venerdì 26 febbraio 2021

A new life - Storie di Panico - La storia di Lidia

"Le vostre storie, il vostro coraggio, la vostra forza."




GOLA, LA CANZONE MEDICINA DI CHIARA CRYSTAL E Il “SECONDO PIANO” DI
LAURA CHIATTI.

Chiara Crystal: "Il mio messaggio, infatti, è quello di vivere le difficoltà come
segnale che deve spingerci a ricercare ciò che siamo, ad avere coraggio e forza di
volontà per riuscire a sentire ciò che di bello c’è nelle nostre vite, senza aspettare
che 'la paura finisca prima che sorge il sole'

Nel brano e nel video è presente un elemento, lo specchio: guardarsi allo specchio
e imparare ad accettarsi ed amarsi per tutto ciò che siamo, cela anche un messaggio
diretto a chiunque ascolterà il brano, 'io sono come te, ci somigliamo' ed ancora 'se
sono riuscita io a specchiarmi ed amare le mie difficoltà, puoi farlo anche tu'".
Laura Chiatti “Mi curo con la bioenergetica e con la psicoterapia. E’ sbagliato
pensare di potercela fare sempre senza farsi aiutare, un errore in cui noi donne
cadiamo spesso. Lavoriamo, ci occupiamo della casa, della famiglia: un
sovraccarico di responsabilità che può schiantarti fisicamente”.
“…Quando metti al mondo un figlio capisci per la prima volta che cos’è l’amore…”
“solo un figlio ti porterà quell’amore che ti stacca la pelle. Ma il prezzo, ed è questo
che tolgono, è che tu passi totalmente in secondo piano. Tu, i tuoi bisogni, il tuo
lavoro“.
Ho ripreso due citazioni importanti, da due testi pubblicati qui sul blog. Due
testimonianze di qualcuno che come me, come noi, sa bene che cosa significa
sprofondare in quel buco nero che è un attacco di panico.
Ne escono due messaggi opposti: quello di Chiara Crystal che ci parla della sua
canzone – medicina “Gola”, e quello di Laura Chiatti che dice del prezzo dell’amore
(che dovrebbe magari compensare il suo, nostro, stare male), dell’amore per un
figlio: “Solo un figlio ti porterà quell’amore che ti stacca la pelle”. Il prezzo da pagare
è però altissimo (e soprattutto, credo, anzi, ne sono certa) incongruo, ingiusto.
Quell’amore che ti stacca la pelle vorrebbe, vuole infatti “… che tu passi totalmente
in secondo piano”. Laura ha appena detto “mi curo con la bioenergetica e con la
psicoterapia. E’ sbagliato pensare di potercela fare senza farsi aiutare, un errore in
cui noi donne cadiamo spesso”.
Penso ci cadano anche molti uomini. Sì è un errore pensare di farcela da sole e da
soli. Chiedere aiuto non è abbandonare la lotta che ognuna e ognuno di noi combatte
per conquistare la luce nella propria vita. Ma occorre anche trovare una “canzonemedicina”, da cantare e da offrire, o magari qualcos’altro che faccia fare la 
metamorfosi alla crisalide e liberi la farfalla perché voli sui prati fioriti.
Anch’io ho dovuto farci i conti per molti anni con gli attacchi di panico, e quando
“loro” non c’erano, io stavo in ascolto attenta, per la paura che arrivassero, magari
quando stavo facendo lezione ai miei studenti di Ca’ Foscari. Anch’io mi sono fatta
aiutare. Però ad un certo punto mi sono fatta la domanda di Concetta, che
ho letto sulla pagina Facebook: “Buongiorno volevo farvi una domanda ma tutti quanti
voi avete capito la causa scatenante? Io dopo 22 anni ancora no”
Io allora ancora no. Così interruppi la psicoterapia e cercai un’altra strada. Una
sera mi rifugiai nella mia stanza, il luogo protetto dove mi sentivo tranquilla, chiusi la
porta, accarezzai per pochi minuti il mio violino, poi presi un quaderno nero, di quelli
antichi, con le pagine dal bordo rosso cupo, una penna, mi sedetti sul letto e
cominciai a scrivere. Poche righe ogni sera, sempre alla stessa ora, sempre nella
mia stanza, sempre seduta sul letto, dopo aver accarezzato per due minuti il violino
muto.
Scrissi per un anno intero, senza saltare mai un giorno; no, non ci furono vacanze
quell’anno, non potevo, non volevo staccarmi dal mio rito serale. Prima di riprendere
a scrivere, rileggevo, sempre tutto da capo. Qualcosa o forse qualcuno, cominciò a
muoversi piano, in sordina, discretamente e in silenzio, dentro la mia mente e la mia
anima, qualcuno o qualcosa che non conoscevo e che nello stesso tempo mi era
noto, ne scorgevo pochi tratti, troppo pochi perché lo potessi o la potessi riconoscere.
Una rimembranza che suonava una nota lontana lontana, appena udibile; se mi ci
concentravo troppo fuggiva, e dovevo aspettare la sera seguente.
Dopo un anno il mio racconto era finito. Non lo decisi io, me lo impose “lui”. Così
non potei fare altro che rileggerlo e leggerlo. Nemmeno una parola da cambiare.
Perfetto. Finito.
E quasi in silenzio, da lontano, come la nota di violino che ascoltavo di dentro, poco
poco alla volta il racconto portò la luce. Compresi con smarrimento e dolore, e la
trasformazione ebbe inizio.
Raccontare è ancora la mia canzone medicina, anche se ora io non ne ho più
bisogno per sfuggire al buco nero. Ora ne conosco la serratura segreta che apre alla
metamorfosi.

Laura


Dall Pagina Facebook: 

mercoledì 24 febbraio 2021

Spesso ansia e depressione viaggiano assieme. E così vengono confuse



Si tratta di due condizioni differenti ma che possono presentarsi anche insieme e che possono essere trattate contemporaneamente con la psicoterapia e i farmaci.

Spesso ansia e depressione viaggiano assieme, così talvolta vengono confuse anche da chi ne soffre. Nel linguaggio comune infatti i termini ansia e depressione sono facilmente usati per indicare in generale una condizione di malessere psicologico che interferisce con la vita quotidiana. Ma per gli psichiatri si tratta di due stati ben distinti, che tuttavia possono presentarsi in comorbidità, ossia essere presenti in una persona nello stesso momento. Ansia e depressione sono molto diffuse: circa il 30 per cento delle persone durante la vita avrà dei periodi segnati dall’ansia e quasi il 20 per cento sperimenterà periodi di depressione. Diversi studi indicano poi che circa il 70 per cento delle persone affette da depressione risponde anche ai criteri diagnostici di uno stato d’ansia e che quasi l’80 per cento di chi soffre di disturbi d’ansia avrà dei periodi di depressione lungo la sua esistenza.


