martedì 25 agosto 2020

Perché si ha "paura" degli aghi? (La risposta non è così scontata)





Si stima che il disturbo colpisca il 10% della popolazione a livello mondiale e che sia uno dei più conosciuti tra dentisti, medici e operatori sanitari. Nota anche come aichmofobia o tripanofobia, la belonefobia è la paura abnorme e morbosa nei confronti di aghi, spilli, siringhe e in generale di tutti gli oggetti taglienti e acuminati. Chi ne soffre prova un forte senso di disagio in determinate situazioni, ad esempio prima di sottoporsi ad un'analisi del sangue, ad una visita dentistica o addirittura solo osservando qualcuno che in cucina manipola un coltello. Alcuni soggetti non tollerano nemmeno l'odore dell'antisettico associato ai reparti ospedalieri o ai camici bianchi. Il belonefobico non riesce a controllare la propria angoscia e quest'ultima, molto spesso, sfocia in veri e propri attacchi di panico con sintomi somatici quali tachicardia, sudorazione fredda, nausea e mancanca di respiro.

Non sono ancora note le cause che scatenano la belonefobia, a tal riguardo sono, tuttavia, state formulate delle teorie. Secondo quella associativa, ad esempio, la malattia è l'esito di esperienze traumatiche vissute o riferite da altre persone. Il paziente potrebbe aver assistito, durante l'infanzia, ai gesti di rifiuto teatrali di un membro della famiglia o di un amico durante una puntura o, ancora, essere stato il protagonista di una procedura medica particolarmente dolorosa. La teoria evolutiva, invece, fa leva su una possibile base biologica ereditaria. I modelli visivi che innescano la sintomatologia della fobia sono simili a quelli evocati da ferite da armi da fuoco e corpi contundenti. Diversamente la teoria della repressione focalizza l'attenzione su un'educazione opprimente e su una cattiva gestione delle procedure che implicano l'uso di aghi e iniezioni, con costrizione fisica o emotiva forzata. Infine il disturbo può essere associato all'iperalgesia, ovvero un'ipersensibilità al dolore.

I sintomi fisici della belonefobia sono l'esito di una risposta anomala a livello emotivo. In pratica il corpo si prepara a rispondere alla minaccia rappresentata dallo stimolo fobico mettendo in atto una reazione fisiologica nota come "attacco e fuga". Ecco, dunque, che il soggetto manifesta: palpitazioni, brividi, formicolio e prurito, vertigini, senso di svenimento, bocca secca, dispnea. Ancora tremori, nausea, vomito, illusioni ottiche, pianto e confusione. Nei casi gravi i segni clinici vengono attivati solo pensando alle immagini che scatenano l'angoscia. Talvolta la patologia è correlata ad altre fobie specifiche, come quella per il sangue (emofobia), per i medici (iatrofobia) e per il dolore (algofobia). La cura si basa sulla desensibilizzazione in combinazione con tecniche cognitive e comportamentali e sull'impiego di alcuni farmaci (ansiolitici e antidepressivi).

Dal Sito: m.ilgiornale.it

Quali sono i meccanismi con cui lo stress psicologico causa l'aumento di temperatura nel corpo?


Le mani che sudano, il cuore che batte forte, il viso che arrossisce, il respiro che aumenta sono sensazioni che i più emotivi di noi hanno imparato, loro malgrado, a conoscere. Si tratta di quelle risposte fisiologiche che a volte sono molto difficili da controllare quando siamo stressati o ci sentiamo sotto pressione.

La stimolazione dei meccanismi simpatici, neuroendocrini e comportamentali causata da fattori di stress psicologico induce, nei mammiferi, delle reazioni fisiologiche che hanno a che fare proprio con l'innalzamento della temperatura corporea e l'aumento della pressione del sangue. Per quanto possano essere fastidiosi, tali meccanismi si sono evoluti con il fine di sostenere il corpo quando viene percepito un pericolo e bisogna prepararsi ad affrontare una situazione del tipo fight or flight (lotta o fuggi).

È noto, però, che alti livelli di stress possano causare reazioni ben più sgradite, come la febbre psicogena, diversa da quella infiammatoria (quella che deriva, cioè, da un'infezione).
Nei pazienti con disturbo post-traumatico da stress, inoltre, l'aumento della risposta cardiovascolare può aumentare il rischio di sviluppare ipertensione e malattie cardiovascolari. Conseguenze piuttosto simili possono essere causate anche da attacchi di panico o da pesanti stati d'ansia.
È ancora in parte sconosciuto, però, il meccanismo tramite il quale lo stress psicologico sia la causa di queste reazioni fisiologiche.

Naoya Kataoka, del dipartimento di chimica biologica all'università di Nagoya, studia queste reazioni da molti anni, e nel suo più recente lavoro ha cercato, insieme al suo team di ricerca, di individuare il circuito neurale che induce il corpo ad aumentare la temperatura come conseguenza di uno stress psicologicamente innescato.

I ricercatori sono riusciti a individuare un percorso neurale che, nei ratti, si è rivelato centrale nell'insorgere di queste risposte corporee come conseguenza a eventi di stress autonomo e comportamentale. Hanno potuto rintracciare, quindi, come dei segnali di stress psicosociale nelle regioni anteriori del cervello relative all'emozione attivino un percorso che attraversa diverse aree del cervello e causino, di conseguenza, reazioni sul corpo come la variazione di temperatura, l'aumento della pressione del sangue e del battito cardiaco.

Nel 2014 Kataoka e il suo team avevano iniziato a indagare il fenomeno della produzione di calore del corpo a partire da un evento psicologico. Avevano localizzato questa produzione di calore nel grasso bruno, all'interno del quale si trovano delle proteine che, rispondendo ai segnali dei neuroni, inducono l'ipertermia da stress. A partire dallo studio e da esperimenti che inibivano l'attività di queste proteine nei ratti, avevano potuto individuare anche le regioni del cervello dalle quali partiva il segnale che innescava l'ipertermia.
Si tratta di una zona del tronco cerebrale chiamata rostrale midollare (rMR). Seguendo un percorso “a ritroso” gli studiosi avevano individuato come l'rMR fosse, a monte, collegato a sua volta a una regione cerebrale chiamata ipotalamo dorsomediale (DMH), la cui attivazione di un percorso verso rMR innescava non solo la produzione di calore nel grasso ma anche l'aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna.
Questo aveva permesso, dunque, a Kataoka e al suo team di individuare il percorso da DMH a rMR e indicarlo come un fattore determinante nell'origine dei meccanismi fisiologici psicogeni in questione.

Lo studio più recente di questi ricercatori si è spinto ancora più a monte, cercando di individuare cosa, a sua volta, inneschi l'attività del DMH. La loro ipotesi era che tale origine dovesse avere a che fare con la comprensione del pericolo a livello cognitivo, e perciò hanno indagato le regioni della corteccia cerebrale.

Sono stati allora in grado di individuare altre tappe di questo percorso a ritroso. La corteccia peduncolare dorsale / taenia tecta dorsale (DP / DTT) è una regione che si attiva nei ratti dopo aver subito una sconfitta sociale, come, ad esempio, aver avuto la peggio in un combattimento con un proprio simile.
La regione DP/DTT è quindi coinvolta nel processo, ed è a sua volta attivata da input che provengono dalle regioni talamiche della linea mediana del cervello, ovvero i nuclei talamici paraventricolari (PVT), sensibili a stress fisico e psicologico causato, ad esempio, dal dolore, e i nuclei talamici mediodorsali (MD), che nell'uomo hanno a che fare con l'apprendimento delle regole, con l'astrazione, e l'immaginazione. Ecco quindi che fattori diversi provenienti da regioni diverse, come il dolore o la previsione di un pericolo, possono innescare l'attività della DP/DTT.

I ricercatori hanno anche preso in considerazione lo stress da sconfitta sociale, cioè quel tipo di reazione che hanno gli animali quando perdono in uno scontro. Questo stress psicosociale è utile da analizzare nei ratti, perché ha alcune affinità con lo stress sociale umano.
È interessante notare che questo percorso neurale giochi un ruolo anche nei tentativi di evitare fattori di stress psicosociali. I ratti che avevano subito uno stress da sconfitta sociale, infatti, si comportavano in modo diverso, come se avessero “imparato la lezione”. Cercavano cioè di evitare situazioni che potessero portare ancora a delle sconfitte e, di conseguenza, ad altro stress.

