mercoledì 30 ottobre 2019

Perché è importante andare da uno psicologo: eliminiamo gli stereotipi


Siamo tutti consapevoli di quanto sia importante mantenere una buona salute fisica. Eppure, spesso dimentichiamo una parte di noi altrettanto importante: la mente. Come saprete bene, anche la salute mentale influisce sul benessere fisico generale. Avrete sentito dire spesso che lo stato di ansia o le preoccupazioni, per esempio, possono essere somatizzate nel corpo. Non vi sembra, dunque, necessario prestare la dovuta attenzione anche alla nostra igiene mentale?

Per godere di un cervello in salute, prima di tutto è importante fare attenzione ad alcuni fattori che, spesso, passano inosservati. In realtà, identificarli è molto facile, ma per qualche motivo continuiamo comunque a non tenerli in considerazione. Prima o poi, però, questa specie di complice noncuranza ci costerà molto cara. Per questo motivo bisogna iniziare a prendersi cura della propria igiene mentale, mettendo in pratica i consigli che vi illustreremo a seguire.

Una buona igiene mentale si traduce in un maggior benessere

Quanto tempo occupano nella vostra mente le preoccupazioni legate al passato e al futuro? E così, spesso nella nostra testa non rimane quasi posto per il presente. All’improvviso ci accorgiamo di aver inserito il pilota automatico. Giornate senza senso si susseguono una dietro l’altra allo stesso modo, e smettiamo persino di goderci i piccoli piaceri della vita.

È importante imparare a mettere in pratica un’attenzione totalizzante, a concentrarci sul qui e adesso per fuggire da tutti quei pensieri che possono trasformarsi in ossessioni. Se vi è capitato di provare stress per un motivo simile, saprete bene di cosa stiamo parlando. Ma lo ieri non importa, e non importa nemmeno il domani. Spalancate gli occhi sull’oggi e godetevelo.

Oltre a questo primo aspetto, ce n’è un altro importante nelle nostre vite a cui forse non avrete ancora prestato la dovuta attenzione. I rapporti che avete con gli altri vi danno qualcosa o vi privano di qualcosa? Perché date così tanta importanza a qualcuno che non vi corrisponde? Cercate di essere brave persone e di fare contenti tutti, per poi venire ricompensati a suon di manipolazione e sofferenza.

Vi proponiamo questa riflessione: se date tutto per persone che non vi danno niente, forse non vi rimarrà più tempo da dedicare alle persone che, invece, meriterebbero di più. Riflettete sulle relazioni che intrattenete. A volte abbiamo paura di prendere una decisione, di dire “la nostra amicizia/relazione finisce qui”, perché abbiamo paura di perdere tutto quello su cui abbiamo investito tanto. Ma la verità è che non ne è valsa la pena. Se riuscissimo a chiudere quelle relazioni, la nostra igiene mentale ne uscirebbe sollevata e favorita.

Allontanatevi dalla visione pessimista della realtà

È facile optare per una visione pessimista della realtà quando tutto va male. Ma questo è sintomo di una bassa resilienza e comporta grossi rischi: la vostra felicità e la vostra igiene mentale potrebbero essere in pericolo. Dovete rendervi conto che non tutto può essere letto soltanto in un modo. Un licenziamento o la rottura di una relazione possono essere considerate delle disgrazie oppure delle opportunità di crescita. Siete voi a scegliere a quale strada volete ricondurre quel fatto.

Inoltre, vi date ciò di cui avete bisogno? Prendervi cura di voi stessi, coccolarvi, alimentarvi in modo sano, fare attenzione a come state… sono di certo azioni che qualche volta (o molte volte) avrete sottovalutato. Forse perché siete così concentrati sugli altri da dimenticarvi di pensare a voi stessi o forse perché a volte lasciate che la vostra felicità dipenda dagli altri. Si tratta di un terribile errore, che può portarvi a vedere la vita in modo molto negativo. Voi venite prima degli altri, e non si tratta di egoismo. Si tratta di amarvi e di valorizzarvi, senza aspettare che gli altri lo facciano per voi.

Di sicuro in qualche momento della vostra vita vi sarà capitato anche di sentirvi bloccati, perché non riuscivate a raggiungere un obiettivo. Tuttavia, avete controllato che fosse davvero raggiungibile? Spesso ci riproponiamo di raggiungere delle mete che, per quanto lo desideriamo, non sono realizzabili. Ogni obiettivo che ci poniamo dev’essere realistico. Liberatevi dai sogni impossibili che generano solo frustrazione, ansia e una sensazione di inutilità. Sarà una decisione molto positiva per la vostra igiene mentale.

Vi siete resi conto di quanto può essere importante una buona igiene mentale? E ci sono molti altri comportamenti che possono farvi bene, come eliminare le aspettative, smetterla di lambiccarvi il cervello su questioni che non portano da nessuna parte, evitare di voler cambiare le persone a tutti i costi e imparare a gestire le vostre emozioni.

Tendiamo a complicarci la vita o a dare essa la colpa di tutto ciò che ci succede quando, in realtà, renderla molto più semplice e più piacevole è nelle nostre mani. Non tutto è terribile come sembra, non tutto è brutto come crediamo. Ripulire la nostra mente da tanti pensieri sopravvalutati e che ci impediscono di vedere con chiarezza ci permetterà di raggiungere il vero benessere. Qui si colloca la figura dello psicologo, come professionista ed esperto del benessere in generale, non abbiatene paura.

Fibromialgia: la patologia delle emozioni non espresse


La fibromialgia è una patologia che prende sempre più piede nel nostro universo. Non esistono cure a questa dolorosissima malattia.

Le cause di questa patologia sono oggi sconosciute, ma pare vi sia un’interessante correlazione tra questa sindrome e l’alessitimia, ovvero l’inespressione emotiva. Pare infatti che le emozioni non espresse possano avere una manifestazione corporea più o meno intensa in termini di dolore.

Stiamo dunque parlando una una forma di somatizzazione significativa per tutto il corpo. Il corpo è perennemente bombardato da sintomatologie dolore.

La fibromialgia si manifesta inizialmente con dolori localizzati. Stiamo parlando di un dolore costante, quotidiano e non classificabile come infiammazione di tessuti.

Cos’è e quali sono le cause?

Stiamo parlando di una malattia reumatica che intacca muscoli e causando un aumento della tensione muscolare. I principali punti di dolore sono: le spalle, il cingolo pelvico, i polsi, le cosce, le braccia e la colonna vertebrale.

Rientra tra i Disturbi del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. E’ uno di quei disturbi che prevedono un’alterazione tra sistemi del nostro organismo (sistema periferico, immunitario, endocrino, neurovegetativo e nervoso centrale). E’ per questo che rientra in quelle che definiamo sindromi somatiche funzionali.

Dal sito: focus-psicologia.it

lunedì 28 ottobre 2019

Ansia. Perché abbiamo sempre fretta?


Ansia. Durante la vita di tutti i giorni siamo sempre di corsa e cerchiamo soluzioni veloci ai nostri problemi perché siamo sommersi dalle cose da fare. La società di oggi ci impone a non perdere tempo. Anche stare male, una febbre un raffreddore è un rallentamento alla nostra quotidianità.

Dove andiamo con questa fretta? Ne vale la pena?

Pur ottenendo soluzioni facili e rapide non siamo soddisfatti poiché c’è sempre qualcos’altro a cui pensare, un problema da risolvere: corriamo. Di conseguenza, trascuriamo tutto quello che ci circonda rifiutando la possibilità di godere del tempo che trascorriamo, magari in compagnia dei nostri cari.

Viviamo un tempo di quantità e non di qualità: le cose, gli smartphone, l’agenda, l’orologio, sono più importanti delle persone che incrociamo.

Un esempio di soluzione facile e rapida è andare dal dottore o dal farmacista a cercare un farmaco che faccia passare il più presto possibile un sintomo, che va dall’insonnia ai dolori addominali, senza chiederci l’origine di quel dolore, il perché. Agiamo come se fosse tutto scontato, con un pilota automatico che ci porta a fine giornata.

Prendere coscienza di quello che accade non solo attorno a noi, ma sopratutto dentro di noi, a livello emotivo, ci permette di distinguere tra fretta e ansia.

Cosa è l’ansia?

L’ansia è uno stato emotivo anticipatorioche scaturisce da una condizione di allerta o di paura. (DSM 5)

Un esempio, forse banale: un esame o il colloquio con il datore di lavoro o una visita medica. Abbiamo diverse ragioni per essere in ansia, tutte legittime.

