mercoledì 23 novembre 2016

Attacchi di panico: per lo psicologo Pietro Scurti è solo paura di vivere

Il respiro si ferma, le mani tremano, lo stomaco si stringe, un sudore freddo percorre il corpo. La morte si para davanti agli occhi come unico possibile esito di questa infinita sofferenza. La corsa in ospedale, sintomi che assomigliano ad un infarto, il paziente impotente e imbambolato racconta confuso che si sente morire. “No! Non è il cuore che si sta fermando, afferma lo psicoterapeuta della Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale, Pietro Scurti, piuttosto è la propria esistenza che non decolla”. 

 Dr Pietro Scurti -Psicologo-Pisicoterapeuta -Socio ordinario Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale







In Italia ne soffrono oltre 10 milioni di persone. Uno stato d’ansia violento che vede soffrirne uomini e donne quasi in egual modo. Alcuni pazienti raccontano che non escono di casa da anni, o che hanno percorsi stabiliti entro ai quali “si sentono più o meno al sicuro”, altri non guidano più da soli o hanno parcheggiato l’auto e si muovono solo a piedi. Altri ancora, prosegue lo psicoterapeuta, sono giovani ragazzi che attendono la crisi come un terremoto che dovrà verificarsi, vivendo l’attesa in maniera spasmodica e coinvolgendo l’intero sistema familiare.

Quali possono essere i fattori scatenanti di questi stati d’angoscia?  
Quello che comunemente definiamo attacco di panico è uno stato d’allerta ed in quanto tale viene a segnalarci qualcosa che nella nostra vita non va o si è bloccato. Qualcosa a cui nell’arco del tempo non abbiamo dato la giusta attenzione, scelte non fatte, emozioni non espresse, relazioni non soddisfacenti. Situazioni insomma da tempo evitate e represse attraverso una overdose di silenzi, azioni o comunicazioni di copertura, funzionali allo spostamento del focus, dal disagio interiormente vissuto alla facciata mostrata al mondo.
E’ come se allora questi attacchi di panico venissero ad “aiutarci” a trovare il coraggio di cambiare? Esattamente. Se non scatta un allarme poderoso e destabilizzante come questo, il soggetto non prenderebbe mai in considerazione la possibilità che non sia più sufficientemente innamorato della propria vita.

Che significa?  
Significa che vivere questi stati limite lo costringono a centrare l’attenzione su di sé, a chiedere aiuto. I primi riferimenti rimangono nell’area medica, organica, si cercano specialisti di tutti i tipi, perché l’accettazione più complessa da fare è sempre quella che ci implica come individui, mentre è paradossalmente più rassicurante ricevere una diagnosi che ci dica che c’è un tumore, un polmone che fa le bizze, il fegato o il cuore che non funzionano. Ma la mente, le relazioni familiari, la personalità restano l’ultima spiaggia. E così dallo psicoterapeuta si arriva sconfitti e sfiduciati, è come se dicessero: “possibile è un fatto mentale allora?”
 

Che ruolo svolge l’ansia in tutto questo disagio?  
La prima cosa da dire è che l’ansia è una risposta funzionale della nostra mente e del nostro corpo. Ci rende attenti, vigili, ci fa pescare dentro energie insospettate, ci permette di affrontare e superare esami, prove, ostacoli. I problemi nascono quando l’ansia supera i livelli di funzionalità ed invade il soggetto, per dirla in breve, nella mente, e conseguentemente nella vita dei pazienti, irrompe “e se?”, il futuro, ricco di incognite insopportabili e foriero di temute disgrazie. I soggetti cominciano ad avere difficoltà a riconoscere e viversi il presente e sempre più cercano di controllare e prevedere il futuro. Va da sé che l’operazione, impossibile in partenza, crei forti disagi.
All’inizio di questa intervista ha citato la famiglia, può specificare che implicazioni abbia “l’attacco di panico” con gli altri componenti familiari?
Come psicoterapeuti sistemico-relazionali siamo quasi obbligati a rileggere i sintomi in una chiave sempre più ampia. Un sintomo è sempre una comunicazione ed una comunicazione, qualsiasi essa sia, per quanto bizzarra, ha senso in correlazione al contesto in cui avviene. L’attacco di panico spesso sollecita nuove ricalibrature delle distanze affettive, ma anche spaziali, all’interno della famiglia. Una madre eccessivamente invasiva ed insicura, un marito impegnato totalmente nel lavoro, un giovane che sta per spiccare il volo fuori dall’orbita familiare, per un corso di studi, la carriera militare, un fidanzamento, un lavoro. Ecco che a tenere tutto omeostaticamente fermo, arriva la “paura di morire”. Il padre viene richiamato alla presenza, la mamma può assumere il comando delle iniziative per la cura, il figlio smette di tentare l’autonomia dicendo “vorrei…ma non dipende da me”. Il disagio garantisce l’immobilità, ma al tempo stesso, ne denuncia l’insopportabilità.


