemi legati al corpo e alla mente, ma c’è chi ne soffre anche per periodi lunghi.

Per risolvere il disturbo, che porta conseguenze anche importanti per la qualità della vita e la salute, è importante comprendere la causa scatenante. Vediamo insieme cosa sono i risvegli notturni, da cosa sono causati, i rimedi e quando si manifestano nei bambini.

 Risvegli notturni negli adulti: le possibili cause
L’insonnia è un disturbo del sonno importante, che riguarda più persone di quante possiamo immaginare. Mantenere una buona qualità del sonno non è facile, necessita di buone condizioni di salute, della stanza, del letto e anche mentali. L’insonnia di manutenzione del sonno (IMS) più nota con il nome di risvegli notturni, è il reclamo più diffuso.

Si tratta di svegliarsi nel cuore della notte, a orari che dipendono dall’ora in cui si va a dormire, e faticare molto a riaddormentarsi. Le cause possono essere di diversa natura, ma è fondamentale scoprire il motivo per cui il sonno viene interrotto tutte le notti, per poter trovare il rimedio adatto. Vediamo le cause principali dei risvegli notturni.

Disturbi nascosti
Una delle cause di insonnia, più specificatamente di risvegli notturni, è un problema già esistente che si manifesta con difficoltà del sonno. Lo stress ad esempio è uno dei motivi più frequenti, specialmente di chi lamenta questo disturbo solo in alcuni periodi della vita. In questo caso il fenomeno è transitorio, e basta eliminare o gestire meglio la fonte di stress per tornare a dormire serenamente.

Altri problemi possono essere un’indigestione, disturbi di tipo psichiatrico come ansia e disturbo bipolare, oppure farmaci e condizioni di salute che spingono ad andare spesso al bagno, come la prostata ingrossata o medicinali diuretici. In questi casi il bisogno di urinare causa i continui risvegli.

Condizioni esterne
Il problema può anche venire dall’esterno, in particolare dalle condizioni e dall’igiene della stanza e dall’ambiente in cui si dorme. La temperatura deve essere costante durante la notte. Spesso infatti ci si sveglia in continuazione per via del troppo caldo, ma anche, più raramente, del freddo. Inoltre disturbi visivi come luci intermittenti che filtrano dalle finestre o spie luminose di dispositivi possono causare difficoltà a dormire, così come disturbi sonori.

I rumori provenienti dalla strada o dalla casa, così come il russare del compagno ad esempio. Il materasso e il cuscino svolgono poi un importante ruolo nella qualità del sonno: dolori alla schiena o al collo e posizioni scomode sono causa di risvegli notturni e impossibilità a ritrovare il sonno.

Disturbi del sonno
Esistono inoltre insonnie legate ad altri disturbi che colpiscono la persona mentre dorme. Fanno parte di questi l’apnea notturna, che causa sonno interrotto e disturbato, narcolessia, il disordine di movimento periodico dell’arto (PLMD). Quest’ultimo è un disturbo che consiste nel movimento continuo involontario dei muscoli scheletrici mentre si dorme, che causa appunto interruzione e addirittura talvolta privazione del sonno.

Rimedi per risvegli notturni negli adulti

Le conseguenze di notti insonni causano problemi nella quotidianità. Di giorno infatti si manifestano sonnolenza, irritabilità, difficoltà nella concentrazione, problemi dell’umore. A lungo termine possono causare disturbi psichici, anche depressione, ed è importante cercare di risolvere il problema dei risvegli notturni il prima possibile. Per gli adulti esistono dei rimedi che si possono attuare migliorando le condizioni del sonno.