Uno degli effetti provocati dall’ansia è quello di eludere la nostra percezione temporale, avere la sensazione di avere troppo poco tempo o avere l’impressione opposta, avere troppo tempo e quello che stiamo facendo perde di significato.

Capire la nostra ansia e da cosa sia provocata, ci da la possibilità di motivare questa alterata percezione del tempo.

L’ansia è uno stato emotivo da non demonizzare, ci serve. Questo stato di inquietudine è una spinta che ci permette di essere preparati all’evento da noi considerato una messa alla prova.

Riassumendo, possiamo dire che lo stato ansioso, se accettato e consapevole, ci permette di mostrare il meglio di noi in quel momento e, una volta passato, tornare alla nostra routine.

Questo significa che non esistono emozioni positive o negative.

Esistono le nostre emozioni, e per tale motivo sono importanti.

È una nostra scelta essere consapevoli di ciò che sentiamo, allo scopo di vivere una vita a 360 gradi.Il giudizio, che sia negativo o positivo, verso di noi o verso gli altri, ci nega la possibilità di vivere ciò che proviamo, poiché il giusto può anche non esserlo per noi.

Siamo gli artefici del nostro destino. Il presente, vivere il qui ed ora, della nostra esperienza è un occasione che ci può essere concessa solo da noi stessi.

Decidere di viversi al 100% non è semplice poiché lasciare spazio alle nostre emozioni implica un lavoro introspettivo. Il che significa fermarsi e darsi la giusta importanza e chiedersi perché si prova quella determinata emozione, un lavoro che vale la pena esser fatto.

 Dal Sito: lurlo.news

La persone ansiose non devono “calmarsi”, hanno solo bisogno di essere capite.


L’ansia è certamente uno dei disturbi mentali più comuni, ma anche, solitamente, uno dei più sottovalutati e malintesi.

Chi soffre di una condizione ansiosa non è una persona che semplicemente prova nervosismo, che so, di fronte a una prova d’esame all’università o quando deve andare a farsi visitare dal medico.

Quelle sono situazioni che, chi più chi meno, rendono nervosi tutti quanti. No, l’ansia è qualcosa di più “pesante” e può avere conseguenze serie sulla qualità di vita delle persone che ne sono colpite.

Tanto per capirci, la definizione dei “disturbi d’ansia” che troviamo su Wikipedia recita così: “I disturbi d’ansia sono un insieme di disturbi psicologici caratterizzati da forme di paura e di ansia ingiustificata o patologica che si accompagnano spesso a manifestazioni fisiche e che creano notevole disagio all’individuo”.

Per chi patisce questa condizione, situazioni che per le altre persone sono banali e per nulla o poco stressanti diventano dei veri e propri incubi. Per esempio tornare a casa quando è buio.

Chi si trova a convivere con una persona ansiosa sa che nella maggior parte dei casi le crisi sono passeggere e che l’unica strategia che si può adottare è aspettareche la persona si calmi da sé.

In ogni caso, non serve a nulla esortare alla calma, perché è come invitare chi soffre di raffreddore a smettere di starnutire.

L’unico atteggiamento produttivo per chi sta accanto a una persona ansiosa è la comprensione. Da fuori chi non soffre d’ansia si rende conto che le paure dell’ansioso sono infondate, ma la cosa peggiore è dirglielo, perché nella sua mente quelle paure sono invece anche troppo reali.

Dunque comprensione e anche aiuto medico, se serve. Se la persona ansiosa, come è probabile, non si rende conto che la sua condizione è patologica, un aiuto concreto può essere quello di indurla a farsi vedere da un medico.

Lo specialista nel caso potrà anche prescrivere dei medicinali (benzodiazepine a altri).

Dal Sito: pianetadonne.blog

domenica 27 ottobre 2019

Ansia d’autunno: perché potresti sentirti più stressato in questa stagione?


Ci sono una serie di ragioni per cui potresti sentirti più ansioso quando l’estate finisce e inizia l’autunno. Scopri di più.

L’ansia autunnale è un aumento annuale dell’ansia che alcune persone iniziano a provare durante i mesi autunnali. Gli esperti affermano che alcune cause di questa ansia potrebbero essere dovute all’inizio di un nuovo anno scolastico, allo stress incombente delle festività o al possibile rimpianto per non aver raggiunto gli obiettivi desiderati durante l’estate.

Il bel tempo trascorso al mare o in piscina, il sole, le giornate lunghe, tutto sta lasciando il posto all’autunno che si fa strada, e alcune persone si sentono ansiose per questo:

“L’ansia autunnale è la tendenza delle persone a soffrire di ansia e malumore durante i mesi autunnali”,spiega Healthline.

“Inoltre  differenza di altre ansie, spesso non c’è un evidente innesco esterno e tende a ripetersi ogni anno”.

Molte persone non si rendono conto di quanto sia comune l’ansia in autunno al punto che potrebbero non riconoscerla: “Tuttavia, se si verifica ogni anno, il modello diventerà ovvio e si possono prendere misure per prevenirlo”, si legge sul sito.

Sintomi dell’ansia autunnale

umore basso e depressione

ansia e preoccupazione eccessiva

irritabilità

letargia, sonnolenza e affaticamento

perdita di interesse per le attività quotidiane

“Una delle cause maggiori è la riduzione della luce solare, che porta alla caduta dei livelli di serotonina. Questo importante ormone influenza l’umore, l’appetito e il sonno. C’è anche un aumento dell’ormone melatonina, che tende a far sentire assonnati e depressi ”, Spiga il Dr. Morrison per Healthline Partner Solutions

“Altri fattori includono i cambiamenti comportamentali, perché man mano che il tempo peggiora, trascorriamo meno tempo all’aperto e facciamo meno esercizio fisico.”

È ansia d’autunno o si tratta di qualcos’altro?

Patricia Thornton, PhD, psicologa autorizzata a New York City, ha convenuto che i cambiamenti nella stagione possono causare cambiamenti d’umore e ansia, tuttavia, ha detto che l’ansia autunnale non è una condizione riconosciuta.

“Di solito parliamo di SAD – disturbo affettivo stagionale. I giorni sono più brevi, le notti sono più lunghe, le temperature diventando più fredde. Ci può essere l’ansia di tornare a scuola e la pressione accademica e sociale “, ha detto Thornton a Healthline. “L’ansia autunnale potrebbe essere l’ansia anticipatrice di ottenere SAD.”

Le transizioni possono causare ansia

“Le persone che lottano con le transizioni o qualsiasi tipo di cambiamento nelle circostanze della vita, come un cambio di programma con il ritorno a scuola, potrebbero essere ansiose perché devono alzarsi prima e dormire meno, la loro ansia è causata da meno sonno “, ha detto Thornton.

Tuttavia, osserva che molti dei suoi clienti che hanno un disturbo ossessivo compulsivo e disturbi d’ansia si sentono meglio quando si ritorna alla routine della scuola o del lavoro.

“Questo perché OCD e l’ansia possono esplodere quando non c’è abbastanza da fare”, ha detto Thornton. “Se si è inattivi durante l’estate, si è ansiosi di tornare a scuola per avere qualcosa su cui concentrarsi e questo aiuta ad alleviare i pensieri, preoccupazioni e ruminazioni.”

Un’altra spiegazione dei sentimenti negativi durante l’autunno potrebbe essere quella che Thornton chiama “reazione dell’anniversario”.

Ad esempio, quando entri nei mesi più freddi e ricevi meno luce solare, ricordi che l’inverno è rigido.

“Questo è un fenomeno che si verifica in genere intorno agli anniversari degli eventi. A volte sono eventi traumatici, come la morte, ma a volte è solo un ricordo di un sentimento nel periodo dell’anniversario che può invocare sentimenti che fanno sentire ansiosi o depressi “, ha detto Thornton.

Esiste una consapevolezza corporea e inconscia in cui si pensa che quello è stato  generalmente un momento difficile, quindi si avrà di nuovo dei momenti difficili.

La fine dell’estate può anche provocare sentimenti di rimpianto per non aver fatto tutto ciò che si era pianificato di sperimentare o realizzare durante i mesi estivi.

“O se hai trascorso un’estate favolosa ed è finita, può essere deprimente”, ha detto Thornton.

Cosa fare in caso di ansia autunnale?

