Si calcola che circa il 2% delle persone soffra di attacchi di panico.
Uomini
e donne vanno improvvisamente in tilt, scoprendosi spaventati,
terrorizzati, angosciati, come se una sensazione di morte si stesse
impadronendo di loro, senza un motivo oggettivamente comprensibile.
Perchè attacchi? Perchè sono improvvisi, intensi.
E’
come se il corpo e la mente non si comportassero più normalmente, ma
come una bussola impazzita. è un disturbo molto più diffuso di quanto si
pensi, anche se difficile da riconoscere e accettare.
Solitamente
gli attacchi di panico accadono in momenti particolari della vita,
momenti che si potrebbero definire “di passaggio” da una fase della vita
all’altra.
L’attacco di panico ha cause molto profonde e antiche,
di tipo psicologicoemozionale, delle quali la persona non è pienamente
consapevole.
E’ un messaggio che il corpo lancia, per avvisare che c’è qualcosa che non va.
E’
legato spesso a sentimenti ed emozioni inconsce, non ascoltate che si
manifestano poi sul piano fisico (disturbi psicosomatici).
All’improvviso
situazioni che prima erano “normali” diventano fonte di terrore e monta
disagio fisico e psichico con paura di sentirsi male, in situazioni
tipiche quali in luoghi chiusi ristorante, cinema, teatro, aula, sala di
riunioni, autobus, metropolitana, treno, aereo, alla guida in mezzo al
traffico o in autostrada, su ponti, tangenziali, in ascensore.
Alcune persone avvertono l’attacco in luoghi chiusi e caldi, con aria viziata a letto di notte.
In
genere dopo alcuni attacchi la persona impara ad evitare le situazioni)
dove gli attacchi si sono verificati.. Nell’attacco di panico non c’è
un pericolo oggettivo, quindi, esterno alla persona e visibile a tutti.
La
sensazione di essere in pericolo è qualcosa che “invade” l’individuo e
che proviene dal mondo interno, ossia dalla parte più profonda della
coscienza.
I sintomi che si verificano durante l’attacco sono un
mix di sintomi fisiologici, psicologici, sensoriali. Ecco i più comuni:
difficoltà di respirazione; palpitazioni e tachicardia; dolore al
torace;sensazione di soffocamento; vertigini, sensazione di sbandamento e
instabilità; nausea, colori addominali; sudorazione; cefalea; vampate
di calore alternate a brividi: tremore; rallentamento della nozione del
tempo; modificazione del a percezione del a distanza; intorpidimento;
sensazione di catastrofe che sta per accadere; sensazione di irrealtà;
paura di perdere il controllo o di impazzire; paura di perdere
coscienza; paura di provocare disastri; paura di attirare l’attenzione;
paura di morire.
Alla crisi acuta, segue un periodo di stanchezza e spossatezza.
La persona sente la testa confusa, fa fatica a camminare e a mantenersi in equilibrio, ha percezioni annebbiate e sfuocate.
Il
primo attacco viene ricordato come un momento di svolta. In genere,
dopo il primo attacco si verificano altri episodi, sempre improvvisi e
occasionali, che aumentano di frequenza e intensità.
L’ansia che
possa ripetersi la crisi in situazioni simili a quella del primo
episodio, crea reazioni di isolamento, di autolimitazione . Spesso la
persona ha bisogno di qualcuno fidato che l’ accompagni, le stia accanto
e non esce o non va in quei luoghi se non accompagnata. Altri escono,
vanno in giro seguendo però un percorso obbligato che passa sempre lungo
direttrici dove, se dovesse sentirsi male, vicino ci sia un ospedale.
L’attacco di panico dura solitamente da pochi secondi a pochi minuti, fino a un massimo di mezz’ora, un’ora.