Quello che non è chiaro, però, è in quale punto di questo percorso si collochi la paura dettata dall'esperienza. Ovvero: come reagisce DP/DTT ai segnali di stress inviatigli da MD e PVT? Sempre nello stesso modo oppure in un modo influenzato dall'esperienza? In altre parole: il sentimento di paura è causato dalle nostre reazioni fisiologiche, a loro volta innescate dal percorso che abbiamo descritto, oppure è la paura che innesca il percorso stesso?
I risultati dello studio di Kataoka sembrano confermare la prima ipotesi, perché quando i ricercatori hanno inibito il percorso DP/DTT in quei ratti che avevano subito lo stress da sconfitta sociale, questi, invece di mostrare paura dopo la sconfitta subita, come avrebbero fatto normalmente, si sono comportati come animali “ingenui”. Ciò che è mancata, insomma, è stata la manifestazione comportamentale della paura.

L'osservazione del comportamento degli animali ha suggerito quindi agli scienziati che la DP / DTT riceva e integri input guidati dallo stress a partire dalle regioni talamiche e corticali e che poi dia il segnale al DMH di causare le risposte fisiologiche.
Una volta bloccato il meccanismo fisiologico di risposta corporea alla minaccia, insomma, sembra che sia mancata anche la percezione della paura (anche se questo non lo si può sapere con certezza, dato che l'unico evento osservabile è il comportamento dei ratti, e non quello che hanno effettivamente provato).

Sono molti gli aspetti che devono ancora essere indagati. Ci sono infatti altre domande a cui rispondere, come, ad esempio, se i deficit nel funzionamento di DP / DTT possano causare risposte fisiologiche anomale allo stress. In ogni caso, i risultati sono incoraggianti e degni di essere approfonditi: aprono infatti la strada alla possibilità di intervenire a livello fisiologico per alleviare i sentimenti di paura causati dallo stress negli umani.


Dal Sito: ilbolive.unipd.it

Come aiutare i vostri figli a combattere l’ansia del rientro a scuola in emergenza Covid



Moltissimi bambini sperimentano ansia durante la scuola. Ma come aiutare i vostri figli a combattere l’ansia del rientro a scuola in emergenza Covid?

Abbiamo appena affrontato uno dei periodi più assurdi mai visti. L’intero mondo si è fermato per mesi. Ora che sembra si stia per ripartire, però, in molti subiscono gli effetti dei mesi di ansia e timore. In particolare i bambini. L’ansia è un problema da non sottovalutare. Se non tenuta sotto controllo, può peggiorare e portare a disturbi come il Disturbo da Attacchi di Panico (o DAP).

Normalmente, qualsiasi bambino primo o poi, per un motivo o per un altro, affronterà un po’ di ansia durante la scuola. L’intensità di essa può incidere o meno su diverse cose. Innanzitutto, che sia ansia intensa o leggera, interferisce sicuramente con il loro benessere. Se prolungata, può arrivare persino a intaccare la loro istruzione. Ma può anche essere difficile per i genitori, soprattutto se devono prendersi una pausa dal lavoro perché i figli non intendono andare a scuola.

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Come gestire l’ansia dei vostri figli

Fortunatamente, ci sono cose che si possono fare per aiutare i vostri figli a superare l’ansia. Iniziate parlando con loro per capire la radice del problema. Tenete aperto il canale di comunicazione. Fate loro capire che siete dalla loro parte. Incoraggiateli e mantenete una routine per rassicurarli e aiutarli a costruire la fiducia in loro stessi.

E’ importante capire come aiutare i vostri figli a combattere l’ansia del rientro a scuola in emergenza Covid, anche perché l’ansia non finirà con la fine della pandemia.
Alcuni motivi comuni per cui i bambini possono sentirsi ansiosi di frequentare la scuola includono avere problemi con altri bambini, preoccuparsi del fallimento, essere ansiosi di usare il bagno in un ambiente pubblico. Potrebbe essere pensino che ritengano che il loro insegnante sia “cattivo” con loro. Nei casi peggiori, potrebbero essere vittime di minacce e danni fisici da parte di un bullo.
Provate a chiedere a vostro figlio qualcosa del tipo: “È successo qualcosa a scuola ultimamente che ti turba?” o “Cosa ti fa stare male?”.
Se invece avete già un’idea di cosa sta succedendo, potete provare a chiarire dicendo qualcosa come: “Un altro studente è cattivo con te?” o “Hai paura di usare il vasino a scuola?”.

Parlate con l’insegnante per scoprire se ci sono problemi specifici

Se i vostri figli non possono o non vogliono spiegare il problema, parlate con gli insegnanti. Può aiutare a chiarire il problema. L’insegnante potrebbe anche essere in grado di aiutarvi a sviluppare una soluzione.
Chiedete suggerimenti all’insegnante in particolare se notate problemi specifici riguardanti l’ambiente scolastico. Ad esempio, se i vostri figli hanno problemi con i compiti o con un altro studente, chiedete l’aiuto dell’insegnante per risolvere il problema.

Individuate eventuali cambiamenti recenti a casa che potrebbero causare ansia

A volte i bambini possono sviluppare ansia per la scuola a causa di un problema o di un recente cambiamento a casa. Riflettete su eventuali cambiamenti recenti che potrebbero aver influenzato i vostri figli, come un trasloco, la perdita di un animale domestico o un divorzio.

Alcuni rimedi

Parlate con i vostri figli per rassicurarli. La comunicazione è il canale che deve assolutamente rimanere sempre aperto. Dopo aver identificato il motivo per cui i vostri figli stanno soffrendo, parlate con loro dei loro sentimenti e fate loro sapere che siete lì per loro. Offrire loro questa rassicurazione può aiutarli a sentirsi meno ansiosi di andare a scuola.
Anche una una semplice rassicurazione, come “Sono qui per te ogni volta che vuoi parlare”, vi permetterà di stabilire un contatto con i vostri figli.

Reintroducete gradualmente i vostri figli a scuola se la loro ansia è grave. Provate a svegliarli la mattina seguente e fateli preparare per la scuola. Quindi portateli a scuola e sedetevi in macchina con loro per qualche minuto. Quindi, ripetete l’operazione il giorno successivo. Incoraggiateli a ritornare in classe, ma senza essere opprimenti. Fate capire loro che se torneranno a scuola e avranno necessità di essere riportati a casa, voi li andrete immediatamente a prendere. Costruire un rapporto di fiducia è importante.

Portate i vostri figli a fare un giro nella nuova scuola se sono ansiosi. Se si tratta di una nuova scuola, potreste alleviare l’ansia dei vostri bambini portandoli a scuola qualche giorno prima dell’inizio delle lezioni. Camminate con loro e indicate alcuni punti importanti, ad esempio potreste mostrare loro la loro classe, i bagni e il parco giochi.

Insegnare il  “self-care”

Insegnate ai vostri figli le tecniche di auto-aiuto (“self-care” in inglese) per aiutarli a far fronte all’ansia. Se proveranno ansia mentre sono a scuola, potrebbero trarre vantaggio dal sapere come calmarsi. Provate a insegnare loro una semplice tecnica di rilassamento, come la respirazione profonda.

Inspirate contando fino a 4, quindi trattenere il respiro per 4 secondi e poi espirare contando fino a 4. Insegnate loro a usare la tecnica di rilassamento ogni volta che prova sentimenti di ansia.
Se però i problemi persistono, trovate un terapista che possa aiutarlo. Mai sottovalutare gli stati di ansia, in particolare nei bambini.

La depressione non è vivere a metà, il bipolarismo non è leggerezza e avere l'ansia non significa non avere nulla da fare


Ancora oggi, siamo in tanti a non saper accettare il cosiddetto male dell’anima.

Forse perché per la maggior parte dei casi i loro sintomi non sono fisicamente visibili.