Cambiamenti nella dieta, esercizio quotidiano e maggiore esposizione alla luce del giorno sono tutti modi in cui le persone possono ridurre al minimo gli effetti dell’ansia autunnale.

Indipendentemente da ciò che potrebbe causare i tuoi sentimenti ansiosi durante la stagione autunnale, Morrison e Thornton suggeriscono che queste 6 cose possono aiutare a fornire sollievo:

1. Ottieni più luce

Inizia trascorrendo più tempo all’aperto per sfruttare al massimo la luce del sole.

Morrison suggerisce di alzarsi presto per godersi il sole del mattino. “Se necessario, vai a letto prima per aiutare a combattere la fatica e la sonnolenza diurna”, ha detto.

Tuttavia, poiché può essere buio al mattino presto, ha detto di considerare l’utilizzo di una particolare lampada pr la terapia della luce.

“Questa è una lampada luminosa che può essere utilizzata per 30 minuti al giorno o più, per esporre gli occhi a luce extra”, ha detto Morrison.

Thornton è d’accordo, affermando che ci sono una varietà di  terapia della luce. “Ci sono anche lampade che aumentano gradualmente di intensità quando ti svegli, quindi simulano il sorgere del sole anche se fuori è buio pesto”, ha detto.

2. Esercitare ogni giorno

Morrison suggerisce di allenarsi ogni giorno per almeno 30 minuti: “Una volta che il caldo clima estivo si è placato, l’autunno è un ottimo momento per godersi la vita all’aria aperta, quindi approfittane facendo lunghe passeggiate o gite in bicicletta. In alternativa, inizia un nuovo sport o iscriviti alla palestra ”

Anche secondo Thornton l’esercizio è fondamentale: “L’esercizio fisico è fondamentale per i disturbi della salute mentale. Ogni studio mostra un miglioramento dell’umore dopo l’esercizio fisico ”

3. Cambia la tua dieta

L’autunno è un momento eccellente per pensare a cosa mangi, ha detto Morrison. Thornton concorda, dicendo che la stagione autunnale è un ottimo momento per preparare le tue zuppe stagionali preferite e i tuoi pasti caldi che non hai mangiato durante l’estate.

4. Inizia qualcosa di nuovo

Poiché l’autunno è un periodo di nuovi inizi, un nuovo termine e una nuova stagione, Morrison consiglia di viverlo come un momento di riordino della casa, del giardino e di riorganizzazione. Ha aggiunto di prendere in considerazione un nuovo look, un hobby o un corso serale che affascina da molto tempo.

5. Aggiorna il tuo outlook

Piuttosto che associare l’autunno a esperienze negative, Thornton consiglia di provare a guardarlo in modo diverso riformulandolo: “Gli umani sono molto concentrati sulla perdita. In questo caso, la perdita di luce solare e dell’essere all’esterno, quindi prova a pensare a cosa puoi fare per essere dentro ”, ha detto. “Piuttosto che pensare,” Fa freddo e rimarrò bloccato dentro “, prova a pensare di essere dentro in un posto caldo ed accogliente”.

Un modo per farlo è quello di cambiare l’ambiente della tua casa aggiungend una coperta comoda e calda, o con cuscini d’arredo di colori autunnali. “Ora, stai prendendo ciò che sembra una perdita e ci stai pensando in un modo diverso”, ha detto Thornton.

6. Cercare un aiuto professionale

La terapia fiduciaria comportamentale (CBT) ha dimostrato nella ricerca Trust Source di trattare efficacemente l’ansia e il disturbo affettivo stagionale. Se ti senti sopraffatto, Morrison consiglia di consultare il medico: “Non aspettare che le cose peggiorino davvero”, ha detto. “Se inizi a sentirti ansioso e depresso, agisci tempestivamente per migliorare il tuo umore.”

Dal Sito: chedonna.it 

Attacco di panico: come aiutare chi ne ha uno in corso



Attacco di panico, quali sono esattamente i sintomi? Ecco alcune semplici regole che ti permetteranno di aiutare qualcuno che soffre di un attacco di panico.
Probabilmente hai sentito il termine attacco di panico o conosci qualcuno, un collega, un amico o un membro della famiglia che ha già sofferto di una di queste crisi.

Quando vediamo qualcuno con palpitazioni, spasmi o tremori, sudori, dolori addominali o al torace, nausea, vomito, è probabile che stiano avendo un attacco di panico. Ecco cosa possiamo fare per aiutarli.

10 modi per aiutare qualcuno con un attacco di panico in corso

1) Se non sapevi che la persona in questione soffre di tanto in tanto di attacchi di panico, o se è la prima volta che gli succede e soprattutto se soffre di altri problemi medici come l’asma o il diabete, chiamare immediatamente aiuto.

2) Questo scenario è generalmente angosciante per la persona che vuole aiutare. Respira profondamente e cerca di mantenere la calma, sia per te stesso che per essere in grado di trasmetterla alla persona in preda al panico. Mantieni la voce calma, rassicurante e ferma, accompagnata da un linguaggio del corpo libero da movimenti bruschi.

3) Evita di dare ordini alla persona che è nel panico, chiedile se ha qualche medicina con se che solitamente prende per alleviare questi attacchi.

4) Non parlare dell’irrazionalità della paura dell’altra persona con commenti come “è solo nella tua immaginazione”, perché per la persona nel panico, la situazione che sta temendo è reale, minacciosa e incontrollabile.

Sentirsi fraintesi lo renderà solo più ansioso. Inoltre, se insiste sul fatto che morirà, dille che la crisi durerà per alcuni momenti, ma che è solo temporanea.

Potresti essere tentato a prendergli il braccio o la mano per mostrargli la tua presenza ma è meglio evitare di toccarla.

5) La persona può rimanere paralizzata o scappare, o persino provare a chiudersi in una stanza. Tende a sedersi sul pavimento e non vuole muoversi. In tal caso, dopo un pò offrigli di sedersi su una sedia o sul letto.

6) Incoraggiate continuamente la persona impanicata dicendole che sta andando molto bene e sta facendo progressi. Ponetele semplici domande come: qual è il colore della stanza in cui siamo, di che colore è la piastrella in modo che devi le sue paure su altre cose.

7) Ascoltala, lasciala parlare e invitala a rilassarsi. È importante che riesca a riprendere il controllo di se stessa.

8) Aiutala a concentrarsi sul respiro inspirando ed espirando profondamente e lentamente con lei mentre conta i respiri ad alta voce. Prima due secondi ogni volta, poi tre, fino a quando non ne raggiungi cinque. Questo gli permetterà di rallentare la frequenza cardiaca.

9) Invitala a rinfrescarsi. Idratare collo e viso lo allevia molto, soprattutto se suda abbondantemente.

10) Accompagnala in ogni momento, fino a quando la crisi non passa. Se non ha medicine con lei e non riesce a calmarsi dopo 15 minuti, cerca assistenza medica. Il più delle volte, portarla in ospedale la renderà solo più ansiosa, quindi è meglio chiederle se desidera andare.

Vari studi riportano l’efficacia di farmaci e terapia mirat per modificare il comportamento.

Il paziente può quindi imparare tecniche che gli permetteranno di affrontare i suoi attacchi di panico, di mettere il dito sui pensieri automatici che li innescano, i falsi allarmi e infine di imparare a vedere che non rappresentano alcun pericolo reale seppur spiacevoli come sono.

Questi suggerimenti sono molto utili quando si tratta di aiutare queste persone, perché sono una soluzione rilevante per sapere come aiutare le persone che soffrono di attacchi di panico.

Dal Sito: chedonna.it

venerdì 25 ottobre 2019

Robbie Williams: “Non sono uscito di casa per tre anni per colpa dell’ansia”


Robbie Williams racconta dell’ansia che l’ha paralizzato per anni

Per tre lunghissimi anni non è uscito di casa a causa dell’ansia: Robbie Williams si confessa in una lunga intervista e racconta i momenti più bui della sua vita. La sua era una forma di fobia sociale estrema che le impediva di mettere piedi fuori dalla porta di casa.

Ma non solo: la fobia andava oltre questo, perché Robbie Williams non era sono incapace di uscire, ma anche di intrattenere una semplice e banale conversazione. Sembra assurdo pensare a un artista del calibro di Robbie Williams in preda a una difficoltà del genere, eppure è lui stesso a raccontarlo in un’intervista per il programma Wellness That Works.

