giovedì 30 luglio 2020

Mal di testa e psiche



Le crisi di Cefalea possono essere rappresentazioni dell’incapacità di contenere ed elaborare nella mente un’esperienza di vita troppo dolorosa


Il “Mal di testa” è uno fra i disturbi più comuni, la sua forma più diffusa non ha però in realtà cause organiche accertate.
Il dolore alla testa può manifestarsi con varie caratteristiche: può essere circoscritto ad una zona precisa oppure estendersi a tutto il capo, può essere continuo o intermittente, oppure sporadico.
I sintomi si manifestano in diverse forme e possiamo quindi distinguere tra le Cefalee essenziali quelle vasomotorie caratterizzate da crisi periodiche, disagio alla luce, irritabilità, nausea e capogiri; quelle muscolotensive, causate da contratture e irrigidimenti della fascia cervicale, definite anche psicogene; infine, le Cefalee da Nevralgia, derivanti dai nervi sensitivi del capo con particolare sensibilità soggettiva al dolore.

Il legame tra la mente e il corpo

La componente psicosomatica di un disturbo fisico è presente quando un dolore più profondo affettivoemotivo trova nel corpo la forma espressiva più diretta e visibile.
Anche nella Cefalea esiste una correlazione reciproca fra mente e corpo. Una persona che soffre di Cefalea sente, pensa e agisce secondo le direttive della testa, che rappresenta la “centralina di comando”.
Ogni evento significativo, soddisfacente o frustrante, ad esempio una conquista o, viceversa, un fallimento, può essere vissuto ad un livello cerebrale, “di testa” appunto, e venire assimilato in pensieri che rimuginano nella mente fino a trasformarsi a volte in vere e proprie ossessioni ricorrenti. Chi ne soffre lamenta di sentirsi “imprigionato da idee che pesano nella testa come macigni... La sensazione è di ossa che spingono fuori dal cranio, alle tempie, dietro la nuca, sugli occhi, una specie di casco che comprime da tutte le parti e produce la sensazione sgradevole della “testa che scoppia”.

La negazione del dolore

Quando un’esperienza di vita è troppo dolorosa e diventa insopportabile, non può essere pensata, cioè tenuta nella mente. Si realizza allora una sorta di delega al corpo, un passaggio di consegne dal mentale al somatico.
Anche ricorrendo a meccanismi inconsci di difesa per evitare il dolore, come ad esempio la negazione, la componente di sofferenza è rimossa da qualche altra parte, persino esiliata nel corpo, lasciando una mancanza di senso a quanto sta accadendo. La negazione del dolore non equivale alla sua risoluzione. Al contrario, negare è l’estremo inconsapevole tentativo di estraniarsi da qualcosa che si sente intollerabile dentro di sé, inaccettabile, come ben si comprende dal commento di questa giovane donna: “Non è vero che mi fa male il fatto che se ne sia andato via... non posso pensare di essere ancora coinvolta”.
Per il nostro equilibrio interno e di relazione con gli altri, ciò che sperimentiamo e valutiamo come insopportabile è indigeribile, quindi indigesto per la nostra testa. Le cose che non riusciamo a pensare non esistono, sono inammissibili, a volte diciamo che sono “assurde”, per dire che se la testa non può accoglierle con la funzione di un buon contenitore, non possono esserci contenuti al suo interno.

Se i contenuti della testa fanno male

Le crisi di Mal di testa sembrano attacchi alla capacità del pensiero di sopportare vissuti di dolore.
Il quadro clinico descrive una sintomatologia organica che ha sede nella parte alta del corpo, la testa, ma la sua origine è nel mondo interno della persona che ne soffre, in quella parte più nascosta e intimamente riposta negli strati della coscienza più lontani dalla consapevolezza.
La Psicoanalisi cerca di tornare all’origine del dolore caratteristico della Cefalea ricollegandolo ai livelli più bassi, inconsci, che sottostanno alla realtà oggettiva dei sintomi.L’inconscio rappresenterebbe il contenitore primitivo dei contenuti grezzi dell’esperienza (sensazioni, fantasie, tracce di memoria) che, per essere assimilati in qualcosa che abbia senso, devono trasformarsi in contenuti mentali più elaborati (immagini, percezioni, pensieri).
La testa è il nostro apparato per pensare, la sua funzione è di accogliere e smaltire i significati della realtà che viviamo. Certi eventi significativi, come le perdite, i lutti, le separazioni, possono non essere sopportati dalla mente per la loro intensità e per il dolore che rappresentano. Se un’esperienza di dolore è solo vissuta ma non assimilata o “digerita”, può tradursi in un’esperienza psicosomatica. Analizziamone alcuni esempi.

Cefalee vasomotorie...

Di questo gruppo fanno parte le sindromi emicraniche come l’Emicrania classica cronica; gli episodi possono durare ore o giorni, alcuni spesso sono preceduti o accompagnati da sintomi sensoriali (aura) come formicolii a braccia e gambe, annebbiamento o perdita parziale della vista. Più localizzata da un solo lato della testa, l’Emicrania può manifestarsi anche con nausea, vomito ed estrema sensibilità alla luce e ai rumori.
In analogia ai sintomi fisici, anche le percezioni soggettive di chi ne soffre si riferiscono a un disturbo molto invalidante, soprattutto nella sfera delle relazioni interpersonali: il dolore alla testa è così acuto da spingere all’isolamento, fino alla rinuncia a godere della compagnia degli altri.

... e da tensione muscolare

Di solito a soffrirne di più sono le persone ansiose, che raccontano i sintomi in termini di “oppressione, una morsa che stringe la testa, un cerchio...”, suscettibili di miglioramenti in stati di rilassamento fisico e distensione mentale.

Le Nevralgie

In questi casi il dolore si presenta con attacchi violenti di breve durata, causati da una lesione irritativa dei nervi cranici; la più conosciuta è la Nevralgia del trigemino. Anche le reazioni soggettive al sintomo fisico sono come “infiammazioni sentite dentro di sé”, tutto è vissuto con rabbia in maniera insofferente.
Il dolore nella Cefalea è sempre ambivalente: rivela e maschera allo stesso tempo una domanda di ascolto, scopre e nasconde il desiderio e l’angoscia di capire, di conoscersi.

La Psicoterapia come cura

Spesso un Paziente che soffre di Cefalea si rivolge ad uno Psicoterapeuta dopo avere tentato altri tipi di intervento, soprattutto terapie mediche, senza significativi risultati.
Nell’anamnesi il Paziente racconta di come sta con un doppio registro narrativo, contemporaneamente corporeo e psichico, costretto a tenere insieme parti di sé solo in apparenza separate, ma che funzionano in realtà all’unisono.
Fin dagli inizi Freud aveva sviluppato un’originale teoria del dolore che implicava un legame stretto con la realtà organica e la biologia. Più tardi Bion, noto psicoanalista britannico, comprenderà che lo sviluppo di una mente capace di dare senso al proprio vissuto di dolore nasce dalla relazione con un’altra mente capace di nutrire di significati le esperienze di vita.
Come una buona madre deve pensare come pensa il suo bambino per aiutarlo a pensare su se stesso, così anche lo Psicoterapeuta con il suo Paziente che soffre di Cefalea deve saper prestare la propria testa, il proprio mondo mentale come contenitore che sappia assimilare i pensieri dolorosi slegati, spaventosi e indigeribili della mente del Paziente.
La funzione pensante dello Psicoterapeuta è il necessario nutrimento, come cibo per la mente, che permette gradualmente di distinguere i vari piani della sofferenza psicosomatica in gioco: la concretezza del corpo, l’origine della sofferenza e le difese adottate per non accettarla.
Se il Paziente non è in grado di pensare ed elaborare il proprio dolore, allora ha bisogno del supporto di una mente diversa dalla sua che lo aiuti a pensare e trovare il modo di trasformare il proprio vissuto di sofferenza, che lo accompagni nello sviluppo della capacità di sopportarlo in un processo di cura volto a recuperarne il senso, nella parola, nell’azione e nel corpo.




Dal Sito: elisirdisalute.it

Prenditi cura di te…i segreti per farlo davvero!



Prenditi cura di te….quante volte sentiamo pronunciare questa frase così bella!

Quando mi capita di sentirla avverto una sensazione di dolcezza, leggerezza e profondità insieme.
Prendersi cura di sé sembra così semplice, facile addirittura scontato. Invece, se ci riflettiamo bene, se osserviamo la nostra vita scopriamo che non è facile mettersi al primo posto, accettarsi, accogliersi, coccolarsi.

Prenderci cura del nostro corpo

Il corpo, l’esteriorità, l’apparire sono talmente importanti in quest’epoca: creme, cremine, trattamenti, diete, integratori.


