Per tante persone mettersi al volante costituisce una vera e
propria fobia, in costante crescita in tutta Europa. Ecco i consigli
dell’esperto psicologo e i rimedi naturali per vincere e affrontare al
meglio questa paura
Al solo pensiero di metterti al volante ti viene la pelle d’oca?
Potrebbe non essere il freddo… Può essere, invece, che tu sia vittima di
una nuova forma di paura: quella di guidare. La neonata fobia del
ventunesimo secolo. Un vero e proprio disagio emotivo. Certo, la
prospettiva di doversi infilare nella giungla metropolitana, con tanto
di code, automobilisti indisciplinati e una valanga di stress, farebbe
passare la voglia a chiunque. Ma qui le cose stanno diversamente.
I DATI A DISPOSIZIONE – Il 33% della popolazione ha
letteralmente il terrore di guidare. La percentuale tra i maschi supera
il 36%. Ma tra le donne il panico da guida è ancora più diffuso: si
parla del 64%. Insomma, una significativa fetta di italiani è
concretamente avversa all’idea di prendere l’auto per muoversi. Ma a
esserne afflitti non sono solo gli automobilisti della nostra Penisola,
bensì quelli dell’intera Europa. Il Portale della Sicurezza Stradale (ASAPS) riporta,
per esempio, un drammatico incremento di casi in Spagna: una persona su
tre è terrorizzata al solo pensiero di guidare: una vera e propria
fobia che prende il nome di amaxofobia. Dal greco antico amaxos, «carro»: in definitiva, il rifiuto irrazionale a condurre un determinato mezzo di trasporto.
UNA DISTORSIONE DELLA REALTÀ – Qualsiasi forma di
paura – dalla semplice ansia all’attacco di panico – genera una
distorsione della realtà. Tutto appare ingigantito e anche i piccoli
gesti quotidiani che fino al giorno prima erano considerati normalità
vengono considerati problemi e motivo di agitazione. In molti casi i
motivi scatenanti possono essere veri e propri traumi come un incidente o
un faccia a faccia con una situazione pericolosa. I sintomi, sono molto
personali, ma possono comprendere «tachicardia, respiro affannato,
tremori, sudorazione eccessiva, disturbi intestinali, nausea e
vertigini», spiega la dottoressa Monica Cappello, psicologa di Torino.
LE CAUSE ALL’ORIGINE DEL DISTURBO – Secondo uno
studio condotto dalla MAPFRE, una multinazionale spagnola che opera nel
campo assicurativo, il 40% delle persone che soffrono di amaxofobia
ha visto o vissuto in prima persona un evento traumatico sulla strada.
«Chi ne soffre in molti casi è stato coinvolto in un incidente stradale o
ne è stato testimone. In altri casi il soggetto ha accusato un attacco
di panico mentre era alla guida: la paura che la crisi possa
ripresentarsi porta inevitabilmente la persona a evitare la guida del
veicolo», continua Monica Cappello.
LE SOLUZIONI (E I RIMEDI NATURALI) – «È necessario
imparare a controllare i pensieri ansiogeni e ristrutturare i pensieri
negativi, esponendosi gradualmente alla situazione temuta. In molti casi
può essere utile l’aiuto di uno psicologo-psicoterapeuta»,
dice l’esperta. Per gli amanti delle “cure dolci”, nel caso in cui
l’ansia sia divenuta nostra sgradita compagna, possiamo trovare aiuto
nella floriterapia di Bach: Rock Rose, per esempio, è un fiore
che aiuta a mantenere la calma, adatto quando la persona si sente
“paralizzata”, ha un’eccessiva sudorazione e trema. Sul fronte della fitoterapia,
delle “erbe utili”, l’olio di maggiorana contribuisce a riequilibrare
il sistema nervoso: seda l’agitazione, il panico e l’ansia. Tiglio e
biancospino mitigano, invece, tachicardie, palpitazioni ed eccessi
emozionali. Insomma, con la prospettiva di mettersi al volante e di
dover affrontare l’ennesimo stress urbano, mantenete nervi e cuore
saldi.
lm&sdp
Oggi
In questi giorni prima di Natale,
non ho girato tra bancarelle piene di presepi,
e negozi illuminati al neon,
non ho visto gente con le mani piene di niente
e bambini in cerca di sogni,
in questi giorni prima di Natale
serrato nel mio cuore ho cercato il tuo silenzio,
in questi giorni prima di Natale
Peter Pan mi ha regalato un fiore di primavera.
