Disturbo da attacco di panico
Secondo il D.S.M.
IV una persona su venticinque, in relazione al sesso di appartenenza e all’età,
soffre del disturbo di attacco di panico.
Questo
disturbo compare soprattutto durante l’adolescenza o la prima età adulta ma anche
in qualunque momento della vita.
Il primo
attacco solitamente insorge dopo uno stress, un evento traumatico, in modo del
tutto spontaneo e spesso mentre ci si trova in luoghi affollati oppure di notte
causando un risveglio improvviso e molto agitato.
L’attacco di
panico, di solito, dura al massimo mezz’ora e in questo periodo la persona
prova un’improvvisa e intensa apprensione associata alla paura di perdere il
controllo di se stessa o di morire.
Per
diagnosticare un attacco di panico è necessario che la persona avverta almeno
quattro dei seguenti sintomi:
§
palpitazioni;
§
vertigini o
giramenti di testa;
§
respiro
affannoso;
§
sensazione di
soffocamento;
§
sudorazione;
§
senso di dolore
al torace;
§
formicolii alle mani;
§
sensazione di
svenimento;tremori;
§
nausea;
§
vista annebbiata;
§
vampate di caldo
o sensazione di freddo;
§
debolezza alle
gambe;
§
bocca secca;
§
tensione
muscolare;
§
impressione di
non riuscire a parlare o a pensare;
§
impressione che
le cose intorno non siano reali;
§
paura di perdere
il controllo.
Quasi sempre la
forte intensità di alcuni di questi sintomi porta la persona che li prova a
ritenere di avere un grave problema organico tanto da rivolgersi spesso al Pronto Soccorso.
La persona
colpita teme ovviamente che possa accadere di nuovo innescando così un circolo
vizioso che può trasformare il singolo attacco di panico in un vero e proprio
disturbo.
In sostanza,
dopo il primo attacco di panico, la persona ha la sensazione che la vita non
sarà più come prima e vive in un continuo stato di ansia per il timore che il
fatto possa ripetersi.
La persona
perciò mette in atto tutte le precauzioni per prevenire l’attacco (evitamenti,
comportamenti proiettivi, …) e in questo caso si parla di Disturbo di Panico senza
agarofobia.
Sentirsi in
trappola, senza via di fuga, in uno stato di allerta estremo come
nell’imminenza di una catastrofe: questo è lo schema degli attacchi di panico.
Non si
conoscono con certezza le cause del loro insorgere, però possono incidere su di
essi i seguenti fattori:
·
genetica;
·
stress;
·
alcune modifiche
nel funzionamento di determinate parti del cervello.
Gli attacchi
di panico possono portare complicanze notevoli nel normale svolgimento della
vita quotidiana.
Si possono,
infatti, sviluppare fobie specifiche come:
Ø paura di guidare;
Ø paura di uscire di casa;
Ø tendenza a evitare situazioni sociali;
Ø problemi al lavoro o a scuola;
Ø abuso di sostanze stupefacenti o di alcool;
Ø depressione.
Il trattamento
per gli attacchi di panico ha come obiettivo l’eliminazione di tutti i sintomi
legati agli episodi per riprendere la gestione normale delle attività
quotidiane.
L’uso di
farmaci e la psicoterapia possono essere entrambi efficaci nel trattamento per
gli attacchi di panico.
Un altro
strumento per combattere gli attacchi di panico è rappresentato anche dai
gruppi di aiuto-mutuo-aiuto (AMA).
Sono gruppi
formati da persone che, avendo in comune lo stesso problema, sperimentano con
gli altri momenti di solidarietà, di condivisione.
Questi gruppi
sono gestiti da un “facilitatore” che, agevolando i rapporti fra i componenti,
aiuta il gruppo a raggiungere con efficacia i propri obiettivi.
E’ opportuno
che la figura del “facilitatore” sia supervisionata da uno psicoterapeuta che
ha il compito di riuscire a cogliere i contenuti emotivi che non vengono
comunicati espressamente nella discussione e di comunicarli in termini
comprensibili ed espliciti al facilitatore.
L’obiettivo principale
del gruppo è quello di permettere ai membri di acquisire una consapevolezza
maggiore di sé e dell’altro per tendere al benessere e alla risoluzione dei
propri problemi.
In America
sono una realtà ormai diffusa e praticata ma anche in Italia sono sempre più
richiesti come risposta a forme di disagio e malessere non raggiungibili con
altre forme più tradizionali di cura.
Lo scopo
essenziale del gruppo di aiuto-mutuo-aiuto è dare l’opportunità di condividere
le esperienze e di aiutarsi a mostrare l’uno all’altro come affrontare i
problemi comuni.
Ciascuno
riceve aiuto e contemporaneamente dà aiuto perché lo sforzo individuale teso alla
risoluzione dei propri problemi diventa sforzo per risolvere un problema
comune.
Alla base di
questa esperienza gruppale esistono delle regole stabilite all’inizio degli
incontri:
·
numero dei
partecipanti;
·
incontri
settimanali, giorni e orari;
·
gruppo aperto;
·
gruppo chiuso;
·
riservatezza, ciò
che si dice nel gruppo deve rimanere al suo interno;
·
responsabilità
personale: ogni persona è protagonista del proprio star bene.
I gruppi
offrono ai membri la possibilità di sentirsi inseriti in una sorta di piccolo
sistema sociale in cui smettono di essere portatori di un disagio e diventano
membri di una rete quasi familiare.
I gruppi, pur
costituendo un’opportunità di supporto, non possono essere considerati
sostitutivi di un’adeguata terapia individuale o di gruppo nella quale lo
psicoterapeuta non si limita al ruolo di “Supervisione” ma assume un ruolo
terapeutico diretto.
Dott. Lorenzo Flori
Psicologo Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR
Pesaro via Giolitti G. 113