Ti invito a riflettere su ciò che tu fai quotidianamente per il tuo corpo: cosa usi per la tua igiene personale, come nutri la tua pelle, di quali alimenti ti nutri, che tipo di attività fisica fai…

Osserva e comprendi in che modo ti stai prendendo cura di te. Sei ben informato sui prodotti che compri e usi, leggi gli inci dei cosmetici e le etichette degli alimenti oppure vai a caso, lasciandoti guidare dagli spot pubblicitari, da un buon marketing, dalla fretta perché hai altro a cui pensare?


Prendersi cura vuol dire fare il massimo bene con attenzione. Significa ascoltare davvero le esigenze del corpo ed assecondarle donandoci salute e benessere.

Spesso, invece, il nostro corpo viene maltrattato da trattamenti dolorosi ed invasivi (lampade abbronzanti, dolorosi trattamenti per dimagrire o per eliminare le rughe etc.), viene inquinato con creme e prodotti chimici e cibi spazzatura pieni di conservanti, viene costretto a fare uno sport o un’ attività fisica che non è la migliore per noi solo perché promette risultati estetici strabilianti.
Il risultato, spesso, è la trasformazione in chi non siamo e questo risultato è stato dettato dal bisogno di essere accettati e riconosciuti, per essere come gli altri vorrebbero che fossimo.
Ti stai prendendo cura del tuo corpo?
Stai ascoltando le sue esigenze?
Lo stai nutrendo in modo sano?
Prenderci cura della nostra anima

Lo stesso vale per la nostra anima. L’anima ci parla continuamente, ci guida a fare ciò che è meglio per noi e di conseguenza per gli altri: sa quando è tempo di dare, quando è tempo di ricevere, quando è tempo per stare in compagnia oppure in pace, in solitudine, sa quando è tempo di fare qualcosa ci nutre. Ma, nella quotidianità, dobbiamo volerla ascoltare e trovare il modo di riuscire a sentire la sua voce.

In quest’epoca di vite intense, piene di lavoro, relazioni, cellulari e social media che non ci lasciano mai soli, non è semplice. Bisogna volerlo fare ed impegnarsi ad ascoltare noi stessi, il nostro cuore. Nell’arco della giornata accadono molte cose piacevoli e spiacevoli che spesso suscitano in noi emozioni e sensazioni. La via più semplice è quello di dar loro poco peso e ascolto, di far finta di niente. Il che significa, trascurarsi, non prendersi cura di sé.
Magari siamo bravi con gli altri, li ascoltiamo, li accogliamo, chiediamo loro “come stai oggi?”.


E a noi stessi quante volte capita di chiedere: “come sto oggi? come mi sento? di cosa ho bisogno?”.

Spesso facciamo cose “controvoglia”, mettiamo gli altri invece che noi stessi al primo posto, diamo poca importanza alle nostre esigenze e trascuriamo una voglia, un desiderio, un sogno.
Come prendersi cura di sé: suggerimenti dal cuore

Dedicati il giusto tempo
Coccolati e abbracciati quando ne senti il bisogno
Nutri il tuo copro e la tua anima come faresti con la persona a te più cara al mondo
Dai il giusto spazio ed attenzione alle tue emozioni, sensazioni, accadimenti
Ogni tanto fatti un regalo, una sorpresa
Chiediti se ciò che stai facendo è ciò che veramente vuoi
Impara a stare in ottima compagnia di te stesso
Ascoltati più che puoi ed impara a chiederti “come mi sento oggi?”
Accettati, apprezzati ed amati così come sei…perché sei unico ed irripetibile e ricorda che non possiamo amare niente e nessuno in modo autentico se non amiamo autenticamente prima noi stessi.




Dal Sito: benesserecorpomente.it

10 segnali per ricoscere la rabbia repressa e come gestire questa potente emozione



Leggi come affrontare la rabbia repressa, per non reprimere i propri sentimenti ma viverli senza ansia e blocchi emotivi, e come poter sfogare e liberare le emozioni.

La rabbia repressa in psicologia è un accumulo di tensione e rabbia, che si verifica a seguito di traumi o di un lungo periodo vissuto in balia della rabbia interiore, in cui si tiene tutto dentro senza capire come incanalare la rabbia e come sfogarsi. La rabbia repressa può portare a sintomi fisici e psichici, infatti, depressione e rabbia repressa sono spesso correlate. In sé, la rabbia è un sentimento naturale, che sicuramente hai già provato nella tua vita e che proverai nuovamente. In alcuni casi, potresti trovarti in difficoltà nella gestione della rabbia. Se hai questa difficoltà e tendi ad accumulare la rabbia e la tensione, potresti chiederti come sfogare la rabbia repressa. Esistono metodi per ritrovare la calma e liberare le emozioni, per tornare a vivere serenamente.

La tua è rabbia repressa? 10 segnali per capirlo

  1. La rabbia repressa, o rabbia interiore, si esprime attraverso segnali specifici del corpo e del comportamento. Eccone alcuni:
  2. Eviti il confronto: nei rapporti con gli altri il confronto è necessario ed è una situazione in cui ci si trova continuamente. Se odi confrontarti con gli altri e fai di tutto per evitarlo potrebbe essere un segnale di repressione di emozioni come rabbia o tristezza. Quando impedisci alle tue emozioni di liberarsi inizi ad accumulare rabbia inespressa che, con il passare del tempo, può trasformarsi in attacchi d’ira o in rabbia incontrollata.
  3. Ti innervosisci molto facilmente: in questo caso è possibile che la tua rabbia interiore abbia cause profonde. Potrà sembrarti che le piccole situazioni ti facciano innervosire ma in realtà quella è solo la scintilla che fa uscire poco a poco tutta la rabbia repressa accumulata nel tempo.
  4. Sei costantemente occupata: tendi a riempire il tuo tempo con qualsiasi attività pur di non stare in contatto con le tue emozioni? Attenta, anche la rabbia è un sentimento e va accettata e vissuta per quella che è. Le conseguenze della rabbia repressa possono essere peggiori rispetto alla scelta di esprimersi. In alcuni casi, da questa situazione possono nascere dipendenze come quella dall’alcol, dal gioco d’azzardo o dallo sport eccessivo.
  5. Soffri di depressione, ansia, attacchi di panico: rabbia repressa e ansia sono strettamente collegate, così depressione e rabbia repressa. Mentre pensi a come contenere la rabbia, il tuo corpo pensa a come sfogarsi e questo conflitto si esprime attraverso il corpo.
  6. Sei quella gentile che non si arrabbia mai: spesso, quando gli altri ti vedono così docile, in realtà hai tanta rabbia dentro e hai un’immagine di te negativa. Inoltre, di solito la rabbia e la tristezza si presentano insieme e, anche se una copre l’altra, non vuol dire che non siano entrambe lì!
  7. Hai sintomi fisici come dolori e tensione muscolare, mal di schiena, mal di stomaco, problemi alla pelle: la rabbia repressa provoca sintomi fisici proprio perché il desiderio naturale del corpo è proprio quello di liberarsi di quel peso. Per questo motivo, potresti essere soggetta a influenze frequenti o a fatica cronica, perché il tuo sistema immunitario si è indebolito.
  8. Sono guai se non hai sempre la situazione sotto controllo: dall’inizio alla fine devi sapere quello che sta accadendo ed è ancora meglio se ad averlo deciso sei tu. Questo può farti sentire forte, ma a lungo andare potrebbe diventare troppo stressante.
  9. Dormi male: di notte ti svegli spesso, o non riesci proprio ad addormentarti.
  10. Non riesci a dire di no: accetti di fare cose che dentro di te senti di non voler fare e il risultato è solo una grande rabbia verso te stessa, proprio per aver accettato!
  11. Hai attacchi d’ira o di rabbia incontrollata: senza neanche rendertene conto ti ritrovi a urlare contro qualcuno (o anche da sola!) per motivi apparentemente futili. Non è colpa tua, è colpa dell’aggressività repressa che non hai incanalato e sfogato nel tempo.
Come controllare la rabbia repressa?

Se leggendo i segnali ti sei accorta di averne alcuni ti starai chiedendo come controllare la rabbia repressa ed evitare le sue conseguenze. Il passo più importante è quello che hai appena fatto, ovvero quello di aver riconosciuto in te la rabbia inespressa. Brava! Sei già un passo avanti. Ci sono dei metodi per sfogare la rabbia. Se hai deciso di imparare come incanalare la rabbia e come gestirla inizia a osservare il tuo comportamento. Cerca di capire quando stai per arrabbiarti e prova a controllare la tua reazione in modo consapevole, all’inizio sarà difficile ma vedrai che con il tempo riuscirai a incanalare la rabbia in modo sano. Cosa puoi fare nel momento in cui senti arrivare la rabbia? Allontanati dalla fonte di stress e datti il tempo di calmarti, in modo da non farti prendere dall’impulsività: fare una passeggiata di qualche minuto e respirare profondamente ti darà un grande vantaggio in quella situazione. Cerca di capire quali sono per te i fattori scatenanti degli attacchi d’ira, per ogni persona sono diversi e variano anche da cultura a cultura. È molto utile avere con sé un quaderno o un’agenda in cui appuntare gli episodi in cui hai provato questo sentimento, da cosa è stato causato e come hai reagito in quel momento. Annotare tutti gli episodi con costanza per un certo periodo ti può essere utile per capire cosa ti causa quella rabbia incontrollata. Una volta che avrai identificato le cause scatenanti potrai mettere in atto delle strategie per gestire la rabbia in quelle determinate situazioni.