Creare l’ambiente adatto: evitare temperature eccessivamente calde o fredde, eliminare luci disturbanti con imposte e tende adatte, o con l’uso della mascherina. E ancora coprire i rumori con i tappi per le orecchie o usare i generatori di rumore bianco, oltre a procurarsi il cuscino adatto.
Evitare cene pesanti prima di dormire per contrastare l’insorgenza di disturbi gastro-intestinali e indigestioni che possono svegliare. Allo stesso modo bisogna evitare sostanze energetiche come caffeina e teina.
Non fare sonnellini durante il giorno, anche se sembra l’unico modo per sopravvivere alla giornata. Le pennichelle alterano il ritmo di veglia/sonno, peggiorando il problema dell’insonnia.
Effettuare la restrizione del sonno per renderlo più efficace: significa andare a letto solo per le ore in cui si dorme. Se bastano 6-7 ore di sonno a notte, è inutile stare a letto di più perché si rischia di risvegliarsi e non dormire più.
Durante i risvegli notturni è bene non rimanere a letto aspettando di riaddormentarsi, ma alzarsi e fare attività rilassanti come leggere, fare le parole crociate, cucire, disegnare.
In questo caso è importante evitare gli apparecchi elettronici poiché la luce dello schermo altera il sonno.
Prima di dormire si può provare a fare un bagno caldo o bere una tisana, meglio se camomilla, per regolare la temperatura e il relax del corpo.
In caso di disturbi dell’umore o psichiatrici è consigliato ricorrere a una terapia cognitivo-comportamentale con gli esperti.
Per comprendere la causa effettiva, si possono effettuare esami per la diagnosi e la terapia del sonno in centri medici specializzati.
Provare ad assumere erbe naturali che aiutano il sonno oppure la melatonina, ma solo sotto consiglio del proprio medico.
Risvegli notturni nei neonati e nei bambini
Il sonno dei neonati e dei bambini è diverso da quello degli adulti, e occupa infatti diverse ore della giornata. Tuttavia i risvegli notturni sono molto diffusi nei bambini fino ai 3 anni di vita: infatti i neonati tendono a dormire anche 15-18 ore al giorno, ma risvegliandosi ogni 3-4 ore. Inoltre si calcola che nei neonati circa il 20% soffra di disturbi del sonno, percentuale che diminuisce con il passare degli anni.

Per quanto riguarda i neonati, i risvegli notturni sono quasi sempre legati a un bisogno fisico o a un fastidio, un disagio. Risultano infatti normali, tanto che è risaputo che i genitori nei primi mesi di vita devono fare i conti con il piccolo che li sveglia ad ogni ora. Già da prima di un anno comunque il sonno tende a regolarizzarsi e i risvegli notturni rappresentano sintomo di qualcosa.

Potrebbe essere l’ansia da separazione e di dormire da soli nella propria cameretta. Ma anche cause come l’arrivo di un fratellino o sorellina, lo spuntare dei dentini, la ripresa lavorativa della mamma, tensioni in casa o cambiamenti di routine, oppure cambi drastici come l’inizio dell’asilo o un trasferimento. Per risolvere il problema dei risvegli notturni dei bambini è importante creare una routine prima della nanna, come bere qualcosa di caldo o leggere un libro.

Inoltre, buone cose da fare sono: mettere il bambino a letto anche prima che sia esausto, quando diventa irritabile e fa più fatica ad addormentarsi; farlo addormentare nel posto in cui passerà la notte in modo da non doverlo svegliare per spostarlo; passare del tempo con lui durante il giorno, giocare insieme e osservarlo. In questo modo lui sente di avere vicino i genitori e si sente meglio, e inoltre si può comprendere quale sia l’eventuale problema di fondo.

sabato 25 gennaio 2020

GESTIONE DELL’ANSIA: PERCHÉ È IMPORTANTE RIVOLGERSI A UNO PSICOLOGO






L’ansia può essere considerata una risposta fisiologica del nostro organismo a degli stimoli ambientali. E’ normale soffrirne, ad esempio, quando ci viene richiesta una prestazione di elevata difficoltà, o comunque in tutte quelle situazioni che presuppongono un pericolo.

Il problema nasce nel momento in cui l’ansia risulta eccessiva rispetto allo stimolo esterno, o addirittura non correlata ad alcuno stimolo appropriato. In questi casi può essere necessario imparare a gestire l’ansia con l’aiuto dello psicologo, professionista che dovrebbe diventare la figura di riferimento per tutti coloro che soffrono di questi disturbi.

QUANDO PRENOTARE UNA SEDUTA CON LO PSICOLOGO

Non sempre l’ansia costituisce un problema, in molti casi essa è infatti limitata nel tempo e correlata ad uno stimolo appropriato.

Ci sono situazioni in cui però l’aiuto di uno psicologo potrebbe tornare utile. I pazienti dovrebbero rivolgersi a questo professionista nei casi in cui il disturbo dovesse protrarsi per settimane, magari anche peggiorando giorno dopo giorno. Il supporto psicologico costituisce un valido aiuto per coloro che si sentono sopraffatti dall’ansia e che non riescono più a svolgere con serenità le normali attività della vita quotidiana, il che comporta un peggioramento della qualità della vita.

I pazienti possono arrivare ad essere così sopraffatti dallo stato ansioso da sperimentare degli attacchi di panico. Anche questi ultimi hanno un impatto notevole sulla qualità della vita, dal momento che sono delle esperienze difficili da dimenticare e che possono far nascere anche il timore di provarne altre simili in futuro.