La «scala» Coronavirus

Senza contare che l’arrivo della pandemia Covid-19 ha generato nuovi stati ansioso-depressivi, dovuti sia al timore di contrarre la malattia, sia alla riduzione del supporto sociale e dei rapporti affettivi, tanto che il Department of Psychology della Christopher Newport University ha messo a punto uno specifico test, il Coronavirus Anxiety Scale.

I dubbi

«Eppure manca una chiara definizione del trattamento ottimale per la comorbidità di ansia e depressione» dice Jan Spijker del Depression Expertise Center di Nijmegen, in Olanda, in una revisione clinica pubblicata con alcuni collaboratori sulla rivista JAMA Psychiatry. «Dovremmo trattare di due disturbi in maniera sequenziale, prima uno poi l’altro, oppure in parallelo, simultaneamente? Dovremmo iniziare un singolo trattamento integrato focalizzato su entrambi i disturbi o un trattamento transdiagnostico mirato ai meccanismi sottostanti presenti in entrambe le condizioni?»

Le alterazioni neurobiologiche

In effetti, ansia e depressione possono sia rappresentare una risposta unica agli stessi eventi di vita, sia essere collegate ad alterazioni neurobiologiche simili, come uno sbilanciamento del sistema limbico cerebrale. Questa caratteristica fa sì che, trattando l’una, indirettamente, si potrebbe dire, inevitabilmente, anche l’altra inizia a migliorare seguendo lo stesso passo, come è stato dimostrato da recenti revisioni sistematiche.

Duplice effetto

«È vero che trattando la depressione con la psicoterapia si vedono migliorare i sintomi dell’ansia e che trattando il disturbo d’ansia con la terapia cognitivo-comportamentale si vedono migliorare i sintomi della depressione» dice ancora Spijker. Oggi sono disponibili anche farmaci che consentono di prendere due piccioni con una fava. Alcuni antidepressivi svolgono infatti un’azione anti-ansia, come gli inibitori della ricaptazione della serotonina (Ssri) e gli inibitori della ricaptazione di serotonina e noradrenalina (Srni). Secondo gli autori dello studio su JAMA Psychiatry «la psicoterapia può decidere di focalizzarsi sul disturbo più grave dei due, piuttosto che su entrambi allo stesso tempo. I dati indicano che un trattamento focalizzato sul disturbo più grave genera quasi inevitabilmente un simultaneo miglioramento dell’altro».

Sintomi diversi

Ansia e depressione hanno ciascuna sintomi propri, ma esistono anche sintomi che sono comuni a entrambe le condizioni. L’ansia è caratterizzata da una preoccupazione eccessiva rispetto agli eventi della vita, risposte di spavento esagerate, tensione muscolare, iperattività del sistema nervoso autonomo, che comporta tra l’altro un’accelerazione del battito cardiaco e della frequenza del respiro. La depressione è invece caratterizzata da umore depresso e da una sensazione di mancanza di speranza per il futuro, dalla perdita dei propri interessi, riduzione dell’appetito, rallentamento motorio, senso di inutilità e di colpa, pensieri foschi.

Sintomi in comune

Alcuni altri sintomi sono invece comuni sia all’ansia sia alla depressione. Ad esempio, una sensazione di facile irritabilità, che porta a scontrarsi con le altre persone, associata a una agitazione interiore che fa sì che non si riesca a stare ben in nessun posto. Molto marcata può essere la difficoltà di concentrazione, per cui anche un’attività potenzialmente rilassante come la lettura non riesce a essere di aiuto. Molto frequenti infine sono la sensazione di fatica psicofisica e l’insonnia. Quest’ultima può avere caratteristiche diverse in chi è depresso, che tende soprattutto a svegliarsi molto presto la mattina, e in chi è ansioso, che invece ha soprattutto difficoltà di addormentamento e risvegli notturni.


Dal Sito: corriere.it

Spesso ansia e depressione viaggiano assieme. E così vengono confuse



Si tratta di due condizioni differenti ma che possono presentarsi anche insieme e che possono essere trattate contemporaneamente con la psicoterapia e i farmaci.

Spesso ansia e depressione viaggiano assieme, così talvolta vengono confuse anche da chi ne soffre. Nel linguaggio comune infatti i termini ansia e depressione sono facilmente usati per indicare in generale una condizione di malessere psicologico che interferisce con la vita quotidiana. Ma per gli psichiatri si tratta di due stati ben distinti, che tuttavia possono presentarsi in comorbidità, ossia essere presenti in una persona nello stesso momento. Ansia e depressione sono molto diffuse: circa il 30 per cento delle persone durante la vita avrà dei periodi segnati dall’ansia e quasi il 20 per cento sperimenterà periodi di depressione. Diversi studi indicano poi che circa il 70 per cento delle persone affette da depressione risponde anche ai criteri diagnostici di uno stato d’ansia e che quasi l’80 per cento di chi soffre di disturbi d’ansia avrà dei periodi di depressione lungo la sua esistenza.


La «scala» Coronavirus

Senza contare che l’arrivo della pandemia Covid-19 ha generato nuovi stati ansioso-depressivi, dovuti sia al timore di contrarre la malattia, sia alla riduzione del supporto sociale e dei rapporti affettivi, tanto che il Department of Psychology della Christopher Newport University ha messo a punto uno specifico test, il Coronavirus Anxiety Scale.

I dubbi

«Eppure manca una chiara definizione del trattamento ottimale per la comorbidità di ansia e depressione» dice Jan Spijker del Depression Expertise Center di Nijmegen, in Olanda, in una revisione clinica pubblicata con alcuni collaboratori sulla rivista JAMA Psychiatry. «Dovremmo trattare di due disturbi in maniera sequenziale, prima uno poi l’altro, oppure in parallelo, simultaneamente? Dovremmo iniziare un singolo trattamento integrato focalizzato su entrambi i disturbi o un trattamento transdiagnostico mirato ai meccanismi sottostanti presenti in entrambe le condizioni?»

Le alterazioni neurobiologiche

In effetti, ansia e depressione possono sia rappresentare una risposta unica agli stessi eventi di vita, sia essere collegate ad alterazioni neurobiologiche simili, come uno sbilanciamento del sistema limbico cerebrale. Questa caratteristica fa sì che, trattando l’una, indirettamente, si potrebbe dire, inevitabilmente, anche l’altra inizia a migliorare seguendo lo stesso passo, come è stato dimostrato da recenti revisioni sistematiche.