Generalmente, la rabbia nasconde altre emozioni come la tristezza o la paura: permettiti di vivere la tua rabbia per dare voce a quelle emozioni, esternarle ti renderà tutto più facile. Dopo aver capito le cause della tua rabbia incontrollabile, falla uscire! Sfogati nel modo che ritieni più adatto a te, puoi cantare a squarciagola, colpire un sacco da boxe o un cuscino, affrontare una persona che ti causa rabbia… anche semplicemente urlare è un ottimo modo per sfogarsi. L’aggressività repressa può essere un ottimo strumento se incanalato nell’arte: esprimiti cantando, ballando, suonando o creando qualcosa che ti dia soddisfazione e sollievo immediato.

Prova a guardare la situazione con un’altra prospettiva, magari chiedendo a un’amica di raccontarti il suo punto di vista e soprattutto non colpevolizzarti! La rabbia interiore che provi non è voluta ed è già un ottimo traguardo averla riconosciuta e volerla controllare. In linea generale, è davvero utile per controllare la rabbia e sfogare le tensioni fare attività fisica: le endorfine rilasciate dallo sport sono un toccasana per il tuo umore. Allo stesso modo è fondamentale migliorare la dieta e la qualità del sonno. Provare per credere!

Dal Sito: cosmopolitan.com

venerdì 24 luglio 2020

Il coraggio e la fiducia in te stesso: le due abitudini per avere successo


Le due qualità più importanti per raggiungere il successo sono il coraggio e la fiducia in te stesso.

Devi avere una chiara definizione del futuro che desideri, e ad avere il coraggio di fare qualunque cosa per realizzarla.

Lo sviluppo di queste due abitudini è di vitale importanza per raggiungere i tuoi obiettivi, soprattuto per contrastare ed eliminare ciò che frena la maggior parte delle persone: la paura di fallire.

La paura è solo una convinzione

La paura di fallire si apprende, quasi sempre nella prima infanzia, come conseguenza delle critiche di genitori e di tutti i modelli di ruolo con cui interagiamo.

Ma proprio perché si apprende la si può anche disimparare, sostituendola con il coraggio.

La paura di fallire di basa quasi sempre sull’immaginazione e mai sulla realtà. Il 99% delle cose che temiamo non si realizza quasi mai. Quindi la paura è semplicemente una convinzione. Ne abbiamo parlato anche qui.

Ralph Waldo Emerson ha detto:

“Fai la cosa che temi e la morte della paura è certa”

Se fai e ripeti in continuazione le cose che temi, alla fine la paura finirà per perdere tutto il suo potere.

Affronta la paura con coraggio

Qual’è la differenza tra il coraggioso e il codardo?

  • il coraggioso affronta sempre la paura, le va incontro, la gestisce ed esce sempre a testa alta dalle situazioni che lo spaventano
  • il codardo, invece, si defila, elude la paura e spera che vada via da sola

Quando affronti a viso aperto qualcosa che temi, la paura si riduce sempre di più fino a sparire completamente.

Ma se ti allontani o eviti la persona o la situazione che temi, la paura continua a crescere dentro di te ed arriva ad assumere il controllo della tua vita.

Tutte le volte che sei attanagliato dalla paura, puoi cancellarla affermando immediatamente queste parole magiche:

“Posso farlo! Posso farlo! Posso farlo!

Agire come se…

Una delle tecniche più potenti ed efficaci per sviluppare il coraggio e la fiducia in te stesso è “agire come se” avessi già queste due abitudini. Agisci come se la paura non esistesse.

Agisci come se fossi coraggioso e sicuro di te.
La domanda chiave che devi porti è:

“Come mi comporterei, come agirei e come parlerei, se non avessi la minima paura?”

Entra nella parte. Simula fino a quando non imparerai ad agire realmente in quel modo in ogni situazione in cui subentra la paura.


Dal Sito: aprilamente.info 

Cose da fare a casa per combattere l'ansia




Molte persone soffrono a stare chiuse in casa e sono prese da attacchi di noia e ansia. Cosa possiamo fare per calmarci e riempire le nostre giornate?
Obbligati a non uscire di casa

Ci sono situazioni in cui si è obbligati a non uscire di casa, per causa di forza maggiore: in questi giorni lo stiamo vivendo con l’emergenza sanitaria del coronavirus, ma può capitare anche in altri contesti (anche se magari in forma non così coercitiva), magari per motivi di studio, lavoro o fisici.

Rimanere chiusi in casa per molte persone può essere fonte di ansia e panico, di pensieri ricorrenti e ruminazione, rendendo molto difficile vivere questo momento.

In questo articolo cercheremo di analizzare le diverse situazioni che si possono presentare, e come affrontare la quarantena o la clausura forzata in maniera costruttiva, senza farci vincere dal panico.

Stare chiusi in casa fa male?

Stare chiusi in casa non è il massimo da un punto di vista fisico e psicologico.

Stare in casa tutto il giorno potrebbe essere una conseguenza (o sintomo) di alcune malattie dello spettro depressivo che portano all’isolamento sociale, all’apatia, all’insonnia e alla depressione.

In  casi eccezionali, come quello che stiamo vivendo, stare in casa potrebbe portare alcuni scompensi e timori che cercheremo di spiegare e affrontare in questo articolo:

da un punto di vista fisico la carenza di vitamina D (la vitamina che il nostro corpo produce durante l’esposizione al sole) potrebbe portare a problemi di ansia, depressione e insonnia. In periodo normali alcuni studi hanno dimostrato che è importante passare almeno 45 minuti al giorno fuori di casa. In questi giorni, visto che non è possibile passare tempo fuori,  potremmo pensare di passare qualche minuto sul balcone o alla finestra al sole.

L’isolamento sociale può portare ad avere dei problemi di ansia, insieme ad altri di comunicazione con la famiglia e gli amici, sopratutto se l’unico mezzo di comunicazione che adottiamo sono i social network o le chat. In quanto animale sociale l’uomo ha bisogno degli altri: isolarsi dal gruppo o creare solo relazioni virtuali potrebbe essere dannoso. Per ovviare a questi problemi, potremmo pensare di fare delle telefonate o delle videochiamate con i nostri amici o parenti per avvicinarci un po’ di più a loro e non vivere solo il rapporto online.

Da un punto di vista psicologico, rimanere a casa tutto il giorno può portare a problemi di ansia, panico, depressione e ruminazione. Per questo è importante cercare di uscire dal circolo vizioso di pensieri che ci assale, ed eventualmente seguire una terapia online.


Manuale psicologico per affrontare la quarantena

A livello psicologico abbiamo visto come non sia facile affrontare la quarantena.

Come capita anche per altre situazioni imposte o negative, si passa attraverso diversi stadi:

la negazione: non si accetta la gravità della situazione e si cerca di minimizzare. Quindi non si vede il motivo per cui rinunciare ai nostri agi e diritti per una situazione che non si riesce a inquadrare.

L’aggressività: la seconda fase del processo di accettazione passa attraverso la rabbia e soprattutto l’incapacità di gestire l’aggressività, che si riversa normalmente sulle persone che stanno intorno a noi.

La negoziazione. Il terzo livello è quello in cui si cerca di arrivare a un compromesso per accettare quello che sta succedendo, cercando degli scenari alternativi possibili.

La depressione. In questa fase subentra la tristezza, ma è anche un momento in cui si allentano le tensioni e ci si rassegna, ed è il momento previo all’accettazione della situazione.

L’accettazione vera e propriache porta alla convivenza con la situazione, cercando di viverlo al meglio.

(Queste fasi corrispondono alle fasi del lutto: per accettare una situazione coercitiva o privativa si passa normalmente sempre attraverso di esse)


Superare la paura e combattere l'ansia e lo stress

La paura è una delle reazioni primarie davanti a situazioni di allarme, proprio perché tale emozione è alla base della nostra sopravvivenza e ci permette di superare situazione pericolose.