TERAPIA: COSA FARE A SECONDA DEL DISTURBO

La terapia proposta al paziente può essere diversa a seconda dello specifico disturbo. E’ fondamentale dunque uno studio del singolo paziente, al fine di scegliere una terapia personalizzata che possa davvero essere efficace nel contrastare gli stati ansiosi del soggetto.

Esistono numerosi disturbi d’ansia, ciascuno con delle caratteristiche specifiche. Lo psicologo è un professionista che ha studiato per inquadrare il disturbo dei pazienti a cui offre il suo aiuto, al fine di arrivare ad individuare il miglior approccio terapeutico.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la psicoterapia cognitivo comportamentale svolge un reale effetto benefico nel trattamento dei disturbi d’ansia e che può essere sfruttata anche come unica terapia per la risoluzione del problema.

Affidandosi ad uno psicologico specializzato nella gestione di questi disturbi, si potranno notare dei miglioramenti già dopo le prime sedute, ricordando comunque che il percorso verso la guarigione non ha una durata predefinita ed uguale per tutti i pazienti, ma dipende dalla risposta della singola persona.

Se la situazione non si dovesse risolvere con la sola terapia cognitivo comportamentale, a questa potrebbe essere necessario affiancare anche una terapia farmacologica. Le molecole maggiormente utilizzate appartengono alle famiglie degli antidepressivi – in particolare gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina – degli ansiolitici e dei beta bloccanti. Questi ultimi sono sfruttati soprattutto per la gestione dei sintomi fisici che si possono associare a questo disturbo psicologico e che meritano di essere trattati perché possono incidere molto sulla salute del paziente.

giovedì 23 gennaio 2020

Quando essere accondiscendenti diventa un problema?



Molto spesso la bontà delle persone viene scambiata per mancanza di carattere, assenza di personalità. Associare gente disponibile ed educata ad un contenitore vuoto, o peggio ad uno “zerbino emotivo” è davvero una cosa orribile ma accade e anche molto spesso.

Quante volte ti sei sentita in difficoltà nel dire “basta” o non sei riuscita a dire di “no” alle richieste degli altri? Certo, ormai sei stata etichettata come la buona della situazione ma questo non vuol dire sottomettersi al volere degli altri. Anche se sei una persona buona, hai il diritto di dire basta!

Diceva Pitagora: Le due parole più brevi e più antiche, sì e no, sono quelle che richiedono maggior riflessione.

Quando essere accondiscendenti diventa un problema?

Non riuscire a dire di “no” alle richieste degli altri è un’abitudine molto comune ma quando è che ci si deve realmente preoccupare?

Il problema nasce nel momento in cui si agisce facendo l’esatto opposto di ciò che si pensa. Ecco un piccolo esempio, facciamo finta che un’amica ti chieda un banale favore:

  • Richiesta: “Sabato mi accompagneresti all’aeroporto?”
  • Risposta mentale: “Assolutamente no non posso, sabato volevo andare a fare delle commissioni urgenti che rimando da tempo, poi ci sarà traffico, in più potrebbe chiedere tranquillamente a qualcun altro che non ha impegni”
  • Risposta reale: “Si, certo che ti accompagno, a che ora?”.

È importante ricorrere a rimedi nel momento in cui, alle richieste di chi ci circonda, la nostra reazione reale discosta totalmente da ciò che pensiamo. In quel caso reprimiamo ciò che siamo. Ovviamente è d’obbligo un po’ di buon senso (può capitare a tutti acconsentire anche quando non si ha tanta voglia, il problema nasce quando le reazioni reali discostano praticamente sempre dalla propria volontà).

Perché dico sempre si?

Rispondere a tutto con un “si” nasconde generalmente un bisogno profondo di accettazione; anche se, in realtà, sono due i motivi principali che ci spingono ad essere accondiscendenti.

  1. Si ha paura di non piacere agli altri.
  2. Si temono le conseguenze legate ad un eventuale “basta”.

E’ una paura che risale all’infanzia, epoca durante la quale pensavamo di dover obbedire ai genitori per avere il loro affetto.

Inoltre, alcuni studi neuro-scientifici hanno messo in evidenza che il cervello umano appare maggiormente reattivo nel momento in cui recepisce informazioni negative. I ricordi negativi infatti appaiono più imprimenti poiché svolgono una funzione di apprendimento (il cervello memorizza tali ricordi in maniera più nitida per proteggersi, per evitare di incorrere nel futuro in situazioni simili).