Anonimo
C’è l’ansia da matrimonio, l’ansia da esame, l’ansia da prestazione e poi, c’è l’ansia da Natale.
Proprio così: sempre più persone vanno letteralmente in panne in occasione delle feste natalizie.
Quello che dovrebbe essere un momento di massimo relax, ristoro e
condivisione rischia di trasformarsi, spesso, in una fonte di stress
non indifferente (nuovi cadeau, cibi, intingoli, manciate di auguri da “equidistribuire” a destra e a manca, rischiano letteralmente di fagocitarci).
“L’ansia da vacanza (in questo caso da Natale) è una vera e propria patologia“, insiste Cal Adler, professore di psichiatria e neuroscienze comportamentali presso l’Università di Cincinnati, “questo succede a causa della mole eccessiva di cose da fare in vista di un evento vacanziero“.
Adler ed il suo collega Scott Ries, professore associato di psichiatria
clinica alla UC e un membro del team Mood Disorders Center, offrono
quindi una varietà di tecniche tese ad affrontare il problema.
Per prima cosa, dobbiamo capire che cosa innesca l’ansia da vacanza:
paura di stare in pubblico, timidezza, senso di obbligo nel condividere
la tavola con pseudo amici o pseudo parenti.
In questi casi, sentenziano gli esperti, “alcune tecniche di terapia comportamentale possono aiutarci“.
Bisogna che il paziente, infatti, giunga alle seguenti
conclusioni: 1) non devo avere nulla da temere in quanto non può
succedere qualche cosa di irreparabile se condivido una cena con persone
che non ho in animo. 2) Male che vada le feste saranno rovinate ma non
accadrà nulla di irrimediabile.
“Un recente studio sul processo decisionale“, dicono i due studiosi, “ha
dimostrato che lo stress dettato dalle mille attività cui ci dedichiamo
in preparazione delle vacanze, ci rende deboli e vulnerabili e quindi
più esposti anche alle paure“.
Ecco quindi quali sono le soluzioni da mettere in campo, in occasione delle festività.
L’APPROCCIO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE
Che cosa mi aspetto da queste feste e perché? Passare le vacanze con
amici e parenti è davvero quello che voglio? Posso declinare gli inviti
scomodi?
Sono alcune delle domande che dobbiamo porci in vista delle festività ed
alle quali dobbiamo dare le risposte che comportano, per noi, il
maggior beneficio.
Mantenere la consapevolezza che l’ansia è un fenomeno temporaneo
e non comporta problemi permanenti è altresì importante per
ridimensionare la portata di ciò che sentiamo.
BEVANDE RILASSANTI
Fare incetta di bevande rilassanti è molto importante per sedare l’ansia e le emozioni negative.
In questo caso, quindi, potremmo bere tisane rilassanti alla camomilla, valeriana, passiflora, melissa.
CONFIDARSI CON I PROPRI FAMILIARI
Condividere le proprie emozioni con i membri della famiglia, è la
cosa più giusta ed importante da fare, durante le situazioni
particolarmente delicate.
Questa abitudine ci aiuterà a stemperare le cattive emozioni e a pacificarci.
Fate outing di emozioni e registrerete vantaggi notevoli, in termini di umore e salute!
Marirosa Barbieri
Salute e Benessere
«La prima volta è successo in albergo», racconta Violante Placido, Fata Turchina nel nuovo Pinocchio televisivo . «Mani fredde, battito cardiaco impazzito, una debolezza infinita. E io che penso: "Oddio, ho un infarto...". Avevo già sentito parlare di attacchi di panico
e confesso di aver pensato che fossero solo un modo inconscio per
attirare l'attenzione degli altri. Invece sono un disturbo vero. Io mi
sto curando e piano piano spero di uscirne...».