Siamo così abituati a credere in ciò che possiamo vedere con i nostri occhi, che tutto ciò che non può essere visto rimane solo un dubbio, per noi, o peggio ancora qualcosa che in realtà non esiste.

Sarà perchè siamo così amanti delle apparenze, che tendiamo facilmente a neutralizzare e ad allontanare ciò che richiede profondità e sentimento.
All’interno del contesto in cui viviamo sembra esistere, purtroppo, un vero e proprio pregiudizio circa le malattie mentali.

Se non ci sono sintomi visibili, questi disturbi come possono esistere?
E’ questa la domanda, che ancora oggi sembrano porsi in molti.

Ed è proprio per questo motivo che molte persone reagiscono male di fronte ai disturbi mentali, non accettandoli.
Alcuni arrivano persino a disprezzare coloro che ne soffrono.
O a non credere al loro malessere.

Dopotutto, avere di fronte qualcuno che sembra stare apparentemente bene, poiché senza macchie sul corpo e senza febbre, non è di certo di aiuto.
Molti non riescono a rendersi conto, infatti, che esiste un mondo dentro ognuno di noi.

Solo chi ha avuto una condizione depressiva o ha visto stare male un membro della propria famiglia d’ansia o di bipolarismo, sa quanto tutto questo possa comportare.
Un dolore questo che non riguarda solo chi soffre, ma anche chi gli sta accanto.

Chi ne resta coinvolto in prima persona, non può che portarne le cicatrici.
Cicatrici queste apparentemente invisibili.

Eppure basterebbe guardare negli occhi di queste persone per capire il mondo che hanno dentro.
La società di oggi, purtroppo, sembra non essere ancora pronta ad accettare l’esistenza di tali disturbi.
Molti sottovalutano il problema. Altri non lo considerano nemmeno come tale.

Siamo sempre così di corsa, che non abbiamo più il tempo di guardarci dentro.
La sopravvalutazione delle superficialità, la sovraesposizione delle conquiste materiali, la ricerca sfrenata della fama virtuale.

Sembrano essere queste le cose che ci fanno sentire “grandi e importanti.”
Sono questi gli atteggiamenti e i comportamenti che caratterizzano la nostra società, che è sempre più incurante di ciò che i sentimenti possono poter dire.

Come non essere suscettibili ai disturbi emotivi con questi presupposti?
Eppure queste ci sono, esistono davvero e sembrano voler nascondere sentimenti non positivi che devono essere, prima individuati e poi gestiti.

La depressione esiste ed è oscurità.
L’ansia esiste ed è disperazione.
Il bipolarismo esiste ed è insicurezza.

Finché i sentimenti non saranno considerati dalla società, i disturbi dell’anima difficilmente potranno essere socialmente accettate e trattate.
Se è vero che l’essenziale è invisibile agli occhi, sappiate guardare oltre allora.

O semplicemente imparate a guardare negli occhi le persone.
E’ proprio li che si nasconde la loro anima.


Dal Sito: giornodopogiorno.org 

Per risolvere un problema non devi concentrarti su di esso


Opporre resistenza a tutto quello che ti si presenta durante la giornata e che non ti piace, 

Del resto, se vuoi portare cambiamenti nella tua vita non ti resta che accettare la realtà di base che stai vivendo: una volta che avrai accettato il tuo presente potrai riuscire a costruire il tuo futuro in modo diverso. Se invece opponi resistenza a tutto quello che ti capita, stai sprecando la tua energia e la tua concentrazione su qualcosa che non vuoi

È come se ti mettessi a sfidare le leggi che regolano il nostro universo: se continui a pensare a una situazione che non ti piace stai anche continuando a donarle energia. E sarà proprio questa energia a dare forza a quella situazione. 

Può sembrare paradossale, ma anche tu dai spesso troppa importanza e attenzione a delle situazioni che non vorresti vivere ed è proprio questa concentrazione a renderle reali e tangibili nella tua esistenza.  

Carl Gustav Jung scrisse “Quello a cui opponi resistenza persiste” ed è proprio quello che succede. Per eliminare un problema non ti basta concentrarti su di esso affinché si risolva. Dovresti cercare di concentrarti sulla soluzione. Facciamo qualche esempio.

Se detesti la guerra, come spero che sia e come sicuramente dovrebbe essere, partecipare a dei comizi contro la guerra non aiuterà a farla cessare. Perché in questo caso staresti mettendo le tue energie in iniziative contro qualcosa. È molto più proficuo riporre tutte le tue attenzioni in eventi e manifestazioni a favore di qualcos’altro. Nel caso della guerra l’opposto è la pace: partecipa a iniziative a favore della pace.

Può sembrare che non ci sia molta differenza tra una cosa e l’altra, ma il problema è dove poni la tua attenzione: ponendola sulla soluzione emanerai energie positive che rafforzeranno l’alternativa pacifica alla guerra. 

Allo stesso modo, si possono fare tantissimi esempi: anziché essere contro l’esclusione, sii a favore dell’inclusione, anziché essere contro le abitudini malsane sii a favore di quelle sane. Questa teoria vale sia per le situazioni che per le persone. Il manager di Elvis Presley diceva che la pubblicità va bene sempre, buona o cattiva che sia. In fin dei fatti aveva ragione: Elvis nelle prime esibizioni ricevette numerose critiche a causa dei suoi movimenti considerati fuori luogo, eppure divenne la persona più conosciuta del mondo. 

Ecco che quindi anche i “cattivi” della storia e del nostro tempo, se ricevono troppe attenzioni diventano più potenti, a prescindere dalla fama che hanno. 

Infine oltre alle persone, il medesimo discorso può essere fatto anche per le emozioni e le sensazioni. Infatti, quando ti succede qualcosa di spiacevole nella vita potresti concentrarti sull’idea che il dolore passi alla svelta, ma è sbagliato. Anziché concentrarti sulla fine tristezza o sulla fine sofferenza, metti tutte le tue energie pensando alla felicità e al piacere, solo in questo modo riuscirai a migliorare la tua situazione emotiva

Quindi quando qualcosa nella tua vita, che sia una situazione, una persona o un’emozione, non ti è gradevole e ti sembra un problema, dovresti darle poco peso focalizzandoti su quello che vorresti essere

È importante che tu riesca a cambiare il tuo modello di pensiero, altrimenti rimarrai intrappolato sempre più spesso in dinamiche e circoli viziosi che non ti porteranno da nessuna parte. Se riuscirai a cambiare il tuo modello mentale riuscirai anche a essere padrone totale della tua realtà: sarai tu a decidere il tuo destino e il tuo futuro. 

Dal Sito: aprilamente.info 

Lettera d'amore per te che ti preoccupi sempre per tutti e mai per te stessa


Questa è per te.

Per te che hai il cuore pieno di amore.
Talmente tanto, che non c’è abbastanza spazio per conservarlo. Devi donarlo.

La nostra è una società quasi alla deriva, ci prendiamo gioco gli uni degli altri. Ci prendiamo gioco anche di noi stessi.

I sentimenti delicati vengono derisi spesso, amare sembra una debolezza che non è ammesso concedersi.

Hai provato anche tu ad indurire il tuo cuore, a vivere in superficie, a praticare l’indifferenza. Ma non ci sei riuscita. Probabilmente non ci riuscirai mai.

E allora non vergognarti. Non permettere a nessuno di prendersi gioco di te perché hai dei sentimenti, perché li manifesti. Perché continui ad amare.

Nonostante tutto quello che hai vissuto, sei rimasta dolce. Sei rimasta te stessa.
Questo è ciò che sei: semplicemente te stessa.
Questo è ciò che ti rende bella.

Ti preoccupi per il tuo prossimo, ami con forza, doni a pieni a mani. Sei speciale. Non permettere che il mondo ti derubi di quel che sei.

Sei qualcuno che darà anche a costo di rimanere senza.
Darai tutto ciò che hai finché non avrai più niente.

Sono in molti a considerare questo tuo modo di essere una debolezza, uno svantaggio. E ne hanno fatto una scusa perfetta per allontanarsi da te.

So che ti sei chiesta il perché. Vederli andar via è stato doloroso. Perché qualcuno al quale tenevi tanto ti trattava così?