Tuttavia,
la persona, che perde la percezione del tempo, ha la sensazione che la
crisi sia interminabile, si accompagna a una certa angoscia, che crea un
circolo vizioso che si autoalimenta e non sembra arrestarsi mai. Stando
ad alcuni studi nell’attacco di panico vi sarebbe una forte
predisposizione genetica.
Le basi neurologiche, biologiche,
chimiche del disturbo sono complesse e note solo in parte, e comunque
non sono in grado di spiegare da sole la complessità di questo problema .
Gli
attacchi di panico possono essere curati efficacemente, anche se non
necessariamente in modo definitivo (è possibile che la crisi si
ripresenti).
Essendo un disturbo complesso, oggi si è orientati
verso una cura integrata, che veda cioè la collaborazione e l’unione di
più tecniche che tengano conto del e diverse variabili in gioco.
Il
trattamento integrato prevede un lavoro di squadra, con il
coinvolgimento di più specialisti, basato su tre elementi essenziali:
psicoterapia: si tratta di un percorso in cui la persona si fa aiutare
dallo psicoterapeuta a comprendere e modificare emozioni, pensieri e
comportamenti disfunzionali per il proprio benesserefarmaci: esistono
molti farmaci efficaci per il trattamento del disturbo da attacchi di
panico.
Ciò non significa che tutti devono seguire una cura farmacologica.
Se,
però, il medico giudica utile l’assunzione di medicinali,
fortunatamente esistono molte valide possibilità. Per esempio sono utili
gli antidepressivi serotoninergici, che innalzano il livello della
serotonina, una sostanza importante per il controllo del panico e della
depressione; lavoro di gruppo: i gruppi permettono alle persone soggette
a crisi di panico di confrontarsi, di parlare dei propri problemi, di
condividere idee e opinioni.
Sono inoltre importanti fare sport in quanto aiuta a sfogarsi, ad allentare stress e tensioni.
La
ricerca di hobbies è un modo per accrescere la propria cultura e
alimentare relazioni con persone che condividono i nostri interessi,
dal’altro può diventare un modo per sfogare le proprie tensioni, per
riempirsi di impegni e non occuparsi di sé in modo più complessivo,
andare in vacanza, ascoltare musica,leggere , fare lunghe passeggiate.
Bisognerebbe,
senza perdere di vista i propri obiettivi e la propria vita trovare il
tempo di riposarsi, divertirsi, staccare la spina e ricordarsi che non
si può sfuggire a sè stessi.
D.ssa Giovanna Valente
Gazzetta di Salerno
Bolg informativo sui disturbi legati all'Ansia e agli Attacchi di panico - Facebook https://it-it.facebook.com/insiemedap/
mercoledì 26 novembre 2014
mercoledì 19 novembre 2014
Come riconoscere, fronteggiare e gestire un attacco di Panico
Gli attacchi di panico possono essere gestiti se si riesce ad accrescere
il proprio autocontrollo. Dopo i primi successi, tutto sarà più facile.
Come riconoscere, fronteggiare e gestire un attacco di Panico, quell’episodio di disagio psicologico che puo fare la sua comparsa all’improvviso, nelle situazioni più svariate, e che mette il soggetto in grave difficoltà. A volte sono provocati da una causa scatenante, anche se uno ne è inconsapevole, altre volte invece sembra non esistere un motivo specifico che possa scatenarlo, in maniera anche particolarmente violenta e traumatica, per cui è necessario imparare fronteggiarli e anche a prevenirli, così da evitare di ritrovarsi in situazioni veramente spiacevoli. Ma in sostanza cosa è un attacco di panico. È una condizione di estremo disagio, quasi sempre anche molto di più, che si presenta all’improvviso, nelle situazioni più svariate, alla guida dell’auto, in metropolitana, nelle ore notturne, al ristorante, dal barbiere, al supermercato, e innesca una sensazione di paura che si nutre, se vogliamo, di se stessa, ovvero è una paura che genera altra paura essenzialmente illogica, basata sul nulla, per cui imparando un poco alla volta ad autocontrollarsi, è possibile anche averne ragione. Liberarsi di questo problema è possibile, anche se ovviamente non è facile, ma come al solito ricorrendo alla forza di volontà, è possibile uscirne. I sintomi più frequenti sono difficoltà di respirazione e tachicardia, sensazione di soffocamento, vertigini, nausea, tremore, confusione e palpitazioni, e quando compaiono, innescano inevitabilmente una reazione incontrollabile, per cui questi sintomi tendono ad amplificarsi con l’aggiunta di una sensazione di paura che a sua volta cresce, ormai fuori controllo. La prima cosa da fare è cercare di sforzarsi di prendere il controllo di se stessi, ovviamente facile a dirsi ma molto meno facile a farsi, almeno le prime volte. La buona notizia è che dopo i primi successi, ovvero quando ci si rende conto che questi attacchi è possibile gestirli, diventeranno meno violenti perché non si amplificheranno più come prima e man mano diventeranno sempre più gestibili, fino a scomparire del tutto.