“Sapevo che se non fossi intervenuto per tempo, sarei morto”, ha detto l’artista ai microfoni del programma. Non è stato facile, ha raccontato ancora il cantante britannico, ma alla fine ce l’ha fatta a curarsi e a guarire: “Puoi cadere da cavallo così tante volte, ogni giorno, ogni secondo, ogni minuto, ma devi riuscire a rimetterti in sella. Solo allora la percentuale di quello che sei, di dove sei e di come avverti te stesso e la tua vita potrà salire e migliorare. Ma è un percorso difficile”.

L’ansia di cui soffriva il cantante era una forma particolare di fobia sociale. “Non capivo che stavo semplicemente riempiendo i miei vuoti, non mi sentivo abbastanza. Non mi sentivo abbastanza magro, abbastanza carino, abbastanza carismatico, abbastanza divertente”, ha raccontato ancora Williams.

Per un periodo l'artista pensò di poter riempire quel vuoto con altro e così fece ricorso all’alcool. “Ho scoperto che l’alcool riusciva in qualche modo a riempire i miei vuoti. Poi è diventato il mio sostegno e ne sono diventato dipendente e questo ha cambiato del tutto la mia vita”.

Lì per lì, il cantante non riusciva a capire che cosa stesse accadendo, “perché quando ci sei dentro non lo capisci mai, lo capisci soltanto dopo. Ci è voluto molto tempo per rimettere mano a tutto quel casino”.

A un certo punto, però, è successo qualcosa e l’artista è riuscito a tirarsi fuori da “quel casino”: parlare dei suoi sentimenti. Robbie Williams si dice convinto che oggi sia molto più semplice affrontare tematiche come quella delicata della sanità mentale. Parlarne serve a uscirne, secondo l’artista. “Oggi posso dire che la mia ‘età dell’oro’ è questa, anche se ne ho avute diverse insieme a mia moglie. Ho iniziato a sentirmi a mio agio con quello che sono e ho 45 anni, ci ho impiegato così tanto. È come se i secondi vent’anni della tua vita dovessero essere spesi a sistemare i primi venti”.

Oggi Robbie Williams ha ripreso in mano la sua vita ed è più forte e consapevole di prima.

Dal Sito: tpi.it

giovedì 24 ottobre 2019

Le Persone Fragili Sono Persone Di Valore


Le persone fragili sono paragonabili, secondo lo psichiatra e scrittore Andreoli, a “un vetro pregiato di Murano o di un cristallo di Boemia: bello, elegante, ma basta poco perché si frantumi e si trasformi in frammenti inservibili”. Persone fragili, è vero, ma persone di grande valore, così come lo sono un vetro pregiato di Murano e, appunto, un cristallo di Boemia. Una rarità oggigiorno. In una società che considera forza e resistenza come valori assoluti, la fragilità viene vista non per il suo reale valore e la sua bellezza peculiare, ma diventa un’immagine di un’esperienza inutile e antiquata, immatura e malata, inconsistente e destituita di senso, estranea allo spirito della civiltà contemporanea che ama produrre oggetti industriali in serie, uno identico all’altro. La peculiarità, l’unicità e la conseguente fragilità, non sono caratteristiche ambite.

Chi è fragile è spesso una persona sensibile e delicata, che porta con sé una grande dote di gentilezza e di dignità. Valori che, oggi più che mai, sono di fondamentale importanza se vogliamo riproporre un nuovo Umanesimo. Ecco il loro grande valore e apporto. Eppure, questo forte pregiudizio che abbiamo come società nei confronti delle persone fragili, sembra ancora avere radici ben salde. Restiamo aggrappati con le unghie all’idea che la vita si realizzi solo se siamo forti e coraggiosi e andiamo dritti per la nostra strada. Vogliamo essere, in altre parole, i protagonisti assoluti in solitaria, fregandocene degli altri.

Una società, quella postmoderna, in cui non c’è posto per l’unicità. Una società nella quale bisogna essere efficienti, produttivi, competitivi, “sani” e globalizzati. Le persone fragili, con la loro delicatezza, trasparenza, con i loro vissuti e le loro difficoltà, disturbano i “vincenti”, i “sani”, quelli che “su le mani amico!” e non perdono occasione per dimostrare la loro forza e resistenza quando, senza esitare, ti mandano in frantumi per avere un loro vantaggio personale.

Viviamo in un’epoca in cui le persone sono costrette a indossare una pesante armatura per nascondere le loro fragilità, un’epoca che ha fatto del decisionismo e dell’arroganza delle virtù. Sostenere che la fragilità è bella e preziosa suona più che mai come una vera eresia. Poco consapevoli, però, del fatto che quando prendi consapevolezza della tua fragilità simile a quella di un vetro di Murano o di un cristallo di Boemia, acquisisci una gracilità che ti permette di capire e sentireinnumerevoli fragilità umane e di rispettarle nelle loro forme e sfumature, tutte diverse, tutte preziose. Perché quando sai di essere fragile, stai molto attento a non mandare in frantumi altri vetri pregiati e cristalli preziosi come te.

Le persone fragili hanno un animo delicato, che più di ogni altro, dimostra forza, tenacia e coraggio. Perché devi avere coraggio per andare in giro con la tua fragilità e rischiare di andare in frantumi. Ma lo fai, perché sai che possiedi una bellezza dal valore incalcolabile e vorresti essere fiero di mostrarla al mondo.

Ma in questa folle corsa postmoderna e presi da mille impegni, per produrre sempre di più, per avere sempre di più, passiamo accanto alle persone fragili senza accorgerci della loro bellezza, della loro unicità. Siamo così abituati a vedere “tutto uguale” che ci fermiamo all’apparenza, alla superficie, senza riflettere, senza sentire, senza vedere. Perché vedere la fragilità in un altro significa, innanzitutto, essere bravi osservatori.

Le persone fragili infatti, non chiedono, non si esibiscono, ma sperano che qualcuno le noti, le ascolti. Sono portate a sentire e vivere i sentimenti degli altri. Amano essere in un dialogo continuo con gli altri. Questo le rende persone speciali e di valore. Persone coscienti dei propri limiti e del proprio valore, ma consapevoli che la vita ha senso solo in questa collaborazione con gli altri, vista da molti come una fatica e una perdita di tempo. Invece è il contrario, è solo così che realizziamo fino in fondo quello che è il destino della condizione umana.

La fragilità è un desiderio ancestrale di ascolto, di espressione e di gentilezza, di servizio a sé e agli altri. Così come cristallo è prezioso per se stesso e per gli altri, allo stesso modo le persone fragili sono delle oasi naturali nel bel mezzo del deserto dell’indifferenza e dell’egoismo, dell’aggressività e della violenza, che rendono la nostra società sempre più arida e cieca verso se stessa e verso il prossimo. Difendere e valorizzare la qualità della vita dei più fragili significa difendere e valorizzare la qualità della vita di tutti noi.

Tragicomico

Dal Sito: tragicomico.it 

Essere Felici (Nonostante Tutto)



Le persone si chiedono spesso come possono essere felici, quando nella vita accadono cose terribili, che riempiono l’animo umano di profonda tristezza e malinconia. La verità è che nella nostra vita accadono cose piacevoli e cose spiacevoli, ma dipende pure sempre tutto da noi (il karma insegna). Proviamo a tornare indietro nel tempo, quando eravamo bambini, al giorno che si ruppe il nostro giocattolo preferito e piangemmo disperatamente, oppure quando un po’ più grandicelli, abbiamo litigato non il nostro migliore amico/a, e ci sembrava di vedere tutto nero, e poi proseguendo gli studi non abbiamo superato un esame e ci sembrava tutto così tremendo..

In poche parole, sono successe così tante cose nella nostra vita che ci hanno messo sottosopra e ci hanno fatto soffrire, che se ci fermiamo un attimino per guardare indietro, rimarremo sorpresi e allo stesso tempo sconvolti nell’accorgerci che tutto questo è passato, finito, non c’è più.

Le cose spiacevoli vanno e vengono, ma non restano, le cose piacevoli vanno e vengono ma non restano. E allo stesso modo, anche noi non siamo permanenti, arriverà il giorno in cui ce ne andremo, e lasceremo il nostro corpo sottoterra o da qualche altra parte. Per questo non ha senso consumare il nostro tempo qui sulla terra, per rimuginare, per preoccuparci, per addolorarci, quando sappiamo benissimo che il passato è ormai passato e il futuro ancora non esiste. In ogni vita, ci sono cose piacevoli e cose spiacevoli, ma dobbiamo lasciarle scorrere, senza farci travolgere: dobbiamo restare forti, in mezzo a tutte questi avvenimenti, con il potere della nostra natura e della nostra energia, senza perdere il sorriso, e le difficoltà che ci sembravano insormontabili diventeranno piccole e insignificanti.