Duplice effetto

«È vero che trattando la depressione con la psicoterapia si vedono migliorare i sintomi dell’ansia e che trattando il disturbo d’ansia con la terapia cognitivo-comportamentale si vedono migliorare i sintomi della depressione» dice ancora Spijker. Oggi sono disponibili anche farmaci che consentono di prendere due piccioni con una fava. Alcuni antidepressivi svolgono infatti un’azione anti-ansia, come gli inibitori della ricaptazione della serotonina (Ssri) e gli inibitori della ricaptazione di serotonina e noradrenalina (Srni). Secondo gli autori dello studio su JAMA Psychiatry «la psicoterapia può decidere di focalizzarsi sul disturbo più grave dei due, piuttosto che su entrambi allo stesso tempo. I dati indicano che un trattamento focalizzato sul disturbo più grave genera quasi inevitabilmente un simultaneo miglioramento dell’altro».

Sintomi diversi

Ansia e depressione hanno ciascuna sintomi propri, ma esistono anche sintomi che sono comuni a entrambe le condizioni. L’ansia è caratterizzata da una preoccupazione eccessiva rispetto agli eventi della vita, risposte di spavento esagerate, tensione muscolare, iperattività del sistema nervoso autonomo, che comporta tra l’altro un’accelerazione del battito cardiaco e della frequenza del respiro. La depressione è invece caratterizzata da umore depresso e da una sensazione di mancanza di speranza per il futuro, dalla perdita dei propri interessi, riduzione dell’appetito, rallentamento motorio, senso di inutilità e di colpa, pensieri foschi.

Sintomi in comune

Alcuni altri sintomi sono invece comuni sia all’ansia sia alla depressione. Ad esempio, una sensazione di facile irritabilità, che porta a scontrarsi con le altre persone, associata a una agitazione interiore che fa sì che non si riesca a stare ben in nessun posto. Molto marcata può essere la difficoltà di concentrazione, per cui anche un’attività potenzialmente rilassante come la lettura non riesce a essere di aiuto. Molto frequenti infine sono la sensazione di fatica psicofisica e l’insonnia. Quest’ultima può avere caratteristiche diverse in chi è depresso, che tende soprattutto a svegliarsi molto presto la mattina, e in chi è ansioso, che invece ha soprattutto difficoltà di addormentamento e risvegli notturni.


Dal Sito: corriere.it

Ansia: tra parole e numeri ci sono gli esseri umani.




Se sono 19 milioni gli italiani che soffrono di ansia, se ogni anno aumentano i soggetti colpiti, se si abbassa vertiginosamente l’età e aumenta  l’intensità dei sintomi, e se la maggior parte delle persone, ne soffrono in silenzio… dobbiamo ammettere che qualcosa è andato storto.

Dobbiamo rivedere qualcosa, o forse più di qualcosa.

Personalmente suggerisco di partire rivedendo e correggendo quell’assurda comunicazione cattedratica, occorre ripristinare l’immagine nemica ed offensiva che viene suggerita a chi ne soffre attraverso i messaggi di divulgazione, e urgentemente, dobbiamo rivedere il metodo spicciolo e sbrigativo della somministrazione delle cure.

 

Oggi l’ansia sembra più un argomento da dibattito specialistico, sembra più uno slogan pubblicitario ai fini commerciali, che non un impegno tra operatori della salute e soggetti ansiosi.

 

Numeri e definizioni, tolgono il volto a questi esseri umani, esseri che si nascondono perchè si sentono difettosi e sbagliati rispetto agli altri, nel campo delle infinite competizioni.

Chi soffre d’ansia, molto spesso si aiuta con i consigli del web, ove apprende dalle definizioni più scientifiche ai rimedi “fuffa” dei santoni.

Bisogna parlare facile per arrivare al cuore di chi vorrebbe chiedere aiuto, ma si vergogna!

Ci vogliono metodi pratici facili da attuare, percorsi che diano immediato sollievo, ma che puntino alla risoluzione del disturbo, o quantomeno a ridimensionarlo notevolmente.

Per diverso tempo, l’ansia è stata associata alla definizione “alterazione dello stato psichico-cognitivo-reattivo-comportamentale” ecco perchè chi ne soffre, non ne parla, si nasconde, ha paura di essere considerato mentalmente anomalo, difettoso nella cognizione e nelle reazioni. Sbagliato!

 

Abbiamo dovuto aspettare gli anni 90 e le grandi pacificazioni fra psicologia e umanesimo, per riportare l’ansia a puro campanello d’allarme, che ci mette in guardia dalle situazioni inadatte a noi.

Si, l’essere umano pensa sempre di essere sbagliato per qualcosa o qualcuno, o qualche ruolo, non pensa mai che altri, altre situazioni o persone possano essere inadatte a lui.

L’ansia è messaggera di una eccessiva disparità tra possibilità individuali e stile esistenziale.

negli anni abbiamo appreso che se viene combattuta, è una nemica molto cattiva, e che nel combattimento vince lei, vince e si porta via tutto: serenità, sorriso, rapporti umani, affetti…

Se invece viene accettata, compresa e utilizzata ai fini della propria crescita personale, può essere un grande strumento evolutivo.

 

Negli ultimi anni, meno di 10 purtroppo, l’approccio all’ansia, ed alle sue evoluzioni in crisi e attacchi di panico, è passato dalla nuda e cruda somministrazione di rimedi farmaceutici,

ai primi approcci olistici, naturali, non invasivi, alle più commerciali trovate del business.

Sto parlando delle discipline che meglio avvicinano l’ansioso, perchè vestite di comprensione, di attenzioni, di sostegno umano.

Sembra che la via convenzionale, abbia trattato l’ansioso come anomalo fino a ieri,

e che avendo assistito alla crescita virale del fenomeno espansivo,

oggi la stessa via convenzionale parla di ansia come una cosa quasi normale

“si e oggi come oggi tutti sono ansiosi”! “e troviamone uno che non soffre d’ansia, non ti suggestionare, e se proprio non ce la fai prendiamo qualcosina”!

“cerca di stare tranquillo, è stress”

Un pò in ogni caso, l’ansioso perde la sua individualità, anomalo in mezzo ai normali ieri, e anonimo in mezzo agli altri ansiosi oggi !

Abbiamo scoperto negli anni 2000 che lo sport aiutava molto i soggetti ansiosi di qualunque età, a ridimensionare gli episodi ansiosi, offrendo ai giovani l’opportunità di lavorare sul corpo, portare l’attenzione ai limiti del corpo, abbiamo scoperto poco dopo che attività alternative alla ginnastica, erano ancora più efficaci, dallo yoga alle arti marziali, la disciplina aveva un impatto positivo in termini di consapevolezza e cambiamento pratico individuale.

Abbiamo poi compreso come in tali approcci integrati, la respirazione e il controllo e l’espansione del respiro, fosse una “medicina invisibile” per spegnere le crisi quasi sul nascere. abbiamo imparato mille cose sulla relazione fra condensazioni psichiche e stati ansiosi, fino ad affinare le moderne tecniche di mindfulness, induzione immaginativa, auto e monoideismo.

Peccato che dove c’è sofferenza c’è sciacallaggio. E quindi sono proliferati i guru della guarigione, che hanno ridicolizzato e sminuito il lavoro di quelle figure che invece

stavano gettando linee guida importanti.