L’importante è averne ragione la prima volta. Dopo il primo successo, la strada sarà quindi sempre più facile. Solitamente gli attacchi di panico sono legati a situazioni di particolare stress, per cui è possibile in un certo senso prevenirli anche ricorrendo a rimedi naturali per ridurre l’ansia. Vi sono alimenti che aiutano così come può risultare molto efficace l’attività fisica che aiuta a rilassarsi, che fa bene quindi anche alla mente e allo spirito, oltre che al fisico. Quando si presentano, bisogna ripetersi che non si tratta di nulla di particolarmente serio, anzi di una suggestione, e che con un po’ di buona volontà è possibile venirne a capo.
Uno dei primi sintomi, come detto in precedenza, è il respiro corto, accompagnato da brividi e da sudorazione fredda. La prima cosa da fare e di sedersi, di concentrarsi per normalizzare la respirazione in modo da farla tornare un poco alla volta alla normalità. Se si riesce a fare questo, già si è sulla buona strada e difficilmente l’attacco di panico potrà assumere connotazioni peggiori. A volte si può farsi strada anche la paura di morire, una sensazione del tutto ingiustificata, che però non fa altro che far crescere ancor più il disagio che può addirittura tramutarsi in vero e proprio terrore.
La soluzione a tutte queste sensazioni è dentro di noi. Bisogna imparare a scovarle, a portarle alla luce, in modo che possano prendere il sopravvento sull’irrazionalità. Bisogna rendersi conto che la paura spesso è, appunto, irrazionale, basata su sensazioni che possono non rispecchiare la realtà. Se di notte può essere un incubo, di giorno altre situazioni che possono il più delle volte essere gestite con un minimo di razionalità e di consapevolezza della propria forza, dell’essere in buona salute e di non dover temere nulla da ciò che ci circonda. Guardarsi dentro è fondamentale per riuscire a trovare la forza per risolvere un poco alla volta il problema.