Ma se non si riesce a gestire la paura, il rischio è quello di commettere azioni impulsive, frenetici e irrazionali che potrebbero portare più danni che altro. Soprattutto si corre il rischio che uno stato di paura prolungata porti a uno stato di ansia generalizzata,facendoci percepire un pericolo limitato e contenuto come una situazione rischiosa ed allarmante.

È importante per questo cercare di concentrare la nostra attenzione su attività pratiche, per fermare i pensieri nel nostro cervello e non stare attaccati tutto il giorno al telefono o alle notizie che non fanno che accrescere la nostra ansia.

È importante inoltre superare l’impatto con la solitudine, imparando a stare con noi stessi e cercando di accettare la situazione.

Il panico e la paura possono aumentare lo stress e farci stare peggio sia a livello mentale che fisico (lo stress produce un ormone che abbassa le difese immunitarie e stimola la fame). Per questo, se ci troviamo costretti a stare in casa è importante cercare di impegnare il nostro tempo in attività quotidiane e mantenere una routine.

Cerchiamo di vedere più da vicino cosa fare nelle diverse situazioni.



Vivere la convivenza senza impazzire

In questi giorni in cui non si può uscire di casa, la convivenza può in alcuni contesti, creare problemi, frustrazioni e tristezza.

Sia che si conviva con qualcuno o da soli, ogni situazione ha i suoi vantaggi  e i suoi svantaggi: cerchiamo di approfondire alcuni punti “svantaggiosi” per cercare di non soccombere alle brutte emozioni.

Come abbiamo visto prima, il processo per l’accettazione di una situazione negativa passa attraverso stadi prima di arrivare allo stadio dell’accettazione. È importante però cercare di proteggere sia noi stessi che chi ci sta intorno, sia a livello emotivo che fisico, per non creare danni irreparabili.

Quando si è a casa da soli

Sei vi siete ritrovati in casa da solidurante il periodo della quarantena o della chiusura in casa, potrestesentirvi a volte soli o in preda all’ansia.

L’isolamento prolungato può portare infatti a pensieri negativi e crisi di ansia perché non c’è nessuno con cui confrontarsi. Per questo è importante cercare di mantenere i contatti con i nostri cari e i nostri amici, per poter così sfogarsi e tranquillizzarsi, e allo stesso tempo cercare attività individuali che riescano a rilassarci: dalla meditazione allo yoga, a qualsiasi forma d’arte o manualità.

Se il dolore o l’ansia diventassero troppo grandi da gestire, contattate un professionista del settore che vi accompagni in un percorso terapeutico durante questo periodo.

Stare in casa con la coppia

Rimanere in casa con la propria coppia e non poter uscire non è sempre facile.

Il contatto prolungato e la possibilità che nessuno dei due possa ritagliarsi i proprio spazi, può portare a liti o conflitti.

È importante ricordarsi di non rivangare il passato o i problemi irrisolti in questi momenti di stress generale, perché non è il momento giusto per prendere decisioni. Bisogna cercare di avere pazienza e di ritagliarsi i proprio spazi anche tra le 4 mura domestiche per separarsi e riprendere fiato. Un film, una chiamata con gli amici, un libro o qualche altro passatempo possono sicuramente aiutare a staccare dalla relazione di coppia.

Inoltre è importante continuare a curarsi e sistemarsi, anche stando in casa, sia per gli uomini che per le donne, per non smettere di far brillare la propria bellezza e mantenere viva l'intesa con l'altro.

Stare in casa con la famiglia

Allo stesso modo che in coppia, stare in casa con la famiglia(nonostante sia fonte di amore e compagnia) può essere dura a volte.

È importante anche qui non litigare per rancori passati e impuntarsi sulle cose giusto per sfogarsi. Bisogna cercare di comunicare e parlare di quello che ci sta accadendo, sia che siamo troppo ansiosi, sia che ci stiamo arrabbiando perché non sappiamo dove sfogare le nostre energie.

Se siamo stanchi, impariamo a chiedere aiuto e a farci aiutare dagli altri.

E per i più grandi forse i bambini possono essere uno spunto di riflessione: fanno domande, si informano, ma poi tornano a giocare. Da adulti potremmo imparare a fare lo stesso: fare domande, informarci e poi tornare a giocare!

Stare in casa coi coinquilini

Se invece state condividendo casa con altre persone, potreste trovarvi costretti a vivere questo periodo forzato di quarantena con persone che conoscete più o meno bene, ma che comunque non sono parte della famiglia.

Si sa che condividere uno spazio non è sempre facile, e se non si ha molta confidenza, potrebbe esserlo ancora di più.

Anche in questo caso, il punto più importante è comunicare: se vi sentite insicuri perché i vostri coinquilini prendono la cosa alla leggera, o al contrario la vivono con ansia, cercate di parlare e creare un ambiente sereno in casa.

In ogni caso ricordate, che potrete sempre confrontarvi con persone di cui vi fidate (la vostra famiglia e gli amici) attraverso il telefono o le videochiamate, quindi non dubitate a contattarli e a raccontargli ciò che vi turba. Dicono che raccontare le proprie ansie è un modo per sfogarsi ma anche per elaborare ciò che sta succedendo.

Cose da fare a casa

A questo punto possiamo vedere più da vicino alcuni suggerimenti su cosa fare a casa, per distrarsi da tutti i pensieri.

Crea una routine

Il primo punto importante è quello di creare una routine, non tanto per imporre delle regole ma per non andare allo sbando. Quindi svegliarsi a una determinata ora, farsi la doccia, vestirsi e sistemarsi sono tutte azioni che dovreste compiere ogni mattina, anche se passerete tutto il giorno in casa.

Fai esercizio

Fai esercizio per sfogare le tue energie e cercare di non passare tutto il giorno sul divano. L’esercizio produce ormoni legati al benessere, oltre al fatto che stare in forma fa bene.

Esercizi di respirazione e meditazione

Nei momenti in cui la noia o l’ansia si impossessano di voi, potreste pensare di realizzare alcuni esercizi di respirazione e meditazione per calmare la mente. Imparare a respirare bene, ossigenando il nostro corpo e la nostra mente, è la maniera migliore per ridurre i brutti pensieri.

Cosa fare su internet e online

Anche su internet è possibile trovaretanti spunti per nuove idee o formazioni.

Internet ci può servire per diverse attività: ci permette di rimanere in contatto con i nostri cari, di guardare dei film, di continuare a lavorare in alcuni casi e di realizzare corsi di formazione a distanza.

Molte di queste possibilità, in un momento di clausura forzata possono essere  spunti importanti di approfondimento.

Per quanto riguarda i social invece è importante cercarne di farne un uso moderato e non smodato. Sfogare le proprie frustrazione sui social ha l’effetto negativo di indebolire la mente (perché possono creare stress e situazioni tossiche).

Anche per i più giovani è importante mantenere un utilizzo dei social non troppo alto: permetterlo per rimanere in contatto con gli amici, utilizzando però il tempo a disposizione per altre attività più costruttive.

Cucinare

La creatività nasce molto spesso dalla noia. In altri articoli abbiamo già parlato del fatto di come sia importante imparare ad annoiarsi per poter poi riscoprire nuovi mondi. In questo senso nei periodi in cui si rimane chiusi in casa, potrete dare libero sfogo a tutte le vostre idee. Anche quelle culinarie.

L’unica cosa, è importante stare attenti a non esagerare e prediligere sempre una cucina sana (perchè anche mangiare troppo e male può avere effetti negativi sia sul corpo che sulla mente)!

Guardare serie e tv

Via libera alle serie e ai film in Tv. Per diventare un appassionato di cinema non è mai troppo tardi. L’unica cosa è importante alternare a questo passatempo sedentario, anche altri momenti più attivi e creativi.

Dedica tempo a te stessa: impara cose nuove

Rimanere a casa può essere una buona opportunità per passare il tempo imparando cose nuove.

Corsi online, uno strumento musicale, dipingere, colorare mandala:  tutto può essere importante per riempire il tempo e il tuo spirito. Potrete vedere che non sarà solo un passatempo, ma una vera e propria crescita personale.

Gioca per passare il tempo e stare bene

L’ultimo punto, ma non per ordine d’importanza è quello di giocare. Ritornate a giocare, soprattutto se siete in compagnia. Giocare fa ridere, stimola la creatività e fa connettere le persone. Cosa c’è di meglio? 


Come liberarsi dall'ansia secondo Seneca



In qualsiasi momento durante la nostra vita, una situazione positiva può trasformarsi improvvisamente in qualcosa di negativo e viceversa. È un’eventualità del tutto normale, che capita a chiunque di noi. Anche numerosi scrittori hanno provato a considerare queste evenienze: da Kurt Vonnegut, scrittore americano, a Alan Watts e Seneca, il pensatore Romano.