Eppure hai cercato di giustificarli. Tu e la “mania”di continuare a vedere il buono in tutti.
Dici a te stessa che forse capiranno, forse cambieranno, anche se fondamentalmente, sai che non accadrà.

Hai dato loro tutto ciò che avevi, si sono presi tutto e se ne sono andati.

Se dovesse accadere di nuovo, ricorda che non sei un riflesso di coloro che non sono in grado di amarti.

Il modo in cui le persone ti trattano, non definisce chi sei.

Dillo a te stessa ogni giorno, ancora e ancora, finché questa idea non ti lascerà più.

Ricorda che sei oro mia cara e che a volte le persone preferiscono altro o non sono in grado di vedere ciò che brilla perché vivono con gli occhi chiusi. Peccato. Per loro.

So che ti senti in colpa quando sei costretta a dire di no. So che soffri quando non puoi aiutare le persone che ami. Ma devi capire che se non puoi aiutarli in questo momento, non è la fine del mondo.

Ricorda, non c’è nulla di male nel dire di no. Non devi prenderti cura di tutti costantemente.

Non c’è niente di male nel rifiutare un invito, una telefonata, qualsiasi cosa… se hai bisogno di star sola con te stessa. Se hai bisogno di riprendere fiato.

Non puoi sempre mettere a tacere i tuoi bisogni, le tue necessità, non puoi dimenticarti di te stessa.

So che spesso è più facile a dirsi che a farsi, ma per favore, prova!

Devi a te stessa lo stesso amore che doni agli altri.
E così della pazienza, della dolcezza. Devi a te stessa il rispetto e l’attenzione che riservi agli altri.

Amare te stessa ti permetterà di amare meglio anche gli altri, di distinguere meglio chi tiene a te da chi vuole semplicemente usarti.

Pensaci. Ed abbi cura di te.


Dal Sito: giornodopogiorno.org 

Nessuno è fatto di ferro. Non importa quanto grande sei, ogni tanto avrai comunque bisogno di tenerezza


Nessuno è fatto di ferro. Per quanto ci piaccia apparire sempre forti e indipendenti. Fieri e orgogliosi. Di tanto in tanto, dentro di noi, si fa strada il bisogno di tenerezza. Di affetto, di essere abbracciati a lungo.

La nostra vita inizia nel grembo materno dove siamo protetti, desiderati, avvolti dall’amore e dalla dedizione. Crescendo tutto questo cambia forma, modalità, ma continua ad avvolgerci. Continuiamo a ricevere cure, attenzioni. A vivere momenti di tenerezza insieme a parenti e amici.

È da adulti che molto spesso il bisogno di affetto viene visto come una debolezza. Una fragilità da nascondere. Da mettere a tacere ad ogni costo. La società moderna, caotica e frettolosa, infarcita di falsi valori, ci vuole tutti forti e indistruttibili.

Eppure non lo siamo. Nessuno è fatto di ferro. Nessuno può escludere completamente dalla propria vita i sentimenti. Le emozioni.  Ma anche le fragilità, il bisogno e i desideri.

E allora non aver paura, almeno di tanto in tanto, di mostrare il tuo lato più umano. Quello più sensibile. Quello che ti fa desiderare un’attenzione in più, una coccola, qualche momento di intensa dolcezza.

Per quanto libertà, forza e indipendenza siano traguardi importanti, non devono mortificare sentimenti ed emozioni. Non devono per essere realmente completi.

Nessuno è fatto di ferro, tutti siamo uomini

Uomini e donne dotati oltre che dalla mente, da un cuore. Usiamolo. Lasciamolo esprimere. Meritiamo di essere felici, non solo realizzati.

Certo, si può camminare anche da soli, ma con accanto qualcuno si va più lontano, recitava un vecchio proverbio.

Meritiamo di concedere a noi stessi il nutrimento per l’anima. Quella carezza che manca da troppo tempo. Quel lampo di tenerezza nella giungla della quotidianità. Perché nessuno è fatto di ferro, ma lo abbiamo dimenticato.


Dal Sito: giornodopogiorno.org 

Benedetti coloro che cercano di aumentare l’autostima delle persone, perché non nutrono invidia e non usano il sarcasmo




“Quello che gli altri pensano di te è un problema loro”. Così la pensava Charlie Chaplin e sicuramente aveva ragione da vendere. L’autostima di ogni persona è una ricchezza che va preservata.

E per questo benedetti coloro che cercano di aumentare l’autostima delle persone, perché non nutrono invidia, non praticano il sarcasmo. Non spegnono per cercare di brillare maggiormente.

Frequentare amici, colleghi capaci di non abbattere la considerazione che ognuno ha di sé, l’autostima appunto, è oggigiorno una delle cose più preziose che dobbiamo conservare.

Sempre più spesso i nostri rapporti sociali sono intrisi di invidia, giudizio, sarcasmo.

Gli specchi che rimandano ad ognuno di noi l’idea che gli altri hanno del nostro lavoro, della nostra immagine sono specchi fasulli.

Immagini che ci ritornano deformate da sentimenti negativi e che incidono profondamente nella nostra autostima.

Benedetti coloro che cercano di aumentare l’autostima delle persone

Per questo avere relazioni sane, rapporti fondati sul rispetto e sulla tolleranza sono oggi fondamentali per mantenere integra la fiducia in se stessi.

Rincorrere chimere molte volte artefatte, sogni di ricchezza mostrati con prepotenza e senza alcun tatto è quanto di più dannoso possa capitare.

L’autostima personale è un traguardo che si nutre del viaggio quotidiano che ogni persona compie nella propria vita.

Un percorso sempre più spesso in salita, duro, accidentato. Il percorso però che riesce a plasmare persone vere e non marionette da rotocalchi.

Non tutti accettano la propria condizione, e sono cosi disposti a svendere valori come onestà, impegno, integrità pur di prendere la prima scorciatoia utile.

Una taglia di abbigliamento, l’automobile che si guida, le vacanze che si fanno sono diventate il metro sul quale misurare il proprio valore e l’autostima personale.

Ecco quindi che un sorriso disinteressato, un complimento sincero, l’apprezzamento per l’impegno messo, sono diamanti il cui valore non è barattabile con niente al mondo.

In un mondo pieno di persone che cercano di spingerci nel buio, chiunque ci sollevi è luce da preservare, mantenere, valorizzare e amare dal profondo del cuore.

È compito di ognuno allora saper scegliere chi frequentare e perché. Consapevoli che spesso le sirene della ribalta nascondono trappole tanto feroci quanto inaspettate.

Dal Sito: giornodopogiorno.org

sabato 22 agosto 2020

Nell'ipocondriaco un doloretto diventa un malanno, ma è sempre uno stato di sofferenza




L'ipocondria è una vera e propria patologia che si ritrova in chi abbina un piccolo dolore a una grande malattia, nei grandi consumatori di riviste mediche, nella consultazione di migliaia di pagine e siti internet con domande e risposte sulle sindromi più improbabili. Circa il 20 - 30% delle persone sane presentano periodicamente preoccupazioni eccessive sul proprio stato di salute e dal 30 all'80% di chi si rivolge al medico, lamenta sintomi che non hanno riscontri obiettivi. Ma è sempre uno stato di sofferenza.

La malattia colpisce in eguale misura uomini e donne e così pure per l'età. Esistono dei fattori che possono incrementare il rischio di sviluppare l'ipocondria, come l'aver avuto un problema di salute importante nella infanzia, parenti affetti da patologie gravi o la morte di una persona cara.

La gravità del disturbo è direttamente proporzionale al grado di convinzione di essere in pericolo di vita, cioè strettamente legato al modo di interpretare il proprio stato di salute e al significato che si attribuisce alle sensazioni corporee.

La diagnosi di ipocondria, non è facile; chi ritiene di essere ammalato nel fisico, accetta con grande difficoltà di soffrire nello spirito.

Nessun trattamento psichiatrico dovrebbe essere iniziato prima di aver escluso malattie fisiche. Il fulcro generale dell'ansia per la salute nasce dalla preoccupazione di avere una malattia fisica e di essere in pericolo di vita, quindi è abbastanza normale aspettarsi una certa incredulità nei confronti di un trattamento che ha lo scopo di interrompere la preoccupazione.