Tutta Salute.net
Come riconoscere, fronteggiare e gestire un attacco di Panico, quell’episodio di disagio psicologico che puo fare la sua comparsa all’improvviso, nelle situazioni più svariate, e che mette il soggetto in grave difficoltà. A volte sono provocati da una causa scatenante, anche se uno ne è inconsapevole, altre volte invece sembra non esistere un motivo specifico che possa scatenarlo, in maniera anche particolarmente violenta e traumatica, per cui è necessario imparare fronteggiarli e anche a prevenirli, così da evitare di ritrovarsi in situazioni veramente spiacevoli. Ma in sostanza cosa è un attacco di panico. È una condizione di estremo disagio, quasi sempre anche molto di più, che si presenta all’improvviso, nelle situazioni più svariate, alla guida dell’auto, in metropolitana, nelle ore notturne, al ristorante, dal barbiere, al supermercato, e innesca una sensazione di paura che si nutre, se vogliamo, di se stessa, ovvero è una paura che genera altra paura essenzialmente illogica, basata sul nulla, per cui imparando un poco alla volta ad autocontrollarsi, è possibile anche averne ragione. Liberarsi di questo problema è possibile, anche se ovviamente non è facile, ma come al solito ricorrendo alla forza di volontà, è possibile uscirne. I sintomi più frequenti sono difficoltà di respirazione e tachicardia, sensazione di soffocamento, vertigini, nausea, tremore, confusione e palpitazioni, e quando compaiono, innescano inevitabilmente una reazione incontrollabile, per cui questi sintomi tendono ad amplificarsi con l’aggiunta di una sensazione di paura che a sua volta cresce, ormai fuori controllo. La prima cosa da fare è cercare di sforzarsi di prendere il controllo di se stessi, ovviamente facile a dirsi ma molto meno facile a farsi, almeno le prime volte. La buona notizia è che dopo i primi successi, ovvero quando ci si rende conto che questi attacchi è possibile gestirli, diventeranno meno violenti perché non si amplificheranno più come prima e man mano diventeranno sempre più gestibili, fino a scomparire del tutto.
L’importante è averne ragione la prima volta. Dopo il primo successo, la strada sarà quindi sempre più facile. Solitamente gli attacchi di panico sono legati a situazioni di particolare stress, per cui è possibile in un certo senso prevenirli anche ricorrendo a rimedi naturali per ridurre l’ansia. Vi sono alimenti che aiutano così come può risultare molto efficace l’attività fisica che aiuta a rilassarsi, che fa bene quindi anche alla mente e allo spirito, oltre che al fisico. Quando si presentano, bisogna ripetersi che non si tratta di nulla di particolarmente serio, anzi di una suggestione, e che con un po’ di buona volontà è possibile venirne a capo.
Uno dei primi sintomi, come detto in precedenza, è il respiro corto, accompagnato da brividi e da sudorazione fredda. La prima cosa da fare e di sedersi, di concentrarsi per normalizzare la respirazione in modo da farla tornare un poco alla volta alla normalità. Se si riesce a fare questo, già si è sulla buona strada e difficilmente l’attacco di panico potrà assumere connotazioni peggiori. A volte si può farsi strada anche la paura di morire, una sensazione del tutto ingiustificata, che però non fa altro che far crescere ancor più il disagio che può addirittura tramutarsi in vero e proprio terrore.
La soluzione a tutte queste sensazioni è dentro di noi. Bisogna imparare a scovarle, a portarle alla luce, in modo che possano prendere il sopravvento sull’irrazionalità. Bisogna rendersi conto che la paura spesso è, appunto, irrazionale, basata su sensazioni che possono non rispecchiare la realtà. Se di notte può essere un incubo, di giorno altre situazioni che possono il più delle volte essere gestite con un minimo di razionalità e di consapevolezza della propria forza, dell’essere in buona salute e di non dover temere nulla da ciò che ci circonda. Guardarsi dentro è fondamentale per riuscire a trovare la forza per risolvere un poco alla volta il problema.
Tutta Salute.net
lunedì 17 novembre 2014
"Sonia soffre di agorafobia. Passa le sue
giornate in casa, leggendo e guardando la TV. Ha sempre il pensiero di
uscire, rimandando al domani la decisione.
Un giorno decide di provarci"
Un corto che merita di essere visto.
"L'ombra del domani" - Agorafobia- Agoraphobia
Per gentile concessione del regista Alessandro Romeo
Un giorno decide di provarci"
Un corto che merita di essere visto.