Una delle caratteristiche su cui si basa il nostro pensiero è la visione dicotomica della vita: un evento può essere buono o cattivo, una situazione può comportare benefici o problemi e una persona può essere gradevole o sgradevole. Di esempi se ne potrebbero fare tantissimi, l’importante però è capire che siamo abituati a ragionare per opposti, allo scopo di poterli relazionare con il nostro essere.

Questo pensiero ci porta a passare la vita cercando di evitare gli eventi negativi o dannosi, per timore appunto di rimetterci. Eppure non si tratta di un’idea del tutto razionale: come detto nella prima frase, un evento negativo può improvvisamente trasformarsi in una situazione da cui trarremo benefici. Quindi cercare di evitare a tutti i costi le situazioni apparentemente negative, potrebbe essere controproducente.

A volte esageriamo, lo conferma la scienza

Alcuni studi psicologici hanno evidenziato che l’ansia moderna è basata su cinque tipologie di preoccupazioni, di cui quattro sono immaginarie e solo una è reale. Analizzando poi le percentuali con cui si manifestano queste cinque categorie, i ricercatori hanno scoperto che solamente l’8% delle nostre preoccupazioni si basa sulla tipologia reale. 

Una percentuale statistica così bassa si può spiegare in diversi modi. Intanto l’essere umano è improntato a vivere ansie dovute speculazioni mentali, ovvero a farsi tanti problemi per nulla. Un altro modo per spiegare questo numero così basso è che internet ha compromesso la nostra capacità critica

Essendo sempre connessi tra di noi, possiamo sapere in ogni momento cosa sta accadendo dall’altro lato del mondo e viverlo come un problema che ci riguarda da vicino anche se così non è. Essere consapevoli di tutte le situazioni negative che attraversano il mondo asseconda il catastrofismo intrinseco nel nostro essere. Zygmunt Bauman disse “Forse il volume d’incertezze non è in aumento, ma il volume delle nostre preoccupazioni si”. Ciò significa che nonostante non abbiamo basi reali sulle quali costruire le nostre preoccupazioni, noi le costruiamo lo stesso.

Seneca già lo sapeva

Questa nostra inclinazione non è un prodotto dei tempi in cui viviamo, anche Seneca, secoli fa, evidenziò la capacità dell’essere umano di concentrarsi sugli aspetti negativi degli eventi.

“Gli animali selvatici fuggono dai pericoli che incontrano nella loro realtà e, una volta scappati, non si preoccupano più. Tuttavia, noi siamo tormentati dal passato e da ciò che verrà. La nostra ‘benedizione’ ci danneggia perché la memoria ci restituisce l’agonia della paura, mentre la preveggenza la provoca prematuramente.”

L’analisi del filosofo non si ferma certo alla constatazione del problema, infatti Seneca prova anche a dare alcuni consigli che dovresti seguire per avere una vita libera dall’ansia.

“Non essere infelice prima che arrivi la crisi, perché potrebbe essere che i pericoli che soffri prima che ti minaccino realmente, non ti raggiungano mai.”

Può sembrare un consiglio piuttosto difficile da seguire, ma il filosofo ha provato anche a tracciare una linea comportamentale da mettere in pratica

“È probabile che alcuni problemi si verifichino realmente, ma non è un fatto presente. Quante volte è accaduto l’imprevisto! Quante volte l’atteso non è successo! E anche se dovesse accadere, a che serve esaurire le nostre risorse per affrontare in anticipo la sua sofferenza? Soffrirai quando accadrà, quindi nel frattempo, guarda davanti a te per cercare di migliorare le cose. Cosa guadagnerai? Tempo. Nel frattempo, si verificheranno molti eventi che serviranno a rimandare o eliminare il problema. Anche la sfortuna è volubile. Forse sta arrivando, forse no; nel frattempo, non c’è. Quindi concentrati su cose migliori.”Il pensiero del filosofo non è facile da riassumere in poche parole, ma se dovessimo farlo ne uscirebbe una cosa simile: cerca di vivere qui e ora, non preoccuparti di quello che ti riserverà il futuro perché hai già tutti gli strumenti per affrontarlo.


Dal Sito: aprilamente.info 

Le ferite dello spirito si manifestano anche sul tuo corpo



Spesso siamo portati a considerare il nostro animo e il nostro corpo come due entità separate, eppure non è così: tutti i tuoi problemi spirituali si rifletteranno sul tuo corpo. Tutto quello che il tuo inconscio assimila, il tuo corpo lo rilascia sotto forma di malattie, dolori e malesseri. Infatti le malattie potrebbero essere considerate come conflitti tra personalità e anima.

Qualche esempio

Se vivi una vita priva di calore affettivo, al primo freddo sarai incline a prendere un raffreddore. Allo stesso modo il tuo naso cola quando i tuoi occhi non possono piangere. Forti mal di schiena indicano che stai portando un peso, una tristezza immensa o hai sofferto un trauma. Se non hai l’abitudine a raccontare i tuoi problemi e a confidarti con gli amici, probabilmente avrai frequentemente mal di gola. Se sei obbligata ad avere a che fare con persone che non gradisci, ti verrà acidità di stomaco. Così come le rabbie che accumuli, daranno vita a delle coliche.

Se sei una persona sola, il diabete verrà a farti compagnia. Allo stesso modo, l’amore mancato genera odio che ti divora come il cancro. Prendi peso quando sei insoddisfatta e dimagrisci quando sei logorata. L’insonnia è causata da dubbi, preoccupazioni e ansia. Il battito cardiaco è influenzato dalle tue motivazioni: se non trovi un senso alla tua vita varierà di ritmo. Quando sei paralizzata dalla paura la tua pressione sale mentre il nervosismo aumenta i respiri come se ti mancasse l’aria.

La febbre ti verrà più spesso quando ti senti sopraffatta da un problema e hai finito la pazienza. Le ginocchia ti faranno male quando non vorrai piegarti per orgoglio e le artrosi ti verranno se la tua mente non è disposta ad aprirsi e sei troppo rigida. Le situazioni insopportabili provocheranno crampi in vari punti del corpo. Mentre se hai dei segreti che nascondi nel tuo inconscio, probabilmente incontrerai stitichezza. Al contrario, la diarrea è un segno che il tuo organismo desidera eliminare qualcosa che percepisce come dannoso: possono essere sia situazioni che sentimenti. 

La mente ci manda segnali

Tutte le patologie che incontriamo non sono semplicemente dannose, ma ti avvisano anche che stai commettendo degli errori nella tua vita. Ascoltando il tuo corpo imparerai a guarire tramite la tua mente e il tuo spirito: è la medicina migliore che ci ha offerto la natura

Chiaramente non devi prendere queste indicazioni come leggi immutabili, si tratta più che altro di linee guida. Anche i tuoi figli, nonostante siano molto giovani, sono spugne emotive e assorbiranno ogni energia negativa che troveranno nell’ambiente circostante. Quindi cerca di mantenere sano e positivo l’ambiente domestico, ne beneficeranno tutti. Se ci pensi, i ragazzi più sani sono quelli che nascono in famiglie amorevoli e unite. 

Del resto, l’amore è vita, quindi quando questo manca proveremo sensazioni sgradevoli prima nella psiche, poi nella sfera emotiva e, infine, si sposteranno nel nostro fisico.

Proteggi te stessa

Da un piccolo dolore represso possono nascere grandi e gravi complicanze. Ecco perché è importante riuscire a mantenere un atteggiamento positivo e sincero nei confronti delle situazioni e di quello che ci circonda.  

Se riuscirai a trovare un equilibrio soddisfacente, riuscirai anche evitarti numerose patologie e disturbi. La nostra mente non ha molti modi per comunicare con noi se non quello d’influenzare il nostro organismo. Nella nostra società purtroppo abbiamo perso la capacità di ascoltare il nostro corpo infatti tutte le patologie e i disturbi sono in aumento. Se riuscirai a recuperare questa capacità potrai goderti una vita piena ed equilibrata. Certo ogni tanto ti capiterà qualche malessere, succede a tutti, però nel complesso ne troverai giovamento.


Dal Sito: aprilamente.info 

Liberati dalla gabbia delle illusioni



Il cervello non è un computer, tuttavia c’è un aspetto dell'informatica che ci può servire a individuare un errore tipico che facciamo con noi stessi. Avete presente quei programmi che, negli smartphone, a un certo punto si mettono ad assorbire troppe risorse del sistema fino a pregiudicarne il funzionamento? Ecco, alcune formazioni psichiche funzionano proprio come programmi parassiti, voraci di risorse: si "impiantano" nella mente e ci costringono a rimanere lì, girando in tondo, invece che proseguire sulla nostra strada ed evolverci. Le illusioni sono fatte così.