Ecco la confessione dell'attrice a OK.
«Mani
fredde. Naso ghiacciato. Una debolezza infinita. Il cuore a mille... E
la paura di morire d'infarto. È iniziata così, circa nel 2004, la storia
dei miei attacchi di panico. Ero sola, in albergo: mi sono stesa sul
pavimento, con i piedi in alto. Niente da fare, la crisi non passava.
Allora ho chiamato il portiere: "Sto malissimo, mi mandi un dottore". Mi
tremavano le mani, non riuscivo a reggere la cornetta.
La crisi si è
risolta in modo inaspettato. Il portiere ha ritelefonato: "Vuole
un'ambulanza?". È stato come se mi risvegliassi: no, non stavo per
morire. "Mi basta una camomilla". Quando ho visto il cameriere (un
essere umano, sveglio a quell'ora di notte, simbolo della normalità,
della vita che scorre tranquilla), mi sono ripresa.
Non avevo idea
di cosa fosse un attacco di panico: una mia amica, un anno prima, mi
aveva parlato di questo problema, ma io non ero riuscita a capire...
Confesso di aver pensato che fosse un suo modo, sia pure inconscio, di
attirare l'attenzione. Non potevo proprio immaginare, io così forte e
sicura, di cadere in balia di una simile difficoltà. Dopo quella notte
ho avuto altri attacchi. In albergo, ma più spesso in macchina. Quando
percorro una strada a scorrimento veloce, magari con tanti tunnel, o
senza corsia d'emergenza, inizio a pensare a cosa farei se mi
arrivassero quei sintomi terribili. È un circolo vizioso, la paura favorisce la crisi...
E appena l'aereo decolla mi monta l'ansia
Mi
sono sentita male mentre ero al volante e tante volte ho abbandonato
l'autostrada a un'uscita che non era la mia, per trovare sollievo dalla
sensazione di essere intrappolata. Ma che stress...
E
dire che sono sempre stata una guidatrice provetta, una specie di
Schumacher al femminile: correvo, e tanto. E invece mi ritrovo ad andare
a 60 all'ora come una vecchietta, o a fare viaggi in treno o
addirittura in pullman, pur di non mettermi al volante. E non parliamo
dell'aereo: io, che volo fin da quando ero piccola, adesso all'idea di
dover fare un viaggio di 10/12 ore vengo colta dall'ansia,
dalla paura irragionevole che il cuore inizi a battermi al decollo, e
di arrivare morta a destinazione. Un'esperienza terribile. Ma forse
inevitabile: sono convinta che questi problemi siano un segnale della psiche, che ci avverte quando stiamo ignorando una parte di noi che chiede aiuto.
Faccio yoga, medito, respiro...
Ho
trovato un medico meraviglioso, che mi ha proposto di provare strade
alternative ai farmaci. Per me si è rivelata una scelta vincente. Ho
fatto diversi colloqui, poi su suo consiglio ho intrapreso la via della
meditazione, della respirazione, dello yoga.
In America, quando avevo 22 anni, ho incontrato Yogananda, una guida
spirituale per me. Ho ripreso quella strada, e nel 2005 ho fatto anche
un ritiro di una settimana in un centro in Umbria, che mi ha fatto
benissimo.
Non sono ancora giunta alla fine del percorso: gli attacchi di panico
si sono diradati e mi fanno meno paura, ma ogni tanto arrivano ancora. E
non so se ho colto fino in fondo il messaggio del disturbo. Ma qualche
ipotesi inizio a farla.
Per esempio ho capito di essere cresciuta
troppo in fretta. Ho avuto un'infanzia e un'adolescenza in fondo felici,
ma con tanti cambiamenti forse destabilizzanti per l'età che avevo: una
serie di traslochi, un trasferimento di un anno in America (avevo 12
anni), che ha comportato l'allontanamento prima dagli amici e da mio
padre e poi, in un secondo momento, da mia madre. E c'era il rapporto
altalenante tra i miei genitori, e mio padre spesso assente per
lavoro...