Quale possibile trattamento?  
Molto spesso la terapia familiare risulta l’approccio vincente. La decodifica che il sintomo svolge nella famiglia, la possibilità che il confronto profondo all’interno della stessa coppia genitoriale, e tra questa e i figli, genera uno sblocco delle emozioni, una redistribuzione delle responsabilità più funzionale alla crescita di tutti i suoi membri. Insomma oscillare tra una sana appartenenza ed una sana separazione. In fondo è questo il destino di ogni essere umano.

prevenzione-salute.it 

lunedì 7 novembre 2016

Perché gli attacchi di panico sono in aumento

Le testimonianze di chi ha sconfitto i disturbi di ansia e 7 consigli per prevenirli. 

«Ero a un concerto con amici, quando ho sentito un senso di oppressione al petto e un formicolio alle mani e ai piedi. Mi sembrava di impazzire. Sono stata sopraffatta da un improvviso bisogno di scappare e, senza dirlo a nessuno, sono corsa fuori», spiega Amanda Freed, una donna di 36 anni che si occupa di comunicazione presso Aylesbury, descrivendo il suo primo attacco di panico. Ha dato subito la colpa alla stanchezza, poi poche settimane dopo è successo di nuovo, mentre stava facendo la spesa. Ha studiato i sintomi online, ma non ha cercato aiuto. «Qualche mese dopo evitavo di andare nei negozi o nei luoghi affollati per paura di avere altri attacchi. Se mi allontanavo troppo da casa o dal lavoro, temevo che sarebbero tornati».