"L'ombra del domani" - Agorafobia- Agoraphobia
Per gentile concessione del regista Alessandro Romeo
domenica 16 novembre 2014
Agorafobia, attacchi di panico e vertigini? Il soggetto ansioso è più vulnerabile
Agorafobia, attacchi di panico e vertigini? Il soggetto ansioso è più
vulnerabile, e per la prima volta questa vulnerabilità è
scientificamente accertabile e misurabile. Lo rivela il primo studio di
risonanza magnetica funzionale mirante proprio a verificare come il
normale funzionamento del sistema vestibolare possa essere influenzato
da fattori di personalità legati all’ansia. Appena stato pubblicato su
Journal of Psychosomatic Research lo studio è stato condotto dalla
Dr.ssa Iole Indovina della Fondazione Santa Lucia (Laboratorio di
Fisiologia Neuromotoria) eUniversità di Tor Vergata, in collaborazione
con l’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del CNR di
Catanzaro e la Mayo Clinic di Rochester.
Un problema di notevole rilevanza medico-sociale è rappresentato dall’agorafobia, contraddistinta da stati d’ansia sino a veri e propri attacchi di panico in situazioni in cui un ambiente aperto e/o affollato viene percepito come “pericoloso”. Si accompagna a sintomi vestibolari quali l’instabilità e il disorientamento spaziale.
I soggetti agorafobici non riescono ad utilizzare correttamente i segnali vestibolari e dipendono maggiormente dai segnali visivi per l’orientamento spaziale. Quando la scena visiva offre pochi indizi utili per l’orientamento spaziale (come negli ampi spazi aperti) oppure indizi sovraccarichi e confusi (come negli ambienti affollati), i soggetti agorafobici diventano disorientati e ansiosi.
La letteratura medica ha riportato miriadi di descrizioni di pazienti con tali sintomi e vari gradi di ansia o comportamento fobico in assenza di una causa organica rilevabile mediante i test vestibolari di routine. In questo lavoro Indovina e collaboratori hanno cercato per la prima volta un legame neurofisiologico tra attività vestibolare e ansia che potesse spiegare la vulnerabilità all’insorgenza di sintomi vestibolari in soggetti ansiosi, a prescindere dal manifestarsi della malattia. Lo studio è stato svolto su individui i cui tratti di personalità sono stati correlati con il segnale di risonanza magnetica funzionale in risposta a stimolazioni vestibolari. E’ risultato che i livelli di nevrosi hanno un effetto sull’attivazione di regioni chiave del sistema vestibolare (nuclei cerebellari del fastigio) e dell’ansia (amigdala). Ciò dimostra che la risposta alla stimolazione vestibolare è modulata dai tratti ansiosi personali, mostrando l’esistenza di una predisposizione dei soggetti ansiosi a sviluppare sintomi vestibolari.
Online News
Un problema di notevole rilevanza medico-sociale è rappresentato dall’agorafobia, contraddistinta da stati d’ansia sino a veri e propri attacchi di panico in situazioni in cui un ambiente aperto e/o affollato viene percepito come “pericoloso”. Si accompagna a sintomi vestibolari quali l’instabilità e il disorientamento spaziale.
I soggetti agorafobici non riescono ad utilizzare correttamente i segnali vestibolari e dipendono maggiormente dai segnali visivi per l’orientamento spaziale. Quando la scena visiva offre pochi indizi utili per l’orientamento spaziale (come negli ampi spazi aperti) oppure indizi sovraccarichi e confusi (come negli ambienti affollati), i soggetti agorafobici diventano disorientati e ansiosi.
La letteratura medica ha riportato miriadi di descrizioni di pazienti con tali sintomi e vari gradi di ansia o comportamento fobico in assenza di una causa organica rilevabile mediante i test vestibolari di routine. In questo lavoro Indovina e collaboratori hanno cercato per la prima volta un legame neurofisiologico tra attività vestibolare e ansia che potesse spiegare la vulnerabilità all’insorgenza di sintomi vestibolari in soggetti ansiosi, a prescindere dal manifestarsi della malattia. Lo studio è stato svolto su individui i cui tratti di personalità sono stati correlati con il segnale di risonanza magnetica funzionale in risposta a stimolazioni vestibolari. E’ risultato che i livelli di nevrosi hanno un effetto sull’attivazione di regioni chiave del sistema vestibolare (nuclei cerebellari del fastigio) e dell’ansia (amigdala). Ciò dimostra che la risposta alla stimolazione vestibolare è modulata dai tratti ansiosi personali, mostrando l’esistenza di una predisposizione dei soggetti ansiosi a sviluppare sintomi vestibolari.