Bisogna denunciarlo prima o poi il fenomeno di chi si attacca alla debolezza degli ansiosi con il pendolino, o bisogna smascherare questi sciamani che curano le ansie con le piume di falco e qualche strano intruglio ai limiti della legalità ( per gli effetti psicotici che vorrebbero simulare alterazioni dello stato di coscienza). Prano guaritori che dell’energia conoscono solo quella per ricaricare lo smartphone che sono pronti a risucchiare il  problema in qualunque momento, con una mano libereranno dal male e con l’altra prenderanno 80 euro!

Poi i cristallomani, ops, quelli ci mettono i cristalli addosso, che promettono una cristalloterapia, abusando penalmente/ingannevolmente  del termine, per non parlare delle acque colorate e delle boccette dai mille colori, e a proposito di colori… le pennine luminose.

la lista sarebbe lunga ed io mi fermo qui,

perchè voglio riportare l’attenzione alle uniche scienze che possono cooperare davvero ovvero: scienza medica, scienze yogico-meditative (comparto delle vastissime scienze orientali) e scienze motorie.

Da Buon Perito conoscendo quella parte legale della medicina naturale, che ai più sfugge,, cerco di confrontarmi con altre figure che a vario titolo cooperano nel campo delle cure non invasive, nel supporto umano ai malati a lungo termine e soprattutto

della delicatezza di taluni argomenti e delle necessità di taluni individui di trovare approccio umano,informazioni corrette, veritiere, e di tutelare l’utenza dagli imbroglioni.

Eravamo 4 amici in chat, con me

Flavio Lassandro, Massoterapista/Chinesiologo, laureato in scienze motorie (attivo in studio professionale Acquaviva delle fonti)

Alessandra Leone istruttrice di Hatha Yoga e Yoga posturale Promotrice di benessere fisico a contatto con la natura attiva su  Cerignola.

Luciana Pigeon insegnante di Hatha Yoga, anche in gravidanza e post parto, sensibile alla fusione dello Yoga in Ayurveda e operatrice del suono, soprattutto a contatto con la natura

attiva su Policoro.

Diventa difficile parlare serenamente di come affrontare questi temi, a causa delle infiltrazioni di Qualunquismo, che hanno distolto le persone che soffrono di un disagio, dalla via dei buoni risultati.

E dunque bisogna ricondurre l’ansioso ad una più oggettiva comprensione di sè, capacità limiti, inclinazioni. Tutti possono avvicinarsi alla comprensione del messaggio che la loro ansia vuol portare dal piano più recondito e profondo, alla luce, e manifestare quella parte debole che nessuno è pronto ad accogliere in se stesso.

Per fare questo lavoro ci vuole aiuto, ci vuole sostegno, e tanta competenza.

Da qui vogliamo ripartire, a sostegno dei soggetti che soffrono d’ansia panico,

vogliamo partire riportandoli al rispetto di sè attraverso una buona igiene emotiva,

alla consapevolezza psicocorporea che solo yoga-meditazione-respiro-postura

possono ristabilire, e alla comprensione dei movimenti interiori,

che fanno di noi degli esseri simili e diversi contemporaneamente.

 

Ricordate che solo una perfezione suprema poteva dare all’essere

tanto potere e tanta fragilità contemporaneamente,

e che l’ansia viene solo a dirvi con quali occhi vi state guardando.

E se non riuscite a vedervi… chiedete aiuto!

Con voi, con le vostre ansie, con i piccoli e grandi progressi,

con i colleghi e con qualche nemico, ci sono sempre!

 

L. Calabrese

Perito Esperto  Consulente Medicina non Convenzionale

 

 Dal Sito: passalaparola.net

Che rapporto c'è tra ansia e Covid-19




Il 2020 è stato un anno difficile per tutta la popolazione mondiale. Questo soprattutto a causa del fatto che abbiamo dovuto affrontare un nuovo nemico, infido e invisibile, che ci ha costretti a modificare e non poco le nostre abitudini di vita: il Covid-19. Questo virus è riuscito a diffondersi in pochissimo tempo in ognuno dei 5 continenti e, specialmente in Europa e in Italia, ha prodotto notevoli danni, sia alla salute che all’economia. Ma non è assolutamente detto che il Sars-CoV2 possa causare problemi all’incolumità della persona solo se quest’ultima ha contratto il virus. Perché esistono anche una serie di altre complicazioni dovute già solo alla sua esistenza, come lo stato d’ansia che può comportare negli esseri umani.

Che cos’è l’ansia?

Prima di capire quale interconnessione ci sia, dunque, tra ansia e Coronavirus, è bene capire di cosa stiamo parlando. Con il termine ansia spesso e volentieri si intende un insieme di reazioni a livello cognitivo, psicologico o comportamentale che vengono sollecitate dalla percezione di uno o più stimoli avvertiti come minacciosi dalla nostra psiche e contro i quali non ci riteniamo in grado di poter reagire. Quindi può insorgere in ognuno di noi per diverse motivazioni ogni giorno ed è bene saper affrontare la questione, magari rivolgendosi ad uno psicologo per la cura dell’ansia a Roma o nella propria città, prima che possa trasformarsi da fattore saltuario a disturbo cronico. Lo stato ansioso di questi tempi è molto diffuso, già prima dell’insorgere del Covid-19, e questo può portare a problemi più gravi come ad attacchi di panico o paure di svariati tipi.

Che rapporto c’è tra ansia e Covid-19?

Ovviamente con la diffusione del Coronavirus l’ansia sta dilagando ulteriormente nel mondo. Questo a causa di tanti elementi collegati alla pandemia. Inizialmente lo stato ansioso si è presentato in ognuno di noi nel momento in cui per la prima volta si è sentito parlare del Sars-CoV2 in Cina. Poi è clamorosamente aumentato quando si hanno avute le prime notizie di casi in altri paesi al di fuori dell’Estremo Oriente. Da quel momento si pensi ai diversi lockdown cui siamo sottoposti nell’ultimo periodo. La privazione delle proprie libertà personali, la costrizione dentro le mura domestiche per lunghi periodi, soprattutto per chi vive da solo, i continui annunci in televisione su cosa fare e i bollettini con i numeri sempre crescenti del contagio, sono tutte componenti che non possono che aumentare l’ansia delle persone. Ma anche quando è possibile uscire bisogna stare attenti a diversi elementi. Tra i più comuni, ovviamente, il dover mantenere le distanze, con la paura che qualcuno non lo faccia. Il dover portare obbligatoriamente la mascherina, che a volte ci dimentichiamo di prendere in casa. Il dover sanificare continuamente le mani con i gel a soluzione alcolica. Aggiornarsi in tempo reale, per quanto riguarda l’Italia, sulla zona di appartenenza della propria regione. Rinunciare alle riunioni con amici e parenti. Insomma una serie di obblighi che poco più di un anno fa non pensavamo neanche potessero esistere e che, inevitabilmente, permettono spesso all’ansia di avere la meglio sulla nostra tranquillità.