I programmi "parassiti" nella mente

Tra queste formazioni psichiche possiamo citare ad esempio le identificazioni fisse e rigide, come quando diciamo: "Io sono un tipo passionale", intendendo che “sono sempre così”; questa frase mi identifica graniticamente, mettendo in secondo piano i casi in cui in realtà sono freddo, anzi mi inibisce dall’esserlo. Così finirò per recitare passione anche quando non c’è. In questo modo divento artificiale, cioè l’esatto contrario di un passionale. Altro esempio, le convinzioni acquisite dall’ambiente culturale, come quando si dice: "Se non hai figli non sei pienamente donna",un’affermazione assoluta che pretende che l’esperienza di qualcuno debba valere per tutti, pena il rifiuto addirittura di essere considerate “persone normali”.

Le illusioni non sono sogni ma alibi

Poi ci sono le illusioni. Le illusioni sono subdole perché passano per essere “buone”, positive, sulla base di una negazione preventiva. Chi vive di illusioni infatti non ammetterà mai che lo siano, anzi le descriverà come convinzioni basate su valori molto profondi e condannerà come cinici tutti quelli che osano metterle in dubbio. E del resto, chi non è d’accordo sul fatto che “sognare non costa niente”, anzi che “devi inseguire i tuoi sogni, sempre!”, come dicono le frasi "acchiappalike" sui social? I sogni godono di ottima reputazione. Ma se quel sogno non fosse il tuo sogno, se non fosse un sogno del tuo nucleo, ma qualcosa di appreso, acquisito, assorbito da altri, o peggio ancora un alibi, un modo per non affrontare la realtà? Se fosse appunto… un’illusione?

Le illusioni ti impongono comportamenti falsi

La struttura delle illusioni si basa fondamentalmente su due termini, molto usati da chi ne è vittima: "se" e "allora". Ecco qualche esempio: se mi comporto bene, sarò circondato dall’amore degli altri... Se trovo l’uomo perfetto, allora vivrò per sempre felice e contenta.... Se penso positivo, allora tutto andrà come desidero.... Se mi impegno duramente, allora il mio capo si accorgerà di me.... Se sono sempre disponibile, allora verrò ripagato dei miei sforzi. E così via. Più al fondo, lastruttura delle illusioni è una forma di autoricatto: faccio qualcosa per ottenere qualcos’altro, e viceversa per ottenere qualcosa devo fare qualcos’altro.

Le illusioni distruggono l’autostima

Quindi: non mi “comporto bene” perché quello è il mio comportamento naturale, e non mi impegno perché amo il mio lavoro, ma perché temo di essere abbandonato e di restare solo, o di non essere notato dall’autorità, da cui faccio dipendere la mia autostima. Il risultato è che facilmente inizierò a fingere, a “comportarmi bene” per dovere, ma dentro di me inizierò a covare sentimenti del tutto opposti, addirittura di rabbia o di odio, specie se l’effetto sperato non arriva o arriva tardi e male. Nello stesso tempo combatterò contro questi sentimenti (del tutto ovvi e naturali), innescando una lotta interiore che dimezzerà le mie energie vitali. E ben presto la disistima mi verrà a trovare: se posso sentirmi “a posto” solo se gli altri mi approvano, non mi sentirò mai adeguato, ciò che sono non sarà di per sé mai sufficiente. Inizierò a pensare di non essere affatto buono e bravo, anzi di essere cattivo e incapace.

Le illusioni ti mettono a rischio

Allo stesso modo, seguendo lo schema delle illusioni spiegato sopra, quando penso “Se trovo l’uomo perfetto, allora vivrò per sempre felice e contenta”, non cerco l’amore perché mi piace amare qualcuno, ma per coronare un sogno romantico idealizzato e assoluto. Il risultato è che, quando esco con qualcuno, non esco “con lui”, ma con il mio sogno, cui lui deve essere all’altezza. Questo mi esporrà a due rischi opposti: essere cieco di fronte a evidenti disparità tra sogno e realtà, così da frequentare persone che, magari, non vogliono affatto il mio bene ma solo usarmi; oppure non essere mai soddisfatto degli amori reali, sempre troppo distanti dall’estasi sognata, ma irreale.

Uscire dalle illusioni in due mosse

Può sembrare cinico dirlo, in realtà è proprio l’opposto: formazioni mentali come l’idealismo, il romanticismo, il sentimentalismo, l’ottimismo a tutti i costi sono illusioni della mente. Il loro effetto deleterio può essere disattivato in realtà in modo piuttosto semplice, in due semplici mosse.

La prima è rendersi disponibili al dubbio: forse il “sogno” da cui dipendo non è qualcosa di reale, ma è una costruzione cui mi aggrappo per non sentire il dolore, la noia, il non senso, la paura? In questo caso devo sapere che si tratta di un salvagente bucato: meglio guardare altrove.

Seconda mossa: cosa mi viene naturale fare? In qualsiasi situazione e occasione bisogna allenarsi a riportare l’attenzione su di sé, sui propri desideri, bisogni, sul proprio piacere. Non rimandarlo a domani, al futuro, a quando il sogno si avvererà. Cosa mi piace adesso? Cosa voglio adesso? Cosa mi appaga adesso? Chi lo fa, scopre che in fondo non gli importa affatto del “bravo” del capufficio, o di incontrare l’amore perfetto. Scopre che l’entusiasmo e l’appagamento sgorgano sempre da dentro. E quando accade, allora le cose migliori arrivano.

Dal Sito: riza.it 

Cosa succede al tuo cervello quando ti lamenti




È risaputo che lamentarsi non è mai qualcosa di positivo, ma sapevi che può avere anche effetti molto negativi sul cervello?

Infatti quando ti lamenti non fai altro che preparare il tuo cervello a fallire, senza che tu nemmeno lo sappia.

Alcuni studi hanno dimostrato che, in media, le persone si lamentano una volta al minuto durante una conversazione. E la ripetizione così frequente induce il cervello a sviluppare percorsi neurali specificamente dedicati alla lamentela.

Proprio come un musicista svilupperà percorsi neurali dedicati ai movimenti e ai pensieri specifici associati al suonare il loro strumento, le persone che si lamentano faranno lo stesso per l’atto di lamentarsi.

Le lamentele frequenti, quindi, programmano il cervello per rendere ancora più facile e naturale lamentarsi aumentando, di conseguenza, l’energia negativa nella nostra mente e nella nostra vita quotidiana.

Sfortunatamente, questo non è l’unico effetto negativo del lamentarsi.

Quando ti lamenti, il tuo corpo rilascia l’ormone dello stress, il cortisolo. Questo ormone è utile per le situazioni in cui è effettivamente necessario entrare in una modalità di lotta o fuga, ma non è qualcosa che si desidera rilasciare nel proprio corpo su base regolare.

Il cortisolo può causare ipertensione, colesterolo alto, diabete, obesità, malattie cardiache e può persino aumentare le possibilità di avere un ictus.

Se ti ritrovi a lamentarti spesso, può essere un’abitudine difficile da eliminare. In una certa misura, la maggior parte di noi ha già percorsi neurali per lamentarsi, e quei percorsi non andranno via da soli.

La buona notizia è che ci sono cose che puoi fare per riprogrammare il tuo cervello in modo positivo.

Eccone alcune:

1. Pratica la Gratitudine

La gratitudine è l’opposto diretto del lamentarsi, ed è molto più facile evitare di lamentarsi quando sei sinceramente grato per tutte le benedizioni della vita.

Non importa chi sei o dove ti trovi, ci sono molte cose di cui essere grati. Queste cose possono essere semplici come l’aria fresca che stai respirando e il battito del cuore nel tuo petto.

Ogni volta che senti che stai iniziando a lamentarti, fai una pausa e guardati intorno per cercare cose di cui essere grati.

2. Circondati di persone positive

Gli esseri umani tendono a imitare i pensieri e i comportamenti delle persone che li circondano.

Potresti aver notato che se una persona in un gruppo inizia a lamentarsi, non passerà molto tempo prima che tutti nel gruppo comunichino le proprie lamentele.

Lo stesso vale anche per i pensieri positivi.

Se ti circondi di persone positive, sarai incoraggiato ad assumere un atteggiamento più positivo sia quando sei con loro sia quando sei da solo.

3. Fai l’esercizio dei 2 euro

Questo è un esercizio molto efficace.
Tutto quello che devi fare è prendere un barattolo o un salvadanaio e mettere dentro 2 euro ogni volta che ti lamenti di qualcosa.

Il denaro che metti in quel barattolo ti ricorda che lamentarti ha un costo.
Alla fine di ogni mese, dona il denaro accumulato ad un’organizzazione benefica che vorresti sostenere.