Online News
giovedì 13 novembre 2014
Attacco di panico: che cosa è e come trattarlo
Definizione clinica e psicoterapeutica dell' attacco di panico, sintomatologia e trattamento
Dura un arco di tempo brevissimo, ma causa alla persona dispnea,
vertigini, sudorazione, tremore e tachicardia; oltre a questi sintomi,
vi è una sensazione di morte imminente.
La persona con attacchi di panico soffre anche di agorafobia (paura
di essere intrappolata in un luogo aperto da cui è impossibile fuggire;
per questo, la persona tende a restare vicino a porte di uscita o alla
propria auto, temendo l'avvicinarsi imminente del prossimo attacco). E,
proprio per questo, i pazienti sviluppano una forma secondaria di ansia
anticipatoria, chiedendosi dove avverrà e come sarà l'attacco
successivo.
Eziologia del disturbo da attacco di panico
Nessun dato neurobiologico è in grado di spiegare cosa scateni l' inizio di un attacco di panico.
I fattori che, più frequentemente, si riscontrano nei pazienti con attacchi di panico sono i seguenti:
- alterazione nel livello delle aspettative nei confronti del paziente;
- cambiamenti legati alla sfera lavorativa;
- perdite di figure significative nella vita dei pazienti (da esperienze infantili, in cui era stato minacciato l'attaccamento a un genitore, a lutti familiari);
- percezione che i genitori fossero minacciosi, irritabili, critici, controllanti ed esigenti.
- schemi di ansia rispetto alla socializzazione nell' età infantile;
- genitori non supportivi;
- sensazione di essere intrappolati (rabbia ed aggressività sono, infatti, di difficile gestione per la maggior parte di questi pazienti).
Nella maggior parte degli individui con attacchi di panico, si
riscontra, però, un maggior numero di eventi stressanti nel mese che
precede l'esordio dell' attacco.
Fattori predisponenti nell'attacco di panico
I pazienti che sviluppano un attacco di panico hanno una
vulnerabilità neurofisiologica predisponente che può interagire con
fattori stressanti ambientali per produrre il disturbo. Molti bambini
sviluppano una inibizione comportamentale a ciò che non è noto.
Così pure, molte pazienti di sesso femminile che soffrono di
attacchi di panico hanno subito abusi sessuali e fisici durante l'
infanzia.
Comprensione dell'attacco di panico e trattamento psicoterapeutico
La teoria dell' attaccamento di Bowlby (per cui il bambino, a
seconda di aver avuto genitori supportivi o meno), può servire per un
approccio psicodinamico alla terapia. Persone che soffrono di attacchi
di panico hanno difficoltà nel gestire la separazione e l'attaccamento,
in quanto vorrebbero staccarsi dalle figure di riferimento ma nello
stesso tempo provano un senso di perdita.
Secondo Milrod (1998), gli individui che sviluppano un disturbo da
attacchi di panico hanno un Sè frammentato, e possono avere bisogno di
un terapeuta o di altre figure importanti che li aiutino a sentire di
avere un senso stabile di identità.
Le persone con attacchi di panico hanno bisogno di una combinazione
di terapia farmacologica e psicoterapia, e anche quando la prima viene
sospesa, necessitano di continuare un cammino psicoterapeutico per
sconfiggere quella paura che ancora è rimasta.
Per concludere, ogni paziente è a sè, e il terapeuta dovrebbe
esaminare, attentamente, gli attacchi e la storia di ciascun paziente,
per determinare se vi siano fattori psicologici rilevanti.
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