Dal Sito: ilfaroonline.it

Che rapporto c'è tra ansia e Covid-19




Il 2020 è stato un anno difficile per tutta la popolazione mondiale. Questo soprattutto a causa del fatto che abbiamo dovuto affrontare un nuovo nemico, infido e invisibile, che ci ha costretti a modificare e non poco le nostre abitudini di vita: il Covid-19. Questo virus è riuscito a diffondersi in pochissimo tempo in ognuno dei 5 continenti e, specialmente in Europa e in Italia, ha prodotto notevoli danni, sia alla salute che all’economia. Ma non è assolutamente detto che il Sars-CoV2 possa causare problemi all’incolumità della persona solo se quest’ultima ha contratto il virus. Perché esistono anche una serie di altre complicazioni dovute già solo alla sua esistenza, come lo stato d’ansia che può comportare negli esseri umani.

Che cos’è l’ansia?

Prima di capire quale interconnessione ci sia, dunque, tra ansia e Coronavirus, è bene capire di cosa stiamo parlando. Con il termine ansia spesso e volentieri si intende un insieme di reazioni a livello cognitivo, psicologico o comportamentale che vengono sollecitate dalla percezione di uno o più stimoli avvertiti come minacciosi dalla nostra psiche e contro i quali non ci riteniamo in grado di poter reagire. Quindi può insorgere in ognuno di noi per diverse motivazioni ogni giorno ed è bene saper affrontare la questione, magari rivolgendosi ad uno psicologo per la cura dell’ansia a Roma o nella propria città, prima che possa trasformarsi da fattore saltuario a disturbo cronico. Lo stato ansioso di questi tempi è molto diffuso, già prima dell’insorgere del Covid-19, e questo può portare a problemi più gravi come ad attacchi di panico o paure di svariati tipi.

Che rapporto c’è tra ansia e Covid-19?

Ovviamente con la diffusione del Coronavirus l’ansia sta dilagando ulteriormente nel mondo. Questo a causa di tanti elementi collegati alla pandemia. Inizialmente lo stato ansioso si è presentato in ognuno di noi nel momento in cui per la prima volta si è sentito parlare del Sars-CoV2 in Cina. Poi è clamorosamente aumentato quando si hanno avute le prime notizie di casi in altri paesi al di fuori dell’Estremo Oriente. Da quel momento si pensi ai diversi lockdown cui siamo sottoposti nell’ultimo periodo. La privazione delle proprie libertà personali, la costrizione dentro le mura domestiche per lunghi periodi, soprattutto per chi vive da solo, i continui annunci in televisione su cosa fare e i bollettini con i numeri sempre crescenti del contagio, sono tutte componenti che non possono che aumentare l’ansia delle persone. Ma anche quando è possibile uscire bisogna stare attenti a diversi elementi. Tra i più comuni, ovviamente, il dover mantenere le distanze, con la paura che qualcuno non lo faccia. Il dover portare obbligatoriamente la mascherina, che a volte ci dimentichiamo di prendere in casa. Il dover sanificare continuamente le mani con i gel a soluzione alcolica. Aggiornarsi in tempo reale, per quanto riguarda l’Italia, sulla zona di appartenenza della propria regione. Rinunciare alle riunioni con amici e parenti. Insomma una serie di obblighi che poco più di un anno fa non pensavamo neanche potessero esistere e che, inevitabilmente, permettono spesso all’ansia di avere la meglio sulla nostra tranquillità.

Dal Sito: ilfaroonline.it

Come eliminare il nodo alla gola: i rimedi contro questo fastidioso disturbo



Avete presente quella sensazione di avere qualcosa in gola? Molto spesso succede in determinati momenti in cui siamo fortemente stressati o in ansia. Quando avvertiamo la sensazione di gola chiusa, inoltre, la prima cosa che facciamo è quella di rivolgerci al nostro medico di fiducia per cercare di capire di cosa si tratta.

Quando la gola chiusa non dipende da alcuna malattia ecco che in gergo parliamo di bolo isterico. Sembra, inoltre, che il nodo alla gola colpisca più le donne che gli uomini. Ma perché possiamo percepire questa sensazione così fastidiosa? Ciò avviene, come abbiamo detto, maggiormente in momenti di stressansiadepressione o se soffriamo di attacchi di panico.

Come eliminare il nodo alla gola

Nella maggior parte dei casi il nodo alla gola va via in modo naturale, senza che noi facciamo nulla. Spesso, infatti, si tratta di un disturbo propriamente psicologico che non deriva da cause fisiche. Alcuni rimedi per il nodo alla gola, inoltre, possono essere quello di:

-Non deglutire molte volte;

-Non schiarirsi la gola frequentemente;

-Cercare di bere tisane calde, camomilla o comunque bevande a basso contenuto di zuccheri;

-Smettere di fumare;

-trattamento per il reflusso gastroesofageo.

Nodo alla gola: altre cause

Il nodo alla gola – quando non è derivante da una condizione psicologica – può dipendere anche da un reflusso gastroesofageo. Ma non è tutto perché questa sensazione può essere dovuta anche a disturbi neuromuscolari o determinato da un’infiammazione dell’esofago, soprattutto nei fumatori.

Si è visto, inoltre, come questa sensazione può essere determinata anche da una secchezza della bocca e dalla frequente deglutizione, soprattutto quando siamo fortemente stressati.

In ogni caso è sempre opportuno che vi rivolgiate a uno specialista o al vostro medico di fiducia per una diagnosi chiara e approfondita.


Dal Sito: donnaglamour.it

martedì 9 febbraio 2021

Prima regola per la tua salute emotiva: allontanare le persone che non ti meritano



Per preservare la propria  salute emotiva esiste una regola ben precisa: distinguere chi ci merita e chi no. Capita spesso nelle relazioni di ogni genere e soprattutto nei rapporti di coppia, di correre dietro a chi non ci cerca.. a chi non apprezza la nostra presenza, il che innesca meccanismi di sofferenza e insicurezza al tempo stesso. In fondo non ha senso essere infelici per chi non si preoccupa di noi.

Regala la tua Assenza a chi non apprezza la tua Presenza

Non bisogna considerare amici ogni persona che incrociamo lungo il nostro cammino. Se non piacciamo a un collega o a qualcuno che non mostra interesse nei nostri confronti, potremmo sentirci delusi, ma chiediamoci se vale la pena tentare di costruire un legame e conquistare la sua simpatia. Non tutti meritano i nostri sforzi, soprattutto se abbiamo a che fare con persone molto complicate. Non perderemo niente se le evitiamo.