Dire di no, significa osare affermare i propri desideri e i propri bisogni

Opporsi, significa capire che gli altri possono amarci, anche se  non siamo sempre d’accordo con loro. E che ci rispettano di più quando ci affermiamo!

Cosa significa dire “basta”

Dire “basta” talvolta diventa necessario, un vero e proprio bisogno. Trovare la fermezza per dire di “no” vuol dire mostrarsi per ciò che si è, togliere la maschera facendo vedere in tal modo il proprio vero io.

Alimentare un rapporto basandosi sulle bugie e sulla mera sopportazione non è mai positivo e può generare tutta una serie di problematiche.

“Un ‘no’ detto con la più grande convinzione è migliore e ha più valore di un ‘sì’ pronunciato solamente per compiacere, o, cosa peggiore, per evitare dei problemi” (Mahatma Gandhi)

Avere un’opinione diversa rispetto a chi ci sta vicino non significa scatenare un putiferio, è del tutto normale! Dicendo “basta” vengono messi in evidenza i propri differenti punti di vista ma non per questo si mette in discussione un intero rapporto!

Spesso infatti vi è una concezione fittizia delle conseguenze legate a un eventuale rifiuto ad una richiesta, queste vengono sovrastimate perchè non crediamo abbastanza in noi stessi.

Come imparare a dire “basta”

Ecco una serie di dritte per imparare a dire “basta”

  • Sii diretta, non usare giri di parole
  • Motiva la tua risposta sfruttando elementi e situazioni esterne.
  • Poniti in maniera rispettosa, con educazione, magari utilizzando un tono di voce accomodante
  • Se proprio non sai come rifiutare una richiesta allora esponi il tuo problema e rimanda il responso specificando che devi valutare diversi elementi.

“Impara a dire ‘no’ a ciò che è buono in modo da poter dire ‘sì’ a ciò che è meglio”
(John C. Maxwell)

Le frasi per imparare a dire “basta”

  • Grazie per la proposta ma proprio non mi è possibile
  • Scusa non posso aiutarti, purtroppo oggi devo sbrigare delle faccende di lavoro
  • Guarda vorrei poterti aiutare ma al momento non so se riesco o meno. Ti faccio sapere più tardi in modo da dirti con certezza se mi è possibile venirti incontro.

Quando decidi di dire un ‘sì’ o un ‘no’, hai il diritto di far valere prima le tue priorità!


Dal Sito: psicoadvisor.com

Convivere con una persona bipolare: cosa bisogna sapere?



Vi siete mai chiesti cosa significa convivere con una persona bipolare? Chi ne ha esperienza sa che non è affatto semplice. Ve ne parliamo in questo articolo.

Convivere con una persona bipolare non è affatto facile, chi ha vissuto questa esperienza sa bene che si tratta di una vera e propria sfida.

Alcuni la paragonano allo scalare una montagna, in quanto le emozioni sono estremamente mutevoli. Vale a dire che a volte si può raggiungere la cima, e delle altre precipitare rovinosamente.

Le relazioni umane sono già di per sé complesse; pensate a cosa può voler dire convivere con una persona bipolare, il cui umore cambia di continuo. Sono tanti i fattori che possono influenzare gli sbalzi d’umore di una persona con disturbo bipolare, ma è anche vero che chi le sta accanto può essere di grande aiuto.

Cos’è il disturbo bipolare?


Le persone con disturbo bipolare mostrano costanti sbalzi d’umore. In alcuni casi manifestano manie, mentre altre appaiono depresse.

Il disturbo bipolare è caratterizzato da alterazioni dell’umore, che, sebbene ne esistano diversi sottotipi, in genere oscillano tra episodi di maniacalità ed episodi depressivi o misti.

Tali cambiamenti possono verificarsi annualmente in due o tre cicli; in altri casi, invece, un episodio può essere seguito da un altro per diversi giorni.

Cosa ci si può aspettare durante gli episodi maniacali?

Quando il soggetto attraversa un episodio maniacale, può provare quanto segue:

Grande gioia, ottimismo, forza e coraggio.

Ansia, nervosismo o turbamento.

Parlare rapidamente e passare da un argomento all’altro, senza pause.

Sentirsi capace di svolgere molte attività.

Creatività e tanta energia.

Dormire meno ore e riposare poco.

Se crede che i sue bisogni non vengano soddisfatti o non ottiene quanto desidera, può assumere atteggiamenti irascibili.