Con le persone più care mi sento protetta
Problemi
e solitudine non mi hanno mai fatto particolarmente paura e ho sempre
contato soprattutto su di me. Ma ora sospetto che tanta precocità non mi
abbia permesso di creare basi salde di sicurezza e forse mi ha portato a
negare la mia parte più fragile e dipendente. L'ho capito anche notando
che, se ho vicino una persona cara, come il mio fidanzato, mi sento più
sicura, l'attacco non arriva.
Sono più cosciente del fatto di aver
bisogno degli altri, e questo mi ha portato ad aprirmi di più, a dare
maggiore valore ai rapporti: sono diventata più affettuosa e indulgente.
Continuo a condurre una vita un po' randagia, sono sempre in giro per
il mondo, e questo mi piace. Ma ho capito quanto sia fondamentale per me
puntare sugli affetti di riferimento: per esempio ora sento più spesso
gli amici della mia infanzia, passata in libertà in una campagna a nord
di Roma. La meditazione mi ha aiutato tanto. Purtroppo non sono
costante. Però poi mi ricordo che basta prendersi un quarto d'ora,
chiudere gli occhi e respirare: arrivano meravigliose sensazioni di
leggerezza e di chiarezza mentale. Divento più serena e ansia e panico
si diradano. Fino a scomparire».
Violante Placido
(testo raccolto da Emma Chiaia nel luglio 2006 per OK La salute prima di tutto)
Ok Salute e Benessere
Natale uguale ansia e depressione durante e dopo. “Soprattutto per
coloro che si buttano nello shopping per comprare regali a tutta la
famiglia. Un investimento emotivo proiettato sul Natale, dal quale ci si
aspetta molto, ma che nasconde nella maggior parte dei casi profondi
disagi”.
Lo afferma Paola Vinciguerra, Direttore dell’Unità Operativa Attacchi di
Panico, presso la Clinica Paideia di Roma e Presidente dell’EURODAP,
Associazione Europea Disturbi Attacchi di Panico.
“Osservando i nostri pazienti abbiamo notato che prima delle feste
presentano, a livello sintomatologico, un contenimento di ansia e
depressione che invece aumentano durante e dopo il periodo festivo -
dice l’esperta - Ma questi stati emotivi sono diffusissimi anche tra le
persone che non sono in psicoterapia”.
“A Natale la maggior parte della gente si lancia nella corsa sfrenata degli acquisti - spiega - spiega - si deve pensare a tutti i parenti che puntualmente sono proprio
quelli che si vedono solo una volta l’anno e quindi quelli meno vicini.
Si deve pensare ad ognuno di loro, si deve scegliere in fretta, guai a
non far bella figura, si deve appagare il bisogno di piacere e si
dimenticano i continui addebiti sulla carta di credito. Si comprano così
tanti dolciumi che solo la metà basterebbe a far contente tre famiglie e
si dà sempre la solita giustificazione: ‘Tanto è Natale!’”.
“Tutto questo può scatenare attacchi di ansia - dice la Vinciguerra - e
comportamenti compulsivi di riempimento della nostra ansia senza averne
minimamente coscienza.
Il punto è che tutti investiamo emotivamente troppo nel Natale. E’ come
se ci aspettassimo che questo evento facesse scomparire per magia le
nostre frustrazioni e ci aiutasse a sentirci meno soli. Accade però che
finite le feste i disagi di cui non eravamo assolutamente coscienti ci
avvolgono e arrivano depressione e ancora ansia”
”Ciò di cui abbiamo veramente bisogno - consiglia - è “scambiare” e non
“riempire”, quindi dobbiamo scegliere con cura le persone con cui stare
ed insieme a loro dove stare. Organizzate tutti insieme e aiutatevi a
vicenda a sistemare gli addobbi.