Non ha senso inseguire chi non ci cerca. Chi lo fa commette una grande ingiustizia emotiva contro se stesso. L’affetto si deve dimostrare in modo equilibrato! L’attenzione non si elemosina né si accettano briciole.  In una relazione equilibrata, non ci si sente esauriti emotivamente o mentalmente. Non ci si sente svuotati o stressati e sopraffatto dalla loro presenza. Quindi, se qualcuno o qualcuna ci succhia costantemente tutta l’energia e la felicità,  è arrivato il momento di prendere in considerazione l’idea di allontanare questa persona!

Strategie per affrontare le persone tossiche

Come possiamo difenderci dalle persone tossiche? Abbiamo armi a nostra disposizione per rispondere alla cattiveria gratuita di chi dice di volerci bene? Certo: coltivare l’amore di sè è già un buon antidoto.  Dobbiamo sforzarci, per esempio, di ricordarci quanto sia deleterio per il nostro benessere psicofisico frequentare la persona sbagliata. Ecco alcuni suggerimenti su come lasciarci alle spalle una persona tossica e ritrovare il rispetto per se stessi.

1. Concentrati nelle soluzioni
Le persone tossiche creano spesso una sensazione di soffocamento. Tuttavia, se ci concentriamo su queste emozioni e pensieri negativi, staremo peggio, ci sentiremo come in un labirinto senza uscita e aumenteranno la probabilità che perdiamo il controllo. Come risultato, lo stress aumenta. Pertanto, è meglio concentrarsi sulle soluzioni, su come risolvere questa particolare situazione e ridurre il livello di stress.

2. Stabilisci dei limiti
Le persone tossiche cercheranno di immergerci nei loro problemi. Non vogliono trovare realmente delle soluzioni, vogliono solo consumare il nostro tempo e scaricare il loro carico di negatività.

Pertanto, è importante imparare a distinguere tra le persone che hanno veramente bisogno d’aiuto, perché vogliono risolvere un problema, e quelle che vogliono solo lamentarsi e comportarsi come camion della spazzatura umano. In tal caso, stabiliamo dei limiti sani che ci consentano di mantenere la distanza.

3. Non aspettarti un cambiamento
Produrre un cambiamento non è una missione impossibile, ma è complicato e richiede un grande sforzo. Di solito, alle persone tossiche risulta difficile cambiare, perché tendono a opporre una grande resistenza. Quindi, non perdiamo tempo rimproverandoci, disapprovando le loro azioni o rimproverandogli ciò che dicono, perché in questo modo rischiamo solo di peggiorare ulteriormente la situazione. Bastano solo brevi e concisi suggerimenti, non serve pressarli eccessivamente.

4. Non discutere
Risparmiare energia è importante. Inoltre, spesso le discussioni riescono solo a farci sentire peggio. Pertanto, è essenziale non cadere nel gioco che ci propongono le persone tossiche per non venire risucchiati nella loro rete.

Se notiamo che il nostro partner non è in grado di gestire bene le sue emozioni o non è aperto a nuovi argomenti, impediamogli di iniziare una discussione. Se vogliamo mantenere il nostro equilibrio psicologico, è meglio che impariamo a scegliere quali battaglie combattere e quali evitare. Certo, talvolta, saremo tentati di rimanere e litigare, ma prendere le distanze è un atto di forza. Dobbiamo farci rispettare rifiutandoci di essere vittima delle prepotenze altrui.

5. Conosciti
Se conosciamo bene noi stessi e sappiamo qual è il nostro punto di non ritorno, il momento in cui perderemo la pazienza, potremo fermarci prima di raggiungere tal punto. Al contrario, lasciamo che la persona tossica avanzi senza stabilire una barriera e termineremo arrabbiati e frustrati. Manteniamo il controllo emotivo in ogni momento e se si percepisce di essere sul punto di perderlo, interrompiamo educatamente la conversazione. Facciamo presente al nostro interlocutore che non è il caso di continuare a parlare di questo argomento.

6. Supera la negatività
Le persone tossiche non tendono ad agire razionalmente, se lo facessero, non esibirebbero molti comportamenti negativi che violano i diritti degli altri. Infatti, a volte non è nemmeno la persona ad infastidirci, ma il semplice pensare al loro comportamento irrazionale, iniquo e anche egoista. Pertanto, la regola d’oro per affrontare con calma queste persone è quella di superare questa negatività iniziale. Reagiamo solo ai fatti, non seguiamo il filo dei loro pensieri caotici e non aspettiamoci che agiscano come noi.

7. Non giudicare
Non giudicare è difficile. Infatti, nel cammino della crescita personale è una delle abitudini più difficili da eliminare, ma quando riusciremo avremo delle grandi soddisfazioni.

Facciamo in modo di non giudicare la persona di fronte a noi, piuttosto, offriamo loro rispetto, comprensione e compassione. Ricordiamoci che dietro a questi comportamenti è probabile che si nascondano dei traumi infantili, delle paure e delle frustrazioni. Noi non siamo migliori o peggiori, solo diversi.

Una relazione di qualsiasi tipo, dovrebbe essere una condivisione di amore, un dare e avere, non un prendere e basta. Non elemosinate con chi non vi merita o non vi apprezza.. Non permettete che questo succeda, non sacrificate la vostra dignitá e la vostra felicitá solo per tenere qualcuno accanto a voi.

E PER CONCLUDERE…

Ripetiamo ogni giorno a noi stessi IO SONO LA PERSONA PIU’ IMPORTANTE DELLA MIA VITA!

A cura di Ana Maria Sepe

Dal Sito: psicoadvisor.com

La Crisi Fa Emergere Una Forza Che Non Pensavamo Di Avere





La crisi non è da allontanare ma da attraversare. E’ l’unico modo per sciogliere nodi, prendere decisioni, avviare cambiamenti.

E’ arrivato il momento di spogliarci da tutti i pregiudizi legati alla crisi: non è una sfortuna, una disgrazia fine a se stessa o un fallimento. Ma un’occasione di crescita, di arricchimento, di conoscenza di sé.

La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perché è proprio la crisi a portare progresso. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
(Albert Einstein)

Attribuire colpe a se stessi o ad altri per aver fatto nascere una crisi è solo un modo per fuggire dai significati che ogni crisi porta con sé e che vuole portarci. Ciò che siamo chiamati a fare dinnanzi al dolore, al disorientamento e alla confusione è aprire finalmente i nostri occhi interiori. Per poterci scorgere l’occasione di cambiamento.

Non è facile destarci dalla nostra vita di sempre e cambiare prospettiva e modo di pensiero, ma la crisi giunge proprio per aiutarci in questo. Se riusciamo ad abbandonare scuse, pregiudizi, paure e difese siamo in grado di scorgere la via indicata dalla crisi stessa.