Ognuno di noi, specie in occidente, pensa di avere problemi più grandi degli altri, pensa di incontrare difficoltà che altri non incontrano, immagina di essere perseguitato dalla sfortuna (come se la sfortunaesistesse!!) di più rispetto a chi lo circonda. Ma provate a pensare a cosa succede ad Haiti, in Ruanda e in molti altri paesi del resto del mondo; e allora vi accorgerete di quanto piccole siano in realtà le nostre difficoltà, i nostri problemi. Quando NON notiamo le difficoltà che tutti affrontano nel mondo, allora ci viene comodo pensare che le nostre difficoltà siano grandissime, quasi insormontabili per essere felici. In verità, se solo risparmiassimo un euro al giorno del cibo spazzatura che mangiamo, potremmo nutrire, educare, vestire quei bambini che realmente hanno più bisogno di noi. Il servizio verso gli altri, è il modo migliore per guardare avanti, e non fermarsi a rimpiangere il passato.

Quando siete nel dolore, nella tristezza, dovete evitare che questo dolore, questo senso di ingiustizia, permanga nella vostra mente. Quando il vostro partner vi lascia, quando subite un’ingiustizia o quando scoprite di avere una malattia, la vostra sofferenza, i vostri problemi, sembrano dei mostri indistruttibili, invalicabili, impossibili da affrontare o guardare negli occhi. In realtà sono mostri fatti di nebbia, ovvero sono inconsistenti e proprio come la nebbia, il loro unico scopo è quello di impedirvi di farvi vedere la realtà. Per abbattere il mostro, non c’è bisogno nemmeno di lottare, basta avere il coraggio di attraversare quella nebbia, e così vedrete come in realtà, il sole, non è mai scomparso !

“Essere felici è una scelta quotidiana, una nuova abitudine da integrare nel modo di pensare. C’erano giorni in cui non riuscivo a essere felice, ma penso che accettare la cosa porti lo stesso a una esistenza più serena. Farlo ti permette di accettare i giorni più duri, nella consapevolezza che racchiudono anch’essi dei doni e che passeranno, perché la gioia ti aspetta dall’altra parte.” Bronnie Ware

Tragicomico

Dal sito: tragicomico.it 

Differenziazione emotiva e sviluppo: il periodo critico dell adolescenza

L’abilità di differenziazione emotiva, ovvero la capacità di discriminare i diversi tipi di emozione, varia in base alla fase di sviluppo.
Secondo una recente ricerca, gli adolescenti distinguono le emozioni negative in modo diverso rispetto ai bambini e agli adulti. Lo studio mostra come le esperienze emozionali varino a seconda dell’età e risponde al perché l’adolescenza risulta essere un periodo particolarmente vulnerabile nello sviluppo emotivo.

Lo studio, pubblicato su Psychological Science, prevedeva la somministrazione di un compito di differenziazione emotiva a 143 partecipanti di età compresa tra 5 e 25 anni. I soggetti posti di fronte a diverse immagini raffiguranti scenari negativi, dovevano scegliere tra reazione emotive quali rabbia, tristezza, disgusto, paura e agitazione e quantificare l’intensità dell’emozione provata su una scala da 0 (per nulla) a 100 (moltissimo) in risposta a ciascuna figura.

Lo psicologo Erik Nook della Harvard University e autore dello studio afferma:

Abbiamo trovato una traiettoria di sviluppo piuttosto interessante per quanto riguarda la differenziazione delle emozioni. I bambini tendono a riferire di provare una sola emozione alla volta, gli adolescenti invece iniziano a sperimentare più emozionicontemporaneamente mentre gli adulti non presentano difficoltà nel differenziare le diverse emozioni che provano.

I risultati hanno mostrato una traiettoria di sviluppo non lineare riguardo la differenziazione delle emozioni negative: la capacità di differenziazione emotiva diminuisce in adolescenza rispetto all’infanzia per innalzarsi di nuovo con il passaggio nella prima età adulta. 
Come l’autore spiega, l’infanzia appare caratterizzata dalla tendenza ad indicare una sola risposta emotiva; al contrario gli adolescenti dichiarano di sperimentare diverse emozioni contemporaneamente senza però essere in grado di distinguerle. La scarsa differenziazione emotiva osservata in adolescenza potrebbe derivare dal fatto che i soggetti adolescenti sono poco abili nel concettualizzare le emozioni concomitanti, cosa che invece avviene in età adulta.

Messaggio pubblicitario Nook spiega anche perché l’adolescenza sembra essere un periodo particolarmente complesso dal punto di vista emotivo: “L’adolescenza è un periodo di rischio elevato per l’inizio della psicopatologia. Grazie a questo studio sappiamo che è anche un periodo di maggiore confusione sul versante emotivo. Sarebbe interessante indagare la possibile correlazione esistente tra malattia mentale e instabilità emotiva: c’è il rischio che l’aumento di emozioni sperimentate in questo periodo renda più complicata la loro differenziazione e regolazione e che questo contribuisca allo sviluppo di disturbi mentali” e conclude “Spero che le nostre scoperte possano aiutare a chiarire il modo in cui la differenziazione emotiva varia nel corso dello sviluppo e quanto questo processo appaia complicato nello stadio adolescenziale”.

Dal Sito: stateofmind.it 

Becoming Joker: l importanza di un intervento precoce nella psicopatologia


Joker è Uscito il 3 ottobre 2019 Ispirandosi all’introspettivo fumetto e con protagonista un sorprendente Joaquin Phoenix. Todd Phillips, il regista di “Una Notte da Leoni” prova a narrare, attraverso il grande schermo, la nascita di Joker e contemporaneamente la morte dell’uomo Arthur Fleck, solo, abusato e malato.

Attenzione! L’articolo contiene spoiler

 

“Basta una brutta giornata per ridurre alla follia l’uomo più assennato del pianeta. Ecco tutta la distanza che passa fra me e il mondo. Una brutta giornata”. Erano gli anni 80 e Alan Moore descriveva attraverso questa frase nel suo fumetto “The Killin Joke” quello che un uomo, dopo una lunga serie di tragedie e delusioni, poteva diventare assecondando la scintilla della follia.

Uscito il 3 ottobre 2019 Ispirandosi all’introspettivo fumetto e con protagonista un sorprendente Joaquin Phoenixe, Todd Phillips, il regista di “Una Notte da Leoni” prova a narrare, attraverso il grande schermo, la nascita di Joker e contemporaneamente la morte dell’uomo Arthur Fleck, solo, abusato e malato.

Film d’autore camuffato da cinecomic, la storia è un crescendo di emozioni, commuove e svuota l’anima.

In questo film, le uniche carte che compaiono informano le persone della disabilità di Arthur, queste carte si scusano per questa incontrollabile risata completamente disallineata e in controtempo sulla vita, un tic che arreca dolore al protagonista che si perde nella sua fantasia schizofrenica, depresso e in terapia. La società ad un certo punto però lo colpirà in pieno volto, tra soprusi, problemi a lavoro e la perdita dell’assistenza sanitaria perdendo dottoressa, farmaci e tutta la sua routine, la sottile linea che separa il morale e il giusto dall’immorale e lo sbagliato è visibile e nel momento in cui prende coscienza di essere completamente solo, viene varcata timidamente e verso l’inevitabile…nasce cosi Joker, suo malgrado…sì perché Arthur per tutta la prima parte del film cerca aiuto, è una vittima non un carnefice ma semplicemente non lo trova e spogliato di ogni difesa si abbandona a se stesso, Becoming Joker.

“Il lato peggiore della malattia mentale è che la gente vorrebbe che tu ti comportassi come se non la avessi” la lacrima non può non scendere. Colpisce in pieno. Quanto è difficile comprendere la mente, il limite e le patologie ad essa legate, quanto sforzo cercare di immedesimarsi senza riuscire a comprendere realmente.

Perché non accettiamo l’esistenza delle malattie mentali? Perchè è cosi difficile comprendere la sofferenza invisibile? Perché non ce ne curiamo e lasciamo che si ingigantiscano prendendo le forme più svariate e temibili?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il termine Salute connota “Uno stato di benessere completo, sia sul piano fisico, che mentale e sociale”.