Dal Sito: aprilamente.info

La frase magica per ottenere quello che desideri e realizzare i tuoi obiettivi


Di seguito ti svelerò una potente frase magica con cui potrai attrarre a te tutto quello che realmente desideri. Questa semplice frase può spostare la tua attenzione dalla mancanza al possesso e può avvicinarti a ciò che desideri. Potrai usare questo esercizio in due casi: 

  1. Quando ti rendi conto di stare pensando in negativo o di star opponendo resistenza al flusso della vita.
  2. Quando ti senti bene ma desideri concentrarti di più su alcuni aspetti della tua vita per ottenere miglioramenti e crescere come persona.

Si tratta di un esercizio molto semplice che si basa su un concetto preciso: quando chiedi qualcosa, non stai mettendo la tua attenzione sulla sua presenza, ma ti stai concentrando sulla sua assenza.

Questo semplice errore basterà a fare in modo che la tua attenzione selettiva non si focalizzi sull’aspetto giusto, così facendo continuerai a non ottenere quello che vuoi. Mettiamo il caso che tu voglia migliorare il tuo rendimento sul lavoro aumentando il fatturato quotidiano. Nel momento in cui la tua attenzione si concentra sulla frase “Voglio aumentare il mio fatturato giornaliero” non otterrai Il risultato sperato perché ti stai concentrando sulla mancanza. Infatti il detto “Volere è potere” è altamente discutibile. Sarebbe molto meglio concentrarsi su una connessione tra volere e non avere

La potente frase magica

Non si tratta di un’affermazione come nell’esempio precedente, la frase che voglio svelarti è più una domanda che rivolgi a te stesso. Essendo una domanda, incontrerai molta meno resistenza e avrai meno difficoltà nell’ottenere la sua realizzazione. Ti propongo di passare da un imperativo come il “voglio”, a un’aspettativa più simile a un gioco da bambini: “Non sarebbe bello se?”.

Anche tu sarai al corrente che normalmente il “non” ha un effetto strano sulla nostra parte inconscia: non viene recepito e quindi è inutile pronunciarlo. Infatti, dire “Voglio essere magro” è diverso dal dire “Non voglio essere grasso”. Però in questo specifico caso, la negazione all’inizio della frase magica è un rafforzativo ed è essenziale inserirlo. Fai molta attenzione a scrivere e pensare sempre in positivo. Aspetta, facciamo qualche esempio così tutto ti sarà più chiaro.

Non sarebbe bello se aumentassi il mio fatturato aziendale?

Non sarebbe bello se pesassi 60 chili?

Non sarebbe bello se potessi fare una vacanza alle Hawaii?

Non sarebbe bello se potessi passare una serata indimenticabile con i miei amici?

Ecco, leggendo queste frasi e facendo un po’ di attenzione noterai che il “non” è utilizzato in modo positivo, nel totale rispetto della mancanza. 

Proviamo a fare un altro piccolo esempio. Una cosa è dire “Non sarebbe bello se pesassi 70 chili?” un’altra invece è dire “Non sarebbe bello se smettessi ingrassare?”. Il primo caso è quello corretto perché la richiesta è impostata in senso positivo, nel secondo caso invece la domanda è rivolta al problema e alla mancanza di quello che desideri. Ecco la differenza nei due diversi usi del “non”.

Perché usare questa frase 

Il vantaggio del “Non sarebbe bello se”, rispetto al “voglio” è che questa formula ti permette d’individuare qualcosa che desideri e che non sia semplicemente una necessità. Inoltre ti esprimi con maggiore dolcezza e incontrerai meno resistenza

La formula “Non sarebbe bello se” è anche più leggera e ciò ti aiuterà a ottenere quello che desideri senza troppe rinunce. Ovviamente non devi aspettarti risultati istantanei: quello che desideri con questa formula si realizzerà nei modi e nei tempi necessari. L’importante è che tu abbia fede nell’universo, ricordati che sta sempre lavorando per te. Con questo atteggiamento vedrai che i risultati arriveranno alla svelta.

Dal Sito: aprilamente.info 

sabato 18 luglio 2020

Cerca di parlare meno: ogni parola ha un peso per la tua mente


Ti propongo un semplice esperimento, quando nella tua vita succede o sta succedendo qualcosa di bello o brutto, non dirlo a nessuno. Tutti noi siamo portati, quando qualcosa si sta muovendo nella nostra vita, a volerlo raccontare a tutti i nostri amici. Eppure forse raccontandolo sprechiamo un briciolo di energia che invece sarebbe meglio trattenere per portare in fondo quel progetto.

La stessa cosa ti propongo di fare quando qualcuno ti coinvolge nei suoi racconti: capita spesso che ascoltando la storia dell’amico tu ti immedesimi nelle sue emozioni e questo comporta un dispendio energetico che sottrae potenzialità alla tua vita. Cerca di conservare la calma e controllare le tue emozioni, non permettere che siano le parole degli altri a farlo.

Questo atteggiamento ti donerà un’aura di tranquillità e di mistero che le altre persone noteranno. Inoltre non sprecare energia nei racconti fini a se stessi ti permetterà di averne di più per realizzare i tuoi desideri. In realtà non stai facendo nulla di strano, stai solo conservando te stesso e i tuoi pensieri.

Le parole sono importanti

Devi ricordarti che le nostre parole influenzano la nostra vita: sia le parole che diciamo, sia quelle che leggiamo o scriviamo. Il nostro cervello in realtà ascolta tutto e, quando pronunci una frase, sarà portato ad agire di conseguenza adeguandosi a quello che hai appena detto.

Un esempio classico in sociologia è la profezia che si auto adempie: si tratta della situazione in cui, a furia di sentir ripetere una frase o un giudizio, una persona automaticamente inizia a far avverare quel giudizio.

Quindi pesa bene le parole che dici perché possono avere effetti importanti anche sul tuo essere. A volte non conta nemmeno quello che dici, ad esempio dicendo “son grasso” oppure “sono magro” potresti ottenere gli stessi effetti.

Entrambe le parole rimandano a una sensazione di auto percezione negativa di noi stessi: se stiamo dimagrendo vuol dire che prima ci sentivamo grassi, se stiamo ingrassando non siamo abbastanza magri. Come vedi entrambe le frasi rimandano allo stesso concetto. Cerca di pesare attentamente le tue parole, oppure prova a non dirle per un po’.

L’effetto delle tue parole sugli altri

Proprio come quello che diciamo, ascoltiamo o leggiamo fa effetto sul nostro essere, così quelle stesse parole fanno effetto anche sugli altri. Eppure, qui non vorrei dirti di non provare a fare effetto sulle altre persone, vorrei farti notare come questo tuo sforzo in realtà ti costa energie vitali. Infatti quando ti rivolgi a un’altra persona dicendo parole
cariche di sentimenti, stai impiegando la tua mente in un’azione faticosa.

Non influenzi semplicemente la vita di quella persona, ma influenzi anche la tua. È importante pesare attentamente le parole che scegli di dire: forse è uno sforzo inutile che non ti porterà nessun beneficio, ma che ti sottrarrà solamente energie importanti.

Scegli parole positive

Sei proprio decidi di esprimerti e parlare, scegli di dire parole positive. In questo modo saprai creare intorno a te un’aura di amore e positività che riuscirà a pervadere lo spazio circostante fino a toccare le persone che ti circondano. Cerca sempre di esprimere il meglio di te.

Ovviamente non vuol dire che devi reprimere tutti sentimenti negativi, però valuta attentamente se ha senso sprecare energie per manifestare il tuo odio verso persone o situazioni. Forse è molto meglio conservare quelle forze per realizzare sé stessi, raggiungere i propri desideri e infine essere felici. Sono sicuro che tutto il tuo organismo ne trarrà grande beneficio.

Magari prova iniziando con qualcosa di semplice: evita di scrivere
quel commento scortese sui social network che utilizzi ogni giorno. Vedrai che da questo piccolo passo nascerà una grande rivoluzione.

Dal Sito: aprilamente.info 

Come imparare ad amare se stessi



Vi siete mai chiesti perché è così facile amare le altre persone ed è, invece, così difficile imparare ad amare se stessi?

La risposta possiamo trovarla nel fatto che ci è stato insegnato che amare noi stessi è una forma di egoismo, se non addirittura di narcisismo.

In realtà c’è una differenza enorme e sostanziale tra amare se stessi ed essere un narcisista.
Amare se stessi non significa pensare di essere migliore degli altri, ma significa semplicemente riconoscere le proprie qualità e riconoscere di essere una brava persone meritevole di considerazione e amore.

I vantaggi dell’amare se stessi

Ecco le tre motivazioni principali che ti devono spingere ad imparare ad amare te stesso.

1 – Ti rende più felice

Amare te stesso significa riconoscere le tue qualità positive ed essere più generoso con te stesso. Trascorri il minor tempo possibile a rimproverarti per i tuoi errori e il maggior tempo possibile a celebrare i tuoi successi e a complimentarti per i tuoi pregi.