È possibile che si esponga a dei rischi con alcuni progetti o assuma comportamenti insoliti, come fare acquisti in modo eccessivo o spendere soldi inutilmente.

In genere prova più interesse sessuale.

Cosa aspettarsi durante gli episodi depressivi?

Tristezza.

Eccessiva preoccupazione e sensazione di abbandono.

Perdita di interesse per le attività che prima la gratificavano.

Difficoltà di concentrazione.

Stanchezza, apatia

Come si può notare, i soggetti con disturbo bipolare possono oscillare tra il sentirsi al massimo e sentirsi completamente abbandonati. Ciò accade a causa del passaggio dall’episodio maniacale a quello depressivo.

Come convivere con una persona bipolare?


Convivere con una persona bipolare può essere alquanto difficile. Tuttavia, il supporto della famiglia e del partner è decisivo per il benessere del paziente.

Come indicato dagli studi condotti, convivere con una persona con disturbo bipolare non è facile. In molti casi, chi le sta attorno può sentirsi offeso o vedere invaso il proprio spazio.

Anche la sensibilità di tali persone può venire ferita, specialmente in fatto di esigenze sessuali, ma le ricerche suggeriscono che il supporto è importante. Queste persone devono tenere presente che tentare di cambiare il proprio comportamento non servirà a nulla.

In particolare i partner controllano con attenzione le loro abitudini, i loro sguardi o inibiscono alcuni comportamenti per evitare che l’altro si arrabbi o si deprima. Tuttavia, ciò non basta a evitarne le reazioni.

Consigli per convivere con una persona bipolare

Cercare aiuto professionale: sia per la persona che soffre del disturbo, che per il partner o chi le sta intorno.

Se la persona non ha ricevuto una diagnosi, è importante farle capire la necessità di chiedere aiuto in modo che, dopo il trattamento, le cose vadano per il meglio.

Ricorrere all’amore e alla comprensione: offrire supporto, invece di giudicare, o rimproverare. La migliore raccomandazione è quella di far capire alla persona che teniamo a lei e che vogliamo solo il meglio per il suo bene.

Eliminare lo stigma legato ai disturbi mentali: comprendere che andare dallo psicologo o dallo psichiatra è giusto, in quanto questi professionisti possono aiutarci a cambiare per migliorare la nostra vita.

Incoraggiarla a svolgere attività fisica: specialmente quando si sente depressa. Ciò la aiuterà a stare meglio e a sentirsi sostenuta. Dobbiamo sempre trasmettere quiete e tranquillità.

Non farla diventare una vittima: non sentitevi responsabili di ciò che accade. Se preferite, potete partecipare alle sedute di psicoterapia per far sentire il vostro supporto alla persona bipolare.

Cosa possiamo fare per noi stessi ?

In primo luogo, dobbiamo prenderci cura della nostra salute mentale, in modo da evitare di sentirci logorati. Prenderci cura di noi fisicamente, fare sport, mangiare in modo sano e dedicarci ad attività gratificanti.

Seguendo queste linee guida, potremo stare meglio, non solo noi, ma anche la persona che sta attraversando un momento difficile a causa del disturbo bipolare.

Chi soffre di disturbo bipolare a volte può ferirci, ma in genere ciò non accade per volontà; è dunque fondamentale cercare un aiuto professionale per gestire tali episodi.



Abitudini da evitare quando si soffre di ansia


Esistono una miriade di raccomandazioni per far fronte all’ansia. Frasi come “Non esagerare tanto”, “Rallenta” o “Devi fare dei cambiamenti” sono espressioni che ci riempiono la testa, ma che in realtà non ci servono a molto. Dovremmo conoscere, piuttosto, le abitudini da evitare quando si soffre d’ansia.

Il motivo per cui abbiamo smesso di essere ricettivi a tutti suggerimenti è che la nostra mente lavora a un altro livello, la sua attenzione è delimitata e sotto la morsa di preoccupazioni eccessive, negatività e mancanza di autocontrollo. In questo stato, è molto difficile rallentare il ritmo.

A volte anche durante le vacanze ci sentiamo esausti e talmente fuori di noi da avere addirittura un attacco di ansia.

D’altra parte, è necessario sapere che molte delle strategie che adottiamo per affrontare l’ansia si limitano solo a placarne i sintomi, non vanno alla radice del problema.

Meditare, andare a fare una passeggiata o prendere un ansiolitico sono tutte cose che ci aiutano a calmare i sintomi, ma ciò che fa scattare la nostra ansia è ancora dentro di noi.

