Ho iniziato a soffrire di Dap quando avevo 15 anni; ero un adolescente e pur non capendo esattamente cosa mi stesse succedendo, avevo capito che era una forma di disagio e di intolleranza rispetto all’ambiente familiare da cui provenivo; proprio per questo non ho mai parlato del mio disagio, anche perché i rapporti familiari non erano buoni e non sapevo con chi parlarne.
Andavo a scuola, e avevo un gran freddo, mi veniva sempre da rimettere, non riuscivo a concentrarmi come sempre negli studi, tanto che il mio rendimento scolastico, sempre molto alto, scese visibilmente!La notte , mi mettevo le cuffiette con la musica perché faticavo a prendere sonno o mi ripetevo , a mente, per distarmi dal fatto che tendevo a sentirmi male fisicamente, il primo canto della divina commedia che avevo imparato a memoria, accogliendo la sfida che aveva lanciato ai più volenterosi il nostro professore d’Italiano.
Poi, fortunatamente, senza averne parlato con nessuno, i disturbi si attenuarono e poi scomparvero , per ripresentarsi in maniera drammatica nell’ultimo anno di scuole superiori, nel mese di maggio, proprio prima degli esami di maturità. Lo ricordo come se fosse ieri, anche se sono passati tantissimi anni; era l’ultima ora , quella di educazione fisica, e all’improvviso mi prese un terribile malessere; in quel corridoio che portava all’uscita di scuola, mi sentivo scoppiare; un senso di claustrofobia terribile si impadronì di me; non riuscivo ad aspettare che suonasse la campanella, dovevo fuggire e allontanarmi da quel corridoio che per me all’improvviso era diventato una gabbia da cui dover scappare prima possibile .
Finalmente la campanella suonò e io mi allontanai velocemente da quella che per me era diventata una gabbia, ma per la strada, mentre mi trovavo con due delle mie compagne di scuola, strane sensazioni si impadronivano di me. Non riuscivo a partecipare ai loro discorsi, la mia testa e i miei pensieri erano tutti catturati da un malessere fisico sempre piu’ forte; mi veniva da vomitare e sentivo il bisogno di allontanarmi al più presto dalle mie compagne di scuola; ora, so, a distanza di tempo, che era la mia fobia sociale, che stava uscendo fuori in maniera così prepotente!Quello fu praticamente il mio ultimo giorno di scuola!Pensavo che era una cosa passeggera, ma non passava più!Il cuore all’improvviso cominciava a battermi a mille, mi veniva da vomitare, e la sola vista delle persone era sufficiente a scatenare terribile sintomi di malessere fisico. Tutto questo non solo mi impedi’ di frequentare l’ultimo mese di scuola , proprio nell’anno degli esami, ma mi portò all’isolamento; piangevo in continuazione, cominciai a prendere dei calmanti, fui portata da uno psichiatra, ma non servì assolutamente a niente; non era uno specialista coscienzioso infatti; pur mangiando, continuavo a dimagrire, tanto che raggiunsi i 40 chili. Il mio medico era convinto che non mangiassi piu’, invece paradossalmente non era cosi’; continuavo a dimagrire perché ero sottoposta a pressioni familiari terribili; avevo una madre isterica, con serissimi disturbi di personalità che da sempre ci sottoponeva a maltrattamenti psicologici terribili, minacce di morte e altro, offese continue soprattutto riguardanti la mia sfera morale e con il peggiore dei modi e delle parole, sempre in maniera estremamente violenta!Cominciai ad avere la certezza che era lei la causa dei miei malesseri e del disintegramento dei rapporti familiari con i miei fratelli e anche con mio padre:
Dovetti fare gli esami di stato in una condizione pietosa, drogata dai farmaci, che avevo dovuto assumere in enormi quantità, solo per riuscire a stare in classe , con i miei compagni, presente, perché la mia fobia sociale era talmente forte, che non appena qualcuno provava ad avvicinarsi a me, io mi sentivo male, anche avendo estremamente bisogno degli altri. Il mio 60/60 divenne un 54/60, concessomi solo per la mia eccellenza negli studi dell’ultimo triennio, perché sostenni un esame molto al di sotto delle mie reali possibilità. Non potevo fare file dal medico, non potevo stare nella piazza del mio paese, ero costretta ad uscire da sola per non stare a casa mia, in quell’ambiente terrificante dove continuavo a subire ogni tipo di violenza psicologica, da sola e andare solo in campagna, dove facevo lunghe passeggiate serali da sola perché era l’unica cosa che mi faceva stare meglio, e soffrivo nel vedere che invece le mia amiche uscivano e stavano in mezzo alla gente!Tutti credevano che fossi anoressica, a causa del mio sottopeso!In realtà, soffrivo di disturbi alimentari, ma non ero anoressica!Erano le tensioni in casa a farmi dimagrire cosi’ e le enormi sofferenze che vivevo , anche se poi sono arrivata ad un vero e proprio rifiuto del cibo in periodi successivi della mia vita, non dovuti al fatto che non avessi una visione corretta del mio corpo , come avviene nei casi di anoressia primaria, ma come reazione ad altri disturbi quali l’ansia e la depressione, denominata in termini scientifici anoressia secondaria, non per questo meno grave e pericolosa, visto che in questi casi non è la persona a decidere di non mangiare, ma il rifiuto del cibo è del tutto inconscio, per cui, pur volendo mangiare , non ci si riesce, perché è il corpo stesso che si ribella inconsciamente all’assunzione del cibo..
Quando è morta mia madre, io sono stata attraversata da due emozioni completamente diverse e opposte; da una parte la consapevolezza di essere rimasta completamente sola al mondo, e quindi un forte senso di solitudine e di fragilità, dall’altra un vero e proprio senso di liberazione e un grande senso di sollievo di un incubo che era finalmente finito.
Da allora, il mio peso è aumentato considerevolmente; sono addirittura leggermente in sovrappeso , perché per quanto la mia vita sia stata difficilmente e complicata, per certi verso era finito un incubo e ne cominciava un altro, comunque non era più sottoposta a maltrattamenti e minacce continue e giornaliere come è stato fino a quando mia madre è stata in vita!
Claudia
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