Per quanto riguarda i regali bisogna farli se davvero si sente il
desiderio e in quel caso sceglierli in relazione alla persona sapendo
che un piccolo pensiero curato nella presentazione sarà sempre più
gradito di un grande oggetto buttato lì senza amore. Cercate di far
tornare questo momento di festività ad una riunione basata sull’amicizia
e l’affetto e non un compulsivo correre nell’illusione di riempire un
vuoto. Ritrovate e valorizzate i vecchi riti, come il taglio del
panettone, l’attesa della mezzanotte per farsi gli auguri. Tutto questo
unisce davvero se fatto con desiderio e coscienza”.
italiasalute.it
COS’E’ L’ODONTOFOBIA E COME SI COMBATTE
L’appuntamento con il dentista rappresenta per la maggior parte dei
pazienti un momento non troppo piacevole. 6 persone su 10 infatti
ammettono di provare una sensazione di paura o timore pensando ad una
seduta dal dentista, senza che però tale “sgradevole sensazione”
impedisca loro di sottoporsi ai periodici controlli o alle terapie
odontoiatriche.
Non è così per i pazienti affetti da odontofobia,
ovvero la drammatizzazione fobica della paura del dentista riconosciuta e
certificata come vera e propria malattia dall’OMS (Organizzazione
mondiale della sanità), che stima intorno al 15-20% della popolazione il
numero delle persone con questo disturbo.
In questo caso il soggetto fobico nutre un irrazionale terrore nei
confronti del dentista e di tutto ciò che richiama lo studio dentistico
(rumore del trapano, odore del disinfettante, vista dell’ago) e, seppur
consapevole dell’irrazionalità della sua paura, non può sottrarsi ad
essa, al punto tale di arrivare a provare veri e propri sintomi fisici
come tachicardia, palpitazioni,sudorazione, senso di svenimento,
iperventilazione, nausea, disturbi del sonno nella notte che precede la
visita e attacchi di panico.
Questa profonda paura fa si che il paziente odontofobico rimandi ad
oltranza gli appuntamenti col dentista e che assuma frequentemente
antidolorifici, antibiotici e altri farmaci allo scopo di automedicarsi.
Questo comportamento di “evitamento” ingigantisce la fobia in quanto
contribuisce a rafforzare l’idea che per la persona sia davvero
impossibile superare il problema, inoltre l’automedicazione per lunghi
periodi porta al peggioramento della situazione di salute del soggetto
fino ad obbligarlo a rivolgersi al dentista quando la patologia dentale
in atto è ormai così avanzata da richiedere interventi più pesanti quali
estrazioni o lunghe sedute di cure. Si instaura così un circolo vizioso
che sembra impossibile da interrompere, ma è davvero così?
Qui di seguito riportiamo 10 consigli utili per gestire la paura e l’ansia del dentista.
- INFORMATI: Tutto ciò che si conosce fa molto meno paura. Cercando su
giornali e internet informazioni riguardanti le terapie dal dentista
scoprirai che oggi tali procedure sono praticamente indolori e molto
meno fastidiose che una volta.
- CERCA UN DENTISTA DI FIDUCIA: Avere un buon feeling con la persona
che dovrà curarti è molto importante. Cerca un professionista che sia in
grado di entrare in empatia con te e non esitare a confidargli le tue
paure e i tuoi dubbi. Chiedigli inoltre di spiegarti in modo dettagliato
tutte le fasi della terapia.
- UN PASSO ALLA VOLTA: non devi fare tutto subito. Prenota un primo
appuntamento dal dentista solo per una visita di controllo, questa
semplice procedura ti permetterà di prendere confidenza con l’ambiente
gradualmente. In seguito prenota una seduta terapeutica poco impegnativa
come la pulizia dei denti, un paio di esperienze positive a basso
stress ti aiuteranno ad aumentare la fiducia in te stesso.
Successivamente concorda con lo staff dello studio dentistico un
calendario dettagliato degli appuntamenti a cadenza periodica ed
impegnati a rispettarlo.
- PENSA POSITIVO: prima di ogni appuntamento, quando l’ansia inizia a
farsi sentire, concentrati su un pensiero positivo, per esempio che
quando le terapie saranno finite avrai un sorriso bello e sano, ma
sopratutto che avrai provato a te stesso che sei una persona forte e
determinata.
