venerdì 8 ottobre 2010

Storie di Panico-La "mancanza" di Daniela-(La paura del distacco)

Ho 34 anni, ho affrontato più di quello che avrei dovuto alla mia età. Molto non è dipeso da me ma da un destino che ha voluto che entrassi in esperienze dove ne sono uscita a fatica ma con determinazione.
Sono fragile e forte. Il rovescio di una medaglia. La mia storia inizia dalla nascita. Una nascita inaspettata dopo 2 fratelli maschi molto più grandi di me, mia mamma si è scoperta in attesa di una bambina dopo già qualche mese che era incinta. Alla mia nascita nonostante mamma fosse avanti con l'età era felice. Mio padre lo vedevo poco perchè lavorava spesso, mia mamma lavorando in casa era più presente ma spesso mi dovevo accontentare di stare per lo più con le figlie dei vicini del condominio. Ma ero allegra, vivace, sveglia ma con un unico difetto: avevo bisogno di sicurezze. Non volevo allontanarmi dalla mia famiglia e non sono andata all'asilo. L'amore non si compra, non si mendica nè puoi pretenderlo. Ma nel mio cuore sentivo che non ne avevo abbastanza. Strano gioco del destino proprio io fragile e forte nello stesso tempo ho dovuto fare i conti subito con la PRIMA perdita. Avevo solo 6 anni quando mia mamma scopre una metastasi tumorale al cervello dovuta ad un melanoma.Un maledettissimo neo non curato!!! Un anno di sofferenze davanti a questa bambina già in cerca di amore e poi la sua morte. Mia mamma non c'era più ed io piangevo di NASCOSTO. Avevo vergogna a 7 anni di dimostrare il mio dolore agli altri. Volevo la mamma come le mie amichette!!!!
Restiamo soli io e mio padre. Tutti i parenti SPARISCONO e i fratelli vanno per la loro strada lavorativa essendo già adulti.
Mio padre era l'unico vero supporto e familiare che avevo. Troppo debole di carattere per rimanere da solo con una bimba, si risposa dopo circa 2 anni dopo la morte di mamma con una donna molto problematica.
Una donna fortissima di carattere, con alcuni gravi problemi psicologici e molto violenta con me e mio padre. Ma lui non aveva la forza di mandarla via. Era troppo brava nel gestire casa, nel pulire, nell'imporre le proprie idee. Era vedova senza figli. Io era un modo per sfogarsi e gestirmi sotto controllo come una bambolina. L'avrei voluta più affettuosa.
Non ci ha mai amato. Lei apertamente dichiarava che il suo affetto era solo per i suoi parenti e nipoti. Noi eravamo solo un punto d'appoggio dove lei poteva comandare, vivere (non aveva una sua casa perchè l'aveva regalata ad un suo fratello) e comandarci a bacchetta. Non potevo avere amche per studiare in casa. Non potevo uscire oltre un determinato orario. Lei vedeva il sesso e la perversione ovunque ed io se andavo in biblioteca per una ricerca scolastica ero considerata una "prostituta" perchè potevo aver tempo di parlare con un amico o chissà cosa. Una visione distorta della realtà che la portava a picchiarmi, a leggere i miei diari segreti, a litigare con mio padre che alla fine soccombeva al suo carattere.Così il panico scoppia letteramente quando avevo 15 anni. Ansia, tachicardie, svenimenti, tremori, paure delle malattie.
Siamo vissuti così per 20 anni. Urla, litigi ed io che chiedevo solo un pò d' affetto. Mio padre a modo suo mi voleva bene ma non bastava a spezzare l'inferno in casa. Io stavo sempre male e uscivo con le mie amiche nascondendo tutto ciò che sentivo anzi ero sempre solore e brillante. Non volevo la loro pietà.
Finalmente incontro un ragazzo serio, non lavorava ma mi voleva bene. Così dopo anni di fidanzamento e sacrifici trova lavoro prima fuori città e poi rientra nella nostra. Ci sposiamo nel 2001 avevo 25 anni. Trovai un lavoro di ragioniera poco gratificante ma che mi dava quel poco di indipendenza economica. Finalmente esco da quella "specie" di famiglia sperando nella mia nuova casa. Mio marito non è forte, ne sveglio quanto me, anzi spesso sono io di supporto a lui. Nel 2003 mio padre ha un fortissimo ictus celebrale e rimane semi-incosciente sul lettino per 5 anni. Uno shock per me.
Un vegetale. La mia matrigna dopo solo 6 mesi dall'inizio della malattia di papà, lo ABBANDONA nel suo lettino e va via di casa lasciandolo le chiavi di casa ad una vicina. Non vuole accudirlo. Uno dei miei fratelli più apprensivo dell'altro fratello (strafottente) si prodica a trovare una badante che assisterà mio padre fino alla morte nel 2008. La sua morte ha portato con sè un pezzo della mia vita. Ero affezionatissima a lui. La mia fortuna è stata che nel 2005 sono diventata mamma di uno splendido bambino, un maschio vivace e bellissimo che però dovevo accudire senza consiglio di nessuno tranne l'aiuto saltuario di mia suocera ( che abita vicino casa mia) anche se lei non ha mai avuto un carattere forte e socievole nei mei riguardi. Mi sono sentita spesso sola. Alle prese con i miei sintomi, il dolore da psicologico si è trasformato fisicamente. Coliche intestinali, diarrea, crampi, insonnia, stonatezza. In questo percoso di vita non mi sono arresa mai nonstante l'ansia mi avesse fatto perdere la libertà di uscire, le somatizzazioni mi rendevano debole fisicamente e con una rabbia addosso ho iniziato già dal 2002 a fare psicoanalisi grazie al consiglio di un gruppo di attacchi di panico di auto-aiuto ho conosciuto uno psicoterapeuta e psichiatra umano.
Molti sintomi, un pò con la terapia, un pò con i farmaci presi solo per alcuni periodi, sono dimunuiti nettamente. Certo nel corso della terapia ho avuto ricadute, la stessa con la colite che da 2 anni mi perseguita ma sò che sono stati altri eventi che hanno contribuito a farli ritornare come l'aprile di quest'anno quando ho visto lo stesso calvario di mia mamma con mia cognata. Il tragico destino ha voluto che la moglie di mio fratello morisse con la stessa malattia al cervello di mia mamma da metastasi di melanoma. Ho rivissuto la tragedia che ho visto da bambina ora da adulta con lei. Dolori atroci.
Tutto ciò per dirvi che continuo a sperare in un futuro migliore, faccio ancora psicoterapia e mi sento meglio e ora sono alla ricerca di un lavoro dopo la chiusura della mia vecchia azienda. Non demordo. Devo guardarmi dentro e STIMARMI PER ME E PER MIO FIGLIO. L'importante è cercare sempre di migliorarsi come essere umani. Scusate se sono stata lunga....ci vorrebbe un libro per descrivere tutte le sensazioni che si nascondo dietro di me e gli episodi che mi hanno portata ad essere quella che sono. Sicuramente in futuro spero di riprendermi ancora meglio xchè sono piena di vita, ALLEGRA con la tendenza ad una certa depressione in un percorso di sofferenza!!! La mancanza e il vuoto affettivo pesa, adesso mi appoggio a me stessa e chi mi ama mi segua!!! Non ho più vergogna di dire che ho sofferto anche se qualche volta sono un pò arrabbiata con il destino!!!!
Daniela