Negli ultimi cinque anni, nel Regno Unito si è verificato un aumento del 10% delle telefonate ai centri di aiuto specializzati, una su dieci riguarda un attacco di panico e, di queste, due terzi sono fatte da donne. Le visite ambulatoriali per i disturbi d'ansia, di cui gli attacchi di panico sono la forma più comune, sono aumentati di cinque volte dal 2007, e i ricoveri ospedalieri sono aumentati di 1/3. Le prescrizioni di tranquillanti come lo Xanax e il Valium sono aumentate del 13% negli ultimi quattro anni, e di antidepressivi, spesso usati per trattare gli attacchi di panico, del 38%.
Quando l’organismo produce una reazione di panico risponde ad uno stimolo psichico inconscio secernendo ormoni tra i quali adrenalina e noradrenalina, necessari a predisporre l’organismo alla reazione di fuga. Quando la minaccia è emotiva, l'adrenalina non viene utilizzata, e l'effetto sul corpo è una combinazione di vampate di calore, vertigini, tensione muscolare, formicolii e palpitazioni. In alcuni casi si prova una sensazione di soffocamento o sbalzi del battito cardiaco.
Questo disturbo può colpire chiunque e a qualunque età. La makeup artist Jemma Kidd ha ammesso di avere sofferto per 20 anni di attacchi di panico che le davano la «sensazione di essere in una zona di guerra». La presentatrice Anna Williamson ha recentemente ammesso di avere sofferto di forti attacchi di panico al culmine della propria carriera, di averlo tenuto nascosto per mesi fino a quando ebbe un vero e proprio tracollo.
«L'aumento gli attacchi di panico negli ultimi cinque anni si è riscontrato principalmente nelle donne di successo con lavori ad alta pressione, la cui vita è un gioco di equilibri tra casa, carriera, pagare le bollette e, a volte, anche figli. La crisi economica, la conseguente incertezza del lavoro e la mancanza di controllo su tutto può scatenare attacchi di panico», spiega Nicky Lidbetter, CEO di Anxiety UK ed ex "malata.
Con uno sguardo più attento, però, e si scopre che, mentre il lavoro crea ansia, l'attacco di panico può essere legato a un evento accaduto in passato. «Spesso capita che una donna che gestisce tranquillamente famiglia, vita sociale e lavoro, improvvisamente abbia attacchi di panico apparentemente senza motivo» dice Lidbetter. «In realtà c'è una causa esterna, di solito un evento che non si può controllare, come per esempio un lutto o un divorzio. In pratica problemi del passato che non sono stati risolti e tornano a galla. La vita, piena di cosa da fare, spesso ci impedisce di non affrontare problemi emotivi irrisolti. Con un attacco di panico il corpo ti costringe a guardare in faccia la tua vita emotiva».
«Il perfezionismo e una forte paura di fallire può predisporre ad attacchi di panico», afferma la dottoressa Vijaya Manicavasagar, psicologa clinica e autrice di Overcoming Panic and Agoraphobia (Constable & Robinson). «La paura di sbagliare per esempio una presentazione e per questo motivo di perdere poi il lavoro si trasforma in un circolo vizioso e in un attacco di panico a ogni presentazione. La terapia cognitivo-comportamentale può aiutare in quanto ci insegna a cambiare il nostro modo di pensare. Nel corso del tempo, questa persona può imparare che sbagliare sul lavoro è solo un errore sul lavoro e aiuta ad alleviare ansia e panico».
L'altra lezione da imparare è che gli attacchi di panico non sono dannosi per la nostra salute. Amanda spiega: «Avere la consapevolezza che gli attacchi di panico non sono pericolosi mi ha fatto capire che tutti i "se" che avevo inventato nella mia testa non erano reali». Charles Linden, ex malato di ansia, fondatore del Linden Method e autore di Stress Free in 30 Days (Hay House), afferma che gli attacchi di panico possono colpire le persone particolarmente creative che non riescono a canalizzare le loro idee e di conseguenza sviluppano una sorta di nevrosi.
La chiave del suo metodo è, banalmente, non pensarci. La dimostrazione è Lisa Dawson, una ragazza di 30 anni che ha sofferto di attacchi di panico per due anni. «Sono arrivata al punto che non andavo nemmeno al supermercato, perché, pensavo avrei avuto un attacco. Dopo aver letto il libro di Charles tutto di un fiato un sabato, la domenica sono andata in un negozio, ho comprato qualche ingrediente, sono tornata a casa e ho fatto una torta. Ero totalmente concentrata nelle cose che stavo facendo, la ricerca della ricetta, la spesa, la preparazione, le ore passavano e non ho mai pensato alla mia ansia una sola volta. Mi sono sforzata di mettere a fuoco le cose mentre le stavo facendo e gli attacchi di panico sono spariti».
Un altro rimedio efficace è l'attività fisica. Amanda è stata aiutata dalla corsa: «Lavorare sulla resistenza mi ha permesso di avere un controllo maggiore sul mio corpo. Ora corro tre volte a settimana e faccio yoga, che mi ha insegnato a controllare il respiro. Lo scorso ottobre, ho iniziato un nuovo lavoro e ho avuto un altro attacco di panico. Ho smesso di fare quello che stavo facendo, mi sono ripetuta nella mente che quello che stavo provando era solo un sintomo fisico del mio stress dovuto al nuovo lavoro. Non stavo morendo! Ho fatto dei lunghi respiri ed è passato».
Ecco come prevenire o gestire gli attacchi di panico in 7 mosse
1. L'esercizio fisico regolare riduce l'ansia e panico del 30% in quanto utilizza l'eccesso di adrenalina prodotta dallo stress.
2. La terapia cognitivo-comportamentale da ottimi risultati contro questo disturbo.
3. La meditazione e il mindfulness riducono lo stress meditazione e gli attacchi di panico. Parlatene con il vostro medico.
4. La fitoterapia: la Rhodiola Rosea, per esempio, contrasta i sintomi e ha proprietà antistress.
5. I farmaci: le benzodiazepine vanno usate come ultima risorsa. Parlatene con il vostro medico.
6. Cosa fare se si ha un attacco di panico? Respirare per 10 volte in un sacchetto di carta. In questo modo si produce biossido di carbonio che va a compensare l'ossigeno che aumenta durante l'iperventilazione.
7. La respirazione controllata: respirare lentamente con lunghe espirazioni è una valida tecnica contro l'ansia.

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