In una congiuntura negativa bisogna affidarsi alla creatività: fare della crisi un’opportunità per reinventarsi. Un’altra dote indispensabile è l’ubiquità: essere flessibili, non vincolati a vecchi schemi e a un’immagine rigida della propria persona.
(Jacques Attali)

Nel dolore, nella frantumazione delle nostre certezze e nella confusione che ogni crisi porta con sé possiamo assistere a due tipi di risposte: possiamo farci annientare dagli eventi oppure cavalcarli come un surfista con le onde. Nel primo caso diventiamo servitori delle nostre paure. Se invece decidiamo di sfruttare il maremoto che c’è dentro di noi emerge una forza interiore che non pensavamo di avere.

E’ una forza speciale che nasce solo nei momenti di forte crisi. E’ la nostra ricompensa al dolore che abbiamo scelto di vivere in modo costruttivo e non distruttivo. E’ un’energia così potente da renderci particolarmente vitali, svegli, determinati.

I momenti di crisi raddoppiano la vitalità negli uomini. O forse, più in soldoni: gli uomini cominciano a vivere appieno solo quando si trovano con le spalle al muro.
(Paul Auster)

Affrontare la crisi in questo modo vuol dire risvegliare il proprio intuito, avere fiducia nella vita, affidarsi alla creatività, credere che tutto è il dettato di un maestro divino.

Si comprende così che la crisi porta sempre con sé una ventata di aria nuova, invita a tagliare i rami ormai secchi, conduce a lasciar andare ciò che non ha più senso che resti. E’ il passo fondamentale che precede ogni cambiamento.

Sappiamo che l’inverno precede la primavera e che un bambino per poter iniziare a camminare dovrà specializzarsi nella caduta, ma non abbiamo bene in mente che la crisi è un momento indispensabile alla costruzione di un nuovo equilibro. Non è distruzione: è l’inizio di una nuova costruzione. Che può avvenire solo grazie ad una forza primordiale e generatrice, proprio come quella che sperimenta il neonato quando nasce: non sa a cosa va incontro ma sente che deve seguire quel richiamo di vita e si affida con tutto se stesso al suo intuito. La stessa forza che trova sua madre nel farlo nascere: non potrebbe sopportare un dolore fisico così grande in un momento di stasi.

La crisi ci risveglia, ci mette in moto, ci chiama a sé per mostrarci i nostri tesori interiori.

Non consideriamola più una seccatura.

E’ il nostro fuoco interiore che vuole emergere!

Elena Bernabè

Autrice del libro “Alla conquista delle stelle”


Dal Sito: eticamente.net

'Gola', la canzone-medicina di Chiara Crystal dopo gli attacchi di panico

Una 'canzone-medicina' dopo gli attacchi di panico. E' 'Gola' di Chiara Crystal, brano prodotto dal noto maestro Adriano Pennino che lavora da anni con molti big della musica italiana come Giorgia, Renato Zero, Ornella Vanoni e tanti altri. Venticinque anni, cantante, pianista, autrice e compositrice, con un diploma in danza moderna e un percorso di studi in Psicologia, Chiara Crystal riprende in mano la propria vita e si butta alle spalle un periodo difficile.

"Il brano ha un titolo diretto, perché fa riferimento alla mia esperienza personale, appunto: parla di attacchi di panico e della ricerca di luce, anche nell’ombra dei nostri fantasmi", dice l'artista. Ed è proprio su questa linea che è stato composto: "Una notte, in un periodo di difficoltà, risuonava nella mia mente questa melodia, con la voglia di buttare fuori ciò che sentivo e, allo stesso tempo, la voglia di superarlo a tutti i costi. 'Gola' la considero -racconta Chiara - una sorta di canzone/medicina che può essere 'ingerita' o meglio ascoltata quasi come una 'dose di coraggio' per trovare l’alba, la luce dopo aver guardato in faccia le proprie difficoltà e, di conseguenza, noi stessi".

"Il mio messaggio, infatti, è quello di vivere le difficoltà come segnale che deve spingerci a ricercare ciò che siamo, ad avere coraggio e forza di volontà per riuscire a sentire ciò che di bello c’è nelle nostre vite, senza aspettare che 'la paura finisca prima che sorge il sole' - dice Chiara - Nel brano e nel video è presente un elemento, lo specchio: guardarsi allo specchio e imparare ad accettarsi ed amarsi per tutto ciò che siamo, cela anche un messaggio diretto a chiunque ascolterà il brano, 'io sono come te, ci somigliamo' ed ancora 'se sono riuscita io a specchiarmi ed amare le mie difficoltà, puoi farlo anche tu'".


Dal Sito: adnkronos.com

giovedì 4 febbraio 2021

Attacchi di panico: come intervenire e che aiuto dare





Gli attacchi di panico sono un disturbo sempre più comune tra le persone, anche quando non soffrono di particolari problemi di salute. Si tratta di una condizione di ansia o paura molto intensa che si manifesta senza un motivo preciso, spesso improvvisamente. L’intensità dell’attacco può essere tale da fare temere un attacco di cuore o un problema respiratorio.

Chi ha già sperimentato attacchi di panico, comunque, sa cosa succede durante un attacco, ne riconosce i sintomi e sa cosa deve fare. In ogni caso, anche una persona abituata a queste crisi può avere bisogno di aiuto. Soprattutto quando si trova in un luogo pubblico.

Cosa bisogna sapere sugli attacchi di panico e come si può intervenire per aiutare una persona durante un attacco? Gli esperti hanno stilato un elenco di situazioni tipiche e regole di comportamento.

L’attacco di panico è un breve ma intenso momento in cui si prova una forte ansia o paura che si manifesta all’improvviso, accompagnata da sintomi fisici ed emotivi. La reazione del corpo è simile a quella che si verifica di fronte a una grave minaccia, con la differenza che in caso di attacco di panico non esiste alcuna minaccia concreta né pericolo.

La sua origine, infatti, è senza motivo e spesso può essere la conseguenza di un lungo periodo di stress, di un trauma o di uno stato ansioso abituale che esplode in questo tipo di crisi.

Si dice che una persona soffre di disturbo di panico o disturbo da attacchi di panico quando è soggetta ad attacchi frequenti. In questi casi, la persona potrebbe cambiare abitudini o comportamenti per evitare quelle situazioni in cui potrebbe manifestarsi un attacco. Questo potrebbe condizionare pesantemente le sue relazioni sociali.

Chi soffre abitualmente di attacchi di panico sa riconoscere i sintomi e sa come comportarsi quando si manifestano. Chi ha un attacco di panico per la prima volta si sente come se stesse per morire. Lo può confondere con un attacco di cuore o un altro grave problema di salute. Una sensazione a dir poco spaventosa, ma che una volta che si è imparato a riconoscerla fa meno paura.