È indispensabile sapere anche che cosa non bisogna fare quando si soffre di ansia, quali sono le abitudini da evitare per recuperare la serenità.

In questo modo conosceremo molto meglio questo “demone” interiore, così da controllarlo, indebolirlo e prendere il controllo della nostra vita.

Abitudini da evitare quando si soffre d’ansia

1. Non continuare a rimuginare

Fermatevi, rompete il circolo di questi pensieri persistenti che nel corso della giornata vi privano di equilibrio e calma.

Dobbiamo capire quando un pensiero, un’immagine, una frase o una memoria comincia a essere persistente nella nostra testa. Quando ce ne accorgiamo, l’ideale è spostare la nostra attenzione su qualcosa di più rilassante e positivo.

Fare sport, colorare dei mandala o parlare con qualcuno ci può essere d’aiuto.

Vedi anche: Meditare mentre si cammina per ridurre le emozioni negative

2. Non evitare, non scappare

Forse il vostro lavoro vi causa talmente tanta ansia che avete deciso di chiedere un congedo. Forse i problemi con il vostro partner sono molti e preferite passare più tempo lontani da casa, rientrare tardi…

Tutti questi sono modi semplici per scappare da ciò che preoccupa e incupisce. Tuttavia, si tratta di una delle abitudini da evitare assolutamente se si soffre d’ansia. Non bisogna mai rimandare a domani il disagio che si prova oggi. Facendolo, continueremo ad accumulare sempre più preoccupazioni, ansie e frustrazioni formando un cumulo che non lascerà spazio a nient’altro.

3. Non anticipare cose che non sono ancora accadute




Se faccio questo, succederà quest’altro. Se dico questo, succederà quello. Se cambio questa cosa, di sicuro non si verificherà quello che voglio…

Se questo genere di pensieri vi risultano familiari, tenere a mente che è un tratto distintivo della forma di ansia più nociva e limitante di cui possa soffrire l’essere umano. Un’ansia in cui il pensiero catastrofista impedisce di vivere pienamente e in modo ricettivo.

Nessuno ha la sfera di cristallo per sapere cosa può o non può accadere domani. Quindi concentriamoci sul presente e controlliamo la negatività.

4. Non “monitorare” sempre, lasciarsi trasportare…

Chi ha sofferto di un attacco di ansia teme che gli capiti di nuovo. A volte sviluppa una tale angoscia che è proprio questa paura a incoraggiare nuovi attacchi.

Dobbiamo evitare di monitorarci così tanto, di essere in balia delle nostre palpitazioni, della nostra frequenza cardiaca, del pensiero che se entriamo lì ci innervosiremo e se facciamo questo perderemo il controllo…

Dobbiamo permettere a noi stessi di avere una maggiore apertura e fiducia, affrontando quello che ci spaventa, perché è proprio dietro quei confini che si trovano la tranquillità e l’equilibrio.

5. Non bisogna voler vivere senza ansia, non è questa la soluzione




Si tratta di una delle abitudini da evitare assolutamente se si soffre d’ansia e un errore molto comune: pensare che l’ansia sia di per sé un nemico da scansare a tutti i costi.

Il segreto è convivere con l’ansia senza concederle il totale controllo su di noi. Dobbiamo capire che questa emozione è parte dell’essere umano, ci aiuta a evitare i rischi, a sopravvivere e anche ad avere l’energia e la motivazione necessarie per ottenere quello che vogliamo.

Tuttavia, quando si trasforma in un’mozione paralizzante, che toglie il respiro, che ci strappa il controllo e la felicità, bisogna fare qualcosa. Dobbiamo trovare la radice del problema, sederci per avere una conversazione con noi stessi e trasformare l’ansia negativa in positiva.

6. Persone da non frequentare

Può sembrare strano, ma a volte il fulcro della nostra ansia può partire da una persona in particolare che giorno dopo giorno ci sottrae felicità.

Forse è il nostro partner, questo amore così complicato e dannoso che ci trasforma in qualcuno che non siamo. Può anche essere un intero contesto, come un ambiente di lavoro in cui non riusciamo ad adattarci. Può essere anche il nostro nucleo famigliare, in cui ci sentiamo fuori posto o violati.

La cosa migliore in questi casi è individuare le fonti della nostra ansia e stabilire le possibili soluzioni o i meccanismi di azione per risolvere il problema.

7. Non smettere di vivere, l’ansia priva del tempo di qualità




Anche se non ce ne rendiamo conto succede spesso. L’ansia ci priva della vita, del desiderio, delle ambizioni e persino dell’identità.