Concentrandoti sui tuoi pregi e sui tuoi successi, farai aumentare la tua autostima, la felicità e la tua soddisfazione personale.

2 – Ti rende più sano

Perché amare te stesso significa anche dare a te stesso ciò di cui hai bisogno per migliorare e stare bene mentalmente, fisicamente e spiritualmente.

3 – Rende il mondo un posto migliore

Perché quando ti presenti al mondo come la versione migliore di te stesso, incoraggi gli altri a fare lo stesso – e questa crea un effetto a catena positivo che influisce anche sulla vita degli altri.

Inoltre quando amiamo noi stessi, diventiamo molto più bravi ad amare gli altri. 

Consigli su come imparare ad amare se stessi

Di seguito alcuni consigli importanti e preziosi su come imparare ad amare se stessi.

1 – Dormi di più

Molte persone soffrono di una cronica mancanza di sonno, il che è un problema serio, perché quando non dormi abbastanza, hai più probabilità di ammalarti, diventare obeso, soffrire di depressione, sviluppare il cancro e metterti a rischio la tua salute.

Quindi la prima cosa che puoi fare e impegnarti a dormire di più. 

2 – Mangia più sano

Quando mangi cibi sani nelle quantità di cui il tuo corpo ha bisogno, hai più energia e ti senti meglio con te stesso. E hai meno probabilità di ammalarti. Mangia meno carboidrati e più proteine ​​e verdure.

3 – Fai più esercizio fisico

Non deve essere doloroso o faticoso: può essere un esercizio semplice come fare yoga, alcuni esercizi di ginnastica di base o fare una passeggiata quotidiana. L’attività fisica rilascia endorfine, aumenta l’energia e l’umore, aumenta la capacità di recupero emotivo e migliora l’autostima.

4 – Celebra i tuoi successi

Prenditi del tempo per festeggiare i tuoi successi ogni settimana. Questo non solo aumenterà la tua fiducia e autostima, ma ti motiverà anche a raggiungere più risultati positivi. Un modo per farlo è quello di tenere un registro delle vittorie in cui annoti i tuoi successi alla fine di ogni giornata.

 5 – Credi in te stesso

Sei in grado di ottenere qualsiasi cosa tu possa immaginare. Credi in te stesso e pensa a ciò che vuoi realizzare ogni giorno. Così attiverai la Legge dell’Attrazione, che ti fornirà le persone, le opportunità e le risorse di cui ha bisogno. Tutto quello che devi fare è fare una piccola azione dopo l’altra fino al raggiungimento di tutti i risultati che desideri nella vita.

Dal Sito: aprilamente.info 

Non scappare dalla paura, fattela amica!


Oggi voglio parlarti della paura, un’emozione come un’altra ma, come tutte le emozioni figlie dei primi 3 centri energetici (Muladhara, Svadisthana  e Manipura) non propriamente gradevole.

Le sue sorelle sono la rabbia e il disgusto che, come la paura sono definite “di base” perchè nascono con noi e non per apprendimento nell’arco della crescita. 

Le emozioni non sono né buone né cattive sono semplicemente delle spie, degli indicatori, come dei cartelli stradali che ci mostrano in che direzione sta andando la nostra vita.

E, come la spia della  macchina ci indica che siamo in riserva e che se non facciamo benzina sicuramente resteremo a piedi, così le emozioni indicano un bisogno, che se non è riconosciuto o peggio se è negato non se ne va, semplicemente si trasforma cambiando linguaggio fino ad  arrivare a cristallizzarsi e diventare un disturbo fisico.

Una malessere quindi, altro non è che la rappresentazione  tangibile di un desiderio inconscio, un bisogno importante e profondo che non abbiamo soddisfatto.

La paura in generale si manifesta con l’intento di proteggerci, ma spesso, come una madre oppressiva e manipolatrice, con la scusa di volerci bene ci condanna alla chiusura e alla solitudine.

C’è chi ha paura dell’aereo e chi dei cani, chi ha paura delle malattie, paura  di essere abbandonato, ma anche paura di innamorarsi o di essere felice! 

La risposta più frequente alla paura è l’evitamento, ma a furia di evitare potremmo finire col ritrovaci su una zolla di terra, magari su un piede solo, quello che intendo dire è che è impossibile vivere evitando la vita, sarebbe come stare al mondo senza essere nel mondo… È un ossimoro: o ci sei o non ci sei!

Per un individuo, avere una vita più intensa o più sensazioni di quanto non sia abituato a vivere è fonte di paura, perché ciò minaccia di schiacciare il suo Io, di oltrepassare i suoi limiti e di indebolire la sua identità. 

Sforzarsi di resistere alla vita è inutile perché più forte della paura è il desiderio e essere una persona non è qualcosa che si può fare; non è un atto definito, è qualcosa che ci obbliga a interrompere il nostro lavoro frenetico, a prenderci il tempo di respirare e sentire per essere.

Questa forza primordiale non si può arginare, nasciamo destinati alla realizzazione e alla gioia . 

Per mettere a tacere la paura non basta negarla o affaccendarci per non affrontarla.  Anche se facciamo di tutto per non avvertire quello strisciante disagio che come una viscida lumaca attraversa la nostra mente e le nostre giornate, arriva sempre il momento in cui dobbiamo farci i conti.

Rigidità muscolari, fragilità articolari, problemi gastrici oppure più particolarmente complicanze all’apparato respiratorio e urinario: sono questi i risultati della paura negata che vedo ogni giorno nel mio lavoro e che, giunti a questo punto, il paziente si sente legittimato ad affrontare.

Fintanto che si sta male emotivamente non si agisce, ma quando i problemi sono di carattere fisico ci si sente autorizzati a fare qualcosa.

Per affrontare la paura allora bisogna partire dal sintomo e destrutturarlo: ricreare una armonia nel corpo avrà una ricaduta sulla mente, sul respiro e sul dialogo interiore che si riconnetterà con quella primigenia emozione negata in modo indolore, anzi piacevole, fino a trasformarla in opportunità. Il contrario della paura diventa così l’audacia. Dietro la paura infatti c’è un campo di potenzialità pura, l’essenza del divino che assume le sembianze umane per raggiungere uno scopo.

Sto parlando del  Dharma, meraviglioso dono, talento speciale e caratterizzante che tutti possediamo e che viene deposto assieme a noi nella culla quando veniamo al mondo – ricordi la favola della Bella Addormentata quando riceve la visita delle 3 fate che le lasciano dei doni?

È qualcosa che ci contraddistingue, che sappiamo fare solo noi in quel particolare modo e che sarà la nostra risorsa da regalare al mondo nonché la nostra gioia – oppure la nostra maledizione a seconda di cosa sceglieremo nella vita.

L’espressione di questo talento ribalta letteralmente il senso della paura, che si trasforma in coraggio portandoci fuori dal tempo, riconnettendoci prepotentemente con la nostra vera natura che è fatta di salute, vitalità, realizzazione, pace. 

Tutto il contrario della paura.    

Ma perchè se dentro di noi parla la forza incredibile dei  nostri desideri e delle nostre capacità, il piacere incontenibile dei nostri sogni e la forza devastante delle nostre visioni, ne abbiamo paura?

Perchè temiamo la nostra forza più della presunta debolezza, temiamo di perderne il controllo, di trascendere, temiamo di non essere all’altezza, che sia troppo per noi.

Temiamo la delusione del fallimento. Se provo e non ci riesco che cosa dirà la mia famiglia, che cosa penserà la gente?

Viviamo da polli invece siamo aquile.

Ci siamo dati dei  limiti e temiamo le nostre reali possibilità perchè sappiamo che, nel momento in cui assaporeremo il nettare dolce della libertà interiore e del ritorno al Sé, non potremo più fare finta di niente e non avremo più alibi.

Nel momento in cui capiamo cosa vuole dire essere figli di Dio non potremo non correre qualche rischio pur di non abbandonare il suo regno che è poi la nostra vera casa!

Se sapremo far fronte al nostro vuoto interiore, percorrendolo fino in fondo oltre la pura, riusciremo a realizzarci e a scoprire la vera gioia e la salute.

La nostra società ha il motto “Più azione e meno passione”  ed è proprio da qui che cominciamo a smarrirci. È alla luce della passione che la vita inizia a colorarsi e ad acquistare senso.

Come diceva A. Lowen “Gli uomini pensano di risolvere tutto con la mente invece di “sentire”. Ma il sentire non ha a che fare con l’intelligenza o con la forza. Solo lavorando su di sé, sul proprio corpo – grazie al quale l’uomo “sente” – l’uomo può curarsi e aspirare, come è sacrosanto, a una vita sana, libera, felice ed essere in grado di amare veramente.”


Dal Sito: aprilamente.info