“Salute fisica” e “salute mentale” non possono essere considerate come separate l’una dall’altra eppure ancora oggi la malattia mentale è estremamente sottovalutata, estremizzata e soprattutto ghettizzata in un turbinio di pregiudizi.

Ho notato inoltre che quando si parla di malattia mentale, questa, in automatico, si associa, spessissimo direttamente a persone adulte, ma l’origine di una disabilità mentale o emotiva che sia, non risiede come tutto se vogliamo, nell’infanzia?

Ogni malattia psichiatrica si manifesta per l’interazione di fattori biologici predisponenti e fattori ambientali favorenti. Ci sono persone che nascono geneticamente programmate per sviluppare la malattia mentale.

Quanto si parla quindi di neuropsichiatria infantile?

In Italia si stimano un milione e cinquecentomila minori che soffrono di una patologia mentale. Ma solo al 20 per cento di loro è stata diagnosticata una malattia. Le ricerche scientifiche raccontano un rosario di patologie: schizofrenia, disturbi bipolari, depressione, epilessia, autismo per poi continuare l’elenco che arriva fino alle psicosi precocissime, diagnosticate anche sotto i 12 anni.

 Il principale problema è che l’accesso gratuito alle cure – quelle scientificamente sperimentate e adatte ai bambini e agli adolescenti – nel nostro Paese è possibile solo in pochissimi centri. Il più delle volte la malattia psichiatrica nei bambini e negli adolescenti non viene neppure diagnosticata. Nessuno si accorge che hanno bisogno di cure. Troppo spesso i bambini crescono tenendosi queste patologie e la via della guarigione, una volta adulti, è più difficile da perseguire.

La Neuropsichiatria Infantile è rivolta a bambini, adolescenti e genitori con lo scopo di effettuare una diagnosi tempestiva, clinica e funzionale secondo la classificazione ICD 10, e impostare e attuare l’intervento riabilitativo. Le principali aree di intervento riguardano:

disturbi del comportamento in età evolutiva;

disturbi dell’umore nell’infanzia e nell’adolescenza;

disturbi d’ansia in età evolutiva

quindi si affrontano disturbi come:

autismo

disturbi d’ansia e depressione in età evolutiva;

enuresi ed encopresi;

disturbi della nutrizione;

disturbi neuromotori;

disturbi del comportamento;

deficit d’attenzione e iperattività ADHD;

cefalea infantile;

disturbi generalizzati dello sviluppo;

disfonia;

deglutizione atipica.

La neuropsichiatria infantile prevede una particolare attenzione al bambino e ai suoi vissuti emotivi, ma anche un’attenzione particolare a tutta la famiglia e ai diversi ambiti che il bambino frequenta. Utile al bambino e non solo, in parallelo dovrebbe essere attuato anche il Parent Training, con lo scopo non solo di sostenere ma di potenziare e valorizzare le capacità educative dei genitori, aiutandoli a comunicare meglio all’interno della coppia e con i figli, sì, perché riuscire a trovare una lingua comune è fondamentale, permette di comprendere meglio ciò che a noi tutti sfugge.

In Joker c’è un’esplicitazione di un disagio vissuto da molti ai nostri giorni, la tragedia di chi si trova ad avere un animo sensibile, ferito, in un mondo spietato.

La bellezza di questo film nasce però soprattutto dalla doppia lettura dettata dalla presenza della sua nemesi. Arthur è portato a scrollarsi di dosso tutto e a reagire assecondando la sua natura, da tutti questi eventi però se per lui la strada prende una certa direzione, contemporaneamente anche quella del suo acerrimo nemico si apre. Nel film il giovane Bruce Wayne vede uccidere nella rivolta i propri genitori, l’ingiustizia è fatta, il dolore si è insinuato anche in questo altro giovane personaggio che lo incanalerà però su tutt’altro percorso. Nasce Joker e lui stesso fa nascere Batman, due facce della stessa medaglia, due modi di rispondere alla vita e al dolore.

Se, come abbiamo detto, qualcuno nasce geneticamente predisposto per sviluppare una malattia mentale, attuando una prevenzione, un percorso di assistenza infantile, si forniranno gli strumenti per eludere la possibilità di trasformarci in Joker.

Dal sito: stateofmind.it 

LA PAURA VA FRONTEGGIATA, SE SI VUOLE SUPERARLA


Uno studio su come vengono immagazzinati i ricordi paurosi nel cervello dei topi fornisce un convincente supporto a questa teoria.

Un vecchio adagio recita che, se vogliamo superare la paura, dobbiamo guardarla in faccia. Pare sia vero: gli scienziati hanno ottenuto per la prima volta conferma che, nel cervello, i circuiti nervosi in cui sono archiviati i ricordi legati a eventi traumatici devono essere riattivati per far sì che la paura diminuisca.

 

Gli esperti dibattono da tempo su quali meccanismi neurali siano alla base del ricordo dei traumi, e come venga immagazzinata nella memoria la traccia di questi eventi. In particolare, non si sa se la diminuzione dell’ansia e della paura legata a un ricordo si verifichi quando il ricordo originario svanisce, o se con il tempo sul ricordo di partenza ne venga sovrascritto uno che ha via via perso la sua sfumatura minacciosa.

 

ILLUMINATI DALLA PAURA. Per studiare come vengono archiviati e rivissuti i ricordi paurosi, i ricercatori del Politecnico federale di Losanna (EPFL) hanno utilizzato dei topi geneticamente modificati in modo che, nel loro cervello, una “etichetta” fluorescente illumini un insieme di neuroni nel momento in cui si attivano.


In questo modo sono stati in grado di visualizzare un preciso “engramma”, vale a dire la traccia fisica in cui è conservato il ricordo. Gli animali, in una gabbia di plexiglass, sono stati sottoposti a una leggera scossa a una zampa. Osservando quali cellule si erano attivate, i ricercatori hanno innanzi tutto identificato il circuito nervoso in cui il ricordo è stato immagazzinato: un particolare gruppo di neuroni nel cosiddetto giro dentato dell’ippocampo, la struttura cerebrale essenziale per la memoria. Anche a un mese di distanza, se messi nella stessa gabbia, gli animali si immobilizzavano - un chiaro segno di paura in questi animali - dimostrando di ricordare la scossa, mentre nel cervello si accendevano i neuroni corrispondenti.

 

RIVIVERE IL RICORDO. I topi, a quel punto, sono stati sottoposti a una sorta di terapia per indebolire il ricordo pauroso, analoga a quelle cognitivo-comportamentali cui vengono sottoposte le vittime di traumi che, in maniera controllata, rievocano la situazione o l’oggetto che ha provocato il trauma. In maniera graduale, di solito il livello di ansia e di paura diminuisce. Nel caso dei topi, gli animali sono stati di nuovo posti nella stessa scatola in cui avevano ricevuto la scossa, ma senza che venisse somministrata. Pian piano, gli animali hanno cominciato a non temerla più.

 

Osservando ciò che accadeva nel loro cervello, i ricercatori hanno visto che ad attivarsi erano comunque gli stessi neuroni di prima. Non solo: meno i topi avevano paura, più le cellule erano attive. Mentre se i ricercatori intervenivano “disattivando” i neuroni, la paura non scemava.


TERAPIE ANTI-PAURA. In sostanza, concludono i ricercatori nell'articolo pubblicato su Science, il gruppo di neuroni responsabile dell’archiviazione del ricordo pauroso è lo stesso che si attiva quando il ricordo si indebolisce. Di più: la riattivazione del ricordo pauroso sembra la condizione indispensabile perché la paura svanisca. Sarebbe insomma la traccia fisica del ricordo a modificarsi, perdendo i suoi connotati paurosi, a favore di quelli più rassicuranti.

 

Lo studio conferma quanto in fondo molti terapeuti sanno, e cioè che la paura deve essere affrontata e rivissuta per poter essere superata. E che, in più, l’identificazione del meccanismo nervoso alla base di questo effetto potrebbe portare a migliorare le terapie per trattare l’ansia e la paura patologica, come il disturbo post-traumatico da stress.


Dal Sito: focus.it 

martedì 22 ottobre 2019

Depressione colpisce di più le donne; non basta la forza di volontà per superarla.