Ci trasforma in persone diverse, qualcuno che non ci piace e che non somiglia per niente a chi eravamo prima.

Non dobbiamo permetterlo, non dobbiamo lasciare che questa ladra di identità e di felicità ci lasci senza niente. Prendiamo il sopravvento, riprendiamo le redini e immergiamoci nel nostro mondo interiore per trovare il problema e le possibili soluzioni.

Ricordiamo anche che per gestire l’ansia è necessario ricorrere a un approccio multidimensionale. I farmaci sono utili, ma dobbiamo anche includere la terapia cognitivo-comportamentale, tecniche di rilassamento e un buon supporto da parte dei nostri cari.

mercoledì 22 gennaio 2020

Ora ti insegno il difficile mestiere di volerti bene




Ti svegli la mattina e già ti senti una povera vittima della tua vita. Poi, ci sono quelle giornate in cui non fai altro che puntare il dito verso qualcuno, qualcuna o qualcosa che pensi ti offenda, ti screditi. Ma il tuo peggior nemico sei te stessa! Prova ad osservarti con obiettività: in che modo ti rivolgi a te stessa?

Ecco, ti accorgerai che hai a che fare con interlocutori interni, inconsci, di cui magari non ti accorgi ma che non sempre sono gentili e affettuosi anzi direi sgarbati e severi: eredità del passato, teatri mentali che ti rendono una persona insicura, svalutata e ipercritica.

Voci che ti parlano da dentro e che dicono sempre le stesse cose, noiose e pesanti; in molti casi prendono il sopravvento, acquistando sempre più potere. Attingono da esperienze lontane, da atteggiamenti svalutanti che sono stati assorbiti, integrati nei tuoi modelli di pensiero, interiorizzati come punto di vista per interpretare te stessa.

Allontana la negatività

A volte queste voci sono forti e chiare, altre sussurrano e quasi non te ne accorgi. E intanto prendi decisioni sbagliate, permetti a qualcuno di sminuirti o abusare di te, oppure ti concentri sui bisogni e desideri degli altri ignorando i tuoi.

E’ la legge della negatività; quando ci si trascura, ci si sente depressi, schiacciati dalla rabbia, non riusciamo a prendere tempo per qualcosa di bello, ci sentiamo persone indegne, prive di valore, di fascino, non permettiamo a nessuno di conoscerci.

Incontrerai sempre persone che cercheranno di sminuire i tuoi successi. Cerca di non essere tu il primo a farlo. (Michael Crichton)

La voce interiore ipercritica spadroneggia nel momento in cui credi di essere senza speranza, impotente, costretta o colpevole. E gliela dai vinta ogni qualvolta ti dedichi a qualcuno pur non volendo, quando permetti a qualcuno che abusi di te. Quando ti precludi la vita che vuoi vivere.

Questo dialogo interno distruttivo diventa tossico nelle relazioni più strette!

Perché indipendentemente dalle circostanze, ti fa sentire insicura, dubbiosa, finendo per assumere un comportamento tale da allontanare l’altro, in una sorta di profezia che si auto avvera.

Ecco come ti vedi

“Sbaglio sempre”. “Non ce la faccio”. “Sono troppo stupida per riuscire”. “Non sono abbastanza interessante”. “È tutta colpa mia”. “Non mi ama come prima”. Sono solo alcuni dei pensieri che formuli attingendo dal tuo “critico” interno che ti giudica, emette sentenze, commenta, rimprovera, valuta.

E non perde occasione per farti notare quanto sei inadatta, ridicola, inappropriata. Non sei abbastanza, Non vai bene, questo ti dice realmente. Un personal coach che non motiva ma schiaccia. Un “genitore” ipercritico piazzato dentro di te, che torna sempre sugli stessi argomenti rendendoti instabile, scoraggiata e debole.

Ecco come ti appare il mondo

Non hai scampo. Ti vedi brutta dentro…e anche il mondo lo vedi brutto! A volte, infatti,  la tua voce interiore ama lamentarsi, piagnucolare e brontolare. Ti ripete che tutto intorno è scadente, terribile, assurdo, dice che sei la povera vittima di un mondo crudele ed egoista, impantanata in realtà avverse, accanto alle persone sbagliate.

Ti mette alla prova e ti surclassa con i suoi giudizi drastici ed esasperati: nessuno è in grado di capire, di fare bene, sono tutti pazzi, corrotti, stupidi, maleducati. Si sfoga e tenta di suggestionarti con immagini forti e alla fine ci riesce, sembra tutto vero: il problema sta sempre nell’altro, comunque fuori da te.