L'ipocondria si cura e sono disponibili terapie efficaci, sia farmacologiche che psicoterapiche. I dati più significativi si riferiscono alle terapie ad orientamento cognitivo comportamentale che dovrebbero essere considerate di prima scelta.

La patologia, in una diversa gradualità di forme e sintomi è molto diffusa. Spesso, alcune persone tengono le medicine in uso, nelle tasche, oppure, riforniscono spazi nei mobiletti di casa di ampie forniture di farmaci, di vario genere, tenuti per affrontare eventuali necessità o emergenze!

"Il malato immaginario" di Molière (Jean Baptiste Poquelin, drammaturgo francese) è un concentrato di paradossi terapeutici e assurdità farmacologiche, perché Argante, il protagonista, credulone beffato, un uomo ricco che vive circondato da medici e farmacisti imbroglioni e che si crede perennemente malato, in realtà, non soffre nel fisico, ma nell'animo. La sua patologia si chiama "male di vivere" e proprio la maniacale ricerca di conferme alla gravità al proprio stato di salute è a suo modo patologica e molti guardano all'ipocondriaco come ad un malato immaginario - spiegano gli psichiatri e psicoterapeuti.

La realtà è invece molto diversa: l'ipocondria determina un reale stato di sofferenza, però, mentre il soggetto lo attribuisce alla presenza di un disturbo organico, il problema ha una origine prevalentemente psicogena e si può parlare di un disturbo d'ansia per la salute.

L'Argante di Molière evidenzia che le malattie, anche quelle solo immaginarie, indeboliscono il fisico e alleggeriscono le tasche...Il rimedio consiste nel coraggio della realtà, nell'amore di parenti affezionati e veri amici.

In letteratura sono celebri gli eccessi del pianista canadese Glenn Gould che, ossessionato dai germi, vestiva pesante anche d'estate e non stringeva la mano a nessuno. Il biologo Charles Darwin conviveva con attacchi di panico e disturbi gastrici attribuiti ad un parassita tropicale.

Florence Nightingale, subì gli effetti di un misterioso virus contratto in Crimea, la cosa non gli impedì di vivere 90 anni, ponendo le basi dell'Assistenza infermieristica moderna.


Dal Sito: ilpiacenza.it

Cos'è la depressione estiva: l'effetto dell'estate su ansia e umore


Effetto estate su ansia e umore: cos’è la depressione estiva

La bella stagione può peggiorare i sintomi ansiosi e depressivi, per un mix di fattori fisici e sociali. La psicologa ci spiega i meccanismi che si innescano

Contrariamente a quanto ci aspetteremmo, l’estate ha un impatto emotivamente disturbante su molte persone. Estate non significa relax, come siamo soliti pensare, anzi: nella stagione più calda aumenta in modo significativo il consumo di farmaci ansiolitici, di antidepressivi, di alcol e sostanze. 
Sono soprattutto coloro che soffrono di disturbi dell’umore e d’ansia a risentire negativamente della bella stagione, ma anche chi non ha un disturbo conclamato può percepire un senso di disagio.

Esiste anche una depressione che si manifesta tipicamente d’estate, e che presenta delle peculiarità rispetto alla depressione più “classica” che tende a manifestarsi più spesso nei mesi freddi. Mentre nella depressione più frequente nei mesi autunnali ed invernali predominano aumento del sonno e dell’appetito, nella depressione estiva si riscontrano più spesso insonnia e calo dell’appetito
In coloro che soffrono di depressione estiva, in più, la percezione della spensieratezza e del divertimento degli altri può procurare disagio, accentuare la sensazione di essere diversi e spingere ulteriormente all’isolamento sociale, che è già caratteristico dei disturbi depressivi.

Quali sono i fattori che determinano l’insorgenza di depressione nei mesi più caldi? L’aumentata esposizione alla luce solare viene chiamata in causa in quanto influenza la produzione di melatonina e serotonina. Ci si aspetterebbe che un loro aumento faccia migliorare la depressione, come in effetti accade in molte persone depresse, ma non in chi soffre di depressione estiva. D’altra parte, pure l’opposto, ovvero un calo della luce solare disponibile in autunno, viene ritenuto responsabile della depressione autunnale. 
Il fattore determinante sembra essere allora non tanto l’aumento o la diminuzione di queste sostanze in relazione alle variazioni della quantità di luce, ma piuttosto il cambiamento troppo improvviso del bioritmo, sia in un senso che nell’altro. Il ritmo sonno-veglia viene alterato sia quando il foto-periodo si accorcia, in autunno, sia quando si allunga in estate. Alcune persone sono più predisposte a risentire dell’uno, alcune dell’altro. D’estate, alla maggiore luce si aggiungono  l’aumento della temperatura e dell’umidità, tutti fattori che influenzano il ciclo sonno-veglia e di conseguenza l’umore.


Il caldo può peggiorare i sintomi di chi soffre di disturbi dell’umore perché di per sé provoca spossatezza, svogliatezza, disturbi del sonno e dell’appetito che sono anche sintomi propri della depressione. Ma soprattutto, il caldo provoca tachicardia, sudorazione, calo della pressione che a sua volta può indurre agitazione e confusione mentale. Tutte queste modificazioni corporee sono simili ai sintomi dell’ansia e del panico e si sovrappongono ad essi, esacerbandoli. 
Chi soffre di attacchi di panico tende ad attribuire un significato patologico a sensazioni corporee che possono essere di per sé fisiologiche, innocue e casuali, ma è l’interpretazione di queste sensazioni come qualcosa di minaccioso e pericoloso che attiva un’escalation di ansia fino all’attacco di panico. Il caldo offre molteplici stimoli da cui può innescarsi un attacco: la spossatezza, l’affanno, i giramenti di testa possono scatenare il pensiero che stia avvenendo qualcosa di grave e vengono caricati di un significato patologico.

D’estate l’ansia può aumentare perché con le giornate più lunghe e il maggior tempo a disposizione aumentano potenzialmente anche le attività, gli impegni e le energie a disposizione, provocando una maggiore irrequietezza. 
D’altra parte le persone vanno in ferie, i negozi chiudono, i programmi televisivi abituali vengono sospesi, venendo a mancare gli abituali punti di riferimento. Le vacanze sono per la maggior parte delle persone un momento a lungo sospirato, ma per alcune che soffrono di ansia e depressione sono un fattore di stress, in quanto richiedono di cambiare le abitudini, i ritmi, lasciare l’ambiente protetto della propria casa e dei luoghi familiari, la sensazione di controllo che deriva dall’avere le giornate scandite in modo sempre uguale e già organizzato secondo programmi predefiniti. Vengono a galla l’ansia da vacanza, le fobie relative ai mezzi di trasporto.

D’estate la pressione sociale al divertimento è maggiore, l’isolamento della persona depressa si nota anche di più e si moltiplicano le esortazioni degli altri a uscire. Tuttavia, uscire e frequentare persone in occasioni sociali richiedono energie che in chi è depresso sono già ridotte. 
Inoltre, chi soffre di depressione e ansia tende a confrontarsi con gli altri con una percezione distorta, per cui le altre persone appaiono sempre migliori di sé, più felici, più serene, meno problematiche, più sane. In un circolo vizioso, questa convinzione rigida e distorta induce ulteriormente a chiudersi in sé ed evitare i contatti, per sfuggire a un confronto che, nella propria mente, rimarca la propria condizione di sofferenza ed espone a un possibile giudizio negativo.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta

Dal Sito: centropagina.it


SELENA GOMEZ: DOLOROSE CONFESSIONI TRA LOCKDOWN E DISTURBO BIPOLARE



Il 2020 si sta rivelando un anno difficile per moltissimi. Selena Gomez, ad esempio, ha recentemente parlato delle sfide affrontate, dovute al fatto che si è trovata in isolamento subito dopo che le è stato diagnosticato un disturbo bipolare. L’attrice e cantante Selena Gomez ha rivelato che, come per tanti altri americani, il blocco di vita, lavoro e tempo libero imposto dalla pandemia ha avuto un impatto negativo sulla sua salute mentale.
Ad aprile la star aveva condiviso la diagnosi del suo disturbo, spiegando come esso porti a sbalzi emotivi, ossessioni o depressione. Anche Kanye West ne soffre. “Non è facile per nessuno vivere attraverso quello che stiamo passando” ha dichiarato. “Non è una situazione normale e colpisce le persone; in particolare quando ci sono questioni di salute mentale ci si trova a pensare cose che non avresti mai immaginato di poter pensare”.