"Tra 20 anni sarà più diffusa di cancro e Aids, oggi è la seconda malattia causa di disabilità e morte dopo le malattie cardiovascolari. La depressione troppo spesso viene sottovalutata, invece deve essere trattata al pari di qualunque altra patologia: colpisce di più le donne e per superarla non basta la forza di volontà". Lo afferma Paola Vinciguerra, psicoterapeuta, Presidente Eurodap Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico, in vista della Giornata europea sulla depressione 2019 che si celebra il 19 ottobre. Nel nostro paese, secondo le ultime stime, soffrono di depressione più di 3 milioni di persone e, di questi, più della metà è rappresentata dal sesso femminile. La depressione è un disturbo psichico caratterizzato da un bassissimo tono dell'umore che si protrae per la maggior parte della giornata, al di là degli eventi esterni.

"Questo stato di tristezza perenne è accompagnato da malumore, pensieri negativi verso se stessi, gli altri e il futuro. Il Black dog, come lo hanno imparato a chiamare gli americani, è un cane nero che ti fa sempre compagnia, che ti succhia l'energia vitale impedendoti di vivere a pieno la vita come un tempo - afferma l'esperta -. Chiedere aiuto, per chi ne soffre, può essere molto difficile in quanto si crede che nessuno possa comprendere la propria condizione e quando lo si riesce a fare difficilmente si ricevono le cure adeguate. Ciò non toglie che bisogna sempre consultare un esperto in caso di sospetta depressione e iniziare immediatamente una cura prima che questa si cronicizzi".

Gli studi epidemiologici attestano che la depressione colpisce le donne in misura doppia rispetto agli uomini ed i motivi possono essere così riassunti: "Ci sono motivi di ordine culturale, in quanto la donna ha una maggiore facilità a denunciare il proprio malessere; motivi di ordine sociale, legati alle frustrazioni e alle ancora elevate difficoltà che molte donne incontrano nella loro realizzazione in ambito lavorativo; motivi di ordine biologico, legati alle tempeste ormonali cui l'organismo femminile viene sottoposto (cicli mestruali, gravidanze, menopausa) e che possono favorire lo sviluppo di crisi depressive", aggiunge Vinciguerra.

Secondo la psicoterapeuta "nonostante l'evoluzione della condizione della donna oggi una su cinque soffre di depressone e si tratta soprattutto di casalinghe. Recenti ricerche hanno dimostrato che le donne soffrono prevalentemente di sindromi ansiose (attacchi di panico, sindrome ansioso-depressiva, ansia generalizzata), di disturbi depressivi, di sindromi da disadattamento in una percentuale che si aggira intorno al 39,4%".

"Non è possibile superare una crisi depressiva con la volontà. Durante una crisi depressiva, proprio a causa della malattia, il soggetto ha a disposizione una scarsissima quantità di energia psichica, a volte appena sufficiente per andare avanti. Dobbiamo tenere presente che, per definizione, la volontà è la quantità di energia psichica di cui un soggetto dispone: risulta quindi evidente che un depresso, già con poca energia psichica, non possa far leva su di essa per superare lo stato depressivo", conclude l'esperta.


Dal Sito: ansa.it

giovedì 17 ottobre 2019

Sentirsi vuoti: cosa significa a livello psicologico


Il senso di vuoto è uno stato emotivo che interessa molti. Sentirsi vuoti e tristi o semplicemente vuoti e apatici, potrebbe essere un campanello d’allarme da non sottovalutare. Perché succede e soprattutto cosa fare in questi casi?

Il senso di vuoto interiore è fisiologico quanto associato a esperienze drammatiche come il lutto o la separazione da una persona cara, tuttavia se sopraggiunge senza una causa apparente o tende a cronicizzarsi, potrebbe indicare ben altro.

Sentirsi vuoti

Sentirsi vuoti potrebbe essere un indicatore psicologico di diverse condizioni. In psicologia il senso di vuoto fa riferimento a molteplici vissuti emotivi. Si parla di vuoto interiore in caso di:

Solitudine
Sentirsi soli e vuoti. Il senso di vuoto può essere associato all’autofobia (la paura della solitudine induce a sentirsi soli e vuoti). “Mi sento incompleto”, “mi sento isolato”.

Mancata consapevolezza e confusione
“ho la sensazione che manchi qualcosa” “metto in discussione tutto ciò in cui credevo”,

alla disillusione (“quale è il senso di questo combattere?”, “non ne vale la pena”);

Diversità
Può essere il frutto dell’isolamento, del sequestro emotivo o dell’alessitimia, non riconoscendo le proprie emozioni è impossibile identificarsi con gli altri. “Non sento di appartenere a niente e nessuno”, “Sono diverso da tutto e da tutti”.

Tristezza
Sentirsi vuoti e tristi è un indicatore di forti carenze emotive e mancanze, soprattutto vissute in epoche fragili della propria vita.

Trascuratezza
Legata al senso di solitudine. “Non sono importante per nessuno”, “nessuno mi ama davvero”.

Vergogna
Legato all’ansia sociale, “provo vergogna per ciò che sono”, “sono terribilmente inadeguato”.

Fallimento
Il senso di vuoto segue una sconfitta, la fine di una relazione o di un progetto vissuto con grosso fallimento. “Sono un fallito, non servo a nulla”.

Apatia
L’apatia può sopraggiungere in molte circostanze e accompagnare il senso di vuoto. In determinate circostanze si può associare alla depressione.

Alessitimia
Il senso di vuoto è legato al non sentire, “non provo niente”, “non sento nulla”.

Perché ci si sente vuoti?
Il senso di vuoto interiore può nascondere da un lato l’incapacità di entrare in comunicazione con i propri sentimenti ed emozioni (alessitimia) e dall’altro una mancanza di cure e amore che risale all’infanzia. In realtà, carenze affettive e alessitimia sono due facce della stessa medaglia, una medaglia che porta il nome di Trascuratezza emotiva infantile. La mancanza di cure e attenzioni adeguate durante l’infanzia ha generato un vuoto emotivo difficile da colmare in età adulta.

Il sentirsi vuoti può trovare connotazioni psicopatologiche. Il senso di vuoto, infatti, è riscontrato in diversi disturbi psicologici.

Il senso di vuoto nel Disturbo Narcisistico di Personalità

Secondo Kernberg (1975, 1982), il senso di vuoto è l’elemento chiave del Disturbo Narcisistico di Personalità. Stando alla teoria di Kernberg, nel narcisismo, l’idea grandiosa di sé e il sentimento di orgoglio che ne deriva,  proteggono da un profondo senso di vuoto e di mancanza di significato.

Nella dinamica narcisistica s’inserisce la difficoltà nella rappresentazione dei propri scopi e desideri non inclusi nel sé grandioso e l’incapacità di comprendere la natura dei propri bisogni affettivi. Il vuoto nel narcisista è una mancanza di senso che diventa una mancanza di scopo della propria esistenza, del darsi una direzione nella vita. Per un approfondimento: invalidazione narcisistica: nessuna emozione, nessun dolore, niente di niente.

Depressione: sentirsi vuoti, tristi e apatici

Disperazione, tristezza, apatia, profondo senso di vuoto… sono tutti aspetti della depressione. Il senso di vuoto nella depressione è accompagnato dalla mancanza di speranza verso se stessi e verso la vita.

La mancanza di piacere (anedonia) nello svolgere attività prima gradite e soddisfacenti è un altro vissuto caratteristico del disturbo depressivo. L’anedonia porta la persona depressa ad abbandonare gradualmente i propri interessi e a chiudersi sempre più in se stessa. Il senso di vuoto sembrerebbe essere maggiormente correlato alla ciclotimia e depressione bipolare.

Nel Disturbo Borderline di Personalità

Nel Disturbo Borderline di Personalità il vuoto fa da cornice a una forte instabilità emotiva che si riflette sul piano cognitivo e comportamentale.

Le emozioni sono oscillanti e i processi di pensiero sono instabili, contornati da una marcata incoerenza. Il comportamento, così come l’umore, è fluttuante.  Lo stato di vuoto è associato a molteplici scenari. Come nel narcisismo può essere riferito a una mancanza di scopi e capacità di identificarsi ma più spesso può essere associato all’alessitimia.

Il senso di vuoto può essere tale da indurre ad azioni forti come atti autolesivi, comportamenti impulsivi, alimentazione compulsiva, abuso di sostanze e altri comportamenti che inducono perdita di controllo.

In particolare, chi soffre di Disturbo Borderline di Personalità tende ad avere difficoltà a capire in cosa crede, cosa preferisce e cosa le possa fare piacere. E’ spesso incerta circa i propri obiettivi sia nelle relazioni, sia nella vita lavorativa. Queste difficoltà generano una confusione tale da poter indurre sensazione di vuoto e di smarrimento (Manning, 2011).