E così ti tiene nello stesso posto a fare le stesse cose senza cambiare niente, stressandoti e rendendoti instabile. La voce lagnosa non è ribelle, né rivoluzionaria, alla fine sa solo dire ‘Non posso farci niente’.

Vuoi uscirne? Ecco come rimodellare il tuo pensiero

Ecco. È il momento di stoppare questi chiacchiericci inutili e noiosi. Di imparare a ignorarli. Di non dare loro più credito, ascolto, spazio, potere. Annullando la loro licenza di giudicare o lamentarsi. Critica e lagnosa, la tua voce interiore punta ad impaurirti, renderti vulnerabile e inerme.

Cosa fare? Non devi fare altro che allontanare questa tua parte giudicante o lamentosa. Prendi consapevolezza che dentro te c’è una parte giudicante che cerca di sabotare la tua vita. Se vuoi cambiare il tuo sguardo sul mondo, hai bisogno di disintossicarti di vecchi condizionamenti. Modifica il linguaggio mentale, usa parole nuove. Cambia il tuo atteggiamento, identificati in un pensiero positivo: ce la posso fare, riuscirò….

Rinnova la tua disposizione mentale!

Come tutti gli atteggiamenti, anche l’approccio positivo alla vita può essere appreso. Cambiare atteggiamento mentale verso se stessi e la vita e quindi imparare a diventare più positivi, implica un allenamento quotidiano e costante che consiste nell’acquisizione di piccoli “esercizi cognitivi” che inizialmente richiedono uno sforzo razionale e consapevole per poi gradualmente essere interiorizzati. A tal proposito ti darò qualche suggerimento per allenarti mentalmente

1) Concentrati sulle cose positive, setaccia le esperienze, valorizza quelle che ti fanno bene, disperdi quelle negative. Di sicuro hai da raccontare a te stessa cose di cui ne vai orgogliosa.

2) Punta l’attenzione su ciò che è più utile e positivo, evita di pensare continuamente a ciò che disturba. Impara a lasciare andare. Devi fare in modo che le ferite del passato non siano motivo di negazione del presente. Qualsiasi sia la causa legata al tuo dolore, adesso sei qui, in questo mondo. Puoi apprezzare tutte le meraviglie della vita.

3) Rallenta per assaporare ciò che c’è di buono, goditi le cose. Trova momenti per distaccarti e allontanarti da quelli che assillano. Vai matta per le coccole del tuo cane? Hai piacere a chiacchierare con una tua amica? Anche le cose semplici possono riempirti il cuore.

4) Sii indulgente con te stessa. Smorza il critico interiore. Hai fatto un errore? Pensi di aver fatto una brutta figura? Che te ne importa, la vita va avanti! Se hai fatto un errore, pensa a cosa hai imparato facendolo, cosa avresti fatto in maniera diversa, e come puoi usare questa conoscenza in futuro. Le persone che non riescono a rilassarsi sono così incastrate nel tentativo di essere perfette che si sentono come dei grandi perdenti, se fanno un qualche passo falso nel percorso.

5) Concentrati sul presente, su quello che puoi fare da ora in poi. L’autocritica non serve, concentrati sulle forze costruttive. Il passato è sepolto, tocca ora a te rinascere, rialzarti più forte di prima!

5) Blocca il flusso dei pensieri negativi, non farli circolare liberamente. Concedi alle preoccupazioni del tempo limitato, imparando ad averne il controllo senza farti travolgere. Ogni problema ha sempre una soluzione. In ogni circostanza c’è sempre qualcosa di buono da cui ripartire. Ogni esperienza, per quanto dura, offre sempre un insegnamento che ci aiuterà a migliorare nella vita. Non c’è nessun problema tanto grande da non poter essere affrontato, anche se si deve convivere con difficoltà e disagi.

6) Connettiti agli altri,  apriti a nuove esperienze…..ricorda che si vive una volta sola!

PER CONCLUDERE…

Cerca di impegnarti per migliorare la tua autostima e fallo per te stessa. Se dovessi avere la sensazione di non fare la vita che invece desideri, fai di tutto per cambiarla, ma fallo in modo tale da vivere a pieno ogni giorno. Prenditi tutto il tempo che ti occorre per rispondere onestamente a questa domanda: quali sono delle ottime ragioni per cui ogni giorno scelgo di volermi bene?

Dal sito: psicoadvisor.com