- ARRIVA PER TEMPO AGLI APPUNTAMENTI: in questo modo non sarai
“catapultato” direttamente sulla poltrona operativa. In sala d’attesa
cerca di distrarti sfogliando una rivista interessante o porta con te un
libro divertente da leggere durante l’attesa.
- FATTI ACCOMPAGNARE AGLI APPUNTAMENTI: Chiedi ad un amico o ad un
familiare non odontofobico di accompagnarti alle sedute. Avere accanto
una persona che non prova disagio nei confronti delle terapie dal
dentista servirà a infonderti serenità.
- RESPIRA PROFONDAMENTE E RILASSATI: durante le terapie cerca di
rilassarti e respira lentamente e profondamente, concentrarti sulla
respirazione servirà ad evitare attacchi di panico. Inoltre per
scaricare la tensione puoi giocare con una pallina “anti-stress” oppure
ascoltare la tua musica preferita con gli auricolari in modo da non
sentir il rumore del trapano o dell’aspiratore.
- RICORDA DI PREMIARTI : dopo ogni appuntamento dal dentista concediti
un piccolo sfizio per premiarti per il fatto di aver vinto le tue
paure.
E se tutto questo non basta…
- RIVOLGITI AD UNO PSICOTERAPEUTA: se la tua paura è tale da non
permetterti nemmeno di avvicinarti allo studio del dentista potresti
aver bisogno dell’aiuto di uno specialista. Le fobie infatti possono
essere vinte grazie a tecniche psicoterapeutiche. Chiedi consiglio al
tuo dentista di fiducia, spesso uno psicologo è presente nel team dello
studio dentistico proprio per affiancare gli altri specialisti nella
cura dei pazienti che soffrono di fobie o di disturbi ansiosi.
- VALUTA LA SEDAZIONE: la sedazione è un’opzione che potrebbe aiutati a
sottoporti agli interventi più importanti. Il dentista può prescriverti
farmaci ansiolitici da assumere per bocca circa un’ora prima della
seduta operativa oppure, potrebbe concordare con te di eseguire le cure
in sedazione endovenosa. In quest’ultimo caso le terapie verranno
eseguite in presenza di un anestesista.
E SE IL PAZIENTE E’ MIO FIGLIO?
Consigli e strategie per i genitori per prevenire l’odontofobia nei bambini
- SI AI CONTROLLI PERIODICI: dal momento in cui finisce la prima
dentizione (all’età di 2,5/ 3 anni) è importante effettuare controlli
periodici dal dentista. In questo modo infatti il bambino si abituerà a
vivere quest’esperienza come qualcosa di normale e routinario e prenderà
confidenza con l’ambiente dello studio dentistico. Inoltre eventuali
carie o problemi di dentizione potranno essere diagnosticati
precocemente.
- SCEGLI UN PROFESSIONISTA CHE SI OCCUPI DI ODONTOIATRIA INFANTILE
(PEDODONZIA): i bambini, specie se piccoli, hanno maggior necessità di
essere ascoltati e rassicurati ed è quindi importante che l’odontoiatra
curante abbia, oltre che una formazione specifica, una predisposizione
empatica verso di loro. Anche l’ambiente ha la sua importanza: sale
d’attesa ed operative colorate e con spazi gioco dedicati a loro li
aiuteranno a vivere la visita dal dentista come una esperienza
piacevole.
- ATTENZIONE ALLA COMUNICAZIONE: il bambino che si reca per la prima
volta dal dentista non ha un vissuto circa questa esperienza, il
genitore quindi dovrà evitare di associare all’appuntamento con il
dentista situazioni connesse a dolore, sofferenza o preoccupazione.
Inoltre bisognerà evitare di “utilizzare” la figura del dentista come
una minaccia di fronte ad un capriccio o ad una disubbidienza del
bambino (“se non fai il bravo ti porto dal dentista che ti fa la
puntura.., ecc”).