“Ero andata in trattamento un paio di volte per l’ansia e per la depressione, e per altre cose contro cui avevo lottato”, ha raccontato. “Recentemente, sono andata in uno dei migliori ospedali psichiatrici d’America, il McLean Hospital, e ho discusso del fatto che, dopo anni passati attraverso molte cose diverse, mi sono resa conto di essere bipolare”, ha continuato. Nel 2017 Selena aveva raccontato di aver lottato contro ansia, depressione e attacchi di panico.

Ma Selena è forte, e soprattutto non è sola. Per far fronte alle difficoltà durante la pandemia, la cantante si è affidata alla terapia e ai suoi amici per ricevere supporto. “È stato difficile, ma ho cercato di trovare ciò di cui avevo bisogno per superare la cosa. Ho grandi amici e vedo un terapista e mantengo la mia mente positiva. Ho imparato così tanto su me stessa”, ha raccontato.

Dal Sito: rumors.it

Come aiutare qualcuno con un attacco di panico




Come aiutare qualcuno con un attacco di panico? Qualcuno che conoscete ha avuto un attacco di panico e non sapevate che fare? Innanzitutto, rilassatevi. L’attacco di panico non è niente di percoloso, sebbene per chi lo sperimenti, non sia di certo piacevole.

La sensazione è quella di essere in pericolo. In pratica, si attiva un allarme nel nostro cervello. L’allarme ci fa reagire come di fronte ad un pericolo di morte. Dopo il primo episodio, è possibile che si sviluppi dell’ansia anticipatoria. In pratica, si comincia ad avere timore di avere un attacco di panico, il che porta inevitabilmente ad evitare situazioni che potrebbero fare da innsesco. In casi gravi, porta alla reclusione e alla despressione.

I sintomi

Alcuni tra i sintomi sono iperventilazione, tachicardia, oppressione al petto o sensazione di non riuscire a respirare, torpore e sbandamento. Non sempre questi sintomi risultano visibili all’esterno. Una persona potrebbe apparirci completamente normale e a posto. Ma potrebbe stare avendo un attacco di panico nello stesso momento.

Vediamo dunque cosa fare.

Cosa fare se stai avendo un attacco di panico

Innanzitutto, cerca di ragionare lucidamente. Cerca di concentrarti sul fatto che quello che stai sentendo non deriva da un pericolo reale. Evita di spaventarti ancora di più pensando alla paura che stai provando. Fai respiri profondi. Sedersi o stendersi è un’ottima soluzione.

Cerca di comunicare. Cercare aiuto è sempre un’ottima cosa. Concentrati sul descrivere a qualcuno cosa stai sperimentando e cosa pensi di avere bisogno. Descrivere le sensazioni può aiutare a riportare la mente in uno stato di calma e razionalità.

Come aiutare qualcuno con un attacco di panico

Innanzitutto, se vedi qualcuno che si sente male, cerca di capire cosa sta succedendo e non intervenire alla cieca. Rimani calmo. Senza urlare, fai delle domande e instaura un contatto con la persona. Attenzione, alcune persone che sperimentano attacchi di panico non vogliono essere toccate durante un episodio. Prima di buttarvi in un abbraccio, chiedete se il contatto potrebbe aiutare o meno. Il rischio è che la persona reagisca in preda al panico e vi tiri un pugno involontariamente.

La cosa più importante da fare è ascoltare. Cercate gentilmente di far parlare la persona chiedendole di descrivere ciò che sente e cosa la potrebbe far star meglio.

Il disturbo

Una volta passato l’attacco (la durata varia da persona a persona, ma di solito si parla di qualche minuto), non sottovalutate l’esperienza. Potrebbe essere stato un caso isolato oppure no. Il rischio è che se sottovalutato, si possa trasformare in un disturbo psicologico serio che vi renderà la vita molto difficile.

Il disturbo da attacchi di panico è uno dei disturbi psicologici più diffusi in Italia. Già nel 2013, l’ALPA – Associazione Liberi dal Panico e dall’Ansia stimava che oltre 10 milioni di italiani avevano sperimentato almeno una volta nella vita un attacco di panico. Tra il 12 e il 38% di questi, vede il disturbo scomparire. Ma per il 20% si tratta di un problema grave. Dopo il trauma del lockdown, i numeri sono cresciuti.

Lo stigma sui disturbi psicologici non aiuta. Spesso chi sperimenta o vede qualcuno in preda ad un attacco di panico, sottostima la situazione. In casi gravi, si può arrivare al trattamento farmacologico con farmaci che agiscono sulla serotonina, rigorosamente dietro ricetta medica. Ai farmaci, si combina anche un trattamento di psicoterapia cognitivo-comportamentale.


Dal Sito: proiezionidiborsa.it

Per essere felice devi allontanarti dalle persone negative



Anche a te nella vita sarà capitato di trovarti in compagnia di persone non proprio solari, anzi decisamente tossiche per la tua salute emotiva. Sono persone che a vario titolo cercano di affossare chi gli sta intorno: potrebbero farlo in modo esplicito, magari mostrandosi aggressive nei tuoi confronti o insultandoti, ma potrebbero anche utilizzare metodi più discreti come la manipolazione, il controllo o il ricatto emotivo. 

Esistono anche individui che per quanto non si possono definire a priori malvagi, sicuramente prediligono atteggiamenti scortesi e offensivi

Purtroppo, può capitare che le persone negative assumano comportamenti di facciata per nascondere la loro vera identità: a primo impatto potrebbero sembrarti persone affabili e gentili, capaci di aiutarti e di farti complimenti anche quando non te li meriti. In questi casi diventa più difficile identificarle e riconoscerle in tempo, potrebbe addirittura capitare che prima di vedere la loro reale natura tu abbia già stabilito un legame profondo con questi individui. 

Potrebbero essere amici, familiari o colleghi di lavoro, ma può capitare anche che tu, di queste persone, ti sia innamorato. Vivere una relazione con una persona tossica è estremamente problematico: il tuo affetto nei suoi confronti sarà sincero ma non sarà ricambiato. Nonostante ciò, il partner tossico, ti farà sempre credere di essere tu stesso il responsabile per tutto quello che di negativo capita alla coppia. Proprio per questo motivo è così difficile riuscire a liberarsi da loro giogo

Caratterizzare tutte le diverse personalità delle persone tossiche è ovviamente impossibile: dipende dalla situazione, dal tipo di rapporto e dalla storia personale di questi individui. Però possiamo trattare alcuni profili e darti un’idea delle situazioni da cui dovresti assolutamente allontanarti. 

Una delle tipologie di persone da cui devi prendere le distanze è quella che critica aspramente. Per fortuna è un atteggiamento piuttosto palese ed evidente, quindi non avrai difficoltà a riconoscerlo. Queste persone tendono a criticare chi hanno intorno non per stimolarlo a migliorare o per dargli il giusto consiglio, lo criticheranno solo per il gusto di farlo. Un po’ come se volessero vanificare tutti gli sforzi delle persone che hanno intorno.

Faresti bene anche ad allontanarti da tutte le persone a cui evidentemente non sei simpatico. Si tratta d’individui che porteranno negatività nella tua vita, solo per il fatto che non ti comprendono o non ti apprezzano. Anche questo è un caso in cui la negatività è piuttosto evidente quindi non farai fatica a riconoscerla. È inutile sforzarsi di essere simpatico a queste persone, si tratta di un’affinità che non c’è. Non puoi farci nulla. In questi casi è importante concentrarti sul fatto che essere simpatici a tutti è semplicemente impossibile. Cerca di porre tutta la tua attenzione sulle persone che ti apprezzano e ti rispettano.