Il senso di vuoto nella Fobia Sociale

Il vuoto si mostra nel senso di fallimento a cui si aggiunge un vissuto di inferiorità e indegnità rispetto agli altri. L’ansioso sociale prova un profondo sentimento di non valore che attribuisce a proprie mancanze. La caratteristica principale è la paura di essere criticati, sviliti e di conseguenza esclusi dagli altri a seguito di manifestazioni di inadeguatezza.

Le sensazioni predominanti della fobia sociale sono l’ansia, la paura, l’inadeguatezza e la vergogna. Il senso di vuoto (sentirsi vuoti e insoddisfatti) può fare da cornice a tale scenario in quanto, lo stato di vuoto si presenta come una conseguenza dell’isolamento e degli evitamenti che caratterizzano il disturbo.

Sentirsi vuoti e Disturbi del Comportamento Alimentare

La sensazione di vuoto interiore si riscontra anche nei Disturbi del Comportamento Alimentare: bulimia e anoressia nervosa e nel disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder).

Da un lato il vuoto interiore, restringendo l’alimentazione, vomitando, rifiutando il bisogno di cibo, è un tentativo di raggiungere un controllo sulle emozioni per rendersi indipendente rispetto alle delusioni, uno scudo di fronte alla sofferenza. Si usa il vuoto per “non provare emozioni”. Dall’altro lato, la persona con Disturbo del Comportamento Alimentare vuole dimostrare come il fondo dell’essere umano sia fatto di mancanza, non di pienezza (Ulivi).

Anche nel Binge eating disorder si sperimenta il vuoto per non provare emozioni, tuttavia qui il senso di vuoto o le emozioni difficili da accettare, sono messe a tacere con l’alimentazione compulsiva. Le abbuffate diventano lo strumento preferenziale per “gestire le emozioni scomode”.

Come superare il vuoto interiore

In qualsiasi caso, il consiglio principale è quello di consultare uno psicologo, psicoterapeuta o analista. Il supporto psicologico può aiutarti a fare luce su cosa si nasconde dietro il tuo sentirti vuoto. Per iniziare, prova a esplorare i tuoi sentimenti di vuoto. Come è chiaro, la sensazione di vuoto interiore può essere associata a una molteplicità di vissuti emotivi e anche a diversi disturbi psicologici.

Da bambini, molti di noi hanno sperimentato una sorta di “distacco dalla sfera emotiva” per proteggerci da emozioni troppo spinose. Se il non provare nulla, quando eri bambino, poteva essere uno strumento per proteggerti, oggi tale strategia non ti serve più: da bambino eri inerme, in balia del mondo degli adulti, oggi puoi imparare a coccolarti e darti tutto ciò di cui hai bisogno.

Cerca di entrare in contatto con il tuo vuoto e capire “a cosa assomiglia”. Nel farlo, sii gentile con te stesso. Alcune persone cercano di gestire il senso di vuoto interiore con comportamenti disfunzionali quali:

alcol, uso di droghe

gioco d’azzardo

guida spericolata

abbuffate compulsive

sesso compulsivo

maratone estenuanti di serie tv

shopping compulsivo



Si tratta di palliativi che per un po’ riescono a farti distogliere l’attenzione da te stesso, tuttavia non fanno altro che amplificare un disagio.

All’inizio può essere complicato e scomodo, ma se ti alleni a dedicare del tempo a te stesso e a tentare di riconoscere le tue emozioni, quel “sentirsi vuoto” diventerà sempre più raro. La meditazione è un buon modo per tirare fuori le proprie emozioni.

Anna De Simone 
Dal Sito: psicoadvisor.com

Impara l autocontrollo: 10 tecniche per gestire le emozioni negative ed essere la versione migliore di te




Scopri come migliorare il proprio autocontrollo emotivo grazie a tecniche specifiche per il controllo della rabbia, dell'ansia, del cibo e altre situazioni.

Perdere la pazienza è una delle cose più facili che ci accade nella vita. Quando le cose non vanno come vogliamo e ci sentiamo davvero tanto sotto pressione, la prima cosa che ci viene in mente è quella di mandare tutto all'aria e farci prendere dalla rabbia. Mai come in questi casi, quindi, l’autocontrollo è fondamentale per gestire le emozioni. Vediamo di fare attenzione a queste 10 tecniche per la gestione della rabbia e dell’ansia in tutte le situazioni.

Aumenta l’autocontrollo con la respirazione. Saper respirare correttamente, con i giusti ritmi, è importante e per controllare lo stato d’ansia, gli attacchi di panico e di rabbia è fondamentale ricorrere ad una specifica respirazione. Nei momenti di difficoltà fai un bel respiro col naso ed espira con la bocca, continua finché il tuo stato d’animo non si è normalizzato.

La regola dell’attesa è un ottimo autocontrollo. Quando hai un impulso di fare qualcosa a cui non riesci proprio a rinunciare come usare compulsivamente il cellulare ad esempio, prova a prendere tempo. Non reprimere l’impulso, non legarti le mani, semplicemente rimanda la tentazione di qualche minuto. Inizialmente per 5 minuti, poi dieci, poi un quarto d’ora finché quasi naturalmente non ne sentirai più il bisogno compulsivo.

Autocontrollo attraverso piccoli traguardi. Se sei una persona che cade facilmente in tentazione non puoi dall'oggi al domani cambiare drasticamente il tuo modo di vivere e di comportarti. Prova a porti dei piccoli obiettivi quotidiani come, ad esempio, vietare un'azione che ritieni negativa per un’intera giornata. Fissa un intervallo ragguardevole, come mezz'ora o un’ora che magari puoi aumentare con il tempo. Idem se vuoi cominciare una dieta, privarti di tutto da un giorno all'altro non ha quasi senso, comincia con delle piccole rinunce.

Una sana alimentazione aumenta l’autocontrollo. Può sembrare strano ma Mens sana in corpore sano vale anche per quanto riguarda la gestione delle emozioni. Cerca di mangiare poco ma di frequente: mangiare spesso regola i livelli di zucchero nel sangue e migliora la tua capacità decisionale e la concentrazione.

Un hobby come tecnica di rilassamento e autocontrollo. Ogni qualvolta stiamo per perdere la pazienza oppure cadere in una tentazione delle nostre emozioni dobbiamo provare a sviare la mente verso altro. In questo ci possono essere d’aiuto le attività, qualunque esse siano. Trova un hobby, uno sport, attività fisica, ballo o palestra che ti possa da un lato permetterti i scaricare la tensione e lo stress e dall'altra di liberare la mente.

Riconoscere le emozioni negative. In tutto questo ci deve essere una parte riflessiva che ci possa aiutare a migliorare il nostro autocontrollo. Quando siamo sotto stress, in un secondo momento dobbiamo cercare di capire, magari ricapitolare, cosa ci ha fatto perdere l’equilibrio. Un consiglio utile? Crea una lista dettagliata.

L’ambiente circostante è importante. Se stai cercando di evitare un impulso, dovete anche fuggire dalle tentazioni. Se frequenti un gruppo che, ad esempio, mangia spesso fuori mentre tu stai cercando di seguire un regime alimentare, stare lontano da questi momenti è un buon escamotage. Non a lungo, però!

Mindfulness innovativa tecnica di autocontrollo. L’oriente da questo punto di vista dà un grande apporto alla gestione delle emozioni. Tra queste c’è sicuramente la meditazione mindfulness, di provenienza buddista che avviene sedendosi con gli occhi chiusi, a gambe incrociate su un cuscino o su una sedia, con la schiena dritta focalizzando l'attenzione sul movimento dell'addome e la respirazione.

Ricordati sempre di premiarti. Se l’autocontrollo è importante lo è anche l’autostima. Proprio per questo, quindi, quando raggiungi un obiettivo, anche se piccolo, devi importi di esserne contento. Essere sempre insoddisfatti perché magari potevi fare di più non ti permette di godere delle tue piccole vittorie e questo ti rende sempre più insicura e triste.

Pensa positivo. Cerca sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno e mai mezzo vuoto. Non ha senso essere masochisti, autoflagellarci per ogni insuccesso o anche solo a priori. Sorridi alla vita e vedrai che lei sorriderà a te. È una delle migliori tecniche per migliorare l’autocontrollo e gestire le emozioni.

Dal Sito: cosmopolitan.com