Se chi è abituato agli attacchi di panico sa riconoscerli e come comportarsi, tuttavia può trovarsi in grave difficoltà e avere bisogno di aiuto. Pertanto, è importante sapere quali sono i sintomi di un attacco, come riconoscerli e come comportarsi per aiutare chi sta avendo un attacco.

sintomi più comuni dell’attacco di panico:

• paura intensa

• disperazione

• sudorazione o brividi

• tremore

• tachicardia

• difficoltà a respirare

• senso di soffocamento

• iperventilazione

• dolore al petto

• mal di testa o vertigini

• nausea

La differenza tra attacco di panico e una tipica risposta a una paura è che nel caso di un attacco di panico non esiste una minaccia effettiva o un pericolo concreto. Il corpo segnala un percolo che tuttavia non è presente. Si tratta dunque di unarisposta eccessiva probabilmente a uno stato diffuso di ansia o stress.

Se dovesse capitare di trovarci in presenza di una persona che sta avendo un attacco di panico, ecco cosa bisogna fare e non fare per aiutarla.

Restare calmi e cosa dire

Di fonte a una persona che ha un attacco di panico, la prima cosa da fare è mantenere la calma. È molto difficile, ma è quello da fare se si vuole essere veramente di aiuto. In ogni caso, dobbiamo sapere che gli attacchi di panico non durano molto. Solitamente, la fase acuta dell’attacco dura dai 5 ai 10 minuti. Come spiegano gli esperti.

Chi sta avendo un attacco di panico, tuttavia, potrebbe non rendersi conto del tempo e vivere quel momento come infinito. Pertanto è importante che chi è vicino sita calmo, non si faccia prendere a sua volta dal panico (!), e cerchi di rassicurare la persona. Avere paura, in queste situazioni, è assolutamente normale ma è importante mantenere il sangue freddo.

Provate a parlare alla persona per rassicurarla. Cosa dirle:

• che non la lascerete

• che l’attacco non durerà a lungo

• che è al sicuro.

Chiedete anche come poter essere d’aiuto e cosa potete fare. Chi soffre abitualmente di attacchi di panico, infatti, conosce i sintomi e ha dei metodi per superarli. Pertanto, anche quando si presta aiuto è importante farlo nel modo giusto, senza interferire con quello che la persona sta facendo per calmarsi. Durante un attacco, quando chiedete alla persona come aiutarla, questa vi potrebbe rispondere in malo modo. È assolutamente normale in una situazione del genere, preparatevi a questa eventualità, senza prendervela.

Se la persona rifiuta il vostro aiuto e vuole restare da sola, allontanatevi ma rimanete comunque nelle vicinanze in caso di necessità. Ditele che può contare su di voi se ne avesse bisogno.

Attenzione, però, alle parole usate. Una persona calma, con una voce rassicurante è di aiuto ma insistere nel chiedere se va tutto bene o dire di continuo “non ti preoccupare” può avere l’effetto contrario e aumentare l’ansia della persona che sta avendo un attacco.

Cosa dire alla persona per aiutarla

• chiedetele se vuole andare da un ‘altra parte (uscire da una stanza, allontanarsi da un luogo pubblico),

• ricordatele di respirare,

• distraetela con una conversazione leggera, a meno che vi dica che non vuole parlare.

Come comportarsi e quando chiamare aiuto

Durante un attacco di panico è difficile capire subito di cosa si tratti. I sintomi della persona che ne è vittima possono far pensare sul momento a qualcosa di più grave. Se la persona è abituata a soffrire di questi attacchi, sarà lei a rassicurare i presenti che sta avendo un attacco di panico e non qualcosa di pericoloso per la sua salute. In ogni caso i sintomi possono causare un forte disagio e la persona può avere bisogno di aiuto. Anche semplicemente di qualcuno che le stia accanto.

Non sta a noi capire cosa sta succedendo, ma possiamo offrire la nostra empatia, riconoscere l’angoscia di chi sta avendo un attacco di panico e dare il nostro sostegno.

Per aiutare la persona a calmarsi e riprendere il controllo di sé possono essere di aiuto:

• il contatto fisico, come tenere la mano (se la persona è d’accordo),

• dare alla persona un oggetto da tenere in mano,

• incoraggiarla a muoversi,

• incoraggiarla a ripetere frasi tranquillizzanti come “è terribile ma non mi farà male”,

• parlarle lentamente e con calma di luoghi o attività familiari.

Stare accanto alla persona che sta avendo un attacco di panico è molto più importante di quanto possa sembrare, anche se non si fa niente.

In alcuni casi, tuttavia, i sintomi potrebbero essere più gravi di quelli di un semplice attacco di panico. Ecco allora quando bisogna chiamare aiuto:

• il dolore al petto è come una pressione che non smette e si sposta alle braccia o alle spalle

• i sintomi continuano oltre i 20 minuti e non migliorano ma peggiorano,

• le difficoltà respiratorie non migliorano

• la pressione al petto dura più di un minuto o due.

Cosa evitare durante gli attacchi di panico

È fondamentale rispettare la persona che sta avendo un attacco di panicoe le sue esigenze. Non forzatela a fare qualcosa che non sente di fare. Se non gradisce le frasi di rassicurazione o altre forme di incoraggiamento, lasciate perdere. Anche la sola vicinanza può essere lo stesso di aiuto.

Dopo un attacco di panico una persona può sentirsi sfinita e avere bisogno di riposo. Assecondatela e non forzatela a fare quello che non si sente. Potrebbero saltare i programmi o gli impegni che avevate preso insieme. Pazienza.

Molto importante è non minimizzarequello che la persona prova durante un attacco di panico. Non fate paragoni con altre situazioni meno gravi che possono far sentire a disagio la persona. Un normale stato di ansia o di stress che tutti sperimentiamo normalmente non è la stessa cosa di un attacco di panico. Durante un attacco una persona può sentirsi completamente persa e incapace di gestire quello che le sta accadendo. Offrire compassione e aiuto è quello che possiamo fare. Fate molta attenzione alle parole e ai gesti, per evitare ulteriore disagio a chi sta già soffrendo.

Le persone che soffrono di attacchi di panico sono consapevoli di quello che accade loro durante un attacco, semplicemente non sono in grado di gestire le reazioni del loro corpo e la loro emotività.

Sono assolutamente da evitare le seguenti frasi:

• “Rilassati, non c’è niente di cui avere paura”,

• “Stai male per questo?”,

• “Cosa c’è che non va?”

Con queste parole, poco rispettose e per nulla empatiche, peggiorerete soltanto la crisi.

Sono da evitare anche i consigli superficiali o non richiesti. In primo luogo perché potremmo non sapere bene come intervenire e in secondo luogo perché chi soffre abitualmente di attacchi di panico saprà già come comportarsi e seguire una terapia se è già in cura. Se invece siete voi stessi ad avere già avuto attacchi di panico, allora potrete provare a dare qualche suggerimento i base alla vostra esperienza. Rispettare la sensibilità della persona, comunque, rimane fondamentale.

Dal Sito: universomamma.it