Tra le persone che dovresti allontanare rientrano anche gli approfittatori, ovvero coloro che tramite la tua compassione o il tuo senso di colpa, cercano di ottenere aiuto e benefici. Si tratta di personalità davvero tossiche che purtroppo riescono a dissimulare molto bene il loro carattere negativo sfruttando l’immagine della vittima. Questi individui cercheranno sempre di manipolarti per farti sentire in difetto o dipendente da loro. Sfrutteranno il tuo buon cuore per ottenere ciò che vogliono e per controllarti. Prima riuscirai ad allontanarti da questo tipo di persone, meglio sarà. Infine c’è un’altra tipologia di persone tossiche da cui dovresti prendere le distanze alla svelta: quelli che non escono mai dalla loro routine e dalla loro zona comfort. Sono individui incapaci di vivere la vita appieno, che hanno quasi paura di emozioni e avventure. Rimanendo legato a questi individui non riuscirai a esprimere tutte le tue potenzialità e farai pochissime esperienze di vita.


Dal Sito: aprilamente.info 

Più riuscirai a ignorare le persone, più potrai essere felice


C’è un aneddoto interessante nel Buddismo che ti insegna a ignorare le persone che non meritano la tua attenzione. Inizia con il leggere l’aneddoto, poi ne parliamo.

“Un uomo si avvicinò a Buddha e ai suoi discepoli, senza dirgli nulla sputò in faccia al maestro. I discepoli si arrabbiano molto e uno di loro disse: “Maestro dammi il permesso di dare a quest’uomo ciò che merita”. Buddha si asciugò e con calma rispose al discepolo: “No, fermati. Parlo io”. Così Buddha, unendo le mani in segno di preghiera, si rivolse all’uomo: “Ti ringrazio perché con il tuo gesto hai dimostrato che la rabbia ormai ha abbandonato il mio corpo. Ti sono davvero grato. Inoltre il tuo gesto ha mostrato ai miei discepoli che loro possono essere ancora travolti dall’ira. Grazie, ti siamo tutti molto grati.”

Siamo spesso abituati a prendercela troppo per persone che invece dovremmo completamente ignorare. Anche tu sicuramente hai portato avanti, o forse lo stai ancora facendo, dei rapporti sociali tossici. 

Potrebbe essere la relazione con il partner, con un familiare, un amico o un collega sul luogo di lavoro, non importa. L’importante è che tu riesca a identificare tutte quelle relazioni che non ti portano altro che guai. 

È inutile sprecare energie per persone che semplicemente non lo meritano. Se reagirai a provocazioni e insulti, cercando vendetta, non farai altro che alimentare sentimenti e sensazioni velenosi per il tuo animo. Ricordati che ogni volta che desideri sopraffare la persona che hai davanti, in realtà vuoi solo proteggere te stesso: hai paura che non rispondendo a un affronto apparirai debole oppure temi che quell’affronto possa essere ripetuto o chissà cos’altro. Si tratta di situazioni in cui a vincere non sarà nessunoperché darai vita a un circolo vizioso potenzialmente infinito. 

Al contrario, se riuscirai a ignorare chi hai davanti e le sue azioni, riuscirai anche a creare un’aura positiva che influenzerà il tuo essere e ti darà sollievo, pace e felicità

La prima cosa che devi riuscire ad arginare e ignorare sono le manipolazioni da parte degli altri. Ci sarà sempre qualcuno durante la tua vita che cercherà di controllare i tuoi atteggiamenti tramite ricatti e manipolazioni emotive. Prima riuscirai a identificare questi comportamenti, prima riuscirai a uscire dalla spirale di manipolazione. Essere consapevole di quello che sta accadendo ti permetterà di valutare attentamente le tue responsabilità e i tuoi sensi di colpa, così che tu possa prendere una decisione che sia veramente tua e non indotta da altri. Ignora chiunque cerchi di manipolarti.

Un’altra categoria di persone che devi assolutamente imparare a ignorare solo quelle che si divertono a criticare il prossimo. Non parlo di chi cerca di darti consigli o farti critiche costruttive, sto parlando di tutte quelle persone a cui piace far sentire inferiore chi hanno intorno. Non permettere a questa gente di giudicarti, loro non sono meglio di te e anche se lo fossero non c’è problema: tu devi rispondere esclusivamente a te stesso. Ignora chiunque dia giudizi senza conoscere te e la tua situazione, non farti danneggiare dalle loro parole e dalle loro azioni.A proposito di azioni, ci sono persone che amano comportarsi male: non è giusto dire che esistono persone totalmente malvagie, ma alcuni individui sembrano preferire comportamenti scortesi e offensivi. Devi assolutamente imparare a ignorare anche questa tipologia di esseri umani. Se le loro azioni riusciranno a destabilizzarti o a danneggiarti, loro ne trarranno gioia. Devi ricordarti che sei tu a permettergli di farlo: quando decidi d’ignorarle, perdono la loro capacità di farti del male.


Dal Sito: aprilamente.info 

Arrabbiarsi sempre non ha senso: prova ad allontanarti



Ci sono diverse situazioni nella vita in cui allontanarsi è molto meglio che sprecare energie arrabbiandosi. Anche tu avrai dovuto affrontare numerose difficoltà e, se riuscirai a crescere emotivamente, riuscirai anche gestire il tuo malessere nel modo migliore. Il distacco emotivoinfatti è una capacità che ci permette di percepire il mondo in modo diverso, perché fa sì che le emozioni negative non riescano a dominarci. 

Se riuscirai ad allontanarti dai sentimenti controproducenti riuscirai anche a usare le tue energie per qualcosa di più positivo che ti permetterà di esprimere al meglio te stesso. Per realizzare azioni coerenti con le emozioni che proviamo, il distacco emotivo è il modo migliore.

Come si fa a praticare il distacco emotivo

Ovviamente non esiste una regola unica per mettere in pratica questa tecnica a comando, devi allenare la tua capacità. La tua risposta a situazioni complicate dipenderà sempre da fattori personali, dalle circostanze e soprattutto dalle persone che hai davanti.

Ovviamente prendere il distacco da amici, familiari, partner o qualsiasi altra persona che ti è molto cara, non è affatto facile e non puoi riuscirci da un giorno all’altro senza soffrire. Se riuscirai ad allontanarti un attimo da queste situazioni, riuscirai anche a vederle nel loro insieme: guardandole da lontano riuscirai a capire se sono necessarie alla tua vita o se invece ti stanno solo danneggiando

In ogni caso è importante che tu ti prenda il tempo per raffreddare le emozioni negative in caso di avvenimenti inaspettati: quando ti succede qualcosa di brutto, ad esempio quando subisci un affronto, le emozioni montano rapidamente e nel giro di poco tempo ti trovi accecato dalla rabbia. In quei momenti non devi assolutamente prendere delle decisioni, perché non sarebbero dettate dal tuo raziocinio. Lo stesso discorso vale anche per le emozioni positive in realtà, perché anche un eccesso di allegria può portare a decisioni sbagliate.

Non prendere decisioni importanti quando sei in balia di emozioni temporanee. Se sei arrabbiato cerca di allontanarti piuttosto d’insultare una persona importante per te. Trova il tuo modo per rilassarti, ne esistono tantissimi: fatti una passeggiata, disegna o semplicemente non farti vedere per qualche tempo, qualsiasi cosa va bene. 

Se continuerai a mettere in pratica questa tecnica, ben presto tutto quello che ti faceva perdere le staffe inizierà a sembrarti una piccolezza. Semplicemente imparerai a distinguere le situazioni per cui vale la pena provare sentimenti intensi e quelle che invece sono solo aspetti collaterali della tua vita e non meritano la tua attenzione.

Riuscire a non essere controllati dalle proprie emozioni è possibile ma richiede allenamento e costanza.

I benefici del distacco emotivo

Quando sarai riuscito a creare una distanza emotiva da quello che ti è accaduto riuscirai ad ascoltare ciò che realmente desideri e consideri giusto secondo i tuoi valori. Quando l’emozione intensa svanisce lascia spazio al tuo vero io: cerca di fidarti di queste intuizioni perché sono molto più durature e profonde delle emozioni temporanee.

A questo punto ti sarà possibile prendere decisioni molto più coerenti con i tuoi pensieri e con le tue emozioni, perciò ne sarai soddisfatto anche sul lungo periodo. Praticando il distacco emotivo capirai cosa merita la tua attenzione e riuscirai a non soffrire per eventi collaterali che forse nemmeno puoi controllare appieno.In generale, possiamo dire che davanti a una situazione scomoda sarai sempre tentato di lasciarti trasportare da emozioni troppo intense, ma prima di prendere decisioni importanti è bene che tu metta in pratica il distacco emotivo. In questo modo tutte le tue decisioni e le tue relazioni saranno soggette alla parte più autentica di te e non alle emozioni passeggere che ti accecano per breve tempo.


Dal Sito: aprilamente.info 

Quattro motivi per i quali a volte dovresti essere egoista





A volte dovresti essere più egoista e questi sono i motivi per i quali dovresti far prevalere i tuoi interessi rispetto a quelli degli altri.

Essere egoista, una cosa che ci insegnano a non fare mai. Eppure secondo gli esperti esistono dei casi e dei motivi per i quali a volte bisognerebbe imparare ad essere più egoisti.

Prendersi cura di se stessi e della propria felicità non dovrebbe intaccare i nostri rapporti, anche se sappiamo bene che la vita non è poi così facile. Vediamo quindi insieme 4 motivi per i quali dovresti essere più egoista.

4 motivi per essere egoista

Il primo motivo per il quale bisognerebbe imparare ad essere un po’ egoisti è quando abbiamo bisogno di riposo. A volte per accontentare tutti, per aiutare tutti o per stare dietro a tutte le richieste degli altri, ci dimentichiamo che siamo esseri umani e che, come tutti, abbiamo bisogno di riposare.

Ecco, in questi casi dobbiamo ricordarci di metterci al primo posto. Quando il nostro fisico chiede una pausa, dobbiamo essere in grado di dargliela. Dobbiamo riposarci, anche a discapito degli altri.

Anche quando abbiamo bisogno di stare da soli dobbiamo essere un po’ egoisti. Se un giorno non abbiamo voglia di uscire, ma desideriamo goderci un bel film a casa nostra da soli, non dobbiamo avere paura di dirlo. Non dimenticate, non solo il bisogno di solitudine è del tutto normale, ma ci fa anche molto bene!

Dovete cercare di essere un po’ egoisti anche dopo i grandi cambiamenti della vita. Quando si perde il lavoro, l’amore o qualcuno al quale teniamo particolarmente. In questi casi, non dimentichiamoci di pensare prima a noi stessi e poi a tutti gli altri.

In ultimo, ricordatevi di essere egoisti quando avete la sensazione di dare troppo a qualcuno che non vi merita.Se non vi sentite ricambiati in un rapporto, cercate di darvi qualche limite, di imporvi un freno.

sabato 15 agosto 2020

Il mare è una vera e propria medicina gratuita: ecco tutti i benefici per la salute




Trascorrere una vacanza al mare ci consente di staccare la spina e rilassarci ma la vicinanza con l’acqua e la presenza del sole ci offrono anche una serie di altri benefici per la salute. Scopriamo allora perché il mare può essere considerato una vera e propria medicina!
Il mare è senza dubbio la metà più ambita per le vacanze estive, una scelta azzeccata sotto tanti punti di vista considerato anche che non si tratta solo di divertimento ma che a beneficiarne è la salute di grandi e piccini.

Ma quali sono i vantaggi che ottiene chi trascorre qualche ora (o meglio qualche giorno) al mare?

Fare il pieno di vitamina D

Il sole ci permette di sintetizzare la vitamina D, una sostanza molto importante per il nostro organismo (è essenziale per la salute delle ossa, aiuta ad avere una pelle sana e può anche migliorare le funzioni mentali). Del resto difficilmente riusciamo a raggiungere il fabbisogno di questa vitamina ricavandolo dalla sola alimentazione. Ecco allora che trascorrere del tempo al mare ci permette di fare il pieno di questa sostanza. I filtri solari rendono però impossibile la sintesi della Vitamina D, dunque nelle ore meno calde della giornata è bene prendere il sole senza protezione per circa 15-20 minuti.

Pelle più sana e giovane

La sabbia bagnata agisce come un esfoliante naturale e rimuove le cellule morte dai piedi lasciando la pelle morbida, sana e ringiovanita. Il modo ideale per godere di questo beneficio è fare una passeggiata quotidiana sulla sabbia morbida vicino alla riva. C’è da dire inoltre che l’acqua di mare contribuisce a migliorare l’elasticità della pelle. Questa infatti è piena di minerali dal potere anti-age. Anche i raggi UV del sole agiscono sulla pelle asciugandola e questo può essere di grande aiuto soprattutto per le persone che soffrono di psoriasi e altre problematiche dermatologiche.

Migliora depressione e l’umore

Il mare e il sole sono potenti antidepressivi naturali. Trascorrere qualche giorno a contatto con la natura permette di migliorare il tono dell’umore e scacciare via la depressione. Non è un caso che le persone tendono ad essere più felici nei mesi caldi quando vi è per lungo tempo la luce solare, fattore che ha un effetto positivo sullo stress ma anche sul sonno e l’appetito.

Diminuisce i livelli di stress

Sabbia e mare sono ottimi strumenti per staccare la spina dalla quotidianità e diminuire così i livelli di stress che ogni giorno accumuliamo. Sarebbe bene a questo scopo evitare di portare in spiaggia, o quanto meno di stare costantemente incollati, a smartphone e tablet per godere al meglio dei benefici dell’ambiente sul sistema nervoso. Ottimo anche passeggiare, nei nostri piedi tra l’altro vi sono migliaia di terminazioni nervose e camminare sulla sabbia è un sistema per stimolarle compiendo un vero e proprio massaggio.

Calma l’ansia

Il rumore del mare è molto benefico per il nostro sistema nervoso. Ascoltare le onde che si infrangono sulla riva può effettivamente calmare l’ansia e cullarci in uno stato rilassato che permette il rilascio di dopamina e serotonina.

Promuove l’attività fisica

Che sia una passeggiata quotidiana sulla sabbia o dentro l’acqua di mare, che sia nuotare, correre, giocare a beach volley, praticare surf o altro, generalmente durante una vacanza al mare tendiamo a muoverci di più. In questo modo riusciamo a mantenerci meglio in forma ed evitiamo la sedentarietà e l’accumulo di peso. Camminare sulla sabbia è tra l’altro un ottimo esercizio per i muscoli dei piedi alcuni dei quali non si usano quando indossiamo le scarpe.

Aiuta a dimagrire e a combattere la ritenzione idrica

I vantaggi sul corpo di trascorrere qualche giorno al mare possono farsi sentire anche sul giro vita e sulla bellezza delle gambe. Camminare sulla sabbia e dentro l’acqua aiuta infatti a combattere laritenzione idrica e ad aumentare il metabolismo con vantaggi per chi sta a dieta. Ci vuole tra l’altro circa il doppio dell’energia per camminare su una superficie così morbida come quella della sabbia, si compie quindi un ottimo esercizio, si bruciano calorie e si riattiva la circolazione al meglio.

Stimola il sistema immunitario

Come già detto la luce solare ci permette di sintetizzare la vitamina D, sostanza che aiuta a prevenire le malattie autoimmuni. L’acqua marina contiene invece diversi minerali e altri composti che aiutano a rafforzare il sistema immunitario e a liberare il corpo dalle tossine, inoltre aiuta a far guarire tagli e ferite più velocemente. Anche la presenza di iodio nell’aria di mare dà sostegno alle difese naturali del nostro corpo.

Benessere delle vie respiratorie

L’aria di mare è nota per i suoi effetti benefici sul sistema respiratorio. Grazie alla grande quantità di sali minerali che contiene, aiuta la buona salute di bronchi e polmoni e stura il naso fluidificando eventuale muco presente. Migliora così nel complesso la respirazione.

Si dorme meglio

Si dice che il mare stanca e in effetti per la maggior parte delle persone è così, soprattutto per i bambini. Dopo alcune ore trascorse in spiaggia, camminando, facendo altre attività o nuotando, il corpo ha bisogno di riposo e questo favorisce un buon sonno notturno.


Dal Sito: greenme.it